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La delicatezza è 'nta ll'aria
di Maurizio Giordano
E’ nato forse un nuovo teatro, quello della percezione e della delicatezza? Ce lo chiediamo da tempo seguendo l’attore ed autore siciliano Tino Caspanello che intende, come lui stesso afferma, “ricostruire, in una visione metafisica, quelle piccole folgorazioni quotidiane che troppo spesso sfuggono alla nostra percezione, cogliendo l’istante, per viverlo come tempo dell’anima e comunicarlo”. E proseguendo il suo cammino nella drammaturgia contemporanea, Tino Caspanello, nativo di Pagliara (Me) e la sua compagnia Teatro Pubblico Incanto, hanno proposto a Caltagirone (Ct) la nuova pièce “’Nta ll’aria” dello stesso Caspanello, all’interno del XXIII festival di teatro contemporaneo “Teatri in città” organizzato da Fabio Navarra e Nicolaeugenia Prezzavento dell’Associazione Nave Argo, con il supporto dell’assessorato Regionale ai Beni Culturali e alla compartecipazione dei Comuni di Caltagirone e San Michele di Ganzaria. Seguendo lo stesso filo di delicatezza dei suoi precedenti lavori (“Mari”), rivolgendosi, in puro dialetto messinese, al detto e soprattutto al non detto ed a ciò che si tiene dentro, l’autore ed anche interprete della pièce, su una scena essenziale (la ringhiera di un balcone da pitturare) fa muovere due operai, due imbianchini, Felice e Mimì, intenti in una delle solite e barbose giornate di lavoro, a dipingere di nero la ringhiera di un balcone di una casa qualsiasi. I due operai, uno burbero e di poche parole e l’altro più portato alla chiacchiera senza chissà quali scopi, tra un dialogo che denota la loro semplicità, cercano di portare a termine il loro lavoro. Ma ad un certo punto irrompe nella loro incolore giornata una misteriosa figura di donna, una vagabonda sognatrice, una che sa ascoltare il rumore del treno, del vento. E la donna, a poco a poco, truccandosi e travestendosi, tirando fuori dalla sua borsa caffè, pane e vino, riesce a provocarli e a fare scattare in loro la molla della curiosità verso alcuni aspetti della vita prima ignorati. Nel breve, ma efficace e pregnante di significati, lavoro di Caspanello (circa 50’), ancora una volta si segnala la musicalità del dialetto messinese, che contribuisce a creare nel dialogo fra i tre personaggi una tensione evocativa e surrealee di notevole livello. Alla fine è proprio la donna a vincere la resistenza dell’operaio più restio al dialogo che lascia momentaneamente il proprio lavoro, rimanendo coinvolto totalmente con l’amico -collega, in una atmosfera rarefatta e di sogno. Tutto su un balcone, che riesce ad isolare i tre personaggi ed a porli su una sorta di piattaforma dove autentici protagonisti sono il sogno e la fantasia: dimensioni lontane dalla cruda e sempre uguale realtà quotidiana. Pièce, come detto, estremamente evocativa, leggera e sognante, in pieno stile dell’autore Tino Caspanello applaudito nel ruolo dell’operaio più burbero, assieme ad Andrea Trimarchi (il collega più svagato e più infantile) ed a Cinzia Muscolino nei panni della donna misteriosa e dall’aria gentilmente svagata. La regia e la scenografia sono di Tino Caspanello. Lo spettacolo, scritto da Caspanello ad inizio del 2007, è coprodotto da Teatro Pubblico Incanto e Teatro Libero Palermo - Stabile di Innovazione della Sicilia, ha debuttato il 7 giugno 2007 al Teatro Sybaris di Castrovillari per il Festival Primavera dei Teatri.