3BEDS

corto teatrale di

Andrea Ozza


Tre letti singoli in scena. Gli attori, tutti sulla trentina, sono seduti sul letto, poggiati allo schienale (che non si vedrà fino alla fine). Indossano pigiami di cotone a manica lunga. Siamo in primavera.
M: C’è qualcosa che non va. In me.
L: Anche in me.
T: In noi.
M: Non è colpa mia.
L: Neanche mia, se è per questo.
T: Infatti, non è colpa nostra.
Pausa.
M: Sarà la primavera, ma oggi non ho fatto nulla.
T: Che novità…
L: Io ho stirato…
T: Hai solo sprecato corrente…
M: Io mi sono fatto una doccia…
T: Doppio spreco di acqua e corrente…
M: Ho la caldaia!
T: Sempre doppio spreco è: acqua e… gas!
L: Ma dovevo pur fare qualcosa…
M: Dovevo pur far qualcosa…
T: Qualsiasi cosa farete avrà un costo e noi non possiamo permettercelo…
M: Già…
L: Già…
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
 T, M, L (in coro): Possiamo solo respirare. È gratis. Fermi, immobili, nel letto, se no, spendiamo!  
Tre lunghi respiri. Gli attori inspirano ed espirano sincronizzati. Luci normali. Pausa.
L: Mi guardo allo specchio e mi vedo pallida.
M: Anche io, un cadavere!
Pausa.
T: Uscire, ogni tanto, fa bene.
M: Vero. Sole, vitamina D.
L: Vero. Domani, infatti, credo che uscirò…
T e M (guardano stupiti L., poi in coro): Ti alzi dal letto? E dove vai?
L: Dal dottore.
T e M (in coro): E chi lo paga?
L: È gratis, ragazzi, giornata del controllo gratuito della vista.
T ed M (in coro): Ahhhhh..........
L: È per fare qualcosa.
T: Giusto.
L: Avere il pretesto di alzarmi dal letto…
M (ripete assorto): Il pretesto di alzarsi dal letto...
L: Muovere la muscolatura, prendere sole e aria fresca.
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
T, M, L (in coro):  Aria, sole, mare. Sono gratis! (pausa) Per ora!
Pausa. Luci normali.
M: Anche io esco!
L e T (in coro): Tu esci?
M: Vado al discount a fare la spesa.
T: Giusto al discount si può andare.
Pausa.
L: Mi fareste uno squillo al cellulare?
T: Non ho i minuti.
M: Ho lo scatto alla risposta. Se mi becchi ti strozzo.
M compone il numero e fa squillare il telefono di L., che è nel letto.  
L: Grazie. Non ricordavo di avere questa suoneria.
M: Ma neanche lo cerchi?    
L: Era giusto per vedere se prendeva.
M riattacca.
L: (sognante) Aspetto tante di quelle chiamate.
T ed M: A chi lo dici!
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
T, M, L (in coro):  Chiamateci, siamo qui, siamo pronti!
Luci normali. Pausa.
T: Quelli dicono di aspettare…
M e L: Quelli chi?
T prende un telecomando in mano, lo punta verso il centro della platea, pigia un pulsante.
T: Quelli!
M e L: Ahhhh, quelli!
T: Dicono che le cose cambieranno… Dobbiamo solo aspettare… avere fiducia.
M: E aspettiamo…
T ed L: E diamo fiducia…
Cambio luci, potentissime e accecanti: tre lunghi respiri. Gli attori inspirano ed espirano sincronizzati.


BUIO.

Al riaccendersi delle luci i tre attori indossano pigiami a maniche corte. Si sventolano dal caldo. Siamo in estate.
M: C’è qualcosa che non va. In me.
L: Anche in me.
T: In noi.
M: Non è colpa mia.
L: Neanche mia, se è per questo.
T: Infatti, non è colpa nostra.
Pausa.
M: Sarà colpa del caldo estivo, ma oggi non ho fatto nulla.
T: Che novità…
L: Io ho fatto due lavatrici.
T: Hai quindi sprecato acqua e corrente. Che pagherai.
M: Io ho lavato i vetri delle finestre… (a T, bruciandolo sul tempo) con poca acqua, senza detergente.
T: Hai comunque sprecato energie. Dovrai nutrirti per recuperarle e… pagherai per farlo.
M e L: E che cazzo dovremo fare?
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
 T, M, L (in coro): Si continua ad aspettare, con fiducia. E a Respirare. Con parsimonia.  
Tre lunghi respiri. Gli attori inspirano ed espirano sincronizzati. Luci normali. Pausa.
M: C’è qualcosa che non va. In me. Ho dimenticato…
L: Cosa?
M: Di fare gli auguri.
L: A chi?
T: Non importa a chi. Ha dimenticato di fare quella cosa. Nelle cose da fare oggi. E non ho un cazzo da fare. Quindi: è grave.
M: È grave.
L: Gravissimo!
T: Già
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono del ticchettio di un orologio, al massimo, distorto.
 T, M, L (in coro): Abbiamo troppo tempo, quindi, non abbiamo tempo.
Luci normali. Pausa. M estrae un volantino pubblicitario e lo legge. T ed L lo guardano. L apre a sua volta un altro volantino e poco dopo la segue T. I tre leggono in silenzio.
T: Tre pacchi di pasta Lavini a 99 centesimi.
M ed L: È buono!
Pausa.
L: Carta igienica, 4 maxi rotoli, 60 centesimi.
M e T: È buono!
M: 12 dentifrici pasta o gel, gusto menta delicata, 5 euro e 99 centesimi.
L: Li dividiamo?
T: Tre a testa?
M: Quattro a testa, capra! (Pausa) Li dividiamo!
L e T: Li dividiamo!
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
 T, M, L (in coro): Ci aiutiamo, sopravviviamo.  
Pausa. Luci normali.
T: Di questi tempi mi converrebbe di più essere… un detenuto!
L: (sorpresa) Un detenuto?
T: Già. Un detenuto.
M (capendo): Ah, sì, un detenuto… Pasto gratis.
L (capendo): Posto letto gratis.
T: Niente pensieri, niente bollette, niente affitti.
Pausa.
L (propositiva): Chi rapiniamo?
M e T si guardano sorpresi.
M: Per fare una rapina devi metterci dei soldi, devi investire…
L: Investire?
T: Eh già… Dovresti avere una pistola per esempio…
M: E un auto figa che schizza alla velocità della luce…
T: Possibilmente con tanta benzina dentro…
M: E chi ce li ha i soldi per iniziare questa nuova attività?
L (delusa): Già… (Si illumina, propositiva) Una start-up?
M e T si guardano come a dire “E’ pazza”. L incassa, delusa. Pausa.   
L: Mi fareste uno squillo al cellulare?
T: Non ho i minuti.
M: Ho lo scatto alla risposta. Se mi becchi ti strozzo.
M compone il numero e fa squillare il telefono di L. Questa volta è sotto al letto.
L: Grazie. Non ricordavo di avere questa suoneria.
M riattacca.
L: Perché hai chiuso? Richiama!
M, visibilmente scocciato, esegue. Il cellulare squilla. L rimane in ascolto. Cambio luci.  Distorte e potenti.
T: (con tono sognante). Come dice? Davvero? Proprio io?
L: (con tono sognante) Grazie, quando inizio? Domani? Ma non so se sono pronta!
M:( con tono sognante) E per quanto tempo? Davvero? Indeterminato?
Il cellulare termina di squillare. Cambio luci. Luci normali.
L: (con sguardo implorante a M) Ancora, ti prego!
T: (con sguardo implorante a M) Ancora, ti prego!
M: No, basta così!
Pausa.
M: Quelli che dicono?
T: Quelli chi?
L: (indica al centro della sala) Quelli!
T: Ahhhh, quelli. Sempre le stesse cose: dobbiamo dare fiducia, e aspettare.  Ascoltiamoli.
T punta il telecomando verso la sala, pigia il pulsante e assieme ad M ed L ascolta. Cambio luci, potentissime e accecanti: tre lunghi respiri. Gli attori inspirano ed espirano sincronizzati.
BUIO.
Al riaccendersi delle luci i tre attori indossano pigiami di flanella a manica lunga. Siamo in autunno.
M: C’è qualcosa che non va. In me.
L: Anche in me.
T: In noi.
M: Non è colpa mia.
L: Neanche mia, se è per questo.
T: C’è chi dice che è colpa nostra.
L ed M si voltano di scatto verso T, fulminandolo con lo sguardo.  
M: Chi lo dice?
L: Chi? Sentiamo!
T fa spallucce.
M: È colpa nostra? Potrei convincermi.
L: Sto per convincermi.
M: Fra pochi giorni ne faccio 31.
L: Io vado per i 32.
T: Io 30.
Pausa. I tre si guardano, poi:
M,L,T (in coro): siamo tagliati fuori da tutto!
Pausa.
M: Credo che vivano solo quelli dai 29 in giù.
T: se mai dai 40 in su.
L: Diciamo pure 45. Sì, la fascia disgraziata è quella 30-45.
Pausa. Un lampo di terrore negli occhi di L.
L: E no, fino ai 45 no, è troppo.
T e M: Concordo, è troppo!
L: Dobbiamo fare qualcosa! Ma cosa?
T e M: Continuare ad aspettare!
Squilla il cellulare di M. Gli altri due sobbalzano dal letto e lo guardano trepidanti. M non si scompone e lo lascia squillare.
T: Rispondi, cazzo!
L: Sei pazzo?
M: Tranquilli, è la mia sveglia.
T e L: Ahhhhhh.
Pausa.
L: (riflettendo) Significa che ti svegli alle 12?
M: Può essere.
T: Ma perché vai a letto tardi?
M: Può essere.
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto.
T, M, L (in coro):  Persi nel tempo, persi nello spazio. Senza una meta.
Pausa. Luci normali.
T: Ho letto che l’ozio alimenta il desiderio di autoerotismo. Anche l’autunno lo fa.
L: Il sesso è bello.
M: Il sesso serve.
T, M, L (in coro):  Il sesso è gratis!
Pausa.  
 L: Sì ma… dobbiamo fare qualcosa!
T: E cosa?
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono al massimo, distorto di un rullo di tamburi. L prova a scendere dal letto, e così anche M e, a ruota, T. Esitano, stanno quasi per mettersi in piedi ma poi… desistono, tornano nelle posizioni precedenti (Note bene: in questo movimento scenico gli attori devono rimanere accostati alla testata del letto, senza farla intravedere).
M: (ha un’idea) Proviamo a sentire cosa dicono…
M. Lentamente prende il telecomando della tv, lo punta in direzione della platea.  
L: (stupita) Ma sono cambiati?
T: Sì, mi sa che sono cambiati.
M: Vero, questi sono nuovi. Ascoltiamo.  
Pausa. Ascoltano sorpresi e interessati.
L: Fortuna che dicono le stesse cose dei vecchi!
M: (poco convinto) Fortuna?
T: (deluso) Anche questi… ci chiedono di aspettare…
L: Beh ma noi li ascolteremo, no?
Pausa. I volti si incupiscono.  
T: Partiamo? Scappiamo?
L: E dove?
T: Ovunque, via da qui.
L: Lo fanno tutti…
T: O scappano o si suicidano.
M: I vigliacchi! Noi siamo eroi!
L: Ah sì? Siamo eroi?
T: Se non partiamo, non scappiamo, siamo eroi!
L: Bello essere eroi! Allora…
T, M ed L: Aspettiamo!
Cambio luci, potentissime e accecanti: tre lunghi respiri. Gli attori inspirano ed espirano sincronizzati.
BUIO

Al riaccendersi delle luci i tre attori sono ormai invecchiati, indossano tutti e tre parrucche bianche. La voce di L è stridula, quella di T è arrochita, quella di M tremante. Sono sotto dei trapuntini a tinta unita: quello del letto di sinistra è verde, quello del letto centrale è bianco e quello del letto di destra è rosso. Insieme compongono il tricolore della bandiera italiana.
M: C’è qualcosa che non va. In me.
L: Che hai detto?
M: (urla e scandisce) Ho detto che c’è qualcosa che non va in me!
L: Ahh… ok… Anche in me.
T: In noi.
M: Non è colpa mia.
Nessuna risposta. M capisce e ripete urlando.
M: Non è colpa mia.
L: Neanche mia, se è per questo.
T: C’è chi ha avuto il coraggio di dire che è stata colpa nostra!
Pausa. Cambio luci, potentissime e accecanti, suono distorto.
M, L e T iniziano a ridere formando un coro, che lentamente si trasforma passando dalla risata al pianto senza soluzione di continuità. Poi il tutto si strozza in gola.
Luci normali.
L: Chissà come saranno quelli nuovi…
M: Quelli chi?
T: (Indicando la televisione al centro) Quelli, rimbambito! Sono cambiati un’altra volta.
T prende il telecomando e accende il televisore.
L: Alza che non sento!
T esegue. I tre rimangono in ascolto.
M: Incredibile… dicono le stesse cose di quelli di prima e di quelli di prima ancora…  
T: Vero.
L: Che dicono?
T: (urla e scandisce) Dicono che dobbiamo aspettare…
L: E noi quello facciamo di mestiere: aspettiamo.
T: Infatti, aspettiamo.  Dicono che possiamo solo risalire…
M: Risalire?…
L: Sì signore, risalire, ovvio! Aspettiamo e risaliamo!
M: (poco convinto) Aspettiamo…
T ed L: Che risaliamo!
Buio. Musica: il solenne Inno di Mameli. Si illuminano solo le parrucche dei tre attori, che salgono verso l’alto. Al riaccendersi delle luci i letti sono vuoti, rifatti, intonsi. Solo il tricolore in scena. Sulle spalliere dei letti, che solo ora scopriamo essere tre lapidi con tanto di incisione di anno di nascita e morte,  vi sono appoggiati tre mazzi di fiori per i nostri eroi e… tre dentiere.  

FINE