40 gradi

di Andrea Maria Brunetti

© 2017. Tutti i diritti sono riservati

 

PERSONAGGI

Grisha
Misha
Vampilov

 

Bottiglie sparse per la stanza. Residui di una grande bevuta.
Due uomini giacciono in una piccola, squallida e malridotta camera ammobiliata. Il più vecchio si chiama Grisha e l’altro, più giovane, Misha. Hanno in faccia residui di trucco: macchie di cerone bianco, occhi segnati dalla matita nera, nèi finti, rughe finte disegnate sulla fronte; il tutto piuttosto pasticciato. Grisha indossa anche un naso posticcio. Sono stranamente abbigliati: Misha è avvolto in una sorta di mantello blu ornato con motivi astrologici; Grisha ha in testa un cappello da strega a falde larghe e con la punta alta, afflosciata.
Intorno, altri oggetti sparsi: tra cui due scope di saggina, degli stivali di pelle e un paio di parrucche bianche, di cappotti, di sciarpe e di cappelli di pelo. Nella stanza ci sono inoltre una stufa di metallo, un divano piccolo e vecchio su cui è stesa una coperta di lana di un rosso cupo e spento, un letto singolo con la struttura e la testiera in metallo scuro, un tavolo, tre sedie, un tappeto appeso, un altro a terra, delle stampe, un lampadario, un fornello, un lavabo, delle stoviglie, l’occorrente per il tè e altre cose dall’aria povera e logora. L’impressione è di un cumulo mal ammassato di mobilia che ingombra lo spazio.
Una porta foderata è sul fondo.
Grisha inizia a destarsi e, come prima cosa, si mette a controllare il fondo di ogni bottiglia. Sono tutte vuote. Poi controlla il contenuto delle proprie tasche. Vuote anch’esse. Fruga nelle tasche dei cappotti: stesso risultato; trova solo foglietti accartocciati, una busta di tabacco vuota, un guanto spaiato. Allora inizia a raccogliere le bottiglie vuote rimaste nei vari angoli della stanza. Infine, canticchiando dei versi, si siede sul tappeto con una dozzina di bottiglie di vario genere di fronte e inizia a stillare da ognuna le poche gocce residue, versandole meticolosamente in un bicchiere raccolto da terra.

GRISHA ~
Oggi mi bevo tutta la notte
Ma domattina sarò ossa rotte
Ogni barbone avrà il capo riverso
Ogni poesia avrà in più un capoverso.
(Rimescola solennemente il bicchiere, prova a portarlo alla bocca, si accorge che il naso finto gli impedisce di bere essendo lungo e bitorzoluto. Lo toglie e finalmente butta giù d’un colpo il mezzo dito di alcol raccattato). Ah! (Si lecca i baffi)

Misha ha un sussulto.

Misha!

Misha si raggomitola e geme.

Dio buono, Misha, svegliati!
MISHA ~ (solleva un poco la testa) Mmm…
GRISHA ~ Svegliati ho detto! La situazione è grave.
MISHA ~ (irritato) Mmmmm!!

Grisha raccoglie le forze per dargli una pedata.

Ahia! (Finalmente si mette seduto, con gli occhi ancora chiusi)
GRISHA ~ Cristo, apri gli occhi!
MISHA ~ (alzando un braccio di fronte a sé, la mano pronta ad accogliere un bicchiere) Da bere…
GRISHA ~ Non c’è più nulla, Misha, neanche una goccia.
MISHA ~ Da bere o muoio!
GRISHA ~ (prende un vaso di fiori, toglie i fiori e glielo passa) Ecco, tieni, bevi.
MISHA ~ (porta il vaso alla bocca ma subito sputa) Puah! Acqua! Traditore, mi hai dato dell’acqua, la riconosco!
GRISHA ~ È tutto quello che c’è.
MISHA ~ E allora perché mi hai svegliato?!
GRISHA ~ Abbiamo delle cose da fare.
MISHA ~ Ah, davvero? E cosa mai dovremmo fare? Hai da lavorare, forse?
GRISHA ~ No, lo sai.
MISHA ~ E ti risulta forse che qualcuno mi abbia scritturato?
GRISHA ~ Certo che no.
MISHA ~ Allora spiegami che necessità c’era di riportarmi all’oscena realtà del mio mal di testa, per favore.
GRISHA ~ Dobbiamo lasciare la stanza.
MISHA ~ Impossibile.
GRISHA ~ Dobbiamo tornare a casa.
MISHA ~ Lasciami in pace.
GRISHA ~ Dobbiamo procurarci da bere.
MISHA ~ Ecco, questo è ragionevole. Vai a comprare della vodka. Ti aspetto qui. (Si accascia di nuovo)
GRISHA ~ (non si muove. Poi) Misha, non ci sono soldi.
MISHA ~ (si risolleva e finalmente apre gli occhi. Striscia verso Grisha, si appende al collo della sua camicia e lo guarda dritto in faccia) Allora, Grisha, perché diavolo mi hai svegliato? Lo sai che stavo sognando, non so cosa, ma stavo sognando. E la testa non mi faceva male. Adesso invece ho un cuore che mi pulsa nel cervello, un cuore, sì, e non so se sia il mio che si è spostato fin quassù o quello di qualche essere immondo strisciato nelle mie narici fin su nella testa, ma fa un male boia. Spero almeno che tu abbia una sigaretta… ce l’hai, vero?
GRISHA ~ (s’illumina) Una sigaretta, come ho fatto a non pensarci, certo! (Si alza in piedi, incespica un poco, raggiunge la sua giacca e fruga in una tasca interna) Voilà! Due! (Torna da Misha, gli si siede accanto, stira per bene le sigarette stropicciate e gliene dà una)
MISHA ~ Devo ammettere che sai ancora stupirmi.
GRISHA ~ Grazie. Hai da accendere?
MISHA ~ No. (Lo guarda molto male)
GRISHA ~ Eh, ce l’ho io, tranquillo. Devo avere un accendino da qualche parte. (Fruga in tasca, poi cerca per la stanza senza trovarlo)
MISHA ~ Signore Iddio perché ci hai abbandonato!
GRISHA ~ Aspetta, deve esserci… (continuando a cercare tra i resti della sera precedente) abbi solo pazienza un istante…
MISHA ~ Tagliami la testa, ti prego, tagliamela! Non posso sopportare oltre questa agonia!
GRISHA ~ Stai calmo che ora salta fuori…
MISHA ~ Non dovevi svegliarmi, lo sai quanto soffro quando mi svegli! Tutti i miei peccati mi saltano addosso, mi attaccano come cani feroci e tutto questo accade qui dentro, nella mia povera testa! Dio mio perché ci hai fatti di carne e ossa, perché non ci hai dato un involucro insensibile, inerte, perché ci hai voluti deboli e vulnerabili come steli di grano nella tempesta…
GRISHA ~ (rivolta una scarpa e cade a terra un pacchetto di fiammiferi) Ecco! Trovato!
MISHA ~ Presto, presto, presto accendi! fai veloce!

Grisha si precipita inciampando ad accendergli la sigaretta; di seguito, con più calma, accende la propria. Fumano uno accanto all’altro. Breve silenzio.

Bene, va già un poco meglio.
GRISHA ~ E ora pensiamo al da farsi.
MISHA ~ Giusto, ragioniamo. Inizia tu.
GRISHA ~ Soldi non ne abbiamo.
MISHA ~ Esatto.
GRISHA ~ Da bere neanche.
MISHA ~ Infatti.
GRISHA ~ E dobbiamo tornare a casa.
MISHA ~ Appunto.
GRISHA ~ È quindi chiaro che dobbiamo trovare dei soldi per comprare qualcosa da bere per il viaggio.
MISHA ~ Ottimo.

Breve silenzio.

GRISHA ~ … E per i biglietti del treno.
MISHA ~ Ovviamente.

Breve Silenzio.

GRISHA ~ Fin qui tutto fila, dico bene?
MISHA ~ Sì, come ragionamento non fa una piega.
GRISHA ~ Grazie. Dunque: ora si tratta di pensare a quale sia il modo più efficace per trovare dei soldi.
MISHA ~ Tu dovevi fare l’economista, non l’attore.
GRISHA ~ Già, forse avrei guadagnato di più.
MISHA ~ Non è detto, tu sei uno di quelli che la miseria ce l’ha addosso.
GRISHA ~ Grazie, Misha, sei sempre gentile.
MISHA ~ Non posso essere gentile, prima devo bere qualcosa. Comunque, vai avanti.
GRISHA ~ Dunque: per i soldi abbiamo due possibilità.
MISHA ~ Davvero?
GRISHA ~ Certo, ci sono sempre due possibilità per tutto. La prima è guadagnarli.
MISHA ~ Scartala.
GRISHA ~ Naturalmente.
MISHA ~ E la seconda?
GRISHA ~ La seconda è fare in modo che i soldi vengano a noi.

Breve silenzio.

MISHA ~ (si alza in piedi) Ma certo! Uomo di poca fede che sono! (Urla) Lasciate che i soldi vengano a noi!! A mandrie le banconote pascoleranno fino alla nostra porta, e noi ne potremo disporre per i nostri bisogni, e tutto questo avverrà come è stato scritto, poiché così è stato scritto, vero Grisha?, che i poveri saranno ricchi, e gli ultimi i primi e i peccatori beati, gli usurpatori usurpati, e così via, nei secoli dei secoli. Ma quando, amico mio, dimmi quando tutto questo avverrà, poiché io ho fretta, lo sai che la fretta mi rode, e questi secoli dei secoli dei secoli non arrivano mai, mentre io non sono in grado di aspettare un minuto di più con questo cervello che scalcia come un demone contro le pareti del mio povero cranio, e allora mi dico che forse mi prendi per scemo, che ti prendi gioco di me, non è forse così, ti stai divertendo alle mie spalle, eh Grisha, maledetto infame che non sei altro? Come pensi che i soldi verranno a noi, sentiamo, com’è che intendi attirarli fin nelle nostre schifose tasche bucate?!

Breve silenzio.

GRISHA ~ Mah… così, su due piedi, non saprei. Dovrei pensarci un po’…
MISHA ~ (aggressivo) Quanto?
GRISHA ~ Non lo so, santo cielo, un po’… qualche minuto.
MISHA ~ Quanti minuti?! Dieci, cento, mille, centomila? Quanti?!
GRISHA ~ Misha calmati per Dio! Così non fai che peggiorare le cose.
MISHA ~ Peggio di così?! E come può essere peggio di così? Se non bevo qualcosa morirò di mal di testa, si può morire, sai, non sarebbe la prima volta, e tu mi avrai sulla coscienza, ricordatelo, sarai tu ad avermi ucciso…
GRISHA ~ (lo scuote violentemente) Basta! Smettila una buona volta!
MISHA ~ (si prende la testa tra le mani, si accascia come esausto per lo sforzo sostenuto, si calma. Ora parla più lento) Grisha, dimmi, dove sono finiti tutti gli altri?
GRISHA ~ Sono partiti. Ci hanno lasciati qui.
MISHA ~ Bastardi maledetti.
GRISHA ~ Li hai cacciati a pedate, quando sono venuti a prenderci.
MISHA ~ Non me ne ricordo.
GRISHA ~ Eri troppo ubriaco.
MISHA ~ E tu non hai fatto niente?
GRISHA ~ Come, niente? Sono rimasto con te. Ti sembra poco?
MISHA ~ Mi sembra inutile.
GRISHA ~ Ah, bene, ti ringrazio: la prossima volta ti lascio da solo ad affogare nel tuo stesso vomito.
MISHA ~ Non chiedo di meglio. Crepare nel proprio elemento, è il meglio che si possa sperare.
GRISHA ~ E mi sono fatto lasciare i soldi che ci dovevano.
MISHA ~ Davvero?
GRISHA ~ Con che cosa credevi di aver pagato tutto quello che ci siamo bevuti?
MISHA ~ Che ne so, certe domande non me le pongo.
GRISHA ~ Sì, lo so.
MISHA ~ E tu non hai pensato, magari, di tenere da parte i soldi per il viaggio, non ti è nemmeno passato per la mente, immagino…
GRISHA ~ Sei un ingrato. Indovina un po’ che fine hanno fatto i soldi del viaggio?
MISHA ~ Che ne so…
GRISHA ~ Chi al mercato si è messo a sbraitare come un pazzo: “Mi appartengono per diritto!” sventolando in aria tre bottiglie di vodka? Devi solo ringraziarmi che non ho lasciato che ti prendessero a calci e ho pagato.
MISHA ~ Sì, grazie tante, Grisha: è stato bello da parte tua. Ma adesso mi dici come torniamo a casa?
GRISHA ~ Non ne ho idea. Di sicuro dobbiamo lasciare la stanza oggi. Da stasera non è più pagata.
MISHA ~ Schifosi spilorci: neanche un minuto d’aria oltre l’ultima replica, ti pagano: credono che uno scenda dal palco e sia pronto a saltare sul treno così com’è, truccato e senza nemmeno aver fatto la doccia. Come se non avessimo sudato come maiali per il loro spettacolo penoso. Lo sapevo che non dovevo accettare. E anche per questo devo ringraziare te.
GRISHA ~ Avevi bisogno di soldi, mi pare.
MISHA ~ Ti pare che adesso abbia dei soldi?
GRISHA ~ “Sono in mutande, Grisha, devo lavorare o mi ammazzo, Grisha, parla tu col regista, mi va bene tutto, Grisha, faccio qualsiasi cosa pur di lavorare!”.
MISHA ~ Sì, certo, qualsiasi cosa, purché sia minimamente dignitoso: ma tu ti sei guardato bene dal dirmi che questo idiota di un regista aveva deciso di massacrare proprio Macbeth, dico io, il Macbeth di William Shakespeare, con tutta la spazzatura che c’è in giro quel mentecatto doveva proprio mettere le mani su Shakespeare per far fare a me la strega, porco Giuda, ti sembro una strega io? Da che mondo è mondo le streghe sono donne, sono vecchie-brutte-donne, ecco cosa sono le streghe, lo sanno tutti: anche i ragazzini restavano delusi quando apparivano tre poveri cristi vestiti da streghe, non sono mica scemi, e io non amo deludere i ragazzini, ho ancora un po’ d’umanità, io.
GRISHA ~ Potevi rifiutare.
MISHA ~ Ma no che non potevo, lo sai che non potevo!
GRISHA ~ E allora di cosa ti lamenti?
MISHA ~ Ma, dico, se non ti lamenti in una situazione come questa, quando diavolo vuoi lamentarti? Forse non ti è chiaro che siamo spacciati, finiti, che non abbiamo un soldo, che siamo a ottocento chilometri da casa forse più e io ho la testa che esplode. Mi pare di avere più di un ottimo motivo per lamentarmi e ho intenzione di continuarlo a fare finché mi pare, che ti piaccia o no.
GRISHA ~ Va bene, Misha, continua così, fai come al solito, sbraita, urla, trattami male, sputa in faccia alla sola persona al mondo che ancora ti sopporti, ma questo non ti aiuterà a venirne fuori. Quello che ci vuole è una pensata, parlo sul serio, un colpo di genio, dobbiamo concentrarci, perché stavolta non so davvero come possiamo uscirne.
MISHA ~ E come posso concentrarmi, secondo te? Un miracolo, ci vuole, un’anima pia che ci presti un po’ di quattrini… ma qui io non conosco nessuno.
GRISHA ~ Io neppure.
MISHA ~ Naturale. Non so, telefoniamo a qualcuno, ce li facciamo spedire.
GRISHA ~ E da chi? C’è ancora qualcuno disposto a prestare dei soldi a te?
MISHA ~ A me no, ma tu magari hai una reputazione migliore della mia…
GRISHA ~ Lascia stare. Ho solo debiti, lo sai.
MISHA ~ Chiama Sveta…
GRISHA ~ No! Lo sai che non la chiamo, non possiamo sempre chiamare lei.
MISHA ~ Solo questa volta, Grisha…
GRISHA ~ Ho detto no, Misha, sono stato chiaro?
MISHA ~ La chiamo io…
GRISHA ~ (con rabbia) Sveta non vuole più vedermi, se ne è andata, non esiste! (Più calmo, dopo un breve silenzio) … E sono due mesi che non mi lascia vedere Vanja e Kiriusha…

Silenzio.
Misha è accasciato con la testa a terra. Inizia a batterla sul pavimento, prima piano, poi sempre più forte.

Ma che fai?… Misha… Smettila… Misha ma sei impazzito?! (Gli salta addosso e lo blocca)
MISHA ~ Basta! Non ce la faccio più! Voglio romperla!
GRISHA ~ Calmati, per favore, stai calmo… adesso ti trovo delle pastiglie, vado a cercarle di sotto.
MISHA ~ Non mi servono pastiglie, devo bere qualcosa, se no non passa!
GRISHA ~ Vado giù al bar e chiedo di farci credito per un bicchiere di vodka, va bene? Faccio così, vedrai che non rifiuteranno.
MISHA ~ Il barista è un pidocchio.
GRISHA ~ Almeno faccio un tentativo.
MISHA ~ Non te lo darà mai… ho notato che ce l’ha con noi.
GRISHA ~ Ha i suoi buoni motivi, direi, l’altra sera gli hai quasi staccato un orecchio…
MISHA ~ (interrompendolo) È lui che non ha un minimo di spirito, e nemmeno di buon cuore.
GRISHA ~ Va bene, Misha, come vuoi, lasciamo stare il barista.
MISHA ~ Ma no, no, vai, tenta, magari a te lo dà, dopotutto la gente ti trova simpatico, non so perché…
GRISHA ~ È l’unico vantaggio che si ha stando con te: è impossibile risultare il più antipatico…
MISHA ~ Grisha cosa stai aspettando? Vai! E fatti dare un bel bicchiere pieno però, se no non serve, hai capito? Dev’essere bello pieno…
GRISHA ~ Sì, ho capito, magari mi faccio lasciare l’intera bottiglia…
MISHA ~ (bofonchiando tra sé) Se ci fosse un po’ di Giustizia al mondo sarebbe esattamente così: da bere agli assetati…

Grisha si alza e va alla porta. Nell’istante in cui sta per mettere la mano sulla maniglia, qualcuno bussa.
Silenzio.

Grisha, sei stato tu?
GRISHA ~ No. Hanno bussato.
MISHA ~ Chi sarà?
GRISHA ~ Sarà l’affittacamere.
MISHA ~ Non aprire.
GRISHA ~ E se fosse qualcun altro?
MISHA ~ Chi altro può essere?
GRISHA ~ Nessuno, credo.
MISHA ~ Allora non aprire.

Rimangono immobili, in silenzio. Dopo poco, ribussano alla porta.
Sottovoce.

MISHA ~ E adesso chi sarà?
GRISHA ~ Immagino sia la stessa persona di prima.
MISHA ~ Apri.
GRISHA ~ Ma vorrà farci sloggiare.
MISHA ~ Ho un’intuizione: non è lei. Apri.

Bussano ancora.

GRISHA ~ Allora apro? (Mette la mano sulla maniglia)
MISHA ~ Aspetta…

Breve silenzio.

GRISHA ~ Dunque?
MISHA ~ Sì, apri. È la cosa giusta da fare.

Grisha apre.
Di fronte a lui appare il signor Vampilov. Elegantemente vestito, un bell’orologio al polso, l’uomo ha l’aria grave in volto: depressa ma dignitosa. Tiene in mano una bottiglia di vodka.

GRISHA ~ Salve. Desidera?
VAMPILOV ~ Buongiorno. Spero di non disturbare… Mi chiamo signor Vampilov, sono il vostro vicino di stanza. Posso entrare un momento?
GRISHA ~ (guarda la bottiglia, lancia un’occhiata eloquente a Misha) Ma certo, prego… entri, entri pure.

Entra, si guarda attorno, vede Misha. Grisha chiude la porta.

VAMPILOV ~ Buongiorno… molto piacere, Vampilov.
MISHA ~ (si alza faticosamente, gli porge la mano) Buongiorno a lei… io sono Misha, piacere mio.
GRISHA ~ (affannandosi con uno straccio per pulirsi la faccia come può e riordinare un po’ la stanza) Deve scusare il disordine, ieri abbiamo dato un piccolo ricevimento tra amici, sa, per festeggiare la fine della tournée, siamo attori…
VAMPILOV ~ Oh, non si preoccupi, capisco benissimo.
GRISHA ~ Ma mi scusi, ancora non mi sono presentato: Grisha, avrà forse riconosciuto la mia faccia…
VAMPILOV ~ No, a dire il vero non frequento molto i teatri, dovete scusarmi… Dunque siete artisti, eh, una professione lodevole, la vostra, davvero.
MISHA ~ Sì, lodevole è la parola giusta. Peccato che con le lodi non si riesca a campare decentemente.
GRISHA ~ Eh, Misha ama fare il cinico, è fatto così… Ma non scambierebbe la sua professione per nulla al mondo, vero Misha?
MISHA ~ Insomma… Mi scusi, signor Vampilov… vedo che ha portato una bottiglia con sé, vuole che la apra?
GRISHA ~ Ma Misha, non credo che il signore…
VAMPILOV ~ Tutt’altro, si figuri, l’ho portata appositamente per voi… la apra, la apra pure.

Dà la bottiglia a Misha che subito si mette all’opera: la apre e cerca i bicchieri.

GRISHA ~ In tal caso, lei è davvero troppo gentile…
VAMPILOV ~ È il minimo che si possa fare, quando ci si presenta così, all’improvviso…
MISHA ~ Ecco, infatti: signor Vampilov, posso chiederle a cosa dobbiamo il piacere della vostra visita? (Intanto ha versato la vodka in tre bicchieri e li distribuisce)
GRISHA ~ Misha, che domande, è una visita di cortesia, non è così signor Vampilov? Non c’è nulla di strano nel far visita ai propri vicini, dico bene?
MISHA ~ In una camera ammobiliata?
GRISHA ~ Ma certo, non c’è nulla di male nel voler socializzare un poco coi propri vicini di stanza. Io stesso quando mi trovo in tournée…
MISHA ~ Il che accadeva dieci anni fa…
GRISHA ~ Sì, Misha, una volta accadeva molto spesso…
MISHA ~ Grisha, la so a memoria la storia dei tuoi anni d’oro.
GRISHA ~ Non gli dia retta, signor Vampilov, si è svegliato male… comunque volevo solo dire che io stesso mi sono spesso trovato a sentire il bisogno di un po’ di compagnia, è naturale, specialmente se si è in viaggio per lavoro. In ogni caso lei è il benvenuto.
VAMPILOV ~ La ringrazio, lei è molto gentile… ma Misha ha perfettamente ragione, ed effettivamente la mia visita ha uno scopo preciso che, naturalmente, ho intenzione di spiegarvi subito…
MISHA ~ Prima però, se non vi dispiace, beviamo… salute!
GRISHA ~ Benissimo: Salute!
VAMPILOV ~ Salute.

Buttano giù in un sorso il primo bicchiere. Subito Misha versa un nuovo giro a ciascuno. Grisha libera una sedia dai vestiti che la ingombrano e la porge all’ospite. Si mettono tutti a sedere.

MISHA ~ (svuotando anche il secondo bicchiere) Oh, adesso sì che si inizia a ragionare. Non ha per caso delle sigarette? Noi sfortunatamente le abbiamo finite.
VAMPILOV ~ Ma sì, certo… (Estrae il pacchetto e un accendino d’oro, glieli porge) Prego. (Porgendo il pacchetto anche a Grisha) Lei non fuma?
GRISHA ~ Ma… sì, a volte, quando si è in buona compagnia mi piace fare qualche tiro. (Prende la sigaretta) Grazie mille.
VAMPILOV ~ Non c’è di che.
MISHA ~ (accendendo) Lei mi rimette al mondo, signor Vampilov. (Restituisce l’accendino)
VAMPILOV ~ (fa accendere anche Grisha) Ne sono lieto. Ebbene, signori, ora è il caso che vi spieghi il motivo di questa mia intrusione.
MISHA ~ Per quanto mi riguarda, i motivi sono già più che chiari e stanno agendo in modo benefico nel mio organismo. Non si offenda, ma prima della sua provvidenziale apparizione eravamo, per così dire, in grave difficoltà. Non è così Grisha?
GRISHA ~ Be’, non è il caso di scendere in particolari, ma è vero che al momento ci troviamo in una situazione abbastanza… complessa, ecco.
VAMPILOV ~ È ben per questo, vi prego di credermi, che sono qui.
GRISHA ~ Davvero? Questo è piuttosto curioso.
VAMPILOV ~ Signori, mi scuserete, spero, ma a essere sinceri non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione di questa mattina. Le pareti di questi vecchi stabili non sono propriamente insonorizzate, per non dire che si sente tutto… Così, mentre ero ancora a letto, senza volerlo, ho potuto sentire quello che vi siete detti, parola per parola… Insomma, mi è parso di capire che avete bisogno di denaro, o sbaglio?

Silenzio. Misha e Grisha si guardano.

MISHA ~ Aspetti un momento. Innanzitutto non mi pare bello spiare le conversazioni private della gente…
GRISHA ~ Misha! Ma cosa dici, se urlavi come un pazzo, ti avranno sentito fino in strada, lo scusi, la prego…
MISHA ~ Non interrompermi quando parlo, per favore. Anche ammesso che io e il mio amico ci troviamo in una difficile congiuntura economica, le dico subito, signor Vampilov, che siamo persone oneste e non intendiamo prestarci a scambi perversi o a qualche affare illegale, non so se mi sono spiegato.
VAMPILOV ~ Certo, si è spiegato perfettamente, ma non deve fraintendermi. Capisco la sua diffidenza, ma vorrei essere chiaro a mia volta: non sono qui per chiedervi assolutamente nulla.
MISHA ~ Allora cosa è venuto a fare?
VAMPILOV ~ Sono semplicemente venuto per aiutarvi. Ho sentito che avete bisogno di denaro e per cause che non intendo al momento spiegare, poiché riguardano una sfera troppo intima, mi trovo nella condizione di potervi essere utile. Tutto qui: non voglio nulla in cambio e non desidero facciate niente per me. Ho del denaro (estrae dalla tasca un cospicuo mazzo di banconote, alcune monete e mette entrambe sul tavolo) che non mi serve, di cui in ogni caso mi sbarazzerò entro breve e – se come mi pare di aver capito siete in difficoltà – posso darvelo.
GRISHA ~ Mi scusi signor Vampilov, ma ammetterà che è abbastanza inconsueto che qualcuno si presenti alla porta per regalare dei soldi, e proprio nel momento del bisogno. Specialmente se si tratta di una cifra del genere… Quanti sono, se posso chiedere?
VAMPILOV ~ Sono cinquantatremila e qualche spicciolo.
MISHA ~ Non so se questa sia una sua abitudine, ma è il genere di comportamento che desta dei sospetti.
VAMPILOV ~ Naturalmente non è una cosa che capiti spesso, immagino, ma non vedo per quale motivo dovrei mentirvi. Quello che vi ho detto è la pura e semplice verità. Dovete solo dirmi se volete questi soldi o no. Dopodiché, toglierò il disturbo e non mi vedrete mai più.

Silenzio.

MISHA ~ Chi è, lei?
VAMPILOV ~ Scusi, cosa intende?
MISHA ~ Intendo “chi è lei?”: cosa fa nella vita, se ha famiglia, come vive insomma… possibile che non ci sia nessun altro, oltre a due sconosciuti che le è capitato per caso di ascoltare attraverso un muro, a cui lei preferisca lasciare questi soldi?
VAMPILOV ~ Non voglio essere scortese, ma questi sono affari miei. Quello che dovete dirmi è se li volete o no. Nessuno vi obbliga né a prenderli né a lasciarli. Credevo di farvi cosa gradita ma vedo che non vi fidate. Poco importa, basta che prendiate una decisione, poiché scusatemi ma non posso trattenermi oltre. (Si alza in piedi prendendo le banconote dal tavolo ma tenendole in mano) Dunque?

Silenzio lungo.

GRISHA ~ Cosa facciamo, Misha?
MISHA ~ (si alza in piedi. Guarda a lungo Vampilov fissandolo negli occhi) Va bene. Le credo.
VAMPILOV ~ Significa che accettate?
MISHA ~ Sì. Accettiamo.

Porge la mano a Vampilov che gli consegna il denaro.

VAMPILOV ~ Bene, signori, è tutto. Sono felice di aver fatto la vostra conoscenza e spero non serbiate un brutto ricordo di me.

Stringe la mano di Grisha che è rimasto seduto attonito.

GRISHA ~ Non so che dire… Arrivederci e… grazie, grazie infinite.
VAMPILOV ~ Addio. (Esce)

Silenzio.
Misha abbandona i soldi sul tavolo, si versa un altro bicchiere e accende un’altra sigaretta. Inizia a camminare per la stanza. Grisha si mette subito a contare a bassa voce i soldi. I passi di Misha sono accompagnati dal fruscìo di banconote in sottofondo e dai “mille… duemila… tremila…” eccetera che Grisha scandisce mentre conta il denaro.

GRISHA ~ (a voce alta) Cinquantatremilaottocentoquarantasette e settantacinque centesimi precisi.

Misha continua a camminare pensoso.

Mi hai sentito, Misha? Cinquantatremilaottocentoquarantasette. Quell’uomo è un angelo!
MISHA ~ (sempre camminando) Un angelo… tu dici?
GRISHA ~ Be’, si fa per dire. Come vuoi chiamare uno che fa una cosa simile?
MISHA ~ Diavolo, ad esempio. Egli non è forse Colui che ci tenta?
GRISHA ~ Non ti capisco, Misha. Sei stato tu, alla fine, ad accettare. Se non credi alla sua buona fede, allora perché hai accettato?
MISHA ~ Io gli credo… ma non so chi sia. E su questo punto, avrai notato, non c’è stato modo di strappargli una sola parola.
GRISHA ~ Potrebbe essere denaro rubato, è questo che vuoi dire?
MISHA ~ No… mi sbaglierò, ma non credo che lo sia.
GRISHA ~ Ti fidi troppo del tuo intuito, e magari quello è un assassino.
MISHA ~ Può darsi. Ma ormai abbiamo accettato, qualunque sia la provenienza di questo denaro.
GRISHA ~ Ecco, infatti: sai cosa dobbiamo fare adesso? Prendere le valigie e andarcene. E anche in fretta.
MISHA ~ Sì, magari è la cosa migliore.
GRISHA ~ No, questa è proprio la sola cosa sensata da fare, te lo dico io.
MISHA ~ Cos’hai, paura?
GRISHA ~ No… però non c’è nemmeno da fidarsi troppo, dopotutto nulla ci trattiene, perché restare?
MISHA ~ Sai, invece, cosa mi chiedo io?
GRISHA ~ No, Misha, e se devo essere sincero non voglio neanche saperlo. Li conosco i tuoi ragionamenti, e di solito ci fanno infilare dritti in qualche altro guaio. Ma stavolta non mi lascio coinvolgere: se vuoi, puoi prendere la tua parte di soldi e farne quello che ti pare. Per quanto mi riguarda io parto, e subito.
MISHA ~ Cosa vuol dire “la tua parte”?
GRISHA ~ Vuol dire la tua parte: metà di cinquantatremilaottocentoquarantasette, e settantacinque centesimi per essere esatti.
MISHA ~ Ti piace proprio tanto questa cifra, eh?
GRISHA ~ Be’, schifo non mi fa, visto che non vedo tanti quattrini tutti insieme da… sinceramente non ricordo di averli mai visti.
MISHA ~ Intanto sia chiara una cosa: quei soldi non si dividono.
GRISHA ~ Cosa?
MISHA ~ Non si dividono. Non esiste una tua parte e una mia parte. Non sono il bottino di una rapina. Sono “venuti a noi”, esattamente come avevi previsto. Non credi che questo significhi qualcosa?
GRISHA ~ E deve per forza significare che non li spenderemo?
MISHA ~ No, ma per il momento significa che non si toccano.
GRISHA ~ Tu sei matto: io non ho previsto proprio nulla, dicevo solo così, per dire.
MISHA ~ E intanto è esattamente quello che è accaduto. Se ti pare un fatto trascurabile…
GRISHA ~ Ascolta, Misha: finalmente ci siamo tirati fuori dal vicolo cieco in cui eravamo finiti…
MISHA ~ Non ci siamo tirati fuori, ci ha tirati fuori lui.
GRISHA ~ Va bene, comunque ne siamo fuori, adesso, ma ne siamo fuori solo se possiamo usare questi maledetti quattrini, se no siamo nella stessa identica situazione di prima, lo capisci?
MISHA ~ Non chiamarli maledetti!
GRISHA ~ D’accordo, sono soldi benedetti, come vuoi…
MISHA ~ Io non dico questo… però mi pare che la situazione richieda quantomeno un secondo livello di lettura.
GRISHA ~ Senti: ammetto che anche a me sembra una cosa insolita, ma questo non significa che dobbiamo far finta che non sia accaduto niente e…
MISHA ~ (interrompendolo) Io non ho nessuna intenzione di far finta di niente, voglio solo capire che cosa è accaduto, proprio per sentirmi libero di usare questi soldi.
GRISHA ~ Ma lo sai benissimo quello che è accaduto: uno sconosciuto si è presentato, ci ha dato del denaro e se ne è andato. Questo è accaduto. Cos’altro c’è da capire?
MISHA ~ C’è da capire il perché.
GRISHA ~ Te l’ha pur detto: non ne ha bisogno, se ne voleva sbarazzare, si è imbattuto in due bisognosi e ha pensato di darli a loro, è persino logico, cosa c’è di così strano? È un uomo buono, ecco tutto, ti è così difficile credere nel buon cuore di qualcuno?
MISHA ~ Possibile che tu non ti chieda perché quell’uomo non abbia più bisogno di questi soldi, perché intendesse sbarazzarsene e perché proprio una cifra del genere: ci ha persino lasciato le monete, si è svuotato le tasche fino all’ultimo centesimo, e tu non ti chiedi perché?
GRISHA ~ Non me lo chiedo, no, sono fatti suoi e per una volta, dico, l’unica volta in tutta la vita che mi capita un vero colpo di fortuna, non ho intenzione di farmi venire il sangue amaro con domande a cui non posso dare risposta. Sì, preferisco accettare la buona sorte esattamente come accetto da anni le mazzate del destino, senza chiedermi il perché.
MISHA ~ Fai come vuoi. Fatto sta che questi soldi non si toccano.
GRISHA ~ Lo sai perché parli così? Perché non hai una famiglia, ecco perché. Allora la pianteresti con le tue paranoie, con le tue teorie morbose, e l’unica domanda che ti faresti sarebbe come portare a casa un po’ di quattrini, ecco la sola domanda che conta. E noi abbiamo finalmente una bella risposta, lo capisci?
MISHA ~ Non ti ho chiesto io di mettere su famiglia, va bene? E poi che ragionamento è? Tu saresti migliore di me perché hai deciso di coinvolgere dei poveri innocenti nella miseria della tua già misera vita?

Silenzio.

GRISHA ~ Va bene, Misha, facciamo così: teniamo da parte i cinquantamila, per il momento non li tocchiamo, aspettiamo, come vuoi tu. Però col resto ci paghiamo almeno il viaggio e torniamo a casa. Che ne dici?
MISHA ~ No. Non si tocca un centesimo.
GRISHA ~ Sei completamente irragionevole! Ma perché, perché proprio a me doveva capitare una sciagura simile? Tu sei la mia condanna, ecco cosa sei, io mi chiedo perché sto ancora ad ascoltarti, perché non ti mando al diavolo come fanno tutti, ti giuro che non lo so nemmeno io, quando è chiaro che sei pazzo, perché tu sei pazzo furioso, lo sai questo?
MISHA ~ Io non ti ho chiesto nulla, sei libero di andartene quando vuoi.
GRISHA ~ Certo, e tu ti tieni i soldi. Questa è una bella idea davvero!
MISHA ~ Tanto se non fosse per me non saresti rimasto, il che significa che non avresti comunque un quattrino.
GRISHA ~ Intanto avrei ancora la misera paga che mi sono procurato facendo il mio lavoro, e poi resta il fatto che sono rimasto e i soldi sono tanto miei quanto tuoi.
MISHA ~ Non sono né miei né tuoi, vuoi capirlo?
GRISHA ~ Ah… e di chi sono?
MISHA ~ Non lo so. Dobbiamo fare qualcosa perché siano nostri. Ancora non lo sono.
GRISHA ~ E cosa prevede in questi casi la tua religione? sentiamo. C’è qualche speciale rito di appropriazione che possiamo fare o dobbiamo stare qui ad aspettare un segno?

Si sente un forte tonfo provenire dalla stanza accanto, quella di Vampilov.

MISHA ~ Sssst!

Silenzio.

L’hai sentito anche tu?
GRISHA ~ Sì… cos’è stato?
MISHA ~ Il segno.
GRISHA ~ Quale segno? Questo era un tonfo.
MISHA ~ Volevi un segno, è arrivato un segno. Un tonfo può ben essere un segno, no?
GRISHA ~ Certo, tra un po’ sentirai un altro tonfo, e sarà il segno che ti avrò dato un cazzotto e sarai finito steso a terra.

Breve silenzio. Non si sente nessun rumore.

MISHA ~ Oddio Grisha! (Si precipita fuori dalla stanza)
GRISHA ~ Dove vai adesso?

Da fuori si sentono altri rumori, come di qualcuno che apre di scatto una porta. Ancora rumori. Grisha è intento ad ascoltare.

MISHA ~ (grida da fuori) Grisha, dell’acqua, porta dell’acqua, veloce!

Grisha si guarda intorno, poi prende il vaso di fiori e corre fuori dalla porta. Si sentono altri rumori. Una porta che si chiude. Poi ricompaiono i due che portano il corpo di Vampilov tenendolo uno per i piedi, l’altro per le ascelle. Lo adagiano sul divano. Grisha si lascia cadere su una sedia, inizia a buttar giù un bicchiere di vodka e un altro ancora.

Grisha vai giù, chiama un medico.
VAMPILOV ~ No no! Vi prego, non chiamate nessuno, sto bene, ora mi riprendo, ma non chiamate nessuno, per cortesia…

Grisha non si muove.

MISHA ~ Ha preso delle pillole?
VAMPILOV ~ No no, nessuna pillola… ho solo, insomma, ha pur visto…
MISHA ~ Sì, ho visto, ho visto. E il fuoco? Voleva farci andare tutti al Creatore?
VAMPILOV ~ Oh, no! Assolutamente, quello è stato un incidente, non so nemmeno come sia successo, devo avere urtato la candela… dovete credermi, non intendevo mettere in pericolo la vita di nessun altro.
MISHA ~ Sarà… se davvero non ha ingerito nulla non c’è bisogno di chiamare un medico.
VAMPILOV ~ No, nulla, ve lo assicuro.
MISHA ~ Grisha, tutto bene?
GRISHA ~ (ha l’aria assente, è pallido. Guarda Misha con un po’ di esitazione, poi risponde piano) Io?… Sì, certo… tutto a meraviglia… (Butta giù un altro bicchiere di vodka)
MISHA ~ Allora vai a prendere un’altra bottiglia, visto che questa te la sei scolata praticamente da solo.
GRISHA ~ Oh… scusate… vado, certo, vado subito… (Prende il mazzo di banconote dal tavolo e fa per uscire ma si ferma sulla porta) Adesso dunque li possiamo usare?
MISHA ~ Adesso sì.
GRISHA ~ Misha… grazie: ora ho capito, sai? (Sorride, infila cappotto e sciarpa, esce)
VAMPILOV ~ (guarda stupito Misha e quasi offeso) Come? Non intendevate usare i soldi che vi ho dato? E perché?
MISHA ~ Vede, signor Vampilov, non era ancora chiaro perché ce li avesse dati.
VAMPILOV ~ E adesso, invece, è chiaro?
MISHA ~ Direi di sì.
VAMPILOV ~ Mi scusi ma non la seguo.
MISHA ~ Lei ci ha pagato per salvarla.
VAMPILOV ~ Le assicuro che non è così, era mia precisa intenzione morire oggi stesso, e non le permetto di affermare il contrario.
MISHA ~ Non sto dicendo che lei lo abbia fatto intenzionalmente. Ma non crede che qualcosa, qualcosa di superiore intendo, che sfugge alla nostra comprensione, alla nostra percezione normale, quotidiana, qualcosa che è estremamente difficile definire, l’abbia guidata e, foss’anche a livello inconscio, abbia fatto sì che lei si salvasse, contro la sua stessa volontà? Sono i fatti che lo affermano, non io: se noi non avessimo espressamente invocato un aiuto, questa mattina, se lei non fosse apparso qui con quei soldi, in risposta alla nostra richiesta, per quanto apparentemente insensata essa fosse, come un angelo, le cose sarebbero ben diverse…
VAMPILOV ~ (interrompendolo) Io, come un angelo, ha detto?
MISHA ~ Sì: è questa l’impressione che io e Grisha abbiamo avuto da lei stamane, capirà…
VAMPILOV ~ (sorride debolmente) Sì… infatti, era quello che volevo, fare qualcosa di buono…
MISHA ~ E ci è riuscito, e non solo per noi: altrimenti davvero a quest’ora il suo corpo starebbe oscillando senza vita, appeso alla trave della sua stanza.
VAMPILOV ~ E questo sarebbe stato perfettamente conforme alla mia volontà. Ora non so quando potrò nuovamente trovare il coraggio per un passo simile.
MISHA ~ Non deve dirlo nemmeno per scherzo…
VAMPILOV ~ No, non scherzo affatto: lei nemmeno immagina la fatica mentale che un simile progetto può comportare, la dedizione anche. Ho passato le ultime sette notti insonni, pensando a ogni dettaglio, ricostruendo la scena della mia morte nella mente, cercando di abituarmi all’idea, provando a immaginarla nitidamente, esattamente così come sarebbe stata, cercando di figurarmi le minime sensazioni che avrei provato negli ultimi istanti di vita. Il mio non è stato il gesto inconsulto di un pazzo, o la reazione istintiva a qualche stupida delusione, la prego di credermi, ma la precisa scelta di un uomo che non ha di fronte a sé nessuna possibilità migliore di questa.
MISHA ~ Lei magari ne è convinto adesso, ma c’è sempre una via d’uscita migliore: piuttosto se ne vada, si ricostruisca una vita altrove, cambi nome…
VAMPILOV ~ (interrompendolo, con enfasi) Lei parla senza conoscere la mia situazione… C’è voluta tutta la forza della mia volontà, sa, e non è poca, per decidermi a un atto del genere, lontano dalla mia indole, impensabile, direi, per uno come me, tanto che mi è costato uno sforzo estremo. La scelta, ad esempio, della modalità con la quale mettere in atto il proprio suicidio… crede che sia una scelta semplice? E non è solo questione di paura del dolore, no, è anche qualcosa che ti pone di fronte alla tua natura, alle tue inclinazioni più intime, e le posso giurare che nel mio caso non è una cosa affatto divertente: quanto si possa capire di sé affrontando seriamente, come io ho fatto, una simile decisione, lei non può lontanamente immaginare. E ora, grazie a voi, tutti i miei sforzi, tutta la risolutezza accumulata in giorni di pensieri ininterrotti, dedicati solo a questo, anche la bellezza, sì, perché c’era della bellezza in una scelta simile, da parte mia, forse la sola ombra di bellezza che io sia stato in grado di sfiorare nella vita, ebbene tutto è svanito nel nulla, tutto è sfumato. Ora immagino che vi aspettiate della gratitudine da parte mia, ma mi dispiace non posso, proprio non posso ringraziarvi. Se davvero sapeste cosa avete fatto, non ne sareste soddisfatti, ve lo assicuro.
GRISHA ~ (rientra rumorosamente, bagnato fradicio con residui di neve sul cappello e sul cappotto ma pieno di allegria ed entusiasmo. Tiene in braccio tre sporte di carta colme fino a scoppiare, la sua faccia quasi non si vede dietro al carico. Si capisce che durante la sua assenza ha bevuto ancora) Amici! Amici cari! Oddio! (Gli cade qualcosa da una delle sporte) Che giornata incredibile! (Posa le sporte sul tavolo) Guardate un po’ qua, che ben di Dio! Ho pensato che dobbiamo festeggiare, anzi, sapete cosa vi dico, dobbiamo ricordarci di questo giorno per sempre, ci incontreremo ogni anno, dobbiamo fare un patto solenne, ecco, e tutti gli anni, esattamente… che giorno è oggi?
MISHA ~ Non lo so.
VAMPILOV ~ Il primo di febbraio.
GRISHA ~ Perfetto, non poteva esserci data migliore: il primo di febbraio, non è un bel giorno? Ecco, amici, ogni anno il primo di febbraio noi tre ci incontreremo per festeggiare il ritorno alla vita del nostro amico signor Vampilov! (Si avventa su questi e lo bacia, poi su Misha e lo stringe vigorosamente a sé, gli prende la testa tra le mani e si mette con la fronte contro la sua) Misha, Mishenka!
MISHA ~ Grisha, per favore, mi fai male…
GRISHA ~ Misha tu mi hai aperto gli occhi, davvero, lo so che sembra solo un modo di dire, ma questa è la pura verità, ero cieco e tu mi hai ridato la luce! Mi hai fatto superare il mio stupido scetticismo, sì, perché la vita ti fa diventare scettico, ti inaridisce, ogni delusione è un passo che ti allontana dalla fede, e invece, così, improvvisamente, si può scavalcare ogni pensiero meschino e sentire finalmente che c’è, che esiste davvero, qualcosa in cui credere, che non siamo solo in balia del Caso, della Natura Cieca e di quant’altro… e soprattutto possiamo averne un segno tangibile, perché è questo che oggi è accaduto, è questo che tu, amico mio, mi hai fatto capire: ebbene questa è una sensazione che supera ogni altra, che nemmeno speravo di poter provare in tutta la mia misera vita, è qualcosa di così grande, di così inatteso, di così bello, sì, che io… (ha gli occhi lucidi) scusate, mi dovete scusare, non è facile reggere una simile emozione…
MISHA ~ Grisha, siediti, stai calmo…
GRISHA ~ Lo so, lo so, sono ridicolo, ma che c’è di male a essere felici, per una volta nella vita? Aiutami, Misha, facciamo spazio: un giorno come questo va celebrato come si deve! Guardate un po’ se questa non è fortuna… (inizia a estrarre dalle sporte quello che ha comprato e a buttarlo sul tavolo, in primis delle sigarette) sono riuscito a trovare persino dello Champagne, e anche i bicchieri, pensate, veri bicchieri da Champagne, (li fa tintinnare uno contro l’altro) sentite che bel suono! Sono di vero cristallo… ne ho dovuti prendere quattro, li vendono a paia… e poi state attenti: sardine, un bel pezzo di beluga, questo dev’essere squisito, non volevano nemmeno darmelo… del salmone, naturalmente caviale, rosso e nero, non sapevo cosa scegliere e li ho presi tutti e due, ho fatto bene, no? Ho pensato che se avanza magari ne posso portare un po’ a mia moglie, a lei piace moltissimo… Il pane spero che basti, forse dovevo prenderne ancora un po’… mah. Poi… vediamo un po’ che c’è qui? (Tira fuori due pupazzi di pelouche) Ah, no, questi li ho presi per Vanja e Kiriusha, sono belli, vero? Chissà come saranno felici… guardi signor Vampilov (tira fuori dal portafoglio le foto dei figli) questi sono i miei due demonietti: questo è Kirill e questo Vanja… non sono belli?
VAMPILOV ~ (guarda la foto) Sì, proprio due bei bambini…
GRISHA ~ E questa è Sveta, mia moglie… però è una foto di qualche anno fa, adesso ha i capelli corti…
VAMPILOV ~ Lei è un uomo fortunato…
GRISHA ~ Infatti… non vedo l’ora di rivederli. Comunque… (riprende a esaminare il contenuto dell’ultima sporta) non crediate che sia finita qui: abbiamo ancora del burro, un po’ di cavoli, tre barattoli di cetrioli, oh, guardate qui, questa è una rarità: costolette di maiale affumicato, spero che vi piacciano, non a tutti piacciono, io però ne vado matto… e poi un po’ di pollo, un po’ di insalata Olivier, calamari secchi, semichki, e infine, ecco qua: e una, e due, e tre, e… voilà signori: ben quattro bottiglie di vodka – questa a dire il vero è già aperta – et rien ne va plus! (Accartoccia le sporte di carta vuote) Che ve ne pare?
MISHA ~ E bravo Grisha! Non ti sei fatto sfuggire nulla, vedo…
GRISHA ~ A dire il vero volevo prendere anche una sogliola secca, ma non l’ho trovata.
MISHA ~ Mi sembra che per stavolta possiamo farne a meno…
GRISHA ~ (stappa fragorosamente lo Champagne) I bicchieri, Misha, prendi i bicchieri!
MISHA ~ Eccoli!

In tutto questo Vampilov osserva sconcertato, restando seduto silenziosamente sul divano. Misha aiuta Grisha a versare lo Champagne nei bicchieri e ne passa uno all’ospite.

GRISHA ~ In alto i calici!

I due alzano i bicchieri ben in alto, stando in piedi. Vampilov, dimesso, resta seduto e svogliatamente alza appena il suo bicchiere all’altezza del naso.

Salute!
MISHA ~ Salute!
VAMPILOV ~ (con scarso entusiasmo) … Salute…

Misha e Grisha iniziano a banchettare con grande appetito, senza curarsi per qualche istante di Vampilov. Poi è Grisha ad accorgersi che questi non si sta servendo e resta lì col bicchiere in mano senza toccare lo Champagne.

GRISHA ~ Su, non faccia così, signor Vampilov, deve essere contento! Io capisco che lei sia ancora scosso, che le motivazioni che l’hanno spinta, se lo lasci dire, a commettere una simile sciocchezza siano ancora lì a tormentarla: ma lei è vivo, è salvo, e questa è la sola cosa che conta, pensi che in questo stesso momento, invece di essere qui a banchettare con noi, potrebbe essere lei stesso cibo per i vermi… mi scusi l’espressione, volevo solo dire così, metaforicamente, che lei è qui, sta bene, e qualsiasi problema abbia si risolverà, ne sono più che certo, nulla è irrimediabile, a parte appunto quello che poteva succedere oggi, ma non è accaduto! Questo voglio dire, ci è andato vicino, ma il peggio è passato. Certo un giorno o l’altro la vita dovrà pur finire, questo si sa, ma sarà magari tra quaranta, o perché no, cinquant’anni, e nel suo bel letto: naturalmente e comodamente, non in una stanzaccia ammobiliata, solo come un cane appeso a una trave del soffitto. Ora non pensi a nulla, deve rimettersi, pensi solo alla Grazia che le è stata concessa, sì, pensi a questo, tragga gioia da questo, poiché è di Grazia che si tratta, caro signor Vampilov: beva, si abbuffi, rida con noi, riprenda a vivere, insomma, questo deve fare! Salute signor Vampilov!
MISHA ~ Salute!

In alto i bicchieri nuovamente: brindano. Vampilov riceve passivamente l’impeto con cui Misha e Grisha sbattono i loro bicchieri contro il suo. Poi i due riprendono a mangiare con ancor più appetito, se possibile, e parlano addentando pezzi di cibo, strappando coi denti strisce di pesce secco e così via.

Sa signor Vampilov, Grisha, per una volta, ha perfettamente ragione…
GRISHA ~ Ti ringrazio mio caro amico.
MISHA ~ Dovrebbe ascoltare le sue sagge parole…
GRISHA ~ Lo Champagne è finito…
MISHA ~ Apri la vodka… prenda ad esempio proprio Grisha. Egli è senza dubbio quello che si dice un grande talento…
GRISHA ~ Ti prego, Misha…
MISHA ~ Stai tranquillo, Grisha, dico solo come stanno le cose. Dicevo: qualunque altro attore al posto suo si sarebbe scoraggiato, sì, perché dopo un inizio promettente sono seguiti solo tanti anni mediocri, tanti ruoli secondari, paghe misere o addirittura inesistenti, l’oblio del teatro ufficiale. Chiunque avrebbe probabilmente abbandonato il mestiere, insomma, per usare una metafora appropriata, avrebbe mollato, esattamente come lei voleva fare solo pochi minuti fa… mi segue?
VAMPILOV ~ Sì, certo…
MISHA ~ Lo guardi ora: è un attore rispettabile, un uomo, direi, magari non di grande successo, non ancora, ma ha appena recitato nel Macbeth di William Shakespeare, affrontando con grande coraggio il ruolo certo non facile della strega, ha presente le streghe di Macbeth?
VAMPILOV ~ Sì, le conosco, pensavo fossero ruoli ricoperti da donne.
MISHA ~ Certo, nel teatro cosiddetto tradizionale, ma è un’impostazione superata, noi lavoriamo prevalentemente per il teatro sperimentale.
VAMPILOV ~ Ah, capisco…
GRISHA ~ Piantala, Misha, lo sai che non mi piace quando fai così… per te è sempre tutto una pagliacciata, ma è il mio lavoro…
MISHA ~ E infatti, Grisha, è proprio quello che sto dicendo: signor Vampilov, il nostro Grisha non si è mai scoraggiato e solo così è arrivato a regalarci questa prova camaleontica, memorabile, nelle vesti di una delle tre streghe, quale strega era, Grisha?
GRISHA ~ Litoth.
MISHA ~ Già, infatti. Colgo adesso l’occasione per dirtelo, Grisha, visto che ancora non l’ho fatto: eri superlativo, davvero, commovente, mai vista una strega migliore. (Ride)
GRISHA ~ Non capisco cosa c’entri questo adesso… e poi anche tu facevi la strega, no?
MISHA ~ Ma sì, non te la prendere, si fa per ridere. Con Grisha si può scherzare su tutto, ma guai a toccargli il teatro.
GRISHA ~ Sì, è vero, per me è una cosa sacra, c’è qualcosa di male forse?
MISHA ~ Ma no, figurati… piuttosto passami un po’ di maiale prima che finisca tutto nella tua capiente ventraglia, dai qua…

Grisha spezza in due il pezzo di maiale che ha in mano e gliene lancia una metà.

Signor Vampilov, favorisca, non sa cosa si perde.
GRISHA ~ (brandendo in una mano la costola di maiale e, nell’altra, un bicchiere di vodka) Già, con un sorso di vodka va giù che è un piacere! (Beve e addenta voracemente la carne)
VAMPILOV ~ Scusate ma non ho molto appetito…
MISHA ~ Grisha, molla l’osso! Deve perdonarci, signor Vampilov, siamo degli insensibili. Grisha, smettila di ingozzarti!
GRISHA ~ Mah…
MISHA ~ Non vedi che il signor Vampilov non si sente bene?
GRISHA ~ Ah, certo, mi scusi tanto…
VAMPILOV ~ Non dovete scusarvi, è solo che per me non è facile, capirete che non sono esattamente dell’umore adatto, e poi…
MISHA ~ (interrompendolo) Ma è naturale che capiamo, capiamo tutto: ora ci pensiamo noi. Grisha, aiutami, versa un bel bicchiere di vodka per il signor Vampilov. (Intanto prende il caviale e prepara un cucchiaio pieno)
VAMPILOV ~ Ma no, vi prego, non è il caso…
MISHA ~ Su, non faccia storie, butti giù d’un fiato, vedrà che si sentirà subito meglio. (Gli mette il bicchiere davanti alla bocca e lo obbliga a bere) Bravissimo, così, e ora un po’ di caviale… (Lo imbocca col cucchiaio) Grisha, un altro bicchiere di vodka, veloce!
GRISHA ~ Subito! (Riempie di nuovo il bicchiere)
VAMPILOV ~ Signori, per favore, questa è violenza!
MISHA ~ (obbligandolo a bere di nuovo) Non dica sciocchezze, vedrà che ci ringrazierà, butti giù.
VAMPILOV ~ (beve. Poi, cercando di parlare tra la vodka e il nuovo cucchiaio di caviale in arrivo davanti alla sua bocca) Questo è davvero trop…
MISHA ~ (infilandogli in bocca il cucchiaio stracolmo) Così… Io e Grisha non l’abbandoneremo, Vampilov, e tra dieci minuti lei canterà e ballerà come non faceva da anni, altro che pensieri di morte!

Vampilov è quasi soffocato dal cibo e si sbraccia per chiedere da bere. Grisha gli mette in mano la bottiglia di vodka, lui beve a canna. Misha interviene tenendogli ferma la bottiglia in verticale, costringendolo a finirla.

GRISHA ~ Misha, così lo uccidi!
MISHA ~ Oh, un po’ di vodka non ha mai fatto male a nessuno…

Finita la bottiglia, Vampilov inizia a tossire violentemente, piegato in due. Grisha gli sta accanto dandogli delle manate sulla schiena. Vampilov si alza, inizia a circolare per la stanza con passo malsicuro, tentando di riprendere il respiro, alla fine si ferma. Per un po’ si tiene il viso tra le mani; quando finalmente solleva la testa, ha un’aria decisamente provata e la faccia paonazza.

Dunque, come si sente adesso?
VAMPILOV ~ Mmmm…
GRISHA ~ Si sente meglio, vero?
VAMPILOV ~ (annuisce) Mmm…
GRISHA ~ Oh, non sa che piacere sentirglielo dire.

Vampilov riprende a circolare per la stanza, con passo un po’ incerto. Si guarda intorno, come se volesse rendersi pienamente conto del luogo in cui si trova. Osserva con interesse le banconote sparse sul tavolo, i cappelli da streghe – giacenti uno a terra, l’altro sullo schienale di una sedia – e le scope. Misha e Grisha lo osservano in silenzio seduti sul divano, uno accanto all’altro.

VAMPILOV ~ (finalmente e dopo essersi schiarito la voce) Signor Grisha… posso farle una domanda?
GRISHA ~ Prego…
VAMPILOV ~ Mi piacerebbe sapere quanto ha speso per tutto questo… banchetto.
GRISHA ~ Ma non si preoccupi, non ci deve nulla, offriamo noi, non è così Misha?
MISHA ~ Ma certo, signor Vampilov, non si faccia scrupoli, mangi tranquillo…
VAMPILOV ~ No, no, no… non ci capiamo: sono solo curioso, così, di sapere quanto può costare un simile rinfresco.
GRISHA ~ Mah… non saprei, cinque… seimila, mi pare… più o meno.
VAMPILOV ~ Non ricorda la cifra esatta?
GRISHA ~ Ma che importanza ha?
VAMPILOV ~ (prendendo il suo bicchiere di Champagne e sorseggiando) Questi bicchieri, ad esempio, immagino siano costati parecchio… sono di cristallo, no?
GRISHA ~ Così mi hanno assicurato… ma si può capire facilmente! (Ne prende uno, ci mette della vodka e inizia a sfregarne il bordo facendolo risuonare) Sente? È di cristallo, garantito. (Beve)
VAMPILOV ~ Dunque, quanto li ha pagati?
GRISHA ~ Già, ora che mi ci fa pensare mi sa che ho speso un po’ di più di seimila… è che li ho visti alla fine, quando avevo già comprato tutto il resto…
VAMPILOV ~ Se permette l’aiuto io, ho qualche esperienza nel campo… secondo me bicchieri simili non possono costare meno di duemila l’uno, o mi sbaglio?
GRISHA ~ (con l’aria sempre più colpevole) Sì, più o meno credo possa essere la cifra che ho pagato, direi di sì…
VAMPILOV ~ E lo Champagne, anche questo lo ha preso alla fine?
GRISHA ~ Già… l’ho visto proprio quando stavo uscendo, insieme ai bicchieri, era tutto lì esposto in una piccola vetrina a parte…
VAMPILOV ~ Sa, è un ottimo Champagne, una scelta da intenditore, non è facile trovare del vero Champagne francese…
GRISHA ~ Infatti, sono stato fortunato… ma per un’occasione simile ho pensato che ne valesse la pena…
VAMPILOV ~ Grosso modo direi che non può costare meno di quattromila, forse addirittura quattromila e cinquecento, non è così?
GRISHA ~ Grosso modo… sì.
VAMPILOV ~ Perciò, mi corregga se sbaglio, se alla cifra iniziale, diciamo seimila, sommiamo il costo dei bicchieri e quello dello Champagne… fanno approssimativamente: diciottomila e cinquecento. Una bella somma.
GRISHA ~ Già… chissà perché ero convinto di aver speso meno…
VAMPILOV ~ Anche volendo approssimare per difetto, signor Grisha, restano sempre diciottomila.

Breve silenzio.

MISHA ~ D’accordo, signor Vampilov, abbiamo speso diciottomila, e con questo? Non capisco dove voglia arrivare…
VAMPILOV ~ Misha, non voglio arrivare da nessuna parte. Dico solo che mi pare un po’ eccessivo, a esser sinceri, tutto questo spreco. Dopotutto sono soldi miei, non sono certo piovuti dal cielo.

Cala il silenzio.

GRISHA ~ (ferma Misha che stava per replicare e si alza in piedi, molto dignitosamente) Signor Vampilov, credo che lei sia fuori strada. Io posso essere anche d’accordo con lei… io e Misha non siamo certo ricchi, e sicuramente dovremmo fare un uso più oculato del denaro che abbiamo in tasca…
VAMPILOV ~ Questo mi pare fuori di dubbio…
GRISHA ~ Non sta a lei giudicare, in ogni caso.
VAMPILOV ~ Io giudico, dal momento che quel denaro mi appartiene.
GRISHA ~ Ed è proprio questo il suo errore: quel denaro sicuramente le apparteneva, ma lei è venuto qui, di sua spontanea volontà, e ce l’ha dato. Ce l’ha dato in cambio di nulla, è stato lei stesso a precisarlo in modo inequivocabile. Perciò mi dispiace ma non le appartiene più, e io l’ho usato forse impropriamente, ma nel mio pieno diritto. Speravo solo di fare qualcosa di buono.
VAMPILOV ~ E invece non ha fatto proprio nulla di buono. Anzi, come lei stesso dice, quei soldi vi sono stati dati senza chiedere nulla in cambio, nulla, e mi pare che siamo tutti d’accordo su questo punto, sono stato molto esplicito quando sono venuto qui la prima volta, o mi sbaglio?
MISHA ~ (scattando) Non sbaglia affatto, Vampilov, e proprio per questo ora non cerchi di cambiare le carte in tavola: io e Grisha non le dobbiamo nulla, perciò ora mi faccia il piacere di andarsene, e se proprio vuole si vada a impiccare, che dopotutto non era un’idea così malvagia.
VAMPILOV ~ Bravo, vedo che ha centrato il punto: non era una cattiva idea, anzi, era un’idea molto ben ponderata. Il problema è che voi vi siete intromessi e ne avete impedito la realizzazione, senza che nessuno ve lo avesse chiesto. Ora, vedete signori, proprio con questa intromissione avete rotto la clausola principale, l’unica, a dire il vero, che vi rendeva proprietari di questo denaro.
MISHA ~ (con un altro moto di rabbia) Ma quale clausola? Ora lo ammazzo io, ma sul serio…
GRISHA ~ (trattenendolo) Misha, stai calmo per favore…
VAMPILOV ~ La prego, lo lasci fare, lasci che si sfoghi, che mi prenda a calci: le sarei solo grato, davvero, se volesse ammazzarmi. E a quel punto non mi sareste più debitori di nulla.
MISHA ~ Debitori? Ma di cosa sta parlando? Debitori di che cosa? Lei viene qui, nella nostra stanza, si presenta come il Salvatore, ci lascia un mucchio di soldi…
GRISHA ~ E una bottiglia di vodka.
MISHA ~ E una bottiglia di vodka, appunto. Poi va di là tranquillo a impiccarsi. Noi per bontà d’animo le salviamo la pelle, e lei ha anche il coraggio di dire che le siamo debitori? Questa non è nemmeno ingratitudine, è pura follia!
VAMPILOV ~ Niente affatto. Voi non mi avete certo salvato per bontà d’animo: non è stato lei a dirmi che non avevate nemmeno intenzione di usare il denaro che vi ho dato?
GRISHA ~ A dire il vero questa era un’idea di Misha…
VAMPILOV ~ Di chiunque fosse l’idea, significa semplicemente che vi siete, per così dire, sentiti proprietari del denaro solo dopo esservi, dal vostro punto di vista, sdebitati con me: cioè dopo avermi salvato la vita.
MISHA ~ E se anche fosse? Questo a lei non deve interessare.
VAMPILOV ~ E invece mi interessa eccome: poiché è proprio per questo motivo che adesso mi trovo qui, vivo e vegeto, con una vita che non voglio, che non volevo e di cui non so che farmene, e perdipiù senza nemmeno un quattrino in tasca! Quei soldi ve li ho dati, è vero o no? senza pretendere nulla, e dico nulla, da voi: siete voi due che avete voluto per forza fare qualcosa. Questi non sono affari miei, io ero stato chiaro, questi sono affari vostri e della vostra coscienza: se non potete accettare del denaro così, semplicemente, almeno siate pronti a pagarne le conseguenze. Io non ne avevo bisogno perché sarei morto, ma voi avete cambiato le cose. Ora sono vivo, e ai vivi servono i soldi: perciò vi prego di restituirmeli, adesso, tutti e subito.

Silenzio.
Grisha è immobile, incredulo. Misha, dopo qualche secondo, inizia a ridere. Poi il primo, lentamente, si alza, si fruga in tasca e inizia ad avanzare verso il tavolo. Tira fuori il gruzzolo di banconote sgualcito: una manciata di monete. Li mette sul tavolo e torna a sedersi.
Vampilov va subito a raccattare il denaro, lo riordina e lo conta velocemente. Dopodiché resta immobile a guardare i due seduti sul divano, uno accanto all’altro.

Mi spiace, signori, non era mia intenzione che le cose andassero in questo modo, ma quello che è giusto è giusto.

Breve silenzio. Nessuno si muove.

Purtroppo ora mi vedo costretto a chiedervi di firmarmi una cambiale per gli altri diciottomila, anche se a esser precisi dalla cifra iniziale ne mancherebbero diciannovemila e settecento. (Tira fuori un foglio, ci scrive sopra qualcosa) Dunque, chi vuole essere così gentile?
MISHA ~ (alza la testa, lo guarda per qualche secondo sorridendo finché si alza in piedi, sempre con un ghigno sul viso) Lei si porta le cambiali anche all’inferno, signor Vampilov?
VAMPILOV ~ È una deformazione professionale… è vero, le ho sempre pronte in tasca.
MISHA ~ Effettivamente da quelle parti avrebbe trovato parecchia gente disposta a indebitarsi.
VAMPILOV ~ (accenna un sorriso) Apprezzo le persone che non perdono mai l’umorismo, è una dote preziosa, sa? Io ad esempio non ce l’ho.
MISHA ~ Sì, l’avevo intuito.
VAMPILOV ~ Del resto è proprio come lei dice: chi ha perso tutto è più propenso a indebitarsi.
MISHA ~ Il problema è che poi non paga.
VAMPILOV ~ Oh, si sbaglia: ognuno paga con quello che ha. Anche chi non ha niente. (Gli passa la penna e gli mostra il foglio) Prego, firmi qui.
MISHA ~ Non si preoccupi, so bene dove si firma.
VAMPILOV ~ Certo, l’avevo intuito.
MISHA ~ (esitando a firmare) Il problema è che… non so, non me la sento proprio di firmare… così. Mi lasci prima bere un altro bicchierino, mi scusi. (Prende un bicchiere e lo riempie di vodka. Lo butta giù d’un fiato. Poi aspetta, come cercando l’ispirazione per scrivere) … No, mi spiace, ancora non me la sento… forse con un altro sorso… Permette? (Prende la bottiglia, mezza piena, e la beve, lentamente, tutta, il capo reclinato all’indietro. Sbatte rumorosamente la bottiglia vuota sul tavolo) Ecco! Ho capito. (Inizia ad annuire col capo. Silenzio)
VAMPILOV ~ Deve solo mettere una firma qui, signor Misha…
GRISHA ~ Cosa hai capito, Misha?
MISHA ~ Ho capito che il signor Vampilov ha ragione.
GRISHA ~ Cosa?
VAMPILOV ~ Questo mi fa piacere, del resto è vero.
MISHA ~ Sì, è vero, lei ha ragione: quello che è giusto è giusto, sono perfettamente d’accordo... e anche Grisha è d’accordo, non è vero Grisha?
GRISHA ~ Non lo so, dipende…
MISHA ~ Quello che è giusto è giusto, Grisha! Non dipende da nulla, quello che è giusto è sempre giusto.
VAMPILOV ~ Ben detto… quindi vuole firmare, non è così?
MISHA ~ No.
GRISHA ~ Ah, volevo ben dire, allora sono d’accordo: quello che è giusto è giusto! Si prenda i suoi sporchi soldi e sparisca, Vampilov, da noi non avrà un centesimo di più!
MISHA ~ Eh no, Grisha, adesso sei tu ingiusto. Qui c’è una sacrosanta cambiale, Grisha, e noi non verremo meno ai nostri debiti! Solo che non accettiamo sconti, signor Vampilov, noi le daremo tutto quello che le dobbiamo.
VAMPILOV ~ Diciottomila vanno benissimo, basta che firmi…
MISHA ~ Insisto! Quanti erano? Diciannovemila e… quanti? Restituiremo tutto fino all’ultimo centesimo, voglio che li conti di fronte a me, qui, adesso! (Con una manata spazza il tavolo da cibo e cartocci che volano a terra) Su, tiri fuori i soldi.
VAMPILOV ~ Ma…
MISHA ~ (urla) Ho detto tiri fuori quei maledetti soldi e li conti!

Silenzio.

VAMPILOV ~ (tira fuori dalla giacca i soldi, inizia a contarli con i movimenti puliti, automatici, di un esperto, appoggiando le banconote ordinatamente, una dopo l’altra, sul tavolo) Trentaquattromilacentoventiquattro e venticinque centesimi.
MISHA ~ Lei sembra un croupier, Vampilov, li tocca con amore, con una tenerezza… è delicato come una bambinaia, lo sa?
VAMPILOV ~ La ringrazio molto del complimento… Le spiace ora se concludiamo quello di cui ci stavamo occupando?
MISHA ~ Ma si figuri, siamo qui per questo, no? (Sposta un po’ il tavolo, sistema tre sedie) Si accomodi, prego… Grisha, vieni qui anche tu…
GRISHA ~ Non ne ho voglia, fai tu, a me va bene tutto.
MISHA ~ No, assolutamente no, qui siamo tutti coinvolti. Perciò ci sediamo al tavolo tutti e tre e concludiamo il nostro affare come si deve, ecco quello che faremo.

Vampilov si è nel frattempo seduto. Grisha si alza per raggiungerli.

Dunque, Vampilov… secondo i suoi calcoli quanto le dobbiamo?
VAMPILOV ~ Cinquantatremila ottocentoquarantasette e settantacinque centesimi meno trentaquattromila centoventiquattro e venticinque centesimi… (calcola) esattamente diciannovemila settecentoventitré e cinquanta centesimi.
MISHA ~ Perfetto. Prepari pure un’altra cambiale. E già che ci siamo ci beviamo su un po’ di vodka, come vuole la tradizione: non si è mai firmato nulla, tra persone civili, senza la benedizione della vodka. (Versa per tutti)

A questo punto i tre uomini sono seduti al tavolo: intorno a loro la stanza nel pieno disordine; di fronte, le due bottiglie di vodka rimaste, tre bicchieri e le banconote ben ordinate in alcuni mucchietti da diecimila, da mille, eccetera. Nel silenzio, Vampilov straccia la prima cambiale e compila la seconda; la mette di fronte a sé e appoggia la penna. Quindi Misha alza il suo bicchiere, lo tiene sospeso in aria finché gli altri, con tempi leggermente diversi, fanno lo stesso. Una volta che tutti i bicchieri sono in alto, all’unisono e in un sol colpo, i tre bevono e ribattono sul tavolo i bicchieri vuoti.

Benissimo. (Versa subito nei bicchieri. Prende in mano il suo, lo guarda) Voglio fare un brindisi! (Si alza in piedi) Alla vodka, che è la Madre dell’ingegno, la poppa da cui ogni intelletto ha succhiato! In vino veritas, dicevano gli antichi, ma nella vodka, nella vodka c’è Dio. Ogni vera metafisica parte da qui, non c’è slancio di pensiero, non c’è comprensione della realtà, non c’è nessun dialogo con l’immenso, senza di lei. È il nostro stesso sangue, signori, potreste negarlo? Di generazione in generazione, l’abbiamo mescolata col nostro sangue, sono la stessa cosa, e su questa terra noi ne versiamo da secoli grandi, enormi quantità, tali da impregnare tutto il suolo di questo paese, sangue e vodka!
GRISHA ~ Al sangue e alla vodka!

Buttano giù.

VAMPILOV ~ (facendo scivolare la nuova cambiale da compilare davanti a Misha) E ora, se non vi dispiace…
MISHA ~ Ci dispiace eccome, invece, signor Vampilov: lei mi stupisce. Siamo artisti, io e il mio amico, il nostro mestiere ci porta quotidianamente ad avere a che fare con i grandi moti dell’animo umano: l’amore, la morte, l’onore, signor Vampilov, l’onore. Noi lo conosciamo bene, vero Grisha?
GRISHA ~ Ma certo… volete un esempio? (Si alza) Senatori! Romani! Onorevoli concittadini! Io non sono venuto a… (vuoto di memoria) parlare male di Bruto, perché Bruto è uomo d’onore…
MISHA ~ Bravo Grisha! Signor Vampilov, teme forse che non firmiamo? Vuole che un uomo che le cita a memoria Shakespeare possa venir meno alla sua parola?
VAMPILOV ~ Non ho detto questo…
MISHA ~ E dove vogliamo mettere l’importanza del rito?
GRISHA ~ Infatti, dove? (Si alza, particolarmente ispirato) Chi è Creonte per vietare la giusta sepoltura a mio fratello Polinice? Che legge è questa, che va contro le sacre leggi degli dèi!!
MISHA ~ Bravo Grisha!
VAMPILOV ~ Davvero, signor Grisha, lei è un ottimo attore…
GRISHA ~ Be’, signor Vampilov, la ringrazio molto… io amo la mia professione.
VAMPILOV ~ E si vede.
MISHA ~ Oh, non ha ancora visto nulla, lo faccia solo scaldare un poco e vedrà! (Versa di nuovo per tutti. Alza il calice e, ormai come a un segnale convenuto cui nessuno si oppone, anche gli altri due lo alzano) A Grisha!
GRISHA ~ Alla professione dell’attore!

Bevono tutti.

VAMPILOV ~ Sì, ma non ho afferrato il perché di quest’ultima citazione, per quanto, le ripeto, abbia enormemente goduto la sua interpretazione, Grisha.
GRISHA ~ Lei mi lusinga… è solo che Misha parlava di rito, se non sbaglio, perciò mi sembrava adatta.
VAMPILOV ~ Già, infatti, lei diceva che i riti vanno rispettati, non è così Misha? mi corregga se sbaglio.
MISHA ~ Certo, infatti dicevo proprio questo: dobbiamo finire la bottiglia e solo allora, come prescritto, potremo concludere i nostri affari. Ecco cosa volevo dire.
VAMPILOV ~ E chi l’ha prescritto?
MISHA ~ Siamo o non siamo uomini rispettosi della tradizione?
VAMPILOV ~ Ma certo, però di questo passo finirà che non ci reggeremo in piedi.
MISHA ~ E si è mai retto in piedi qualcosa, in questo paese? C’è mai stato bisogno che qualcosa o qualcuno si reggesse in piedi?
GRISHA ~ Io non ho nessuna intenzione di alzarmi, perciò non ho bisogno di reggermi in piedi. Quanto a lei, Vampilov, dopotutto cosa le importa, voleva o non voleva ammazzarsi? Crede che da morto si sarebbe retto in piedi? (Si alza, barcolla) E poi Misha dice bene: questa è la nostra terra, e per dirla con le parole del Poeta… (Recita: inizia semplicemente scandendo i versi poi, in uno slancio creativo sempre più accorato, comincia a mettere in scena la poesia aiutandosi con gli oggetti che trova, muovendosi per la stanza e improvvisando un piccola rappresentazione per il suo pubblico)
Il nostro lusso è il nostro passo incerto
Il vento è forza che ci spinge avanti
E sopra i musi resta il ghigno aperto

Perché facciamo a pugni senza guanti
Ché i denti tanto servono a chi deve
Pagare il conto dentro ai ristoranti

Noi siamo gente che non mangia, beve
e mastichiamo solo qualche offesa
da risputare in faccia o sulla neve

Le nostre donne vanno a far la spesa
coi fianchi gonfi dalle nostre botte
coi soldi che han rubato a qualche chiesa

nascosti nelle loro scarpe rotte
ma a volte ritorniamo al vil lavoro
da vecchi marinai su vecchie rotte

per conservare il lume di decoro
che nasce sempre in fondo al pentimento
e allora le promesse sono d’oro

e la famiglia vive il suo momento
perché per quelli che non hanno niente
un giorno di speranza vale cento

e che sia vero non è poi importante
sperare di per sé è già abbastanza
e lo si fa d’istinto senza tante

domande che alla fine nella stanza
non fanno che restringere lo spazio
“da oggi cari inizia un’altra danza!”

M’infilo nella giacca blu topazio
ed esco fresco all’aria del mattino
in tasca il mio panino, ma son sazio

piuttosto sento un po’ la lingua secca
saluto bimbi moglie e il mio vicino
prometto al mio ritorno lecca-lecca

magari penso vodka no ma vino
così cambio il peccato ma chi pecca
fedele resta sempre al suo destino

di fretta svolto l’angolo e per sorte
ritrovo i vecchi amici di una vita
con loro abbiam sfondato molte porte

di bar locande e posti senza uscita
ridendo in faccia ognuno alla sua morte
perché la nostra sete è più infinita

e non fan male i calci nel sedere
e non c’è più miseria né famiglia
lavoro o mogli finché c’è da bere

così quei lecca-lecca se li piglia
il buco nero in fondo al mio bicchiere
e solo a mezzanotte la maniglia

del bar dove al mattino sono entrato
tastando l’aria intorno come un cieco
ritrovo e trovo il mondo più sfocato

non posso stare dritto ma di sbieco
il corpo pesa e cade in un conato
a terra tutto il grido mio senz’eco

a forza mi rialzo e il passo incerto
sospinge il vento freddo verso casa
e come un uomo dentro al suo deserto

ripenso alla mia colpa e alla sposa
che un giorno diede un caldo cuore aperto
in cambio di una vita al suolo rasa.
(Si spezza in un profondo, tragico inchino, nel quale resta a lungo piegato)

Vampilov e Misha applaudono fragorosamente.

MISHA ~ Grisha sei meraviglioso! Ha visto Vampilov, ha visto? Cosa le avevo detto?
VAMPILOV ~ Sì, bravissimo, semplicemente bravissimo!
GRISHA ~ Grazie, grazie tante, vi ringrazio… non sapete che gioia mi date…
VAMPILOV ~ No, grazie a lei, Grisha, lei è uno splendido artista! (Versando per tutti e tre) Salute Grisha! Al grande attore!
MISHA ~ A Grisha! Salute!
GRISHA ~ Salute…

Bevono. Grisha è evidentemente commosso.

VAMPILOV ~ Signori, sapete cosa vi dico? (Si alza in piedi) Se io non fossi la persona che sono, vi giuro che strapperei questa cambiale!
GRISHA ~ La strappi, allora, la strappi!
VAMPILOV ~ Eh… ma io sono la persona che sono, mi spiace tanto ma è così, la natura non si cambia.
MISHA ~ Lei è noioso, Vampilov…
VAMPILOV ~ Lo so, lo so, aspetti…

Beve, così come Misha e Grisha.

Però ho una proposta da farvi, una soluzione a tutti i nostri problemi. E vi prego di prenderla in considerazione seriamente poiché non scherzo affatto, vi assicuro. (Prende la bottiglia, si versa un altro bicchiere e beve. Resta in piedi per tutto il discorso seguente, oscillando visibilmente e aiutandosi a restare in equilibrio appoggiando ogni tanto una mano sul tavolo) Insomma, io non so se vi è chiaro, cari amici, ma qui non ci sono altre possibilità: o mi restituite i soldi, tutti, e vi assicuro che so come farmeli restituire… oppure, e questa è la mia proposta… riparate al danno che avete fatto.

Breve silenzio.

GRISHA ~ Vale a dire?
MISHA ~ Vuole che lo ammazziamo.
VAMPILOV ~ Esattamente.

Silenzio.

GRISHA ~ Lei è pazzo. Ma, dico io, le sembra questa una proposta da fare? Per chi ci ha presi, per due sicari? Io non ho mai ucciso nessuno, e certo non voglio farlo ora.
MISHA ~ Mi dispiace, signor Vampilov, ma neppure io sono un assassino. E poi le ho già detto che non le credo. Sono convinto che salvarla sia stata la cosa giusta, non me ne pento, e credo che, presto o tardi, lei ripenserà a questo momento, capirà di aver avuto torto. Magari non sarà grato a noi, poiché a questo punto non mi sembra una cosa di cui lei sia capace, la gratitudine… ma ringrazierà il Caso, quello sì, di averla lasciata vivere.
GRISHA ~ E noi, Misha, siamo il Caso, dunque, questo siamo?
MISHA ~ Ebbene sì, amico mio, nulla più di questo.

Si stringono l’uno all’altro.

VAMPILOV ~ (molto irritato dal loro atteggiamento ridicolo, quasi urla) Allora voi proprio non capite, non volete capire! Forse non sono stato abbastanza chiaro, ma questa non è una delle vostre patetiche buffonate! (Si stacca dal tavolo, c’è silenzio, fa qualche passo tenendo in mano la bottiglia. Parlando, ogni tanto beve) Ma certo, semplicemente non potete capire. Vedete, se sapessi di avere il coraggio di farlo di nuovo, intendo senza l’aiuto di qualcuno, non vi chiederei nulla. Ma non posso, credetemi, io non riesco, lo so. Io sono un uomo meschino, sono così! L’avete visto voi stessi, è vero o no?

Breve silenzio, nessuno risponde.

Ma forse devo solo superare il mio pudore, sì, forse bisogna arrivare fino in fondo, almeno una volta, di fronte a qualcuno… (Si fa pensieroso, è più calmo, sorride) Non l’ho mai fatto, non ho mai voluto farlo, ma pare sia giunto il momento, chissà perché, di farlo proprio davanti a due sconosciuti, non offendetevi, vi prego. La vita è fatta così, e non mi stupisco. Sappiate però che quello che desidero è solo che vi sia chiaro – che sia chiaro cioè a qualcun altro, oltre che a me – che sono sincero quando dico che la mia morte era la cosa più giusta. (Beve un lungo sorso dalla bottiglia) Ecco… questi soldi, ad esempio, i soldi che la Grazia (ride) vi ha fatto piovere addosso dal Cielo, cari signori, vengono in realtà dall’Inferno, se mi permettete la facile metafora. Ma mi sbaglio, non si tratta nemmeno di una metafora, è letteralmente la pura verità. (Pausa, beve) Immagino di non stupirvi, a questo punto, rivelandovi che la natura del mio mestiere, così come la mia personale natura, è quella dello strozzino. È la mia professione, sì. Non starò a raccontarvi come fin dall’infanzia abbia provato piacere nel mettere alle corde le persone, nell’entrare nella loro debolezza, nella loro… (cerca la parola) necessità, per ottenerne vantaggi prima solo psicologici, poi via via più consistenti, materiali. È un genere di attività molto lucrosa, ma bisogna esserci tagliati, non è per tutti. Comunque credo che a voi basterà sapere cosa mi abbia spinto alla decisione alla quale così strenuamente vi siete opposti, e per questo non c’è bisogno di andare tanto indietro nel tempo. (Beve) Sono arrivato qui una settimana fa… un viaggio di lavoro, naturalmente. Progettavo di restare una sola notte e alloggiavo come sempre in un ottimo albergo, non certo in questa catapecchia, senza offesa, s’intende. Non è la prima volta che vengo in questa città… è una città che non conosco bene, ma che ha un significato particolare per me. Qui abitava mia figlia, la mia unica figlia, Anja, l’unico essere al mondo che abbia ispirato amore, non mi vergogno a dirlo, nel mio cuore. Ma forse ha ragione lei, signor Misha, e può essere che esista una specie di ordine nei fatti umani, non so se chiamarlo superiore, ma comunque una sorta di ordine, sì: Anja, ad esempio, mi ha odiato istintivamente, direi fin da piccola, ancora prima di capire chi io fossi, cosa facessi per vivere. E così l’ho persa. Ha iniziato a bere, a stare in giro con la feccia della terra, ubriaconi, gente senza una casa, senza un minimo di dignità, come a volermi dire che preferiva la loro compagnia alla mia, il freddo e la vita sudicia della strada al caldo di casa mia… o forse, chi lo sa, doveva davvero espiare i peccati del padre… sì, un poco ho letto anche io, e molte cose, dopotutto, sono vere. Nel mio caso, almeno, è proprio così: le colpe del padre sono ricadute su di lei, sulla mia povera Anja. Alla fine si è fatta mettere incinta non so da chi, uno di qui, credo, un poco di buono, naturalmente, l’ha sposato ed è venuta a vivere quaggiù. Credo siano rimasti insieme nemmeno un anno, e del bambino non so nulla, mai avuto notizie. Io ho provato a offrirle il mio aiuto, sono venuto qui, l’ho trovata, le ho portato del denaro, ovviamente. Ma lei non ha voluto nemmeno vedermi. (Pausa, beve) Ora, se avete ancora un momento di pazienza, finisco di dirvi del mio viaggio d’affari. Si trattava di riscuotere una somma discreta, duecentomila. Avevo con me, naturalmente, alcune persone di fiducia, gente in affari con me, diciamo. Ci siamo presentati a casa del debitore, una donna il cui nome non mi diceva assolutamente nulla, in un appartamento non distante da qui. La signora era comunque stata avvisata per tempo e pareva che i soldi ci fossero. Ecco… (beve) abbiamo suonato il citofono, lei ci ha aperto. Abbiamo fatto le scale, e la porta di casa era aperta, perciò siamo entrati. Non vi dico che luogo era, in quale stato pietoso si può arrivare a vivere… Nell’appartamento, però, sembrava non ci fosse nessuno, nessuno rispondeva… e poi l’ho vista. Se ne stava in piedi davanti a noi, in cucina, col viso gonfio, rosso, irriconoscibile… stringeva al petto una busta, e diceva: “È per te, è per te…”. Poi si è sparata in faccia, così, di fronte a noi. Uno dei due uomini che erano con me ha preso la busta, c’era scritto “Signor Vampilov” (ride)… calligrafia da ubriaca… siamo usciti subito, in fretta, nessuno ci ha visti. In albergo ho dato ai miei soci quello che spettava loro senza battere ciglio, senza dire nulla. Si sono anche lamentati perché i soldi non erano nemmeno un terzo di quello che ci doveva quella… disgraziata, non vi dico con quale appellativo la chiamavano i miei soci. Io sempre impassibile, nessuno si è accorto di nulla, sono certo che siano convinti si trattasse di una qualsiasi cliente, per me. Comunque la sera stessa me ne sono andato dall’albergo, vagando per la città sono finito qui, non so nemmeno come, ho preso una camera e mi sono messo a pensare. E piano piano ho progettato tutto, ho fatto quello che dovevo fare. Ho scritto un testamento preciso, l’ho scritto il giorno stesso, di notte. È di là, sul tavolo. (Beve un sorso lungo) Ma ogni giorno rimandavo, avevo paura, ero certo che non ce l’avrei fatta. Ma mi conosco, sono metodico e ho deciso a un certo punto l’ora e la data. Così mi sono messo ad aspettare… e i pensieri sono cessati. Dovevo solo attendere quell’ora di quel giorno, ho come trasferito il mio cervello nell’orologio, non mi serviva altro, solo il mio orologio. Ormai era solo una decisione presa, freddamente, forse nemmeno per il rimorso: l’unica cosa che mi disgustava, a cui ogni tanto pensavo, era l’immagine del mio corpo sospeso, la paura di rimanere lì a lungo, a ciondolare. Lo trovavo ridicolo. Allora ho deciso di non chiudere la porta a chiave. E questo, come sapete, è stato il mio errore. Poi il giorno stabilito è arrivato, oggi: è stata una mattina diversa dai giorni precedenti, ho come iniziato ad ascoltare di nuovo qualcosa attorno a me, la vita, se così si può definirla, e cosa ho sentito? Voi due. Due poveracci, ho pensato, mi sono detto che potevo fare una cosa buona, sensata, di questi soldi. Mi sono stupito di aver avuto un simile pensiero, un pensiero caritatevole, per la prima volta nella mia vita… e per questo l’ho ascoltato. (Ride) E così, signori, avete avuto il piacere di fare la mia conoscenza. (Accenna un inchino)

Silenzio.

MISHA ~ Quindi c’è un testamento?
VAMPILOV ~ Sì.
MISHA ~ Scritto di suo pugno?
VAMPILOV ~ Sì. E firmato.

Silenzio lungo.
Misha e Grisha si guardano.

GRISHA ~ (si alza in piedi, si regge con molta fatica, urta le sedie ma raggiunge il tavolo: raccoglie i soldi, ne fa una pallottola, cerca di metterli in tasca. Deve fare più tentativi, non trova la tasca ma alla fine ce la fa. Si guarda intorno come smarrito, come avesse bisogno di fare qualcosa per non esplodere, e vede uno straccio. Lo prende. Barcollando raggiunge Vampilov: si mette dritto, in piedi, di fronte a lui) Apra la bocca.

Vampilov lo guarda qualche secondo, sorride quasi per sfida, poi spalanca la bocca. Rimane così per qualche secondo. Grisha non si decide, resta lì imbambolato, lo straccio che gli pende dalla mano. È Misha che ha improvvisamente uno scatto, prende lo straccio e lo ficca in bocca allo strozzino. Ancora restano fermi, tutti e tre. Vampilov ghigna con la bocca tappata, poi fa un gesto per togliere il fazzoletto dalla bocca ma Grisha lo blocca: c’è violenza in quest’atto. Da questo momento tutto precipita: Vampilov cerca di ribellarsi, ma più oppone resistenza più Misha e Grisha reagiscono violentemente, finché cercano nella stanza qualcosa per immobilizzarlo. Trovano le loro sciarpe e con quelle gli legano le mani dietro la schiena e le gambe. Vampilov ormai cerca di opporsi con tutte le sue forze ma loro non gli lasciano più scampo. Lo immobilizzano completamente, come in preda a una volontà cieca e ubriaca.

MISHA ~ In camera sua.

Lo alzano di forza, insieme, ed escono. Si sente una porta che si apre, i mugolii soffocati di Vampilov che si fanno più acuti, disperati. Poi, a un tratto, più nulla. Misha e Grisha ricompaiono nella loro stanza: uno ha in mano lo straccio, l’altro il vaso di fiori; entrambi hanno una sciarpa al collo. Grisha si butta sul divano, Misha si siede al tavolo. Restano inerti per qualche secondo, il respiro ancora pesante che via via si va calmando. Misha accende una sigaretta, versa un bicchiere per sé. Grisha lo guarda. Misha versa quindi un bicchiere anche per lui. Lo fa scivolare sul tavolo per avvicinarglielo. Grisha lo prende, riaffonda nel divano. Si guardano.

GRISHA ~ (alza il bicchiere in direzione di Misha. Con poca voce roca, canta piano dei versi ciondolando il capo come fossero quelli di una ninna nanna)
Vaghiamo come ombre ma siam vivi
Per quanto urliamo il nostro urlo tace
E non c’è luce mai quaggiù che arrivi

Sepolti tra colonne di cemento
Di tutto abbiam bisogno e siamo privi
Di tutto e come rami scossi al vento

Sbattiamo contro il cielo sfigurato
La faccia e i denti senza alcun lamento
La melma siamo in cui è Dio negato.

Bevono d’un fiato. Sul colpo secco del bicchiere vuoto di Misha sul tavolo, buio.