ALEX M

di

Mauro Maggioni & Claudio Tomati


"Le vostre idee sono spaventose e i vostri cuori sono deboli.
I vostri atti di pietà e di crudeltà sono assurdi, compiuti senza calma, come
se fossero irresistibili.
Infine, la vostra paura del sangue cresce sempre più.
Del sangue, e del tempo."
P. Valery



Dramatis Personae
Cherillo, il Narratore
Alex M.
Parmenione
Efestione
Clito il nero
Cratero
Calliroe, un angelo
Il suo protettore
Magadammon, cartomante da poche lire
Candace, regina delle Amazzoni
Pentesilea, amazzone
Spettro di Filippo, padre di Alex


Alex viene picchiato sotto la luce intermittente di un faro da segnalazione
navale. Vediamo il suo volto apparire e scomparire, mentre i picchiatori
rimangono nell'ombra. Dal buio avanza un vecchio barbone, Cherillo il Narratore,
che si siede sul proscenio. Estrae dei semi di zucca da un sacchetto di carta e
comincia a sgranocchiarli, per poi sputarne il guscio, borbottando.

NARRATORE: U prime colpe, eh? El primeiro, (sottolineato) pri-me-ros. Cusa l'è
che se sent a la prima bota che te pigghia accà, in del stomic, ca nun te trase
'cchiu l'aria rind'al polmon? Le bolle le mille bolle blu. (Sputa) Ptu ptu.
Addu 'ste Alex er Granne, mo'? Eh? Addu ste 'u gigante che aveva accise 'u leone
de la muntagna, herr lanzichenecco dell'Impero, l'assassin de l'Autobahn? Via,
Ausfahrt, pedalare, keine gegenstände aus den Fenster, raus Tu, Alex, o
Malamente, el Ganassa, l'uligano? Figghio du Sole Nero, accussì diceva la
profezia, no? Ma nemo profeta in patria Stai alla Babylonia e te manca el fia',
te manca tout le monde, (indica la bocca dello stomaco) un groppo accà. El
savur del sang, la buca che la sa de sang, eh sì, se sa che la buca l'è minga
straca se la sa no de veleno. Remember me adess, eh, don't you? Son quel lì, il
Cherillo, quel che raccontava su le historie e le poesie a la corte del papà
Pippo, che poi è finita che l'è diventada tua. Te se remember di quella vorta
che facevi il patto? Una moneta per ogni poesia bela e un sgiafun per quei
brütt. Ferniva che tiravo su semper sgiafun, un po' come a te mò lì in del
parking della Babylon. Yes. Sic transeat gloria mundi, amigu meu. Che poi non è
mica un nient, 'sta storia d'Alesander, che prima i lo ciamavan il Macedone, poi
Magno, e poi lo gan ciamà "El Matto". (Si volta di scatto) Shht o sole sta per
spuntare Elios ma non l'avevi a accidere? La profezia (ridacchia) eh eh Devi
morire. Time out, finis terrae. The end. Aufwiedersehen, e la me salüdi el
diaul. O il signur, dipend. (Si alza e se ne va cantando) O sole, o sole mio
(Si ferma) Siete usciti dalla ciudad, remember? Ier sera, a Pella, Makedonia.
ALEX: Yes, remember. Come coltelli.
NARRATORE: Eh, come passa il tempo quando ci si diverte (Canta) Sta in fronte a
te, sta in fronte a te! (Esce)

Efestione, Parmenione, Cratero e Clito il Negro avanzano in proscenio uno alla
volta e si presentano.

CLITO: Clito, detto il Negro. Per via delle dimensioni (suggerisce col braccio
la lunghezza del suo membro). Ci siamo capiti. Fratello di santa sangre di
quell'altro (indica Alex). Si stava lì, sul lago, su in montagna, postaccio
tranchillo, pieno relax. Poi viene la notte, estrellas a milioni di miliones,
faccio su l'ultimo chiloom e lo passo all'Alex. Lui guarda l'estrellas e dice:
"ce l'hai la lama, Clito?" Certo, e quando la mollo, io? "Okey, fatti un
graffio. Lì, sul polso, dove picchia il corazon." Cosa ti credi, Alex, che
c'abbia paura? E me lo faccio il graffio, bello fondo, che il sangre schizza,
voglio vedere se vai più in fondo tu. E ci va, l'Alex, lui ci va. Poi mi guarda,
io lo guardo, e cominciamo a ridere per la cazzata che abbiamo fatto. Mi prende
il polso sbragato e se lo mette lì sul suo, così, come gli zingari di un film.
"Fratello, da oggi sei mio fratello. Fratello di santa sangre, Clito il Negro."
E poi tornammo a rimirar le estrellas
PARMENIONE: Parmenione, detto il Vecio. Perché c'ho ventun anni e cago dubbi,
dice l'Alex. Che però poi mi dà sempre retta, eh, perché io so com'è la mossa,
tipo quando sei in sbattimento per la pasticca e allora (fa schioccare le dita)
il Vecio ti trova il doctor che è più fatto di te e te la dà lui, la ricettina.
Oppure che qualcuno ti vuol spaccare il culo e ti sta dietro, e il Vecio ti
trova lo svicolo giusto per sparire puff, non c'è più che la città come la
conosco io non c'è nessuno. C'ho tutte le sue budella qui (si indica la fronte)
stampate nei circuiti.
EFESTIONE: Efestione. Alex mi tiene con sé perché quando mi tocca sto male,
perché non potrò mai averlo per davvero. Così, visto che lui dice di non sapere
cosa sia soffrire, mi guarda e vede una cosa che gli manca. Gli piace studiare
cos'è la sofferenza per un uomo. Perché lui, l'Alex, si è nascosto ogni dolore.
Sepolto da qualche parte, verso l'intestino. Lo sa di questo nascondiglio, ma
non se ne cura. Lo usa come pattumiera. Ci getta tante cose. A ogni nuovo
arrivo, i suoi muscoli si nutrono di quegli scarti. Si mettono lentamente in
moto, e macinano, macinano, come enormi dinamo. Presto la corrente arriva alle
braccia, alle mascelle, alla fronte. Così nasce la sua forza, la sua rabbia. Ma
io so che da qualche parte, tra lo sfintere e il cuore, lui mi vuole bene. Apri
gli occhi, Alex!
CRATERO: Cratero, o figlio 'ndrocchia. Non ti fidare.
NARRATORE: Ei stavan lì, nella ciudad dolente, a scaracchiar sulle formiche nel
pomeriggio biggio. Un dì com'i alter, nu jurne fesso, col nebiun che veniva su
dal naviglio e faceva le ombre strane, fatemorgane, faceva su un televisione che
almeno c'era qualcosa che sembrava vivo, lì in sto posto del casso che stan
loro. Già quasi buio, perché fa buio presto accà, tanto nun ce sta niente da
guatare.

Cratero, Parmenione, Efestione e Clito fanno esercizi ginnici, lottano, pugilano
ecc..

PARMENIONE: Correva dietro a Ettore, Achille pié veloce, come se un cane nei
monti avesse levato dalla sua tana un cerbiatto. E ora lo insegue per valli e
per boschi, e quello, atterrito, tremante, s'appiatta nei folti cespugli.
L'altro braccandolo corre, né smette finché non lo trova.
EFESTIONE: Ettore allora sentì nel suo cuore ciò ch'era, e si disse: "Oh! Oh!
Ora davvero gli dei mi chiamano a morte?"
CLITO: Nella gola, dove la vita passa più rapida. Lì lo colpì la lancia
d'Achille. Attraverso il morbido gozzo passò via di punta il frassino dalla cima
di bronzo.
CRATERO: Poi Achille bucò i tendini al morto, dalle caviglie al calcagno, vi
fece passare due liste di cuoio e lo legò al suo carro lasciando pendere la
testa per farla strisciare per terra.

Entra Alex con la Macchina Nera. Lancia una moneta al Narratore.

ALEX: Un turbine di polvere si alzò attorno al corpo trascinato; sconvolti i
capelli d'un nero quasi azzurro, la bella testa dentro la polvere.

Alex viene accolto con entusiasmo dai compagni.

ALEX: Volete continuare a stare qui, a raccontarvi imprese che non sono vostre?
A buttare seme fantasticando di violenze altrui? Vi prometto un nuovo sogno
dorato, dove questa miseria sarà dimenticata per sempre. Nella notte. La stessa
notte che vide le fiamme levarsi su Troia e le sue mura crollare. La notte che
accetta le offerte di sangue, ne imbeve il suo nero mantello per restituirci
all'alba quella bava rossastra che chiamano aurora. Dentro alla notte, tutto!
CLITO: Questa è la macchina del tuo padre?
ALEX: Questa ci porterà lontano. Il mio padre aveva un sogno. Prendere tutto ciò
che la pianura gli poteva offrire, uomini, terre e tesori, senza fermarsi, senza
che mai gli fosse opposto alcun no. Sognava che camion col suo nome sui fianchi
corressero bradi da occidente ad oriente. (Sorride) Il grande sogno di Filippo.
Ha stipato di fatica e notti insonni i muscoli e la mente, ha domato la Macchina
Nera, per poter partire. Ma a lui tutto ciò non è servito. Servirà a noi. Il suo
sogno, adesso, sarà il nostro.

Salgono sulla Macchina, Clito indugia.

CLITO: Che fine ha fatto il tuo padre?
ALEX: Lascia stare il mio padre!
CLITO: Non es tuo esto coche. Non lo sarà mai.
ALEX: Vaffanculo, Clito. Vaffanculo.
NARRATORE: E via, partiti Insomma che comincia che lü, l'Ales, ciapa sü el
caval del papi e via, fanculo. Nun lo sapevano quegli alter che quel lì che 'l
ciapava el caval a l'era un principe, mica lo sapevano che se iddu partiva, un
giorno magari a loro ci moriva un fiö. Se no ci tirava dietro la zappa, o il
secchio per il latte. Ma loro mica lo sapeva, e così giù, a tirare le mammelle
alla capra, a spaccas la sciéna sulla terra. E intanto lü el partiva sul caval.
Porché esta è un'hystoria de cavalli, vin e guera, con tante cristiani che ce sò
morti, e mica si svegliano 'cchiù, eh! Eh, mica lo sapevano, sennò zac, 'na bota
in capa. Con la zappa. E avasta, avasta co' 'a 'uerra!

Alex e compagni viaggiano con la Macchina Nera. Musica: The Doors, "Riders on
the storm". Appaiono le didascalie con il testo.

Cavalieri nella tempesta/ nati in questa casa/ gettati in questo mondo/ come un
cane senza l'osso/ un attore senza paga/ cavalieri nella tempesta/ c'è un
assassino sulla strada/ il suo cervello si contorce come una folla/ prenditi una
vacanza/ lascia giocare i bambini/ se darai un passaggio a quest'uomo/ la dolce
famiglia morirà/ cavalieri nella tempesta

NARRATORE: La ciudad l'è già alle spalle, sciolta nel tramonto, voi si va
all'est, Morgenland, la terra del mattino. Ma non deve venire il Morgen,
remember Alex? Via, come una freccia nigra dentro al nigro. E nella notte nigra
tutto si può fare. Tüt. Hai detto bene. Ma non è davvero notte mai, c'è troppe
luci lì sull'Autobahn, troppi cartelli verdi di ciudad. San Donato, San
Giuliano, Lodi, Casalpusterlengo Addù ste la terra, quella per farti
seppellire? Devi scavare il cemento, l'asfalto, e sotto l'asfalto c'è ancora
asfalto e ancora asfalto e ancora asfalto E di su? Estrellas? Ma no, ghe dumà
un balun rouge, tout le lumiere de la ville. Si vedon più, l'estrellas. Sembra
un cinema. Un cinema di vampiri. Rosso di sangue, che bel tempo si spera.
Spesso, denso cume il büter, che non vedi più cosa c'è di là. Dio? Santi?
Madonne? Estrellas? Nix. Accà, devi stare. Accà, Alex, accà. Sotto questo cielo,
bello pedalare. Sopra questo asfalto, forever and ever. A sugnà i sugn di alter,
quei che scriven i films. Fernute. E' fernuta a Storia. E' per sempre lu
presente.

Calliroe, la prostituta, ha un guinzaglio che le lega la gola a un palo. Si
dibatte come un cane alla catena. Le parole le escono rabbiose come un abbaiare.

CALLIROE: Ahi ahi, la fiamma, eccola, mi assale! Leonessa a due gambe, a letto
col lupo! Mi abbatteranno: mio tormento. La morte sarà il giusto compenso per
avermi condotta sin qui! Ciarlatana, rifiuto umano, in giro ad accattare,
miserabile morta di fame! Il mago che m'a fatta maga, lui m'ha trascinata a
questa vicenda di morte! Non l'altare ma il tronco del boia, mi aspetta,
scarlatto di tiepido sangue dal mio capo reciso! Cadremo, ma non senza castigo
di mano divina! Perché questo abisso di pianto? Ho forse pietà di me stessa?
Voglio il mio destino, patire la morte. Mi tocchi un colpo preciso, lo supplico,
senza scarti d'agonia, fiotti, torrenti di sangue per una morte soave. Così
possa chiudere gli occhi.

I compagni di Alex la scherzano e giocano con lei, facendo aumentare la sua
furia. Alex non partecipa al gioco.

NARRATORE: C'aveva fretta, l'Alex. Fretta de che, poi? Che non sapeva ancora
donde estava andando. Meno male che ci sta il Parmenione, che lui a l'è sgamato,
e sa che nella noche bisogna entrarci chiane chiane. Mira la chica! Mira la
chica! Mira la chica, Alex! E dag'a trà, al to amis, na vorta tanto. Scendi un
po' da sta machìn nigra, e raccatta il primo fiore dalla pattumiera. Da qualche
parte bisogna pure incominciarla esta historia del Gran conquistadore, no?

Appare il protettore di Calliroe, che estrae una pistola. Tutti si
immobilizzano.

PAPPA: Picka vi matrina!

Si sente uno sparo. Il Pappa cade a terra. Alex, accanto alla macchina, ha una
pistola fumante in mano. Calliroe, inorridita, comincia a gridare.

EFESTIONE: Cosa facciamo adesso?
PARMENIONE: Ce ne andiamo.
CLITO: E lei?
CRATERO: (a Alex) Ammazza anche lei, Alex.
ALEX: No, viene con noi (libera Calliroe e la trascina con sé alla Macchina
Nera).
CALLIROE: (grida) Ammazzami, o io ammazzo te! Domani io ammazzo te!

Il Narratore si avvicina al corpo. Fruga nelle tasche e ne tira fuori una
manciata di banconote sgualcite. Poi trova un volantino.

NARRATORE: (legge) La Maga di Ammon, adepta del Sole Nero. Risolve problemi di
ammore, di salute, de sordi e de famija

Si caccia il volantino in tasca e ricompone il cadavere.

NARRATORE: Brütta giurnada, eh? Dài, sta sü, qualcosa è servito, no? L'Alex
adesso lo sa cosa vuol dire ammazzari ah no, c'aveva già sparato al papi, lui,
il Filippo. Che, nun l'avevate capito? Sembrava che non ci piaceva, ammazzari,
che lo faceva per dovere d'uffizio, salvarci il culo agli altri, ma c'è
piaciuto, t'eu digu mì. (Canta) Quant'è bello lu prime sangre, lu secondo è chiù
bello ancor Te spetta lì, stai buono, che vedrai che cinema ti fanno su adesso.
Ti senti solo? In quatro e quatr'ot c'avrai una compagnia che ti sembrerà di
stare sul filobus. L'Alex fa tanto quello col ghiacciolo tra i ciapp', ma ci
piace ci piace il sangre. Te stai lì buono, e 'spetta.

Il Narratore apre un giornale e si calca sulla testa un cappello da casellante.

NARRATORE: (Canta) Binario, triste e solitario

Alex lo minaccia con la pistola.

ALEX: I soldi, forza.
CASELLANTE: Un momento, vi do tutto, non sparate. Tutto, tutto, vi do. (Gli dà
delle banconote) Tutto, tutto
CLITO: Forza, bello hai paura?
CASELLANTE: Un momento, un momento
PARMENIONE: Anche quelli che hai in tasca, i tuoi, su.
CASELLANTE: Sì, sì, subito, subito tutto, tutto
PARMENIONE: L'orologio

Il casellante gli dà l'orologio.

PARMENIONE: La catenina
CASELLANTE: (togliendosela) Certo, certo, sì
CRATERO: E l'anellino
CASELLANTE: Ma è la mia fede
CRATERO: Appunto

Il casellante gli dà la fede.

EFESTIONE: Il giornale è di oggi?
CASELLANTE: (passandoglielo) Sì. (Mostrando il volantino trovato nelle tasche
del Pappa) Volete anche questo?

Alex glielo strappa dalle mani e lo colpisce con uno schiaffo. Si avviano. Il
Narratore si toglie il berretto.

NARRATORE: (dolorante) Ecco fatto. Facile, no? Non l'hanno neanche dovuto
ammazzari, a quello. Tutto c'ha dato, tutto, l'Asia minore, la Fenicia,
l'Egitto. Dario, i lo ciamavan. Ci avrebbe dato anche moglie e figlia, il culo
c'avrebbe dato, per non farsi ammazzari dall'Alex, quel cagasotto d'un persiano.
E ades via che van, col vento in poppa, dritti, che la strada ce la dicono li
corvi e li serpenti. Che io non mi fiderei poi tanto di quelle brüte bestie.
Tant'è, che si arriva a un'oasi, Siwa, dalla pretessa. 'A zoccola

Sentiamo gracchiare di corvi e sonagli di serpenti.

ALEX: Shh li sento, mi parlano (indica) di là!
CLITO: Cosa dicono?
ALEX: Tracce nella sabbia, lingua segreta di serpenti. Buie ali di corvo.
Sonagli caudali. Il Sole Nero mi cerca.

Alex, solo, raggiunge la Magadammon. La maga è una donna di mezza età,
strabordante grasso e con i capelli tinti di nero corvino, carica di amuleti,
ori e gioielli.

MAGA: Ti aspettavo. Hai avuto delle buone guide

La maga lascia cadere la sua tunica e appare il suo corpo nudo. Si sdraia su un
letto e lo invita a raggiungerla. Alex, come ipnotizzato, ubbidisce.

ALEX: Come sei bella, amica mia, come sei bella, fra le tue trecce i tuoi occhi
sono colombe, come un gregge di capre sospeso sulle pendici del Ghilad i tuoi
capelli, le tue labbra sono un filo di scarlatto, desiderabile la tua bocca,
come una melagrana spaccata è la tua guancia sotto il tuo velo, cerbiattine le
tue mammelle, gemelli di gazzella tra i gigli alla pastura, la tua vulva è un
curvo alambicco, di odoroso liquore non è mai secca. Tutta bella tu sei, amica
mia, non c'è difetto in te, mi stravolgi la mente, sorella mia e sposa, mi
stravolgi la mente, con uno sguardo solo.

I compagni attendono alla Macchina Nera. Cratero la accarezza come un oggetto di
desiderio sessuale. Clito lecca i segni del collare sulla gola di Calliroe,
facendole male. Calliroe è troppo spaventata per reagire.

CLITO: E' bella la tua gola. Abbellita dai lividi. Rossa, gonfia, come un fiore
carnoso e la sua promessa di profumo. Bella, come una bugia d'amore. (Le passa
il coltello sui lividi) Se la prenderò, cosa rimarrà della sua bellezza? Colto,
ogni fiore muore. Ma felice è la mano che stringe quel tenero gambo,
nell'istante che la separa dalla messe.

Parmenione prepara una dose di eroina.

PARMENIONE: (a Cratero) Io ti vedo. Minuscolo. Tieni gli occhi piantati nella
nuca dell'Alex e aspetti solo che faccia il passo falso. Ma quando anche ce
l'avrai, quel coche, dove te ne andrai, senza la mappa? A che ti servirà?
Continuerai a strisciare. E' piccolo, il mondo. E' finito. Un giro, e sei già di
nuovo al via. (Si inietta l'eroina) Io lo vedo da quassù. E' tondo, è blu. Ma
sopra, ci sono le stelle. Sopra, sopra le luci gialle. Perché non ci vieni anche
tu, Cratero?

Efestione guarda sognante verso Alex e la Magadammon.

EFESTIONE: Ti sorride aprendo le labbra nere, ti guarda, ansimando appena, ti
senti eccitare. Ti avvicini al letto e ti siedi sul bordo, lei scosta la
vestaglia nera e ti offre il suo odore. Ti abbassi e ti inebri, il tuo bel naso
fende il grasso molle delle cosce, la tua lingua saetta e colpisce il suo sesso
affogato come un tesoro in fondo a un mare limaccioso. Alzi gli occhi, lei,
scoperta, ti prende la testa tra le mani e la solleva, ti guarda negli occhi e
tu ti perdi. Ti bacia, senti la lingua spessa della donna, un gusto dolce,
dolce. Lei libera un seno scuro, e tu scendi lì a mordere, un altro gemito. Ti
afferra il cazzo e lo stringe, ansimi anche tu. Ti spogli in fretta con le
labbra incollate al suo seno, la lecchi ancora, servile come un barboncino,
godendo del suo piacere. La desideri più d'ogni altra cosa al mondo. E' il
matrimonio sacro quello che state celebrando. Quando poi vieni, sprofondi in una
stanza di sola luce nera.

La maga allestisce una scenografia pretenziosamente suggestiva, con candele,
incensi e sfera di cristallo.

MAGA: Dimentica il tuo padre. Non sei più il figlio di Filippo. Ora sei figlio
del Sole Nero. Ma il Sole Nero ha un nemico, l'altro sole, quello che illumina
le tue paure. Occorre quindi trovare al suo sorgere il sole del giorno e
ucciderlo. Ma remember, solo all'alba esso è vulnerabile. La tua gloria sarà
quando il Sole Nero, che ruba il calore alla terra e permette la notte,
ascenderà per sempre. Guardalo, guardalo splendere nel cielo, tu edificherai il
suo trionfo. Inginocchiati ad esso e inginocchiati a me, sua sacerdotessa.

Alex si inginocchia affondando il volto nel suo grembo.

MAGA: Esso nella sua corsa ti indicherà la strada verso oriente, e si fermerà
nel luogo dell'olocausto. (Gli porge una boccetta) Prendi. Da questa prenderai
la forza necessaria, da questa e dalle conquiste che segneranno il tuo cammino.
Ma remember, solo se arriverai all'appuntamento con il tuo destino senza subire
mai una sconfitta, potrai uccidere il tuo nemico, quel Sole che mostra a tutti
la tua paura.
ALEX: E i miei compagni?
MAGA: Non temere. Bevi. Tutti ne avrete finché ne vorrete avere.

Alex spezza la fiala coi denti e beve. Raggiunge i compagni.

ALEX: Ascoltate: ho avuto la profezia. Andremo ai limiti del mondo, andremo a
cercare le sorgenti del Sole, andremo alla sua caccia. Non permetterò che mi
sorprenda sorgendo, lo scoveremo nel suo letto e lo trafiggeremo con le nostre
daghe. Lo pugnaleremo nel sonno, fermeremo il tempo, stronzi, gli impediremo di
far tornare il giorno. E sarà così questa notte per sempre. Bevete, e anche voi
avrete la forza!

Alex passa la fiala a Cratero che beve.

ALEX: Beviamo, questa notte è sacra!
PARMENIONE: Arriveremo fino al mare. Per questa notte ci potrà bastare, il mare.
ALEX: No, il mare non ci fermerà. Dovremo trovare le sorgenti del Sole,
piantargli il coltello nel fianco e guardarlo morire.

La fiala passa a Parmenione, che beve.

CLITO: Ci basterà quello che abbiamo?
ALEX: Quello che non abbiamo, lo coglieremo sulla strada. Il mondo sarà nostro,
tutto ci apparterrà.

La fiala passa a Clito, che beve.

CRATERO: Cosa aspettiamo? Alex non ci ha mai delusi!

La fiala passa a Efestione, che beve.

ALEX: Io ho fiducia in voi, e voi ne avete in me. Conosciamo la nostra forza,
come presto tutti quanti dovranno riconoscerla. Vamonos!

Alex chiude Calliroe nel bagagliaio. Partono con la Macchina Nera.

NARRATORE: Insomma che la historia di Alessandro è questa 'ccà. Figghio
preferito di Filippo roi de Makédonia, alla muerte misteriosa del pater suo che
sta nel cielo, eredita la guida dello stato e della ispedizione in Asia che
Pippo andava prepareting. Per tre volte sconfigge Dario o rey de Persia, al
Granico, ad Isso et Gaugamela, et entra da conquistadore in Babylon. E' 'na
striscia di sangre quella che lassia sulla sabbia dei deserti città in ruina
mamme che chiagnono cadaveri inchiodati a croci in fiamme quante maledizioni
che je pesano sur groppòn a quer poero fijo

Alex viene picchiato sotto la luce intermittente di un faro da segnalazione
navale. Vediamo il suo volto apparire e scomparire, mentre i picchiatori
rimangono nell'ombra.

NARRATORE: U cinquantesime colpe Eh, Alex? Cusa l'è che se sent a la bota che
te pigghia accà, in di ball, ca nun te trase 'cchiù la vita rind'al polmon? Le
bolle le mille bolle blu Già ci sei stato qua, remember? Babylonia. Siente
male? (Ridacchia) Eh, bazzeccole remember Isso, Granico, Gaugamela bei tempi,
oh, les beaux jours! Che per fortuna non rischiano di ritornare. Quant'è bella
giovinezza che si fugge tuttavia, del doman già v'è certezza chi vuol essere
morto sia. Qual'è che t'è piaciuta di più? The most you liked? Isso, Granico o
Gaugamela?

I compagni di Alex, armati di fucili, si mettono a sparare, mentre Alex,
immobile in proscenio, sorride.

NARRATORE: Ei stava là, dalle pompe di gasoil, sacramento, con le gambe
inchiodate rind al stival, capello nigro e al vento che ci sciroccava drento,
porca la puta, e nun je ne fregava 'n cazzo, un casso io vi dico, che dietro
adesso quei ragazzi andavano a morì ammazzati, lì, dal cesso, dietro a dove c'è
le bambole e la cioccolata e le cassette di Sanremo; alla stazione del benzinaro
insomma, dove nun c'è stà niente, solo pisciatoi pieni di peli del casso. Dieci,
c'eran dieci, uno, due e tre e quattro e cinque e sei e sette e otto e nove e
dieci, che tremavano, uh come i tremavan! Un posto del casso, insomma, con
l'Autobahn di dietro, nel parcheggio, lì dal cesso, pum pum pum, poi più niente.
In dieci e dieci colpi. Qui te spara (indica la nuca) che si fa prima. Una bota
e via, salutame a sorreta che se ti prende bene ti stacca anche la testa via
dal collo, eh, ma tu non senti niente, non lo vedi neanche il sangre tuo, la
cervella che si spiaccica sul pisciatoio. Sangue e pissa, minga el Tyron Power
alle cinque della tarde. E così si fa prima, perché questa l'è la guerra a chi
fa prima. Signur, Signur, giera nu general di quei muy tosti, che de 'ste cosse
non ci frega nu cazz', che è il conto della serva, che lui fa la guerra e la
guerra l'è bela, che adesso si beve e si riparte, perché bella l'è bella, ma è a
chi fa prima. Salta su nei loro carrons e via riparte. Soldati, brutti, l'occhio
brutto, che non gli frega nu cazz' e niente, no che finisca, no che la vaga
avanti, perché la guerra l'è brütta ma se finisce è peggio. Ma non finisce, non
finisce, no no. E lü, quel generale d'Alex, già salta sul carrons e dài,
riparte, ci molla qua sta merda e spüssa del suo smog, e allonsenfants a cercare
nuove glorys on the road. Al cesso, dietro al cesso, dieci poveri ragazzi.

Alex e i compagni scannano dei nemici col coltello. Calliroe è chiusa nel
bagagliaio della Macchina Nera.

CALLIROE: Grida, quello che muore. Come le aquile del mio paese. Tutti gridano,
più forte degli spari. La morte è più forte. Non vedo, ma sento. Sangue, molto.
Come una fogna. Come la fogna che corre sotto alla strada. Sì. Grida, quello che
muore. Io non posso. Anch'io muoio. Dove è l'aria per gridare? Muoio nel buio,
zitta, insieme a molti che muoiono gridando. Nessuno lo vede, nessuno lo sa.

Intorno a un rogo, un'ecatombe.

PARMENIONE: Molti bianchissimi buoi rantolano intorno al mio coltello che li
scanna, pecore, molte, capre tremanti, e porci, molti, con le zanne bianche,
lucenti di lardo, stesi a bruciarsi le setole davanti alla fiamma. Il sangue
scorre da attingerne a ciotole
CLITO: Poi davanti al fuoco un grande branco di grassi agnelli e di vitelli da
scuoiare, le vittime intorno a me si accumulano
EFESTIONE: In fretta getto sulla pira quattro corsieri dal fiero capo e due cani
smembrati
CRATERO: Preso infine da ira spietata, le gole di cento prestanti figli di troia
io taglio, e scagliandoli nel rogo sveglio il fuoco, il suo spirito distruttore
che tutto divora. "Ecco, cento persiani di nobile sangue si consumano in queste
fiamme."

Alex e i suoi entrano in un bar, i vestiti lordi di sangue.

PARMENIONE: Ma quanti litri di sangue ci sono in un uomo?
ALEX: (al barista) Da bere.
PARMENIONE: Dieci? Venti?
CRATERO: Quattro.
PARMENIONE: Appena?

Il barista li serve. Di lui vediamo solo le mani guantate. Da una radio
appoggiata sul banco sentiamo la voce del Narratore.

NARRATORE: (voce registrata) La statale 17 è interrotta per un incendio
all'altezza di Fidenza. Passo del Pordoi chiuso per neve. Hanno chiuso la
galleria sulla A10 tra Albenga e Andora. C'è un passero infilzato su un rovo
allo svincolo di San Giuliano, e si viaggia a una sola carreggiata tra Barberino
e Prato.
BARISTA: E poi ti restano trentacinque anni, solo trentacinque. Andate al
Babylonia? Andateci. Ci vanno tutti. Dicono che nella notte tutti ci trovano
tutto quello che tutti cercano. Trance and dance, trance and dance. A che punto
è la notte?

Alex gli dà una moneta. Musica trance a volume molto alto. I compagni di Alex
ballano, mentre Alex beve. Due ragazze, Candace e Pentesilea, danzano qualcosa
di molto simile a un amplesso.

ALEX: (a Candace) Guardami. Guarda questi occhi, sono fatti per guardarti.
Queste mani sono fatte per toccarti. Io sarò re e tu sarai regina, possiamo
essere eroi per più di una notte.
PENTESILEA: Un uomo ti guarda.
CANDACE: Quale?
PENTESILEA: (indica Alex) Quello.
CANDACE: Orribile, non credi?
ALEX: I nostri occhi si incontrano e già sento che sarai mia, donna, ti
stringerò, vana, incostante, bambina piena di fantasie.
CANDACE: Nemmeno se fosse l'ultimo uomo nel mondo.
PENTESILEA: Brutto non è, ma quell'occhio da pesce
CANDACE: (girando intorno ad Alex) Non è solo l'occhio. Dietro le orecchie, se
andrai a curiosare, troverai, ci scommetto, un bel paio di branchie.

Ridono.

ALEX: Le mie orecchie sono aperte come uno squalo affamato per catturare le
melodie della tua voce divina. (Seguendola) E se pioverà non dovremo aprire
l'ombrello, non dovremo prendere nessun treno, coglieremo il fiore dell'ibisco,
perché non saranno minuti ma ore, perché non saranno giorni ma anni. E il
mattino, la sera, il meriggio, la notte, mattino, sera, meriggio, notte

Alex afferra Candace per i capelli cercando di baciarla, lei si volta, gli apre
la camicia e gli lascia una striscia di rossetto sul petto. Alex lascia la presa
e si guarda il petto, mentre Candace torna a ballare con Pentesilea.

ALEX: Labbra come coltelli.
NARRATORE: Va che bel peperino, la 'uagnedda! Che a lei non ci frega un casso
dell'Alex. Noli me tangere, Freulein. C'ha altre cose per la capa, lei. E mo'
che te inventi? 'Spetta, forse forse c'ho un'idea io, Alex 'spetta bene

Il Narratore afferra un microfono e si inventa dj.

NARRATORE/DJ: Fratelli e sorelle, aprite bene il padigliume: the moment has
come, brothers and sisters! Entusiasmo! The moment of the top, quello che avete
aspettato tutta la settimana, macché la settimana, tutto il mese, macché il
mese, tutto l'anno! Mattino, sera, pomeriggio e notte: l'incoronation!
Entusiasmo! (Mostra uno scettro e una corona di cartapesta) A chi andranno
questa sera lo scettro e la corona? Chi sarà il re dei re, il re della soirét?!
Quello che tutti gli uomini e le donne vogliono! Quello che nessun pi-erre ci
dirà mai chi sei tu, perché lui ci dirà: I am the king of the night of the
Babylon, porca la puttana troia! Sarai tu? O tu? O tu? O forse tu? E tra poco lo
sappiamo: avanti, in pedana. Entusiasmo, e che cazzo!

Uno dopo l'altro, i compagni di Alex sfilano. Il primo è Parmenione.

NARRATORE/DJ: Wow wow, vecchia pellaccia, questo qua! E guardategli quell'occhio
retratto, la mappa che ci disegnano le vene, sotto 'sta pelle d'alabastro! Che,
li ha visti lui i galeoni bruciare alle porte del pianeta Tannhauser, brothers
and sisters? Li ha visti i raggi beta dardeggiare ai bastioni di Orione? Certo
che li ha visti! Mentre svomava nel cesso della stazione di Bisceglie, li ha
visti! E dentro a 'ste vene azzurre, ci correvano cavalli selvaggi! (Canta)
Wild, wild horses Mo, una statua, una statua di sale. Attento a non bagnarti,
però, eh, mascherina, che poi ti sciogli Vatinne mo, avanti un altro!

Sfila Clito.

NARRATORE/DJ: E questo chi è? Mo! Guardategli il gonfiore del 501, stonewashed,
naturalmente Ragazzine, questo ve fa salire su, su, su e vi porta dritte fino
in paradiso! Già me li sento gli angeli cantare la gloria del suo obelisco Mai
stanco, mai domo, sempre pronto a servire le vostre vulviche maestà! Ma il
paradiso può diventare inferno, perché quando hai assaggiato il negro, tornare
indietro non sarà più possibile. Mo' chi ci sta?

Sfila Efestione.

NARRATORE/DJ: Uuh questo cerbiattino è nu picco particolare, è nu picco diverso
dal resto della mercanzia: ci potete correre dietro finché volete, lui non si
farà raggiungere: una vera rockestarre! Non è forse quello che cercate, piccine
mie? Un sogno che rimanga sempre tale, a-never-ending-dream che mai vi deluderà
Ma che farete quando avrete fame di carne vera? Un salto dal parrucchiere? Ma
no, ci vuole il salumaio!

Sfila Cratero.

NARRATORE/DJ: E questo? Chi è, questo? L'uomo del mistero? Mandrake, Mister X?
Dove conducono le sue strade? Al denaro, al successo, al potere? The power and
the glory? Se volete un cavallo giusto, puntate su di lui. Occhi di ghiaccio,
cuore di pietra, cervello affilato come un rasoio. Ma se poi fosse solo un
cartone animato? Un colpo di gomma e puf, sparito, nun ce sta cchiù, nun ce sta
cchiù

Sfila Alex.

NARRATORE/DJ: Mo! Vedi chi viene! Last but not least, ladies and chesterfields,
questo magnifico predatore. Corridore delle pianure - oddio, delle spiaggie del
Salento, diciamo - occhio rapace, indomito cuore centottanta battiti al minuto
o giù di lì. Un vero leaders, eh, tutto suo padre. Già me lo vedo, sul suo
cavallo nero, a capo della sua invincibile armada, che si lascia dietro rovine e
cuori infranti. E se non vi piace il predatore che ci sta in lui, potete sempre
prendervi la preda. Mo! (Incorona Alex) Ladies and chesterfields, the moment has
come: ma mi sembra che non ci sta partita: è questo, è questo e nessun altro il
re della serata! The king of the night of the Babylon, signore e signori, the
only king of the night of the Babylon che ci sta da qui al Cocoricò di Riccione!
E mica ho detto cazzi, brothers and sisters! Proskynesis, porca la puttana
troia!

I compagni di Alex vengono costretti dal Narratore a prostrarsi al passaggio del
vincitore.

NARRATORE: (declama) E' l'esercito che conquista la vittoria col suo sangue, ma
l'onore spetta solo al suo capo trionfante! Dalle vette della grandezza egli
disprezza il popolo, lui che pure è nulla

Alex gli dà una moneta. Candace scoppia in una risata, abbraccia Pentesilea e si
allontana con lei. Alex le segue con lo sguardo. Candace e Pentesilea prendono
la Macchina Nera. Clito estrae una pistola e la punta in direzione delle due
donne. Alex appoggia la mano alla canna della pistola e grida.

ALEX: No!

Alex e i suoi compagni, Candace e Pentesilea corrono in surplace, meno
Efestione, che rimane indietro.

EFESTIONE: Quando uscii dal cesso del Babylonia non c'erano più. Corsi nel
parcheggio e li vidi. La Macchina Nera era sparita. Alex e gli altri avevano
strappato un ragazzo e una ragazza dai sedili della loro Tempra e visto che
quello non ne volle sapere di mollarla, Cratero gli diede un calcio dritto nei
denti. Saltarono sulla Tempra ma non si accorsero, Alex e gli altri, non si
accorsero che la sciarpa di seta indiana azzurra con sfumature grigie e
arabeschi che la ragazza portava al collo, non si accorsero che il saffi che lei
aveva comprato a Bologna al mercatino della Montagnola per sole duemila lire e
che usava per filtrare il fumo troppo denso che usciva dal suo chiloom, non si
accorsero Alex e gli altri che era rimasto impigliato nella ruota della Tempra
che stava ripartendo. Il Tg regione, il giorno dopo, si dimenticò di citare
Isadora Duncan.
ALEX: Pianura piatta mi confondeva, strade laterali, case. Sudore sulla mia
fronte, paura. Urla da dietro, l'hanno vista, vai di qua, no, vai dritto.
Manovre mi ubriavacano, mi facevo portare dalle voci dei compagni, era là, sul
ponte, poi è scesa, no, sì. Avevo preso la statale, il sudore scendeva, paura,
il cuore a mille, i denti di Cratero, file di camion, la Macchina Nera niente.
Cazzo non era lei!
PARMENIONE: Ma in quel momento eccola, ferma al self service, la Macchina Nera
voleva aspettare il suo padrone. Ci videro, saltarono su, ripartirono, la pompa
sparò rosa sull'asfalto, sparò benzina, Alex frenò, sbandò, fece inversione,
ripartì dietro a lei, la Regina delle Amazzoni che aveva rubato la Macchina
Nera.
CLITO: Avevamo preso verso sud, il mare si allontanava, avevamo uno scopo, non
ci potevamo permettere distrazioni, ma avevamo bisogno della Macchina Nera, lei
ci doveva portare al mare, la macchina che fu del padre dell'Alex, era così, non
c'era perché. Finalmente raggiungemmo le ladre e la Macchina Nera.
ALEX: Le fui al fianco, lei mi guardò, io no.
PARMENIONE: Fu il Fato, lo spinterogeno. Il nostro, non il loro. Poi le lacrime
di Alex, e cazzo cazzo cazzo, e Clito che si abbandonava contro lo schienale, e
io pensai: è tempo di tornare indietro, il Babylonia è nostro, che altro serve?
La Macchina Nera svaniva verso sud.
CLITO: Ma Alex non si rassegnò, freddo e paura, non poteva rassegnarsi. Si buttò
fuori e i suoi occhi scrutarono nel buio. Due fari anabbaglianti in lontananza.
Poi sempre più vicini. Alex agitò le braccia, in piedi, nel centro della strada,
i fari avanzarono ancora per un po', poi si fermarono. Correndo Alex li
raggiunse. I fari adesso erano suoi.
ALEX: Non riuscì neanche a chiedermi che c'è, che già lo afferravo per
sbattergli la testa contro la portiera, lo tirai giù ed ero sopra, già
ripartivo, solo, non c'era tempo per aspettarvi. Ed eccola là, la Macchina Nera.
No, questa volta no, nessuno spinterogeno.
PENTESILEA: Fummo noi a cedere. La Macchina Nera rallentò, poi si arrestò.
ALEX: Io mi fermai e fermai il mio cuore, adesso avevo bisogno di calma, per
affrontare la Regina.
CANDACE: Scese, e io con lui, lo guardai negli occhi e lui tremava.
ALEX: Sentii la sua forza, il suo potere di donna, ebbi paura.
CANDACE: Mi avvicinai a lui, il suo tremore aumentava.
ALEX: Avevo un solo modo per sconfiggerlo, questo mio panico timore: mi gettai
tra le sue braccia per baciarla.

Si baciano. Lei lo allontana sprezzante.

CANDACE: Riprenditela, la tua Macchina Nera. In bocca hai sapore di sconfitta.

Mentre Candace e Pentesilea si allontanano, i compagni di Alex lo raggiungono.
Clito estra una pistola e la punta verso le ragazze, Alex lo ferma. Appare il
Narratore.

NARRATORE: Ircania, Aria, Drangiana, Oxiana, Arachosia, Battriana, Sogdiana,
Scizia, Maracanda: tutte le conquista, tout le monde! Ma sempre con sta spüssa
dietro. Spüssa di sconfitta. E anca los otros cominciano a sentirla, la spüssa,
i suldà, minga solo la 'uagnedda de las Amazonas. Puoi tenere tutte le fiale che
vuoi tu, ma il fizzo c'è, e nun se ne va cchiù.

Alex beve dalla fiala della Magadammon e costringe i compagni a bere.

ALEX: Perché fermarsi? Combattiamo per un sogno. C'hanno fermati alle pompe di
benzina, forse? Nessuno ci ha fermati. Vogliamo farlo da noi stessi? Non
possiamo, soffocheremmo, lo sapete: è la condanna dello squalo. Che cosa
rimpangete? Le vostre case di fango e sterco? I giorni bruciati dal gelo? Le
vostre donne già vecchie a vent'anni? Siamo stanchi, mi dite. Ma la strada è
aperta! Remember, il Sole Nero, e questa notte per sempre!
NARRATORE: Ma in dove? Dove?! Addù 'sté 'scé? A fondare un'altra Alessandria?
Che non te le godi gnianca, poi. E Alessandria al Tigri, e Alessandria Margiana,
e Alessandria Escate, e Alessandria Caucasica, e Alessandria sull'Indo, e
Alessandria Oritia che va bene che uno si fonda la sua ciudad, ci dà il suo bel
nome e poi tacchete, si butta lì comodo in terrassa, si fuma il cigarillo e si
beve la sua Peroni. Poi guarda giù dal balcone e dice: va che bello, l'ho fatto
io. E' tutto mio. Te no, invece: alzare il culo e andale, peones. Avanti il
popolo! Du'e che vem, stavolta? Afghanistan bel nome. E 'ndo stà? Bah tra lì,
e là, tra un'Alessandria e l'altra.

Alex e compagni sono smarriti nella nebbia.

NARRATORE: Ma se quelli di prima già son posti del belino, 'sto Afghanistan qui
è peggio, very peggio, amigos. Muntagn, muntagn de sass, sass everywhere. E
gnianca un un albero, che so, un pino, un olivo, che almeno c'hai l'ombra.
Gniente, solo sassi. Sassi che ti vanno dentro nei calsari dappertutto e te fan
mal i pé. Tanti sass che ti sembra di stare sulla luna, come l'Astolfo e il
caballo quello che vola, come i americani con le estrellas e le strisces,
Armstrong, quello lì, no il nigger con la tromba, neh, quello blanco, col
scafandro. Walking on the moon. Le grandi conquiste dell'umanidad! E l'Alex
cammina, e cammina - che poi cosa ci sono andati a fare sulla luna, che nun ce
sta ninde, addà? Mah! L'Alex cammina - ne ha fatti eh, di chilometri, ma ne deve
fare ancora, e i suoi a dré, cinque anni che'l pedala - e adesso vogliono andare
anche su Marte, non ci basta la luna, che poi Marte sarà come la luna, tutti
sassi, ca face friddo, lì su Marte, che cazzo ci vai a fare su Marte? C'è un
belin di niente anca lì, come sulla luna. Sta a vedere che fanno la raccolta dei
sass, i american. Uguale l'Alex, poi, in fondo, eh. E quei poaretti che ci
vivono, lì, e che c'hanno solo i sass? Tu ci porti via anca queli, a 'sti
poaretti? Ma lasciali un po' stare. Che quelli lì si incassano, e cominciano che
ti tirano i sass a dre'. E ai tuoi soldati che ti devono difendere, cosa lè che
ci dài da mangiare, i sass? Quelli mica si mangiano, ti spacca i denti, i sass.
Ci muori anche, sai? Ti viene tutto un bulesun qui I sassi non si mangiano,
devon stare lì, scettati 'n terra, fermi. Eh, ma intanto quelli c'hanno fame, si
son già mangiati tutti i cavalli - il Bucefalo no, ah no che non se lo mangiano,
il Bucefalo. Quel lì l'è sacro. Che poi che casso ci vanno a fare, su Marte?
Mah Insomma che quelli lì, i suldà dell'Alex, si rompono anche un po' le balle
di averci i sassi dappertutto e niente drenta 'a panza. Cinque anni che 'l
pedala, e i gà più fame de quando se partìo. Ma chi te lo fa fa'? Finisce che ti
perdi, che è tutto uguaglio - sass. Ma dove siamo? Dove andiamo? Di qua, di là,
di su, di giù C'è un nebbiun de la madona, che si vede un belandi, e cominci
pure a sentire le cose the voice sembran rane, rospi, che ti guatano, coi oci
grossi, seduti lì. Dietro alla nebbia. Sui sass.
CLITO: Ma dove siamo?
CRATERO: (a Alex) Allora?
ALEX: Parmenione?
PARMENIONE: Io qua non ci sono mai stato. Non c'è sulla mia mappa.
CLITO: E' pieno di rospi
ALEX: Cosa dici?
CLITO: Ascolta

Sentiamo rospi gracidare.

ALEX: Shh li sento
CRATERO: Chiedigli la strada.
ALEX: Signori rospi sapreste per favore indicarmi la via del mare?
CLITO: Cosa dicono?
ALEX: Shh dicono tutti la stessa cosa
CLITO: Che cosa?
ALEX: Cra, cra, cra
PARMENIONE: Ma dove cazzo siamo?
CLITO: Chiedigli almeno dove cazzo siamo.
ALEX: Signori rospi, vi prego, di grazia, potremmo sapere dove cazzo siamo?

Risponde il gracidare.

CLITO: Cosa dicono?
ALEX: Cra, cra, cra
CRATERO: Forse vogliono qualcosa in cambio

Alex posa lo scettro e la corona che ha in testa per terra.

CLITO: Allora che dicono?
ALEX: Cra cra cra cra
PARMENIONE: Basta, Alex. Andiamo via da questa nebbia.
ALEX: Cra cra cra
CRATERO: Allora?
ALEX: (indica una direzione) Cra.

Si avviano.

ALEX: (cambia idea, indica un'altra direzione) Cra.

Si avviano nell'altra direzione.

ALEX: (cambia ancora idea) Cra cra
PARMENIONE: Io ci credevo, Alex, ci credevo davvero. Grande il sogno del tuo
padre. Nessuno ci avrebbe fermati mai. Ma che bisogno c'è di fermare qualcuno
che non sa dove sta andando? E' finita, Alex, finita. (Se ne va)
NARRATORE: Finish, Alex, the end: el va via, il tuo Parmena. Ma la spüssa,
quella la resta. E puoi ciapparti la ciucca, spararti il veleno in da 'a vena,
mangiarti il pasticcone, fumarti la spinella, leccarti su i rospi, grattarti
l'interieur delle banane, sniffarti il bostik e la polvere dei specchi; puoi
andare fino lì in Thailandia a comperarti un bambino, farti su l'abbonamento a
quella cosa là che navighi, guardarti tutto il giorno col satellitones quei
cojones che c'hanno i miliardones e non fanno neanche gol, puoi comprarti il
fuoristrada biscrommarmittaturbodiesel che poi ci vai solo a prendere i
cigarillos, ti puoi vestire con tutte le firme addosso che alla fine sembri un
maori ma la spüssa, Alex - 'scolta me - quella, la resta.

Alex fa un gesto a Cratero, che segue Parmenione, lo raggiunge e lo pugnala alla
schiena.

CLITO: No, Alex, no, questo no, Alex, no. Quello a terra è Parmenione!
Parmenione! Remember, Alex? Remember Babylonia, e le pompe di benzina, e il
casello, tutta la pianura, il sogno del tuo padre! Senza Parmenione niente di
tutto questo! E' stata la sua mappa a guidarci, la sua mappa e la Macchina Nera
del tuo padre Filippo. Tu non eri niente senza di loro, e adesso che vuoi fare,
ammazzarci tutti quanti? Già se uccide un uomo è un assassino, se ne uccide
molti un eroe, li uccida tutti e sarà un dio. Eravamo uguali, uno uguale
all'altro, cosa ti sei messo in testa? Vuoi diventare davvero un dio? Non ti è
bastato vederci prostrati ai tuoi piedi? Anche me, fratello di tua santa sangre?
Remember, Alex, estrellas a miliones di miliones? Dove sono adesso? Dov'è il tuo
padre? Che ne è stato di Filippo?

Alex si avvicina a Clito e lo stringe a sé, una stretta che man mano diventa un
soffocamento.

CLITO: Già, I remember: è l'esercito che conquista la vittoria col suo sangue,
ma l'onore spetta solo al suo capo trionfante, dalle vette della grandezza egli
disprezza il popolo, lui che pure è nulla

Alex lascia cadere a terra il cadavere di Clito.

ALEX: Cra.

Il Narratore applaude. Alex lo zittisce con uno schiaffo. Cratero, che ha
osservato la scena, raggiunge Efestione e accende il faro da segnalazione,
cominciando a farlo dondolare lentamente. Non smetterà mai fino alla fine.

NARRATORE: Eh, Alex, te l'avevo detto che ci dovevi dare qualcosa da magnà,
sennò quelli ti mollano lì in mezzo alla nebbia e ai sass. E dopo te cosa fai?
Conquisti tout le monde solo col Bucefalo? Ca pure iddu sbuffa, eh, dopo un po'

Alex cerca di far partire la Macchina Nera, che però non si accende.

NARRATORE: Ircania, Aria, Drangiana, Oxiana, Arachosia, Battriana, Sogdiana,
Scizia, Maracanda morti, montagne di morti. Cadaveri. Totenhaufen. Da Pella a
Pattala, dalla Macedonia all'India, tanti morti che le spade ci han perso il
filo, a forsa di tagliar via cape. Femmine, ommene, guaglioni un camposanto di
silensio, di pezzi di carne, di ossa, con tutti 'sti avvoltoi che si strafogano
la panza, quelli sì E tu lì, nel bel mes di sto carnaio, solo, solo te,
gnianca un che so un becchino, gnianca un Che non si sente niente, solo le
ali, ali che sbattono, fru fru fru lì nell'India, 'sto posto strano

La Macchina Nera non dà segni di vita. Alex si avvia a piedi, dal bagagliaio
della Macchina Nera esce Calliroe, con un paio di ali sulla schiena e una spada
in mano. Non vista segue Alex - lo seguirà fino alla fine.

NARRATORE: Pigghiate na pastiglia, senti a me! Non ti pol fa acussì! 'Ndo vai?
'Ndo vai? A cercare te stesso che non ti sei mai trovato? Lì, a Goa, a fare il
rave party sulla battigia? Col setting sun? Eh, ce n'avresti anche bisogno, che
così non puoi mica andare avanti, belin. Che te ti dovevi trovare a te prima di
partire a conquistare tout le monde, dammi retta, dam'a'tra, listen to the
narrator: prima, no dopo. Che adesso vedi anche tutte le cosse che no ghe son,
lì in dell'India. I muster, i animal, i dragun. Sei fuori, Alex, non ci sta più
niente. Sei fuori, fuori come un terrazzino. Finalmente.

Appare un drago.

DRAGO: Io sono la forza. Non averne paura. Non ti brucia. Alza i tuoi occhi e
guarda nel mio fuoco. Qui è la vera forza, qui, e non nei pianti di madri che si
alzano al cielo per cantare la tua gloria. Nel mio fuoco, nel tuo cuore.

Appare una tartaruga.

TARTARUGA: Io sono la saggezza. Saggezza del tempo. Ti svelerò un segreto: il
tempo è illusione d'uomo. Non rincorrerlo, stai fermo, e lui sarà con te.
Guardati, non hai bisogno di cavalli veloci, pianta le tue radici in questa
terra, e i tuoi rami potranno arrampicarsi fino al cielo.

Appare una rana.

RANA: Io sono la trasformazione. Hai cambiato il mondo intorno a te, ma sei
rimasto uguale a quando sei partito. Immobile, hai marciato sul posto, ma essere
migliori vuol dire aver cambiato spesso. Tuffati nell'acqua, e nuota.

Appare un avvoltoio.

AVVOLTOIO: Io sono la morte. Ti ho seguito fino a qui. Ero dietro alle tue
spalle, alla sinistra, aspettavo solo che ti voltassi. Guardami e potrai
dissolverti nell'aria, come la polvere che hanno alzato le tue armate. Tutto è
già dimenticato, le città che hai fondato e che portano il tuo nome sono già in
rovina, cenere nel vento, nomi. Smetti di temermi, e segui il mio volo. Ti
condurrò nel Paese delle Tenebre. Lì sono in molti ad attenderti.
ALEX: Sparite! Via! Non ho bisogno di voi! Non ne ho bisogno! Voi non esistete!
Le vostre parole sono impostura! Lozioni da ciarlatani! Io esisto, io, Alex il
Grande! Io esi

Le parole di Alex vengono coperte dai versi degli animali.

NARRATORE: Ce n'è di cose strange, lì, nell'India, eh! L'albero del soleil e
della luna, quello che dorme sui chiodi e mangia le lampadine, le femmene con un
casin de brazza, li guaglioni con la capa d'elefante, i coltelli tutti storti,
le statuine che slurpano il latte e alla fine non ci capisci più un casso, di
cosa c'è e cosa ti sei solo immaginato. Los vivos, los muertos tutto mischiato,
lì nell'India.

Appare lo spettro di Filippo.

ALEX: Padre! Padre!!

Alex estrae il coltello e comincia a combattere contro l'aria.

ALEX: Che vuoi da me? Che vuoi ancora? Muori! Muori! Muori! Lasciami arrivare al
mare! Tu non sei più il mio padre! Il Sole nero! Il Sole nero! Quello è il mio
padre! Lasciami arrivare al mare! Lo attraverserò e pianterò nel fianco del sole
il mio coltello perché io solo posso trionfare e sarà questa notte per sempre se
io raggiungo il sole e gli pianto il mio coltello nel fianco del sole che sta
dietro l'orizzonte prima che spunti il sole diventerò il re dei re dei re del
mondo se porterò le mie armate oltre l'oceano i miei uomini e la Macchina Nera e
troverò nuove terre da conquista e sarò io solo io solo io solo io solo

Il Narratore rovescia su Alex un secchio d'acqua. Clito, Parmenione, Cratero ed
Efestione si tolgono le maschere da animali che indossavano. Insieme al
Narratore, tirano secchi d'acqua contro Alex scoppiando in una risata senza
fine.

TUTTI: (cantano, irridendo Alex) Giro giro tondo, il mondo è tondo, tonda è la
terra, tutti giù per terra!

Alex crolla per terra. Cratero torna a far dondolare il faro da segnalazione. Il
Narratore si siede accanto ad Alex, estrae dalla tasca un sacchetto pieno di
semi di zucca, li mangia e sputa il guscio. Aspetta che Alex riprenda
conoscenza. Raccoglie la fiala.

NARRATORE: I know, I know. I know che t'è successo. E' 'sta merda, che ti fa
male. La magadammon ma non lo vedi che quella t'ha preso per il culo? 'Ntanto
comincia a lasciar stare 'sta robaccia qua. E poi poi devi stare nu picco più
tranchillo, amigu meo, sempre cussì nervose che poi finisce che finisci dentro
alla busta di plastica, nella spassatura, come quei dieci poveri ragassi dietro
le pompe del gasoil, che viene la polìs e ti fa su in un sacco per le scovazze e
ti mette lì in del frigos, col cartellino 'taccato al pollicione della zampa:
"Alex emme". Che poi viene la tua povera mamma e loro ti tirano fuori del frigos
tutto duro come un merluzzo e ci dicono: "Lo riconosce, sciura?" e lei che tacca
a caragnà e non c'ha nemmeno la forsa di dire di sì, che quello lì duro duro
come un baccalà, con un buco dentro alla fronte e il cartellino sul pollicione,
è proprio quello che aiutava a fare i compiti al pomeriggio, quello che ci
diceva che lei era la mamma cchiù bella d'o munne, quello che ci succhiava il
latte dal capessolo e sembra impossibile che ades l'è lì, duro come un findus,
buttato in un frigos con un buco dentro al cabezon. Averci vent'anni e finire
sull'asse dello stracchino eh, non è bello, is not beautiful. E poi sta muzika
che te senti te e bum bum bum e bum bum bum eh! quella sì che te fa mal.
(Sputa un seme) Non va, non va, va mica. Te devi andare nei boschi, mica lì
dove sei finito, in 'sto deserto del Belinistan che ti sei messo in da 'a capa
di attraversare, devi fare i sports, anzi, sai che ti farebbe meglio a te? Il
militare! L'hai fatto? No che non l'hai fatto, te, si vede. Altrimenti tutti
'sti grilli che tieni in d'a capa mica ce li avevi Il militare, quella lì è la
miglior cura! Ma no come lo fanno adesso, eh: come l'agghie fatte mì, calci nel
culo e via andare. Eh, povera Grecia. Ma te no, te c'avevi il papi la pappetta
pronta e la copertina rincalzata. In fabbrica, ti doveva mandare, a grattare il
sale con le unghie alter che ball.

Alex si riprende, si alza e scappa. Il Narratore lo guarda allontanarsi, poi
scuote la testa.

NARRATORE: Eh, giuentù del casso

Alex avanza seguito da Calliroe/Angelo che lo minaccia con la spada.

ANGELO: Alessandro! Alessandro! Guardami, Alessandro. Guardami negli occhi. No,
tu non mi guardi? I miei occhi morti. Non c'era aria dove mi hai rinchiuso, non
c'era la morte rapida che chiedevo, quella che non si nega neanche ai cani. Ma
tu non guardi mai negli occhi. Guardami negli occhi. Guardami negli occhi! A
cosa ti è servito? A cosa, Alessandro? Cos'hanno visto i tuoi occhi? Di tutto
ciò su cui si sono posati, cos'hanno visto? Hanno guardato, senza vedere. A cosa
serve essere chiamato Grande, se non riesci neanche a guardare dentro agli occhi
di un angelo? Una volta, prima di morire, una sola volta. Tu puoi. Adesso che
non è rimasto più niente, tu puoi. Ora, che non è più notte e non ancora giorno.
Ora puoi essere un eroe. Guardami, guardami, no paura, no paura. No paura.

Alex si ferma e si volta guardandola negli occhi. L'angelo abbassa la spada.

ANGELO: Il sole sorge adesso. Il tempo è fermo. Sei tu, per la prima volta. Il
resto è nulla.

Efestione corre incontro ad Alex per abbracciarlo.

ALEX: Efestione, mio amore!

Si abbracciano. Cratero pugnala Efestione alle spalle. Efestione muore tra le
braccia di Alex.

ALEX: No! (Scoppia a piangere)

Cratero afferra Alex e lo spinge verso Parmenione e Clito.

CRATERO: Infine cadde d'Alex il giorno di morte. Certo è più tenero adesso a
toccarsi di quando incendiava la piana

Alex viene picchiato sotto la luce intermittente di un faro da segnalazione
navale. Vediamo il suo volto apparire e scomparire, mentre i picchiatori
rimangono nell'ombra. Appare il Narratore.

NARRATORE: U novantunesimo colpe Efestione che t'arriva dritto al corazon e
ti lascia proprio adesso che l'hai riconoscuto, l'amor tuo. U novantaduesimo
colpe, papà Pippo, che ancora sta là a scettare sangre sul tappeto del salotto.
E lo fa nigro, nigro, nigro. U novantatreesimo colpe, Parmenione, in de la
sciena, pum, manco li cani, Alex, manco li cani. U novantaquattresimo colpe,
Clito, il Negro, fratello di santa sangre, occhi fuori dalla testa e lingua blu,
ptu ptu. U novantacinquesimo, Calliroe, dimenticata nel bagagliaio, oublié,
povera estrella. U novantaseiesimo colpe, Bucefalo, la machìn nigra del papi,
che hai portato a morire nel mezzo al deserto. U novantasettesimo, Candace, a
Reggina, ca nun te se filato manco de' pezza, remember la spüssa che c'avevi? U
novantottesimo colpe, la magamagò, e le sue tettasse, quel bel culon che teneva
e la bocca nigra. E la professia: uccidere il sole. U novantanovesimo si tu,
Alex, che adesso sai che una storia ce l'hai, e se lo sai, la puoi changé. E poi
arriva u centesimo colpe, o sole, o sole mio, che vien su come tutte le mattine,
sensa che nessuno c'ha piantato niente nel cuore. Lui viene su e si vede tutta
la paura. Te la senti, Alex? Te la senti di farla vedere a tout le monde, la
paura che c'hai drento? Magari adesso te la senti. E vedrai che poi sei anche
più simpatico

Il sole sorge. Alex si accascia tra le braccia dell'angelo. Il Narratore accende
una radiolina.

NARRATORE: (voce registrata) La statale 17 è interrotta per un incendio
all'altezza di Fidenza. Passo del Pordoi chiuso per neve. Hanno riaperto la
galleria sulla A10 tra Albenga e Andora. C'è un passero infilzato su un rovo
allo svincolo di San Giuliano, e si viaggia a una sola carreggiata tra Barberino
e Prato. C'è un passero infilzato su un rovo, a San Giuliano, un passero
infilzato su un rovo, un passero su un rovo

Il Narratore spegne la radio, avanza verso il pubblico e declama.

NARRATORE: E livido ferro offrì Apollo agli arcieri, e pose in mezzo a loro
dieci scuri e dieci doppie scuri. Drizzò l'albero di una nave prua azzurra nella
sabbia, lontano; e legata una tremante colomba per la zampa con corda sottile,
invitò i guerrieri a colpirla di freccia. "Chi colpirà la colomba tremante si
prenda tutte le doppie scuri e le porti a casa; chi colpirà la corda, mancando
l'uccello, perché è meno bravo, si prenda le semplici scuri." Disse così: e si
alzò il nobile Teucro, e pure Merione, scudiero d'Idomeneo, s'alzò; subito
Teucro scagliò aitante il suo dardo, ma mancò l'uccello. Colpì vicino alla zampa
la corda che lo legava e il dardo amaro la tagliò. L'uccello volò verso il
cielo, ricadde per terra la corda. In fretta Merione gli tolse l'arco di mano,
alta sotto le nubi mirò la tremante colomba, in pieno colpì sotto l'ala, mentre
girava. La freccia la trapassò e cadendo giù in terra s'infisse ai piedi di
Merione; l'uccello, posato sull'albero della nave prua azzurra, afflosciò il
collo, ripiegò le ali pennute e la vita volò via dalle membra: così piombò giù
dall'albero, e la gente guardava stupita.

FINE