UN ALTRO UOMO

di

Giancarlo Loffarelli



Personaggi

DARIO CATELLI, 42 anni. Alto e robusto, veste di grigio. Modi eleganti e gentili che rivelano una grande capacità di autocontrollo.
ELVIRA, sua moglie, 38 anni. E’ una donna cui l’alcool, di cui abusa, non riesce a cancellare una notevole bellezza. 
VIRGINIA, loro figlia, 18 anni. E’ ciò che si immagina potesse essere la madre da giovane: una bellezza diafana con grandi occhi chiari.
CATERINA BORRELLI, 35 anni. La sua è una bellezza diversa da quella di Elvira: molto più sensuale, evocante una personalità più concreta.
UGO SOLERTI, 40 anni. Capelli radi portati lunghi sul collo. Giacca e cravatta di taglio sportivo, abbronzato, quasi sempre sudato.
CLAUDIO SAVINO, 26 anni. Giovane architetto che ha costruito il suo aspetto sullo stereotipo dell’artista: vestito trasandato ed andatura dinoccolata.
GABRIELE FALONE, 40 anni. Abbigliamento e modi quanto più anonimi: il classico tipo che non si nota subito e, quando si nota, rivela un che di inquietante.




Scena

Villa di campagna, al confine fra Lazio e Toscana, di Dario Catelli, assessore all’urbanistica e vice sindaco di un grosso capoluogo di provincia del centro Italia.
Ai nostri giorni. Novembre. Ponte dei morti.
Salone della villa, arredato con gusto, pieno di mobili d’antiquariato. Una grande porta finestra chiude la scena sul fondo; oltre i vetri, il giardino ormai spoglio. A destra si esce per raggiungere l’ingresso della casa; a sinistra si esce per salire alle camere da letto. Fra i mobili, al centro della scena, un divano.

Il testo è vincitore della XXVIII edizione del Premio Fondi La Pastora.


ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

(E’ la domenica sera, l’ultimo giorno del ponte. E’ in corso un temporale. Gli ospiti della villa stanno bevendo qualcosa dopo cena: chi un caffè, chi un liquore, ecc. Dario è seduto sul divano, gli altri gli sono attorno, alcuni in piedi, altri seduti)
ELVIRA (a Dario) Questa è una delle tue solite stranezze! Io francamente non ti capisco… Così: tutto insieme, senza preavviso, senza… senza un qualcosa che… Ma che ne so! Non sono decisioni che… che si prendono all’improvviso: qui c’è sotto qualcosa!
VIRGINIA Mamma ha ragione. Tu ci hai comunicato la tua decisione, papà; però se non ce la spieghi è come se ci avessi semplicemente messo al corrente di una cosa che… a questo punto, avremmo potuto pure leggerla sui giornali: che differenza fa saperla dalla stampa o da te?
ELVIRA Che c’è sotto, Dario? Eh?
GABRIELE Sentite, perché non lo lasciamo un po’ in pace? Queste sedute di autocoscienza non sono più tanto di moda, no?
ELVIRA Ah! E noi dovremmo starcene zitti, in silenzio rispettoso… in ossequioso silenzio…
GABRIELE Non dico questo…!
ELVIRA … perché il signor assessore non vuole dirci il motivo…
GABRIELE Fammi parlare, Elvira!
ELVIRA … delle sue dimissioni? E’ cosi? (Beve tutto d’un fiato il suo bicchiere di whiskey)
GABRIELE Smettila di bere, Elvira!
ELVIRA Cosa?
GABRIELE Stai esagerando…
ELVIRA Non ti permettere di dirmi quello che devo fare, hai capito?
GABRIELE Scusa.
ELVIRA Non permetterti di farlo mai più!
GABRIELE (pausa) A voi potrà pure dirlo, il motivo - dico a te e a Virginia - ma perché deve fare questa dichiarazione pubblica: ecco, questo non lo capisco!
ELVIRA Non lo capisci? Ah, non lo capisci? Perché si dà il caso che questo stronzo qua (indica Ugo) è il suo avvocato e migliore amico…
UGO Stronzo, ma amico!
ELVIRA Tu (a Gabriele) sei il suo… il suo consigliere spirituale, e lui (a Claudio) è il fidanzato della figlia!
VIRGINIA Mamma! Stiamo insieme, che fidanzato!
ELVIRA Te lo scopi? Te lo porti a letto qua, quando noi stiamo in città? 
VIRGINIA Mamma!
ELVIRA E allora è il tuo fidanzato?
DARIO Non c’è bisogno di essere volgari, Elvira!
ELVIRA Cosa?… Che cosa? Ma avete sentito? Ha parlato. Il grand’uomo s’è degnato di aprire bocca. Soltanto per rimproverarmi la mia volgarità, è vero: ma è già qualcosa.
CATERINA E io?
ELVIRA Che vuoi tu?
CATERINA Cosa…?
ELVIRA Che cazzo vuoi tu?
CATERINA No, dico: prima hai fatto una lista, mi pare.
ELVIRA E allora?
CATERINA Io non c’ero nella lista.
ELVIRA Pretendevi che includessi pure l’amante?
DARIO (alzandosi) Basta! Non voglio sentire più niente da te, se devi continuare su questo tono.
(Si fa silenzio. Dario si versa da bere. Nessuno osa parlare. Poi:)
VIRGINIA Papà, tu lo sai come la penso io… come l’ho sempre pensata sui tuoi impegni politici. Credi che mi dispiaccia, ora, che hai deciso di piantare tutto?… Per me, quella che hai dato qualche minuto fa è la più bella notizia che potevi darmi. Però capisci benissimo che appare strana…
DARIO Strana?
VIRGINIA E’ strano che tu non senta il bisogno di dirci il perché.
DARIO (pausa) Sono cambiate molte cose. (Pausa) E’ questo: molte cose… sono cambiate! Non è che io adesso… - magari voi lo pensate - lascio perdere la politica perché ci stanno di mezzo… che so: cose sporche, affari che non mi piacciono… No! E’ che… E’ che io ho capito… che non sono… sì, non sono portato per la politica, non è il mio mestiere.
UGO Cazzate, Dario!
ELVIRA Ma tu guarda che mi tocca sentire…!
UGO Non dire cazzate: tutto, ma non questo…
ELVIRA Sono vent’anni che vive di politica, giorno e notte, ed ora scopre di non esserci portato!
UGO Elvira ha ragione, Dario!
DARIO Allora mettiamola così:… sono accaduti dei fatti importanti… Fatti che non riguardano la mia attività politica… Fatti… diciamo personali, che mi hanno portato ad assumere questa decisione.
ELVIRA Fatti personali?… E che fatti?
DARIO Preferisco non dire altro, per adesso. Vi prometto, però, che, fra non molto credo, appena mi sarò chiarito io stesso le idee… Allora vi dirò tutto. Credetemi: vi dirò tutto e così capirete, anche, che non potevo parlarvene subito.
(Silenzio)
CATERINA Per me fai bene, Dario!… Qualunque sia il motivo, io ho sempre pensato che tu non eri tagliato per questo mestiere. Non contano i successi che hai avuto… C’è sempre stato nel tuo modo di fare qualcosa che stonava con l’ambiente che avevi attorno.
GABRIELE Dovresti scrivere qualcosa su questa storia, sai Dario?… Un raccontino… Perché no? Un romanzo. A me sta venendo qualche idea, per esempio… Ne debbo parlare con il mio editore.
CATERINA Tu, poi, trasformi tutto in letteratura!
GABRIELE E non serve a questo la vita?
DARIO Non si sa mai, Gabriele. Potrei prendere sul serio il tuo consiglio.
GABRIELE Davvero? Ne sarei felicissimo!
ELVIRA Tu, scrivere un romanzo? Tabelle, statistiche, grafici: questo hai sempre saputo scrivere tu. Non erano queste le qualità che hanno sempre apprezzato in te al partito?
DARIO (cupo) Già, è vero.
ELVIRA Che romanzo sai scrivere tu?
UGO Io ti dico solo questo: pensaci bene prima di dare le dimissioni! Valuta tutti i pro e i contro. Manca un anno alle elezioni e un anno è niente in politica. Voglio dire... tieni conto delle tue esigenze, di questi fatti nuovi che dici ti sono capitati… Ma calcola anche l’opportunità politica del tuo gesto… Vice-sindaco… Assessore all'urbanistica… Hai idea di come c’inzupperebbero il pane le opposizioni?… Non dico che tu debba per forza continuare: dico che potresti anche rimandare la decisione a dopo le elezioni…
DARIO No! Non è cosa che posso rimandare… Non so se troverei ancora la forza di farlo.
UGO E’ proprio improcrastinabile?
DARIO Assolutamente!
UGO Alzo le mani.
DARIO E adesso io vorrei andarmene a letto. Voi restate pure, non preoccupatevi. (Si avvia)
CLAUDIO Signor Catelli.
DARIO Sì?
CLAUDIO Signor Catelli, mi scusi… so che, magari, la cosa può pure apparire fuori luogo, ma… lei sa quanto sia importante quella questione, per me e…
DARIO Sì, capisco…
CLAUDIO … e verrà quasi certamente compromessa dalle sue dimissioni.
DARIO Lo so. (Fa per uscire)
CLAUDIO E allora?
DARIO E allora niente. Posso solo dire che, se la mia decisione dovesse compromettere la… la questione che ti sta a cuore… beh, mi dispiace… non posso dire altro… Buonanotte, signori!
CLAUDIO Ma per me è una questione di vita o di morte!
DARIO Anche per me.
CLAUDIO Che cosa?
DARIO Anche per me è questione di vita o di morte capire quello che mi è successo…
CLAUDIO Ma non nel senso che…
DARIO Buonanotte! (Esce)
(Silenzio. Poi:)
ELVIRA Ma che sta succedendo? (Si versa da bere)
GABRIELE “Exit!”
ELVIRA Tu che dici, Ugo?
UGO Io?
ELVIRA Non ne sapevi niente tu?
UGO Quanto te.
ELVIRA E adesso?
UGO (pausa) Io me ne vado. Domani è lunedì e bisogna ricominciare…
ELVIRA Non resti a dormire?
UGO No, grazie. Preferisco alzarmi un po’ più tardi domani mattina: è meglio che torni a casa adesso. Non soffro il sonno la sera, ma la mattina se posso alzarmi qualche minuto più tardi, ne approfitto. Grazie per l’ospitalità di questi tre giorni…
ELVIRA Figurati! Il week end dei morti non è che sia il massimo per rilassarsi.
UGO Qui è l’ambiente che rilassa. Hai visto che ha combinato a Dario?
VIRGINIA (a Claudio) E tu che fai?
CLAUDIO Me ne vado anch’io.
VIRGINIA Ti accompagno alla macchina.
(Ugo, Claudio e Virginia escono.)
CATERINA Io me ne vado a letto. (Esce)
ELVIRA Tu, invece, che fai?
GABRIELE Se ve ne andate tutti, vado in camera anch’io.
ELVIRA Non hai sonno?
GABRIELE Per me queste sono le ore migliori per scrivere. (Bacia Elvira)
ELVIRA (parlano continuando a baciarsi) Dai, smettila, qualcuno potrebbe vederci…
GABRIELE Che hai?
ELVIRA Niente…
GABRIELE E allora?
ELVIRA Dai, non è il momento…
GABRIELE Per te sembra che non sia più il momento…
ELVIRA Ma che dici?
GABRIELE Credi che non me ne sia accorto?
ELVIRA Di cosa?
GABRIELE Sei fredda!
ELVIRA Non è vero…
GABRIELE Sei fredda con me.
ELVIRA (staccandosi) Dai, basta!
GABRIELE Allora è proprio meglio scrivere…
ELVIRA Eh?
GABRIELE Me ne vado in camera. 
ELVIRA Come fai a scrivere a quest’ora? 
GABRIELE Scrivo.
ELVIRA Ti riescono bene i tuoi romanzi a quest’ora di notte?
GABRIELE Se ti prendessi almeno una volta la briga di leggerne uno non mi faresti questa domanda.
ELVIRA Visto come riesci a vendere, dovrei dire che ci riesci bene.
GABRIELE Le copie vendute non sono indice di arte.
ELVIRA Vorresti scrivere opere d’arte?
GABRIELE Chi non lo vorrebbe?
ELVIRA Però, con quello che guadagni con questi istant-book, non puoi certo lamentarti.
GABRIELE Infatti non mi lamento.
ELVIRA Non ce la farei mai a leggerne uno.
GABRIELE Vedi: quando scriverò un libro che tu riuscirai a leggere, allora saprò di aver scritto un capolavoro.
ELVIRA Non sono un critico letterario!… 
GABRIELE Io vado sopra.
ELVIRA Ti seguo. (Escono)
(Per qualche momento la scena resta vuota, poi rientra Dario, in pantofole con una vestaglia. Cerca fra un mucchio di riviste, ne prende una e fa per tornare in camera. Ha appena distolto gli occhi dalla rivista che, dinanzi a sé, fuori scena, vede qualcuno)
DARIO Ah, sei tu? Che ci fai ancora qui? 
(Un colpo di pistola. Il grido soffocato di Dario. Altri due colpi di pistola in rapida successione. Viene spenta la luce, quindi si sentono i passi di qualcuno che scappa di corsa)


SCENA SECONDA

(Nel buio si sente il rumore secco di una lampada che viene accesa. Luce stretta su Claudio, seduto su una sedia. Attorno a lui è totalmente buio. Parla con lo sguardo rivolto dinanzi a sé; ha il volto coperto di sudore ed indossa gli stessi abiti che indossava nella scena precedente)
CLAUDIO No, signor giudice, non sono stato io ad uccidere l’assessore Catelli. Capisco benissimo che lei possa pensare… Io lo so chi è stato ad ucciderlo… Forse mi sono espresso male… Non è che io sappia… Ecco… io ho un sospetto… Non pensi che io sia una spia, ma… come si dice… mors tua… O io o lui! E poi può darsi benissimo che non si tratti dell'assassino. E’ che sono parecchio confuso… io non mi aspettavo tutta questa… situazione… E’ che sono precipitate una serie di cose… ma forse è meglio – non so se ci riuscirò – provare ad essere un po’ sistematici e… Guardi io le prometto che le dirò tutto quello che so, però tenga presente che io non sono certo di quello che le sto dicendo… Non mi fraintenda! Ci sono delle cose che le dirò di cui sono certo: come potrei non esserne certo? Le ho vissute io direttamente! … E' se lui sia effettivamente l'assassino: è di questo che non sono certo… Vede, il fatto è che io ricattavo, in qualche modo, l’assessore Catelli, questo sì, però non l’ho ucciso io… Qualche giorno prima… prima che l’assessore venisse ucciso, esattamente il primo giorno di questo maledetto week end dei morti, il venerdì… anzi no, era il secondo giorno: il sabato, sì, il sabato pomeriggio e… e Virginia… Virginia è la mia fidanzata, la figlia dell'assessore… Virginia era stata a parlare col padre… Le avevo chiesto io di farlo…
(Lentamente Claudio scompare nel buio e, quando la luce si alza nuovamente, torna il salone della villa)


SCENA TERZA

(Dario è seduto. Virginia gli gira attorno parlandogli molto agitata.)
VIRGINIA Credimi, papà: con Claudio mi sembra di aver trovato finalmente la persona giusta…
DARIO Non posso che essere contento di questo, Virginia…
VIRGINIA Lui vuole sposarmi, sai?
DARIO Davvero?
VIRGINIA Me lo ha chiesto qualche tempo fa.
DARIO E tu?
VIRGINIA Io?
DARIO Che gli hai detto?
VIRGINIA Che dovevo dirgli io?
DARIO Non lo so!
VIRGINIA Avrei voluto dirgli che non ero in me dalla gioia per quello che mi stava dicendo. Questo avrei voluto dirgli! E sai invece che cosa gli ho detto? Lo sai?
DARIO Cosa?
VIRGINIA Che era impossibile: questo gli ho detto!
DARIO E perché gli hai detto…?
VIRGINIA Perché non abbiamo una sicurezza economica che…!
DARIO (ridendo, si alza e abbraccia la figlia) Non abbiamo la sicurezza economica!… Non abbiamo la sicurezza economica! Dio mio che paroloni! E tu pensi che io in tutti questi anni di duro lavoro non sia stato capace di mettere insieme…?
VIRGINIA (si scosta dal padre) Non vogliamo vivere come dei mantenuti, papà!
DARIO Come dei mantenuti?!… Ma che stai dicendo? Tu sei mia figlia: io ho il dovere di pensare a te...
VIRGINIA Ma non lo capisci che sarebbe un'umiliazione per Claudio farsi mantenere da te?
DARIO Ma si tratterebbe di una cosa transitoria… Momentaneamente potrei pensare io a voi, in attesa…
VIRGINIA In attesa di cosa?
DARIO Ma in attesa che lui trovi un lavoro stabile: non è un architetto? E allora! Qualcosa, prima o poi dovrebbe venire fuori per lui!
VIRGINIA Lui ha fatto quel progetto!
DARIO Quale progetto?
VIRGINIA Cristo, papà! Te ne sei già scordato?
DARIO Ah, il progetto per l'Auditorium…!
VIRGINIA Il progetto dell'Auditorium, già!
DARIO Senti, non mi dirai che pensa di sistemarsi per tutta la vita con quel progetto?!
VIRGINIA Per tutta la vita, no; però sarebbe un buon inizio per lui.
DARIO Sarebbe un ottimo inizio, me ne rendo conto, ma…
VIRGINIA Ma?
DARIO Virginia, senti: non è una cosa sulla quale può fare molto affidamento!
VIRGINIA E perché?
DARIO Perché le cose non sono così semplici come lui crede…
VIRGINIA Però tu gli avevi detto che poteva…
DARIO Lo so quello che gli ho detto…
VIRGINIA E allora?
DARIO Ora è diverso!
VIRGINIA E cosa c’è di diverso, adesso?
DARIO Ascoltami, Virginia…
VIRGINIA Papà, ascolta tu me, invece!
DARIO Fammi dire…
VIRGINIA No, ascoltami!… Io non ti chiedo di fare cose sporche: questo mai. Però io credo che, in genere, sono altri a fare cose sporche e quelli come Claudio, che sono persone pulite, restano fregati. Allora io ti chiedo solo questo: quando ci sarà questa gara per l'Auditorium… io ti chiedo solo di far sì che le cose si svolgano in maniera corretta. Che non ci siano impicci e imbrogli! Se il progetto di Claudio vale - e io sono sicura che vale! - non avrà bisogno di altro!
DARIO Dio come la fai facile!
VIRGINIA Lo so che non è così facile come ti ho detto io, ma so anche che se tu vuoi, puoi!
DARIO Non è così…
VIRGINIA E’ stato sempre così: non dire balle!
DARIO Forse era così ma adesso…
VIRGINIA Adesso è come sempre!
DARIO Dio, Virginia! Io non pensavo…
VIRGINIA Senti, adesso verrà lui a parlarti…
DARIO Come: verrà lui?
VIRGINIA Sì… mi aveva detto che voleva venire a parlarti e io mi sono offerta… come dire?… di appianargli un po' la strada…
DARIO Virginia!
VIRGINIA (abbraccia il padre) Ricordati di quello che ti ho detto!
DARIO Sei ancora una bambina.
VIRGINIA Non ti sto chiedendo nulla che tu non possa fare…
DARIO Non è vero!
VIRGINIA … se vuoi!
DARIO Io vorrei…
VIRGINIA E allora tutto è a posto.
DARIO Non è tutto a posto…
VIRGINIA Lo chiamo. (Esce)


SCENA QUARTA

(Dario resta per qualche istante solo, poi entrano Claudio e Ugo.)
UGO (entra seguito da Claudio) Ciao, Dario. C'è qui Claudio che voleva parlarti…
DARIO Sì, sì, lo so…
CLAUDIO Buonasera signor Catelli. Volevo ringraziarla per questo invito a trascorrere questi giorni qui e…
UGO Mi diceva che era un po' preoccupato per la storia del progetto dell'Auditorium…
DARIO E’ per questo che sei venuto qui?
CLAUDIO Qui, dove?
DARIO No, niente, scusa, scusa…
UGO (a Claudio) Avanti, digli quello che stavi dicendo a me!
CLAUDIO Sì, mi interessava sapere se c'era qualche possibilità…
DARIO Di cosa?
CLAUDIO No, niente, di poter avere…
DARIO L'appalto? Questo volevi dire?
CLAUDIO Beh, certo… è questo…
DARIO E io cosa dovrei fare?
CLAUDIO In che senso…?
DARIO In che senso?
CLAUDIO Io non capisco… ne avevamo parlato…
DARIO Sì, mi ricordo… ne avevamo parlato…
CLAUDIO E adesso?
DARIO Adesso cosa?
UGO Che cazzo ti stai inventando, Dario? 
DARIO Cosa?
UGO Non è normale che questo ragazzo ti chieda una cosa del genere visto che su quel maledetto appalto ci ha messo la speranza di poter lavorare seriamente ad un livello che finora non ha mai potuto nemmeno sfiorare? Ti sembra strano?
DARIO La cosa interessa anche te, Ugo?
CLAUDIO No, no, l'avvocato…
UGO Mi interessa solo che tu ti pronunci su questa cosa, perché questo ragazzo, guarda caso, è anche il fidanzato di tua figlia!
DARIO Peggio! Hai idea di che casini mi attirerebbe?
CLAUDIO Sì, mi rendo conto…
UGO Non dire stronzate! Ti prego, Dario non dire stronzate ché di appalti te ne sei fottuti quanti ne hai voluti…
DARIO Non ti permettere…!
UGO Io mi permetto quello che cazzo mi pare perché sono il tuo avvocato - e una volta anche il tuo amico mi sembra di ricordare - perciò lo so bene io come sono sempre andate le cose…
DARIO Appunto! Una volta! Adesso non più!
UGO Ah, ti stai cacando sotto, allora? E' così? Ti stai cacando sotto per qualche avviso di garanzia che hanno mandato qualche annetto fa?
DARIO Non è per questo!
UGO E allora per cos'è? Me lo vuoi dire per che cosa cazzo è che non te la senti di fare l'unica cosa pulita della tua carriera favorendo questo ragazzo e quindi tua figlia?
DARIO Senti, Ugo…
UGO E poi perché portarla fino a questo punto la questione? Se volevi sbattertene le palle, perché non gliel’hai detto subito? Tu non gliel’hai detto subito, no! Tu l’hai fatto illudere, hai portato avanti la cosa fino ad un passo dalla fine e adesso ti tiri indietro: perché?
DARIO Io non posso…
UGO E’ uscito fuori qualcun altro?
DARIO Non è uscito fuori nessuno…
UGO Chi è il nuovo cavallo, Dario?
DARIO Ti dico…
UGO E a me perché stavolta non hai detto niente?
DARIO Non c’è nessun trucco dietro.
UGO Non inventarti balle con me che…
DARIO Io ho deciso di dimettermi.
UGO … ti conosco da quando siamo… Che hai detto?
DARIO Mi dimetto.
CLAUDIO Come?
UGO Ti dimetti?
DARIO Mi dimetto, sì.
UGO (ride esageratamente) No, no, no, no… che mi tocca sentire? Che cazzo ti stai inventando Dario?… Questa balla a che serve, adesso?
DARIO Non è una balla. Ho deciso di dimettermi.
CLAUDIO Ma come ha deciso…?
UGO Ah sì? E va bene, e fammi un po' capire perché avresti preso questa decisione storica?
DARIO Permettimi di non dirtelo, almeno per adesso.
UGO Permettimi di non dirtelo?!… Permettimi di non dirtelo?!
DARIO Almeno per adesso!
UGO Ma che cazzo significa?
DARIO Anzi, devo chiedervi il favore di tenervi la cosa per voi finché non lo comunicherò io stesso a tutti. E lo farò prima che andremo via di qui.
UGO Ma perché? Mi vuoi dire perché questa immane stronzata, vera o falsa che sia?
DARIO Sono successe delle cose importanti, Ugo. Ti prometto che lo saprai fra i primi, appena deciderò di dire il vero motivo. Sappiate anche che siete le prime persone a cui dico che mi dimetterò.
CLAUDIO No! E' la fine per me!
UGO E' un bluff! E' un maledetto bluff!
DARIO Non è un bluff!
UGO E' un fottutissimo bluff! Non capisco cosa ti sta passando per quel cervello di merda ma sono sicuro che stai bluffando…
CLAUDIO E' così, signor Catelli?
UGO Certo che è così!
DARIO No, Claudio, non è un bluff.
CLAUDIO Non è un bluff.
UGO E che è allora?
DARIO (lentamente, Dario estrae dalla tasca una busta da lettera) Le ho scritte un'ora fa.
CLAUDIO (cade affranto su di una sedia) No.
UGO (dopo una pausa di silenzio strappa la lettera dalle mani di Dario e comincia strapparla selvaggiamente facendone pezzettini minuti) Ecco!… Ecco!… Ecco, ecco ed ecco… Ecco le tue dimissioni!… Queste sono le tue dimissioni!…
DARIO (calmo) Sai benissimo che non serve a niente.
CLAUDIO (è tesissimo, anche se inizialmente riesce a controllarsi. Poi, via via, perde letteralmente la testa) Senta signor Catelli, io a questo punto non avrei voluto arrivarci… Per lei forse queste dimissioni sono un capriccio… Io non voglio neanche sapere per quale motivo lei ha preso questa decisione… Però per lei che cosa cambia, eh?… Che cosa cambia?… Lo vuole sapere che cosa cambia?… Niente cambia. Niente! Perché lei è un pezzo grosso del suo partito… (Ride nervoso) S'è dimesso, assessore Catelli? Ah s'è dimesso? E adesso che cosa vuole fare? Il deputato?… Vuole fare il deputato? Oppure il Senatore? Dica: vuole fare il Senatore?… Forse l'assessore Catelli punta al Parlamento Europeo! Ma certo! Parlamento Europeo!… Oppure, invece s'è stancato della politica e vuole andarsene in pensione? Ma sì, pensi a godersi finalmente tutti i soldi che s'è messo da parte in tutti questi anni di carriera politica!… E adesso invece lo vuol sapere cosa significano queste sue dimissioni per me? Lo vuole sapere che cosa significano queste dimissione sue, assessore Catelli per me che non sono un cazzo?… La merda, assessore Catelli, un grande tuffo nella merda da cui pensavo di essermi liberato presentando un progetto in un Comune dove il pezzo grosso che decide a chi dare e a chi non dare i soldi era il padre della mia ragazza!… Questo è il mio futuro, signor assessore!…
UGO Calmati, Claudio.
CLAUDIO Ma io non lo so se Virginia avrà un futuro migliore!
DARIO (pausa) Che significa?
UGO Claudio!
CLAUDIO (sempre più fuori di sé) Che significa? Significa che Virginia è incinta e non so che se ne farà di un bastardo quando io l'avrò mandata a fare in culo!
UGO Claudio! Ma come ti permetti?!… Questo è un ricatto! Questa è una cosa intollerabile!
DARIO (in totale silenzio, senza guardare gli altri due, esce).
(Buio)


SCENA QUINTA

(Nuovamente, si sente il rumore secco di una lampada che viene accesa. Luce stretta su Caterina. Attorno a lei è totalmente buio. Parla con lo sguardo rivolto dinanzi a sé; anche lei - come gli altri che seguiranno nelle medesime condizioni - indossa gli stessi abiti che indossava nella scena prima)
CATERINA Che fra me e Dario ci fosse una storia era cosa di dominio pubblico, signor giudice. Né io, né lui… sì, tranne che i primi tempi, ci siamo mai preoccupati di nasconderla. D'altra parte tutti sapevano pure che il suo rapporto con la moglie era in crisi già da tempo!… Non so con precisione quali fossero i motivi… Non mi interessava, più che altro!… A me interessava soltanto il mio rapporto con Dario (Ha un momento di commozione: sta per piangere; poi si asciuga velocemente le lacrime e riprende). Non pensi però che fra me e la moglie… Certo: c'era freddezza… Però Dario aveva ottenuto che io potessi venire qui quando volevo… Dormivo anche qui!… In una camera mia, sì… Ma anche Dario non dormiva con la moglie!… Il primo giorno che siamo arrivati qui, il venerdì prima che Dario morisse, avevamo avuto uno scontro. Io e la moglie, sì. In genere cercavamo di evitarci… però… Però qualche volta capitava qualche momento di… E poi era accaduta una cosa particolare… di cui solo io ero a conoscenza e che dovevo far sapere a Dario… Io sono un medico, signor giudice, e dovevo portare a Dario delle carte importanti…


SCENA SESTA

(Cambio di luce. Caterina scompare. Nel salone della villa, Caterina ed Elvira sono già nel mezzo di una discussione)
CATERINA Io non accetto di essere trattata da te come l'amante segreta di Dario!
ELVIRA Smettila!
CATERINA Non farmelo ripetere ancora!
ELVIRA L'unica cosa che non sei è di essere segreta.
CATERINA E non è un'offesa.
ELVIRA Per me lo sarebbe, ma tu…
CATERINA Ma tu, cosa?
ELVIRA Senti, siamo appena arrivate qui in villa…
CATERINA E allora?
ELVIRA Allora non mi va di intossicarmi questo fine settimana…
CATERINA E neanche a me…
ELVIRA Perciò evitiamo di incontrarci, se è possibile…
CATERINA Non chiedo di meglio!
ELVIRA La villa è grande…
CATERINA Quindi cerca di non capitarmi tra i piedi!
ELVIRA Questo caso mai sono io a dirtelo!
CATERINA E invece te lo dico io…
ELVIRA Se tu avessi un po’ di dignità…
CATERINA Sei tu che se avessi un po’ di dignità…
ELVIRA … non dovresti neppure venirsi qui!...
CATERINA … te ne dovresti solo andare!...
ELVIRA Che dignità hai mai avuto tu? (Si versa da bere)
CATERINA E tu la chiami dignità quella di continuare a stare con tuo marito che non ti ama più già da un pezzo solo per non perdere i tuoi privilegi?
ELVIRA Che ne sai dei sentimenti di mio marito?
CATERINA Io? Chiedi a me che ne so io? Ma se lo sanno tutti?
ELVIRA Te lo ha mai detto lui?
CATERINA Ma cosa deve dirmi?
ELVIRA Tu dimmi soltanto, se ti è rimasto un briciolo di onestà, se mio marito ti ha mai detto di non amarmi più!
CATERINA Ma non c'è bisogno di…
ELVIRA Non te l'ha detto: questo è il punto! E questo è quello che non ti fa stare in pace!
CATERINA Se ti serve illuderti in questo modo!
ELVIRA Se a te serve illuderti che non mi ama!
CATERINA E che ci sto a fare io qui allora?
ELVIRA E' quello che mi chiedo anch'io!
CATERINA Chi sono io che sto sempre con lui come e più di te?
ELVIRA Quella che lui si scopa! Punto e basta!
CATERINA Sei patetica!
ELVIRA Sei una puttana!
CATERINA (scoppia in una grassa risata)
ELVIRA Ridi! Solo questo sai fare! (Esce)
CATERINA (ad Elvira, che è uscita, con rabbia) Mi fai pena! Mi fai soltanto pena!… Continua a recitare la parte della moglie!… Ipocrita!... Sei una povera alcolizzata che può soltanto suscitare pena!...


SCENA SETTIMA

DARIO (entrando) Con chi ce l'hai?
CATERINA Con la santarellina illibata che si crede ancora di essere tua moglie!
DARIO Infatti è mia moglie.
CATERINA Stronzo!
DARIO E poi non beve più come prima…
CATERINA Questo sei rimasto il solo a crederlo!
DARIO Si può sapere che hai?
CATERINA Non ti ci mettere pure tu!
DARIO Ma si può sapere…?
CATERINA Non ti ci mettere pure tu, per favore, Dario!
DARIO Va bene, va bene!
CATERINA Ti ho portato quelle carte… Mi ci è voluto un po’, ma alla fine sono riuscita a prenderle senza che se accorgessero.
DARIO Allora?
CATERINA Leggi tu stesso. (Gli dà delle carte raccolte in una cartellina che teneva in una borsa poggiata sul tavolo)
DARIO (comincia a sfogliare freneticamente le carte) Dimmi qualcosa intanto…
CATERINA E' meglio che tu veda con i tuoi occhi.
DARIO Perché, allora quello che sospettavamo…?
CATERINA Sull'ultima pagina trovi in sintesi il quadro complessivo.
DARIO Sull'ultima… (Va all'ultima pagina e ne legge velocemente il contenuto)
CATERINA Sì, è tutto lì.
DARIO (terminata la lettura, Dario è come paralizzato. Solleva lentamente il capo tenendo gli occhi quasi sbarrati) No!
CATERINA E' così invece. E’ proprio come pensavi.
DARIO (pausa) E che faccio adesso, io?
(Buio)


SCENA OTTAVA

(Elvira è illuminata da uno strettissimo fascio di luce)
ELVIRA Sì, signor giudice, io sono la moglie!... No, non c’era in atto, fra di noi, nessuna istanza di divorzio né di separazione… Sì, avevamo attraversato un momento molto difficile nel nostro rapporto ma… sì, posso dire che era in via di superamento. Forse dovrei raccontarle tutto dall’inizio… Una decina d’anni fa… sì, quasi una decina d’anni fa io e Dario cominciammo a sentire, sa com’è? io credo che capiti a tutte le coppie… come se le cose fra noi cominciassero a scivolare nell’abitudine, tutto scontato, niente più… più niente di nuovo… e allora, quasi senza volerlo, forse persino nello stesso periodo… ognuno di noi… cercò fuori quello che non trovava più dentro il matrimonio… Lui cominciò a frequentarsi con Caterina… sì era un’amica di tutti e due… e io… anch’io cominciai una storia con un amico di Dario, uno scrittore… Gabriele Falone, si chiama così… No, io lo posso ammettere: non lo feci per vendicarmi… non saprei neppure dirle chi cominciò prima; è come le ho detto: non trovavamo più niente che ci tenesse insieme e… Non ci separammo però, è vero… Perché… non lo so perché… Che vuole che le dica… A nessuno dei due venne in mente… Credo ci ritenessimo abbastanza civili da non dover fare una tragedia se ognuno di noi si rifaceva una storia… E poi avevamo una figlia! Ecco sì, a pensarci bene, io credo che sia stato per questo che restammo insieme. Certo, se avessimo litigato tutto il tempo, per la bambina sarebbe stato meglio ci fossimo separati, ma non fu così per noi: un rapporto civilissimo, le ho detto. Ma tutto questo appartiene al passato, perché negli ultimi tempi qualcosa stava di nuovo cambiando in noi… Che dirle?... Dettagli, sfumature, sensazioni… ma tutto indirizzato a farci capire, l’uno all’altra, che potevamo ricominciare… Io avevo smesso di bere… perché sì, quando con Dario cominciò ad andare tutto all’aria, non so se per via di questo fatto, cominciai a bere… Ma adesso, invece, voglio dire: da quando le cose stavano cambiando, bevevo molto di meno, perché… Erano mesi che sentivamo… almeno che io sentivo questa cosa… però il giorno prima che Dario fosse ucciso, quando eravamo già qui in villa, avemmo modo di parlare di tutto questo… fu la mattina del sabato…


SCENA NONA

(Elvira scompare. Di nuovo il salone della villa. Dario sta facendo colazione, quando, dopo un po’, giunge Elvira)
ELVIRA Gli altri?
DARIO Devono essere tutti giù al bosco.
ELVIRA Al bosco?
DARIO Così m’è parso di sentire.
ELVIRA A che fare?
DARIO Gabriele ha detto che voleva leggere il suo ultimo racconto all’aria aperta…
ELVIRA (sedendo) E sono andati tutti a sentirlo declamare?
DARIO Pare che interessasse a tutti.
ELVIRA (comincia a mangiare anche lei) E tu?
DARIO Io?
ELVIRA Non sei andato.
DARIO Non avevo ancora fatto colazione.
ELVIRA Altrimenti saresti andato?
DARIO Non lo so.
ELVIRA Non ti interessano i racconti?
DARIO Quelli di Gabriele?
ELVIRA Anche.
DARIO Non li ho mai letti.
ELVIRA Neanche io.
DARIO Vedi?
ELVIRA E’ tuo amico, no?
DARIO E’ pure il tuo amante.
ELVIRA Già.
DARIO Vedi?
ELVIRA (pausa) Ha senso usare ancora questa parola?
DARIO Quale?
ELVIRA Amante.
DARIO Non ha senso?
ELVIRA Quando gli interessati sanno tutto?
DARIO Non so.
ELVIRA Uno ha l’amante se ce l’ha di nascosto rispetto al marito.
DARIO O alla moglie.
ELVIRA Appunto.
DARIO Non ci avevo pensato.
ELVIRA Soprattutto, ha senso usare la parola quando al marito o alla moglie non interessa che l’altro abbia l’amante?
DARIO Dovremmo smettere di usare questa parola?
ELVIRA Sì?
DARIO A meno che non cominci ad interessare la cosa.
ELVIRA In che senso?
DARIO Se cominciasse a dar fastidio che l’altro ha un’amante?
ELVIRA Allora la parola tornerebbe ad avere senso.
DARIO Ecco.
ELVIRA E dà fastidio?
DARIO A te?
ELVIRA (scoppia a ridere)
DARIO Perché ridi?
ELVIRA Sai che penso?
DARIO Cosa?
ELVIRA Che adesso tu sei un altro.
DARIO Sì?
ELVIRA A volte sei uno e a volte un altro.
DARIO Può essere, sai?
ELVIRA Te lo sto dicendo.
DARIO Ed è piacevole?
ELVIRA Non è piacevole.
DARIO No, eh?
ELVIRA Per te lo è?
DARIO Non lo so.
ELVIRA Per me no, comunque.
DARIO Posso capirlo.
(Pausa)
ELVIRA Sta cambiando qualcosa, Dario?
(Pausa)
DARIO Credo di sì. 
ELVIRA Anche per me sta cambiando…
DARIO Sul serio?
ELVIRA Non bevo più, sai?
DARIO Mi fa piacere...
ELVIRA Bevo molto di meno.
DARIO Dovresti smettere del tutto…
ELVIRA E’ lì che voglio arrivare.
DARIO Ci riuscirai, ne sono convinto…
ELVIRA Questo per dirti che molte cose stanno cambiando…
DARIO Non è proprio nel senso che intendi tu…
ELVIRA Che cosa?
DARIO Sì, non credo che stiamo proprio dicendo la stessa cosa…
ELVIRA No?
DARIO Può anche darsi ma…
ELVIRA Ma?... Che ma?
DARIO Ma è molto di più di quello che tu possa immaginare.
(Buio)


SCENA DECIMA

(Una luce strettissima illumina Ugo)
UGO Dario non era più lo stesso, signor giudice! Posso assicurarglielo. Adesso a me dispiace dover dire queste cose, però io credo di non aver mai visto un politico più spregiudicato di lui… E aveva le armi per farlo! Lei lo sa perché nel partito era arrivato dove era arrivato? Perché tutti lo temevano e lo rispettavano. E sa perché lo temevano e rispettavano? Perché Dario era un computer! Lei sa che significa una memoria straordinaria, una capacità di tirar fuori dal passato coincidenze, dati, rapporti, relazioni? Una freddezza nel calcolare le vie di uscita da qualsiasi situazione di stallo che io non ho mai visto in nessun altro politico fra quelli che ho avuto modo di frequentare! Uno che il cuore, le emozioni e tutte queste altre stronzate se l’era messe sotto i piedi: una macchina perfetta, creata per raggiungere e perpetuarsi al potere: questo era Dario Catelli, signor giudice!... E io lo ammiravo per questo! Sissignore, lo ammiravo, non esito a confessarlo!... Questo era Dario Catelli!... Era! Era non nel senso che adesso è morto, ma perché, come le dicevo… già da qualche tempo prima che morisse… puff!... scomparso! Come svanito nel nulla: un’altra persona. E a me questa cosa non andava giù, lo può capire. Senza una spiegazione… senza una spiegazione a me, il suo avvocato e miglior amico. 


SCENA UNDICESIMA

(Ugo scompare. Nel salone della villa, Claudio, Ugo e Dario. Si ripetono le ultime battute della scena quarta, esattamente così come le abbiamo già viste e sentite)
CLAUDIO Lo vuole sapere che cosa significano queste dimissione sue, assessore Catelli per me che non sono un cazzo?… La merda, assessore Catelli, un grande tuffo nella merda da cui pensavo di essermi liberato presentando un progetto in un Comune dove il pezzo grosso che decide a chi dare e a chi non dare i soldi era il padre della mia ragazza!… Questo è il mio futuro, signor assessore!…
UGO Calmati, Claudio.
CLAUDIO Ma io non lo so se Virginia avrà un futuro migliore!
DARIO (pausa) Che significa?
UGO Claudio!
CLAUDIO (sempre più fuori di sé) Che significa? Significa che Virginia è incinta e non so che se ne farà di un bastardo quando io l'avrò mandata a fare in culo!
UGO Claudio! Ma come ti permetti?!… Questo è un ricatto! Questa è una cosa intollerabile!
DARIO (in totale silenzio, senza guardare gli altri due, esce).
UGO (pausa) Ma ti rendi conto dell’effetto che hai prodotto in quel ragazzo, Dario?
DARIO (dopo un po’, come riavendosi) Quale ragazzo?
UGO Quale ragazzo?!
DARIO Claudio?
UGO No, mio nonno!
DARIO Certo che mi rendo conto.
UGO Ah, ti rendi conto!
DARIO E tu ti rendi conto che a lui è venuta la bella idea di ricattarmi?
UGO Non dire stronzate!
DARIO L’hai sentito pure tu, no?
UGO Quello gli parlo io, non c’è problema: il ragazzo è innamorato di Virginia… se n’è uscito così perché gli è cascato il mondo addosso quando gli hai dato questa cazzo di notizia…
DARIO Sarà pure come dici tu ma io devo parlarne con Virginia…
UGO Mi sembra ovvio!
DARIO Non subito però…
UGO Quando?
DARIO Prima di andare via da qua…
UGO Ecco, appunto. Il problema resta questa bella sorpresa delle dimissioni…
DARIO Non ricominciare con quel discorso…
UGO Sai che ti dico, Dario?
DARIO Cosa?
UGO Ci sono molte cose che io non capisco più da un po’ di tempo a questa parte…
DARIO Per esempio?
UGO Per esempio il tuo comportamento.
DARIO Ti ho detto…
UGO Perché ci hai riuniti tutti in questa villa, Dario?
DARIO Cosa?
UGO Non lo avevi mai fatto, no?
DARIO No…
UGO E allora?
DARIO Frena, frena, Ugo…
UGO Frena un cazzo, Dario! Perché questa gentilezza?
DARIO Ma tu pensa che ti sta frullando in quella testa!
UGO Tutti qua dentro come in un giallo di Agatha Christie…
DARIO Ma è solo per rilassarsi un po’…
UGO Ma non lo avevi mai fatto! E allora perché?
DARIO Non c’è niente dietro, te lo assicuro, Ugo.
UGO Ah, me lo assicuri?
DARIO Te lo assicuro!
UGO Tutti dentro: amici, figlia, genero, moglie e amante!
DARIO Posso invitare chi voglio, no?
UGO Ma non lo avevi mai fatto!
DARIO (per la prima volta alterato) E adesso l’ho fatto! Va bene? Adesso l’ho fatto! La vuoi finire con questo ritornello? Non lo avevo mai fatto! Non lo avevo mai fatto e adesso lo faccio! Posso farlo? Sono padrone di farlo? Gli uomini possono cambiare o devono rimanere sempre gli stronzi che sono stati?
(Pausa. Ugo è visibilmente sorpreso dalla inaspettata reazione di Dario. Poi:)
UGO Tu non eri uno stronzo, Dario.
DARIO Ah, no? E dimmelo tu cos’ero!
UGO La miglior macchina…
DARIO … da politica che tu avessi mai visto! Smettila con questa stronzata perché adesso la macchina che dicevi tu s’è rotta. Hai capito? S’è rotta. Alle macchine capita, no?
UGO (pausa) Che t’è successo, Dario?
DARIO Che m’è successo?
UGO Aspetta, aspetta, aspetta…
DARIO Non metterti a fantasticare un’altra volta, adesso…
UGO Non dirmi che tu ti sei impressionato sul serio per qualche avviso di garanzia…
DARIO Niente avvisi di garanzia…
UGO E’ così…
DARIO Non è così!
UGO Ma sì che è così…
DARIO Sei fuori strada…
UGO Adesso che ci penso…
DARIO Adesso che ci pensi?
UGO Adesso che ci penso tutto è cominciato con l’avviso di garanzia a Robini!
DARIO Ugo!
UGO E’ così: da quel momento sei diventato strano tutt’insieme…
DARIO Sei fuori strada, ti dico…
UGO No, no, no…
DARIO Sì, invece…
UGO Ma devi fregartene amico mio…
DARIO Ugo, ascolta…
UGO No, lasciami dire…
DARIO Ma io lo so quello che vuoi dire…
UGO No, no, no…
DARIO Lo so che vuoi dire…
UGO … non lo sai…
DARIO Porca puttana!
UGO Devi fregartene: ecco che devi fare. Tu sei in una botte di ferro. Questo è mestiere mio, Dario: non hai più fiducia nel tuo avvocato?
DARIO Ugo! 
UGO Non hai più fiducia?
DARIO Ugo!
UGO Ricordati che non ti ci ho tolto dai guai, lo sai?
DARIO Lo so.
UGO Non ti ci ho tolto semplicemente perché non ho permesso che tu ci entrassi mai nei guai, è giusto?
DARIO Sì, è giusto.
UGO E’ così o no?
DARIO Sì, è così.
UGO E allora?
DARIO Allora…
UGO Allora perché cazzo adesso hai paura?
DARIO Ho ricevuto delle carte, Ugo.
UGO (non lo ha sentito) Perché cazzo hai paura?
DARIO Mi ascolti?
UGO (realizzando) Delle carte?
DARIO Sì, delle carte.
UGO Che carte?
DARIO Delle carte…
UGO Fammele vedere!
DARIO Smettila, Ugo, fammi parlare!
UGO Hai saputo di un avviso di garanzia che deve arrivarti?
DARIO No…
UGO Chi cazzo ha potuto…
DARIO (urlando) Non sono carte giudiziarie, non è campo tuo, Ugo, vuoi smetterla e starmi a sentire una buona volta?!
UGO Non sono carte giudiziarie?
DARIO No.
UGO E che sono?
DARIO Me le ha fatte avere Caterina.
UGO Caterina?!
DARIO Caterina.
UGO Ma che cazzo di carte sono?
DARIO Sono carte…
UGO Lettere anonime! Ho capito tutto…
DARIO Non ricominciare…
UGO Lascia perdere le lettere anonime…
DARIO Niente lettere anonime, Ugo…
UGO Non sono lettere anonime?
DARIO No.
UGO E allora?
DARIO (pausa) Cartelle cliniche.
UGO (pausa) Cartelle cliniche?
DARIO Cartelle cliniche!
UGO (si cerca una sedia e si mette a sedere come totalmente svuotato) Come ho fatto a non pensarci subito?
DARIO A cosa?
UGO Ti prego, scusami, Dario.
DARIO Ma che cosa…
UGO Di che si tratta?
DARIO … hai capito?
UGO Cuore? E’ roba di cuore?... O peggio?
DARIO Non sto male, Ugo, non è questo.
UGO Come?
DARIO Non sto male.
UGO Non stai male?
DARIO Io sto bene.
UGO Virginia! Elvira! Caterina! Chi cazzo è che sta male, allora?
DARIO Nessuno, non sta male nessuno…
UGO E allora che c’entrano queste cartelle mediche?
DARIO Aspetta solo che io decida che devo fare dopo e lo saprai, Ugo!
UGO Dopo che cosa?
DARIO Dopo le dimissioni. Credo… stavo pensando che domani sera, visto che è l’ultimo giorno che stiamo qui… vorrei dirlo a tutti…
UGO E poi?
DARIO (pausa) Non lo so.

SIPARIO



ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

(Luce stretta su Virginia)
VIRGINIA (tra le lacrime) Proprio quando mi sembrava di aver scoperto veramente mio padre…! Io… io… credo di non aver mai capito chi fosse, in fondo, mio padre… Scriveva poesie, lo sa?... Pare impossibile! Chi lo conosce non penserebbe mai che un uomo come lui… cresciuto nella politica, abituato solo a cose fredde e aride, avesse pure questo lato delicato… Erano delle poesie bellissime… Non erano in molti a saperlo, credo… Io sono convinta che se non lo avessero ucciso… dopo le dimissioni si sarebbe dedicato a qualcosa del genere… qualcosa che era l’esatto opposto di quello che aveva fatto per tutta la vita: ne sono sicura!... A me lesse una volta una poesia che aveva scritto quando ero nata io: era bellissima. Non aveva voluto darmela, però: come se si vergognasse di far conoscere questo lato delicato del suo carattere… Io, però, me la feci leggere tante e tante volte che la imparai a memoria… “Arida sabbia/ e gelido vento/ mi segnano il volto./ Notte profonda/ e tenebre oscure/ mi stringono il cuore./ Ma un caldo respiro/ di bimba/ mi sconvolge la vita…”


SCENA SECONDA

(Virginia scompare. Nel salone, Dario e Ugo ripetono le ultime battute finali del primo atto)
DARIO Non sto male, Ugo, non è questo.
UGO Come?
DARIO Non sto male.
UGO Non stai male?
DARIO Io sto bene.
UGO Virginia! Elvira! Caterina! Chi cazzo è che sta male, allora?
DARIO Nessuno, non sta male nessuno…
UGO E allora che c’entrano queste cartelle mediche?
DARIO Aspetta solo che io decida che devo fare dopo e lo saprai, Ugo!
UGO Dopo che cosa?
DARIO Dopo le dimissioni. Credo… stavo pensando che domani sera, visto che è l’ultimo giorno che stiamo qui… vorrei dirlo a tutti…
UGO E poi?
DARIO (pausa) Non lo so.
UGO (pausa) Vado a fare una passeggiata in giardino.
DARIO Ecco, è meglio… Cerca di non pensarci, Ugo.
UGO E’ una parola!
DARIO Io vado un attimo in camera, fra poco dovrebbe essere ora di cena.
(In silenzio, escono. Dopo qualche istante, entra Claudio seguito da Virginia)
VIRGINIA Che hai?
CLAUDIO (pausa) Cosa?
VIRGINIA Ti vedo preoccupato.
CLAUDIO Lo sono.
VIRGINIA Perché?
CLAUDIO Tuo padre.
VIRGINIA Mio padre?
CLAUDIO A te sembra normale?
VIRGINIA Non so… A te?
CLAUDIO Fino a qualche tempo fa, mi sembrava ci si potesse fidare di lui…
VIRGINIA Ora, no?
CLAUDIO Da qualche tempo…
VIRGINIA Da quando?
CLAUDIO Non lo so, ma fa certi discorsi strani…
VIRGINIA Che discorsi?
CLAUDIO Senti, io non dovrei dirtelo…
VIRGINIA Cosa?
CLAUDIO Mi ha detto di non farne parola a nessuno finché non sarà lui stesso a dirlo…
VIRGINIA Non ne sa niente nessuno di questa cosa?
CLAUDIO Ugo.
VIRGINIA Ugo?
CLAUDIO Sì, l’ha detto a me e a lui.
VIRGINIA Di che si tratta?
CLAUDIO Mi raccomando, però…
VIRGINIA Figurati!
CLAUDIO Vuole dimettersi.
VIRGINIA Dimettersi? Da cosa?
CLAUDIO Come, da cosa? Da assessore!
VIRGINIA E perché?
CLAUDIO Questo non ha voluto dirlo.
VIRGINIA E’ comunque una bella notizia…
CLAUDIO Bella notizia un corno!
VIRGINIA Ma perché?
CLAUDIO Perché?
VIRGINIA Sì, perché?
CLAUDIO E il mio progetto?
VIRGINIA Che c’entra il progetto?
CLAUDIO Se tuo padre molla tutto, il progetto è bello che andato!
VIRGINIA Ma io non credo che papà non possa continuare a seguire…
CLAUDIO Non seguirà niente!
VIRGINIA Ma che ne sai?
CLAUDIO Tu non l’hai sentito: parla come un pazzo…
VIRGINIA Non ci credo!
CLAUDIO Ci crederai quando deciderà di fare la grande rivelazione: allora ci crederai!
VIRGINIA Ma che cosa può averlo portato a prendere questa decisione?
CLAUDIO Ne so quanto te! Io so solo una cosa: sono di nuovo in mutande.
VIRGINIA Lo siamo tutti e due!
CLAUDIO Eh no, tu hai sempre la posizione che tuo padre s’è fatta in tutti questi anni a pararti il culo!
VIRGINIA (indignata) Io non…
CLAUDIO Scusami.
VIRGINIA Io non ho intenzione di farmi proteggere dalla posizione di mio padre.
CLAUDIO Lo so, amore.
VIRGINIA E anche nostro figlio sta nella nostra stessa barca.
CLAUDIO Purtroppo!
VIRGINIA Mio padre non dovrà sapere niente di lui.
CLAUDIO (pausa) Cosa?
VIRGINIA Non ho intenzione di dire a mio padre che aspetto un bambino da te.
CLAUDIO No?
VIRGINIA Certo che no! Sarebbe un ricatto: un modo di farlo tornare indietro sulla sua decisione.
CLAUDIO Certo… Sì, sì, è così…
VIRGINIA (abbracciandolo) Oh amore mio, dimmi che mi ami!
CLAUDIO Lo sai che ti amo.
VIRGINIA Non me ne frega niente se dovremo ricominciare tutto da capo senza contare su mio padre…
CLAUDIO Sì. 
VIRGINIA Ne sei convinto anche tu?
CLAUDIO (silenzio)
VIRGINIA Claudio!
CLAUDIO Sì.
VIRGINIA Non mi sembri convinto.
CLAUDIO Sono convinto.
VIRGINIA Non mi lasciare sola.
(Buio)


SCENA TERZA

(Luce stretta su Ugo)
UGO Qualche ora prima che Dario ci convocasse tutti nel salone della villa per comunicare la sua decisione di dimettersi io ebbi un colloquio con Claudio, il fidanzato di Virginia. Quel ragazzo non si rendeva conto… o voleva non rendersi conto che tutti, alla fine, potevano anche fregarsene dell’assurda idea di Dario, tranne che lui! Dalle dimissioni di Dario lui veniva rovinato… Sì, perché… perché, convinto che l’appalto sarebbe andato a buon fine, contando sull’appoggio di Dario, lui s’era esposto parecchio economicamente, quindi non solo gli venivano meno tutte le prospettive di lavoro futuro, ma aveva l’immediato problema di debiti che non avrebbe potuto onorare… E io cercai di farglielo capire.


SCENA QUARTA

(Ugo scompare. Nel salone della villa: Claudio e Ugo)
UGO Ma tu credi sul serio che quella cazzata di dirgli che Virginia è incinta e che tu la manderai a fare in culo se lui molla sulla questione del progetto è l’ancora di salvezza per te, dico, tu pensi davvero una stronzata del genere?
CLAUDIO Che dovevo fare?
UGO Ficcarti la lingua in mezzo alle chiappe!
CLAUDIO E allora?
UGO E allora non c’è soluzione, lo vuoi capire questo? Uno come Dario se ne sbatte altamente i coglioni di vedere la figlia rovinata da un fesso come te, tu non lo conosci che pezzo di merda è quell’uomo nei rapporti con le altre persone!
CLAUDIO Va bene, che cosa devo fare allora?
UGO Niente! Assolutamente niente! Se lui non torna indietro sulla sua decisione, tu sei fottuto: questo è tutto! E io sono con te nella stessa situazione…
CLAUDIO Tu che c’entri?
UGO Che c’entro?... Che c’entro?
CLAUDIO Il progetto è cosa mia…
UGO Allora sei proprio scemo!... Io cerco di prevenire le mosse, l’hai capito? Cerco di capire con anticipo quello che potrà succedere, ed è per questo che sono uscito fuori da tutte le situazioni più sporche che mi sono capitate…
CLAUDIO Che hai previsto?
UGO E se Dario sbraca?
CLAUDIO Come?
UGO Non hai visto con che occhi ti guarda?
CLAUDIO Che occhi?
UGO E’ come uno che ha perso il controllo di tutto…
CLAUDIO Sì…
UGO E sai cosa potrebbe fare? Lo sai che potrebbe fare? Non limitarsi a dare le dimissioni, no…
CLAUDIO E allora?
UGO Allora potrebbe presentarsi a qualche cazzo di giudice a svuotarsi la coscienza…
CLAUDIO Dici?
UGO Certo! Non ti sei accorto che è uno che si sta guardando dentro? Forse per la prima volta in vita sua si sta guardando dentro e se finora la sua fortuna è stata tutta nel non fermarsi mai a pensare “che cazzo di vita sto facendo?”, ora se solo per un momento si ferma a riflettere, Dario è uno che “muoia Sansone con tutti i Filistei”! Hai capito che terremoto può uscire fuori da questo tranquillo week end dei morti?
CLAUDIO Una bomba!
UGO Una bomba.
CLAUDIO Che ci spazza via tutti.
UGO Al tempo! A me non spazza via niente! 
CLAUDIO E perché?
UGO Perché io alle spalle ho sempre un partito che non vuole essere distrutto con una reazione a catena, perché io so tutto quello che sa pure Dario e se il partito tiene al riparo me, io tengo al riparo il partito: hai capito come stanno le cose, hai capito adesso?
CLAUDIO E io?
UGO E’ quello che sto cercando di dirti fin dall’inizio: tu non hai nessuna ciambella di salvataggio. L’affare del progetto era quasi al punto d’arrivo e tu sai come Dario c’è arrivato a quel punto. Se Dario molla, tu vai a fondo e non ti tira fuori neanche il Padreterno!
(Pausa)
CLAUDIO Che devo fare, Ugo? 
UGO Che devi fare?
CLAUDIO Consigliami tu!
UGO Mi dispiace dirtelo, figliolo, ma io di spiragli, sinceramente, non ne vedo.
CLAUDIO Non ne vedi?
UGO Se Dario si ferma e ci ripensa, okay! Ma se è deciso e va avanti fino in fondo…
CLAUDIO Ma io non posso farmi rovinare da uno stronzo del genere!
UGO Purtroppo è così.
CLAUDIO Non posso dipendere dai suoi capricci!
UGO Tu ci dipendi da quei capircci, come li chiami tu, fin da quando hai deciso di appoggiarti a sua figlia per mandare avanti il tuo progetto!
CLAUDIO Io non mi sono appoggiato a Virginia!
UGO Va bene, va bene…!
CLAUDIO La mia storia con lei è cominciata prima del progetto…
UGO Ti ho detto che va bene…
CLAUDIO Non ti permettere più di fare insinuazioni del genere, hai capito?
UGO Senti, ragazzo, a me non me ne fotte un cazzo se tu ti sei sbattuto la figlia per amore o perché avevi in testa di piazzare il tuo progetto! Quello che volevo dirti è che, in un modo o nell’altro tu ti sei attaccato al carro di Dario e finora t’ha fatto comodo. Fa parte del gioco che tu a quel carro ci resti attaccato se lui decide di fare marcia indietro!
CLAUDIO Io devo trovare una soluzione.
UGO Non c’è soluzione.
CLAUDIO Io devo trovare una soluzione!
UGO Non c’è soluzione: te l’ho detto!
CLAUDIO (urlando) Io devo trovarla lo stesso!
UGO Fai come cazzo ti pare!
CLAUDIO Certo che faccio come cazzo mi pare.
UGO Io posso solo fare un nuovo tentativo di parlargli…
CLAUDIO Lo faresti davvero?
UGO Ma tu non devi farti illusioni…
CLAUDIO Non mi faccio nessuna illusione.
UGO Ecco!
CLAUDIO Tu, però, gli parlerai?
UGO Ci proverò.
CLAUDIO Devi parlargli!
UGO T’ho detto che ci proverò.
CLAUDIO Quando?
UGO Non lo so.
CLAUDIO (guardando l’orologio) Ci ha convocato qui… fra una decina di minuti quello fa la grande rivelazione, quand’è che gli parli?
UGO Non significa niente quello che dice adesso: può dire una cosa e rimangiarsela, se uno riesce a fargli vedere le ragioni buone per farlo!
CLAUDIO E tu pensi di avercele…?
UGO Smettila di piagnucolare, comportati da uomo e lascia fare me…
CLAUDIO Dovresti capire il vero motivo della sua decisione.
UGO E questa è la cosa che mi fa impazzire: non riuscire a capire il motivo da cui sia scattato tutto questo casino.
CLAUDIO Io credo che ti ascolterà, tu sei il suo migliore amico…
UGO Non so se lo sono ancora…
CLAUDIO E’ la mia ultima speranza.
(Buio)


SCENA QUINTA

(Luce stretta su Claudio)
CLAUDIO Ugo non riuscì a convincere l’assessore Catelli, perché io non gliene diedi il tempo. Per me non c’era più alcuna via d’uscita, me ne accorsi dalle cose che disse l’assessore quando parlò a tutti… e soprattutto dal tono che usò... Quando, quella sera, l’assessore ci riunì tutti nel salone della villa, io ancora speravo che Ugo, più tardi, l’indomani, parlandogli, sarebbe riuscito a farlo ritornare sui suoi passi. Ma quando l’assessore disse tutto quello che disse… che aveva deciso di dimettersi, e con un tono che non lasciava dubbi sulla possibilità che tornasse indietro… Mi sentii come vuoto… La mente s’era completamente svuotata… Sentivo gli altri discutere ma distinguevo solo qualche parola… Vedevo le facce, le bocche che urlavano qualcosa, ma anche adesso non ricordo con precisione quasi nulla di quel momento… Poi l’assessore fece per uscire… voleva andarsene a letto mi sembra di ricordare… io provai a balbettare qualcosa… gli dissi che per me quel progetto era tutto, ma lui… lui disse che non poteva farci niente… E allora dissi che me ne sarei andato… Uscii dalla villa con l’idea di andarmene veramente… ma poi… salito in macchina… non lo so che cosa mi successe:… presi la mia pistola… Io ho un regolare porto d’armi… Non sapevo ancora come e quando… Forse non avevo ancora neppure deciso di ucciderlo, ma… Quando, qualche minuto dopo vidi, attraverso i vetri della casa, l’assessore Catelli che scendeva di nuovo nel salone, rientrai… La porta era ancora aperta e… il resto lo sapete. Ora sapete chi l’ha ucciso. C’è una cosa che, però, io vorrei riusciste a scoprire… Perché!... Perché decise di dimettersi, perché tutto d’un colpo m’è caduto addosso tutto quanto, per colpa di quell’uomo?... Solo questo!


SCENA SESTA

(Claudio scompare. Nel salone della villa, Dario e Caterina. Dario tiene tra le mani le cartelle cliniche che gli ha appena consegnato Caterina e si ripetono le ultime battute della scena settima del primo atto)
DARIO (comincia a sfogliare freneticamente le carte) Dimmi qualcosa intanto…
CATERINA E' meglio che tu veda con i tuoi occhi.
DARIO Perché, allora quello che sospettavamo…?
CATERINA Sull'ultima pagina trovi in sintesi il quadro complessivo.
DARIO Sull'ultima… (Va all'ultima pagina e ne legge velocemente il contenuto)
CATERINA Sì, è tutto lì.
DARIO (terminata la lettura, Dario è come paralizzato. Solleva lentamente il capo tenendo gli occhi quasi sbarrati) No!
CATERINA E' così invece. E’ proprio come pensavi.
DARIO (pausa) E che faccio adesso, io?
CATERINA Non so che fare per te, Dario.
DARIO (dopo una lunga pausa durante la quale è rimasto come inebetito) Lo sospettavo, ne ero quasi certo, ma ora che ho le prove… mi sembra impossibile!
CATERINA Ti capisco.
DARIO No, non puoi capirmi.
CATERINA Perché dici questo?
DARIO Perché so che se non lo provi sulla tua pelle, resta un problema astratto.
CATERINA Sì, questo è vero…
DARIO Un altro!... Io dovevo essere un altro.
CATERINA Non so se è proprio così…
DARIO Come?
CATERINA Cerchiamo di capirci: quelle cartelle parlano chiaro…
DARIO E allora?
CATERINA … tua madre si sottopose ad un intervento di manipolazione genetica quando era incinta di te, anzi: appena dopo il concepimento…
DARIO Ti dico: e allora?
CATERINA Voglio dire… a quel tempo non è che nel settore si fossero fatte già grandi scoperte e quindi potrebbe anche darsi che la cosa non portò a mutamenti sostanziali della personalità…
DARIO No, no, no… Io questa cosa me la sono sempre sentita!
CATERINA Ma che vuol dire?
DARIO Vuol dire che anche prima che tu mi dicessi del ritrovamento casuale di queste cartelle nel tuo ospedale, io è come se già mi sentissi diviso… come se una parte di me non avesse avuto niente a che fare con il lavoro che facevo…
CATERINA Lo so, di questo mi ero accorta anch’io ma non significa niente…
DARIO Come, non significa niente?
CATERINA Voglio dire che tutti ci sentiamo portati a certe cose e anche ad altre che paiono in contrasto con le prime…!
DARIO Ma adesso ne ho la conferma!... Vedi, io ho sempre vissuto con l’idea di dover raggiungere il massimo nella carriera che mi ero scelta… Ma poi, in alcuni momenti, capivo che questo modo di vedere le cose mi avrebbe portato solo sofferenza, perché mi rendevo conto che il massimo non lo si può mai raggiungere… E allora sentivo il desiderio di realizzarmi in un ambito molto delimitato, molto alla mia portata… Ma poi pensavo che avrei sofferto lo stesso rimpiangendo di non aver osato di più…
CATERINA La fregatura c’è sempre!
DARIO Sì, credo sia così: o una vita dinamica, pagata con la sofferenza della delusione…
CATERINA … o una vita tranquilla, pagata con la malinconia ed il rimpianto.
DARIO Esattamente.
CATERINA (pausa) E adesso che cosa intendi fare?
DARIO Non lo so.
CATERINA Volevi dimetterti?
DARIO Ci stavo pensando da quando mi accennasti al tipo di esperimenti che facevano in quella sezione dove trovasti le cartelle…
CATERINA E adesso?
DARIO Non so più niente… sono confuso… mi sembra di essermi svegliato adesso da un sonno durato anni e…
CATERINA E cosa?
DARIO Sì… forse la cosa più giusta è troncare con tutto quello che ho fatto fino ad ora.
CATERINA Con la politica?
DARIO Con la politica… e con tutto.
CATERINA Che significa?
DARIO Cosa?
CATERINA Anch’io faccio parte di questo tutto con cui vuoi troncare?
DARIO Tu?
CATERINA Oppure tua moglie? 
DARIO Elvira?
CATERINA Tutt’e due?
DARIO Non lo so! Ti ho detto che ho la mente vuota in questo momento.
CATERINA Non è bello sentirsi appesi a un filo, sai?
DARIO Che filo?
CATERINA Il filo delle tue decisioni! Chi fa parte della vecchia vita dell’assessore Catelli, quella vita costruita in un laboratorio quando lui non era ancora nato? E chi invece fa parte di quella vita nuova che finora non era venuta fuori e se ne restava nascosta in qualche piega del suo DNA?
DARIO Smettila!
CATERINA Non è bello, sai?
DARIO Ammesso che sia come dici tu, non l’ho deciso io tutto questo!
CATERINA E nemmeno io.
DARIO Lo so.
CATERINA E allora?
DARIO Allora?
CATERINA Allora, te lo domando io!
DARIO Ho bisogno di fermarmi un attimo a riflettere…
CATERINA E intanto?
DARIO (pausa) Intanto?... Intanto mi dimetto. Almeno questa cosa mi sembra di vederla chiara in mezzo a tanta nebbia.
CATERINA (abbracciandolo e baciandolo) Non mi lasciare, Dario…
DARIO Caterina!
CATERINA Io non posso vivere senza di te…
DARIO Calmati, ti prego…
CATERINA Forse ho sbagliato a farti vedere quelle cartelle! 
DARIO Che dici?
CATERINA Sì, ora mi sembra che non avrei dovuto dirti niente del sospetto che mi venne quando trovai le cartelle di tua madre in quel settore riservato della clinica…
DARIO Non dirlo nemmeno per scherzo…
CATERINA … mi sembra di aver costruito io stessa un muro che mi divide da te, adesso…
DARIO Non complicare le cose, ti prego!
CATERINA E’ così.
DARIO Tu mi hai semplicemente aiutato a fare chiarezza nella mia vita, anche se adesso non so più da che parte andare… Vuoi sapere la verità?
CATERINA No.
DARIO Cosa?
CATERINA Uno nella vita vuole essere felice e se conoscere la verità lo fa star male, perché dovrebbe conoscerla?
DARIO (sorride) Ci sono delle cose in te che credo di non conoscere ancora.
CATERINA E allora…
DARIO (subito) Ora devo andare.
CATERINA Dove?
DARIO Vado in camera mia: ho bisogno di stare un po’ da solo.
CATERINA E dopo?
DARIO Dopo… comunicherò a tutti la mia decisione di dimettermi.
CATERINA Dirai anche il motivo?
DARIO Il motivo?
CATERINA Sì.
DARIO Non lo so… No! Voglio aspettare un po’, prima. Vorrei potermi chiarire meglio le cose a me stesso. No, per il momento non dirò niente.
CATERINA Ma te lo chiederanno.
DARIO Lo so, è ovvio.
CATERINA E che dirai.
DARIO Dirò che al più presto sapranno anche il motivo, ma per il momento no.
CATERINA Ho capito.
DARIO Conto sulla tua…
CATERINA Non preoccuparti!
DARIO Grazie.
(Dario esce portando con sé le cartelle)


SCENA SETTIMA

(Dopo qualche istante, dal lato opposto del salone, entra Gabriele)
GABRIELE Come l’ha presa?
CATERINA Come doveva prenderla?
GABRIELE Che hai?
CATERINA Niente.
GABRIELE Ehi, che hai?
CATERINA Ti ho detto niente!
GABRIELE Ti sei pentita?
CATERINA Non lo so.
GABRIELE Il rischio c’era. Te l’avevo detto. O no?
CATERINA Sì.
GABRIELE E allora?
CATERINA (alzando la voce) Lasciami perdere, Gabriele!
GABRIELE Ehi, ehi, ehi, dottoressa, ti stanno saltando i nervi.
CATERINA Scusami.
GABRIELE L’idea è stata mia, ma la balla delle cartelle te la sei inventate tu, o no?
CATERINA Non l’avessi mai fatto!
GABRIELE Qualcosa è accaduto, mi pare, no?
CATERINA Certo, ma a cosa porterà?
GABRIELE Staremo a vedere.
CATERINA Appunto.
GABRIELE Tu, comunque, l’avevi perso. Lo sai benissimo che era lì lì per riagganciare tutto con Elvira, per cui, da questa messinscena non hai niente da perdere…
CATERINA Questo è vero.
GABRIELE E cerca di guardare la cosa con un po’ più di ottimismo! Finora tutto è andato come avevamo previsto, no? S’è bevuta la storia delle cartelle cliniche e della modificazione genetica; l’effetto è stato esattamente quello che ci aspettavamo: ha deciso di cambiare corso alla sua vita…
CATERINA Ma non sappiamo quale sarà il nuovo corso! 
GABRIELE E questa era l’unica componente di rischio nel nostro piano. Ma era impossibile non mettere in conto il rischio che nel mollare tutto mollasse anche te. Del resto nemmeno io sono sicuro che questo colpo lo allontanerà di nuovo da Elvira.
CATERINA Tu sembri non esser molto interessato a questa cosa. 
GABRIELE A cosa?
CATERINA All’inizio sembrava che avessimo tutti e due lo stesso obiettivo: allontanarlo da Elvira.
GABRIELE Certo.
CATERINA Ma adesso tu sembri preso più dall’idea di vedere se l’esperimento funziona; sembri più interessato a goderti questo brivido di saperti dominatore della vita di un uomo, il dio che cambia il destino della gente.
GABRIELE Ammetto che la sensazione è affascinante. Soprattutto per uno scrittore…
CATERINA Stavolta non è la vita di un personaggio che decidi…
GABRIELE E comunque tutto questo non c’entra!
CATERINA Che dobbiamo fare adesso?
GABRIELE Niente.
CATERINA Niente?
GABRIELE Assolutamente niente. Abbiamo teso la nostra rete e tutto è avvenuto come avevamo previsto.
CATERINA E ora?
GABRIELE Aspettiamo.
CATERINA Lui comunicherà a tutti la decisione di dimettersi.
GABRIELE Ecco.
CATERINA Ma non dirà il motivo.
GABRIELE Va bene lo stesso.
CATERINA E poi?
GABRIELE (pausa) Qualcosa accadrà.
(Buio)


SCENA OTTAVA

(Luce stretta su Gabriele)
GABRIELE (quasi fra sé) Molti credono ancora che esistano le cose!... Esistono solo le parole, i segni, le relazioni… il resto è nulla!... (Come distogliendo il pensiero, dopo una pausa) A questo punto, signor giudice, credo che il quadro dovrebbe esserle chiaro. Sa da dove è cominciato tutto?... Da una frase, una banale frase che una volta Caterina buttò lì, in un momento di confidenze… Sapendo della mia relazione con Elvira, mi confidò che era preoccupata di vedere Dario che, negli ultimi tempi, le sembrava sempre più in sintonia con la moglie e… sì, butto lì una frase, a proposito di Dario, una specie di luogo comune a cui non credo dette molto peso… “Se potessi cambiargli quello che ha in testa!”… Disse più o meno così. Io do molto peso alle parole, signor giudice, e anche quelle che sembrano buttate, a volte, se uno ha la pazienza di chinarsi a raccoglierle, possono portarti chissà dove. I romanzi sono fatti così. E allora… Allora, il fatto che Caterina fosse un medico mi diede l’ispirazione per questo nuovo romanzo che avrei potuto cominciare a scrivere… non sulla carta, però, ma direttamente sulla vita vera. Fu così che le proposi l’idea delle false cartelle cliniche: lei avrebbe dovuto inventarsi queste cartelle ritrovate per caso nella clinica dove lavorava e che era stata la clinica dove la mamma aveva partorito Dario: questo era l’unico dato vero di tutto il romanzo. Devo dire che a ispirarmi l’idea era stata questa strana doppiezza nella personalità di Dario che avevo sempre notato: freddo e sensibile, abile con le statistiche e amante della poesia; memoria di ferro e spirito delicato in particolari contingenze della vita… Capisce quello che voglio dire? Feci capire a Caterina che assestare un bel colpo nel mezzo della sua vita poteva essere l’unico modo per cambiare il corso delle cose che lo stava riconducendo verso sua moglie. Ce ne saremmo avvantaggiati tutti e due. Per quanto mi riguarda, poi, non saprei dire se ad appassionarmi alla cosa fosse più il desiderio di non perdere Elvira oppure, come dire?... l’idea di scrivere questo strano tipo di romanzo. Lei mi dirà: “ma non aveva messo in conto che da una cosa del genere potessero scaturire conseguenze impreviste?” E’ vero? E’ una domanda legittima, visto che c’è stato un omicidio. Sa cosa le rispondo?... Sì, io potrei dire semplicemente che il mio piano con l’omicidio non c’entra niente, che l’assassino l’avete trovato, che la colpa è sua e soltanto sua e stronzate del genere, tutte stronzate vere, ma sempre stronzate!... Io invece non le dirò questo. Io le dirò una cosa che, probabilmente, alla sua indagine non aggiungerà assolutamente niente, ma io gliela dico lo stesso… Non c’è nulla, assolutamente nulla, che dia un brivido così piacevole come decidere il corso della vita di un uomo… usando soltanto le parole.

SIPARIO