#AnAmericanDream

di Sergio Casesi

© 2017. Tutti i diritti sono riservati

 

 

PERSONAGGI

Tom, quarant’anni, scrittore di successo
Allie, compagna di Tom sulla trentina, curatrice di mostre
Liv, cugina di Tom
Albert, compagno di Liv
Una voce maschile da fuori
Primo poliziotto
Secondo poliziotto

 

 

Un appartamento moderno, in un quartiere alla moda a Manhattan, arredato con gusto; non appariscente, ma sobrio; elegante, di classe. Qui, da un paio di anni, vivono insieme Tom e Allie.

ALLIE ~ Non capisco perché gli hai detto di venire a cena.
TOM ~ Non lo so… mi è venuto.
ALLIE ~ Devi pensare prima di parlare. A che ora saranno qui?
TOM ~ Ah… credo fra poco.
ALLIE ~ Ma io no lo so! Non ti viene in mente che ho delle giornate assurde in questo periodo? Lo sai cosa sto vivendo.
TOM ~ Lo so, hai ragione amore, scusami.
ALLIE ~ Eh…

Silenzio.

TOM ~ Non lo so cosa mi è preso. Mi ha scritto qualche giorno fa. (Pausa) Non so, non ho più nessuno, lo sai. Là ci sono nato, ci ho passato l’infanzia. Ma ora che i miei non ci sono più, anche solo il nome mi sembra pieno di nostalgia, non trovi? “Flint”: non sembra un campanellino di natale? Flint, Flint… Non ti ci ho mai portato. Non che ce ne fosse motivo. Ma è questo pensiero, ne sono sicuro. Non vedo questa Liv da… da trent’anni almeno! (Pausa) Mi ha detto che si è trasferita a New York da un anno ma che ha sempre abitato a Flint, insomma… non lo so…
ALLIE ~ Ho capito ho capito… (improvvisamente dolce, abbracciandolo) tesoro, ma lo sai che hai me, vero?
TOM ~ Oh Allie…
ALLIE ~ Senti, stasera ce la caveremo in qualche modo. E magari sono simpatici!
TOM ~ E che ne so! Sei stupenda lo sai? Dai, raccontami della mostra, cosa è successo?
ALLIE ~ Ma sembra che non funzioni. Poca gente, pochi critici. Siamo piccoli ok, ma abbiamo fatto un ottimo lavoro. C’è qualcosa che non piace, che non attira. E c’è tensione. Oggi uno degli artisti è venuto e ha fatto un casino!
TOM ~ Certo, quando le cose non vanno non sarà mica per colpa degli artisti…
ALLIE ~ E quello stronzo di Frank che ha cercato prima di darmi la colpa? Un sacco di parole sul tipo di comunicazione, farneticazioni sulla gente di New York e poi bla e bla senza senso, per poi svignarsela lasciandomi in balia di quello che urlava! Ti rendi conto?
TOM ~ Che stronzo!
ALLIE ~ Già… io non ho niente da farmi perdonare, e da nessuno. Tanto meno da Frank. Col suo cazzo di vestito bianco che sembra un gelataio. Fai il grande quando va tutto bene ma non hai nemmeno le palle di parlare con un ragazzino che urla? E vieni a dare lezioni di professionalità? Non scherziamo! Che i disastri che combina se non ci fossimo noi a rimediare…
TOM ~ Ma tu cosa pensi?
ALLIE ~ Degli artisti dici?
TOM ~ Non funzionano? Sì, gli artisti.
ALLIE ~ Mah… hanno qualcosa. Non sono sterili ma… cazzo, non arrivano. Sono fermi a metà del guado. Non… non passano, non lo so.
TOM ~ Chiarissimo.

Suona il campanello.
Si guardano, poi lui va ad aprire la porta.

Eccovi!
LIV ~ Ciao! Che emozione!
VOCE DA FUORI ~ Liv è una donna grassa che non arriva ai quaranta. Malgrado la stazza, ostenta abiti attillati e un trucco un po’ pesante ma senza esagerazioni. Albert, il compagno, è un uomo dai jeans sull’ombelico con tanto di cintura in finta pelle, camicia a quadretti e gilet inabbinabile.
TOM ~ Liv, finalmente ci rivediamo! Dopo così tanto tempo! E tu devi essere Alfred.
ALBERT ~ Albert.
TOM ~ Oh certo, Albert. Albert, lei è Allie!
ALLIE ~ (arriva accanto a Tom) Piacere, siete i benvenuti. Tom non farli stare sulla porta… Accomodatevi, prego.

Tom prende le loro giacche e li fa accomodare sul divano.

Finisco di preparare due cose e vi raggiungo.
LIV ~ Complimenti per la casa. Bellissima!
TOM ~ Oh grazie. Voi abitate nel Queens mi dicevi?
LIV ~ Sì, proprio così. Fra la Jamaica Avenue e l’89a.

Silenzio.

TOM ~ Accidenti Liv… eri una bambina.
LIV ~ Eravamo tutti bambini.
TOM ~ Eh sì, vero. Me lo dimentico. Mi guardo indietro e mi sembra di essere sempre stato adulto!
VOCE DA FUORI ~ Liv si guarda attorno eccitata. È la prima volta in un luogo che considera da sogno, ma non esagera e cerca di darsi un tono amichevole e sciolto. Albert invece è più freddo. Non davvero a disagio ma come molto concentrato. Serio. Un po’ anche impaurito dalla possibilità di compiere qualche gesto inadeguato, maleducato o fuori luogo.
LIV ~ Che strana cosa… (ride) accidenti Tom, avete proprio una bella casa, accidenti!
TOM ~ Oh sì, qui stiamo bene. Il quartiere poi ci piace. Allie ha lo studio qui vicino.
LIV ~ Non è proprio come la casa di Flint dove venivo a trovarti.
TOM ~ Beh non direi… voi state bene qui a New York?
LIV ~ Nel Queens, sì, ci troviamo bene. Insomma… è il primo anno, ma va bene.
TOM ~ Albert sei anche tu di Flint, quindi?
ALBERT ~ Oh no, io no.

Breve silenzio.

LIV ~ Sai, ad Albert, Flint non è piaciuta molto. Lui è del Vermont. È venuto a Flint per lavoro.
TOM ~ No! C’è gente che ha un lavoro a Flint? Incredibile!

Silenzio.

LIV ~ (sorridendo) Beh… tu l’hai capito presto e sei venuto via, ma ci siamo arrivati anche noi.
TOM ~ Povero Michigan.
LIV ~ Albert è venuto a Flint per… insomma, nel Vermont o lavori con il granito o fai tutte quelle attività di montagna, sai. Alberi, legna. Ma Albert ha una professione. Ha studiato la cosa dei mutui, sai, tutta la questione della crisi, le case…
TOM ~ Ok.
LIV ~ E così… ci siamo conosciuti e…
TOM ~ Bravi. Bella mossa Albert! Niente come l’amore per sconfiggere la crisi! Se ci fosse più amore nel mondo, e anche a Flint a quel punto, non ci sarebbero crisi di nessun genere!

Silenzio.

ALLIE ~ Vi va di sedervi a tavola? È quasi pronto. Possiamo bere qualcosa se vi va.

Si siedono a tavola.

TOM ~ Albert vuoi aprire tu questa bottiglia?

Albert annuisce e comincia a darsi da fare.

LIV ~ Vino francese?
TOM ~ No, California. Vuoi vino francese? Dovrei avere qualcosa, Allie…
LIV ~ No, no. Scusami. Ti prego. È che immaginavo beveste solo vino francese.
TOM ~ Oh… ma il vino di Mendocino è ottimo, non trovi?
LIV ~ Oh sì, sicuramente.

Silenzio.

TOM ~ Allie, sai che non vedevo Liv da trent’anni?
ALLIE ~ Sì, me lo dicevi. E vi siete ritrovati sui social?
TOM ~ È stata lei che mi ha trovato.
ALLIE ~ Che voglia Liv… scommetto che te ne pentirai.
TOM ~ Allie…
LIV ~ Ho cercato tutti i parenti e i conoscenti di Flint e così… L’ho preso! Non avrei mai pensato che avresti accettato di vedermi.
TOM ~ E perché?
LIV ~ Mah… così tanti anni sono passati da tutto quanto…
TOM ~ Già…

Silenzio.

ALBERT ~ Verso a tutti?
TOM ~ Sì, grazie.

Prendono i bicchieri e brindano.

Alla nostra!
LIV ~ A noi!
ALLIE ~ Come vi trovate a New York?
LIV ~ Tu sei di qui, vero?
ALLIE ~ Sì, si vede?
LIV ~ Sei orgogliosa della tua città, si sente da come dici “New York”. Noi non possiamo dire la stessa cosa.
ALLIE ~ Ma non è vero! Tom mi ha raccontato tante cose del Michigan. Di quando era piccolo. Mi piacerebbe andarci.
LIV ~ Sul serio?
ALLIE ~ Non c’è mai stata occasione.
LIV ~ E non fartela capitare. Non ti perdi nulla.
TOM ~ (scherzando) Ora riconosco la vecchia cantilena di Flint, ci siamo!
LIV ~ (seria, troppo) Non mi piango addosso, se è quello che intendi. Non io almeno. Ne ho mangiate di torte povere, come diciamo a Flint. Con tutto quello che è capitato a noi poveri bastardi, certe cose però le puoi capire. Ma io non mi arrendo. E come vedi sono qui.
TOM ~ Ok, ok, anche io sono di Flint, e anche io mi lamento, vero Allie?
ALLIE ~ Sempre.
TOM ~ Allora raccontami un po’. Tua sorella?
LIV ~ Ci siamo visti insieme l’ultima volta…
TOM ~ Sul lago. Alla festa.
LIV ~ Ok.

Breve silenzio.

TOM ~ Non dovevi avere otto anni…
LIV ~ Non so quanti anni avevo quella sera, non so se mi spiego. Dicevi mia sorella: ha due figli; il marito va e viene, fa un po’ quello che vuole ma a lei sta bene così.
TOM ~ Vivono a Flint?
LIV ~ E dove vuoi che vivano?
TOM ~ E tua mamma?
LIV ~ Mia madre è molto vecchia. Troppo per certe cose. Ha fatto tanta fatica, poveraccia. Ma è anche colpa sua. Io ogni tanto glielo dico: è anche colpa tua. Perché le cose ti arrivano, ok, però magari prova a spostarti, a toglierti dalla visuale del cecchino, come si dice dalle nostre parti.
TOM ~ Già…
LIV ~ Poi lei aveva le sue sorelle, ma chissà dove sono ora. Ogni tanto ne spariva qualcuna. Alla fine partiti tutti. Mi hanno detto che qualcuno è andato in California. Qualcuno in Europa, pensa. Che poi lo sai le voci come corrono a Flint…
TOM ~ Sai che mi fai venire tanta nostalgia dei ragazzi del quartiere? Sei stata lì fino all’anno scorso, giusto?
LIV ~ Sì.
TOM ~ Magari sai qualcosa di loro.
LIV ~ Eh… c’è poco da sapere caro Tom. Larry, il tuo amico Larry, a lui pensi immagino…
TOM ~ Sì, Larry e il figlio di Burns e coso… Cannonball.
LIV ~ Larry è tornato a casa in una sacca di plastica, Tom.
TOM ~ No…
LIV ~ Iraq. E del figlio di Burns non so… dicono sia finito male. Forse in galera. Qualcosa di grosso. Ma altri dicono che invece si è fatto dei documenti falsi… non saprei.
TOM ~ Dio santo.

Silenzio.

TOM ~ E dello scemo del quartiere? Cannonball? Cazzo se mi era simpatico! Mi faceva morire dal ridere accidenti…
LIV ~ Beh, tanto scemo non era. Sta bene. Non se la passa male. Davvero. Sua sorella ha sposato un tizio che ha ereditato un piccolo supermercato. Cannonball lavora lì. Scarica il camion, porta la spesa a casa della signora Allen…
TOM ~ La signora Allen! No!! Ah, ah, ah… cosa hai detto… la signora Allen… mio dio…
ALLIE ~ Chi è la signora Allen?
TOM ~ Beh… (sorridendo strano) era… un’insegnante.

Liv scoppia a ridere.

VOCE DA FUORI ~ Liv scoppia a ridere cercando invano di trattenere una volgarità che sente poter esplodere. Fa segno ad Allie di aspettare un attimo nell’inutile sforzo di darsi un contegno.
ALLIE ~ Mi prendi in giro?! Liv, dai… dimmelo tu chi era la signora Allen!
LIV ~ No davvero. Era la maestra di… di educazione fisica di tutto il quartiere.

Tutti ridono soprattutto per l’esagerata reazione di Liv.

TOM ~ Che puttana la signora Allen.
ALLIE ~ Ecco perché sei così bravo, hai frequentato una grande scuola.
TOM ~ Puoi dirlo forte.
LIV ~ Ma non è più la signora Allen che conoscevate voi ragazzini. Ora è vecchia, piegata in due, nemmeno lei crede più ai racconti che si fanno ancora di lei.
TOM ~ (ad Allie) Una volta eravamo così tanti davanti casa della signora Allen che ci mettemmo in fila. In fila, capisci? Come all’ufficio postale. E c’erano quelli davanti alla fila che se lo menavano, volevano arrivare lì già carichi, per non fare brutta figura. (Trattenendo il riso) La signora Allen se li faceva tutti quel giorno. Era di luna buona. Tutti, uno dopo l’altro. E del resto eravamo proprio dei ragazzini, non è che durassimo chissà quanto, per fare un uomo vero per la Allen, capite… solo che uno che era secondo o terzo nella fila, e che già se lo menava da mezz’ora… (ridendo) è venuto sui pantaloni di quello davanti! Che s’è incazzato! È cominciata una rissa! Un casino! Dio santo che ridere! Noi siamo scappati ma quella… (ride da non riuscire a parlare) quella che, dal balcone, mezza nuda urlava: “Tornate qui, dove andate, bastardi!”.
VOCE DA FUORI ~ Allie sorride intenerita dal racconto di Tom. Albert resta serio mentre Liv sembra pensare ad altro. Poi Tom lentamente smette di sghignazzare e cala un silenzio strano nella stanza.
TOM ~ Era da quella “festa” che non ci si vedeva.
LIV ~ Già.
TOM ~ Già.
ALLIE ~ Che festa?
TOM ~ Una festa sul lago. (Silenzio) Sai… le solite feste sul lago a Flint.
ALLIE ~ Non doveva essere un granché…
TOM ~ Oh beh… c’erano tutti. C’era la famiglia di Larry, i vicini, i parenti e gli amici. Qualche collega della fabbrica. C’era il tizio del sindacato che parlava parlava e nessuno riusciva a farlo stare zitto.
LIV ~ E c’era mio padre.
TOM ~ Come se la passa ora?
LIV ~ Beh… da quando sono qui non l’ho più visto. E non gli ho nemmeno scritto. Con Albert ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle per ripartire.
TOM ~ Forse cercarmi su internet non è proprio utile allo scopo, allora.
LIV ~ Ehi… che forse… ma non volevo dire questo! Anzi… proprio da quella sera.
TOM ~ Scherzavo Liv.
ALBERT ~ Liv deve chiudere tutta la storia. E ricominciare da dove tutto si è interrotto.
TOM ~ Ho capito, beh… mi sembra giusto.

Silenzio.

ALLIE ~ Liv di cosa ti occupi qui a New York?
LIV ~ Io? Ah. Lavoro nel Queens.
ALLIE ~ E di cosa…
LIV ~ Sì, è una società che si occupa di… di concimi. Cioè, non produce concimi, li vende. Li vende in tutti gli stati. Li fa produrre e poi li vende.
ALLIE ~ Ah…
LIV ~ Oh sì. Hanno un gran giro di affari, se è per quello. Concimi per piante da balcone, per piante da giardino. Tutta questa roba, ecco. Sai… un sacco di gente ama tenere le piante in casa e così… c’è un giro di affari notevole. Io mi occupo delle vendite, controllo le vendite più che altro. Vado a controllare che con le vendite sia tutto ok, un lavoro un po’ di responsabilità, ma lo stress non mi spaventa, ecco.
ALLIE ~ Wow, Liv. Bello vedere qualcuno che ama il proprio lavoro.
LIV ~ Oh, il lavoro prima di tutto. Tu invece… hai una specie di museo?
ALLIE ~ Non un museo, accidenti… non ancora almeno! Organizzo mostre di artisti emergenti; comunque, sì, sono nel campo dell’arte.
LIV ~ Deve essere un bel lavoro. Tutta gente di un certo livello. Ti è andata bene Tom. Te la sei trovata giusta.
TOM ~ Puoi dirlo forte. Sono stato fortunato.
LIV ~ Beh, tu sei uno scrittore di successo… non è che ti pescavi una femmina alle fabbriche abbandonate di Flint.
TOM ~ (sorridendo) Eh no. Ma vi assicuro che Allie è una donna speciale.
ALLIE ~ Smettila di fare lo stupido.
TOM ~ Non lo sto facendo! Dico sul serio!
ALLIE ~ Sarò anche speciale ma non ti ho mai portato ad una festa come quelle di Flint.
TOM ~ Meglio così, credimi.
ALBERT ~ Perché “meglio così”?
TOM ~ Ma Albert… eravamo piccoli e ci divertivamo con nulla, quindi anche alle feste sul lago. Ma poi con tutto quello che… (Pausa) Scusami Liv… forse sono stato un po’…
LIV ~ Di che Tom? Non ti preoccupare. Siamo tutti abituati a queste cose.
ALLIE ~ Scusate, non voglio essere indiscreta ma o mi raccontate tutto di quella festa o non capirò nulla!
TOM ~ Allie…
LIV ~ Tom… dai. O lo racconti tu o lo faccio io. Davvero!
TOM ~ A quella festa mio padre e il padre di Liv, che erano fratelli, litigarono. Ci fu un casino.
ALBERT ~ Un po’ più di un casino.
TOM ~ Hai capito che il padre di Liv è dentro? Il casino fu proprio quella sera, successero delle cose che poi…
ALLIE ~ Scusami Liv, sono mortificata… io non volevo.
LIV ~ Ma no Allie, tranquilla… vai avanti Tom.
TOM ~ Ok… insomma, ci fu un rissa e le cose degenerano, fine della festa.
LIV ~ Oh Tom, ad abitare ai quartieri alti di New York ti si è bloccata la lingua!
TOM ~ Liv, non è facile nemmeno per me. Da quel giorno la mia vita è cambiata.
LIV ~ In meglio…
TOM ~ In meglio, sì, ma non è stata una passeggiata.
LIV ~ Ah certo. Non lo sarà stata. Immagino.
ALLIE ~ (troppo piano per essere udita da Tom che sembra molto concentrato) Tom forse possiamo…
TOM ~ Quella sera mio padre e mio zio litigarono. Per una questione di soldi. Erano soci in un affare e lo sai come va a finire. Sbagliarono i conti e dopo il casino dovemmo ricominciare con grande fatica.
LIV ~ “Sbagliarono i conti” dici?
TOM ~ Le cose non andarono come dovevano e quella sera cominciarono a litigare. Alla fine si presero a pugni. Tutto il quartiere e gli amici stavano lì a guardare. Solo che lo zio, il padre di Liv, poi… tirò fuori una pistola e la puntò contro mio padre.
ALLIE ~ Mio dio…
TOM ~ Solo che…
ALLIE ~ Basta dai… cambiamo discorso.
ALBERT ~ Solo che, e ditemi se sbaglio, si mise in mezzo un poliziotto, un vostro vicino di casa.
TOM ~ Esattamente.
ALBERT ~ Il poliziotto gli chiese di abbassare l’arma, di calmarsi.
TOM ~ Ma mio zio gli sparò e lo lasciò per terra con il cranio bucato.
ALLIE ~ Dio santo!
TOM ~ A quel punto suo padre tentò di spararsi ma qualcuno lo disarmò.
LIV ~ Fu tuo padre, Tom, non ricordi?
TOM ~ Esatto, mio padre lo disarmò e poi…

Silenzio.

ALLIE ~ Non sapevo che… cioè mi avevi detto qualcosa ma… (Pausa) Cristo santo!
TOM ~ È andata così.

Silenzio.

ALBERT ~ È andata così Tom?
TOM ~ Credo che sia stata una incredibile serie di eventi e di scelte sbagliate…
ALBERT ~ Oh, una serie di eventi.
TOM ~ Cosa c’è che non ti torna, Albert?
ALBERT ~ Beh… io non ero lì. Abitavo ancora in un bel posto, il Vermont. Che è davvero un bel posto. Montagne, eccetera. Comunque voglio dire… è triste pensare che due soci, due fratelli ecco… non sei d’accordo?
TOM ~ È triste.
LIV ~ E da quel giorno non ci siamo mai più visti.
TOM ~ Mia madre e mio padre vollero andare via da Flint subito. Vendemmo tutto e ricominciammo da qui, a New York.
LIV ~ Vendeste e ricominciaste la vostra vita.
TOM ~ Hanno avuto coraggio. E lo hanno fatto per me. Lo hanno ripetuto spesso…
LIV ~ Quello che sei lo devi a loro.
TOM ~ Puoi giurarlo.
LIV ~ Hanno messo ogni spicciolo dei loro risparmi su di te.
TOM ~ Non so davvero se siano da qualche parte ora, ma spero di non deluderli.
LIV ~ Ma no, Tom, cosa dici? Come puoi deluderli? Hai successo, hai una donna speciale che si occupa di musei, vivi in un appartamento bellissimo, no…
TOM ~ Grazie Liv, sai… ce l’ho messa tutta.
LIV ~ Anche mio padre ce la metteva tutta.

Silenzio.

Ma non gli è andata bene.
TOM ~ Mi dispiace, dico sul serio.
LIV ~ Davvero?
TOM ~ Certo…
LIV ~ Tante volte ho parlato con mio padre e vedi, secondo me fece solo un errore, uno solo.
TOM ~ Le armi sono troppo diffuse qui da noi, non va bene.
LIV ~ (ridendo) Oh certo, dimenticavo che se fai lo scrittore e hai un appartamento a Manhattan devi essere contro le armi. No, no… dicevo che l’errore più grande è stato quello di fidarsi. Sai, forse non te lo ricordi, ma mio padre è sempre stata una brava persona. Ha aiutato tutti quelli che ha potuto. Se ha fatto quello che ha fatto probabilmente ce lo hanno portato. Capisci? Voglio dire, è arrivato ad un punto che…
TOM ~ Capisco Liv, non deve essere stato semplice per voi.
LIV ~ Oh no, semplice no. Ma nemmeno per la tua famiglia, hai detto.
TOM ~ Già nemmeno per noi e per mio padre in particolare.
LIV ~ Tuo padre non è mai andato a trovarlo al penitenziario.
TOM ~ No… non credo, non so.
LIV ~ Te lo dico io. No. E sai perché?
TOM ~ Credo fosse troppo doloroso per lui…
LIV ~ No, no… aspetta, sai o non sai, o credi di sapere perché non ci è mai andato? Era suo fratello. Ha sbagliato forse? Ma era sempre sangue del suo sangue, o no?
TOM ~ Non so, Liv, davvero.
LIV ~ Non lo sai.
ALBERT ~ Non lo sa, Liv!
LIV ~ E non hai mai pensato che forse tuo padre aveva qualcosa in sospeso con il mio?
TOM ~ Ti assicuro che lo ricordava sempre con grande affetto.
LIV ~ Mentre ricominciava una vita con i suoi soldi? Così lo ricordava? Contando i suoi soldi?
TOM ~ Non credo di capire.
LIV ~ Mio padre è in galera e uscirà solo da morto. Ha ucciso un poliziotto e lo sai come vanno queste cose. Ma una cosa dice sempre da sempre. Una cosa ripete da troppi anni. Che come sono andate le cose quella volta non sono come le ha raccontate il procuratore al processo.
TOM ~ Ehi Liv, io non so cosa vuoi dire ma mi sembra…
ALBERT ~ Mi sembra che dopo trent’anni puoi lasciarla parlare.
TOM ~ Ok, ok, solo non so cosa vuoi dire con la mia famiglia e i soldi di tuo padre…
ALBERT ~ Non sai tante cose per essere uno scrittore di Manhattan.
TOM ~ Parla Liv, non voglio questioni, davvero.
ALBERT ~ Ehi amico, nessuno vuole questioni.
TOM ~ Bene.

Silenzio.

LIV ~ Vedi Tom, mio padre ha sempre fatto tutto come è prescritto nel libro, come dicono a Flint. Lui dice che il fallimento dell’affare in realtà è stata una mossa di tuo padre, per tenersi tutti i soldi.
TOM ~ Dice così?!
LIV ~ E quindi lui ha sbagliato a usare la pistola. Ma il procuratore non gli ha creduto, non lo hanno nemmeno ascoltato. Anzi… lo hanno pure pestato prima del processo.
TOM ~ Liv, io non so cosa vuoi dire su mio padre, resta purtroppo il fatto che tuo padre uccise un poliziotto e che poi…
LIV ~ Ma senza premeditazione.
TOM ~ Ho capito! Ma quello è morto uguale. Senti…
LIV ~ No… fammi finire.
ALBERT ~ Falla finire.
LIV ~ Tuo padre fece il gran colpo, fece il furbo. Fece in modo di far apparire tutto un fallimento, in realtà i soldi li fece sparire lui.
TOM ~ Hai le prove di quello che dici?
LIV ~ Le prove? Tuo padre era furbo. Furbo. Le ha cancellate le prove. Ma se ci ragioni non potrai sbagliare.
TOM ~ Ma cosa stai dicendo!

Silenzio.

Liv… a me dispiace la storia di tuo padre. Ho accettato di vederci e tutto il resto… ma basta con le stronzate, ok?
ALBERT ~ Se no?
TOM ~ Se no ve ne andate!
ALLIE ~ Ehi sentite… perché non ci calmiamo e cambiamo discorso? Ok? Tutti quanti.
TOM ~ Scusami tesoro.
LIV ~ Scusa tesoro… Albert, se ti rivolgi a me così anche solo una volta, ti sparo!

Albert ride.

VOCE DA FUORI ~ Nella risata di Albert c’è qualcosa di stupido e di sinistro. Di semplice eppure di difficile spiegazione. Liv e Albert si guardano, in qualche modo sembrano felici di essere dove sono e dei discorsi che stanno facendo. Albert sembra essersi risvegliato e Liv sembra ancora più libera e sciolta di prima.
TOM ~ Passiamo ad altro allora?
ALBERT ~ Non credo abbia finito. Hai finito Liv?
LIV ~ Caro… no, non ho finito. Ma, come dice Allie, possiamo affrontare civilmente ogni argomento, non è vero?
ALLIE ~ Non l’ho detto ma spero sia proprio così.
LIV ~ Tom… come spieghi le possibilità che avete avuto una volta qui a New York?
TOM ~ I miei si sono ammazzati di lavoro. È tutto in questa sconosciuta formula, il lavoro.
LIV ~ Sconosciuta a chi?
TOM ~ A quelli di Flint?
LIV ~ Non è colpa nostra se ce lo hanno rubato il lavoro.
TOM ~ Già, certo…
LIV ~ Ti sei proprio ambientato qui, eh, Tom? Dimmi, come spieghi il tenore di vita della famiglia del poliziotto morto?
TOM ~ Cosa c’entra il poliziotto morto?
ALBERT ~ Oh, c’entra amico.
TOM ~ Cosa state dicendo!
LIV ~ Vedi… per molti anni io non ho creduto a mio padre. Gli ho voluto bene lo stesso, sono andata a trovarlo, gli ho scritto le lettere di Natale, con mia madre a casa che ha perso la salute per questa cosa. È sempre rimasto mio padre, capisci?
ALBERT ~ Capisci? Suo padre.
TOM ~ Ho capito, suo padre, vai avanti!
ALLIE ~ Tom… ti prego…
LIV ~ Tom… Vedi, Albert è venuto a Flint per lavoro.
TOM ~ Me lo hai già detto.
LIV ~ È venuto a pignorare le case, i terreni, i capannoni.
TOM ~ Ok.
LIV ~ No, ok. No. È una storia tremenda capisci? Abbiamo perso tutto a Flint.
ALBERT ~ Ho preso le case di un sacco di gente che non poteva pagare. Bambini in strada, capisci? Vecchi e ammalati, brava gente.
TOM ~ Mi dispiace.
LIV ~ Ti dispiace, oh cazzo… Albert, mio cugino è umano hai sentito? Gli dispiace!
ALBERT ~ Bene, bene! L’umanità serve, ci serve umanità.
LIV ~ Interi quartieri sono stati svuotati e alla fine le case sono state abbattute. I più fortunati sono andati da parenti o amici, altri se ne sono andati con i loro miseri risparmi a cercare un posto dove stare. Ma per una madre con due figlie e con il marito assassino… eh… a nessuno interessa una famiglia così, capisci?

Silenzio.

Solo ad Albert. Solo a lui è interessato il mio e nostro destino.
ALBERT ~ Noi del Vermont abbiamo un’altra scala di valori.
LIV ~ Sarà così. Perché è venuto a prenderci la casa. Io e mia sorella abbiamo perso il lavoro per la crisi, l’ufficio vendite auto non aveva di che vendersi se non la pelle. Lo puoi capire anche tu che stai qui nel centro del mondo libero, eh?
ALBERT ~ Il mondo libero… da che?
LIV ~ Quel giorno ho aperto la porta e mi si presenta Albert, l’angelo sterminatore di Flint. Ma lui ha pietà. Ha pietà di noi. Gli racconto la mia storia e ha pietà. Nessuno aveva mai avuto pietà di noi. Albert, sì.
TOM ~ Senti Liv, sono esperienze durissime e sono felice che vi siate trovati e che…
LIV ~ Fammi finire…

Silenzio.

E così ha comprato lui la nostra casa ed è venuto a vivere con noi. Capisci? Ci ha salvato.
TOM ~ Bravo Albert, bravo, dico sul serio.
ALBERT ~ Eh…. bravo? Sai dopo che è successo? Che avendo a che fare con poliziotti, giudici e teste di cazzo varie… beh… ho cominciato a pensare.
TOM ~ Davvero? A pensare? Sai che… cazzo, non lo avrei mai creduto? Bravo, davvero.
ALBERT ~ Non fare lo stronzo con me, Tommy… non funziona, chiaro?
TOM ~ Altrimenti?
ALBERT ~ Altrimenti non arriveremo mai al punto. E io voglio solo arrivare al punto, ok?
ALLIE ~ Ecco, arriviamo al punto, così poi ve ne andate e non vi fate più vedere, ok?!
LIV ~ Calma tesoro, calma. Il fatto è che l’unica famiglia del nostro merdoso isolato a cui non hanno preso la casa è quella del poliziotto morto, chiaro?
TOM ~ E allora?
LIV ~ E allora abbiamo scoperto che la moglie aveva un gruzzolo, oltre alla pensione del negro morto che gli ha permesso di pagare tutto quanto.
TOM ~ E perché lo dici a me?
ALBERT ~ Perché lo dici a lui? Ah, ah, ah!
LIV ~ Perché non c’è motivo per uno stronzo di poliziotto negro di lasciare quel gruzzolo a sua moglie? Chiaro? Da dove venivano quei soldi?
TOM ~ E io cosa ne so?
LIV ~ Piccolo Tom… eravamo bambini all’epoca… ma tu, ora, puoi ragionare e cercare di capire; e se dico capire, è capire! Indovina chi ha lasciato dei soldi alla moglie del negro in divisa?
TOM ~ Non lo so!
LIV ~ No? Ma se è stato quel gran signore di tuo padre!

Silenzio.

ALBERT ~ Vero che la vita è incredibile?
TOM ~ Io non so di che cosa stiate parlando! Dopo l’omicidio commesso da tuo padre ci siamo trasferiti a New York e i miei si sono spaccati il culo per mandarmi al college! Avete capito? Non so se mio padre abbia mai avuto dei soldi da regalare e nel caso a chi li abbia regalati, ma conoscendolo sono certo che…
ALBERT ~ Che erano i soldi del padre di Liv!
TOM ~ Non credo proprio!
ALBERT ~ Il poliziotto era d’accordo con tuo padre, era una truffa. Una truffa ai danni di suo padre. Hai capito?
TOM ~ Cosa stai farneticando?
ALBERT ~ Oh, lo sappiamo tutti, non doveva finire così. Dovevano solo fottersi il poveretto, ma nessuno doveva farsi male e invece… c’è rimasto il negro!
TOM ~ Sei pazzo!
ALBERT ~ E tu mi sembri il cane che si mangia il cavolo, come dicono a Flint. Eri piccolo Tom, e poi hai avuto solo la versione dei tuoi, me ne rendo conto. Ma fatti qualche domanda, ok? Ad esempio, secondo te perché siete andati via da Flint? (Pausa) Non lo sai? Perché tutti nel quartiere sapevano. Tutti parlavano. E quando passavate voi era un continuo chiacchiericcio, non te lo ricordi? Eh, sì. Il poveraccio truffato in galera mentre voi liberi, è vero, no?
TOM ~ No! Quello fu un vero affare sbagliato. Capita! Tuo padre non lo accettò mai ma le cose erano andate male per tutti!
ALBERT ~ Tranne che per il poliziotto che senza fare nulla si beccava qualche dollaro?
TOM ~ Ancora con questo poliziotto… lascialo in pace, Cristo santo.
ALBERT ~ (estrae un foglio) Questo è il versamento fatto da tuo padre alla famiglia del negro, come puoi vedere una somma che è molto vicina alla somma che il padre di Liv perse “nell’affare”.
TOM ~ (guarda il foglio) E cosa vuol dire? Non prova niente. E poi prova a pensare a mio padre, a sparare a quell’uomo è stato suo fratello; forse, per il senso di responsabilità che sempre ha avuto, avrà dato tutto quello che poteva a quella famiglia!
ALBERT ~ Pensa! Senso di responsabilità.
TOM ~ Ma che ruolo avrebbe avuto poi il poliziotto? Non ha senso.
ALBERT ~ Diccelo tu, se sai come sono andate le cose diccelo tu.
TOM ~ Adesso la mia pazienza sta per finire!
ALBERT ~ Ohi, ohi… la pazienza di uno scrittore di successo sta per finire… dovremmo avere paura.
TOM ~ Che cazzo vuoi stronzo?
ALBERT ~ Sai che tuo padre fece altri versamenti alla famiglia del negro?
TOM ~ Sui tuoi fogli ci sono solo dei numeri, non c’è scritto niente. Forse non l’hai mai vista una ricevuta bancaria, ma non è fatta così. Hai capito?
ALBERT ~ Mi stai dando del barbone?
TOM ~ Torna da dove sei venuto per favore.
ALBERT ~ Se fossi un negro forse avresti più educazione, non è vero?
TOM ~ Non usare mai più quella parola a casa mia, chiaro?
ALBERT ~ E cos’era giallo? Era giallo? Preferisci viola? Verde?
ALLIE ~ Basta. Fuori di qui… forza!
ALBERT ~ Sta’ zitta! Ok? Non ho finito! Ce ne andremo a cose concluse!
TOM ~ Attento a come le parli.
ALLIE ~ Tom chiama la polizia.
LIV ~ Non chiami nessuno. Ce ne andremo appena concluso quello che è da concludere!
TOM ~ Cosa cazzo volete ancora?
LIV ~ Mio padre ha sempre detto di essere stato fregato. Che suo fratello è stato più stronzo e più furbo di lui.
TOM ~ Ma pensa!
LIV ~ Sono qui per farmi dare quello che ci spetta.
TOM ~ È in carcere, ha già quello che gli spetta.
LIV ~ Se avessi incontrato Albert prima, saremmo andati direttamente da tuo padre. Gli avrei fatto vuotare il sacco. Ma ora? Abbiamo indagato e noi sappiamo la verità. Noi la conosciamo. Ma in un processo, dove un onesto cittadino ha ucciso un negro con la divisa, capisci che proprio non si poteva farcela. La verità doveva essere taciuta. Questa è la legge, caro mio.
TOM ~ Hai finito di dire stupidaggini?
LIV ~ Non ti ricordi come dicono a Flint? Sono pronta a mettermi i soldi in bocca, caro mio. Tu ora mi dai quello che mi spetta, quello che mio padre non ha potuto darmi, è chiaro?
TOM ~ No, non è chiaro per un cazzo.
LIV ~ Tu ora mi dai i soldi che mi devi.
TOM ~ Sei completamente pazza! Adesso chiamo la polizia.

Albert si alza e gli sbarra la strada.

Vi consiglio di usare il cervello. Andatevene immediatamente o sarà peggio.
LIV ~ Tale padre tale figlio… amico degli sbirri. Guardalo Albert, lo scrittore liberal, che guarda l’America povera e scoppiata dal suo lussuoso appartamento di New York! Lo avevi mai visto dal vivo uno famoso? Uno che scrive sul giornale? Uno di quelli che se infili il suo nome su Google ti vengono fuori cento pagine? Eccolo Albert, guarda che bello che è!
TOM ~ Voi non avete idea di cosa state facendo! (Si muove per prendere il telefono)
ALBERT ~ (lo spinge facendolo cadere a terra. Poi, mostrando una pistola nella fondina attaccata alla cintura) Non provarci o finisce male.

Silenzio.
Tom e Allie sono pietrificati.

VOCE DA FUORI ~ Tom e Allie non riescono a muoversi. Capiscono ora che la situazione si è fatta davvero pericolosa. Si guardano veloci. Non si tratta più di due originali pazzi di provincia. Cominciano ad avere davvero paura…
ALBERT ~ Quindi Tom, ti faccio una semplice domanda: vuoi darci quello che ci spetta?
TOM ~ Io non vi devo nulla.
ALBERT ~ Mmm… ok… Allie conosci una tale… Sue?

Silenzio.

Allora? Non mi dire che non conosci la bella Sue.
ALLIE ~ Che cazzo volete da noi?
ALBERT ~ Sue è proprio una bella ragazza, non è vero? Uno schianto. Giovane, bella, intelligente. Tom è davvero un grande a dare delle opportunità di lavoro a chi lo merita, dio benedica l’America! Sue… già il nome mi fa apparire una pietra nei calzoni.
TOM ~ Senti Liv… io non so cosa ti sia venuto in mente in questi anni. Mio padre era una brava persona. Non ha fatto male a nessuno.
ALBERT ~ Non come te, vero Tom?
TOM ~ Che cazzo dici?
ALBERT ~ Forse lei non sa di quello che c’è fra te e la giovane Sue. La segretaria “tuttofare” di Tom…
ALLIE ~ Cazzo sta dicendo Tom?
TOM ~ Allie non ascoltarlo, non è vero.
ALBERT ~ Sto dicendo che fra Tom e Sue, sai com’è… il fascino dello scrittore, la sua intelligenza, il suo successo. Anche Sue vorrebbe fare la scrittrice non è vero? Non è il suo sogno nel cassetto?
ALLIE ~ Tom?
TOM ~ Non è vero nulla, Allie. Sta mentendo!
ALBERT ~ Oh… e quella sera a Montauk non è successo niente, non è vero?
TOM ~ Cosa deve essere successo?
ALBERT ~ Forse Allie può immaginarlo. Da donna dico. Può capire cosa accade quando un uomo entra nella testa di una donna, e poi nel cuore di una donna. E poi… Scatta qualcosa, non è vero?
LIV ~ Allie, mi dispiace sai? Prima di conoscere Albert anche io ero sempre caduta con uomini senza scrupoli… senza fede. Ma poi è arrivato Albert che finalmente ha rispetto di me, lui è diverso. Ma Allie… perché non lo hai accompagnato a Montauk quella volta? Perché?
ALLIE ~ Tom cosa è successo con Sue!
TOM ~ Niente te lo giuro! Niente! Stanno mentendo!
ALBERT ~ Ma come? C’era una festa bellissima. Montauk, le barche, gli scrittori… non è mica la festa di una cittadina del Michigan.
LIV ~ E poi… era quasi un regalo del tuo editore o almeno così ti disse lui, no?
TOM ~ Che cazzo…
ALLIE ~ Tom?!
LIV ~ Un bicchiere di troppo, una chiacchiera, l’estate… e Allie che non c’è, non poteva lasciare la mostra dei nuovi video-artisti messicani! Wow! E chi se la perde, non è vero?

Silenzio.

ALBERT ~ Noi sappiamo cosa fece tuo padre. E se il poliziotto ha pagato con la morte, tuo padre no. Se l’è fatta la sua vita. (Con voce impostata e caricaturale) “Le colpe dei padri non ricadano sui figli”.
LIV ~ Ehi Albert, lo stai citando!?
ALBERT ~ Com’era com’era? “Le colpe dei padri non ricadano sui figli, pensava, no, non c’entrava lui con le malefatte di suo padre. Lui era rinato con la guerra. Era un uomo nuovo. I marines gli avevano dato un cuore nuovo, un cervello nuovo”. Eccetera eccetera.
LIV ~ I marines!!! (Ride sguaiatamente) Ah, ah, ah! Ne hai di fantasia Tom… I marines!
ALBERT ~ Ma poi continua sai? Dice qualcosa come: “Ma se la colpa deve ricadere sulle generazioni future, che sia di tutti. O di tutti o di nessuno”.
LIV ~ Giusto Tom? Ti sembra che solo io debba pagare per le colpe dei nostri padri?
TOM ~ Siete pazzi voi due.
LIV ~ Già… pazzi. Sai, due morti di fame di Flint alla fine impazziscono, vero? Lo sai come succede dalle nostre parti… si impazzisce per il vuoto che ci è rimasto!
ALBERT ~ È giusto che paghi, Tom. Come ha pagato Liv. È molto semplice.
TOM ~ Quanto volete?
ALLIE ~ Tom devi dirmi una cosa…
TOM ~ Quanto volete per andarvene ora!
ALBERT ~ Ma, Allie? Ancora gli parli? Ti ha tradito decine di volte! Sue è solo l’ultima… Veramente vuoi che ti citi l’elenco?
TOM ~ Ma quale elenco? Allie ti giuro che non è vero niente!
ALLIE ~ Ne parliamo dopo, Tom. Adesso voglio sapere se la storia di tuo padre è vera.
TOM ~ Allie? Sei impazzita anche tu forse? Mio padre era una persona onesta.
ALBERT ~ Allie perdonami, ma lui è un grande scrittore. Chi sa mentire meglio di lui?
LIV ~ Non “mentire”… “ricostruire realtà alternative”, non è così che dici, Tom?
TOM ~ Allie, sono sicuro di poterti dimostrare tutta la mia fedeltà. Questi sono dei criminali, non lo vedi? Fidati di me, ti prego.
ALBERT ~ Oh certo… certo…
LIV ~ Dei criminali che devono prendersi quello che gli spetta. Due stronzi che sono stanchi di subire prima la fabbrica, poi il processo, poi l’intero fallimento di una città, poi il pignoramento. Eh già! È così… i criminali siamo noi!
VOCE DA FUORI ~ Allie si allontana un poco verso la finestra. Mani nei capelli non sa cosa fare. Ama Tom e mai ha sospettato nulla. E vuole credere che la storia del padre e del fallimento sia come la racconta lui. Spera tanto che Tom non si riveli un bugiardo.
TOM ~ Per l’amore di dio, ditemi quanto volete per andarvene!
ALBERT ~ (tirando fuori la pistola) Secondo te quanto vale un proiettile, eh?
TOM ~ Vi prego…
ALBERT ~ (puntando in direzione di Allie) Quanto può costare?
TOM ~ Fermati! Fermati ti prego, ti darò tutto quello che vuoi! Ti prego. Tutto quello che vuoi!
LIV ~ È vero amore, lo sento… vero amore.

Silenzio.

Calcolando quello che tuo padre rubò al mio, e la miseria che avvolse me e la mia famiglia, calcolando l’inflazione e i danni morali più una giusta somma come pena per quello che avete fatto, insomma Tom, tu te la sei spassata, sei andato al college, hai fatto strada mentre noi siamo rimasti lì, ogni giorno più poveri, ecco… per dipingere di verde tutti i semafori in città, come diciamo a Flint, la somma giusta… Albert?
ALBERT ~ Liv, sto pensando…
LIV ~ Per esempio Tom, quella volta che portasti tua madre – tuo padre era già morto – a Parigi? Mia madre non sa nemmeno se esiste Parigi o se è un’invenzione dell’ebrea del negozio dei profumi.
TOM ~ Liv, per favore…
LIV ~ “Dai soldi nascono i soldi, dal nulla nascono gli incubi”. Così ha detto il reverendo quando Emily si è uccisa? Te la ricordi Emily? La nostra vicina. S’era persa tutte le maglie, come dicono a Flint. Invece di dare via la casa ci si è uccisa, l’hanno trovata sul divano ma con il cervello sparso sulla vetrinetta dove teneva il whisky. E tu dov’eri? Perché non racconti com’è stata quella splendida vacanza ai Caraibi con quella franco-haitiana che ti scopavi mentre Emily combatteva per tenersi la casa?! Eh? Perché non lo racconti? Mi sembra proprio un argomento da cena newyorchese, no? Quando invitate i Ross, di cosa parlate? E con i McEwan invece? Albert, perché non li fai accomodare?
ALBERT ~ (puntando la pistola) Accomodatevi, vi prego. È una cena improvvisata ma spero sia di vostro gradimento.

Allie e Tom si siedono, poi Liv. Albert resta in piedi con la pistola in mano.

LIV ~ Allora?

Silenzio.

Dai, era una ragazza splendida non è vero? Franco-haitiana. “Una statua”, così hai detto.
ALLIE ~ Rispondi Tom.
TOM ~ Era una ragazza con cui uscivo, molti anni fa. Siamo andati in vacanza insieme.
LIV ~ Hotel cinque stelle, spiagge meravigliose!
TOM ~ Sono i Caraibi, non è colpa mia.
LIV ~ È di tuo padre infatti la colpa. Ma cosa facevate… dai, racconta?!

Silenzio.

ALLIE ~ Fa quello che dice, per favore.
TOM ~ Passeggiavamo sul mare. Facevamo il bagno, un po’ di canoa. Se cerchi di mettermi in difficoltà con Allie stai sbagliando. Lei sa tutto di me e mentire non ti serve!
LIV ~ Ma al tuo amico… come si chiama?
ALBERT ~ Fred, quello che gli dà i biglietti per i Mets.
LIV ~ Fred già… non hai detto a Fred che è stata la scopata più grande della tua vita? Che mai e poi mai hai vissuto una cosa del genere?
TOM ~ Che cazzo dici?!
LIV ~ Io che cazzo dico? Non hai scritto tu a Fred due settimane fa che è stata la scopata più gloriosa della tua vita e che sai bene che certe cose capitano una volta sola? E la povera Allie? Hai capito tesoro? Non vali un cazzo rispetto alla meticcia. Zero.
TOM ~ Allie si sta inventando tutto…
LIV ~ Vergognati Tom! (Ad Allie) Tesoro, non crederai che questo verme sta con te perché ti ama?
ALLIE ~ Vi prego, basta, vi prego…
LIV ~ Oh… sai a Flint come imploravano quelli a cui portavano via i mobili? E i vestiti? La Tv e poi l’auto e fino anche i muri? Eh?
ALLIE ~ Ma io che colpa ne ho…
LIV ~ Piccola… ve ne sbattete il cazzo mentre esponete i vostri quadri, scrivete i vostri libri e bevete vino francese, o no? Ma poi andate alla raccolta fondi… Non sei stata alla raccolta fondi a Brooklyn la settimana scorsa? Non vai a dare una mano ai democratici quando puoi? Sapete che mi fate schifo? Eh? Lo sapete?
ALBERT ~ Allie, e poi la sua influenza su di te, capisci? Tu stai con una merda. Va a vedere i Mets e fa intendere al suo amico che le tue scopate sono mediocri. Ti paragona a una lurida troia che si scopava ai Caraibi mille anni fa! Ma come fai a vivere in questa situazione, eh?
LIV ~ Allie, spero tanto che una volta finita questa cena tu ti senta diversa e libera, mi capisci? Dai, ora mangiamo, vediamo cosa ho preparato… (Si alza, trova i vassoi e i piatti preparati da Allie e li porta in tavola) Non ho avuto molto tempo per preparare, sapete giornata impossibile oggi! Ma vi prego, assaggiate questo, e anche quest’altro…
ALBERT ~ Mangiate!

Tom e Allie con fatica mettono in bocca qualcosa.

LIV ~ Un goccio di Chardonnay?
TOM ~ È Pinot.
LIV ~ Non ho mai studiato francese, mi perdonerai.
ALBERT ~ (avvicinando la pistola) Vuoi un po’ di vino, signorino?

Tom annuisce e beve un sorso di vino.

LIV ~ Sono felice abbiate accettato il nostro invito. Sono orgogliosa di ospitarvi nella nostra bellissima casa. La prossima volta faremo con più calma.
TOM ~ Cosa stai dicendo?
LIV ~ Che potrete venire quando vorrete!
ALLIE ~ Sta dicendo che vogliono la casa!!
ALBERT ~ Bravo Tom, ragazza intelligente!
LIV ~ Sarete sempre i benvenuti. Ci mancherebbe!
TOM ~ Sentite… vi posso dare dei soldi, va bene? Ditemi quanti soldi volete. Ve li mando ora direttamente, mi basta collegarmi con il PC.
LIV ~ Ma non si parla di soldi a tavola, dai…
ALBERT ~ Davvero, sei un maleducato, dove sei cresciuto, a Flint?
LIV ~ Allie, allora, l’esposizione di questi giorni? Non va, vero? Come mai?
ALLIE ~ Basta vi prego, non ne posso più.
LIV ~ Che succede? Non ti piace il vino?
ALLIE ~ Già.
LIV ~ Albert! Cerca un vino migliore per i nostri ospiti!
ALBERT ~ Consideralo già fatto!

Pausa.

ALLIE ~ Io non ho nulla contro di voi. Dico davvero.
ALBERT ~ Perché dovresti?
ALLIE ~ E per quello che ne so, la storia di tuo padre può essere benissimo vera.
LIV ~ Certo che lo è!
ALLIE ~ È giusto che tu abbia quello che chiedi!
TOM ~ Allie, non crederai a questi due?
ALLIE ~ Stai zitto bastardo! Una volta finita questa storia ti farò vedere!
LIV ~ Sai che si è scopato pure la moglie del suo editore? Anzi…
TOM ~ Non è vero!
LIV ~ Il suo editore all’inizio non voleva nemmeno pubblicargli niente. Fu sua moglie a spingere, a spingere, perché Tom anche lui a spingere non era male. Con una vecchia! Ma come hai fatto?
TOM ~ Ma non è vero!
LIV ~ E perché allora hai dormito da lei la sera che Allie è andata da sua madre? Perché sei andato con lei al museo della carta stampata?
TOM ~ Ma… Come…
LIV ~ Allie, non sei andata da tua madre quando gli capitò quel danno per il maltempo, dico nella tenuta in campagna?
ALLIE ~ Sì…
TOM ~ Come… di cosa stai parlando…
LIV ~ Il caro cugino andò subito a telefonare al suo amico editore, che non c’era. Magicamente quella sera finì con il dormire con la signora….
ALLIE ~ Tom!!
TOM ~ Ma non è vero! Cristo santo! Parla di cose successe ma che… cioè, è vero che ho dormito lì ma non mi sono scopato la vecchia! Come tutto il resto! Dicono cose che sono vere fino a un certo punto! Credimi Allie, ti prego!
ALLIE ~ No, non ti credo! Anzi! Credo a Liv! A quello che ha passato! Sei come tuo padre! Ecco, ora ho capito! Il tuo fascino, no, non è fascino. È menzogna!
LIV ~ Così mi piaci Allie!
ALLIE ~ Il tuo modo di fare, il tuo modo di parlare! Ora capisco! Ora so! Mi hai ingannata per tutto questo tempo. Ora basta!
TOM ~ Ti prego Allie… Cristo!
ALLIE ~ Lascia stare Cristo che con te non ha niente a che fare! Per quanto mi riguarda, la casa è vostra! Fatene quello che volete! Io non ne voglio sapere di questo bastardo!
TOM ~ Allie!!
ALLIE ~ (si alza) Liv scusa, posso aprire la finestra e fumare una sigaretta? Sono molto nervosa, davvero io…
LIV ~ Oh, ma certo Allie.
VOCE DA FUORI ~ Liv la guarda incantata. Dal canto suo Allie vorrebbe intercettare lo sguardo di Tom che però sembra non capire. Apre un armadietto della cucina e, come rovistando, prende un pacchetto di sigarette. Allie ora sembra decisa. Forte. Guarda Tom con uno sguardo strano. Sospeso fra cattiveria e una mal celata richiesta d’aiuto. Tom è nel suo mondo. Sta ragionando. Sta cercando di capire come è venuta a crearsi una situazione del genere. L’atteggiamento di Allie, forte eppure infinitamente dolce, la rende mitica e come assolutamente inarrivabile agli occhi di Liv, che la invidia ancora di più…
ALLIE ~ Uno che mente sulle sigarette, pensavi non avessi capito che fumavi ancora? Eh? Sei furbo a nasconderle qui! (Colpisce Tom con un pugno e gli altri due scoppiano a ridere)
TOM ~ Allie ma cosa… io non… (Viene ancora colpito da lei che, poi, apre la finestra e si accende una sigaretta)
LIV ~ Va meglio tesoro?

Allie annuisce.

Hai scelto l’uomo sbagliato.
ALLIE ~ Puoi ben dirlo…
LIV ~ Per la casa, Albert ha preparato tutti i documenti. È tutto a posto. Nessuno si farà male se nessuno farà lo stronzo, ok?

Silenzio.

ALLIE ~ Tom, sta parlando con te.

Silenzio.

ALBERT ~ (dando la pistola a Liv) Prendo i documenti. Allora… (estrae da una borsa) qui c’è il primo accordo, lo abbiamo stilato quindici giorni fa, ti ho pagato in contanti e tutto è in regola. Va solo firmato. Oggi il saldo. Tutto regolare, se qualcuno mai dovesse avere da dire su questo accordo… ci dovevate pensare prima! Ci sono le vostre mail e i vostri messaggi che testimoniano tutto.
TOM ~ Quali mail? Chi ti ha mai scritto un messaggio?
ALBERT ~ Acqua passata, amico. Guarda avanti ora.
TOM ~ Credi che finirà così? Eh?
ALBERT ~ Sì! Finalmente anche noi di Flint avremo una bella casa che nessuno potrà portarci via!

Silenzio.

TOM ~ Non sei del Vermont tu?
ALBERT ~ E che differenza fa adesso?
TOM ~ Aspetta un momento! Hai detto che eri del Vermont!
ALBERT ~ A te non ti frega di dove sono, chiaro?
TOM ~ Allie, hai sentito? Hai sentito anche tu? Ha detto di Flint! È di Flint anche lui!
ALBERT ~ Non fare lo stronzo e vieni a firmare i documenti.
LIV ~ Non vorrai farti sparare, vero?
ALLIE ~ Chiudi quella bocca e fai quello che dicono!
TOM ~ Allie… ma non capisci? Ci hanno spiato! Sanno tutto di noi, tua madre, Montauk, il tuo lavoro… hanno visto le nostre foto, i nostri post!
ALBERT ~ Sta’ zitto!
TOM ~ Hanno letto i nostri tweet. Ci hanno studiato per colpirci, capisci?
LIV ~ (puntando la pistola su Tom) Cazzo, capisci? Eh? Questa la capisci? La capisci la lingua parlata da questa pistola, sì?
TOM ~ Ci hai spiato, da quanto tempo, eh? Da quanto tempo ci tieni d’occhio?
ALBERT ~ Troppo tardi amico, firma o finisci a galla nel fiume.
TOM ~ Fatemi indovinare, non state nemmeno nel Queens voi, non è vero? È tutta una stronzata!
ALLIE ~ Vuoi chiudere quella bocca?
LIV ~ Tom, sai che ti credevo più sveglio? Sei proprio un coglione, sei un vero coglione!
TOM ~ Come avete fatto a leggere la mia posta, i miei messaggi? Siete entrati nel mio computer? Da quando?
LIV ~ Cannonball, diglielo tu da quando…
TOM ~ Come? Tu? Sei Cannonball?? Tu? Figlio di puttana!
ALBERT ~ (quasi isterico) Non sai nemmeno che mi chiamo Albert. Sei tu il figlio di puttana! Tu! Tu sei il figlio di puttana qui, hai capito?

Liv punta la pistola.

Ah… ora hai paura? Non devi averne, la giustizia non deve farti paura!
TOM ~ Tutte stronzate il market, sua sorella…
ALBERT ~ Non ce l’ho una sorella, coglione!
TOM ~ Cristo santo… Ma Larry? Come sta Larry? È morto Larry?
ALBERT ~ Applausi! Applausi!
TOM ~ Albert! Larry è morto?
ALBERT ~ Ora mi devi chiamare Cannonball! Non hai mai saputo il mio nome. Non mi chiamare Albert mai più o ti sparo nelle palle! Ero il grassone del quartiere! Lo scemo! Ero lo stupido da prendere a secchiate d’acqua non te lo ricordi?
TOM ~ Cristo santo… questo è un incubo.
ALBERT ~ No, noi abbiamo vissuto nell’incubo. Fino a quando è venuto uno stronzo del Vermont a metterci i sigilli nelle case! A sequestrarci il market! A portarci via ogni cosa! Sai che fine gli ho fatto fare a quella merda del Vermont? Eh?
TOM ~ Lasciami stare cazzo… Cosa c’entro io…
ALBERT ~ L’innocente! Il più furbo dei furbi di Flint! Di quelli che una volta che hanno messo il culo fuori dalla loro città si sono dimenticati cosa vuol dire cagare sulle ortiche. Quelli che lottano per i diritti di tutti meno che per quelli che abitano a Flint! Eccolo! Guardatelo! Guardate quelli per cui non c’è mai la crisi! Guardate!
TOM ~ Mio padre si è fatto in quattro per me! Non gli hanno regalato niente, lo capisci?
ALBERT ~ Perché a noi hanno regalato qualcosa? Credi forse che mio padre non si faceva il culo a montare i motori delle auto, eh? Il culo ve lo siete fatto solo voi? È questo che dici? Forse che il vostro culo vale di più? È forse un culo dorato il vostro? Tempestato di diamanti? È questo?
TOM ~ Sentite… io vi posso aiutare. Vi posso trovare un lavoro.
ALBERT ~ Non se ne parla. Lavoro, basta. Ci hanno già fottuto una volta con il lavoro.
TOM ~ Davvero. Parlerò con qualcuno che può darvi una mano per ripartire.
ALBERT ~ Sei tu quello che ci fa ripartire amico. Questa casa è nostra ora. E i soldi per comprarmela… me li darai tu e quella troia della tua donna, ci siamo capiti?
TOM ~ Dio santo, Liv! Davvero credi che questo sia avere giustizia?
LIV ~ La giustizia la conosco già. È venuta con un distintivo e dieci uomini armati di fucili e manganelli. La conosco la giustizia. Cambia marciapiede se la incontri. È arrivata una mattina, era appena l’alba e non mi è rimasto più niente. La porta è ancora sfondata, sbatte quando c’è vento. Sembra urlare all’intero Michigan: “Quella puttana di Liv non poteva pagare! Quella puttana di Liv è piena di debiti!”. Ecco la giustizia Tom.
TOM ~ È stata dura per tutti.
LIV ~ Non sai quello che dici.

Bussano alla porta.
Silenzio.

Aspettate qualcuno?
ALLIE ~ No…
LIV ~ Tu?
TOM ~ No…

Bussano più forte.

VOCE DA FUORI ~ Allie e Tom si guardano. Allie cerca di comunicare qualcosa al suo compagno senza che Liv e Albert se ne accorgano. Tom la guarda attento, ha capito che c’entra lei, la sua donna, la sua Allie di cui ora è tremendamente orgoglioso, eppure non sa cosa aspettarsi…
LIV ~ (ad Allie) Vai ad aprire, ma non fare cazzate.

Allie va ad aprire. Ci sono due poliziotti di colore alla porta, armi in mostra.

POLIZIOTTO ~ Posso chiederle il nome, signora?
ALLIE ~ Sono Allie Watson, agente.
POLIZIOTTO ~ È la proprietaria? Abita qui?
ALLIE ~ Sì, certo.
POLIZIOTTO ~ Ha un documento?
ALLIE ~ Certo, agente. (Prende da una borsa un documento e glielo mette con una certa forza in mano) Cosa succede, agente?
POLIZIOTTO ~ (Pausa. La guarda insistentemente) Siamo qui per l’allarme. Avete un allarme collegato alla centrale. Una finestra è stata forzata?
ALLIE ~ Ah…
POLIZIOTTO ~ Posso entrare, signora?
LIV ~ Lasciali andare, Allie, avranno da fare. Avrai attivato l’allarme per sbaglio, no?
POLIZIOTTO ~ (a Liv) Si sarà trattato di un malinteso. Ma devo fare un giro per le stanze, da prassi. (Pausa) Ci metterò pochissimo.
LIV ~ Allie, ma diglielo anche tu che è tutto ok.
TOM ~ Ma sì, certo, entrate un attimo. Spero vorrete qualcosa da bere.

Silenzio.
Il poliziotto fa qualche passo dentro casa.

LIV ~ Che stupidi ad attivare l’allarme! Le promettiamo che non capiterà più.

Silenzio.

POLIZIOTTO ~ Sono suoi ospiti, signora Watson?

Silenzio.
Il poliziotto avvicina la mano alla pistola. Liv, che la teneva nascosta, spara e colpisce l’agente che cade a terra.

LIV ~ (all’altro poliziotto) Entra, butta l’arma e non fare cazzate!
SECONDO POLIZIOTTO ~ Ok, ok… calma… abbassi l’arma, ok? Non ci sono problemi.
LIV ~ Oh, sì che ci sono! Abbiamo una troietta furba che attiva l’allarme! E due stronzi negri di poliziotti che vengono qui a fare i duri! Posa a terra anche la radio. Stenditi a terra. Forza!
ALBERT ~ (mentre l’agente esegue) Ci penso io… (estrae delle fascette dalle tasche e gli lega le braccia. Poi si avvicina al ferito) Liv, questo sta per morire.
LIV ~ Cazzo! (Pausa) Che cosa facciamo?!
ALBERT ~ Pensiamo Liv, dobbiamo pensare se non vogliamo fare cazzate.

Silenzio.

VOCE DA FUORI ~ Ora Liv e Albert sono davvero nervosi. Sentono sfuggirgli la cosa dalle mani. Con il loro modo di guardarsi sembrano dirsi che non capiscono come sia potuto accadere, il piano era perfetto. Sembrava tutto semplice, lineare. Come ha fatto Allie ad attivare l’allarme? Quando? O è stato Tom? E senza farsi accorgere? Non sono stupidi, questo vorrebbero urlarsi, non sono stupidi loro due! Ma restano in silenzio, sgomenti. E ora? Il colpo di pistola starà chiamando tutti i poliziotti della città a un grande raduno…
LIV ~ Avranno sentito lo sparo… fra poco ci sarà qui il mondo. Non voglio finire come mio padre!
ALBERT ~ Aspetta… aspetta… fammi pensare…

Silenzio.

Intanto prendiamo la macchina di tuo cugino e scappiamo, troveremo un modo.
LIV ~ No, Albert! Questa deve essere casa nostra. Io da qui non me ne vado. Nessuno mi caccerà anche da questa casa.
ALBERT ~ Ma verranno qui! Hai ferito un poliziotto e forse crepa quel negro!
LIV ~ Calma… ragioniamo… questa deve essere casa nostra, non è vero? L’abbiamo sognata per troppo tempo! quando scaricavi i pacchi per il market, ti ricordi?
ALBERT ~ Certo che me lo ricordo.
LIV ~ Dicevamo che avremmo avuto una vita migliore! Che un giorno, dopo tanto lavoro, ci saremmo presi una casa, con un giardino e un cane. Ma poi è arrivato quel tizio del Vermont a prenderci tutto!
ALBERT ~ Tutto, ci ha preso tutto!
LIV ~ Non ce ne andremo da qui, Albert!
ALBERT ~ Va bene, Liv. Non ce ne andremo…
LIV ~ Questa è casa nostra!
ALBERT ~ (commosso) Puoi urlarlo forte, Liv! Questa è casa nostra!
LIV ~ Noi sappiamo perché! Noi sappiamo tutto, non è vero? Questa è e resterà casa nostra!
ALBERT ~ (piangendo) Certo che lo sappiamo! Casa nostra!

Silenzio.

ALLIE ~ Liv… ascoltami… è ferito. Se muore sarà peggio.
LIV ~ Sta’ zitta o ti ammazzo!

Silenzio.
Tom comincia a ridere.

ALBERT ~ Cosa hai da ridere?
TOM ~ Oh scusa… no davvero, Cannonball… ah, ah, ah, ah! Fammi capire il piano… avete spiato le nostre vite, vi siete organizzati e tutto il resto… e poi? E poi sparate ad un poliziotto a Manhattan? Cristo, Cannonball… sei il solito coglione!
ALBERT ~ Stai zitto…
TOM ~ Perché non racconti di quella volta che andasti a pescare? Ti ricordi? Che vennero con voi delle ragazze e c’era anche…. come si chiamava…
LIV ~ Sta’ zitto.
TOM ~ Liz? Certo Liz! Oh, tu eri cotto di lei, vero? Ah, ah, ah… Allie, sapessi cosa è successo a Cannonball! Ah, ah!
ALBERT ~ Cosa stai dicendo? Che ne sai di me tu?
TOM ~ Infatti me lo hanno raccontato! Credo che lo raccontino ancora a Flint, lo sai? Del resto, fa veramente ridere, cazzo…
ALBERT ~ Ti ammazzo, Tom….
TOM ~ Allie…. si è pisciato addosso davanti a Liz! Ah, ah, ah, pensa che storia! Se l’era tenuta così tanto che poi se l’è fatta addosso! E piangeva! Diceva: “Non potevo tirarmelo fuori davanti a Liz e pisciare su un albero”… e piangeva, piangeva! Ti immagini che scena? Ah, ah, ah, ah!
ALBERT ~ (andandogli incontro) Stai zitto!
TOM ~ E lei ti guardò in quel modo, Gesù Cristo!!

Si prendono.

ALBERT ~ Non è vero! Sta’ zitto!
TOM ~ Oh sì, invece, me lo hanno raccontato! Già, Cannonball, sei il solito, hai continuato a prenderle da tutti, a fare figure di merda fino a pisciarti addosso davanti alla ragazza per cui sbavavi!
ALBERT ~ (colpendolo) Zitto stronzo!

Ormai si stanno picchiando.

TOM ~ Vuoi sapere chi mette in giro certe voci?
LIV ~ Tom, se non chiudi quella bocca ti sparo!
ALBERT ~ Lo ammazzo prima io!
TOM ~ E Liz, a cui facevi tenerezza perché eri un grassone che non riusciva nemmeno a palleggiare al campetto, se ne andò via schifata! Era la donna della tua vita, Cannonball! E ti sei pisciato addosso!! Ah, ah!
LIV ~ Albert togliti di mezzo! Albert! (Si avvicina ai due ma non riesce a sparare)

 

Allie prende un coltello e slega il secondo poliziotto.

TOM ~ Ah… ora ricordo? Su una chat! È stata Liv a raccontarmelo! Che stupido! Hai capito, Albert? Hai capito con chi vuoi passare la vita?
ALBERT ~ È vero, Liv? È vero quello che dice?
LIV ~ Non è come pensi.
ALBERT ~ Come fa a saperlo?
LIV ~ Non ho mai detto che eri stato tu, non ho fatto il tuo nome!
ALBERT ~ Liv ti avevo detto di non dire mai a nessuno più quella cosa!
LIV ~ Non l’ho fatto!
ALBERT ~ Come cazzo fa a saperlo? Eh? (Comincia a piangere) Perché anche lui sa questa cosa… Eh? Come fa a saperla anche lui?
SECONDO POLIZIOTTO ~ (impugnando l’arma) Butta giù la pistola!

Liv esegue.

VOCE DA FUORI ~ Allie guarda la scena con una specie di strana pietà. Albert ora gli fa pena. Vorrebbe fare qualcosa per lui, forse. Qualcuno, pensa, avrebbe dovuto fare qualcosa tanti anni fa… Rabbia e spavento sono ora cambiati di segno. Allie capisce di essere al sicuro, che il peggio è passato. Tom è sollevato. Li osserva soddisfatto. È sempre felice quando pensa di aver avuto una buona idea. Sente di aver vinto. Di aver vinto come suo padre, di aver sconfitto Flint ancora una volta. Tom e Allie si guardano, e si capiscono.

Buio.

Come all’inizio.

Allie prepara qualcosa di veloce da mangiare.

TOM ~ Sai? C’è una tizia di Flint che mi scrive.
ALLIE ~ Ti scrive? Chi è?
TOM ~ Una mia cugina.
ALLIE ~ Allora non è una tizia. È tua cugina.
TOM ~ Sai quelle cose da social. Mi manda foto, vorrebbe incontrarmi.
ALLIE ~ Ma da quanto non vi vedete?
TOM ~ Non lo so, saranno trent’anni…

Silenzio.

Ho voglia di fumare…
ALLIE ~ Abbiamo smesso, Tom.
TOM ~ Una ci può far male?
ALLIE ~ Tanto non ne abbiamo.
TOM ~ Guarda che lo so dove le nascondi.
ALLIE ~ Ah, davvero? Lo sai?
TOM ~ Là dentro, vicino all’interruttore dell’allarme.
ALLIE ~ E come lo sai?
TOM ~ Come sta andando la mostra?
ALLIE ~ Bene! I nuovi artisti sono veramente incredibili. Questa volta sfondiamo! Me lo sento!
TOM ~ Grande! Sono orgoglioso di te!
ALLIE ~ E fai bene!
TOM ~ (sorride. Poi) Dovrei chiedermi cos’è il passato prima di tirarne fuori un pezzo da internet.
VOCE DA FUORI ~ Forse sono io adesso, in questo momento, il passato. Che mi vive. Che mi ha costruito giorno dopo giorno e non smette di farlo. Il pensiero è la parte leggibile di tutta l’esperienza, stratificata, sedimentata come roccia in lunghe ere geologiche.
TOM ~ Ho dei ricordi da bambino con questa persona… ma non so se è giusto andare a vedere cosa c’è dietro a quelle immagini, a quei flash, capisci?
ALLIE ~ Perché dici così?
VOCE DA FUORI ~ Ho paura di franare forse.
TOM ~ Ho pensato ad una nuova storia sai?
ALLIE ~ Davvero? E com’è?
TOM ~ È una storia di… mostri.
ALLIE ~ Di mostri?
VOCE DA FUORI ~ Da un’immagine ferma in un tempo sepolto, digerito, elaborato, cosa può venire fuori se non un mostro? Un incubo? Un urlo.
TOM ~ Già… mostri.
VOCE DA FUORI ~ Paura. Vendetta. Odio.
TOM ~ Forse per indagare davvero il passato ci vuole una specie di profeta, di mago, di supereroe come per il futuro.
ALLIE ~ Ma stai parlando della storia che vuoi scrivere o di quella donna che ti cerca?
TOM ~ Come dici?
VOCE DA FUORI ~ Che cos’è che mi spaventa?
TOM ~ Ho paura di essere divorato. Di essere masticato da qualcosa che non so. Che non ho voluto sapere. Che non voglio sapere. Contiene più menzogne il futuro o il passato? C’è più verità da adesso all’eternità o dall’eternità ad adesso?
VOCE DA FUORI ~ Il fatto è che non so. E non posso sapere. E tremo del fatto che tutto ciò in cui credo, ciò che sento, che possiedo, potrebbe essere spazzato via da una piccola parola pronunciata da una sconosciuta, da una persona che non riconoscerei per strada ma che si palesa dal passato attraverso la rete. Ho paura che tutta la mia vita, che so vera, vita che so per certo mia e autentica, si possa smentire attraverso una parola magica, falsa, calunniosa, ma magica proprio perché fuori dal tempo, dal mio tempo, dal tempo che io ho piegato, incanalato in me, nel mio corpo, nel mio lavoro, nei miei pensieri. Che tutto si vanifichi per un incantesimo senza appello, perduto tra vortici di orologi senza più un senso. Sì, un incantesimo che di tutto faccia polvere. Un incantesimo, e all’improvviso polvere…

Silenzio.

ALLIE ~ Tom? Sei diventato sordo? Ti ho chiesto se puoi aprire quella bottiglia.

Silenzio.

TOM ~ (prendendo la bottiglia) Una storia di uomini divenuti mostri.
VOCE DA FUORI ~ Un sogno americano.
TOM ~ … An American Dream

Silenzio.