Forse c’è ancora una… Speranza

di

Gerry Petrosino




PERSONAGGI:

DOMENICO
TERESA sua sorella
GRAZIA sua sorella
ERNESTO marito di Teresa
MICHELE marito di Grazia
MIMI’ portinaio
RITA sua moglie
SPERANZA madre di Rita
SPINELLI ragioniere
SAPONARA professore di lettere
COTRONEO maresciallo dei carabinieri
PREGADIO addetto alle onoranze funebri

Ci troviamo all’interno di un appartamento dove, al centro di una stanza, è stato disposto un letto per accogliere la salma di Domenico. Intorno al letto ci sono i familiari più stretti, le due sorelle con i rispettivi mariti, mentre, disposti in un angolo della stanza, ci sono Mimì, Spinelli, Cotroneo e Saponara che abitano nello stesso palazzo del defunto e che commentano la triste scomparsa. Quando l’attenzione è rivolta a coloro i quali parlano: (il portinaio, e gli altri inquilini) si ode, come in sottofondo, il cadenzato ripetersi dei versi del Rosario che le sorelle del defunto stanno recitando.

MIMI: Eh! Se ne vanno sempre i migliori, se ne vanno.

COTRONEO: Sempre loro!

MIMI: Quelli che hanno come regola l’onestà.

SPINELLI: Giusto!

MIMI: Quelli che hanno sempre lavorato.

COTRONEO: Dite bene!

MIMI: Quelli che non dicono mai di no a nessuno.

SPINELLI: Sono d’accordo!

MIMI: Quelli che hanno sempre una parola di conforto per il prossimo.

SPINELLI: Lo stavo per dire.

MIMI: Quelli che sono più sensibili e buoni di cuore.

SPINELLI: Parole sante!

MIMI: Quelli che…quelli che…quelli che il calcio…(attimi di pausa, tutti si guardano con aria interrogativa) quelli che il calcio lo tengono nel sangue; tifosi del Napoli. Quanti tifosi che ha perso il Napoli nel giro di pochi anni. Quanto mi fa soffrire questa cosa (piange).

SPINELLI: È inutile disperarsi Mimì, tanto il buon Domenico non torna.

MIMI: Che peccato! Pensate che spesso lui non poteva andare allo stadio, e generoso com’era mi diceva: Mimì, questo è l’abbonamento, andate voi al posto mio. Sapeste quanto ci andavo volentieri, tribuna centrale posti numerati. Che dobbiamo fare, quando uno ha deciso di andarsene…

COTRONEO: …Beato lui, che ha lasciato questa valle di lacrime.

MIMI: Beato lui?

COTRONEO: Certo! Ha smesso di soffrire.

MIMI: Dipende! Che cosa ne possiamo sapere noi, se veramente uno smette di soffrire?

COTRONEO: Fate la prova Mimì, e poi ci venite a raccontare.

MIMI: Preferisco avere il dubbio, e rimanere.

SPINELLI: Io a volte mi chiedo perché mai deve campare gente che non meriterebbe di vivere un solo minuto in più e invece…

COTRONEO: …Invece gente onesta, uomini rispettabili, ci lasciano inavvertitamente.

SAPONARA: Io, per mio conto non mi faccio illusioni. Tanto è tutto scritto. Esiste un progetto divino all’interno del quale è scritta la nostra sorte. Chi prima e chi poi…

MIMI: …Io dico meglio poi.

Mentre il gruppo di sopra continua a chiacchierare in modo sempre più impercettibile, l’attenzione si sposta ai dialoghi tra i parenti più stretti.

GRAZIA: …Riposi in pace amen.

TERESA: Amen.

GRAZIA: Povero fratello mio, povero Domenico, ci hai lasciate così, senza una domanda, senza un perché, senza un preavviso.

MICHELE: ‘O preavviso! Che doveva fare, ti doveva dire: guarda che adesso me ne vado! Sto per morire!

TERESA: E lasciala stare, abbi rispetto del nostro dolore.

MICHELE: Anche io sono terribilmente scosso, ma piangere non serve. Certo non ci ridarà Domenico.

ERNESTO: Michele ha ragione, oramai Domenico ci ha lasciati, non c’è più, Domenico è andato, defunto, trapassato, passato a miglior vita…

MICHELE: …È muort’! Lo sappiamo, lo abbiamo davanti, non c’è bisogno che ce lo ricordi.

GRAZIA: (parte un pianto esagerato) …Domenico, non c’è più, Domenico mio, eri così buono, così dolce, così generoso, così altruista…così…così…è accussì chino d’acqua ‘stu fazzuletto. (alla sorella, smettendo d’improvviso di piangere) Dammene un altro, questo è tutto bagnato.

TERESA: (si alza e si avvia verso una piccola cassettiera disposta ad un lato del letto)

GRAZIA: Quello di lino, con le iniziali mie ricamate…non quello rosa e nemmeno quello rosso, (mentre la sorella le mostra il fazzoletto) ecco brava, proprio quello. (di nuovo il pianto) Domenico perché? Perché ci hai lasciate?…Forse che le tue sorelle hanno mancato in qualche cosa? Forse che ti abbiamo trascurato? Forse che ti sentivi solo? Forse che tuo cognato Michele era troppo attaccato ai soldi…

TERESA: …Che c’entra?

ERNESTO: È ‘o vero, Michè tu si troppo attaccato e solde! Domenico, gli diceva: Michè, Michè, lascia e sold…lascia e sold…, e lascia e piglia, piglia e lascia, ‘e fatt’ n’cazzà ‘a Domenico, e quello ci ha lasciati veramente.

MICHELE: Ma che cazzo stai dicendo?

ERNESTO: Niente! Vulevo rompere ‘o ghiaccio!

MICHELE: ‘O ghiaccio? Ernè chist’ è nu funerale…

ERNESTO: …Lo so, ma come si dice…volevo stemperare gli animi. Ve vulevo fa fà ‘na risata. 

GRAZIA: Come potrei ridere in un momento come questo. Domè, Domè…(piange)

ERNESTO: …(agli altri) L’ha presa proprio brutta. Ma bisogna rassegnarsi. Bisogna reagire. Guardate Teresa! Lentamente, piano piano, ma se ne sta facendo una ragione.

TERESA: Stai zitto! Che ne vuoi sapere tu. Io soffro quanto mia sorella, solo che a differenza sua, io, soffro dentro. 

ERNESTO: Confermo! L’ho vista io, soffrire dentro, di là in cucina. Non ama soffrire in pubblico…

TERESA: …Ma quant’ si cretino!

MICHELE: Fai bene, Terè sfogati, soffrire dentro non serve.

ERNESTO: Già! Ogni tanto si deve soffrire pure fuori, all’aria aperta. 

L’attenzione si sposta di nuovo sugli altri personaggi

MIMI: Professò! Una curiosità: Se è vero che facciamo parte di un progetto divino, non potrebbe essere che uno, decidesse, diciamo così, di non partecipare? A me per esempio non mi piace e allora…

SAPONARA: …E allora vorreste apportare delle modifiche!

MIMI: Ecco bravo! Delle modifiche.

COTRONEO: E come si fa? Non c’è mica possibilità di scelta, non ci sono mica alternative!

SPINELLI: E già, sarebbe bello, sarebbe. Se il progetto prevede che io debbo campare che so, fino a cento…

MIMI: …Facciamo pure centocinquanta, tanto la vita si è allungata, siamo tutti più lungimiranti.

SPINELLI: Vada per centocinquanta, in questo caso io aderisco al progetto, altrimenti…

SAPONARA: …E no, mio caro, il Petrarca insegna…”a morte corre ogni creata cosa”.

MIMI: Che significa?

SAPONARA: Significa che siamo votati tutti allo stesso destino.

MIMI: (precisando) Abbiamo votati!

SAPONARA: Che cosa?

MIMI: Voi avete detto “siamo votati”…mentre si dice “abbiamo votati”. Capisco la distrazione nel momento drammatico, la perdita di lucidità…

SAPONARA: …(nel tentativo di spiegare) Mimì, siamo votati…non che io sono andato a votare…

MIMI: …Ah! Non votate! Fate bene, anzi, benissimo!

SAPONARA: Non ho detto che non voto, ho detto siamo votati…‘a politica Mimì non c’entra! 

MIMI: (agli altri) Avete visto? Il Professore si che è saggio, lui non perde tempo con la politica. Nun’ vota!

SAPONARA: Io non ho mai detto che non voto…

MIMI: …Professò, è chiaro che si tratta di un segreto, che nessuno deve sapere di questa vostra mancanza. (agli altri) Lui giustamente fa questo ragionamento: se devo perdere il mio tempo prezioso a seguire i comizi, a scegliere il candidato e a fare la fila nel sedio…

COTRONEO: …Sedio!

MIMI: Dove si va a votare!

SPINELLI: Seggio!

MIMI: In dialetto, in Italiano si dice sedio. E che file, mamma mia, e allora il Professore che fa? Giustamente si iasmiene…iastieme…

SPINELLI: …Bestemmia! 

MIMI: …Ma no!…Non vota!

COTRONEO: Si astiene! Rinuncia!

MIMI: Esatto! Rinuncia. A giusta ragione però. Perché non se ne può più di questi politici, che dicono: votatemi, perché io vi darò la devolution, la deregulation, la delegation e l’immagination…

SPINELLI: …Tutto in ascion fernescene sti’ parole? 

MIMI: Certo! Perché la gente non deve capire il significato delle parole, deve solo credere che si tratta di cose importanti. Pensate: Avere per mesi sti’ parole dint’ ‘e rrecchie…ascion…ascion…ascion…e ti inzallanescion e finisce che fai quello che dicono loro. E allora fa bene il Professore che si astieme…asmiene…ast…

SPINELLI: …Nun’ vota?

MIMI: Non vota! Deserta le ulne.

SAPONARA: Io non deserto un bel niente Mimì…(arrabbiato) Insomma! Ho solo detto siamo votati, nel senso che siamo destinati tutti alla stessa fine.

MIMI: E non vi arrabbiate, bastava dire: tutt’ quant’ ‘amma murì!

SAPONARA: Già! Debemur morti nos nostraque. Ovvero siamo votati alla morte noi e tutte le nostre cose. 

MIMI: Bella! Stupenda, complimenti. Dite professò, l’avete pensata qui per qui o vi è venuta là per là?

SAPONARA: Non è mia, è una massima di Orazio.

MIMI: Orazio?

SAPONARA: Eh!

MIMI: E come fa di cognome?

Fanno il loro ingresso i personaggi di Rita e Speranza sua madre. Rita è la moglie di Mimì, e come il marito soffre di una cronica e ingenua ignoranza. Speranza è pazza.

RITA: (si avvicina al letto, portando con sé una cesta contenente dei pasti caldi, poi a bassa voce…) Signò, ho portato un poco di brodo caldo. (Grazia sembra accennare ad un rifiuto con la testa) E no signò, voi è da ieri sera che non toccate niente. Bevete, bevete che fate salute, è gallina paesana…

SPERANZA: …La gallina coccodè, il gallo chicchirichì, il tacchino tacchinì, la papera paperì. Bevete che fate salute. Bevete! Se non lo bevete, lo mangiate, se non lo mangiate lo sorchiate, se non lo sor…

RITA: …(ad interrompere mostrando imbarazzo) Vi ho portato dei biscottini caldi.

SPERANZA: ‘E bagnate dinto ‘o cafè.

RITA: Ma quale cafè, Mammà!

SPERANZA: ‘E bagnate dinto ‘o brodo.

RITA: Ma quale brodo!

SPERANZA: ‘E bagnate dinto ‘o llatte.

RITA: Mamma!

SPERANZA: Dinto ‘o Tè, dinta a coca cola, dinta all’aranciata, dinta a marmellata, dinta a ciucculata, dinta a n’zalata, dinta a…

RITA: …Mammà! Basta! Perdonatela, quella è l’arterosclerosi che galoppa.

SPERANZA: Galoppa! ‘O gallo galloppa, ‘o cane canoppa, ‘o gatto gattoppa, ‘a formica…’a formica…che fa ‘a formica?

RITA: Niente! ‘A formica se fa ‘e fatte suoi. (alle signore) Alterna momenti di lucidità a momenti di follia. Pensate che a volte per niente è convinta di essere la regina Elisabetta, oppure che so…Rita Levi Di Montalcino…

ERNESTO: …Signò, quello è Brunello di Montalcino!

RITA: Il fratello?

ERNESTO: Di chi!

RITA: Di Rita!

ERNESTO: Ma perché Rita tiene un fratello?

RITA: Brunello! Lo avete detto voi.

ERNESTO: Ma Brunello non è il fratello.

RITA: Allora è il padre?

ERNESTO: Ma il padre di chi?

RITA: Brunello! Il padre di Rita! Così si chiama? Non lo sapevo.

MICHELE: Ma no! Il Brunello di Montalcino è un vino.

RITA: Ah! Fanno il vino. Il papà della Nobel tiene i vigneti.

ERNESTO: Ma quale papà signò. Se Rita avrà più di novant’anni, figuriamoci quanti ne dovrebbe avere il padre. Sarà morto ormai da tempo.

RITA: Che peccato! E come è morto?

ERNESTO: Chi?

RITA: Brunello, il padre di Rita.

ERNESTO: Signò, non ho detto che Brunello è il padre di Rita, ho solo detto che il padre di Rita, di cui non conosco il nome, non può essere vivo.

RITA: Ma allora ‘stu Brunello chi è?

ERNESTO: Brunello…Brunello non esiste, così si chiama il vino che fanno a Montalcino perché è di un colore rosso bruno.

RITA: Allora è vero che fanno il vino!

ERNESTO: Chi?

RITA: I Montalcino!

MICHELE: Signò! Montalcino è un paese, la scienziata di cognome fa Montalcini, Rita Levi Montalcini. Senza la d.

RITA: Allora Brunello non è parente?

ERNESTO: No signora, Brunello non c’entra.

RITA: Mi fa piacere per Rita, sarebbe stato sconveniente avere il padre vinaio. Immaginate le male lingue: Il segreto della scienziata sta tutto nel vino che si beve, oppure; il vino buono sta nelle botti piccole…

SPERANZA: …Nelle botti piccole c’è il vino buono, in quelle grandi c’è l’acito…l’acito pizzica, ‘a zanzara pizzica, ‘a mosca pizzica, ‘a capra…’a capra…(canta) Heidi, Heidi, le caprette ti fanno ciao, Heidi, Heidi…

RITA: …Mammà basta!

GRAZIA: Ma che fa?

RITA: Scusatela tanto. Pensate che ieri l’abbiamo trovata sopra i tetti con una scopa in mano che diceva di essere Mary Poppiti. Abbiamo fatto giusto in tempo, sennò quella si buttava di sotto. Noi andiamo, signò se avete bisogno sono in portineria.

Di nuovo l’attenzione sul gruppetto di prima

SPINELLI: Professò, ma a proposito come è stato?

SAPONARA: Pare che il povero Domenico abbia avuto una crisi d’asma violenta, una dispnea protratta, nessuno in casa che potesse soccorrerlo e così è morto per soffocamento.

MIMI’: Sono stato io a trovarlo, ero venuto per portargli la posta, ho bussato, non ho avuto risposta e allora sono entrato con il mio passparturo.

SPINELLI: Passparturo?

MIMI: La chiave che apre tutto! Entrando l’ho trovato a terra agognante, mi faceva dei segni con la mano. Ho capito che voleva lo spray che era sul tavolo…

COTRONEO: …Gia! Il farmaco per dilatare i bronchi…

SPINELLI: …Il broncodilatatore spray!

MIMI: Esatto! Il broncodepilatore spray, ma purtroppo niente.

SPINELLI: Non è riuscito ad inalare?

MIMI: Ah?

SPINELLI: Inspirare!

MIMI: E che voleva espiare, niente! La medicina era finita. Ho anche rovistato per casa, alla ricerca del farmaco cacciavita…giravita…

SPINELLI: …Salvavita!

MIMI: Giusto! Intanto quando sono ritornato era già andato. Non c’è stato nulla da fare.

COTRONEO: Che siamo! Che siamo!

SAPONARA: Oggi ci siamo e domani…

MIMI: E domani?

SAPONARA: Che cosa?

MIMI: Non avete finito la frase. Avete detto: oggi ci siamo e domani?

SAPONARA: E domani? Mimì, e domani chi lo sa! 

SPINELLI: Comunque, adesso il povero Domenico ha smesso di 
preoccuparsi della sua attività, dei suoi affari.

COTRONEO: Certo che a voler fare del sarcasmo, si potrebbe dire che ha perso ogni interesse.

SAPONARA: Non sarei tanto d’accordo sapete. Secondo il nostro punto di vista, ovvero secondo noi vivi, lui non avrebbe più interessi, ma intanto bisognerebbe conoscere il suo punto di vista. Voglio dire che non è escluso che loro, i morti, non siano proprio morti, ma che piuttosto vivano semplicemente un'altra dimensione.

MIMI: In che senso?

SAPONARA: Nel senso che forse loro, possono sentire, vedere e parlare, solo che lo fanno in una dimensione a noi sconosciuta, in cui la fisicità non ha più importanza.

SPINELLI: Già, e magari adesso Domenico potrebbe ascoltare le nostre conversazioni, morto fisicamente ma vivo spiritualmente, è così?

SAPONARA: Potrebbe!

MIMI: (preoccupato) Io comunque del signor Domenico ho sempre parlato bene, anche da morto.

COTRONEO: (prendendosi gioco di lui) Siete sicuro? Pensateci bene. Sapete, i morti non hanno simpatia per quelli che mentono.

MIMI: Certo! (riflettendo) La verità? Mi sono solo permesso di dire che mi faceva un poco impressione, da morto voglio dire. D’altronde lo vedete pure voi, ha una faccia che sembra una maschera di sofferenza, tutta bianca, come si dice: emancipata.

SAPONARA: Emaciata! Scarna, esangue.

MIMI: Bravo! Scalza e senza sangue. Una faccia impressionante.

Di nuovo le sorelle

GRAZIA: …La luce perpetua Amen.

TERESA: Amen.

GRAZIA: (piangendo) Domé, Domé, perché ci hai lasciate? Potevamo invecchiare insieme, invece tu no! Che egoista Domé, hai pensato solo a te. Perché hai lasciato due povere donne da sole?

MICHELE: Sole! E noi allora che ci stiamo a fare?

GRAZIA: Che ci state a fare! E’ quello che mi chiedo pure io, che ci state a fare?

MICHELE: Ti prego non cominciamo ad offendere. Siamo qui per darvi un conforto, un sostegno, per…

GRAZIA: …Sapere dell’eredità…

MICHELE: …Ma quale eredità?

ERNESTO: …Ma come quale eredità, quella di Domenico…

MICHELE: (fintamente indifferente, a bloccare ulteriori domande imbarazzanti del cognato)…Ma perché…a noi ce ne importa dell’eredità?

ERNESTO: Non ce ne importa?

GRAZIA: Non ti interessa?

TERESA: Meglio così!

MICHELE: No, dicevo, in questo momento…

GRAZIA: …Teresì, tu che dici, avrà fatto un buon testamento? 

TERESA: Stai tranquilla, avrà diviso tutti i suoi beni in parti uguali.

GRAZIA: Tutti?

TERESA: Tutti!

GRAZIA: In parti uguali? 

MICHELE: Si capisce, perché avrebbe dovuto…

GRAZIA: …Tu stai zitto! Non t’impicciare, sono cose tra me e mia sorella.

TERESA: Certo, sono cose riservate.

GRAZIA: Dimmi, ma a te farebbe piacere avere il negozio e l’appartamento in via dei Mille, oppure questo appartamento e il garage…

TERESA: …È indifferente…

ERNESTO: …Ma come è indifferente?

TERESA: Tu stai zitto! Dovremmo prima sapere con precisione quali erano le proprietà di Domenico, se ad esempio ci sono cose di cui non conosciamo l’esistenza…

GRAZIA: …Ci sono cose di cui non conosciamo l’esistenza?

TERESA: Non lo so, ma mi piacerebbe saperlo. Tu per esempio, non sai nulla?

GRAZIA: Teresì, io so quello che sai tu…tu che sai?

TERESA: Quello che sai tu, uguale. Ci toccherà aspettare l’apertura del testamento, nel frattempo ci converrebbe fare due conti, ti pare?

GRAZIA: Conti?

TERESA: Senti, capisco il momento di dolore, ma bisognerà pure pensare al patrimonio.

GRAZIA: E ti sembra questo il momento? Non vedi che soffro!

TERESA: Lo so, ma sai com’è, nostro fratello era scapolo, gli piacevano le donne, e non vorrei che…

MICHELE: …Una madre con un figlio si dovessero presentare per l’eredità.

ERNESTO: È vero! Vi ricordate di Maratona? Quello successe…(lo bloccano subito)

GRAZIA: L’eredità? L’eredità…(mentre realizza, ecco che il suo volto, da sofferto diventa curiosamente interessato) ma perché, l’eredità non spetta ai parenti più stretti?

MICHELE: Certamente, però nel caso in cui qualcuno dovesse avanzare qualche pretesa, bisognerebbe dare seguito a delle verifiche, prove, accertamenti…test del Dna.

ERNESTO: Michele ha ragione, ci dobbiamo muovere.

MICHELE: D’altronde Domenico a me ed Ernesto diceva sempre: ”mai rimandare a domani quello che puoi fare oggi”

ERNESTO: Veramente io nun’ me ricordo ‘e sta cosa. 

MICHELE: (sottovoce ad Ernesto) Ernè ma si proprio strunz! (per chiarire alle sorelle) L’avrà dimenticato. Lo ripeteva sempre a proposito degli affari, ci incoraggiava ad osare, ad investire…

GRAZIA: …Così diceva il povero Domenico? Bravo Domenico, quanto eri caro. E allora se questa era la volontà di nostro fratello, affrettiamoci…(vedendo che gli altri rimangono immobili) muoviamoci…diamoci da fare…facimme ‘e cunt’!

L’attenzione è di nuovo sul gruppetto di prima

SPINELLI: Certo che le sorelle adesso si spartiranno un bel ben di Dio.

COTRONEO: Già! Il nostro Domenico con gli affari ci sapeva fare. Aveva avviato un redditizio mercato di import - export con i paesi dell’Est. 

SAPONARA: Ma che genere di affari…

COTRONEO: …Beh! Di preciso non si sa. Pare si sia occupato anche di far arrivare, badanti, donne di servizio, manodopera per le fabbriche.

SPINELLI: Era molto riservato, nemmeno le sorelle sapevano.

SAPONARA: Non si può dire però che la vita se la sia goduta.

SPINELLI: Pensava solo ad accumulare.

SAPONARA: Mai una vacanza, una distrazione.

COTRONEO: Il Dio danaro, ecco il suo Vangelo.

MIMI: Dico io, ma a che serve? Accumulare non serve a niente se poi la morte ci chiama così all’improvviso.

COTRONEO: Ma in previsione di che cosa poi? Il nulla! Tutti quei sacrifici, quelle privazioni, per poi perdere tutto, così da un momento all’altro.

SAPONARA: Vedete, per alcuni uomini, la massima aspirazione è quella di accumulare danaro, accrescere il proprio patrimonio…

MIMI: …Non era sposato, il signor Domenico era scapolo.

SAPONARA: Sì, lo so!

MIMI: Voi avete parlato di matrimonio.

COTRONEO: (scandendo) Patrimonio, i propri beni, le proprietà.

Ingresso dell’addetto alle onoranze funebri. Presenta alcuni tic, ed una evidente balbuzie. A volte nel tentativo dire le frasi tutte d’un fiato per non commettere errori, ne sconvolge il significato. 

SPINELLI: Ha, ha, è arrivato lo schiattamorto.

PREGADIO: (direttamente verso le sorelle) Co..co..condoglianze vivissime, i Signori perdoneranno il ritardo ma sono stato trattenuto.

COTRONEO: (ironico agli altri) Un lavoro all’ultimo minuto. Certo che nel loro campo il lavoro non manca mai, come nel settore alimentare.

MIMI: Dite bene, la gente non smetterà mai di mangiare e di morire. (domanda Marzulliana) Ma voi che dite, si muore perché si mangia o si mangia per non morire?

(Alla domanda di Mimì, i detti continuano nel loro impercettibile
chiacchiericcio) 

PREGADIO: (si siede su una sedia disposta a lato di una piccola scrivania, o scrittoio, apre la sua cartella di pelle nera, e tira fuori dei cataloghi ed un blocco – copia commissione. Fa cenno alle sorelle di avvicinarsi) Pepè…pepè…perdonate il ritardo ma sapete stiamo attraversando un periodo di super lavoro, c’è molta richiesta per Nanà e popò…

GRAZIA: …Chi sono, amici vostri?

PREGADIO: Chi?

GRAZIA: Nanà e Popò!

PREGADIO: Tutta Nanapoli e Provincia.

ERNESTO: Il lavoro tira, eh!

(gli altri si seggono)

PREGADIO: A tirare tira, d’altronde i clienti non mancano mai. Dunque, se i signori mi consentono, mi permetterei di dare un susù…(tutti si alzano) Accomodatevi! (tutti si seggono) Susù…(tutti si alzano) Prego sedete!

ERNESTO: Pregadì! Insomma ci dobbiamo sedere o alzare?

PREGADIO: Intendevo, susùggerimento, consentitemi un suggerimento . Il povero Domenico, lo sappiamo, era una persona che godeva di stima e rispetto, per questo momò…per questo momò…

ERNESTO: Adesso!

MICHELE: Subito!

PREGADIO: Motivo! Per questo motivo credo sia obbligatorio pretendere il meglio. Per il letto, così lo chiamiamo in gergo, avrei pensato ad un legno pregiato, un legno duro, che tenga nel tempo. Il Momò…

GRAZIA: ‘Nata vota!

PREGADIO: Il mogano mi sembra il più indicato. Chiaramente mi riferisco non ad un mogano qualunque, ma a quello Australiano, stagionatura cinque anni…

MICHELE: …Ma che è parmigiano?

GRAZIA: Stai zitto! Fallo parlare.

PREGADIO: Naturalmente stiamo parlando di un legno lavorato con tecniche di antica ebà…di antica ebà…

ERNESTO: …E basta! Statevi zitti, fatelo parlare!

TERESA: Ma chi sta’ dicendo niente!

PREGADIO: Ebanisteria, antica ebanisteria. Tu ta fatta a mano e finalmente si arrivato…

ERNESTO: (scandalizzato) Come vi permettete?

PREGADIO: (corre subito ai ripari) Tutto fatto a mano e finemente intarsiato, con delle sfumature sui laterali in piuma di Mogano o se preferite in piuma di Papà…

ERNESTO: …’O papà teneva ‘e piume…

MICHELE: …Era ‘nu gallo…

PREGADIO: …Papalissandro.

GRAZIA: Papà Alessandro? Così si chiama vostro padre?

TERESA: Sta parlando del legno. 

PREGADIO: Piuma di palissandro. 

GRAZIA: Ah!

PREGADIO: Per gli interni, come ci vogliamo regolare?

MICHELE: Gli interni! E che è ‘na machina?

PREGADIO: Il morto deve stare comodo, come a casa sua. Dunque se non avete su parenti, io avrei bloccato i Fiorentini…

MICHELE: ‘E Fiorentini?

ERNESTO: Perché li avete bloccati?

TERESA: E che c’entrano?

PREGADIO: Se non avete suggerimenti, io avrei pensato ad un broccato fiorentino, con ricami in rilievo di pupù…

GRAZIA: …Che schifo!

TERESA: Per Carità!

ERNESTO: Un tessuto un poco meglio nun se po avè?

PREGADIO: Di pura seta Indiana, oppure di Cacà…

ERNESTO: …Io lo avevo detto!

PREGADIO: Di Caschmire. Il Cashmire, lo sapete, d’inverno mantiene caldi, poi lì sotto le temperature sono rigide.

TERESA: Ma se è morto!

PREGADIO: Certo! Ma dobbiamo preservare il corpo dall’aggressività del tempo. Questi pochi accocò…

ERNESTO: …Questi pochi a Cocò e questi altri a Mimì!

MICHELE: E smettila!

PREGADIO: Questi pochi accoorgimenti, una volta riesumato il cadavere, ve lo faranno trovare intatto, fresco, riposato…

ERNESTO: …Eternamente riposato!

PREGADIO: Per l’appunto! Ditemi, che facciamo, un totò…

ERNESTO: …E un Peppino…

PREGADIO: …Un to…tocco! Un tocco di originalità non glielo vogliamo dare?

ERNESTO: Ci vuole?

GRAZIA: Certo che ci vuole, era mio fratello.


PREGADIO: Brava la signora, si vede che tenete una gonna di classe…

GRAZIA: Grazie, vi piace? È un Armani…

PREGADIO: …Si vede che siete una donna di classe. Dunque, avrei pensato ad una scultura del Mamà…del Mamà…Manzù, in argento massiccio, una pipì…una pipì…

ERNESTO: …Vi scappa?

MICHELE: Non ce la fate?

PREGADIO: Una pipi…astra una piastra con la borragine è migliore…

ERNESTO: …Con la borragine?

ERNESTO. È meglio c’ ‘a n’zalata!

PREGADIO: Una piastra con l’immagine di nostro Signore, oppure con un bell’Angelo in sovrimpressione.

TERESA: L’Angelo! L’Angelo forse è più indicato, è di classe.

PREGADIO: Benissimo! Vada per l’Angelo. Dunque, ditemi, l’Angelo, lo volete con le ali chiuse o con le ali aperte?

GRAZIA: C’è differenza?

PREGADIO: Un poco, ma solo nel prezzo. Vediamo, vediamo, dunque…(sfogliando il catalogo)…Angelo normale - ali chiuse - mille euro, Angelo particolare - ali aperte - duemila euro.

ERNESTO: Azz! Mille euro po’ fa’ vulà?


PREGADIO: Vulite mette ‘a scella aperta e ‘a scella chiusa?

ERNESTO: È meglio quann’ è chiusa! ‘A scella aperta puzza.

TERESA: Ernè! Sta’ parlando di un Angelo, non offendere.

MICHELE: Io direi Angelo ali chiuse. (ai parenti) L’Angelo con le ali chiuse simboleggia l’attesa per la partenza.

ERNESTO: Semmai è il contrario, l’Angelo deve avere le ali aperte. Le ali aperte, simboleggiano la volontà di spiccare il volo e quindi…

MICHELE: (sottovoce ad Ernesto) …To facess’ fa io ‘o volo. La smetti di contraddirmi? Tutti questi soldi per il funerale, li potremmo risparmiare e metterceli in tasca noi, imbecille.

ERNESTO: (nel tentativo di recuperare) Forse ha ragione Michele, è meglio Angelo ali chiuse, così darà l’impressione di voler riflettere su quale direzione scegliere, prima di partire.

PREGADIO: Allora siamo d’accordo per Angelo ali chiuse.

GRAZIA: Angelo ali chiuse.

TERESA: Senz’altro Angelo ali chiuse.

MICHELE. È la migliore soluzione.

ERNESTO: Sì! Ci sta bene Angelo ali chiuse, ma pure Alberto ali aperto, ah, ah, ah…(si accorge che nessuno ride) Scherzavo!

PREGADIO: Oh! Ditemi una cosa, a Domenico piaceva la musica?

GRAZIA: No, lui amava la pace e la tranquillità.

PREGADIO: Benissimo! Allora possiamo predisporre un impianto alta fedeltà ultima gegè…

ERNESTO: …Ultima Gegè e prima ‘Mmaculata…

TERESA: …Ma la finisci sì o no?

PREGADIO: Ultima generazione, con sei casse e sistema dolby surround, effetto musica da camera. Gli sembrerà di stare da Concetta.

MICHELE: E chi è?

ERNESTO: (ironico) Concetta mobili, la vostra amica del cuore.

PREGADIO: Ma che Concetta! Gli sembrerà di stare ad un concerto.

ERNESTO: E quanto costa ‘o biglietto pe stu concerto?

PREGADIO: Mentite, le torte di quell’altro è un lungo assaggio, e noi dobbiamo fare un nodo che chi parte abbaia il massimo conforza.

ERNESTO: Bravo!

MICHELE: Bis! 

GRAZIA: Ma che ha detto?

TERESA: Boh!

PREGADIO: Sentite, la morte non è altro che un lungo viaggio, e noi dobbiamo fare in modo che chi parte abbia il massimo confort. A voi non farebbe piacere fare un lungo viaggio?

MICHELE: Non ci tengo proprio.

ERNESTO: Io sì, io lo farei un bel viaggio.

MICHELE: Allora lo puoi fare con Domenico. Pregadio, prenotate pure per mio cognato.

TERESA: Ah! Ah! Ah! Ernè approfitta, quello, Pregadio, ti farà un buon prezzo.

MICHELE: Ah! Ah! Ah! Prima classe, biglietto solo andata.

PREGADIO: Ottima scema…

MICHELE: …Come sarebbe!

PREGADIO: Ottima scelta, sapete, se pernottate prima le pennette…

ERNESTO: …La mattina ve scetate cu e maccarune…

PREGADIO: …Sapete, prenotare prima, permette un notevole risparmio. Offriamo dei pacchetti chiusi. Per esempio semp’ occupato è ‘o cesso…

ERNESTO: …No! Non c’è nessuno, è libero.

PREGADIO: Se prenotate adesso, potremo applicare uno sconto addirittura del settanta per cento. Ovviamente la promozione è valida solo se il viaggio ve lo fate entro il trentuno dicembre. Ditemi, avete malattie , che so, problemi di cuore, diabete, malattie croniche…

ERNESTO: …Niente! Nessuna malattia.

PREGADIO: Problemi alla prostata, ai reni, calcoli, malattie del fegato… 

ERNESTO: …Niente! Proprio niente! Sano come un pesce.

PREGADIO: State proprio inguaiato. Caro mio questo è un problema.

ERNESTO: Come sarebbe?

PREGADIO: Non possiamo fare niente, non vi posso venire incontro. Devo applicare lo sconto minimo, se però pensate di poterci lasciare per la fine dell’anno, allora… 

ERNESTO: …Ma allora che! Ma che scherzi sono? Su queste cose non mi sembra il caso di fare umorismo. Non mi sono affatto divertito. Io a quel tipo di viaggio non ci penso proprio.

MICHELE: E come sei permaloso, in fondo si tratta pur sempre di un affare.

ERNESTO: Beh! Io per gli affari non sono portato, tu invece… 

PREGADIO: …Non vi scaldate, possiamo andare incontro a qualunque tipo di esigenza. Pensate che ad esempio, per nuclei familiari di almeno quattro persone…voi siete in quattro?

ERNESTO: Quattro!

PREGADIO: Benissimo, vi propongo la soluzione C. Noleggio, ovvero voi pagate solo il fitto, poi…

MICHELE: …Pregadì! Insomma basta! Non siamo interessati va bene? Piuttosto pensiamo a nostro cognato…lui sì che è pronto per il viaggio. 

PREGADIO: Bene, come volete, ma io lo dicevo nel vostro interesse…

ERNESTO: …Pregadì!…

PREGADIO: …Ho capito! Il tiro come lo preferite?

GRAZIA: Il tiro?

PREGADIO: I cavalli! Immagino che per l’esequie avrete pensato ad una bella cacà…

ERNESTO: …E dalle, Pregadì! Era mio cognato.

PREGADIO: Una bella carrozza!

ERNESTO: Ah! Sì, sì, la carrozza, certamente.

PREGADIO: Perfetto! E allora il tiro come lo vogliamo a sei o a otto cavalli?

ERNESTO: C’è differenza?

PREGADIO: Si capisce! Dunque, dunque…(sfoglia il catalogo) carrozza barocco con tiro a sei compreso di autista, fanno mille euro, carrozza con tiro a otto, fanno millecinquecento euro.

MICHELE: Un carretto…un semplice carretto…

ERNESTO: …Trainato da un ciuccio…

TERESA: …Senza autista…

ERNESTO: …Con pilota automatico…

GRAZIA: …Mi sembra una cosa originale…’o carretto…lui amava le cose semplici…

PREGADIO: …Ho capito, niente tiro a otto…

MICHELE: …E nemmeno a sei…

PREGADIO: …Che facciamo, lo facciamo andare da solo? Tanto la strada la conosce.

MICHELE: Ci vuole la macchina, è più comoda.

GRAZIA: Una bella macchina elegante, importante, una limousine.

PREGADIO: Viene a fare quanto il tiro a otto.

MICHELE: Ma che limousine, troppo sfarzo, troppa ostentazione…

PREGADIO: …Una Skoda Felicia station Wagon…

MICHELE: …Bravo! Una cosa discreta, che non dia troppo nell’occhio. 

PREGADIO: (ora parla benissimo, in dizione e senza mai balbettare) Ho capito, ho capito, è stata solo una perdita di tempo la mia, se lo avessi saputo prima, con tante anime che aspettano in trepida attesa il mio intervento, io vengo a perdere tempo proprio qui, ma non disperate, ci rivedremo presto…mi sono già fatto una idea delle vostre misure, a occhio ho già elaborato un preventivo, e vista la vostra tirchieria sono sicuro che ci potremo mettere d’accordo, ora vado e mi raccomando chiamatemi sempre con un poco d’anticipo…io lo dico per voi. (esce)

(i parenti di Domenico, mentre parlava Pregadio si sono impegnati nella
ricerca di materiale ferroso per operare i dovuti scongiuri. Quando entra
Speranza sono ancora indaffarati, quindi non la notano subito)

SPERANZA: (entrando si posiziona ai piedi del letto del defunto e comincia a togliergli le scarpe) ‘E scarpe, sono del mio numero? Ma che sono? Mocassini? Polacchini? Stivalini? Con la suola o con la gomma? Pelle di vitello? Pelle di Pitone? ‘O Pitone, ‘o capitone, l’ anguilla, ‘o panettone…è Natale evviva…evviva…(canta) tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo…(calza le scarpe e si avvicina a Teresa e gli altri) Fa paura?

TERESA: Che cosa?

SPERANZA: La morte, fa paura?

TERESA: Fa parte della vita, si nasce, poi si cresce, e poi…

SPERANZA: …Ti rincresce! Se devi morire ti rincresce. Io mi scoccio.
Morire è una scocciatura, tutta quella gente che ti viene a trovare: Che brava persona, come era sensibile, che gentile, sempre disponibile, e poi il funerale, la puzza di cavallo, l’incenso, la funzione. Preghiamo per Speranza che non è più tra noi…voi pregate per Speranza?

MICHELE: Preghiamo? Ma voi siete viva e vegeta.

SPERANZA: Vegeta! ‘O vegetale, vegeta, l’animale anima, ‘o parente…’o parente è serpente.

ERNESTO: Quanto è simpatica la signora Speranza. 

SPERANZA: Non ci fate caso, sono un poco matta. La mia pazzia, va, viene, poi se ne va ancora.

ERNESTO: (agli altri) Ma come ha fatto a sentire, ho parlato a bassa voce.

SPERANZA: (a Teresa indicando Domenico) Dorme?

TERESA: Chi?

SPERANZA: Vostro fratello, dorme?

TERESA: È morto!

SPERANZA: Siete contenta?

TERESA: Ma che contenta, era mio fratello!

SPERANZA: Era! Adesso è morto, vi fa piacere?

TERESA: Ma che cosa?

SPERANZA: E come è morto?

MICHELE: E’ morto soffocato.

SPERANZA: E chi è stato? Voi?

MICHELE: Ma che dite! Soffriva ai bronchi, è morto per asfissia…

SPERANZA: …Per colpa della zia?

MICHELE: Ma quale zia! Asfissia.

SPERANZA: …È stata la polizia?

MICHELE: La polizia!

SPERANZA: È venuta? Mò vi arrestano.

MICHELE: (fintamente divertito) E già! Ci arrestano, che simpatica.

SPERANZA: I soldi, li volete?

MICHELE: Ma quali soldi!

SPERANZA: Quelli di Domenico! Vi servono?

MICHELE: Ma che dite! A noi dei soldi importa poco. Io ho perso mio cognato.

SPERANZA: Si è perso? È dove è andato?

GRAZIA: Ma è lì, è morto!

SPERANZA: Vostro cognato è morto? Povero Ernesto. Ma come è stato?

ERNESTO: No ma che morto! Io sono qua, vivo e vegeto.

SPERANZA: Vegeto! ‘O vegetale vegeta, l’animale…

ERNESTO: …Anima, ‘o parente…

SPERANZA: …È serpente. Voi siete serpente?

ERNESTO: Ma che serpente!

SPERANZA: Allora siete parente?

ERNESTO: Certo! Sono il cognato.

SPERANZA: Morto! Siete il cognato morto. Condoglianze, e come è stato? 

ERNESTO: (finta risatina) Che simpatica, ma se fossi morto non starei qui a parlare…

SPERANZA: …Quarantotto, morto che parla, sessantadue muorto acciso, quarantasette morto resuscitato…

ERNESTO: …Signò! Insomma Basta! E che maniere… 

SPERANZA: …Trentadue morto che cammina…

ERNESTO: …Adesso se non la smettete…

SPERANZA: …Cinquantacinque morto che minaccia…

(Mimì e gli altri si avviano verso l’interno per congedarsi)

ERNESTO: Mimì, per favore portatevi la vecchia.

MIMI: Perdonate, ma io non mi sono proprio accorto della sua presenza. Si sarà infilata di soppalco, se l’avessi vista senza custodia, l’avrei ricondotta immediatamente al posto di blocco.

MICHELE: Posto di blocco?

MIMI: Certo! Lei è sottoposta a stretto regime di sorveglianza. Non si deve muovere dalla guardiola. Io e mia moglie siamo costretti a fare i turni. Permettete, la riconduco in caserma…in guardiola. (esce)

COTRONEO: Beh! Noi andiamo, si è fatto tardi, vorrete rimanere soli, noi togliamo il disturbo. Di nuovo condoglianze. Fatevi coraggio, (non sapendo cosa dire) Domenico...Domenico…Domenico…

TERESA: …Marescià! Domenico, così si chiamava nostro fratello.

COTRONEO: Certo! Dicevo, Domenico è qui tra noi, non ci ha abbandonati.

SPINELLI: (distratto) Complimenti…congratulazioni…scusate, volevo dire, ancora condoglianze. Vostro fratello era una cara persona, sentiremo la sua mancanza, di nuovo auguri…felicitazioni…insomma mi dispiace.

SAPONARA: Noi andiamo, ovviamente se vi dovesse occorrere qualcosa non esitate a chiamare. 

COTRONEO: Certo, chiamate pure, d'altronde tra coinquilini, in queste circostanze bisogna aiutarsi.

SPINELLI: Giusto! Se non ci diamo una mano tra noi e noi! Marescià, domani potrebbe capitare a voi, e che facciamo, non vi stiamo vicino, non vi offriamo un conforto noi del palazzo…

COTRONEO: …Grazie, ma mi sento di dire con fermezza che il conforto da voi non lo voglio…

(Escono chiacchierando)


GRAZIA: Sentite, io vado di là a riposare ho un cerchio alla testa.

MICHELE: Vai, vai pure cara, anzi andate tutti, rimarrò io a vegliare…

ERNESTO: …Vegliare?

MICHELE: Sì! Bisogna vegliare la salma per ventiquattro ore, è la regola.

ERNESTO: E allora, buona veglia. Io vado a riposare, (a Teresa) tu che fai, vieni a dormire?

TERESA: No! Preferisco rimanere qui ancora un poco, per dire le ultime preghiere.

GRAZIA: Beh! Allora buonanotte.

TERESA: Buonanotte.

MICHELE: Notte.

ERNESTO: Notte.

Grazia ed Ernesto escono, Teresa si posiziona ai piedi del letto dando l’impressione di voler pregare. Michele si allontana verso la porta per sincerarsi dell’uscita di Grazia ed Ernesto. Domenico si alza dal letto. Non sa ancora di essere morto, nessuno lo vedrà, né sentirà. Nel suo letto sin dall’inizio è stato posizionato un manichino che dovrà rappresentare Domenico morto. Naturalmente, poiché morto, non riesce a comunicare con gli altri, con i quali tenta ripetutamente di conversare e chiedere spiegazioni. 

DOMENICO: (scende dal letto dal lato opposto rispetto al punto in cui è seduta la sorella. Si guarda gli abiti) Devo essermi addormentato con i panni addosso.

TERESA: (a Michele) Ma che cosa ti salta in mente, ma sei proprio un deficiente!

DOMENICO: (si accorge della sorella e pensando che la domanda sia rivolta a lui) Che c’è? Cosa ho fatto?

MICHELE: Cosa ho fatto? Non capisco.

TERESA: Non capisci?

DOMENICO: No! Non capisco. 

TERESA: Speranza.

DOMENICO: Speranza?

MICHELE: Speranza?

TERESA: Già! Speranza, come faceva a sapere dei soldi, e di tutto il resto? Ti sei fatto sfuggire qualcosa con qualcuno, magari con Mimì.

DOMENICO: Teresa! Michele! Volete spiegarmi che cosa succede?

MICHELE: Ma non dire sciocchezze. Ti pare che andavo a raccontare una cosa del genere a Mimì, il portinaio? Speranza è una povera pazza, non vedi che delira, e dice cose sconclusionate! Piuttosto, dimmi, cosa ti succede? Hai forse cambiato idea?

DOMENICO: (si avvicina al letto e si accorge dei paramenti) Ma che significa, che sono questi candelieri e perché questi fiori? Teresa! Vuoi dirmi per piacere cosa succede? 

TERESA: Cosa succede?

DOMENICO: Esatto cosa succede!

MICHELE: Esatto cosa succede!

DOMENICO: Ma perché continui a ripetere quello che dico?

TERESA: Succede che i suoi occhi...

MICHELE: …Che cosa hanno i suoi occhi?

TERESA: Non lo so, ho avuto l’impressione che lei sapesse tutto.

DOMENICO: Ma di cosa state parlando? 

MICHELE: La verità, è che adesso hai paura. Questo piano lo abbiamo architettato insieme e insieme lo porteremo a termine e ci godremo quei soldi. (la abbraccia)

TERESA: Lasciami stare!

MICHELE: Che c’è! 

DOMENICO: Mo’ me so’ scucciato! Teresa che significa tutto questo! Mi vuoi rispondere? (si accorge del manichino che si trova nel suo letto) Gesù! Gesù ma chisto chi è?

TERESA: Domenico! Non vedi che Domenico è qui? Non mi sembra il caso, con mio fratello ancora caldo, e poi di là c’è tua moglie e mio marito.

MICHELE: Ma non dire sciocchezze, potremmo fare l’amore con loro presenti e non s’accorgerebbero di nulla.

DOMENICO: Dio Santo, ma questo sono io, ma che cos’è uno scherzo?

TERESA: Siamo stati cattivi. Loro sono così buoni e noi…

MICHELE: …Noi siamo solo come il resto degli esseri umani. A tutti piace la bella vita i soldi…

TERESA: …Sì, ma tu hai ucciso mio fratello.

DOMENICO: Ucciso? Teresa, (si avvicina alla sorella, poi al cognato) Michele, Michele…Michele…

MICHELE: …Ma sentila, ora sarei io l’assassino! Io ho solo fatto quello che mi hai chiesto di fare, mettere del veleno a piccole dosi nello spray di tuo fratello. Tuo fratello lo abbiamo ucciso insieme. Io comunque l’ho fatto solo per amore, e tu? 

DOMENICO: Ma allora…allora sono…questo sarei…io non sono più…Maronna, Maronna ma cchè succere…(si accascia su una sedia) allora sono morto!

TERESA: Certo…per amore, sì, anch’io ti amo è ovvio, ma tu lo sai che non potremo stare insieme fino a quando…

MICHELE: …Non avremo tolto di mezzo quei due.

TERESA: (getta le braccia al collo di Michele e lo bacia) Lo farai?

MICHELE: Lo farò…certo che lo farò…io ti amo. Non dimenticare i patti però.

TERESA: Intesterò la metà dei beni a te…come stabilito.

MICHELE: Come stabilito. Non lo faccio per i soldi io. Lo faccio per amore, i soldi sono solo un modo per…

TERESA: …Tutelarsi!

MICHELE: Già! (ironico) Non si sa mai, potresti stancarti di me.

TERESA: Stai tranquillo, non mi stancherò di te, (a parte) almeno non ora, adesso cerchiamo di trovare quella maledetta cassetta. Se mia sorella sa di quei diamanti siamo fregati.

Escono, le luci dei ceri sono ancora accese, entrano Ernesto e Grazia

DOMENICO: Grazia, Grazia sorellina mia, hai visto cosa mi hanno fatto? Ti prego fai qualcosa…

GRAZIA: …Sbrighiamoci…

DOMENICO: Sì! Giusto sbrighiamoci, ma che cosa possiamo fare?

GRAZIA: Dai uno sguardo nei cassetti, deve pur averla messa da qualche parte! In quella cassetta troveremo diamanti e testamento.

DOMENICO: Cosa?

ERNESTO: Ma perché non aspettiamo l’apertura ufficiale?

DOMENICO: Ernesto hai visto cosa mi hanno combinato?

GRAZIA: Ma che apertura ufficiale? Potremmo trovare delle brutte sorprese. Dobbiamo anticipare i tempi, dovremmo ucciderli subito.

ERNESTO: Hai ragione. Sarebbe tutto più facile.

GRAZIA: Credi che quei due sospettino qualcosa?

ERNESTO: No! Non credo, sono troppo occupati a tradirci. Hai visto, non vedevano l’ora di rimanere da soli.

GRAZIA: Che schifo!

ERNESTO. È vero, dopo un poco il corpo comincia a putrefarsi. (si avvicina al morto) Hai ragione, fa proprio schifo.

GRAZIA: Ma no! Io intendevo quei due, mi fanno schifo, andare a letto insieme, mia sorella e mio marito. Che schifo!

ERNESTO: Che cosa ci avrà trovato di bello in quell’uomo non l’ho mai capito. È così, così insignificante, basso, tarchiato, e a dire il vero non ha neanche un bell’aspetto. Per me è un cesso!

GRAZIA: Quando l’ho sposato non era così.

ERNESTO: Pure mia moglie non era così.

GRAZIA: Un cesso?

ERNESTO: No! Una troia. 

GRAZIA: (si avvicina al letto) …Hai visto, hai visto cosa è accaduto fratellino mio? La famiglia si è sfasciata e la colpa è stata di tua sorella che con tanti uomini ha deciso di andare a letto proprio con mio marito. Io la punirò per questo. Perdonami, ma ho bisogno dei tuoi soldi. Mi dici dove cazzo hai messo quella cassetta?

DOMENICO: La cassetta! Tutto questo solo per i soldi?

ERNESTO: Forse sarebbe stato meglio farci dire del testamento, prima di ammazzarlo.

DOMENICO: Ma quanta vote m’anno acciso! Prima quei due e adesso loro.

GRAZIA: Non avrebbe parlato, lui era troppo attaccato ai soldi. Piuttosto, sei sicuro che quella roba che hai messo nello spray non lasci tracce?

ERNESTO: Sicurissimo! È inodore, insapore ed incolore.

GRAZIA: Adesso continuiamo a cercare la cassetta.

Teresa e Michele rientrano

TERESA: Passato il mal di testa?

MICHELE: Mi sono preoccupato, non trovandoti in camera.

GRAZIA: Ero venuta a cercare le pillole per il mal di testa. Domenico le teneva nel cassetto.

ERNESTO: Io…io…io non riuscivo a dormire, e allora mi sono detto: perché non dire l’ultima preghiera al caro Domenico?

MICHELE: Già! Perché non recitiamo una bella preghiera tutti quanti insieme?

TERESA: Giusto!

GRAZIA: Buona idea!

ERNESTO: Quattro preghiere tutte quante insieme, arriverà di corsa in Paradiso.

MICHELE: Sì?

ERNESTO: Certo! Dicono che le preghiere sono come la benzina per le macchine, più ne dici e più il morto sale in fretta…o scende…a seconda di dove è diretto. 

(si inginocchiano intorno al letto per pregare) 


DOMENICO: Stronzi! (affranto cade su una sedia) Dio! Dio mio che cosa è successo! Dio! Dio perché tutto questo, perché proprio a me? Dio…Dio…Dio…

VOCE: …Dio! Ho capito, mi hai chiamato?

DOMENICO: Dio mio, Dio mio, no, non è possibile, mio Dio, no, no, no oh Dio, Dio, Dio…

VOCE: …Quante volte ancora vorrai chiamarmi? Ti ho detto che sono qua!

DOMENICO: Ma chi è?!

VOCE: Ma come chi è! Domenico, sono io!

DOMENICO: Io! Io chi?

VOCE: Io! Io Dio…io chi? Tuo fratello…

DOMENICO: … Io ho solo sorelle…

VOCE: …(ironico) Andiamo bene! Domenico…io sono Dio, e tu poco fa mi hai chiamato! Confermi?

DOMENICO: Gesù!

VOCE: Non facciamo confusione, tu hai chiamato il padre non il figlio.

DOMENICO: Madonna!

VOCE: …La madre di mio figlio…

DOMENICO: …S.Gennaro!

VOCE: Però deciditi. Non vorrai mica farti tutto il calendario, io avrei diverse cosucce da sbrigare, posso dedicarti pochi minuti. Allora, tu sei morto…

DOMENICO: …Cazzo!

VOCE: Ecco! Lo sapevo, adesso passiamo dal sacro al profano. Cerchiamo di stare calmi va bene? Dunque! Quello che vedi nel letto sei tu, e questa è la tua anima…

DOMENICO: …Merda!…

VOCE: …Appunto, come non detto. Domenico, tu sei morto…

DOMENICO: …Porca puttana, no!…

VOCE: …Domenico basta!!

DOMENICO: Questo è un sogno, già è un sogno, io sto dormendo, tra poco mi sveglierò e mi accorgerò che si è trattato solo di uno stupido incubo…

VOCE: …Mi dispiace contraddirti, ma quello che vedi è tutto vero.

DOMENICO: Ma chi sì? Insomma, fatt’ vedè…si tratta di uno scherzo vero?

VOCE: Sei morto, quel tipo disteso nel tuo letto eri tu…

DOMENICO: …Sono io?

VOCE: Eri tu! O meglio il tuo corpo.

DOMENICO: Il mio corpo!

VOCE: …È nel tuo letto.

DOMENICO: Nel mio letto.

VOCE: Mentre la tua anima vaga.

DOMENICO: Vaga.

VOCE: Esatto! La tua anima vaga, nessuno ti può vedere, nessuno ti può sentire…

DOMENICO: …Nessuno mi può sentire.

VOCE: Solo io.

DOMENICO: Solo tu?

VOCE: E qualche altro.

DOMENICO: E qualche altro?

VOCE: Insomma! Si può sapere perché ripeti come un idiota?

DOMENICO: E che non capisco più nulla, insomma perché mi trovo qui?

VOCE: Finalmente una domanda sensata. La tua famiglia, ha deciso di disfarsi di te e come vedi ci sono riusciti. In verità non sei morto per i maldestri tentativi di assassinarti…

DOMENICO: …Assassinarmi?

VOCE: Domè, ma fai dicere ‘na parola?

DOMENICO: Dio, o mio Dio, non ci posso credere…assassinarmi? A me?

VOCE: Sì! Volevano avvelenarti, ma tu invece sei morto di morte naturale

DOMENICO: Meno male.

VOCE: Sei contento?

DOMENICO: Sì, cioè no, avrei preferito non morire affatto.

VOCE: (in uno slancio di Napoletaneità, subito controllato) Domè! Tutt’ quant’ amma murì…cioè…tutti quanti dovete morire.

DOMENICO: Ma perché…

VOCE: … Perché sei ancora qui?

DOMENICO: Già!

VOCE: Sei qui per S. Gennaro. Ogni cento anni spetta a lui chiamare al recupero uno dei suoi.

DOMENICO: Recupero!

VOCE: Esatto, recupero. Qualcuno della sua terra che sia vissuto male, che abbia fatto del male, e al quale è stato fatto del male.

DOMENICO: Ma io ho sempre vissuto onestamente.

VOCE: Domè! Stai parlando con Dio, non puoi raccontare balle.

DOMENICO: Qualche peccatuccio…

VOCE: …Io conosco tutto…

DOMENICO: …Cose di poco conto…

VOCE: …Io so sempre tutto…

DOMENICO: …Niente di veramente brutto…

VOCE: …Ah sì? Quanta povera gente hai introdotto nel tuo paese? Dall’Albania, dall’Ucraina, dalla Polonia…

DOMENICO: …Sì, ma io mi sono solo occupato di trovare una sistemazione per tutti.

VOCE: Ti sei mai chiesto che fine ha fatto tutta quella gente? Quei bambini strappati alle loro mamme…dove sono? Quelle ragazze che fine hanno fatto?

DOMENICO: Lavorano!

VOCE: Lavorano! Tu, per questo traffico di vite umane sei sempre stato pagato profumatamente. A te interessavano solo i soldi. Adesso ti si chiede il conto. 

DOMENICO: Io ho aiutato tanti disperati.

VOCE: Li hai aiutati a diventare più disperati.

DOMENICO: Ho fatto del bene.

VOCE: Prestando anche i soldi con l’interesse.

DOMENICO: Lo fanno in tanti…io ero il più onesto, e poi io lo facevo per la famiglia…

VOCE: …La famiglia? Quale famiglia! L’unica famiglia che hai saputo costruirti è stata quella del denaro e dei suoi figli.

DOMENICO: Credevo mi volessero bene.

VOCE: Si sono fatti corrompere dal danaro.

DOMENICO: E adesso?

VOCE: Adesso…adesso le tue sorelle sono condannate come te, a soffrire in eterno, a meno che tu non riesca a purificare i loro cuori.


DOMENICO: Ma io cosa posso fare?

VOCE: Falle pentire. Io non posso perdonare senza pentimento. La salvezza delle tue sorelle, dipende solo da te.

DOMENICO: Ma anche se volessi, come potrei? Nessuno può sentirmi, nessuno mi può vedere.

VOCE: Pure prima nessuno ti poteva vedere.

DOMENICO: In che senso?

VOCE: Domè, era ‘na battuta! Non hai il minimo senso dell’umorismo.

DOMENICO: Ho capito, ho capito cosa volevi dirmi, ma ti sbagli. La gente mi voleva bene.

VOCE: La gente, fingeva di volerti bene. Per te tutto aveva un prezzo, e pure per loro. Un sorriso, un saluto affettuoso, tanta gentilezza, tutto falso, tutto in funzione del danaro. Del vostro Dio.

DOMENICO: Ma io ho sempre dato…

VOCE: …E hai sempre avuto. Mai, mai una sola volta hai dato senza chiedere in cambio qualcosa. Quei sorrisi, quelle gentilezze, erano il prezzo che tanti hanno pagato, in cambio di un tuo favore. 

DOMENICO: Ma le mie sorelle, i miei cognati, Don Mimì, il Professore, Spinelli…

VOCE: …‘E sold’! Domè, ‘e sold’ so’ ‘na brutta cosa. Qualcuno era disperato, qualche altro avido, qualche altro ancora, si è fatto corrompere, ma di mezzo ci sono sempre i soldi. Adesso tu potresti ottenere un riscatto per tutti quanti loro.

DOMENICO: Io! Ma come?

VOCE: E io che ne so!

DOMENICO: Non lo sai! Come non lo sai? Tu sai sempre tutto!

VOCE: Quasi…tutto.

DOMENICO: Come quasi tutto!

VOCE: A volte, con voi uomini, diventa difficile pure per me. Pensate una cosa e dopo pochi secondi cambiate idea! Qualche leggera sfumatura, può anche sfuggirmi.

DOMENICO: Dio…ti prego aiutami!

VOCE: Ecco! Questo potrebbe essere un buon inizio. 


Secondo atto

SAPONARA: (a Teresa) Cara signora, come va? Come state?

SPINELLI: Complimenti!

TERESA: Complimenti?

SPINELLI: Sì! Complimenti, avete fatto proprio un bel funerale. C’era tanta di quella gente.

SAPONARA: Una manifestazione di grande affetto nei confronti di vostro fratello.

SPINELLI: Chissà quanto vi sarà costata tutta quella parata, però, che bella cerimonia…

TERESA: …Come mai questa visita e tutto questo interesse? 

SAPONARA: Ci trovavamo a passare di qua e…

TERESA: …Professò, da noi ci si viene apposta. Allora?

SAPONARA: No, niente, mi chiedevo, se per caso, in mezzo alle carte di vostro fratello avete trovato…che so, qualche documento che mi riguardasse…

SPINELLI: …Qualche carta con il nome mio.

SAPONARA: Crediti…

SPINELLI: …Cambiali…

TERESA: …Cambiali!

SAPONARA: Esatto, ma si tratta solo di piccole somme, che il caro Domenico ci aveva gentilmente elargito…

SPINELLI: …Qualche piccolo prestito…

SAPONARA: …Roba di poco conto.

SAPONARA: Ecco! Nel caso doveste trovarle, vi saremmo grati se voleste usarci la cortesia, di non farne parola con nessuno.

SPINELLI: Sapete, le male lingue.

SAPONARA: Qualcuno potrebbe chiedersi il perché di quei soldi.

SPINELLI: Sarebbe il caso eventualmente di far sparire il tutto.

SAPONARA: D’altronde Domenico è morto.

TERESA: Che interessi vi faceva mio fratello?

SAPONARA: Cosa?

TERESA: Dico, a quanto vi vendeva il danaro?

SPINELLI: Perché?

TERESA: Come perché? Passato il Santo passata la festa? Appena trovo le carte, facciamo i conti…

SAPONARA: …Noi pensavamo che dato il risibile ammontare del prestito, morto vostro fratello, si sarebbe potuto soprassedere…

TERESA: …Noo! Per carità, e come si fa! Anzi, dovremmo rivalutare gli interessi. La vita è diventata tanto difficile…

SPINELLI: …Signora!…Signora Teresa, parliamoci chiaro, una cosa era avere a che fare con vostro fratello e una cosa avere a che fare con voi. Sentite a me, se trovate le carte, le strappate e non se ne parla più…nessuno saprà mai niente, nemmeno la polizia.

TERESA: …La polizia? La polizia lo deve sapere che il professore, con quei soldi, ha riscattato una bella Polacca che tiene in un appartamento in via Medina. Vostra moglie, i figli lo sanno?

SAPONARA: Ma come fate a sapere…

TERESA: …Domenico era un tipo preciso, teneva tutto scritto in questa agendina...

SPINELLI: …Ci state ricattando?

TERESA: A casa mia? Semmai siete voi a ricattare me. Spinè, con i soldi di mio fratello, voi stesso vi siete messo a fare lo strozzino. Ah, ah, ah, che bella trovata, farsi prestare i soldi per prestarli a sua volta con il triplo degli interessi…

SPINELLI: …Insomma…

TERESA: …Insomma, adesso uscite, e cercate di essere puntuali, come sempre.

SAPONARA: Signò, io sono un uomo rispettato, onesto…

TERESA: …Onesto!

SAPONARA: Io sono un professore Universitario, io…

TERESA: …Voi siete come tutti quanti gli altri. I vizi professò si pagano.

SPINELLI: Ma voi siete una donna, non è bene entrare in queste cose.

TERESA: Ragioniè, gli affari sono affari…

SPINELLI: …Bruciate quell’agenda…

SAPONARA: …Distruggetela…

TERESA: …Non serve. Distruggerla non serve. Le cose passano, i peccati restano. E adesso per favore andate.

SPINELLI: (uscendo) Ve ne pentirete.

SAPONARA: State mettendo in difficoltà degli uomini di specchiata moralità, ne pagherete le conseguenze.
(escono)

(bussano alla porta, Teresa va ad aprire, fa il suo ingresso Mimì.)

MIMI: Signora Teresa, come state, come avete passato la giornata?

TERESA: Bene!

MIMI: Avete visto? La gente non dimentica le persone oneste, buone. Il professore e il ragioniere, per esempio, continuano a venirvi a trovare per rispetto di vostro fratello.

TERESA: Già! E voi?

MIMI: Io?

TERESA: Sì, voi, come mai qua?

MIMI: Ah! Già è vero. Mia moglie, mi ha incaricato di portarvi un poco di necessere.

TERESA: Necessere?

MIMI: Necessere, cose necessarie, è Francese. Qui, c’è un poco di pasta, della frutta, del caffè, insomma mezzi di conforto.

TERESA: Grazie, ringraziate pure vostra moglie per il disturbo.

(Mimì va a sedersi su un divano)

MIMI: Nessun disturbo, quando si può aiutare una persona in difficoltà, gente bisognosa, disperati, barboni, gente sofferente, incapaci… 

TERESA: …Incapaci!

MIMI: Anche! Incapaci, minoritari, come si dice, delitti umani, è nostro compito dare una mano, occorrere nel momento del bisogno. Vostro fratello questo lo sapeva, e non si negava mai.

TERESA: Ah sì?

MIMI: Sì, sì, ah vostro fratello che Sant’uomo! Anche io tempo fa avesti, abbi, ai…mi servì un aiuto e…

TERESA: …E mio fratello accorse.

MIMI: Subito, corse subito in mio aiuto.

TERESA: (apre l’agenda e legge) Diecimila euro Mimì, per gioco d’azzardo, è così?

MIMI: Esatto! Diecimila euro…ma come fate…

TERESA: …È tutto segnato su questa agenda.

MIMI: Sull’agenda?

TERESA: Tutto!

MIMI: È pericoloso, la dovete far sparire, se la trova qualcuno ne potrebbe approfittare…

TERESA: …Non temete, è in buone mani. Da oggi sono io la vostra benefattrice.

MIMI: Vuol dire che…

TERESA: …Pagherete me, e di volta in volta sconteremo le cambiali.

MIMI: Ma io il debito lo tenevo con vostro fratello, lui è morto…

TERESA: …E io sono viva.

MIMI: Ma io mi trovo in forte difficoltà…

TERESA: …Che peccato! Tutti abbiamo le nostre.

MIMI: Un poco di comprensione…è un momento di crisi…

TERESA: …Lo è per tutti…

MIMI: …Io sono monoreddito, con due donne a carico…

TERESA: …Chiudete vostra suocera in una casa di cura, risparmierete…

MIMI: …Perderei la pensione, l’accompagnamento…

TERESA: …Ognuno bada ai propri interessi.

MIMI: E sia! Ma ricordate, se questo palazzo dovesse rimanere senza il suo rispettato portinaio, la colpa sarà vostra. (esce)

SPERANZA: C’è nessuno? La porta è aperta, posso entrare? Sono entrata! Mi posso accomodare? (si siede sul divano) Mi sono accomodata! Il caffè non me lo fate? Sono ospite, non mi ospitate? Che scostumati, questi signori sono maleducati. Le scarpe vi piacciono? Sono del morto, puzzano di morto, ma io le ho lavate, candeggiate, smacchiate, lucidate. (entra Domenico) 

DOMENICO: (Si guarda intorno, poi si accorge di Speranza e convinto che, come gli altri, anche lei non possa sentirlo, comincia a parlare) Signora Speranza, beata voi, i pazzi non hanno bisogno di dare conto delle loro azioni. Io invece sì, io devo dare conto di tutto quello che ho fatto. 

SPERANZA: Vi piace il mio scarpino? Era vostro, ma a voi non serve più. La suola non è di cuoio, è finto cuoio, è cuoio cartonato, se si bagna si inzuppa. Vi piace la zuppa? Quella di farro, di ceci, di lenticchie, quella del casale, Rossana Casale, è tutta roba genuina, viene dalla campagna, dai cugini di campagna…(canta) anima mia torna a casa tua ti aspetterò…

DOMENICO: (ancora distratto) …Io non so proprio come fare… 

SPERANZA: …Non ci vuole niente: prendete farro, fagioli, piselli, cipolle, carote e lenticchie, li fate bollire…

DOMENICO: …Da dove cominciare!

SPERANZA: Ve l’ho detto! Prendete farro, fagioli, piselli, cipolle, carote e lenticchie, li fate bollire…

DOMENICO: …Come si fa, come si fa…

SPERANZA: …A ma allora siete duro sa, sto’ dicendo, prendete farro, fagioli…

DOMENICO: …Come faccio, come faccio…

SPERANZA: …(gli prende le braccia, quasi a volerlo bloccare) Domè! Insomma ‘a vuo’ fa si o no ‘sta cazz’ ‘e zuppa!

DOMENICO: Ma voi…

SPERANZA: …Ma io…

DOMENICO: …Ma voi mi vedete?

SPERANZA: Con gli occhi! 

DOMENICO: Voi mi sentite?

SPERANZA: Con le orecchie!

DOMENICO: Ma voi riuscite a parlarmi!

SPERANZA: Domè so’ pazza, mica so’ scema!

DOMENICO: …Ma come mai voi riuscite a vedermi, e a sentirmi, mentre per gli altri io sono solo un’ ombra.

SPERANZA: Forse perché so’ pazza!

DOMENICO: (attimi di pausa, poi realizza e con supplichevole fermezza)…Speranza, ascoltami bene. Tu mi devi aiutare…solo tu mi puoi aiutare. Dobbiamo convincere le mie sorelle e i miei cognati a partecipare ad una seduta spiritica, diremo che tu riesci a metterti in contatto con me, in questo caso avrò la possibilità di comunicare con loro. Hai capito?

SPERANZA: Devo chiamare lo spirito?

DOMENICO: Brava! Esatto! Proporrai ai miei una seduta medianica, attraverso la quale gli farai credere di poter svelare dove si trovano i miei diamanti.

TERESA: (entra insieme agli altri con il necessario per apparecchiare la tavola) Il pranzo è quasi pronto, apparecchiamo. Signò e voi che fate qua?

SPERANZA: Lo spirito!

TERESA: Vi serve l’alcool?

SPERANZA: Il gioco, io faccio il mediano, voi fate l’attaccante. Giochiamo?

DOMENICO: Ma no, che mediano, la medium.

SPERANZA: Niente mediano, solo medium, con il filtro?

DOMENICO: Ma quale filtro!

SPERANZA: Senza filtro.

GRAZIA: Signora, vi hanno lasciata di nuovo da sola?

MICHELE: Girate nel palazzo come una mina vagante.

SPERANZA: Mina! La cantante? (canta) Parole, parole, parole…

MICHELE: …Non intendevo Mina la cantante…

SPERANZA: …Parole, parole, parole…

MICHELE: …Non mi riferivo all’artista…

SPERANZA: …Parole, parole, parole…

MICHELE: …La musica non c’entra…

SPERANZA: …Parole, parole, parole…

MICHELE: Signò! Basta! Per carità, smettetela, non è il caso di giocare, qui c’è ancora gente che soffre.

SPERANZA: Soffre! Domenico soffre. Ci volete parlare?

ERNESTO: Domenico, poverino è morto, non c’è più.

SPERANZA: C’è, c’è, ci volete parlare? Io lo posso chiamare, lui con me ci parla.

TERESA: Si, e come?

ERNESTO: Vi telefonate?

MICHELE: Si scrivono.

SPERANZA: No, ci sediamo intorno al tavolo, ci diamo la mano, e io ve lo chiamo.

TERESA: Dobbiamo fare una seduta spiritica, è questo quello che volete dire?

SPERANZA: Brava! Lo facciamo il gioco? Lui vi dice tutto quello che volete sapere.

TERESA: Tutto!

SPERANZA: Tutto, vi dice ogni segreto, cose nascoste, cose accuvate.

TERESA: (preoccupata, vuole capire cosa c’è di vero nelle parole di Speranza) E facciamolo questo gioco…così, giusto per accontentare Speranza.

(Teresa, aiutata da Michele, sistema il tavolo)

MICHELE: Giusto! Ci facciamo due risate.

ERNESTO: Gli voglio chiedere se sa chi s’è futtut’ ‘a machina mia.

GRAZIA: Oppure che fine hanno fatto le scarpe nuove che teneva ai piedi quando è morto. 

TERESA: Ecco! È tutto pronto. Prendete posto. Ernè, abbassa le luci.

ERNESTO: (esegue) Fatto.

Si siedono intorno al tavolo, Domenico è in piedi a lato di Speranza

TERESA: Speranza, chiedete a nostro fratello dove si trova.

SPERANZA: Anima di Domenico dove ti trovi? 

DOMENICO: Vi sono molto vicino.

SPERANZA: È molto vicino.

ERNESTO: Sei in questa stanza?

DOMENICO: Sì!

SPERANZA: Sì!

GRAZIA: Sento il suo odore.

(tutti annusano, alla ricerca di questo odore misterioso)

TERESA: Un odore di muschio…

ERNESTO: …Di Lavanda…

GRAZIA: …Di Tabacco…

MICHELE: …Io sent’ ‘na puzza ‘e formaggio.

SPERANZA: È Domenico, è scalzo, non tiene le scarpe…

MICHELE: …Stiamo perdendo tempo con queste stupidaggini..

ERNESTO: Un momento, io ci credo, vi prego andiamo avanti…

GRAZIA: Sperà, chiedi a mio fratello che cosa gli mettevo la mattina nel caffè?

SPERANZA: Hai sentito?

DOMENICO: Ho sentito. Mi metteva la crema di nocciola.

SPERANZA: La crema di nocciola.

GRAZIA: Avete visto? Solo io la sapevo questa cosa.

ERNESTO: Senti, chiedigli se sa mia moglie dove mi ha nascosto la collezione dei fumetti di Topolino.

SPERANZA: Hai sentito?

DOMENICO: Ho sentito. Bruciata.

SPERANZA: Bruciata!

TERESA: …Ma come fa a saperlo, non lo sapeva nessuno, solo io.

ERNESTO: Ma allora è vero?

TERESA: Certo che è vero. Io Topolino l’aggia tenuto semp’ antipatico. Speranza, cara, puoi chiedere a mio fratello se…per caso custodiva qualcosa…

GRAZIA: …Possedeva beni in questa casa…

MICHELE: …Oggetti di valore…

ERNESTO: …Preziosi!

MICHELE – TERESA: Preziosi?

ERNESTO: Diamanti, rubini, smeraldi…

GRAZIA: …Topazi, zaffiri, monete…

TERESA: …Ma allora tu sai…(al marito)

ERNESTO: …Quello che sai tu.

MICHELE: …(alla moglie) Tu eri a conoscenza della presenza del tesoro.

GRAZIA: Sì!

TERESA: Bene, allora andiamo avanti. Speranza, chiedigli dove ha nascosto la cassetta con i diamanti?

SPERANZA: Vogliono sapere dove hai messo le cose di valore.

DOMENICO: Ho molte cose di valore…

SPERANZA: Ha molte cose di valore…

DOMENICO: …Ma vi serviranno a poco. Già una volta l’avidità vi ha spinto a commettere un grave delitto. 

SPERANZA: Già una volta l’aridità…

DOMENICO: …Avidità! Sperà avidità.

SPERANZA: L’avidità, vi ha portato a commettere un grave delitto.

TERESA: Ma che dice?

MICHELE: Di che parla?

DOMENICO: Avete perso l’innocenza.

SPERANZA: Avete perso a Innocenzo…

DOMENICO: …Avete perso la purezza…

SPERANZA: …Avete perso la monnezza…

DOMENICO: …Sperà!…vabbè lasciamo perdere…digli solo che io so bene come sono morto, come sono stato eliminato.

SPERANZA: Lui lo sa come è morto, come è stato eliminato.

GRAZIA: In che senso?

TERESA: Sperà, a cosa allude?

MICHELE: Chiediglielo!

SPERANZA: Domè, che vuoi dire?

DOMENICO: Voglio dire che il Signore è grande e onnipotente e vi mette alla prova.

SPERANZA: Vuole dire, che quel signore è grande ma impotente e vuole fare la prova…

DOMENICO: …Ma no, il Signore, Sperà, il Signore Dio, è grande e Onnipotente…

SPERANZA: …Ma no, il Signore Dio, è grande e Onnipotente…

DOMENICO: …E vuole mettervi alla prova…

SPERANZA: …E vuole mettervi alla prova… 

DOMENICO: …Solo se riuscirete a distaccarvi totalmente da ogni bene…

SPERNAZA: …Solo se riuscirete a staccare tutte le pere… 

DOMENICO: …E pure ‘e cachini…Sperà ho detto bene, non pere. 

SPERANZA: Solo se riuscirete a distaccarvi totalmente da ogni bene…(con lo sguardo rivolto a Domenico, come a chiedere approvazione)

DOMENICO: Brava! Egli vi potrà recuperare.

SPERANZA: Egli le potrà recuperare…

ERNESTO: …Ma che adda recuperà?

SPERANZA: Le pere.

DOMENICO: Ma quali pere! Sperà…(rinuncia, e sceglie la via più breve) lasciamo perdere, digli che se rinunciano all’eredità, saranno salvi.

SPERANZA: In parole povere, vi salvate solo se rinunciate ai soldi.

DOMENICO: Ho accumulato un patrimonio enorme, vi svelerò dove si trova, a quel punto sarete padroni del vostro destino.

SPERANZA: Domenico possiede un patrimonio enorme. Vi dirà dove si trova, a quel punto, voi farete i ladroni, e voi i postini…

DOMENICO: …Ma no, ma che postini, destino…quando avranno in mano i miei beni, allora, decideranno loro la fine che vogliono fare. Avanti diglielo!

SPERANZA: Con l’eredità di vostro fratello, deciderete voi qual è la fine che volete fare. 

MICHELE: Che cosa?

TERESA: Ma di cosa parla?

ERNESTO: Mamma, mà, io nun ‘o capisco. 

SPERANZA. È semplice, isso ve dà e miliardi, e voi se volete riconquistare la vostra purezza, ci rinunciate, altrimenti ve’ pigliate ‘e facite ‘a fine che vi meritate. 

MICHELE: (scherzoso) Ah, adesso capisco, sta dicendo che Domenico è disposto a dirci dove tiene nascosti i sui diamanti…

TERESA: …Smeraldi…

GRAZIA: …Rubini…

ERNESTO: …Argento!

MICHELE: Argento? Che ce ne fott’ e l’argento.

ERNESTO: Monete, monete antiche d’argento…

GRAZIA: …Soldi…

TERESA: …Assegni dei creditori…

SPERANZA: …Appunto!

TERESA: E rinunciarvi?

SPERANZA: Esattamente!

MICHELE: Per riprenderci la nostra innocenza?

SPERANZA: Bravo!

ERNESTO: E se uno…

SPERANZA: …L’inferno!

ERNESTO: Per me va bene, si può fare.

MICHELE: Certo! Se poi questa è la volontà di Domenico, mi sembra giusto.

GRAZIA: Bisogna rispettare la volontà dei defunti.

TERESA: Bisogna rispettare i morti. Sperà, ora chiedi a nostro fratello dove ha nascosto la cassetta.

SPERANZA: (ironica) I quattro pastorelli qua, vogliono sapere dove sta la roba, i diamanti, ‘e smeraldi…

MICHELE: …I rubini…topazi…

SPERANZA: …I bambini con i pupazzi…

MICHELE: …Sperà, Sperà ti prego non sbagliare…

GRAZIA: …Avessa capì malamente…

ERNESTO: …Finisce che ci manda i bambini con i pupazzi…

TERESA: …Speranza, i soldi, i preziosi dove sono?

DOMENICO: Nell’armadio che si trova in camera mia, c’è un doppio fondo, lì troveranno quello che cercano.

TERESA: Allora?

MICHELE: Sperà!

ERNESTO: E parla!

GRAZIA: Tesoro…tesoro?(Speranza è come assorta nei pensieri) Sperà? Iammo e vvuo’ parlà!

SPERANZA: (capisce che quei soldi potrebbero servire più a lei che a quattro fameliche anime senza cuore) La banca apre lunedì. Il numero della cassetta è la dodici cinquecentosei.

MICHELE: Lo sapevo, lo sapevo che aveva una cassetta di sicurezza da qualche parte.

TERESA: Quale Banca?

SPERANZA: Monte dei pazzi.

ERNESTO: Ah! Ah! Ah! Bella questa, ata n’tiso? Monte dei Pazzi…invece che Monte dei Paschi…ah, ah, ah…

DOMENICO: Ma che fai?

SPERANZA: Lunedì, passate dal notaio Scazzella, per ritirare la procura…

DOMENICO: (non avendo ancora compreso)…Sperà ma quale notaio, non c’è nessuna cassetta…

SPERANZA: …Andate in banca e vi ritirate il tutto.

MICHELE: Bene…a questo punto ci possiamo pure lasciare…

TERESA: …Sarai stanca…

SPERANZA: …Certo…vostro fratello non lo salutate?

TERESA: Sì, come no, digli che ci risentiamo presto…

GRAZIA: …Prestissimo…

ERNESTO: …Ci deve venire a trovare più spesso…(solito sguardo dei presenti)…cioè noi lo andremo a trovare…nel senso che…

MICHELE: …Digli che ci mancherà, d’accordo?

(mentre chiacchierano tra di loro)

SPERANZA: Come no!

DOMENICO: Sperà, ma che significa, perché hai detto questa bugia?

SPERANZA: Embè, io sono pazza mica scema. Ve l’ho detto pure prima…

DOMENICO: …Che cosa vorresti fare?

SPERANZA: …Quello che vogliono fare tutti.

DOMENICO: …Ma tu sei…ma tu sei…

SPERANZA: …Pazza! Ma no scema, Domè, no scema.

TERESA: Signora, mi raccomando…

MICHELE: …Quello che è successo oggi…

SPERANZA: …Rimane un segreto!

MICHELE: Brava!

GRAZIA: Esatto!

ERNESTO: Giusto!

SPERANZA: E poi a me chi mi crederebbe? Io so’ pazza! (esce)

DOMENICO: (parlando, parlando si avvia fuori con Speranza) Speranza, non capisco, non puoi prendere quei soldi, quei soldi non ti appartengono…

TERESA: Allora che ne dite di apparecchiare?

ERNESTO: Hai ragione, io ho una fame!

TERESA: Ecco! Allora datti da fare, aiutaci.

GRAZIA: (ad Ernesto) Vieni con me, aiutami a portare i piatti in tavola. (escono)

TERESA: Bisognerà anticipare i tempi.

MICHELE: Che vuoi dire?

TERESA: Voglio dire che è pronto da mangiare, andiamo di la in cucina, prepariamo la miscela mortale, la mettiamo nella bottiglia di vino, la portiamo a tavola e per stasera sarà tutto finito.

MICHELE: Così, su due piedi…

TERESA: …Michè, alza le chiappe, ho aspettato pure troppo. Lunedì ci recheremo in banca e non dovremo spartire niente con nessuno.

MICHELE: Hai ragione.

(Grazia ed Ernesto rientrano con le mani cariche di vivande, posate ecc.)

GRAZIA: La pasta si è mantenuta calda nel forno…

ERNESTO: …Michè, ho dimenticato di prendere il vino, ti dispiace…

MICHELE: …Assolutamente, vado!

GRAZIA: (ad Ernesto) Sei sicuro che il veleno che hai messo nell’acqua è insapore?

ERNESTO: Sicurissimo, non si accorgeranno di niente. Mi raccomando: io e te beviamo solo vino.

GRAZIA: Oggi mi voglio ubriacare!

MICHELE: Eccoci qua. Allora è tutto pronto?

TERESA: Sediamoci.

MICHELE: Oggi è un giorno di festa.

GRAZIA: Che cosa si festeggia?

MICHELE: S.Domenico.

GRAZIA: Ma Domenico non c’è più, è morto…(come in preda al rimorso) e siamo stati noi ad ucciderlo…

ERNESTO: …Ma noi non potevamo fare nulla, è stata la malattia…

TERESA: …L’asma…

MICHELE: …(ridacchia perché oramai sa di non avere più bisogno di nascondere nulla, visto che pensa che i due stanno per morire) ’O spray…

GRAZIA: …’O spray?

MICHELE: Quello per i bronchi

ERNESTO: E che ci azzecca?

MICHELE: Ci azzecca, ci azzecca…chissà, forse la medicina era troppo forte…ah, ah, ah…

GRAZIA: …(sentendosi scoperta, reagisce piagnucolando) Io lo sapevo, io lo sapevo che prima o poi se ne accorgevano…

TERESA: …Di cosa?

GRAZIA: (ad Ernesto) Mi avevi detto che era inodore, insapore…

MICHELE: …E incolore?

GRAZIA: Io non lo volevo fare, è stato isso…e si stata pure tu…puttana te la fai con mio marito…

MICHELE: …Ma allora sapevi…

ERNESTO: …Certo che sapevo bastardo…

TERESA: …Ma allora pure voi…

MICHELE: …Ha, ha, ha, e io che pensavo di essere ‘o malament’. Domè, allora si morto ddoie vote?

(si sentono male in preda ad una violenta crisi respiratoria, si portano le
mani alla gola e muoiono strozzati chinando il capo sul tavolo)

DOMENICO: Beffato da una pazza! È pazza, ma nun è scema, verrà a prendersi i miei soldi, ed io non posso fare nulla. (sempre convinto di non poter essere sentito) Ragazzi mi dispiace, ma a questo punto non so che fare. In fondo però, sono le intenzioni quelle che contano e voi…ma che fanno? Hei, hei, ragazzi…

VOCE: …Sono morti!

DOMENICO: Chi è?

VOCE: Semp’ io Domè. Sono Dio!

DOMENICO: Ah, Dio! Come morti?

VOCE: Si sono assassinati a vicenda. Hanno messo il veleno nelle bevande. L’avidità li ha spinti alla fine.

DOMENICO: Ma avevo avuto l’impressione che si fossero pentiti.

VOCE: Hai detto bene, l’impressione.

DOMENICO: E adesso?

VOCE: E adesso! Seguiranno il loro destino.

DOMENICO: Ed io?

VOCE: E tu! E non lo so!

DOMENICO: Come “non lo so ” ! Tu lo devi sapere, tu sei Dio!

VOCE: Dio, Dio, non è facile fare Dio. Anche io a volte non ho le risposte che voi uomini vi aspettereste. Vieni Domè, vieni con me, qui non c’è più posto per te, vieni, accompagnami che strada facendo ne parliamo. 

(gioco di luci, poi di nuovo piazzato su Teresa, Ernesto, Grazia, e Michele
che si trovano allo stesso posto. Stanno finendo di pranzare. Domenico è
in piedi impegnato ad infilarsi la giacca. Bussano alla porta.)

DOMENICO: Grazia, vai tu ad aprire?

GRAZIA: Sì, vado io.

(fa il suo ingresso Cotroneo, seguito da Speranza)

COTRONEO: Signori, buon giorno a tutti, mi dispiace disturbare, stavate pranzando.

DOMENICO: Marescià accomodatevi, abbiamo appena finito, siete arrivato giusto per il caffè.

COTRONEO: Grazie, ma non voglio disturbare.

MICHELE: E che disturbo, Marescià! Vi pare.

TERESA: (servendo una sedia) Accomodatevi, adesso mia sorella va di là a prendere il caffè. (a Speranza) Signò pure voi sedetevi.

(Grazia si allontana)

COTRONEO: Troppo gentile signora, grazie.

SPERANZA: Grazie, io sono ospite, mi ospitate? Il caffè non me lo date?

TERESA: Arriva subito.

SPERANZA: È partito?

TERESA: Chi?

SPERANZA: Quello che deve arrivare…

COTRONEO: …(a Teresa) Non ci badate, oggi è particolarmente agitata.

DOMENICO: Marescià, come mai vi accompagnate alla signora? È successo qualche cosa? 

COTRONEO: Sì, o meglio no. Io ho quasi vergogna a dirvelo, ma non ho potuto fare a meno di venire a disturbarvi.

DOMENICO: Dite pure.

COTRONEO: Voi sapete che la signora Speranza…

DOMENICO: …È pazza?

(intanto Grazia rientra con un vassoio e delle tazzine per il caffè, poi
comincia a servire)

COTRONEO: Ecco bravo, ‘a pazza. Embè sono diversi giorni che mi racconta una storia assurda, alla quale naturalmente io non ho dato credito. Purtroppo, però, se non l’accontentavo facendo un sopralluogo qui da voi, non me la levavo più di torno.

DOMENICO: E di che storia si tratta?

COTRONEO: Mi viene da ridere solo a pensarci. Non vi impressionate, toccate ferro. Mi dice: salite a casa di Domenico, quello è morto, i familiari lo hanno ucciso per impossessarsi dei suoi beni.

MICHELE: E meno male che è ancora vivo…

DOMENICO: …Come “ancora” ?

MICHELE: Nel senso che non sei morto ancora, cioè sei vivo e vegeto…

ERNESTO: …Già sennò chissà il maresciallo cosa poteva pensare, se veramente tu fossi morto, adesso noi potevamo essere indiziati…ah, ah, ah…

DOMENICO: …Ma come le sarà venuto…

TERESA: …Già chissà cosa le è passato per la mente…

COTRONEO: …Esatto! Potete mai sapere cosa passa per la mente di un folle? Ora vi prego prestatevi al gioco. Rassicuratela che tutto è a posto, così lei si calma, ed io la riaccompagno di sotto.

DOMENICO: Certo! Signò, sono Domenico, mi riconoscete? Io sto bene, vedete? Sono in perfetta salute.

SPERANZA: E l’asma?

DOMENICO: L’asma?

SPERANZA: Voi tenete i bronchi con la bronchite?

DOMENICO: Sì! (al maresciallo) Purtroppo soffro di una grave forma d’asma, ma che tengo sotto controllo, questi mi salvano… (mette le mani in tasca per tirare fuori lo spray, ma non lo trova)

(Michele ed Ernesto con velocità inimmaginabile, porgono lo spray a
Domenico)

MICHELE: …Tieni Domè…

ERNESTO: …Prendi…

MICHELE: …L’ho trovato in bagno…sulla mensola…

ERNESTO: …In cucina, era in cucina, forse lo hai lasciato prima, per prendere il caffè…

DOMENICO: …Che strano, eppure non li lascio mai da nessuna parte, non me ne separo mai…

TERESA: …Una distrazione. C’è sempre una prima volta. Marescià, quello mio fratello non si vuole fare capace, ma il tempo passa pure per lui.

GRAZIA: Stai facendo vecchio, la memoria comincia a tradirti.

COTRONEO: Già, uno a volte fa delle cose, senza manco farci caso.

DOMENICO: Ma questi sono troppo importanti per me. (al maresciallo) Sapete, sono il mio ossigeno, senza di questi io…

MICHELE: …Perciò noi stiamo sempre attenti a dove li lasci.

ERNESTO: Marescià, a sua insaputa controlliamo che non li vada lasciando in giro.

TERESA: Qualche volta senza dirgli niente li abbiamo rimessi al loro posto.

GRAZIA: Così non si prende dispiacere che si dimentica le cose.

COTRONEO: Siete proprio un uomo fortunato. La vostra famiglia si preoccupa per voi. Domè per loro siete troppo prezioso.

SPERANZA: Tenete i preziosi?

DOMENICO: I preziosi!

SPERANZA: Le gioie!

DOMENICO: Le gioie?

SPERANZA: Le pietre…

DOMENICO: …Le pietre?

SPERANZA: …Quelle tutte colorate. Prima, da morto, mi avete incaricata di prenderle, mi autorizzate?

COTRONEO: (a bassa voce a Domenico) Dite di sì, dite di sì.

DOMENICO: (non sembra convinto, si sta chiedendo come fa Speranza a sapere dei preziosi) Ah, certo…vi autorizzo.

SPERANZA: Allora sono mie?

DOMENICO: Certo, sì, sono vostre.

SPERANZA: Loro non se le meritano, sono cattivi. Allora mo che morite tutti quanti me le vengo a prendere. Marescià, vogliamo andare?

COTRONEO: Sì, andiamo, vi accompagno di sotto in guardiola.

SPERANZA: In guardiola? In guardiola c’è chi guardia, chi guardia fa lo spione, lo spione il cane delle spie, lo zero zero setter, il postino napoletano, il bastone maremmano, il S. leonardo, il bastardo…lo sapete che questi sono bastardi?

COTRONEO: (congedandosi, imbarazzato, quasi a bassa voce) Vi salutiamo, perdonatela, ma voi lo sapete quella è…

SPERANZA: …Pazza? (risatina) Pazza! Pazza marescià ma no scema,
no scema marescià.

Fine