Angelo della gravità

un’eresia

 

di

Massimo Sgorbani

 

Da un fatto realmente accaduto, riportato sulle pagine dei giornali. Un detenuto nel braccio della morte, aspetta il giorno dell’esecuzione. Lo Stato che lo ha condannato ammazza tramite impiccagione. Il detenuto è talmente grasso che la corda del boia non reggerebbe il peso. L’esecuzione deve essere rinviata. Quelle che seguono sono le parole che il detenuto pronuncia nelle ore della sua ultima attesa. Attesa prolungata, dilatata (dell’obeso, anche il tempo è ipertorfico). Il luogo dell’azione verbale potrebbe essere una cella, ma più esattamente è un luogo qualsiasi davanti a Dio. Se non proprio davanti, di sicuro nelle Sue vicinanze.

 

Questa cosa è strana, questa cosa è davvero strana, questa cosa non è mai successa prima, ecco perché tutti i giornali ne parlano, ecco perché tutti vogliono parlare con me, perché è cosi strana questa cosa, ma io non ci posso fare niente, posso solo aspettare, io aspetto, non mangio e aspetto, non mangio e non dormo, non riesco a dormire per via di quel vento, quel vento fortissimo sopra la mia testa...

 

(Sfuma a buio)

 

Sta portando in tavola la torta con le candeline, la mamma, e intanto canta tanti auguri a te, la torta con le candeline e con su tanta panna, panna bianca, panna soffice, una panna così soffice io non l’ho mai vista, l’ho vista solo quando il papà si fa la barba, quelle mattine che il sole dalla finestra fa luccicare i rubinetti e lui si mette tutta quella panna sulla faccia, diventa una torta anche lui il mio papà, una torta con panna, poi prende il rasoio, il rasoio affilato che luccica al sole e che non si può toccare perché ci si fa male, solo i grandi lo possono toccare e io lo toccherò quando sarò grande, ma adesso solo lui il papà lo può toccare, e adesso che la mamma ha finito di cantare prende un coltello, affilato anche lui, e il coltello lo dà a me che son piccolo, lo dà a me ma poi mi tiene la mano per aiutarmi a tagliare la torta, e io taglio la torta, taglio la panna, ma nessuno si fa male perché è solo una festa, è la mia festa e la mamma mi mette sul piatto la fetta più grossa e io me la mangio e quando mi chiedono com’è rispondo buonissima. Con la bocca piena di panna.

 

(Buio)

 

Quel che si dice dei bambini è che sono piccoli, e io sono piccolo ma strano, perché la gente ti guarda e vede se sei alto o basso, e io sono alto giusto, né tanto né poco, solo che le cose piccole dovrebbero essere anche leggere e le cose grandi pesanti, anche se non è sempre vero perché gli aquiloni sono grandi e leggerissimi per volare in alto con il vento e io sono piccolo e pesante, ma per gli aquiloni va bene e per me no, anzi è una cosa quasi brutta, e gli altri bambini a scuola ridono e mi dicono grassone ciccione cicciobombo, perché il mondo va che se uno è piccolo in altezza dovrebbe essere piccolo anche nel peso, ma non capisce, il mondo, che chi è grassone cicciobombo è come se fosse ancora più piccolo, perché i ciccioni hanno occhi piccoli e mani piccole, è come se volessero nascondersi nella loro ciccia e farsi piccoli ancora di più, per cui non dovrebbe essere una cosa brutta né strana e nemmeno una cosa da ridere e vergognarsi, ma il mondo va così, l’ho capito, e io sono un piccolo di grande peso e sto commettendo una specie di peccato.(Pausa) Cioè, non proprio un peccato ma una cosa che sarebbe meglio non farla.

 

(Buio)

 

I peccati veri, no, sono altri, ce lo insegnano al catechismo per prepararci alla comunione, andiamo in un’aula nel cortile della chiesa e ci insegnano cosa sono i peccati, e anche lì ho dei compagni di classe che mi dicono palla di grasso e ridono, e io penso che uno di questi giorni gli faccio vedere, ma poi alla fine me ne frego, anche se perfino la mamma a volte si preoccupa, mi dice di mangiare meno ma poi è lei la prima a prepararmi la merenda ma dev’essere che la maestra di scuola le ha detto qualcosa, dev’essere quello, perché una sera che ero già a letto ho sentito che la mamma parlava con papà di questa cosa, della maestra che diceva che ero troppo grasso e che dovevo andare da un medico, solo che mio papà aveva detto che non era vero, anzi aveva detto una parolaccia, che erano tutte stronzate, se un bambino mangia vuol dire che è in salute, ci andasse lei la maestra dal medico e non rompesse, altra parolaccia, i coglioni, e allora la mamma aveva fatto la voce da pianto e diceva che a lui, a mio papà, non gli importava di niente, che neanche voleva sentirli i problemi, che non voleva mai parlare, che voleva solo tornare a casa e trovare pronto da mangiare, e a quel punto non ho più ascoltato perché non mi piace sentire la mamma e papà che litigano, tanto lo so che va a finire che lui comincia a bere e lei va in camera a piangere, e anche quella volta dev’essere andata così, perché mi sono alzato che era tutto buio e c’era solo la luce del bagno accesa e sono entrato e papà era in ginocchio davanti al water e stava male, povero papà, vomitava nel water e faceva dei versi come un animale, e io ho visto dei pezzi di cose che gli uscivano dalla bocca e ho capito che erano le cose che avevamo mangiato tutti assieme, che era la pastasciutta che aveva fatto la mamma, c’erano pezzi di pastasciutta ancora interi che gli uscivano dalla bocca e a me è venuto da piangere perché era come dire che lui non voleva più bene alla mamma, che buttava fuori quello che lei gli aveva dato e a me sembrava la cosa più brutta che si può fare a una persona, solo che lui a quel punto mi ha guardato e mi ha detto vai fuori vai, non lo vedi che sto male, e io sono andato via però prima che uscissi mi ha detto e vedi di mangiare un po’ meno che se no tua madre mi scassa, altra parolaccia, il cazzo.

 

(Buio)

 

La fame nel mondo è una delle cose più brutte che ci sia, su certi giornali si vedono bambini piccoli come me, e anche di più, con la faccia da scheletri, le costole che sporgono e le braccia sottili come i rami dei cespugli, e solo la pancia è gonfia, ma dentro non c’è niente ed è per quello che è così gonfia, dentro c’è l’aria come nei palloncini, per cui io devo ritenermi fortunato e non avanzare mai niente di quello che mi danno a tavola e pensare sempre a quei bambini che per lo più sono negri e con la pancia gonfia che se tira un po’ di vento magari se ne volano via e io me li immagino come dei grossi ragni volanti, con le braccia secche al posto delle zampe, sono i ragni dei paesi dove si muore di fame. (Pausa) Dove si vola di fame.

 

(Buio)

 

A catechismo ci spiegavano della comunione che stavamo per fare e anche lì si parlava di mangiare, dato che Nostro Signore Gesù Cristo aveva invitato gli apostoli a cena e gli aveva dato il pane e il vino e adesso noi dovevamo rifare la stessa cosa che era come mangiare il corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, ci avrebbero dato l’ostia che era una striscia di pane sottilissimo e noi dovevamo mangiarla, ma fare anche attenzione a non masticarla, che se no era come dare un morso al corpo di Nostro Signore Gesù Cristo e quando è stato il momento io avevo paura che alla fine mi sarei sbagliato e avrei masticato l’ostia, e del resto come si fa a mangiare una cosa senza masticare, anche se ci avevano detto che quel pane era sottile e si scioglieva sotto la lingua pensavo come si fa, così quando il prete è arrivato da me che ero in fila con gli altri, mi ha messo il piattino sotto il mento e mi ha appoggiato l’ostia sulla lingua io sono stato lì per un po’, ma non si scioglieva niente, per cui alla fine un po’ ho masticato, però credo che Nostro Signore Gesù Cristo mi abbia perdonato e non ci ho più pensato anche perché poi siamo andati tutti a casa e abbiamo mangiato una torta gigante con la panna e i pezzi di frutta.

 

(Buio. Assolvenza)

 

Ho pensato molto in questi mesi, nella mia cella manca tutto ma mi hanno portato una Bibbia, e io la leggo e la rileggo, ho pensato molto, e la cosa importante è che mangiare il corpo di Nostro Signore Gesù Cristo è un atto di amore infinito e che Dio ha creato il mondo perché ci ama tutti quanti, per cui alla fine Dio è come se un giorno avesse vomitato e allora è nato tutto dal suo vomito, noi adesso dobbiamo mangiare per raccogliere Dio dentro di noi e non dobbiamo mai vomitare perché quello lo può fare solo Dio, e questo è il motivo per cui quando si vomita si sta tanto male, quello che senti è il male del peccato e le grida da animale che fai sono quelle dei dannati dell’inferno.

 

(Sfuma a buio)

 

Poi nella mia testa sono arrivate le ragazze che si portano dietro gli odori, come dei profumi ma non solo, e io ho cominciato a guardare le ragazze e a sentire i loro profumi, però lo so che per loro io sono il cicciobombo palla di lardo e così quando ci parlo, con le ragazze, mi sento la faccia calda e sudo anche e i miei compagni se capiscono che una ragazza mi piace ridono e mi dicono di portarla a mangiare il gelato ma di stare attento a non mangiare anche il suo, e io comincio a sentirmi male per questa cosa delle ragazze, poi un giorno c’è stato uno che mi ha chiesto se in bagno le facevo anch’io quelle cose, ma io non le facevo e quello ha detto che tutti le facevano, e io non capivo se era peccato farle o non farle, così ho provato anch’io e mi sono accorto che mi piaceva e più mi piaceva più lo facevo, e adesso quando la mamma esce a far spesa mi prendo in mano il cazzo, che è una parolaccia che non si deve dire ma la dicono tutti, e il cazzo diventa grande come un wurstel e io lo tiro su e giù pensando alle ragazze e ai loro profumi, e alla fine mi esce quella crema che appiccica un po’ le dita e io mi sento un po’ male, come se avessi vomitato, allora per sentirmi meno male mi lecco le dita e mangio la crema, perché quello è un atto d’amore che ripara qualsiasi peccato. Grave o non grave che sia.

 

(Buio)

 

La mamma è morta di una malattia strana, ma io ho sentito dire che in realtà è morta dal dispiacere perché il papà aveva un’altra donna, e questo lo so anch’io adesso perché tante sere mangiavamo solo io e lei, e al posto di papà rimaneva il piatto coperto da un altro piatto rovesciato, per non far raffreddare la pasta, ma quando io andavo a letto papà ancora non era tornato e il piatto coperto era sempre lì, e alla fine la pasta secondo me la mamma la buttava, così volevo dirle che la mangiavo io al posto di papà, povera mamma, la mangio io al posto di quello stronzo.

 

(Buio)

 

L’altra donna è venuta a vivere con me e papà e ha subito cominciato a dirmi che devo dimagrire, e ha cominciato a fare delle cose schifose tipo le minestrine e le insalate e i formaggi bianchi e molli e di torte con la panna non se ne sono più viste neanche il giorno del mio compleanno, solo che io non sono dimagrito, anzi, perché se quella vuol farmi diventare magro è un motivo di più per mangiare e allora sto fuori tutto il giorno e compro le cose al bar o all’alimentari, tanto di soldi in tasca ne ho sempre un sacco perché da quando è morta la mamma e quell’altra è arrivata in casa, papà mi ha raddoppiato la paga settimanale e mi difende molto più di prima, anche se alla fine se ne frega come sempre, ma io di essere difeso da quello non voglio più, ormai, io mi difendo da solo con la mia corazza di ciccia e siccome sono grandicello faccio quello che voglio, e in testa comincio ad avere le mie idee e i miei pensieri, e uno di questi è che se srotolo intorno a me i miei strati di ciccia è per rendere tutto più bello, per ammorbidire l’impatto con il mondo cattivo e merdoso, così io rimango piccolo in fondo e tutti i pugni che mi arrivano sprofondano come biglie di ferro in un budino di gomma, e magari rimbalzano anche in faccia a chi me li tira. (Pausa) Così impara!

 

(Buio)

 

Su uno di quei giornali ho visto una cosa bellissima, c’era una donna che stava bevendo la crema dal cazzo di uno, questa donna teneva con una mano il cazzo di uno e aveva tutta la crema in bocca e con la lingua leccava quella che stava uscendo, e sembrava che la trovasse la cosa più buona del mondo e io ho capito che la cosa più bella che si può fare a una donna è farle bere la tua crema questo vuol dire che tu la ami veramente e lei ti ama veramente.

 

(Buio)

 

Non voglio più vivere con quella donna e con papà, sto fuori tutto il giorno e la sera mangio la minestrina e i formaggi molli, poi mi chiudo in camera tutta la sera a guardare la televisione, e in televisione ci sono un sacco di film e telefilm americani, e l’America mi sembra un paese bellissimo e ci vive anche un fratello della mamma, per cui il mio sogno adesso è di andare lì, perché a guardare quei film sembra che ci siano cose bellissime, ci sono i panini come nei fumetti, con due strati di carne e l’insalata che viene fuori, ci sono le pizze con il salame e la cipolla, ci sono delle frittelle dolci e soffici con su uno sciroppo marrone, ci sono gli hot dog caldissimi, ci sono i pop corn nella scatola gigante da mangiare al cinema, ci sono bicchieri di Coca Cola grandi che sembrano vasi per le piante, e insomma mi sono messo in testa che voglio andare in America, dal fratello della mamma che anche se l’ho visto solo due volte è sempre mio parente, lui è mio zio e io sono suo nipote, al funerale della mamma ci siamo abbracciati e lui non ha neanche stretto la mano a papà, così alla fine non solo siamo parenti ma pensiamo anche tutt’e due che papà è uno stronzo, e allora sono sicuro che andremo d’accordo e che l’America sarà la mia nuova casa, l’America mi accoglierà e sarà perfino in grado di sfamarmi.

 

(Buio. Assolvenza)

 

Cosa volete da me, cosa posso fare io, sto nella mia cella e aspetto, leggo la Bibbia e aspetto, non mangio e aspetto, non mangio e ascolto la mia fame, la vera fame è fame di Dio, noi siamo sempre in difetto di amore, in difetto di cibo, l’appetito è un vuoto nello stomaco che ci ricorda la mancanza di Dio e Gesù è venuto tra noi per calmare la nostra fame, quel vuoto è venuto a riempirlo con il suo corpo che come un cracker ci fa sentire meno la fame, ci fa sentire meno la mancanza di Dio e quando mangiamo mangiamo Dio ma non ci saziamo, perché siamo stati cacciati dall’Eden e quella cacciata è nata dal morso della fame, quando mangiamo mangiamo Dio senza saziarci, perché l’amore per Dio è inesauribile come la fame che abbiamo di lui, per cui mangiamo e mangiamo, e ingrassiamo e diventiamo pesanti, lardosi pesanti ciccioni, la vera dannazione non è la morte, non è la malattia, ma questa forza terribile che ci tiene ancorati a terra, che ci impedisce di volare verso Dio. Che ci impedisce di saziarci e ci tiene incatenati alle nostre carestie.

 

(Sfuma a buio)

 

Imparare l’inglese è importante, dice la donna di papà, almeno combino qualcosa visto che a scuola ho ripetuto tante volte, sì, sì, tanto lo so che vuole solo mandarmi via ma io sono contento lo stesso, papà mi darà i soldi e io andrò in America, mi prenderà una casa in affitto perché lo zio non ha posto ma mi darà una mano per tutto il resto, lo zio, mi troverà anche una buona scuola d’inglese, per cui stasera mancano pochi giorni e la donna di papà, che vuol mandarmi fuori dai piedi, mi chiede se non ho nessun amico da salutare e mi mette in mano dei soldi per uscire a cena, e io li prendo e vado fuori, non dagli amici che non ce n’ho nemmeno uno, ma su per quella strada dove ci sono le donne che stanno sul marciapiede, e decido che stasera è un po’ come una festa e visto che la torta con la panna non c’è vado da una di quelle signore, una un po’ cicciobomba come me, e le dico c’ho un sacco di soldi in tasca, così lei mi porta in una stanza d’albergo e si toglie i vestiti, e io le guardo le tette, sono grosse quelle tette, grosse che arrivano fin quasi alla pancia, anche lei c’ha dei bei rotoli per rendere morbido il mondo merdoso, rotoli e tette per rendere morbido il mondo, e adesso che è nuda mi dice scopiamo ma io le spiego che voglio quell’altra cosa, lei allora prende una bustina e la apre, tira fuori un anello di plastica e cerca di mettermelo sul cazzo, ma io non capisco, voglio che me lo prenda in bocca il cazzo, lei è antipatica, dice che così costa di più, ma te l’ho detto che ho un sacco di soldi, prendimi in bocca il cazzo e te li do tutti, e allora lei si convince e me lo prende in bocca il cazzo, e che bello, che bello, è bellissimo, molto più bello che da solo, ora mi manca solo di farle mangiare tutta la mia crema e farla felice, mi manca solo di vederla leccare tutta la crema e mandarla giù mi manca solo, e quando sento che sta uscendo penso che sto per fare un atto d’amore, penso finalmente un atto d’amore, finalmente, finalmente nel mondo merdoso un atto d’amore! (Pausa) Ma lei, la puttana cicciobomba, prende un fazzoletto e ci sputa dentro, invece di mangiare la mia crema la sputa nel fazzoletto come stesse scatarrando, e io le dico no, no, cosa fai, no, e lei risponde sgarbata e dice che ha finito e ora me ne posso anche andare, e quella è la cosa più brutta che si può fare a una persona, lo so dalla sera che ho visto papà che vomitava, e io non ne posso più di cose brutte, non voglio più un mondo di cose brutte, per cui le do un pugno fortissimo e lei cade per terra, ha tutto il sangue sulla faccia e non parla più, non parli più adesso, non parli, eh, puttana cicciobomba il mondo brutto e merdoso fa male anche se ci sono i rotoli di grasso a proteggere la cosa piccola che hai dentro, la tua piccola cosa non è mai al sicuro, troia palla di lardo, te ne accorgi solo adesso?

 

(Buio)

 

Ci sono ragazze che vogliono imitare le modelle e diventare magre come loro, solo che le modelle sono magre perché così ha voluto Dio, mentre quelle ragazze no, allora le ragazze sono costrette a fare diete e alcune proprio non mangiano più, così si ammalano e dimagriscono sempre di più, rifiutano il cibo e credono di assomigliare alle modelle, invece assomigliano solo ai bambini negri con la pancia gonfia, però quelle ragazze non se ne accorgono finché non sono morte e a quel punto vanno di sicuro all’inferno perché Dio ci ha chiesto di mangiare e quindi rifiutare il cibo è un peccato gravissimo, specie se lo fai solo per diventare una modella.

 

(Buio)

 

Lo zio fratello della mamma mi è venuto a prendere e mi ha portato nella mia nuova casa, che è piccola ma non le manca niente, poi non l’ho visto più tanto, qualche volta mi telefona e mi chiede come va a scuola, io gli dico bene anche se tanto bene non va perché l’inglese è una lingua molto diversa dall’italiano, e a me di impararla non importa niente, a me importa solo di essere in America e di mangiare le cose che ho visto in televisione, così qualche volta neanche ci vado alle lezioni e con la lingua mi arrangio per conto mio, tanto per ordinare un hamburger basta indicare col dito, poi ci sono dei supermercati enormi e molto più grossi di quelli italiani e soprattutto restano aperti tutta la notte, questa è la cosa incredibile, che in questo paese a ogni ora la gente può andare al supermercato e comprare quello che vuole, così io penso che l’America è anche un paese molto religioso, questo si sa, ed è logico che proprio in un paese tanto religioso si dia da mangiare a tutti a tutte le ore, e io ci passo un sacco di tempo al supermercato, a volte aspetto che sia notte per andarci, quando fuori è buio mi sembra tutto anche più meraviglioso, e allora riempio il carrello di tutto, ho anche trovato un rasoio uguale uguale a quello di papà, un rasoio luccicante uguale a quello, ma le cose che mi piacciono di più sono quelle in scatola, perché una scatola si tiene dentro quelle cose e le protegge, tu apri la scatola e le cose vengono fuori pronte e pulite, e io credo davvero che questo sia quello che Nostro Signore Gesù Cristo ha chiesto a tutti noi quando ci ha detto che mangiare il suo corpo era un atto d’amore, noi non mangiamo sempre il suo corpo, no, ma è come se lo facessimo, come se in ogni altro gesto dovessimo riflettere il suo insegnamento, e anche inscatolare il cibo è un atto d’amore fatto in nome del corpo commestibile di Nostro Signore, in nome del suo corpo inscatolabile e liofilizzabile e non sarà mica un caso se guardando tutte quelle cose da mangiare la gente dice "tutto questo ben di Dio". (Pausa) Non sarà mica un caso.

 

(Buio)

 

Libertà, libertà, qui in America c’è la vera libertà, infatti io sono ingrassato più di prima ma nessuno mi dice cicciobombo, e anche se me lo dicesse non lo capirei, ma sono sicuro, strasicuro che non lo dicono perché qui c’è un sacco di gente grassa come me, ma felice, e alla tivù ci sono le pubblicità per dimagrire ma uno può scegliere, io ho scelto di mangiare quanto voglio, lo zio fratello della mamma ogni tanto mi dà dei soldi anche lui, così tra i soldi che mi manda papà e quelli dello zio sono sempre al supermercato e una volta sono uscito con le borse della spesa che stava sorgendo il sole e mi sono venute fuori le lacrime, mi sono colate giù dalla faccia e con la punta della lingua me le sono leccate. (Pausa) Per chi non lo sapesse sono salate.

 

(Buio)

 

Ho comprato la cassetta di un film di donne nude e adesso la guardo tutti i giorni, e in questa cassetta ho rivisto quella cosa bellissima, anche lì ci sono delle donne che mangiano la crema del cazzo, e qui si vede ancora meglio che sono felici perché mentre mangiano la crema le donne ridono, leccano, ridono e dicono iee, che in inglese vuol dire sì, mentre gli uomini dicono sac mai coc, che non so bene cosa vuol dire ma è una frase d’amore e a me, a forza di guardare questo film, è venuta una voglia matta di fare la stessa cosa con una donna, solo devo trovare quella che capisca che è un atto d’amore, come quello di Nostro Signore Gesù Cristo che ci ha dato da mangiare il suo corpo, così se troverò la donna giusta io la renderò felice, le dirò sac mai coc e lei mi risponderà iee.

 

(Buio)

 

Papà ogni tanto mi telefona dall’Italia, solo sono telefonate brevi perché si spende un sacco di soldi, mi chiede come sto e come va la scuola, io rispondo bene poi non so più cosa dirgli, per cui è una fortuna che si spendano così tanti soldi, almeno la telefonata dura poco, e l’ultima volta mi ha passato anche la sua donna che mi ha salutato e mi ha detto stai attento a quello che mangi che lì ci sono un sacco di schifezze, io ho messo giù il telefono, ho aperto il frigo e ho mangiato tutte le schifezze che c’erano e intanto pensavo alla donna di papà e dicevo fac iu bic, che in inglese vuol dire vaffanculo puttana.

 

(Buio)

 

Quando le si è rotto il sacchetto del supermercato l’ho capito subito che Sarah era la donna giusta, un po’ perché nel sacchetto c’erano un sacco di cose buone, un po’ perché lei è una cicciobomba come me, così sono andato ad aiutarla, ho raccolto tutto e lei mi ha sorriso e mi ha detto tenc iu, che in inglese vuol dire grazie, poi sempre in inglese mi ha chiesto di dov’ero e io ho risposto Itali e lei ha detto qualche parola in italiano, "spaghetti", "pizza", "fettuccine", così anch’io ho sorriso e le ho portato uno dei sacchetti, poi abbiamo camminato insieme e lei mi ha detto che si chiama Sarah e a quel punto sono stato ancora più sicuro che lei era la donna giusta così in inglese le ho detto se voleva salire da me a mangiare unais crim, e lei è venuta a casa mia, e adesso lei mi aspetta nel salottino e io ho messo il gelato in due tazzone grandi grandi e ci sto versando sopra il cioccolato e le praline di nocciola, e penso che poi la farò felice, Sarah, che lei capirà il mio gesto d’amore e mi dirà iee, adesso porto le due tazze di gelato nel salottino, mi siedo e mangiamo senza parlare, lei sorride con la faccia cicciabomba e gli occhi piccoli e ci siamo, mi dico, e sento il cuore che mi batte forte sotto gli strati di grasso, ci siamo, fuori dal mondo merdoso perché Sarah non è merdosa, lei no, lei capirà che dare una cosa del tuo corpo da mangiare a un altro è un gesto d’amore, come Cristo Nostro Signore, ci siamo, come la mamma con il papà, ci siamo, sì ci siamo e mi alzo dalla poltrona, mi slaccio i pantaloni e tiro fuori il cazzo e sorrido e dico sac mai coc Sarah, sac mai coc! (Pausa) E lei fa una faccia strana. Scuote la testa, come se avesse paura. Si alza di scatto dalla poltrona ma no, no, le dico, sac mai coc e lei grida, grida, grida e dice dont tac me, dont tac me, e allora non è vero che Sarah non è merdosa, lei è la più merdosa delle merdose, come la donna di papà, anche di più forse, e cerca di andarsene, Sarah la merdosa, va verso la porta di casa, e allora le do un pugno fortissimo così impara, le do un pugno fortissimo così impara, le do un pugno fortissimo e lei cade indietro, col suo corpo cicciobombo cade dove c’è il muretto del salottino e mentre cade perde una scarpa, così io adesso sto qui a guardare quel suo piede nudo e ciccione, con le dita piccole piccole, guardo il piede nudo e ciccione e non penso a nient’altro. (Pausa) Neanche al sangue che sta sporcando il pavimento.

 

(Buio)

 

Mamma, mamma, è terribile mamma, quello che è successo è terribile, ma tu lo sai che io Sarah non volevo ammazzarla, volevo solo darle un pugno così imparava, solo che poi ci si sono messe di mezzo le solite cose, ci si è messo di mezzo il mondo cattivo e i nostri corpi ciccioni, perché ancora una volta è una questione di peso, mamma, se io fossi meno grassone maiale il mio pugno sarebbe stato più leggero e non avrebbe fatto cadere Sarah, mamma, e se Sarah fosse stata più leggera non avrebbe battuto così forte la testa, e allora lo vedi mamma, lo vedi che i ciccioni come noi stendono i loro strati di grasso per proteggersi dal mondo, ma poi il mondo ti frega lo stesso e finisce che quello che usi per difenderti ti ferisce, perché è così, mamma, se noi fossimo stati tutt’e due meno cicciobombi e pesanti questo non sarebbe successo, e invece no, invece è successo perché anche l’aria è pesante, mamma, ci schiaccia a terra quest’aria, siamo schiavi della gravità, mamma, non siamo astronauti che galleggiano spazio, e invece, mamma, invece sarebbe cosi bello!

 

(Buio. Assolvenza)

 

Adesso lo so, adesso che sono qui ad aspettare l’ho capito cosa sono gli angeli, gli angeli stanno tra la terra e il cielo, tra il mondo merdoso della gravità e Dio, gli angeli sono il secondo passo dopo l’uomo, quando si muore si diventa angeli, si comincia a sfidare la gravità e a salire verso Dio, a sentire meno la sua mancanza, c’è anche un angelo che è caduto ed è diventato diavolo, ha smesso di essere leggero ed è diventato pesante come un sasso, è caduto sulla terra e fatto un buco profondissimo e quel giorno è nato l’inferno, e l’inferno è il posto dove la pesantezza ha vinto una volta per tutte sulla leggerezza, ma gli angeli che resistono, gli angeli che non cadono rimangono là, tra la terra e il cielo a sfidare la gravità con le loro ali, sono atleti della beatitudine, risplendono del loro sudore, e ognuno si prende a cuore uno degli uomini sulla terra merdosa e gli indica la strada giusta per salire verso Dio, e il mio angelo della gravità me l’ha indicata facendo cadere la testa di Sarah su quel muretto, lui me l’ha indicata così la strada verso Dio, con la testa di Sarah che si spacca su quel muretto come un’anguria.

 

(Sfuma a buio)

 

Io lo so che ho commesso un peccato gravissimo, peggio ancora di vomitare, lo so bene che uccidere è gravissimo, è per questo che ho trascinato Sarah in cucina e l’ho messa sul tavolo, è per questo che mi sto tirando il cazzo su e giù, perché forse se faccio bere a Sarah la mia crema questo gesto riparerà il peccato, però quando schizzo la mia crema in faccia a Sarah non succede niente, lei rimane lì, lei rimane stesa sul tavolo, lei rimane con gli occhi piccoli e fissi, con la crema sulla guancia e una riga di sangue che le esce dal naso, allora io piango, piango perché ho commesso un peccato grave e voglio solo fare qualcosa per riparare, e allora vado in bagno e prendo il rasoio che ho comprato al supermercato, il rasoio uguale uguale a quello di papà, torno in cucina e metto il rasoio sulla pancia cicciobomba di Sarah, poi spingo giù, giù, e premo in giù col rasoio, in giù, finché esce un sangue molto scuro, quasi nero che sembra sciroppo, poi tiro il rasoio di là e di là e apro quella pancia cicciona, ed è tutto quello che posso fare per riparare la colpa, perché Nostro Signore Gesù Cristo ci ha chiesto di mangiare il suo corpo, perché quello è il più grande atto d’amore, perché lui rivive ogni volta che mangiamo il suo corpo, e io voglio tanto che Sarah riviva almeno un po’ e di più davvero non posso fare. (Pausa) Amen.

 

(Buio)

 

Ho i brividi, ho i brividi, ma mica fa freddo, non fa freddo per niente ma ho i brividi qua sotto le coperte, e Sarah è ancora di là in cucina, il suo corpo lardoso è ancora sul tavolo e io ho i brividi perché sento il suono della sua morte che dalla cucina arriva fin qua, non so dire che suono è ma io lo sento dentro la stanza e non mi lascia dormire, ti prego Signore fai che quando mi sveglio lei non c’è più, un po’ come a Natale, quando mi svegliavo e trovavo i regali che prima non c’erano, adesso voglio il contrario, Signore, ti prego, perché, perché le cose non possono più cambiare quando le hai fatte, perché non si può tornare indietro come col videoregistratore, perché non si può cancellare con una gomma la scena che non ti piace, tu che hai creato tutto, Signore, sai dirmi perché, ma alla fine del sesto giorno, se l’universo che avevi appena fatto non ti piaceva, forse nemmeno tu potevi cancellarlo, forse anche tu dovevi pregare che qualcuno lo facesse sparire dal tavolo della cucina.

 

(Buio)

 

Anche la televisione ha parlato di Sarah, lo sapevo che alla fine sarebbero venuti da me, in fondo non vedevo l’ora che tutti lo sapessero, così quando hanno suonato alla mia porta li ho fatti entrare e si vede che c’era un odore strano in casa perché hanno fatto una faccia schifata, poi hanno trovato il corpo lardoso di Sarah in cucina e uno ha detto mai god, che in inglese vuol dire mio Dio, e allora, come nei film, mi hanno sbattuto con le mani contro il muro, uno gridava delle cose che non capivo, da quel momento sono iniziate un sacco di cose che non capivo, la polizia, gli avvocati, i medici, una gran confusione, una gran paura, paura della polizia, paura degli avvocati, paura dei medici e meno male che quella paura so come mandarla via, meno male che lo so. (Pausa) Chiudo gli occhi e penso a tutte le cose buone da mangiare, alle cose buone della colazione, pane abbrustolito, burro, marmellata, biscotti inzuppati nel latte, cose buone preparate da una mamma, lasagne con la besciamella, cotolette impanate color dell’oro, e poi scaffali e scaffali del supermercato, sono un miliardario e posso comprare tutto, sono l’ultimo uomo sulla terra e posso prendere tutto, ecco che la paura se ne va, se n’è sempre andata così, fin da quando ero piccolo, la paura del dottore, la paura del papà che si arrabbia, e adesso la paura della polizia e degli avvocati, se ne va, se ne va, la paura della prigione se ne va, la paura di morire se ne va come se anche lei me la fossi mangiata in un boccone.

 

(Buio)

 

Cosa ti è saltato in mente di dire quelle cose, ti rendi conto di quello che hai detto, tu hai offeso milioni di persone, tu dovresti solo chiedere perdono e invece parli degli angeli e di Gesù Cristo Nostro Signore come se fosse lui ad averti detto di fare quella cosa tremenda, tu non lo sai ma qui è molto importante quello che pensano i cattolici e tu li hai offesi tutti quanti, tu li hai schifati tutti quanti con le tue cassette pornografiche, con lo scempio, con lo scempio sul corpo di quella povera ragazza, e invece di chiedere perdono ai suoi genitori, invece di implorare perdono davanti al mondo intero parli di cose che nemmeno conosci, ti metti a fare il predicatore, metti in ridicolo la fede di tutta quella gente, e adesso cosa pretendi, loro stanno lì fuori con dei fantocci appesi a una corda e non aspettano altro che di vederti morto, cosa possiamo fare ormai, non posso più fare niente, ho solo voglia di piangere, ho solo voglia di vomitare. (Pausa) Dice così mio padre che è venuto fin qui dall’Italia. E io penso non piangere papà, non vomitare papà.

 

(Buio)

 

Adesso che non c’è più niente da fare, adesso che non c’è neanche più la speranza che mi rimandino in Italia, adesso sono in questo posto che è una prigione e lo chiamano il braccio della morte, e la cosa me la immagino così, la prigione è come un grande corpo con la testa e le braccia e le gambe, è come un grande corpo lardoso e cicciobombo che mangia la gente cattiva come tanti panini, ogni giorno le persone cattive entrano nella bocca della prigione e se ne vanno giù come bocconi così il corpo della prigione diventa sempre più lardoso e cicciobombo, e adesso anche io sono un panino nel braccio grassone della prigione, nel braccio bianco e lardoso pieno di tanti panini, io sono lo strato di ciccia morbida che separa la prigione dal mondo, ma il cattivo e merdoso adesso sono io, adesso è il mondo che deve proteggersi da me, il mondo di gente onesta che fa dei fantocci e li appende a una corda, io sono entrato nella bocca della prigione come un panino e la prigione è diventata ancora più grassa e siccome neanche lei vuole essere lardosa ogni tanto uno di noi panini viene fatto sparire, viene cancellato, uno di noi viene ucciso così la prigione dimagrisce un po’, e io che sono nel braccio della prigione verrò fatto sparire, mi ha mangiato, la prigione, e tra un po’ mi digerirà, io morirò e la mia anima volerà in cielo come un rutto (Fa un rutto).

 

(Buio)

 

Un giornalista ha scritto che non era mai capitato prima che uno che deve essere ammazzato non lo ammazzano per una cosa del genere e che io sono conteso tra la legge dello stato e la legge di gravità, e io allora ho ripensato all’angelo della gravità che mi ha indicato la strada verso Dio spaccando la testa di Sarah, all’angelo che mi si è preso a cuore e adesso cerca di portarmi con sé, ma io sono troppo lardoso, sono il condannato a morte più grasso che sia mai esistito, è questo il fatto strano di cui parlano tanto i giornali, è questo il fatto che non era mai capitato, e il boia non mi può ammazzare perché la corda non reggerebbe il peso e si spezzerebbe, ecco perché rimandano l’esecuzione, i miei rotoli di grasso tentano ancora di difendermi dal mondo merdoso ma è uno sbaglio, lo so, perché quello che usi per difenderti alla fine ti ferisce, e stavolta io devo seguire la voce del mio angelo che mi chiama, voglio farmi appendere una volta per tutte e arrampicarmi su quella corda fino al cielo, lì ci saranno altri angeli con ali enormi, enormi e leggere come aquiloni, ali ampie e sottili, ali con le vene in rilievo, ali come grandi foglie di carne, ali che sbattono tutto il giorno facendo un vento fortissimo, ali che si muovono e non si fermano mai per resistere e resistere e resistere alla pesantezza che tenta di trascinarli verso l’inferno, gli angeli della gravità sono tutti i ciccioni a cui il buon Dio ha dato le ali per vincere la forza della gravità e allontanarsi dall’inferno, perché l’inferno è il posto dove cadono gli angeli che hanno smesso di sbattere le loro ali. Cadono giù nella pancia della terra e la loro carne brucia in eterno come un hamburger sulla piastra.

 

(Buio)

 

Ora che tutto è chiaro si tratta solo di aspettare, il boia aspetta che io sia meno ciccione e che la corda non si spezzi, io aspetto di essere meno ciccione e di potermi arrampicare sulla corda, la gente là fuori aspetta e appende i fantocci alle corde, nessuno sa quanto tempo dovrà passare ma certo non tanto, aspettiamo. Io di notte, di notte io mi sveglio perché sento lo sbattere di ali degli angeli sopra la mia testa e la mia cella si riempie di vento e rimango a ascoltare, adesso voglio solo che tutto finisca presto, e per la prima volta rifiuto di mangiare ma non lo faccio per diventare una modella, no, lo faccio perché è l’unico modo per diventare un angelo, per raggiungere gli angeli sopra la mia testa, che il Nostro Signore Gesù Cristo mi perdoni se fino al giorno dell’esecuzione non mangio, ma arrivato quel giorno potrò scegliere il mio ultimo pasto e sarà un po’ come il mio compleanno e allora io chiederò una torta con la panna, e alla fine verrà anche il prete a mettermi in bocca il corpo di Cristo, così mangerò anche l’ostia benedetta facendo attenzione a non masticarla e poi, poi, poi sarà finita e io diventerò un angelo che se ne sta sospeso là in alto a muovere le sue ali grandi come aquiloni e sarò finalmente leggero fino alla fine dei tempi, fino a quando tutti torneremo nella bocca di Dio che un giorno ci ha vomitati, fino a quando ci sarà un immenso gorgoglìo nella pancia del Signore onnipotente e benedetto e il mondo nato dalla sua indigestione sparirà per sempre, quel mondo di nausea e di emicranie sparirà per sempre e ne nascerà uno nuovo, e il mondo nuovo sarà bello e pieno di cose giuste, sarà un mondo senza gravità, trasparente e leggero, senza rimorsi. (Pausa) E il mondo nuovo sarà un mondo dove nessuno avrà più fame.

 

 

Note sul testo e sulla regia

 

- "Angelo della gravità" è un testo nato in seguito alla lettura di una notizia riportata anni fa dai giornali: negli Stati Uniti, un detenuto nel braccio della morte era in attesa che la sua condanna venisse eseguita tramite impiccagione. L’esecuzione, però, era stata sospesa perché il condannato in questione era grasso al punto che il suo peso avrebbe spezzato la corda del boia.

Da qui l’idea di mettere in forma di monologo un fatto che, accostando in modo così bizzarro tragedia e paradosso comico, travalicava da solo la realtà e si poneva nella dimensione del verosimile.

Il fatto di cronaca originario è rimasto un semplice spunto. "Angelo della gravità" non è la storia di quell’obeso, ma di un obeso, un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica, un animo infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura.

La sua sola consolazione è il cibo. Il cibo, un tempo ricevuto dalla madre, è il solo, più alto dono d’amore che lui conosca. E proprio inseguendo il cibo l’uomo approda nel paese da favola dove i supermercati sono aperti a tutte le ore e i panini sono come quelli dei fumetti: gli Stati Uniti. Qui, in terra straniera, consuma l’efferato ma candido delitto per il quale viene condannato all’impiccagione.

Il monologo è il resoconto che l’uomo fa delle sue vicende mentre attende di essere appeso alla corda del boia.

"Angelo della gravità", però, è soprattutto la storia di un’eresia. Eresia paradossale, figlia di una cultura essenzialmente laica e materialista, nella quale lo slancio religioso è sempre mischiato a elementi profani. Eresia di un’epoca in cui il consumo stesso è diventato la più diffusa delle religioni.

Nel corso del monologo, il condannato a morte costruisce la sua personale visione del mondo, la sua cosmogonia, e lo fa utilizzando i soli elementi di cui dispone: cresciuto nel culto delle merci e della televisione, disegna una delirante concezione dell’ordine universale e morale nella quale la pornografia coincide con l’agape e l’indigestione con l’eucaristia. Forte di questa fede, l’obeso approda alla visione celeste degli "angeli della gravità" che grazie alle loro ali vincono il peso della materia e si elevano verso Dio. Nella certezza di entrare a far parte della schiera di questi angeli, il condannato affronta con serenità la sua morte imminente e si consegna a una paradossale ma autentica santità.

 

 

 

- Il rapporto tra religiosità e profano presente nel testo si presta a essere trattato sotto forma di rappresentazione sacra, e sfocia in una sorta di oratorio in cui voce recitante e musica eseguita dal vivo sono strettamente connessi. Il monologo diventa quindi una specie di libretto d’opera, correlato di una parte strumentale presente in scena sotto forma di trio o quartetto d’archi, con l’eventuale aggiunta di un pianoforte.

L’attore/solista è colui che esegue il testo, che mette in musica la parola non perché la modula in canto ma perché la riconduce alla sua radice sonora. La voce recitante interagisce con la partitura in quanto strumento e si avvale di labialità, gutturalità, dentalità come eventi acustici che connettono la parola immateriale alla sua fonte corporea, materiale, in altre parole, musicale.

Lo spazio di una simile rappresentazione non è tanto un luogo quanto un’estensione del corpo stesso del protagonista, strabordante e annegato nel magma tessile delle sua tunica di condannato, vestito delle proprie catene, fuso con gli strumenti di prigionia che cerca titanicamente di trasformare in ali liberatrici.

La moltiplicazione del corpo dell’attore e la sua identificazione con lo spazio scenico è ribadita dalla presenza di monitor, che riverberano l’immagine del condannato frammentandola nei suoi diversi scorci prospettici.

Viene così messa in scena (e in musica, e in immagine) la dialettica tra gravità ed elevazione che coglie nella presenza dello spirituale l’indelebile traccia della memoria materiale. L’idea di fondo, che deriva dal paradosso contenuto nel testo, è quella in cui iperbole del profano produce il sacro, l’iperbole della materia genera lo spirito. L’eresia del protagonista trova compimento ribaltando l’assunto della creazione: non più Dio creatore del mondo, ma il mondo che genera Dio. Come se lo spirito altyro non fosse che un accidente della materia, la parola un accidente del grido, la musica un accidente del rumore.

Il luogo in cui si opera questo ribaltamento è lo spazio scenico, il teatro. La messa in scena vuole essere esibizione, esposizione di materiali visivi e sonori dati una volta per tutte al pubblico, ma laboratorio, sollecitazione dei materiali stessi che, sottoposti a condizioni sperimentali (teatrali), moltiplicano le loro qualità semantiche inespresse sotto gli occhi del pubblico.