L’Angelo di Sanguinaro

di

Mauro Eberspacher



Indice:
PERSONAGGI: 
SCENA 1: L’UFFICIALE SANITARIO 
SCENA 2: CAMPAGNA DI STAMPA LOCALE 
SCENA 3: GUALTIERO 
SCENA 4: VICINI DI CARRELLO 
SCENA 5: L’INDAGINE DI GUALTIERO 
SCENA 6: UN ALTRO DECESSO 
SCENA 7: L’ ”ANGELO DI SANGUINARO” 
SCENA 8: IL MARESCIALLO IN CASA DI RIPOSO 
SCENA 9: IN CAMERA DI GUALTIERO 
SCENA 10: AUTOPSIA 
SCENA 11: IL NIPOTE DI GUALTIERO 
SCENA 12: PACE IN CITTÀ 
SCENA 14: PERCHÉ MI HAI CERCATO ? 
SCENA 15: TRA GLI ULTIMI AMICI 




Personaggi:
Mario Garri, Maresciallo
Gualtiero Marchesi, detto “Rugby”
Giorgio Limonti, Ufficiale Sanitario
Elio Sandalo, Appuntato
Saverio Del Noce, direttore del giornale locale
Marchesa Altieri, ospite della “Giovanni XXIII”
Dottor Cremonesi ospite della “Giovanni XXIII”



Scena 1: L’ufficiale sanitario

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del Comandante. Il Maresciallo Mario Garri siede al tavolo esaminando delle pratiche.
Bussano alla porta.

GARRI - Avanti
APPUNTATO: Comandi Marescià.
GARRI: Ah, Sandalo, sei tu; che c’è ?
APPUNTATO: Marescià, ci sta una visita per lei.
GARRI: Chi è ?
APPUNTATO: È un dottore nuovo.
GARRI: Nuovo ? In che senso ?
APPUNTATO: Ehm…non lo so, me l’ha detto lui di annunciarlo così.
GARRI: Non puoi farti spiegare qualcosa di più quando viene la gente, eh ? Va bene, fallo passare.
APPUNTATO: Subito.
LIMONTI: (si affaccia timidamente alla porta) È permesso ?
GARRI: Prego, venga, si accomodi.
LIMONTI: Grazie. Buongiorno.
GARRI: Buongiorno a lei. Allora, a cosa devo...
LIMONTI: Mi scusi per l’invasione. Sono il dottor Limonti, il nuovo Ufficiale Sanitario. 
GARRI: Molto piacere. Nessuna invasione, per carità! Lei è venuto a sostituire il dottor Agresti…
LIMONTI: Sì. Come saprà l’età e gli acciacchi l’hanno costretto a prendersi un periodo di riposo…
GARRI: Eh lo so, lo so. Gli ultimi tempi si trascinava. Sono stato io a convincerlo a prendersi un periodo di riposo. È andato in un istituto termale.
LIMONTI: Io sono qui per sostituirlo, almeno finché non sarà in grado di tornare…Sono venuto a trovarla per presentarmi…ed anche per fare la sua conoscenza; mi hanno parlato molto di lei. È tenuto in gran considerazione, sa ?
GARRI: Davvero ? È sicuramente una fama immeritata.
LIMONTI: Di solito quando è così vasta c’è poco da fare, il merito c’è. Non le nascondo che mi piacerebbe che un giorno al mio nome venisse associata una considerazione simile.
GARRI: Ad occhio e croce direi che ne ha tutto il tempo… Bene, mi dica: è da molto che…
LIMONTI: No, sono solo tre anni che esercito, ma ho girato parecchio. Ho cominciato a Brindisi, poi sono stato in tanti altri posti, sempre per sostituzioni. L’ultimo posto in cui sono stato era la Garfagnana…
GARRI: Dove sono stato anch’io!
LIMONTI: E infatti è lì che ho cominciato a sentir parlare di lei. Non pensavo che l’avrei conosciuta.
GARRI: Comandavo la stazione di Piazza al Serchio. Ho un bellissimo ricordo di quel periodo.
LIMONTI: E ne ha lasciato uno altrettanto buono. Parlando con la gente ho saputo che lei dev’essere delle mie parti.
GARRI: Ah sì ? Di dove è lei ?
LIMONTI: Sono di Tivoli.
GARRI: E io di Bracciano. Ma guarda! Proprio vicini, magari…
LIMONTI: Visti dalla Garfagnana non fa gran differenza! Ci vedono tutti Romani.
GARRI: Già, difficile spiegare la differenza…
LIMONTI: Bene. Molto bene. Non le nascondo che questa…”vicinanza” mi fa sentire un po’ più a mio agio; c’è sempre un po’ di tensione quando si va in un posto nuovo…
GARRI: Come ha detto di chiamarsi ?
LIMONTI: Eh ? Limonti…
GARRI: No, no, l’altro…il nome!
LIMONTI: Ah: Giorgio.
GARRI: (si sporge sul tavolo con la mano tesa) Mario.
LIMONTI: (stringendogliela) Tanto piacere, davvero.
GARRI: Da adesso possiamo darci del tu. Non è più facile ?
LIMONTI: E certo! Ha…hai ragione. Grazie.
GARRI: Di niente. Allora, veniamo al sodo. Avrai pazienza, ma ho un po’ di cose…
LIMONTI: Ah, scusa, non volevo disturbarti, posso passare un’altra volta…
GARRI: Macché, dài. Poi, in un altro momento avrò il piacere di offrirti un caffè. Allora: c’è qualcosa in particolare che volevi da me ?
LIMONTI: Beh, sì. È buona regola, quando s’insedia un nuovo Ufficiale Sanitario, fare il giro delle figure istituzionali con cui è chiamato a collaborare, sia per presentarsi sia per farsi mettere al corrente di eventuali particolarità che lo riguardino. Perciò…
GARRI: Certo, certo. Senti: questa è una cittadina normale, come tante altre: droga, prostituzione, estorsioni, corruzione, rapine, razzismo verso gli immigrati, abusivismo, alcolismo… insomma, le solite cose.
LIMONTI: Hai mai dovuto ricorrere…
GARRI: Al tuo predecessore ? Certo, quando è stato necessario. Ma, se è questo che vuoi sapere, non abbiamo avuto particolari episodi di omicidio… Credo che lo si potrebbe definire un posto tranquillo.
LIMONTI: Bene bene. Dunque sembra che l’unico mio contatto frequente con i decessi sia la “Giovanni XXIII”.
GARRI: Cos’è ?
LIMONTI: È una casa di riposo; Agresti ne aveva conservato un incarico a metà strada tra il Direttore Sanitario e l’angelo custode. Si trova a Sanguinaro, un paesino nelle vicinanze…
GARRI: Ho capito dov’è, sì. Conosco il posto. Non sapevo della casa di riposo, ma conosco bene la frazione.
LIMONTI: Ecco, insomma, quello è l’unico impegno al di fuori delle cose abituali. Per il resto… (alzandosi) Beh, io ti ho rubato abbastanza tempo, sarà ora che vada. Ti ringrazio della pazienza…
GARRI: …ma figuriamoci…
LIMONTI: …e adesso vado. Allora ci vediamo, eh ?
GARRI: Naturalmente ! Scusami, ma stavolta…
LIMONTI: Per carità. A presto. (esce)


Scena 2: Campagna di stampa locale

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del comandante. 
Il Maresciallo Garri cammina avanti e indietro a passi ampi e nervosi. Si arresta quando bussano alla porta.

GARRI: (brusco) Avanti.
APPUNTATO: (da fuori) Sono Sandalo, marescià. Posso entrare ? 
GARRI: (apre con decisione la porta) Vuoi restare fuori fino a domani ?
APPUNTATO: (Intimidito si affaccia) Eh ma se voi fate così…magari ripasso dopo…
GARRI: Ma falla finita! (con un gesto brusco lo invita ad entrare ed appena quello ha eseguito chiude la porta; poi, a voce più bassa) Allora?
APPUNTATO: (con lo stesso tono del Maresciallo) Beh, sta qui.
GARRI: Qui dove ?
APPUNTATO: Di là. L’ho fatto sedere nella saletta…
GARRI: E tu volevi ripassare dopo ?
APPUNTATO: Magari vi calmavate un pochino…
GARRI: Scherzi, vero ?
APPUNTATO: (scattando sull’attenti) Non mi permetterei mai, marescià !
GARRI: (un tempo per recuperare la calma) Va bene, va bene. Allora, ha fatto storie ?
APPUNTATO: Le solite cose: “Questa è la prepotenza romana che uccide il libero pensiero… Vedrete quando il popolo saprà come vengono trattati i garanti della sua libertà di sapere…” eccetera, eccetera.
GARRI: Bene, bene. Ha opposto resistenza ?
APPUNTATO: No, Marescià.
GARRI: Meglio così, anche se …Quasi quasi mi dispiace. Fallo entrare.
APPUNTATO: (scattando sull’attenti) Comandi Marescià ! (gira sui tacchi ed esce)
Il Maresciallo Garri va a sedere dietro la scrivania. Pochi secondi dopo bussano alla porta.
GARRI: Avanti.
APPUNTATO: (la porta si apre e Sandalo si affaccia) C’è qui il signor Del Noce, signor Maresciallo.
GARRI: Grazie, fallo entrare. (Sandalo si fa da parte e lascia entrare Saverio Del Noce che fa il suo ingresso con atteggiamento infastidito)
DEL NOCE: Dottore! Dottor Del Noce! Ma certo, voi di Roma pensate con la vostra arroganza che si possa metter sotto i tacchi anche i giusti titoli degli onesti cittadini che pagano le tasse anche per...
GARRI: Sandalo, ti ringrazio. Lasciaci soli, per favore. (Sandalo chiude la porta) 
DEL NOCE: Questa è la prepotenza romana che uccide… 
GARRI: (con voce ferma, battendo un pugno sul tavolo) Basta! (Del Noce fa un sobbalzo) Adesso lei parlerà solo se glielo permetto io, o se avrà qualcosa di concreto da dire. Lei sa perché l’ho fatta portare qui ?
DEL NOCE: (intimidito) N-no; mi han solo detto che voleva parlarmi e così… 
GARRI: Bene, signor Del Noce. Dunque: cosa mi dice degli articoli sulla “Giovanni XXIII” ?
DEL NOCE: Dottore! Dottor Del Noce, se non le dispiace. In questo paese la stampa è libera…
GARRI: …e offensiva, signor Del Noce. Avete montato un caso clamoroso sul decesso di un anziano in quella casa di riposo, mettendo in mezzo tutto e tutti, in particolar modo le forze dell’ordine colpevoli secondo voi di… (prende dal tavolo un giornale di poche pagine con alcune frasi sottolineate e legge alcuni passi di un articolo) “complicità nella copertura delle pratiche da apprendista stregone della struttura sanitaria; è evidente l’inefficienza dei Carabinieri nel tutelare gli onesti cittadini, meritevoli di essere protetti da persone della stessa dignità ed origine, ben diversa dalla prepotenza ed inettitudine romana, tipica dei vertici locali della cosiddetta Benemerita…”. Ha qualcosa da dire ?
DEL NOCE: (debolmente, in un ultimo sforzo di dignità) Mi deve chiamare Dottore…
GARRI: Perché dovrei ?
DEL NOCE: Beh, perché sono laureato in …
GARRI: …in…?
DEL NOCE: In…Lettere…
GARRI: Lettere…?
DEL NOCE: Ma cosa le importa, scusi ?
GARRI: Quello che è giusto è giusto. In quale università si è laureato ?
DEL NOCE: A M…
GARRI: Modena ?
DEL NOCE: No. M…
GARRI: Milano ?
DEL NOCE: No. M…
GARRI: Macerata ?
DEL NOCE: Ecco, Macerata, sì.
GARRI: Ah, benissimo, bella città, Macerata, certo. Macerata. Ma la sa una cosa strana ?
DEL NOCE: Che…cosa?
GARRI: A noi non risulta che lei abbia frequentato l’Università di Macerata, lo sa ? E nessun’altra, poi.
DEL NOCE: Ah, non…risulta ?
GARRI: Eh no.
DEL NOCE: No ?
GARRI: No.
DEL NOCE: E…allora…?
GARRI: Allora. Le dispiace se la chiamo (sottolineando) signor Del Noce ?
DEL NOCE: (arrendendosi) No, va bene, mi chiami pure così.
GARRI: Bene. Torniamo un momento agli articoli del suo giornale, se non le dispiace.
DEL NOCE: S-sì, prego.
GARRI: Vuole spiegarmi meglio cosa intende per “complicità”, “prepotenza”, “inettitudine” e “cosiddetta Benemerita” ?
DEL NOCE: No, vede…
GARRI: Dica, dica.
DEL NOCE: A noi risulta…(Del Noce tace intimorito dal fare incalzante del maresciallo)
GARRI: Che fa non va avanti ? (un tempo) Adelina Patti. 
DEL NOCE: Ehm…sì ? 
GARRI: Cosa le suggerisce il nome “Adelina Patti” ?
DEL NOCE: Non saprei…grande cantante d’opera di una volta ?
GARRI: Acqua !
DEL NOCE: Persona di pubblico dominio ?
GARRI: Fuochino.
DEL NOCE: Lo stesso nome di una mia zia.
GARRI: …deceduta due settimane fa alla casa di riposo “Giovanni XXIII”.
DEL NOCE: Ma guarda, non m’era venuto in mente !
GARRI: Già, ma guarda ! E, per caso, la polemica sull’assistenza sanitaria e sulle forze dell’ordine non è cominciata a seguito della sua … dipartita ?
DEL NOCE: Oddio, se andiamo proprio a cercare un nesso…
GARRI: …ce lo troviamo, è chiaro.
DEL NOCE: (recuperando fiducia durante la battuta) È chiaro, si capisce: l’improvvisa fine della mia povera zia si sarebbe potuta evitare benissimo, se solo ci fosse stato un pronto intervento da parte delle strutture sanitarie! E le forze dell’ordine avrebbero dovuto vigilare sul proliferare di questi ospizi abusivi, o perlomeno di dubbia autorizzazione, molto dubbia!
GARRI: (dopo una breve pausa, con partecipazione) Lei voleva molto bene a sua zia, vero ?
DEL NOCE: Ero il suo nipote preferito.
GARRI: Quindi anche sua zia teneva molto a lei, è così ?
DEL NOCE: È naturale.
GARRI: Avrebbe preferito essere ospitata a casa sua, anziché andare in ospizio, immagino.
DEL NOCE: Eh sì, cara zietta, ma casa mia è piccolina, poi io non ci sto mai e allora…
GARRI: …l’ha parcheggiata all’ospizio.
DEL NOCE: Ma via ! Mica parliamo di un tugurio: è un posto bello, con l’assistenza…
GARRI: Ma non ha detto che è… come l’ha definito ? “Abusivo” ?
DEL NOCE: Beh, ma, insomma, io mica lo sapevo…
GARRI: Torniamo un attimo alla zia: vi volevate molto bene, dunque.
DEL NOCE: Sì.
GARRI: Aveva solo lei come parente ?
DEL NOCE: No. Ci stanno due figlie e anche un fratello…Ma mica gli volevano bene, quelle; si lamentava sempre che la facevan morir di fame! Il fratello, poi, se n’è fuggito in Australia e non s’è più visto né sentito!
GARRI: Però ! E, mi dica: la cara vecchia zia Adelina sapeva di essere… diciamo: più vicina alla fine che al principio, no ? (Del Noce annuisce) Non capisco: quando si vuole così bene a qualcuno che non è un congiunto diretto e si sa che non manca molto… si fa un testamento per evitare che rimanga senza niente, non trova ?
DEL NOCE: Altro che !
GARRI: E non l’ha fatto ?
DEL NOCE: (si trattiene un momento poi sbotta) Quelle streghe, brutte megere, schifose taccagne senza scrupoli! Le hanno impedito di fare testamento per pigliarsi tutto! Tutto, ha capito ? 
GARRI: Tutto…cosa ?
DEL NOCE: Ma le case, i terreni, i negozi… Lo conosce il supermercato in piazza ?
GARRI: Quello d’angolo ?
DEL NOCE: Macché, quello è piccolo! L’altro, quello grosso!
GARRI: Pure quello ?
DEL NOCE: Pure quello ! E poi le azioni, le auto, i conti in Svizzera…
GARRI: Invece tutta quella roba…
DEL NOCE: …dovevo averla io ! Io, ha capito ? E se la son fregata tutta quelle puttane rinsecchite…
GARRI: …che hanno fatto in modo che morisse senza testamento . Glielo hanno impedito con la forza ?
DEL NOCE: No, che c’entra, avrei voluto ben vedere… Però lo vede che mi dà ragione ?
GARRI: Già (un tempo) Ma lo sa che a sentirla parlare così, può sembrare che sia stata la rabbia per il suo caso personale a farle scrivere quegli articoli ?
DEL NOCE: (in difficoltà) No, veh, …
GARRI: In ogni caso, se si sapesse in giro che le cose stano così, lei farebbe una pessima figura, è d’accordo ?
DEL NOCE: Beh, io…
GARRI: Anzi, la prenderebbero in giro perché oltre che avido è stato anche stupido, lasciandosi sfuggire tutto quel popò di roba…
DEL NOCE: Ma, ma …
GARRI: Ed oltre che stupido anche cattivo, molto cattivo. E meschino, per aver usato il giornale per le sue personali vendette! (alzando la voce) Infangando chi non c’entra nulla, tra l’altro!
DEL NOCE: (tentando un approccio conciliante) Senta, maresciallo, possiamo evitare di metterla su questo piano, no ? Va bene, va bene, mi sono lasciato un po’ andare, ma possiamo anche finirla qui; in fondo il tempo è galantuomo e, soprattutto, la gente scorda in un niente le cose…
GARRI: Può sempre pubblicare delle scuse…
DEL NOCE: Ma scherziamo ? Si figura il discredito…
GARRI: O farle per radio…
DEL NOCE: Chi, io ? Ma neanche morto !
GARRI: Quand’è così. (alza un mucchio di fogli dalla scrivania e ne fa emergere un registratore che era nascosto sotto) …alla radio ascolteranno questa nostra bella conversazione.
DEL NOCE: (sbiancando) N-non lo farà !
GARRI: Certo che lo farò, (calcando sulla parola) signor Del Noce. In fin dei conti le ho solo fatto delle domande, no ? Lei non è accusato di niente, per cui si tratta di una semplice chiacchierata, magari in un bar; qualche giornalista mio amico potrebbe aver catturato il discorso a nostra insaputa; io protesterei, ma tanto il problema non sarebbe mio…
DEL NOCE: (tace immobile, poi, pianissimo) E adesso ?
GARRI: (freddissimo) Esca.
DEL NOCE: Lei non …
GARRI: Sa cosa fare. Esca da solo da quella porta, altrimenti le ficco la testa nel cesso e faccio scorrere l’acqua.
DEL NOCE: (tremando si alza e si avvia alla porta) …vado…(apre la porta ed esce)
Il maresciallo va ad aprire la finestra e prende una boccata d’aria. La porta si apre e si affaccia Sandalo.
APPUNTATO: Allora, Marescià, com’è andata ? A vederlo sembra che s’è cacato addosso !
GARRI: È andata bene, è andata. Pubbliche scuse.
APPUNTATO: Meno male. E il registratore, eh ? Non ce le vuole mettere le batterie ? Mi sa che è tanto vecchio che non funziona lo stesso.
GARRI: Non importa, ha funzionato. 


Scena 3: Gualtiero

Bar . Ad un tavolino Gualtiero Marchesi sta seduto a leggere il giornale messo a disposizione dall’esercente. Entra il Maresciallo Garri. Gualtiero lo vede, s’illumina di contentezza e s’alza per salutarlo.

GUALTIERO: Maresciallo ! Che piacere vederla ! 
GARRI: Fa piacere anche a me,Gualtiero; ma stia comodo, per piacere !
GUALTIERO: Venga, si accomodi, cosa posso offrirle ? Beve qualcosa ? Un bicchierino lo prende, sì?
GARRI: No, grazie, sono in servizio… Un caffè, però, lo berrei volentieri. Ma offro io, l’ultima volta ha pagato lei…
GUALTIERO: Assolutamente vietato, caro maresciallo; qui lei è ospite mio e perciò tocca a me.
GARRI: E va bene, cedo alla violenza. Allora caro Gualtiero, come va ?
GUALTIERO: Non ci lamentiamo mica. I vent’anni se ne sono andati, ma ci godiamo gli ottanta meglio che si può !
GARRI: Ottanta ! È quasi incredibile come li porta…
GUALTIERO: È vero che più di settantanove non ne dimostro ? Lo dica, lo dica pure !
GARRI: (ride) Altroché ! 
GUALTIERO: Bene. (al barista) Emilio: un caffè per il maresciallo; per me il solito.
GARRI: Non dovrebbe andarci piano con l’alcool ?
GUALTIERO: A sentire i dottori neanche dovrei respirare; visto che tra un po’ lo farò senza che me lo chiedano, mi diverto a vedere cosa c’è di diverso, mi spiego ?
GARRI: Con un po’ di prudenza, spero…
GUALTIERO: Quale prudenza, Maresciallo ! Il problema è che più di tanto non posso, sennò vedrebbe lei… Sesso, spritz e balletti vari, ma a tutto spiano, veh .
GARRI: (ride alle guasconate del vecchio) Certo che lo spirito non vi manca ! Quanto tempo è che riempite il paese con le vostre battute ?
GUALTIERO: Da quando sono nato: appena messo al seno sputai il latte e chiesi un “bianchino” !
GARRI: Ne dovete conoscere di gente…
GUALTIERO: …e tutti quelli che hanno imparato a conoscermi mi evitano…soprattutto gli sposati !
GARRI: Dovete essere stato terribile !
GUALTIERO: Beh, beh, nel mio piccolo…
GARRI: Ma siete conosciuto anche per il passato sportivo, no ? 
GUALTIERO: Vorrei vedere ! Sono stato il massaggiatore della squadra di rugby per 35 anni !
GARRI: Tutto questo tempo! Lo credo che vi hanno soprannominato “Rugby”.
GUALTIERO: Ma sa, mi son sempre fatto voler bene! Ne ho aggiustati pochi di giocatori, io! E la gente lo sapeva. E lo sapeva tanto bene che quando conquistammo per la prima volta la serie A, il giorno dopo, sotto casa, trovai un comitato di tifosi che cantava “la donna è mobile”; solo che al posto delle parole giuste cantavano: “grazie alle ma-ani, del grande “Ru-ugby”, che ci ha permesso, la promozion”, ha capito?
GARRI: Caspita ! Un trionfo !
GUALTIERO: Beh, beh, ci ho avuto il mio momento di popolarità, ecco !
GARRI: E li conoscete tutti i vostri tifosi ?
GUALTIERO: Tutti, veh… Conosco, conosco…
GARRI: Dunque se vi servisse di sapere una cosa…
GUALTIERO: Qualcuno che mi da una mano lo trovo sempre. Qui ci si aiuta tutti, sennò come si fa a tirare avanti… Ma, scusi Maresciallo… non è che per caso lei mi debba chieder qualcosa e sta cercando la maniera? Perché se è così, domandi, domandi pure…
GARRI: Non le si può nascondere niente, eh ?
GUALTIERO: Con rispetto parlando, son nato qualche annetto prima di lei. Ma dica, dica; in cosa posso esserle utile ?
GARRI: Andiamo al sodo: conosci nessuno alla “Giovanni XXIII” ?
GUALTIERO: Scusi se mi son toccato, signor Maresciallo, ma capisce che parlar di ospizio ad una persona della mia età… (abbassando la voce in atteggiamento cospiratorio) Cosa le serve di sapere ?
GARRI: C’è stato un gran polverone…
GUALTIERO: (c.s.) Non dica altro ! Lei vuol sapere cosa ci sia di vero dietro a tutte quelle chiacchiere, è vero ?
GARRI: Esatto.
GUALTIERO: E questo le serve per capire se quella serpe di Del Noce s’è davvero inventato tutto o gli rodeva solamente per l’eredità della vecchia…
GARRI: (stupito) Lei lo sapeva ?
GUALTIERO: Maresciallo, qui lo sanno tutti che quel verme avrebbe dato l’anima per mettere le mani sui soldi di Adelina. Ma lo sa che ha anche tentato di farla interdire ?
GARRI: Davvero ?
GUALTIERO: Eh, povera Lina, me l’aveva detto che quel serpente era un pericolo per lei e le sue figliole. Disposto a tutto, sa ? A tutto !
GARRI: Lina ?
GUALTIERO: Adelina . Si faceva chiamare così. Andavamo a scuola insieme. Quanti bei ricordi… L’avesse vista a vent’anni ! Anch’io facevo la mia figura, intendiamoci; se n’era accorta pure lei. (in confidenza) A lei lo posso dire, Maresciallo: le rive del Taro ne videro delle belle in quel periodo e tra i due ero mica io quello con più fantasia !
GARRI: Gualtiero…lei ebbe una storia con la Patti ?
GUALTIERO: Perché crede che non mi sia mai sposato ? Uno sgarbo simile mica glielo potevo fare…
GARRI: (dopo una pausa) È una storia molto romantica. E lei ha condizionato così la sua vita…Ma Adelina ha due figlie…
GUALTIERO: Me lo disse, povera cara. Mi disse: “Gualtiero, i miei voglion ch’io mi sposi e te non ti posson vedere. Vorrei dei figli da te, ma non mi sento così disonesta…”. E così ci facemmo un bel pianto; poi io benedissi lei e il suo matrimonio e me ne partii militare. Al ritorno, dopo la prigionia, Adelina era già vedova e con due figlie piccole. Insomma, vede com’è la vita ? Non mi toccò mai la tristezza di vederla sposata. Il marito la lasciò benissimo e lei, che stupida non era, seppe aumentare il capitale… Che donna, che donna…
GARRI: Quindi per lei quello che è accaduto non è stata una cosa qualunque…
GUALTIERO: (avvicinandoglisi con decisione) Maresciallo, lei deve dirmi solo una cosa: servirà per dare una lezione a quel verme di Saverio ?
GARRI: Anche…Se le può fare piacere una piccola lezione gliel’ho già data io.
GUALTIERO: (sbotta) E voleva pagare lei ? (riabbassando la voce) Le farò sapere tutto e anche di più. (cospiratorio) Attenda mie notizie. (ad alta voce) E allora, questo caffè ? 



Scena 4: Vicini di carrello

Esterno (Supermercato). 
Il maresciallo Garri, alla guida di un carrello della spesa strapieno ne tampona un altro guidato, guarda il caso, dal dottor Limonti.

GARRI: Oh, mi scusi.
LIMONTI: Stia più attento, no ? Oh, Maresciallo, è lei. Mi scusi tanto. 
GARRI: Per una stupidaggine simile… Come va ?
LIMONTI: Bene, grazie. Spero altrettanto. È di spesa ?
GARRI: Mah, sì, sono venuto ad accompagnare mia moglie… Mi pare che eravamo rimasti al “tu”, o sbaglio ?
LIMONTI: Hai ragione, Mario. Senti, non ho avuto occasione di ringraziarti per essere intervenuto nei confronti di quel giornale. Anche se per una questione di pochi giorni, ma nella parte sanitaria dello scandalo aveva coinvolto anche me !
GARRI: È vero, ora che me lo dici ricordo che me l’avevi detto ! A volte certe eredità sono un po’ pesanti da raccogliere, eh ?
LIMONTI: Più che altro si può trattare di pacchi a sorpresa.
GARRI: Ad ogni modo io non ho fatto niente. Chi ti ha detto che sarei intervenuto io…
LIMONTI: Ma dài, Mario. La sanno tutti la storia del registratore, in paese non si parla d’altro!
GARRI: Hai capito ! Neanche le mura della caserma dei Carabinieri sono sicure ! Comunque non mi devi ringraziare. In primo luogo, come ti ho detto, perché non mi ero affatto ricordato del tuo coinvolgimento; in secondo luogo si è trattato, diciamo così, di una soddisfazione personale…
LIMONTI: Sarà come sarà, ma è stato piuttosto clamoroso vedere una ritrattazione simile su un giornale: si è scusato con tutte le persone ingiustamente coinvolte e ha dato la colpa alle fonti d’informazione strumentalizzate da chissà chi. Si stanno domandando chi sia stato a dargli in sogno l’imbeccata maligna ! Già che c’era, poteva dargli anche i numeri del Lotto. Sbagliati, s’intende !
GARRI: (ride) Giusto ! Giorgio, visto che ci siamo incontrati, ti devo fare una domanda, t’avrei cercato comunque.
LIMONTI: Dimmi pure.
GARRI: A prescindere dalle storie inventate da quel giornale, mi piacerebbe conoscere la situazione di quella casa di riposo.
LIMONTI: In che termini ?
GARRI: Così, non so…La quantità dei decessi, le cause…
LIMONTI: Ho capito. Sì, c’ho pensato anch’io ed ho fatto delle ricerche. In più ho confrontato i miei dati con quelli delle medie nazionali. Non è emerso niente di particolare: in gran parte i decessi sono dovuti a problemi cardiaci, ma questo è piuttosto normale; il numero, poi. Potrebbe essere considerato leggermente più alto della media, ma in queste cose non ci sono cose molto fisse; basta variare di zona e si trovano indici di mortalità più alta o più bassa.
GARRI: Quindi tutto abbastanza regolare !
LIMONTI: Sì, direi proprio di sì.
GARRI: Beh, meno male. D’altronde un controllo è sempre meglio farlo…
LIMONTI: Deformazione professionale.
GARRI: Sì, forse. È pure per avere qualcosa da rispondere se un capoccione s’infastidisce per tutta la polvere che è stata sollevata.
LIMONTI: Ottima idea…Oh, scusa, al banco del pane sono arrivati al mio numero, devo scappare. (uscendo) Poi ci sentiamo se ti serve qualcosa. Ciao.
GARRI: Sì, grazie. Ciao. 

Scena 5: L’indagine di Gualtiero

Esterno (Riva del fiume). 
Gualtiero sta pescando. Alle sue spalle arriva il maresciallo.

GARRI: (entra e si ferma ad una certa distanza) Abboccano ? 
GUALTIERO: (si gira) Ah, è lei Maresciallo. Venga, venga… Macché, son qui da tre quarti d’ora e non succede niente.
GARRI: Ha messo l’esca giusta ? Potrebbe essere quello il problema.
GUALTIERO: Ce l’ho mica messa l’esca, io. In vita mia non ho mai pescato.
GARRI: E allora perché m’ha dato appuntamento qui ? Potevamo vederci nel mio ufficio.
GUALTIERO: (si guarda intorno, poi, abbassando la voce) Così nessuno può capire che stiamo lavorando insieme !
GARRI: Ma guardi che se per lei è motivo d’imbarazzo…
GUALTIERO: Ma no, cosa ha capito ! Io dicevo per la segretezza, no ? Più si sta in pubblico più un incontro può esser capitato per caso…
GARRI: Nei film di 007 può darsi, ma non credo che se fosse venuto alla stazione… Poteva essere passato a trovarmi !
GUALTIERO: Il paese è piccolo ! E la gente mormora ! Di stupidaggini se ne inventano abbastanza lavorando di fantasia, figuriamoci se gli facciamo vedere che vado dai Carabinieri !
GARRI: Va bene. In fin dei conti è anche un bel posto, qui.
GUALTIERO: Adesso l’acqua vien giù diversa ! Una volta, prima che facessero quei lavori lì a monte, scorreva più libera, veloce, impetuosa…Era anche più limpida ! E poi si sta tranquilli, la strada neanche si vede; ogni tanto si sente un camion, ma sembra lontano chissà quanto !
GARRI: C’è una gran pace.
GUALTIERO: Già. (scuotendosi) Ma non mi chiede niente ? Ho investigato, sa ?
GARRI: Ma certo, ha ragione. Allora ? Mi dica: (assecondando l’aria di segretezza di Gualtiero) cos’ha scoperto ? 
GUALTIERO: Ho una fonte… (s’interrompe guardandosi intorno)
GARRI: Quindi conosce qualcuno che…
GUALTIERO: Ssss ! (dopo un momento si rilassa) No, non c’è nessuno. Sa, m’era parso di sentire…
GARRI: Ha un udito molto fino !
GUALTIERO: Son sordo come una campana, ma (toccandosi il naso con un dito) ho fiuto, io ! Comunque: nessun pericolo.
GARRI: Benissimo. Allora: mi stava dicendo che…
GUALTIERO: C’è Biagio, un mio vecchio amico, ospite dell’istituto… Poveraccio, non se la cava…tanto un brav’uomo…mi ha detto alcune cose; poi sono anche andato a trovarlo e ne ho sapute altre. Da dove vuole che cominci ? 
GARRI: Da dove vuole lei.
GUALTIERO: Allora: il posto è mica male; intorno c’è un parco con le anatre, un laghetto con i cigni, tanti fiori…Poi la casa è una vecchia villa, molto elegante, rimessa a posto con le stanze per gli ospiti e tutto quel che serve. È tutto molto pulito e in ordine. Bellino, sa ? Proprio bellino. Mi sa che cucinano anche bene…
GARRI: E…nient’altro ?
GUALTIERO: Mica ho finito…Allora: la cosa più interessante sono le persone che frequentano quel posto, sa ? Davvero interessante, sì, interessante…
GARRI: Che c’è d’interessante ?
GUALTIERO: Lei come se li figura gli ospiti di una casa di riposo ? Facile: una serie di vecchietti rimbambiti, ognuno con le sue cose, uno più strano dell’altro: quello che ci sente non capisce, quello che capisce non ci vede, quello che sbava, l’altro che non cammina, quello che ci sente, cammina e non sbava è il peggiore di tutti perché ne combina più di un bambino piccolo…Brutta cosa: ognuno rimane dentro di sé, rinchiuso, per colpa del suo rimbecillimento, o per colpa della sordità o della cecità… Così me li figuro anch’io perché ne ho visti davvero tanti. Invece in questo posto niente di tutto questo, sa ? No. Niente. Sembra un’Accademia, sembra, lei dovrebbe vedere ! Persone sveglie, ben vestite, che chiacchierano, ragionano, giocano a carte, a quella roba lì…quella con la tavoletta a quadratini bianchi e neri…
GARRI: A dama.
GUALTIERO: No, cioè, quasi…Quel giuoco con le pedine che sembran soldatini…
GARRI: A scacchi, vuol dire ?
GUALTIERO: A scacchi, sì, ecco. Che poi quel giuoco lì l’ho mai capito, io; roba da gente intelligente, eh ! Comunque, come le dicevo, è una sorpresa ! Una bella sorpresa .
GARRI: Però. Non ci sono quelli un po’ più…malandati ? Neanche uno ?
GUALTIERO: Eh, ci sono, ci sono. Quell’amico mio, le ho detto. Ma si tratta di persone che non si posson muovere, che restano in stanza, o che vengono accompagnate dalle suore a vedere le belle giornate, al massimo…
GARRI: Quindi una certa parte degli ospiti fa la vita che si fa negli altri ospizi, magari anche un po’ reclusi…
GUALTIERO: No, tutta un’altra cosa, Maresciallo. Li vanno a trovare, eh, continuamente !
GARRI: I parenti ?
GUALTIERO: Ma no, gli altri ospiti. È come se si andasse a casa di un amico che ha preso l’influenza, col tè, i pasticcini e le chiacchiere, dovrebbe vedere. Quando stavo là dal Gustavo, han bussato alla porta e son venuti a trovarlo un paio di persone…lei dovrebbe vedere: gente di livello, sa ? Senta qua: la Marchesa Altieri, madre del senatore, quello che ce l’ha con…le signorine di strada…mi ha capito, no ?
GARRI: Sì, sì, ho capito. La proposta di legge sulla prostituzione.
GUALTIERO: Ecco, quella roba lì. E poi…il professor Cremonesi ! Le dice niente questo nome ?
GARRI: Mah…come il famoso medico che è stato anche ministro per un certo tempo…
GUALTIERO: Quello. Proprio quello ! Ha capito ? A Sanguinaro, alla (sillabando) casa di riposo “Giovanni XXIII” !
GARRI: Però !
GUALTIERO: Già. 
GARRI: …era un po’ che non se ne sentiva parlare…
GUALTIERO: Lo credo bene, stava in mezzo ai vecchietti ! 
GARRI: (dopo una breve pausa di riflessione) E così, in fin dei conti, si tratta di un bel posto, no ? (cambiando tono) Scusi se mi permetto…Che sensazione le ha fatto sapere che le sua amica…capisce ? 
GUALTIERO: Eh, mi ha consolato tanto. Me ne han parlato. La conoscevano bene. È stata sé stessa fino alla fine. Che poi ci si poteva far proprio niente, proprio niente. Beh, meglio così. (riscuotendosi) Ah, ma gente affabile, simpatica, lei dovrebbe vedere, mi han parlato come ad un vecchio amico, capisce, a me che sono una persona semplice, senza cultura, capisco solo di sport…mi han fatto quasi pensare…beh, poi vedremo.
GARRI: Che cosa, se posso chiedere ?
GUALTIERO: Ma sa…Io in fondo non ho nessuno, solo la figlia della mia povera sorella che poi neanche mi può vedere… Valla a capire, quella lì, che non ci ho mai fatto niente. Quasi quasi mi vendo la casetta e con i pochi soldi che mi danno vado a vivermi come si deve gli ultimi anni che mi restano, in pace e tranquillità. Che ne pensa, Maresciallo?
GARRI: (prudentemente) Mi sembra una bella idea, anche se…Parlando di soldi, dev’essere piuttosto cara la retta di un posto simile…
GUALTIERO: Eh, sì, costa cara, parecchio.
GARRI: E alcuni ospiti della casa sono soli, senza nessuno, immagino.
GUALTIERO: Che vuole, ad una certa età !
GARRI: Non ha saputo se, in questi casi…
GUALTIERO: Ho capito, Maresciallo, dove vuole andare a parare, ho capito ! Ma lo sa che è terribile, lei ? Eh, ma c’ho pensato anch’io, cosa crede…No, niente cose strane. Fanno tutto regolare: prima che si arrivi al momento che il poverino non capisce niente raccolgono le sue ultime volontà davanti ad un notaio; se proprio vuole le cose vanno alla chiesa, sennò ad opere di bene o altro. Pensi che il mio amico, che è proprio fatto così, il giorno prima che l’andassi a trovare aveva appena destinato tutto al partito, ha capito ? Che le suore si stan facendo ancora il segno della croce !
GARRI: Bene, bene. Lei capisce, vero, che questa era una preoccupazione che mi dovevo levare. Mi deve scusare se con queste domande posso averle guastato, in qualche modo…
GUALTIERO: Ma no, cosa dice, Maresciallo, ma secondo lei ! Gliel’ho detto che ci ho pensato anch’io ! (un sospiro) Eh, mi piacerebbe proprio passarci qualche tempo. E magari, visto che ci son le suore, mi riprendo anche un po’ di paradiso, che fino adesso non me lo son meritato mica tanto, veh ! 
GARRI: (sorridendo) Ci tiene al paradiso, Gualtiero ?
GUALTIERO: Beh, ci terrei, sì, anche se…(strizzando l’occhio) mi piacerebbe vedere se a qualche suorina di quelle lì gli va di fare a scambio: lei mi dà un po’ del paradiso suo e io ci do un peccatuccio o due dei miei ! (ridacchiando) Chissà chi ci guadagna alla fine ! 
Ridono entrambi



Scena 6: Un altro decesso

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del Comandante. 
L’appuntato Sandalo è piegato sul tavolo del Maresciallo a leggere con interesse un giornale.
Entra il Maresciallo.

GARRI: Ci ammazziamo di lavoro, a quanto pare.
APPUNTATO: Comandi, Marescià. Mi stavo informando.
GARRI: Informando, è chiaro. Fai vedere: hanno comprato un nuovo centravanti? Secondo me gli farebbe più comodo un portiere capace di parare.
APPUNTATO: Marescià, non guardavo la pagina sportiva.
GARRI: Ah no ? E che leggevi, allora ? Che c’è qua ?
APPUNTATO: Con rispetto, Marescià, guardavo i necrologi.
GARRI: E perché ? T’è morto qualcuno ? Neanche sei di qua, tu… Uh, ma guarda !
APPUNTATO: Appunto, Marescià.
GARRI: …Un giorno appresso all’altro…quanto tempo era…?
APPUNTATO: Due settimane, precise precise.
GARRI: E così, tutto d’un botto, alla “Giovanni XXIII” ci ritroviamo…
APPUNTATO: …due vecchietti di meno…
GARRI: …e due grane in più pronte a scoppiare.
APPUNTATO: Dite, Marescià ?
GARRI: Dico.
APPUNTATO: (dopo una pausa) Vado a chiamare Del Noce ?
GARRI: No. Non credo che si darà tanto da fare dopo il modo in cui è andata a finire l’altra volta. No: aspettiamo… 

Scena 7: L’ ”Angelo di Sanguinaro”

Esterno. Strada. 
Entrano da parti opposte il Maresciallo e Saverio Del Noce

GARRI: Chi si vede! Come sta…? (Del Noce, appena si accorge del Maresciallo inverte la marcia e cerca di uscire prima che l’altro lo noti, ma) Ma dove va? Signor Del Noce ! Signor Del Noce, allora ? Come sta ?
DEL NOCE: (non potendo più sfuggire, obbligato a rispondere) Eh, benino. Benino grazie…
GARRI: Mi fa piacere. Davvero, mi creda. Ma…Cosa ha fatto alla faccia? Ha sbattuto?
DEL NOCE: Ehm, beh, sì…Non è niente…
GARRI: Insomma…Proprio niente non mi sembra: sotto al cerotto è tutto blu; deve aver dato una botta mica male!
DEL NOCE: Ehm, sì, proprio così, il comodino… Ora mi scusi, ma ho da fare…sa…il giornale…(fa per andarsene) 
GARRI: Certo, certo… (lo trattiene per una manica causando nell’altro un sobbalzo di sorpresa) Ma, non le dispiacerà se le chiedo una cosa…
DEL NOCE: (ansioso, guardandosi intorno come se dovesse temere l’arrivo di qualcuno) Eh ? Cosa ?
GARRI: Che mi dice di tutto il putiferio che s’è scatenato sui giornali riguardo la “Giovanni XXIII”? Parlano di cose pesanti…
DEL NOCE: No, guardi che io stavolta non c’entro.
GARRI: È proprio sicuro ?
DEL NOCE: Io non c’entro, le dico! Han fatto tutto quelli dei quotidiani nazionali, quelli grandi! A qualcuno è finita in mano la notizia dei due nuovi morti all’ospizio, l’ha sommata alla vecchia storia…che per me era morta e sepolta, sia chiaro…e c’ha costruito sopra un caso scandalistico. Io mi limito a riportare gli articoli che escono a livello nazionale, posso mica far finta di niente…
GARRI: Quindi mi assicura che lei con la storia dell’ “Angelo di Sanguinaro” non ha nulla a che fare, è così ?
DEL NOCE: Glielo giuro su chi vuole…(il Maresciallo fa un segno d’insofferenza) va beh, fa niente, non giuro. Ma le assicuro che mi sarebbe piaciuto un sacco d’averlo inventato io quel titolo, l’ “Angelo di Sanguinaro” ! perché rende benissimo l’idea del pazzo assassino di vecchietti, con un qualcosa di misericordioso che…avrei venduto il doppio delle copie, che dico, dieci volte di più, e magari ancora di più…(nuova smorfia del Maresciallo) Insomma, mica è roba mia…
GARRI: Mi piacerebbe crederle.
DEL NOCE: (piagnucoloso) Almeno lei mi creda !
GARRI: Perché, chi altri…(Prima che finisca Del Noce sgrana gli occhi e fugge borbottando qualcosa verso il fondo, lasciando esterrefatto il Maresciallo) Ma…dove va ? (si distrae vedendo entrare Limonti) Ehi, ciao Giorgio !
LIMONTI: (entra molto teso e nervoso; si guarda continuamente intorno, con l’aria di cercare qualcosa; saluta Garri distrattamente) Ciao, Mario, come stai ?
GARRI: Bene, grazie dottore.
LIMONTI: (guardandosi attorno) Eh ? Ah, sì, è un gioco di parole sulla mia professione…
GARRI: Ma che c’è, hai perso qualcosa ?
LIMONTI: Chi, io ? No, perché ?
GARRI: Mah, ti guardi intorno come se cercassi qualcosa o (colto da un pensiero improvviso) qualcuno…
LIMONTI: Ma che dici, dài…
GARRI: Cos’hai fatto alla mano ?
LIMONTI: Niente. Niente di niente. Ho messo un cerotto perché ho battuto le nocche…
GARRI: …sul comodino, immagino.
LIMONTI: Esatto, come fai a saperlo ?
GARRI: Così, l’intuito del carabiniere, diciamo.
LIMONTI: Beh, adesso devo lasciarti perché ho da fare una cosa urgente, ti sal… (non riesce a finire la frase perché il Maresciallo l’ha preso bonariamente per una manica)
GARRI: Ma dove vai così di fretta ? Neanche il tempo per scambiare due parole con un amico ! Ti voglio solo domandare che ne pensi di questa faccenda dell’ “Angelo di Sanguinaro”…
LIMONTI: (reagisce vivacemente) Non me ne parlare. Sono incazzato nero. Se becco quel verme…
GARRI: (candidamente) Chi ?
LIMONTI: Quel mezzo uomo di giornalista, quello che ha scritto di nuovo tutte quelle menzogne sul mio conto…Ieri se l’è cavata perché mi hanno chiamato per un’urgenza, ma se lo pesco…
GARRI: Ma calmati, dài. Mi sembri troppo eccitato. Se lo incontri in questo stato chissà cosa gli combini…
LIMONTI: Niente di più di quello che si merita. Ad ogni modo non ti preoccupare, desidero solo mettere in chiaro le cose; ieri sono riuscito a spiegargliene solo una, oggi, se lo trovo, gli spiego tutto il resto…
GARRI: Giorgio !
LIMONTI: …con calma e civiltà, naturalmente. Adesso scusami, ma devo andare al Bar; mi hanno detto che verso quest’ora va sempre a prendersi un “bianchino”, magari ce lo trovo…
GARRI: E…?
LIMONTI: …con calma e civiltà. Tranquillo ! Ora scusami. Ciao. (esce a sinistra) 
Il Maresciallo rimane un attimo meditabondo, poi, ad alta voce
GARRI: Può uscire !
DEL NOCE: (torna dal fondo, tremante, guardandosi intorno con apprensione; tenta penosamente di simulare disinvoltura) Ehm…ancora qui, Maresciallo ?
GARRI: Io sì. Lui è andato via adesso.
DEL NOCE: Chi, scusi ?
GARRI: Il dottor Limonti.
DEL NOCE: (visibilmente spaventato) Limonti ? (ostentando naturalezza) Toh ! è passato il dottor Limonti ! Pe…peccato non averlo incontrato. Se l’avessi saputo…
GARRI: …sarebbe rimasto rintanato in quel negozio.
DEL NOCE: Ma…ma no, cosa dice ? Io ci sono entrato…per comprarmi una camicia, ecco !
GARRI: Certo, certo. In un negozio di abbigliamento femminile. È naturale…
DEL NOCE: Ehm…ah sì ?…Non capisco cosa voglia insinuare…
GARRI: …che lei sta cercando di evitare il dottor Limonti. E se non ho capito male vi siete già visti…ieri.
DEL NOCE: Ma…ma…Smentisco tutto ! Le sue sono congetture maligne e pretestuose ! Vado via prima di denunciarla ! Addio ! (esce a sinistra) 
GARRI: (con indifferenza) Limonti è andato via proprio da quella parte.
DEL NOCE: (rientra spaventatissimo) Da…davvero ? E…e dove andava ?
GARRI: Ad aspettarla al Bar; a quanto pare lei ci va sempre a quest’ora a farsi un “bianchino”.
DEL NOCE: Oddìo ! Neanche più il “bianchino” mi posso fare !
GARRI: Allora ?
DEL NOCE: Allora che ?
GARRI: Com’era la faccenda delle congetture ?
DEL NOCE: (crolla) È tutto vero: io ci ho provato a dirglielo che non c’entro niente, ma non mi ha nemmeno fatto parlare; m’ha mollato un cazzotto che non l’ho neanche visto partire. Per fortuna che gli è suonato il cellulare sennò ero bell’e finito !
GARRI: Questa cosa non può proseguire così.
DEL NOCE: Ecco, bravo, glielo dica. Io intanto devo…tornare in ufficio che mi sono ricordato una cosa. Buonasera (fa per uscire a sinistra. Un cenno del maresciallo lo ferma; ci ripensa ed esce frettolosamente dalla parte opposta) 









Scena 8: Il Maresciallo in casa di riposo

Casa di riposo “Giovanni XXIII”. Il Maresciallo Garri sosta guardandosi attorno.

GUALTIERO: Maresciallo ! Maresciallo che bella idea ! Venire a trovare un povero vecchietto all’ospizio !
GARRI: A prima occhiata si direbbe un albergo a parecchie stelle ! Come sta, Gualtiero ? Ma lo sa che la trovo bene ?
GUALTIERO: Sempre lì a fare i complimenti, lei ! Sto bene, che altro le posso dire. 
GARRI: Eh, ma è anche elegante. Si direbbe pronto per un tè al Country Club !
GUALTIERO: ‘Sto posto che dice lei lo conosco mica. Però sì, devo ammettere che sto un po’ più attento al vestire, da quando son qui. Cosa vuole, ci sta gente con la quale di far brutta figura mi va per niente. E così eccola qui. Ha visto il parco ? 
GARRI: Bellissimo.
GUALTIERO: C’è suor Cesira che ci passa tutto il tempo. Tanto una brava suora. (in confidenza) Ma come donna… tanto una brava suora !
GARRI: (ridacchia) Ma Gualtiero, lei è incorreggibile ! 
GUALTIERO: Che vuole: il cuore sarà pure in vacanza, ma gli occhi proprio no ! Ma lasciamo stare ‘ste cose… Maresciallo, le posso presentare dei cari amici ? Stavo parlando proprio adesso con loro e gli raccontavo le sue imprese…
GARRI: Ma secondo lei !
GUALTIERO: Ma sì, ma sì, lasci dire… Volevano saper tante cose, adesso gliele chiederanno direttamente. Permette ?
GARRI: Si figuri, mi farà piacere.
GUALTIERO: Un istante. (si affaccia fuori) Venite, venite, che vi presento il Maresciallo ! 

Entrano la Marchesa Altieri ed il Professor Cremonesi. La Marchesa esibisce un’aria di superiorità al di sopra di qualsiasi discussione ed un sorriso condiscendente; il Professore par sempre paternamente sollecito.

MARCHESA: (protendendo la mano) Oh, ecco dunque il famoso maresciallo…
PROFESSORE: Carissimo Maresciallo !
GARRI: (prende la mano della Marchesa e fa un perfetto baciamano) Marchesa, onorato !
MARCHESA: Oh, finalmente un gentiluomo ! 
GARRI: (stringendo la mano del Professore) Professore, molto piacere.
PROFESSORE: Il piacere è tutto mio, carissimo Maresciallo. Il signor Marchesi ci ha parlato molto di lei e non vedevamo l’ora di conoscerla.
GARRI: Il signor Marchesi…?
GUALTIERO: Son io, maresciallo. Lei si è tanto abituato a chiamarmi per nome che s’è scordato il cognome. Che poi, a quanto pare, almeno di cognome son nobile come la Marchesa !
MARCHESA: (ridendo) Com’è naïf, lei ! (Garri rimane lievemente seccato per un termine così ricercato ed ambiguamente riduttivo, mentre Gualtiero fa segno come dire: hai visto che roba ?) Ma oggigiorno certe cose non contano più, amico mio; ciò che importa è la nobiltà dell’animo. Non crede, Maresciallo ?
GARRI: Sono perfettamente d’accordo con lei.
PROFESSORE: E allora, carissimo Maresciallo, posso chiederle cosa la conduce in questa povera casa di riposo ?
A questa domanda e a tutte le successive della coppia, solo chi la pone mantiene il sorriso di circostanza, mentre l’altro dedica seria attenzione alla risposta.
GARRI: Ho qui un caro amico…ospite, ero da queste parti e son voluto passare a trovarlo. Mi fa piacere constatare che non soffre la solitudine ed ha una compagnia migliore di me.
MARCHESA: Ma caro Maresciallo, lei ha l’arte del complimento ! Davvero ! Tuttavia le assicuro che con tutto il putiferio scatenato dai giornali, in questi giorni si vive un’atmosfera assai meno spensierata di una volta; temo che questo non renda particolarmente piacevoli le conversazioni.
GUALTIERO: Ma no, signora marchesa, me mi piace un sacco parlar con lei.
GARRI: Mi rendo conto che la confusione creata intorno al cosiddetto “angelo” deve aver disturbato la vita quotidiana dell’istituto; d’altronde alcuni elementi di stranezza ci devono essere, o essere stati, altrimenti i giornalisti non avrebbero avuto nulla da dire. 
PROFESSORE: Eh, purtroppo da un po’ di giorni si sono cominciate a vedere tante facce nuove che non fanno altro che porre domande: conosceva questo, ha visto quello, sapeva di quell’altro… 
GARRI: A chi si riferisce in particolare ? 
PROFESSORE: Ma sa, a tutti e a nessuno. Una volta è un giornalista, un’altra un parente in visita…
GARRI: Purtroppo vi trovate nell’occhio del ciclone; in queste circostanza è abbastanza normale che piovano domande. 
MARCHESA: Ma sono molto fastidiose, sa ? Non si sa mai come regolarsi. Viene voglia di negare tutto, di non parlare e basta, perché c’è il timore che ogni parola possa essere rigirata ed assumere un significato che non s’intendeva.
GUALTIERO: Ma sente come parla ?
GARRI: La maniera migliore di comportarsi è di dire solo la verità; oppure, al massimo, essere reticenti, ma non tanto da dare l’impressione di nascondere qualcosa di grosso.
PROFESSORE: Ha perfettamente ragione. D’altronde non credo che se uno nascondesse una verità imbarazzante potrebbe essere messo in difficoltà dalle domande di un reporter assetato di scandali ! 
GARRI: Certo, certo. (pausa) Purché a fare le domande non sia un professionista. 
MARCHESA: Crede che ce ne siano tra i giornalisti che vengono qui ?
PROFESSORE: Probabilmente il maresciallo allude a sé stesso. Mi sbaglio, Maresciallo ?
GARRI: Non pretendo di essere l’unico a saper riconoscere chi nasconde qualcosa…
GUALTIERO: (tra sé) Ci capisco niente di quello che state dicendo…
PROFESSORE: Caro Gualtiero, il Maresciallo ci sta semplicemente dichiarando il suo interesse agli strani eventi di cui si accusa il nostro istituto.
GUALTIERO: Davvero ? Ma no, Maresciallo, lei non ci deve credere. Per niente. Qui c’è solo brava gente… 
GARRI: Nessun problema. Sono sicuro che se ci fosse qualcosa di strano mi mettereste subito al corrente. Non è così ? 
MARCHESA: Non dubiti. Sarà nel nostro interesse.
GARRI: Molto bene, allora…
GUALTIERO: Ma che sciocco ! Lei sta qui in piedi da un quarto d’ora ed io non le ho ancora offerto nulla… 
GARRI: Ma a me non …
GUALTIERO: Su, su, che è una vergogna non essere ospitali ! Tante chiacchiere, poi la lasciamo a bocca asciutta. Venga in camera mia: le offrirò io qualcosa di buono, vedrà… 
GARRI: Veramente sarei in servizio... 
PROFESSORE: Ci scuserete se non vi seguiamo, ma ci aspetta la nostra solita passeggiatina all’aria aperta… 
MARCHESA: (porgendo la mano) … Speriamo che comprendiate.
GARRI: (ripetendo il baciamano) Naturalmente, marchesa. A più tardi, allora. 
MARCHESA: Se vorrà trattenersi. Addio. (esce sottobraccio al Professore)
GUALTIERO: Venga, Maresciallo, di qua. Guardi che bel corridoio, eh ? (escono) 


Scena 9: In camera di Gualtiero

Casa di riposo “Giovanni XXIII”. Camera di Gualtiero Marchesi.

GUALTIERO: Eccoci qua. Scuserà, si tratta di una cosa semplice, così, alla buona insomma.
GARRI: No, no, a me sembra molto accogliente.
GUALTIERO: Beh, quattro cose… Si accomodi che adesso la servo. (uscendo a sinistra, da fuori) Ho nascosto una cosina nel pensile del bagnetto… (rientra con una bottiglia di liquore e due bicchierini di plastica) …se se ne accorge suor Paola…
GARRI: Non doveva.
GUALTIERO: (servendo il liquore) Ma figuriamoci, se non si tira fuori in queste occasioni…
GARRI: Mi dispiace, poteva tenerlo per le visite dei suoi amici.
GUALTIERO: Ma no, ma no. Quelli bevono cose tutte loro. Non posso mica offrirgli una cosa così, alla marchesa verrebbe il singhiozzo ! Alla salute !
GARRI: Alla sua ! (bevono) 
GUALTIERO: E allora ? Che gliene sembra ? Buono, eh ?
GARRI: Buono sì ! E così ai suoi amici non piace ?
GUALTIERO: Ma…non è che non gli piace, è che loro vanno per cose più raffinate…
GARRI: Avete un buon rapporto, nonostante le differenze…
GUALTIERO: Lo dica pure: io sono un ignorante e loro son persone colte, di alto livello ! Per me però non è un problema: loro son gentili con me ed io cerco di adeguarmi, ecco tutto.
GARRI: È strano, però, che persone simili si trovino qui. Non dovrebbero mancargli le risorse per passare una vecchiaia più che buona in posti molto più belli e…stimolanti. Ne sa niente ?
GUALTIERO: Ma, vede, non è che conosca bene la loro situazione, quella personale intendo; per molti, però, ha funzionato la scelta che ho fatto io: che ci resto a fare a casa se mi trattan male, oppure non c’è nessuno con cui scambiare una parola ? Allora tanto vale che me ne vada in un posto ben messo come questo, in cui faccio quel che mi pare, ma vengo tenuto sotto controllo, perché non si sa mai. Qualcuno con cui parlare lo trovo; ci si scambian cortesie… Ma lo sa che m’è tornato l’interesse per tante cose che stavo lasciando andare ?
GARRI: Posso capire. Ma pensa che per loro sia valso lo stesso ragionamento ?
GUALTIERO: Non so un gran che del Professore, ma la marchesa da parecchio si era stufata di quel baciapile del figlio; da quando l’han fatto senatore, poi, aveva ragione lui per definizione ! Il Professore è un suo amico da tanti anni, perciò penso che abbian deciso insieme…
GARRI: Già, dev’essere così. In fin dei conti perché dovrebbero per forza fare ragionamenti diversi da quelli di tutti ?
GUALTIERO: Gliel’ho detto: come tutti !
GARRI: E, con questa storia dell’ “Angelo di Sanguinaro”, non si sentono a disagio a rimanere…?
GUALTIERO: Per niente. C’hanno un carattere, c’hanno, che più le cose sembrano difficili, più diventan duri e resistenti. Non sarebbe strano se mi dicessero di aver fatto i partigiani !
GARRI: Ma altri…
GUALTIERO: Sì, alcuni se ne sono andati, ma soprattutto perché qualche parente si è lasciato impressionare e li ha trascinati via. In cambio, però, sapesse quanti han chiesto di venire…
GARRI: Davvero ?
GUALTIERO: Uh, una valanga, tanti che non c’è mica posto e bisogna rifiutarli !
GARRI: Sul serio ? Non avrei creduto… E come si spiega ?
GUALTIERO: Maresciallo, c’è davvero bisogno che glielo dica io ? C’ha pensato ? Qui si è sparsa la voce che c’è qualcuno che regala la fine, una buona fine, a gente che già non vede l’ora per conto suo. Lei, se non ne potesse più, non ce la facesse da solo e potesse scegliere, non farebbe la stessa cosa ? Naturalmente se non ci fossero altre storie a impedirlo, che ne so: figli, mogli, la religione, o che so io…
GARRI: Capisco. Sì, la cosa si spiega. Magari lo si può anche non condividere, ma…
GUALTIERO: Mi spiace, siamo andati su un binario triste…
GARRI: Triste, sì, ma se le cose stanno così…(si riscuote) Mi dispiace lasciarla, ma…
GUALTIERO: Un’ultima cosa, Maresciallo, prima che se ne vada…
GARRI: Sì ?
GUALTIERO: Mi…vergogno un po’, ma…avrei da chiederle un favore…
GARRI: Sicuro, tutto quello che posso…
GUALTIERO: Dunque, senta. Quella mia parente, la figlia di mia sorella, non so se ricorda…
GARRI: …mi sembra che non andiate d’accordo…
GUALTIERO: Quella. Quella donna ha un figlio che, in fondo, mi è nipote; anche lei, sia chiaro, ma lui di più. Io a questo ragazzo ci ho sempre tenuto molto e forse è per questo che la madre ce l’ha con me, perché io con lui son sempre stato gentile; mi veniva a trovare, mi domandava le cose; lo vedevo che passava con gli amici e si fermava sempre… una parola, intendiamoci, mica di più, però…Non lo so com’è avere un figlio, ma per me lui è un po’ così, non so se mi spiego.
GARRI: Certo.
GUALTIERO: Ecco, allora… io sono preoccupato perché…adesso io sono qui e lui non lo vedo più come prima. Dove và ? Che fa ? Anche gli amici…un po’ per volta son cambiati. Voglio dire: son mica più quelli di prima. Negli ultimi tempi ha preso ad andare in giro con certe facce… Poverino, si vede che le cose non vanno; ha fatto la faccia triste, musona, che una volta rideva sempre… Ecco, vede, io…
GARRI: Non dica altro,Gualtiero. Gli darò un’occhiata, ci conti.
GUALTIERO: Oh, Maresciallo, lei non sa che sollievo che mi da. Guardi, io…io…
GARRI: Ma che fa ? Gualtiero, ma le pare il caso ? Non faccia così !
GUALTIERO: Mi scusi. È che non lo so se mi merito la sua gentilezza, la sua amicizia… È tanto, per me.
GARRI: Ma secondo lei ! Io che ci sto a fare, eh ? Non si preoccupi, via. E adesso si sistemi e vada di là a far ridere la marchesa che mi sa che con lei si diverte parecchio.
GUALTIERO: Sì, sì, ha ragione, andiamo. (si ferma di botto) La bottiglia ! Meglio metterla via subito sennò chi la sente suor “Lucifera” ? 



Scena 10: Autopsia

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del Comandante. Il Maresciallo Garri siede al tavolo del suo ufficio e di fronte ha il dottor Limonti. Sul tavolo una bottiglia di liquore che i due stanno bevendo.

GARRI: …niente, allora.
LIMONTI: Troppo tempo..
GARRI: Ma non sarebbe possibile…
LIMONTI –.Mario, sono passate più di due settimane. Qualunque sostanza sia stata usata, a meno che non sia stato usato un metodo molto rudimentale, è ormai volatilizzata. 
GARRI: Un altro goccio ?
LIMONTI –.Perché no ?
GARRI: (servendo prima il dottore e poi sé stesso) Insomma: o si tratta di avvelenamento con sostanze molto sofisticate…
LIMONTI –….oppure si tratta di crisi cardiaca. E buonanotte ! (alzando il bicchierino) Alla salute !
GARRI: (lo stesso) Prosit !
LIMONTI –.Ah. Buono, buono. L’ha fatto tua madre, hai detto ? Complimenti !
GARRI: Come lo fa lei…Non mi facevo illusioni, ma devo ammettere che un po’ ci contavo…
LIMONTI –.Lo so, lo so.
GARRI: …tanto più che le ricerche che ho fatto io, in parte hanno confermato quello che già avevi trovato tu. In parte, invece…
LIMONTI –.Invece…?
GARRI: La causa delle morti è stata più o meno sempre la stessa. Nel senso che non si è trattato sempre di collasso cardiocircolatorio, ma in prevalenza sì. 
LIMONTI: Cioè: per quanto micidiale non può averli ammazzati tutti lui.
GARRI: Esatto. Quindi, fin qui non ci sono elementi particolarmente interessanti. Potrebbe anche trattarsi di un caso; in fin dei conti le madie nazionali, quelle che hai tirato fuori tu…
LIMONTI: Lo ammetto: sono un complice. Anzi no: sono il capo della banda; ora (muovendosi goffamente) mi tolgo la camicia e ti mostro le ali…quelle dell’Angelo…
GARRI: Ma dài. Sei già sbronzo; non dovevo dartelo.
LIMONTI: Ma che scherzi ? Un liquore così vale qualsiasi sacrificio…Però fino adesso non mi hai detto cosa c’è di nuovo.
GARRI: Il numero. Nelle tue ricerche giustamente hai tenuto conto dei registri della struttura sanitaria di competenza. (Limonti annuisce) Però Sanguinaro si trova proprio sul confine tra questa e quella vicina; fino ad un paio di anni fà apparteneva all’altra struttura ed io sono ho fatto fare ricerche anche lì. E…
LIMONTI: E…?
GARRI: Parecchio. Il numero dei decessi è aumentato parecchio. Stiamo di circa il quaranta per cento sopra la media.
LIMONTI: Addirittura ? (Garri annuisce. Dopo una breve pausa) Non lo sapevo…
GARRI: Non potevi.
LIMONTI: (lentamente guardando dritto negli occhi Garri) Io no .
GARRI: Agresti sì.
LIMONTI: (dopo una nuova pausa) Ma guarda…
GARRI: Buffe coincidenze, eh ?
LIMONTI: La sostituzione dell’Ufficiale Sanitario e lo scoppio dello scandalo ?
GARRI: Non solo: tieni presente l’altro incarico.
LIMONTI: Quello presso la “Giovanni XXIII” ?
GARRI: Non sei ubriaco del tutto !
LIMONTI: Ubriaco sì, scemo no . Che si fa ?
GARRI: Una telefonata, tanto per cominciare .
LIMONTI: Ad Agresti ? Ma non lo metteremo in allarme ?
GARRI: È in allarme da parecchio, ormai. Se le cose stanno come pensiamo si è tenuto informato tramite i giornali se non per via telefonica. Quindi più ci muoviamo allo scoperto, più può pensare che il nostro interesse è casuale.
LIMONTI: E poi che fai ? Gli punti contro la pipa e gli fai confessare in pubblico la colpa mentre provano a vedere se la ghigliottina è ancora funzionante ?
GARRI: No. (misterioso) A quel punto comincia il mio lavoro.
LIMONTI: Cacchio !
Bussano alla porta
GARRI: Sì ? 
APPUNTATO: (da fuori) Comandi, Marescià. Ci sarebbe il ragazzo.
GARRI: (affrettandosi a mettere via la bottiglia e i bicchieri) Ah, già, il ragazzo ! (ad alta voce) Va bene, un attimo !
LIMONTI: Che ragazzo ?
GARRI: Niente, una cosa che…niente.
LIMONTI: Va bene, non m’impiccio !
GARRI: (aprendo una finestra e sventolando con le mani ed il berretto) Ecco, bravo !
LIMONTI: Ma che fai ?
GARRI: È per l’odore…
LIMONTI: Ma l’appuntato lo sa che…
GARRI: Ma il ragazzo no.
LIMONTI –Comincio a ragionare troppo lentamente, mi sa che è meglio che me ne vada a casa.
GARRI: Ti faccio accompagnare ?
LIMONTI: Ce la faccio, ce la faccio…
GARRI: La porta è quella con la maniglia !
LIMONTI: Come quella del cesso !
GARRI: ‘notte !
LIMONTI: ‘fanculo ! (apre la porta, poi quando è già mezzo fuori si gira e mima un saluto militare ) Comandi, Marescià ! (esce)




Scena 11: Il nipote di Gualtiero

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del Comandante. 

APPUNTATO: (affacciandosi) Comandi, Marescià .
GARRI: Ma vaffan…
APPUNTATO: (scandalizzato) Marescià !
GARRI: Ah, Sandalo, sei tu. Scusa, credevo… Che c’è ?
APPUNTATO: Il ragazzo, marescià, gliel’ho detto prima, no ?
GARRI: Certo, certo… Allora, tutto come d’accordo ? 
APPUNTATO: Sì, marescià. L’abbiamo trattato come c’ha detto lei.
GARRI: Resistenza ?
APPUNTATO: No. Mi sa che se l’è fatta sotto, ma fa il duro.
GARRI: Dov’è adesso ?
APPUNTATO: Sta seduto nella saletta, zitto e buono.
GARRI: È molto che…
APPUNTATO: Un quarto d’ora.
GARRI: Va bene, fallo venire. Ah, no. Senti, hai fatto quella ricerca…?
APPUNTATO: Certamente, Marescià, sta tutto nella cartellina gialla, sulla scrivania.
GARRI: Che cartellina…eccola! (comincia a scorrere velocemente il contenuto dei due fogli che contiene. Sandalo accenna ad andarsene.) No, aspetta. (Sandalo si ferma esibendo pazienza) Hai capito la Marchesa ! (chiude la cartellina e la porge a Sandalo) Prendi, mettilo in archivio insieme alle altre cose dell’Ospizio. 
APPUNTATO: Che ospizio ?
GARRI: Quello di mio nonno!
APPUNTATO: Uh! Tiene il nonno all’ospizio ? (il maresciallo non gli risponde, ma rimane a guardarlo, fisso) Ah, quell’ospizio ! 
GARRI: Quello, sì. Adesso và e fa venire il ragazzo.
APPUNTATO: (accennando alla stanza) Vuole una mano ?
GARRI: Che mano ?
APPUNTATO: A mandare via l’odore.
GARRI: No, non c’è bisogno. Vai, vai.

Sandalo esce. Garri si sistema la divisa, controlla che tutto sia a posto e poi va a sedersi dietro la scrivania.

APPUNTATO: (entrando accompagnato da un tipico ragazzo “del branco” con jeans, maglietta, scarpe e cappellino uguali a quelli di milioni d’altri; mantiene un atteggiamento ostinato e distante) Signor Maresciallo, ecco il ragazzo.
GARRI: Chi ? 
APPUNTATO: Il ragazzo che lei voleva vedere.
GARRI: Ah, sì, un momento. (rivolto al ragazzo indica la sedia di fronte alla scrivania) Si accomodi .

L’Appuntato va a sedersi dietro ad un tavolino più piccolo con la macchina da scrivere; Mentre l’appuntato infila i fogli e la carta carbone, il maresciallo fruga nelle carte ammucchiate sulla scrivania leggendo un foglio ogni tanto. Dopo un tempo congruamente lungo, chiude l’ultimo fascicolo, prende un foglio e legge ad alta voce. Da questo momento ogni parola del Maresciallo e di Uilliam saranno accompagnati dal ticchettare della macchina da scrivere

GARRI: Lei è Uilliam Del Campo ? (il ragazzo non risponde; con voce più dura) Uilliam Del Campo ?
UILLIAM: Sì.
GARRI: Uilliam , con la “U” ?
UILLIAM: Sì.
GARRI: Non con la “W” ?
UILLIAM: No.
GARRI: Nato il 29 febbraio 1992, domiciliato in via della libertà 14 ?
UILLIAM: Sì.
GARRI: Di Giacomo ed Ernestina ?
UILLIAM: Sì.
GARRI: Disoccupato.
UILLIAM: Sì.
GARRI: Bene. Lei sa perché è qui ? 
UILLIAM: Se non lo sapete voi…
GARRI: Non faccia lo spiritoso. Ogni sua affermazione di questo tenore può essere interpretata come resistenza a pubblico ufficiale, lo sa ?
UILLIAM: E allora ?
GARRI: (con semplicità) Galera. (riprendendo) Lei si trova qui perché è stato segnalato come individuo coinvolto in un traffico di stupefacenti. Ha niente da dire ?
UILLIAM: Io ?
GARRI: Lei.
UILLIAM: Io ne so niente. 
GARRI: Nega di prendere parte ad un traffico di stupefacenti ?
UILLIAM: Nego.
GARRI: Lei si droga ?
UILLIAM: No .
GARRI: Fuma ?
UILLIAM: Sì, perché, sarà mica vietato, no ?
GARRI: Non lo è…a seconda di quello che si fuma…e di come se lo procura…
UILLIAM: E se anche mi facessi le canne ?
GARRI: Sta dichiarando che fuma Marijuana ? Hashish ?
UILLIAM: Sto dichiarando niente, io. Non ci riuscirete a farmi dire quel che non dico.
GARRI: Si vedrà. (mostrando di consultare un foglio) Qui risulta che lei ha una parentela con tale Gualtiero Marchesi detto “Rugby”…
UILLIAM: Lasci fuori mio zio !
GARRI: Ah, dunque il vecchio “Rugby” sarebbe suo zio… Non credo che sarebbe contento di sapere che…
UILLIAM: Non dica niente a mio zio ! Non c’entra mica nulla, lui ! E poi (recuperando sicumera) voi non mi farete dire niente perché io non ho fatto niente.
GARRI: Certo, certo. Appuntato, ha verificato la situazione in cella ?
APPUNTATO: Sissignore, maresciallo. Ci stanno solo lo stupratore marocchino e il pappone albanese. 
GARRI: Ci sta posto, è sicuro ?
APPUNTATO: Sissignore, un posto ci sta..
GARRI: Grazie. (al ragazzo) Dunque, ha sentito ? Non abbiamo difficoltà a trattenerla un paio di notti se non si decide a parlare.
UILLIAM: Ma io non ho fatto niente !
GARRI: Beh, si vedrà. Può darsi che nel frattempo scopriamo qualcosa che convalidi la sua posizione, sennò…
UILLIAM: Sennò…?
GARRI: Ci farà sapere dopo due notti in compagnia.
UILLIAM: Con…con lo stupratore e il pappone ? Ma…ma vi rendete conto ?
GARRI: Temo non ci sia scelta.
UILLIAM: Ma vi sbagliate, vi sbagliate, lo volete capire o no ? Io non ho fatto niente, niente !
GARRI: Mi dispiace, ma abbiamo fatto delle verifiche prima di intervenire: le sue compagnie, quasi tutti pregiudicati con precedenti per spaccio; l’ambiente che frequenta… Tutto quello che ci è stato detto ha trovato riscontri, per cui…
UILLIAM: (scoppiando a piangere) No ! No ! Vi hanno detto una bugia ! Una bugia, vi hanno detto ! Non ho fatto niente di niente !
GARRI: (dopo uno sguardo d’intesa con Sandalo, con atteggiamento più cauto) Così lei dice di essere estraneo a …
UILLIAM: A tutto ! A tutto !
GARRI: (ad alta voce, a Sandalo) Sospenda la trascrizione. (Sandalo alza le mani e si mette a braccia conserte. Rivolto al ragazzo) Io potrei anche crederle.
UILLIAM: Da…davvero ?
GARRI: In fondo lei mi sembra un bravo ragazzo e…potrei anche chiudere un occhio. Certo, però, lei dovrebbe evitare di farmi dubitare…
UILLIAM: No, no, non deve dubitare ! 
GARRI: Certo, se sapessi che rigasse dritto, senza le strane compagnie che frequenta, con un lavoro…
UILLIAM: Ma io il lavoro non ce l’ho !
GARRI: Per quello potrei aiutarla io. Conosco parecchia gente e, casualmente, ho proprio qui una richiesta di manodopera che mi ha rivolto un industriale di mia conoscenza. Si tratta di uno stabilimento di scatole di pomodori… Certo che se lei non è disposto… 
UILLIAM: No, va bene, vanno bene anche le scatole di pomodori…
GARRI: Ma lei mi deve dare assicurazioni che si comporterà bene. Che si recherà puntualmente al lavoro, che non creerà problemi…La terremo sotto controllo, ha capito ? E al primo sgarro…
UILLIAM: Andrà tutto bene, vedrà.
GARRI: Altrimenti… Sandalo, che ne dice lei ? 
APPUNTATO: (dubbioso) Mah, non so…
GARRI: (c.s.) Forse non è il caso…
UILLIAM: Mi creda, sarò bravo, sarò bravissimo !
GARRI: (sempre rivolto all’appuntato) Potremmo sempre pizzicarlo di nuovo se non si comporta come si deve.
UILLIAM: Non ci sarà bisogno, deve credermi !
GARRI: E va bene. (porge al ragazzo un bigliettino) Qui ci sono tutti i riferimenti: telefono, indirizzo e quant’altro. Mi raccomando: ha capito ?
UILLIAM: (prendendolo) Sì, non si preoccupi, ho capito benissimo.
GARRI: Può andare. Stia attento. Appuntato ? Vuole accompagnare fuori il signor Del Campo ?
UILLIAM: Arrivederci…
APPUNTATO: (precedendolo all’uscita) Per di qua. (escono)

Il maresciallo rimane seduto ad aspettare. Poco dopo rientra Sandalo sorridente.

APPUNTATO: È stato bravissimo, marescià. A momenti me la facevo sotto pure io !
GARRI: Tu dici che è bastato ?
APPUNTATO: Per me quello manco fuma più le sigarette !
GARRI: (sospirando) Speriamo di aver fatto bene. Beh, fammi vedere cos’hai scritto, va .
APPUNTATO: Ma…perché ? Marescià, tanto era tutta scena, no ?
GARRI: Così. Sei stato tutto il tempo a picchiettare: diamo un’occhiata.
APPUNTATO: Se proprio insiste… 

Estrae il foglio dalla macchina da scrivere e lo porge al maresciallo.

GARRI: Ma…non ci si capisce niente ! Non dovevi fare così: se avessimo dovuto fargli vedere il verbale…
APPUNTATO: Erano cazzi, marescià.
GARRI: Lo vedo, ma perché…?
APPUNTATO: Io a macchina non c’ho mai saputo battere; mi faccio male alle dita, mi faccio. 




Scena 12: Pace in città

Esterno. 
Saverio Del Noce si affaccia guardingo ed attraversa la scena in tutta fretta uscendo dalla parte opposta. Rientra camminando all’indietro fronteggiato dal Maresciallo che gli tiene una mano sulla spalla, impedendogli di darsela a gambe.

GARRI: Dove stava andando ?
DEL NOCE: Ehm, per i fatti miei. Perché, è vietato ?
GARRI: Assolutamente ! Da quella parte ?
DEL NOCE: Sì, perché ?
GARRI: (lasciandolo) Niente. Così…
DEL NOCE: (riprende contegno) Ah, volevo ben vedere ! Buona sera. (s’incammina, ma prima di uscire preso da un dubbio rallenta e si ferma. Si volge al Maresciallo) Io…vado.
GARRI: (distrattamente) Vadi, vadi .
DEL NOCE: Ma… che c’è ?, Ci sarebbe qualche motivo per cui non dovrei andare ?
GARRI: Per carità ! Lei va per i fatti suoi, quindi…
DEL NOCE: (cominciando ad agitarsi) Lei si sta comportando in modo strano. Che succede se vado ?
GARRI: Niente…
DEL NOCE: Ah, beh…(s’incammina di nuovo) 
GARRI: …niente di diverso da quello che sarebbe ugualmente successo se lei non mi avesse incontrato.
DEL NOCE: (alle parole del maresciallo s’era nuovamente fermato. Adesso si gira preoccupato) Mi nasconde qualcosa, non è vero ? Guardi, io adesso vado e giro l’angolo…
GARRI: …e il dottor Limonti la stende.
DEL NOCE: (facendo un salto) Limonti ? Aiuto ! (parte in direzione opposta, ma il maresciallo lo blocca) 
GARRI: Adesso basta.
DEL NOCE: Che basta ? Che, basta ? Quello mi ammazza !
GARRI: Non se ne può più. Questa storia deve finire.
DEL NOCE: Ecco bravo, lo arresti; io verrò a farle una bellissima intervista. Dopo. Adesso, però…(cerca di andarsene, ma il maresciallo lo trattiene) 
GARRI: Adesso, però lei rimane qui e la facciamo finita.
DEL NOCE: Oddìo, mi massacrano !
GARRI: Ma la smetta ! (a voce alta) Dottore ! Dottor Limonti ! Giorgio !
LIMONTI: Chi è ? Ah, Mario, sei tu, come stai… Ma non mi dire, il viscido ! (avvicinandosi minaccioso) Tienimelo ancora un attimo che…
DEL NOCE: (stridendo cerca di divincolarsi e scappare) M’ammazza ! M’ammazza !
GARRI: (ostacolando Limonti con la mano libera) Fermo. Fermo, ho detto !
LIMONTI: Lasciamelo acchiappare… con calma e civiltà…
DEL NOCE: Aiuto, m’ha preso !
GARRI: (coprendo le loro voci con la propria) Basta ! Fermi o sparo !
I due si fermano impressionati; Garri si sistema la divisa e il berretto guardandoli torvo
GARRI: Insomma ! Vi dovreste vergognare ! Tu, Giorgio, sei pur sempre un pubblico ufficiale e comportandoti così sporchi la dignità tua e quella di tutti i rappresentanti delle istituzioni. Tra l’altro dài ragione a chi ci discredita. Te ne rendi conto, o no ?
LIMONTI: Io…beh, io…
DEL NOCE: E lei, Del Noce; anche lei, a suo modo, rappresenta una figura pubblica. Gli schizzi di fango che ha lanciato per aria finiscono per primo addosso a lei, e tutti quelli che cercano un motivo qualunque per fare casino non devono far altro che imitarla… 
DEL NOCE: Ma io stavolta non c’entro mica…
GARRI: (arrabbiato) Vogliamo parlare delle altre volte ? Le servono gli arretrati ?
DEL NOCE: …come non detto…
GARRI: Bene così. Adesso stringetevi la mano.
LIMONTI: Io ? A lui ?
DEL NOCE: Me la mangia !
GARRI: Ho detto: stringetevi la mano e fate la pace. Davanti a me.
LIMONTI: (masticando amaro) Pare che non ci abbia scelta…
DEL NOCE: Ma…stiamo sicuri ?
GARRI: Garantisco io. Garantisco che se succede di nuovo qualcosa, vi sbatto in galera, tutt’e due!
DEL NOCE: Con che capo d’accusa ?
GARRI: A quello penserò dopo.
LIMONTI: E va bene. (porge la mano)
Del Noce, tremando, gli porge la sua; si stringono la mano. In un primo momento dalle espressioni dei due si capisce che Limonti gliela sta stritolando, ma un’occhiata del maresciallo lo induce a desistere. Un ultimo scuotimento e le mani si separano. 
GARRI: Bene. E non se ne parli più.

Scena 13: Un biglietto da Gualtiero

Caserma dei Carabinieri. Ufficio del Comandante. 
Garri rientra visibilmente affaticato; chiude la porta dietro di sé e getta con gesto stanco il berretto sulla scrivania; fa per sedersi quando bussano alla porta.

APPUNTATO: (da fuori) Marescià, ci sta ?
GARRI: (dopo un attimo di perplessità) No. 
APPUNTATO: (c.s.) Allora ripasso dopo.
GARRI: Sandalo !
APPUNTATO: (c.s.) Comandi, marescià, mi ha chiamato ?
GARRI: T’ho chiamato, t’ho chiamato. Entra.
APPUNTATO: (esegue) Che le serve ?
GARRI: Che volevi ?
APPUNTATO: Scusi, marescià, ma è stato lei a chiamare me…
GARRI: No, prima. Che volevi prima, quando hai bussato ?
APPUNTATO: Non si preoccupi, marescià; è stanco, ripasso dopo. (fa per uscire) 
GARRI: Dove vai ? Dimmi quello che volevi.
APPUNTATO: Ma è una sciocchezza…
GARRI: Lascia giudicare a me. Allora ?
APPUNTATO: È solo un biglietto.
GARRI: Dài qua.
APPUNTATO: Ecco. (gli dà una bustina)
GARRI: (estrae il biglietto e mentre legge si rabbuia sempre più. A Sandalo, bruscamente) Chi l’ha portato ?
APPUNTATO: (a disagio) Un ragazzo, marescià. Ha detto che era per lei quando aveva tempo, così io…
GARRI: (si alza di scatto afferrando il berretto) Che aspettavi a dirmelo, eh ? Brutto imbecille. (esce velocemente)
APPUNTATO: (scioccato) Dice così, per scherzo… 





Scena 14: Perché mi hai cercato ?

Casa di riposo “Giovanni XXIII”. Camera di Gualtiero Marchesi. 
Il Maresciallo entra nella stanza in cui l’amico è steso nel letto con una pessima cera.

GARRI: Gualtiero ! Che è successo ?
GUALTIERO: (stancamente) Oh, maresciallo, che piacere…
GARRI: Sono venuto appena ho letto il biglietto…Ma che hai ?
GUALTIERO: Non si vede ? Mi sto riposando…
GARRI: Tu stai male !
GUALTIERO: Ad un investigatore come lei non si nasconde nulla, veh !
GARRI: Ma si può sapere che cosa è successo ?
GUALTIERO: Nulla. Proprio nulla. Niente di più di quello che doveva succedere…
GARRI: Ma che cosa…?
GUALTIERO: (fa tacere Garri alzando una mano) Eh, che furia. Si prenda una sedia, che la storia è lunga. Ha tempo ?
GARRI: (prendendo una sedia e sedendosi) Tutto il tempo che vuoi.
GUALTIERO: E la signora…?
GARRI: Aspetterà. È abituata.
GUALTIERO: Povera donna, mi sa che non fa una gran vita.
GARRI: (impaziente) Non si preoccupi per lei; se sapesse vorrebbe che restassi.
GUALTIERO: Grazie; me la saluti, mi raccomando.
GARRI: Presenterò. Ora mi dica.
GUALTIERO: È tanto tempo che ci facciamo compagnia, io e ‘sto male, ma adesso ha deciso di far di testa sua. Non c’è verso: ha deciso di far la sua strada e a me non resta che salutar tutti quanti e seguirlo. Che vuole, siamo inseparabili, proprio come i canarini di Hitchcock, se li ricorda ?
GARRI: Gualtiero, che sta dicendo ? Non c’è niente da fare ? Ha chiesto…?
GUALTIERO: E che vuol fare, maresciallo; ci diam tanto da fare tutti i giorni da mattina a sera, sin da bambini…fare, fare, fare… Quando poi alla fine non ne possiamo più si spera sempre che ci sia qualcun altro che ci dia un po’ del suo fare, fare, fare… Ma ci son volte che non se ne può più di tutto ‘sto “fare”. Neanche se ne riesce sentir parlare, che vien la nausea. E andarsene anche schifati è mica una bella roba, non crede ?
GARRI: Non capisco cosa sta dicendo.
GUALTIERO: Non ci faccia caso, niente d’importante. In altre parole: è tanto che son malato; è andata sempre peggio e questa è solo l’ultima crisi; se Dio vuole non ce ne saranno altre…
GARRI: Ma bisogna chiamare qualcuno…
GUALTIERO: C’è mica bisogno di niente. Ho un’assistenza che non le dico, sembra che sia il presidente della Repubblica con tutte le infermiere intorno; anzi, il Presidente del Vaticano, ché son tutte suore ! E poi c’è il mio amico, l’unico che possa davvero dare un aiuto in questa situazione qui: il Professore, sa…
GARRI: Il professor Cremonesi…
GUALTIERO: Lui. Vedesse che gentile. Premuroso. Ha fatto tanto per me, fin da quando venni la prima volta, a trovare il mio amico. Si ricorda, l’indagine… È incredibile però, le devo anche questo.
GARRI: Cosa mi deve ?
GUALTIERO: Se non fosse per lei io qui non ci capitavo mica, e il professore non lo conoscevo e non ci parlavo…
GARRI: E così lei si è ricoverato perché era d’accordo sulla cura al suo male.
GUALTIERO: Eh sì, diciamo così, per la cura. (una smorfia poi fa segno) Mi scusi se approfitto…
GARRI: Che cosa ?
GUALTIERO: Mi passerebbe il bicchiere sul comodino, che ho una gran sete ?
GARRI: Certamente. 
Il maresciallo passa a Gualtiero il bicchiere mezzo pieno d’acqua che si trova sul comodino.
GUALTIERO: (beve) Ah, grazie. (restituisce il bicchiere al Maresciallo)
GARRI: Prego (ripone il bicchiere sul comodino).
GUALTIERO: Poi, maresciallo, io volevo…
GARRI: Non si stanchi.
GUALTIERO: La vita è tutta una stanchezza, perciò mi lasci sentir vivo ancora un po’, via. Volevo ringraziarla per un’altra cosa, per quello che ha fatto per mio nipote…
GARRI: Ma via, Gualtiero, una cosa normalissima.
GUALTIERO: No, no; è mica normale prendere un ragazzo e raddrizzarlo, che è una faticaccia e il più delle volte ci si riesce mica e ci si rimedia solo un bel mucchio di antipatia… Lei l’ha fatto, e l’ha fatto per me, per amicizia e questo, mi creda, questo…(si commuove)
GARRI: Non faccia così…
GUALTIERO: Le cose grandi son queste, altro che ! Mi fan ridere con tutti quei monumenti: ci vuol poco a buttarsi contro un carro armato a mani nude se non c’è nient’altro da fare… Lei si è dedicato a mio nipote invece di far cose più importanti, più belle: poteva andarsene a casa da sua moglie, poteva andarsene al bar, poteva fare tante; invece…
GARRI: È il mio dovere, Gualtiero; non si tratta solo di acchiappare i delinquenti. Ci si aspetta anche che io faccia cosa simili.
GUALTIERO: Mmm… Mi sa che non è del tutto vero. Ma lei lo sa che facendo questo ha dato il buon esempio agli altri carabinieri che son con lei ? E che questi lo faran di nuovo se gli capita ? No, no: son cose grandi, creda a me, grandi !
GARRI: L’ho fatto con piacere; so che lei è stato buono con tanta gente, non meritava di meno.
GUALTIERO: Messa così sembra una malattia, di quelle che ci si attacca l’un con l’altro ! (tenta una risata che si spegne soffocata da un colpo di tosse che gli procura un dolore che non riesce a nascondere del tutto)
GARRI: Gualtiero !
GUALTIERO: Niente, niente. (prendendo una mano del maresciallo tra le sue) Senta: io le devo molto e ho pensato che prima che sia troppo tardi le devo…fare un regalo.
GARRI: Non si disturbi…
GUALTIERO: Mi lasci dire… Però glielo voglio fare davanti ai miei amici, perché…vedrà. Le dispiacerebbe chiamarli ?
GARRI: Vuole che vada a chiamarli ?
GUALTIERO: Non c’è bisogno che vada lontano; li avevo avvertiti che c’era una cosa che volevo dir loro e li ho pregati di aspettare nella stanza a fianco. Sa, era quella di Biagio.
GARRI: Vado subito, ma lei stia tranquillo (esce)
GUALTIERO: (con un filo di voce) E chi si muove…


Scena 15: Tra gli ultimi amici

GARRI: (rientra) Eccoci, Gualtiero, ecco i tuoi amici.
MARCHESA: Gualtiero !
PROFESSORE: (portandosi a fianco al malato) Caro Gualtiero, come si sente ?
GUALTIERO: La ringrazio tanto, professore, sapesse. Di tutto. Sento quasi niente, quasi niente…
PROFESSORE: Bene così, non si affatichi.
GUALTIERO: Ma no, solo il tempo di dare un saluto…(assecondando un gesto di Gualtiero il professore si ritrae e lascia venire avanti il maresciallo. Gualtiero gli parla come in confidenza) Ha visto ? Queste persone distinte son qui per me; forse han sbagliato malato, ma io glielo dico mica: ci faccio un figurone !
GARRI: (sorridendo) Suvvia, son qui proprio per lei.
GUALTIERO: Lo so, mica vaneggio ancora, io. (cambiando tono) Mi ascolti, le devo dire una cosa…è per farle questo regalo che l’ho chiamata, sennò la lasciavo in pace. Ha visto quel bicchiere, quello dell’acqua ? Bello, eh ?
GARRI: Sì, bello, dev’essere antico.
GUALTIERO: È l’ultimo del servizio, va a finire che si rompon tutti… Beh, quello è l’”Angelo”…
Un momento durante il quale Garri rimane perplesso, il Professor Cremonesi stupisce e la Marchesa serra la mascella.
GARRI: Non capisco, Gualtiero. Quel bicchiere sarebbe l’”Angelo” ?
GUALTIERO: Sì. Quella storia dell’”Angelo” era mica tanto da buttar via; glielo dicevo che tanta gente, piuttosto che finir male preferisce finire e basta, si ricorda ? (il maresciallo annuisce) Ebbene, maresciallo, lei, prima, mi ha dato una mano con la seconda parte della mia dose…
GARRI: Le avrei dato una mano ? Io ?
GUALTIERO: Con l’acqua…
GARRI: Con l’acqua ? Che c’era nell’acqua ?
GUALTIERO: Eh, una cosa che…aiuta. Contro le sofferenze, contro la paura del salto finale. L’ultimo calcio alla palla. Mi capisce ?
GARRI: Credo di cominciare a capire. Ma come… ?
GUALTIERO: Eh, il professore è un grande anche lui. C’ha ‘sta polverina che… Mi creda, se non ci fosse bisognerebbe inventarla…(il professore s’irrigidisce mentre il maresciallo comincia ad annuire mentre tutte le tessere del mosaico vanno a posto) Caro professore, non se la prenda con me; il maresciallo è l’unica persona che c’ha un’anima grande come la sua… Vi capirete… ne son sicuro… (tace e chiude gli occhi) 
Garri fa spazio al professore che si fa avanti a tastare il polso; fa segno di no, che non è morto. Sollievo di tutti. Una pausa durante la quale Garri ed il professor Cremonesi si guardano.
GARRI: E così…
PROFESSORE: Cosa pensa ?
GARRI: Le posso fare una domanda ? Mi risponderà sinceramente ?
PROFESSORE: Qui, davanti a Gualtiero…
GARRI: Preferisce nel mio ufficio ?
PROFESSORE: Intendevo solo dire che davanti a lui non potrei mentirle.
GARRI: Va bene. Mi dica: il dottor Agresti era al corrente, vero ?
PROFESSORE: Sì. All’inizio era contrario; ma poi si convinse che in fondo… Non ci aiutò mai, ma evitò che si scoprisse…
GARRI: A tutti gli effetti era un complice.
PROFESSORE: Ed anche un uomo seriamente malato.
GARRI: Anche lui era destinato…?
PROFESSORE: Lo è tutt’ora. È in lista.
GARRI: Addirittura! Una lista. Comunque, vediamo se indovino: il dottor Agresti copriva i vostri…lavori spargendo i referti di qua e di là, dividendoli tra ospedali e strutture sanitarie in modo che nessuno cogliesse l’alta mortalità dell’istituto. Dopodiché, un brutto giorno succede che anche in lui la malattia vada troppo in là e si ritrova a dover lasciare il posto ad uno sconosciuto, giovane, che non è possibile associare al vostro segreto. Inoltre, per colmo di sfortuna, un intrigante di giornalista s’arrabbia per un’eredità che sfuma dopo la morte di un’ospite dell’istituto… A proposito: (abbassando la voce) la signora Patti…
PROFESSORE: (stesso tono)Anche lei.
GARRI: Già. (torna al tono normale) Con tutto il chiasso che si è creato pensate di sospendere, fermare, aspettare tempi migliori, ma sono i vostri…pazienti che non possono aspettare e così decidete di andare avanti. Ma a questo punto i rischi cui vi siete esposti si rivelano davvero eccessivi; qualcuno fa due più due e…
MARCHESA: E arriva lei.
GARRI: E arrivo io. Lei, Marchesa, è stata il motorino d’accensione, se così si può dire. Questa villa era di sua proprietà… (la Marchesa accenna ad una protesta) Sì, lo so, tecnicamente rientrava nelle proprietà della Principessa Pasculli della Vacca… 
MARCHESA: (acida e indignata) Del bove.
GARRI: Scusi, Pasculli del Bove. Ma lei ha combinato le cose in modo che la dote della figlia della principessa, in partenza piuttosto povera, potesse essere, appunto, principesca; per ottenere questo risultato, lei acquisì la proprietà della villa in cambio della cessione di una piccola parte della sua notevole ricchezza. Sbaglio ? (la Marchesa risponde con un altezzoso cenno del capo) Non sbaglio. Così come non credo di sbagliare dicendo che lei, da giovanissima facesse l’infermiera tra i partigiani…
MARCHESA: (sorpresa) Sa anche questo !
GARRI: Merito dei miei collaboratori, non mio. Sanno scavare molto bene. Pare che fosse discretamente famosa, all’epoca; si ricorreva a lei quando si erano perse le speranze per qualche ferito particolarmente grave… (ad un moto della Marchesa) Non la sto accusando di niente, sto solo mettendo i fatti uno a fianco all’altro. Così come non l’accuso della serena dipartita del povero Marchese, dopo tante sofferenze ed un lungo, spietato calvario di cliniche e luminari di ogni paese. Ha tutta la mia comprensione, creda. (dopo una pausa) Ma io non avrei potuto capire nulla se non fosse stato per Gualtiero.
PROFESSORE: Non c’è dubbio.
GARRI: Evidentemente non è un caso se ha voluto che voi foste presenti…
GUALTIERO: (debolmente, risvegliandosi) Che…chi è che… mi avete chiamato ? Ah, maresciallo, lei è ancora qua… Spero che abbia apprezzato il mio regalo. Spero che i miei amici non me ne vogliano, ma… in fondo è anche per loro… spero che non siano arrabbiati…
PROFESSORE: Ma no, Gualtiero, abbiamo capito. Credo che abbia fatto bene. 
GUALTIERO: (debole) Davvero ? Non siete arrabbiati ? Nemmeno lei, marchesa ? (la marchesa fa segno di no con la testa) Oh che bello, grazie, mi levate l’ultimo peso dal cuore… Maresciallo, è qui ?
GARRI: Sì, Gualtiero, sono qui, vicino a te.
GUALTIERO: La sa una cosa bella ? Questo letto, lo vede lei ? Lo vede bene ?
GARRI: Certo, lo vedo.
GUALTIERO: Ma lo sa che proprio questo letto era quello di Lina ? E così…dopo tanto tempo…almeno una volta nella vita…io e lei…siamo stati nello stesso letto…(si spegne) 

Come prima Garri fa spazio al professore che si fa avanti a tastare il polso; questa volta si capisce subito che l’esito è stato diverso. 
Una pausa durante la quale i due anziani guardano il maresciallo che rimane in silenzio, concentrato.
Al termine di questo tempo Garri prende il bicchiere dal comodino ed entra nel bagnetto; si sente scorrere dell’acqua; il maresciallo ritorna con il bicchiere bagnato; lo espone davanti a sé ed agli altri, guardandoli, poi lo lascia cadere a terra. Il bicchiere si rompe.

GARRI: (continuando a guardarli) Questo era l’ultimo.

Il Maresciallo Garri fa un cenno di saluto ed esce.


SIPARIO