ASSENZE PRESENTI
di
Renato Capitani
PERSONAGGI:
Uomo
Prete
(La scena è buia. Si sente solo una voce fuori campo):
E’ strano come nella vita possano succedere a volte cose inverosimili. Ma è anche molto strano aspettarsi che tutto vada sempre nello stesso modo. O meglio, in un modo prestabilito. Non ho mai capito e ancora non riesco a capire, se sia la nostra logica che vuole tutto ciò o se siano i fatti della vita che portano inevitabilmente alla costruzione di una logica. D’altronde è anche naturale aspettarsi che i fatti seguano un procedimento scontato. Perché l’esperienza ci abitua a questo. E poi, in fondo, è anche tranquillizzante poter dire: “lo sapevo!” O “me l’aspettavo!” Forse è proprio per questo motivo che nel 1999 la gente si dava tanto da fare per poter finire quell’anno in modo diverso. Stava arrivando il 2000. Tutti si aspettavano che prima o poi sarebbe successo. La frase: “ormai siamo nel 2000” era stata detta e ripetuta milioni di volte negli anni passati, con un significato futuristico. “E ora che siamo veramente nel 2000,” pensava la gente, “cosa diciamo per sembrare più evoluti?” Come è possibile dire: “succedono ancora queste cose alle soglie del 2000!” E poi accorgersi che le stesse cose succedevano anche nel 1900 o nel 1950. Per questo la notte del 31 dicembre del 1999, proprio per evitare di celebrare, come tutti gli altri, l’avvento straordinario del 2000, cercai di fuggire e di rifugiarmi in un posto isolato, dove gli echi del trionfante 2000 non mi raggiungessero e potessi affrontare l’impatto fatale senza conseguenze per il mio precario equilibrio. Cosa c’era di meglio di una chiesa sconsacrata, in periferia, che avevo scoperto pochi giorni prima. Volevo sconsacrare il sacro 2000, come qualcuno aveva fatto con quella piccola chiesa abbandonata. Sfollando Cristo dalla sua casa legittima. Sconsacrare in un posto sconsacrato. Mi era sembrata una buona idea… mi era sembrata… soprattutto perché in passato avevo rischiato di sconsacrare la mia vita… senza aspettare il 2000. E poi c’era anche un altro motivo… sicuramente più importante…
(continua la voce fuori campo, mentre la scena si illumina lentamente. Appare un uomo, sui quarant’anni, che gira, guardandosi intorno con aria smarrita, all’interno di una chiesa. Pochi elementi ne caratterizzano l’ambiente, in cui si respira una cupa aria di abbandono: una grande croce ad una parete, qualche immagine sacra impolverata, uno sgabello sgangherato, un candelabro gettato sul pavimento. Una musica, tra il macabro e il celestiale accompagna la scena. L’uomo, dopo aver fatto qualche passo, con andamento insicuro, si accorge del candelabro rovesciato in terra. s’inginocchia per raccoglierlo, ma viene sorpreso da una voce
che sopraggiunge alle sue spalle):
VOCE : Lo lasci pure in terra. Non serve raccoglierlo. Tanto ce lo ributteranno.
(l’uomo si volta di scatto, sorpreso, quasi spaventato, in direzione della voce. Entra un uomo di mezz’età, vestito con giacca e pantaloni neri. Il colletto bianco lo identifica come un prete.)
PRETE : L’ho spaventata?… mi dispiace, non era mia intenzione.
UOMO : (rassicurato) No, no, padre. Soltanto un po’ sorpreso. Pensavo di essere solo. Credevo che questa fosse…
PRETE : (interrompendolo) Una chiesa sconsacrata? Infatti lo è.(Anticipando un’eventuale domanda) E lei in questo momento si sta giustamente domandando che cosa ci fa un prete, in una chiesa sconsacrata della periferia di Roma, alle dieci di sera dell’ultimo giorno del 1999. (Sorride) Ma anche lei dovrebbe essere altrove, non crede?
UOMO : Dove dovrei essere non lo so. Comunque dovremmo avere impegni diversi noi due, no?
PRETE : Chissà. Lei può dire questo perché le è stato più facile identificarmi. (Guardandosi) il mio abito mi colloca decisamente. Mentre teoricamente, io non so chi sia lei e perché si trova qui.
UOMO : Teoricamente?
PRETE : (sorridendo) Bé, sì. Teoricamente. Perché lei sa benissimo che noi preti, per una specie di deformazione teologica, siamo portati a guardare l’umanità come un enorme gregge: ci sono le pecore che seguono questo gregge e quelle che invece stanno per conto loro. Le cosiddette “smarrite”. Solo queste due categorie. Ad occhio e croce mi pare che lei appartenga alla seconda.
UOMO : Veramente io, se proprio vogliamo parlare di categorie, mi sento più appartenente ad una terza: “le disorientate”. Più volte ho cercato di seguire il mio gregge, ma poi mi sono sempre trovato a pascolare da solo, da qualche altra parte…
PRETE : E oggi come mai è stato attratto da questo pascolo? Una scelta perlomeno curiosa.
UOMO : Infatti. Neanche io so bene perché mi trovo qui. E’ stata un’idea. Strana, lo so. Ma tutto questo clamore intorno all’arrivo del 2000 mi infastidisce. Ho cercato di isolarmi.
PRETE : In una chiesa sconsacrata?… Non sarebbe stato meglio un posto meno tetro?… E’ anche sorprendente che l’abbia trovata aperta.
UOMO : Già. Non ci avevo pensato. Come mai è aperta? (Lo guarda per un momento con sospetto) E’ stato lei?
PRETE : Oh, no. Anch’io l’ho trovata quasi aperta.
UOMO : Quasi?
PRETE : Bé, sì. Apparentemente la porta era chiusa. Ma è bastata una piccola forzatura, perché si aprisse come una porta normale. E sa perché?
UOMO : Visto che l’ha aperta, me lo dica lei.
PRETE : Perché è stata già aperta in precedenza. O meglio, forzata. Più volte. La serratura è completamente saltata. Aprirla è stato un gioco da ragazzi. (Sorridendo) via non faccia finta di niente!… Se stasera è venuto qui, sapeva benissimo che l’avrebbe trovata aperta.
UOMO : Sospetta di me?
PRETE : No, non l’ha forzata lei. Purtroppo no.
UOMO : Sa chi è stato?
PRETE : Può darsi. Ma visto che ci troviamo qua insieme, parliamo un po’. Le va?
UOMO : (brusco) Non cercavo una confessione.
PRETE : Su, non mi deluda! Non la conosco, ma non mi sembra un uomo da stereotipi. Altrimenti adesso starebbe in qualche locale del centro, con un bicchiere di spumante in mano ed un cappelletto di cartone in testa, a festeggiare il magico 2000. Anch’io so parlare come un uomo normale, e per comunicare con me non occorre confessarsi.
UOMO : Allora cominci lei. Così mi sembrerà tutto più normale.
PRETE : D’accordo. Come vuole. Anche se ho cose meno importanti da raccontarle. Faccio il prete. La mia vita è abbastanza indirizzata. Diciamo stabilizzata.
UOMO : Non ha una parrocchia?
PRETE : Certo. Ho anche la sacrestia, un campo sportivo, un teatrino ed i Boys Scout. dico la messa e raccolgo le offerte.
UOMO : E perché non è con i suoi parrocchiani ora?
PRETE : Perché anche loro hanno voluto festeggiare il 2000 in modo particolare. Il loro parroco lo vedono tutti i giorni.
UOMO : I suoi amici preti?
PRETE : Non ho amici preti. Sono amico di tutti nello stesso modo. Ma non continui a farmi domande banali. So benissimo qual è la cosa che le interessa veramente sapere: Cosa ci faccio proprio qui?
UOMO : Infatti.
PRETE : Forse aspettavo proprio lei.
UOMO : (sorpreso) Mi aspettava?… Ma io non la conosco.
PRETE : Neanch’io la conoscevo prima di oggi. Eppure sono venuto qui per aspettarla. Curioso, vero? Ammetto che sorprende anche me.
UOMO : Lei si sta prendendo gioco di me. Ma non la trovo molto divertente. Nessuno sapeva che sarei venuto qui stasera.
PRETE : Non sto scherzando, mi creda. Ma le assicuro che è così. E se questo può tranquillizzarla, aggiungo che non sto aspettando solo lei.
UOMO : Ah, una festa dunque!… Ero stato invitato e non lo sapevo!
PRETE : (molto seriamente) Qualcuno vorrebbe fare una festa. Anche se io non la chiamerei proprio così. E qualcun altro, invece, ha intenzione di impedirla, questa festa. E’ tutto più chiaro?
UOMO : E chi sarebbero gli uni e gli altri?
PRETE : Arriviamoci per gradi. Il suo atteggiamento mi pare un po’ troppo diffidente, se non prevenuto. Capisco che questa situazione la innervosisca, ma cerchi di capire che non è casuale. E tutti e due siamo qui per una ragione.
UOMO : Lei saprà la sua di ragione. Ma io non ho ancora capito cosa abbia a che fare con me…
PRETE : So che ha conosciuto padre Alfredo. Questo le dice qualcosa?
UOMO : (sorpreso) Padre Alfredo?… Lo conosceva anche lei?
PRETE : Sì, abbiamo studiato insieme. Apparteneva al mio stesso ordine religioso. Sapevo tutto di lui. Ma c’è una parte della sua vita che mi è rimasta oscura. Soprattutto l’ultima fase, prima della sua morte. Impegni diversi ci hanno allontanati. E nonostante i miei sforzi, non sono più riuscito a sapere niente di lui.
UOMO : E come ha saputo della nostra amicizia?
PRETE : Mi è arrivata una lettera, spedita da padre Alfredo prima della sua morte. Mi parlava, senza nominarlo, di un suo amico, che aveva condiviso con lui alcune esperienze che definirei uniche. Non ho capito, perché dopo tanti anni di assenza si fosse fatto vivo con una tale lettera. E proprio con me. Raccomandandomi una persona, che neanche nominava, assicurandomi che comunque sarei stato in grado di riconoscerla. Avrei dovuto soltanto aspettarla. Perché prima o poi l’avrei incontrata.
UOMO : Mi sta parlando di una persona che è stata fondamentale nella mia vita.
PRETE : Anche nella mia. (Sorride) Lo vede che noi due non siamo così lontani come crede. Che dica? Ci vogliamo sedere e parlare un po’?
UOMO : No. Non voglio parlare di padre Alfredo. E non ho neanche più voglia di restare qui. (Fa qualche passo in direzione dell’uscita)
PRETE : Si fermi, la prego! (Si avvicina velocemente all’uomo, affermandolo delicatamente per un braccio) mi dispiace di averla turbata. Non era questa la mia intenzione. Pensavo di farle piacere, nominando una persona a lei cara.
UOMO : (scostando il braccio dalla mano del prete) Ma perché vuole farmi piacere? (Alzando la voce) ma chi è lei? Cosa vuole da me?
PRETE : (con tono pacato) Sono solo un prete, stia tranquillo. Un uomo, se preferisce, come lei. E come lei ho avuto la fortuna di conoscere un altro uomo, eccezionale. Abbiamo avuto tutti e due la possibilità di condividere un grande patrimonio. Pur non conoscendoci. E questo la lascia indifferente?
UOMO : (più calmo) Non ho detto che mi lascia indifferente. Ma una coincidenza non deve per forza premettere altro.
PRETE : Certo. Se si trattasse solo di una coincidenza. Ma non è così. (Tira fuori dalla tasca un foglio e lo mostra all’uomo) questa è la lettera che padre Alfredo mi ha spedito prima della sua morte. L’ascolti e poi deciderà se restare o andarsene. (L’uomo rimane per un momento immobile, visibilmente incerto se fermarsi o andare via. Poi, guardando con sospetto il prete, si siede sullo sgabello, al centro della stanza, con l’intento di ascoltare. Il prete inizia la lettura della lettera, chiaramente soddisfatto): “Caro amico, lo so che per te è una grande sorpresa ricevere una mia lettera dopo tanti anni di silenzio. Ma non per questo ti avevo dimenticato. A volte ti ho pensato intensamente. E poi non ho bisogno di spiegare proprio a te quanto si può essere presenti anche nell’assenza, o viceversa. Quando mai noi due ci siamo dovuti spiegare le cose? Chi ha deciso di farci incontrare, ci ha dato anche il dono di capirci senza parole. Conservo ancora nel mio cuore il ricordo dei nostri anni di studio. Quando per noi futuri preti studiare non significava tentare di costruirsi un avvenire, come per tutti gli altri comuni studenti. Il nostro avvenire era già stato deciso. Ci chiedevano solo di capire, capire, capire. Capire il mondo per poter capire l’uomo. Ma chi capiva che anche noi eravamo uomini; giovani, con i problemi, le emozioni e le stesse paure degli altri giovani?… La nostra era stata una scelta particolare, lo sapevano, ma non sempre questa consapevolezza bastava a farci maturare più in fretta degli altri. E tu in questo mi sei sempre stato di grande aiuto. Non te l’ho mai detto prima perché pensavo che tu già lo sapessi. Ma se ora sto morendo da rete, e sono felice di essere ancora un prete, lo devo in gran parte a te. E non voglio morire senza ringraziarti. Sì, hai letto bene, caro amico, morire. Il male che mi perseguita da anni ha avuto finalmente pietà per le mie sofferenze e fra pochi giorni, o anche ore, come sostengono i medici, lui ed io ci separeremo. Per me non sarà una grande perdita, te l’assicuro. Tuttavia, in questi ultimi colpi di coda si sta comportando da galantuomo e non mi priva della lucidità necessaria per salutare le persone che mi sono più care. E poi mi sento sereno, perché sono consapevole, ora, che cinquant’anni fa feci una scelta giusta, e fra poco aprirò la mia scatola per scoprirne la sorpresa. Mi dispiace solo che il disagio della mia mano tremolante costringa i destinatari delle mie lettere ad uno sforzo di lettura (lo stesso che tu starai facendo nel tentativo di decifrarmi).Ma voglio dedicarti gli ultimi attimi di questa mia vita terrena e ricordarti l’appuntamento che il nostro Padre Celeste ci ha dato. Ci saremo tutti, mi raccomando, non mancare proprio tu. Ci tengo. Poi voglio chiederti un grande favore. So che a te posso chiederlo senza tante spiegazioni. E per questo non te ne darò. C’è una persona, un uomo, che mi sta particolarmente a cuore. Perché ha attraversato momenti molto “particolari” nella sua vita. E quando uso la parola “particolari” tu sai subito a cosa mi riferisco, perché è una parola chiave del nostro codice. Sì, è proprio ciò che pensi. Tempo fa fu avvicinato e poi coinvolto da una di quelle sette che tu ed io conosciamo molto bene e che, per decisione presa dall’alto nella Chiesa, abbiamo dovuto più volte combattere. Fortunatamente l’anima di quest’uomo non era stata completamente prosciugata quando lo incontrai, o meglio, quando lui volle incontrarmi. E tu sai in questi casi com’è importante la volontà, la forza che ogni individuo ha dentro di sé, più o meno grande. Appena gli offrii la mia mano, si aggrappò come un neonato affamato al seno materno. Mi sembrava proprio un bambino denutrito, uno di quelli che tu ed io abbiamo spesso preso in braccio ed accarezzato, e dei quali non sentivamo neanche il peso, ma solo lo scricchiolare delle loro piccole ossa. Ecco, è proprio questa la prima immagine che mi sovviene di lui. Quando lo incontrai la prima volta, mi sembrava una persona denutrita, senza peso. Quella gente (che dice di amare il demonio, ma che in effetti odia solo l’uomo, perché è incapace di essere umana) lo aveva completamente scarnificato, asciugato, promettendogli chissà quale felicità. Non mi disse mai il motivo per cui si era trovato in quella situazione, né io glielo chiesi mai. Per questo, forse, ebbe subito fiducia in me. E fu proprio questa sua fiducia che mi permise di sradicarlo dai quei “senza vita” e di recuperarlo. La sua stessa disperazione era frutto di una grande intelligenza, di una straordinaria sensibilità. E quando si soffre, come sai, si diventa anche più intelligenti. Non mi soffermo sui particolari della nostra vicenda. Sappi solo che è stato tutto molto duro. Quella gente non rinuncia molto facilmente ad uno dei suoi “adepti”. Nessuna belva rinuncia tranquillamente al sangue della sua preda. Ed è pronta a sbranare e a farsi sbranare, per difenderla. Cercheranno di riprenderselo. Con le buone o con le cattive. E lo faranno quando io non ci sarò più. Aspetteranno che la stretta delle nostre due mani si sciolga per sostituirla con la morsa della loro mano. Io vorrei che nel momento dell’aggancio ci trovassero la tua di mano al posto della mia. So di chiederti molto, ma so anche che puoi fare molto. Tu troverai quest’uomo e lo riconoscerai subito. Per questo non ho bisogno di dirti neanche il suo nome. Riconoscerai in lui la mia anima. L’amore che la mia anima ha voluto donargli. Lo stesso amore che tu ed io abbiamo ricevuto gratuitamente, e che la nostra vita ci costringe ad investire negli altri. Ti ricordi cosa ci dicevano in seminario? “Voi siete una società per azioni. Le vostre azioni possono essere in rialzo o in ribasso, ma l’unico modo per verificarlo è quello di fare continuamente degli investimenti”. Io, caro amico, ho sempre investito nella vita ed ora vado a controllare se sul mio conto si sono accumulati degli interessi… Ti abbraccio forte, con la poca forza che mi è concessa. Tuo Alfredo.”
UOMO : (commosso) Il giorno della sua morte mi trovavo lì, accanto al suo letto in ospedale. Nessuno mi aveva avvisato. Ma una voce dentro di me aveva insistito perché mi precipitassi da lui. Quando arrivai, lui avvertì subito la mia presenza. Respirava a fatica e aveva gli occhi chiusi, ma mi riconobbe ugualmente, perché senza aprire gli occhi mi disse: “Allora mi hai sentito. Bene. Ora prendimi la mano e stringila forte”. Lo feci, con la mia mano destra, ma lui mi corresse: “No, mi devi dare la sinistra. Quella è la mano del cuore. Perché sono sicuro che da lì non avrai mai il coraggio di cacciarmi. Tu sei un uomo buono.” Io cambiai la mano e non ebbi la forza di dire altro che un timido “grazie”. Lui sorrise e rimase così fino alla fine… (dicendo queste parole si stringe la mano sinistra con la destra, come per ricordare il gesto di padre Alfredo).
PRETE : (si avvicina all’uomo e gli appoggia una mano sulla spalla) Sono felice che lui sia ancora dentro di te. E io, finalmente, lo rivedo.
UOMO : (continuando il racconto) Sentii la sua mano raffreddarsi lentamente, fino a diventare un corpo inanimato, freddo, come se fosse di metallo. Restai immobile, per un attimo, quasi inconsapevole di ciò che stava succedendo. Non avevo mai visto la morte avvicinarsi così lentamente. Così serenamente, anche. Un distacco dalla vita non drammatico ma… sobrio, delicato, di una dignità assoluta. Lasciai quella mano e mi appoggiai con la schiena ad una parete, in silenzio, seguendo distrattamente il movimento delle altre persone che si trovavano nella stanza in quel momento, medici ed infermiere, come se fossero ombre, sagome indefinite, tutte uguali, senza fisionomia… Poco dopo mi ritrovai fuori, a camminare per strada, senza rendermi conto di come ci fossi arrivato…
PRETE : E poi… come furono i giorni che seguirono?
UOMO : Vuoti. Un indescrivibile senso di vuoto s’impadronì della mia mente, dei miei pensieri. Il freddo di quella mano che lasciava la vita, mi era entrato nelle viscere, nel sangue. Ogni volta che ci pensavo, praticamente tutto il giorno, mi sentivo gelare, dalla testa fino all’estremità dei piedi. Poi gli occhi cominciavano a lacrimarmi spontaneamente, così, improvvisamente, senza la possibilità di controllo. Ed anche le lacrime erano gelate, tanto da raffreddarmi il viso nel loro percorso.
PRETE : L’hai amato molto, vero?
UOMO : Lui mi ha ridato la vita e io l’ho guardato mentre perdeva la sua.
PRETE : Non te ne fare una colpa. Si muore e si vive solo negli altri. E se conoscevi bene padre Alfredo, penso che te l’abbia ripetuto mille volte. Il fatto che lui in questo momento non sia fisicamente qui, è solo un dettaglio biologico. Ne stiamo parlando e ciò è fondamentale. Questa è la vera vita dell’uomo.
UOMO : (con ironia) Eh già… l’immortalità di voi preti!
PRETE : L’immortalità può appartenere a tutti. C’è chi sa approfittare di questo privilegio e chi no…
UOMO : Bene. Ora che mi ha benedetto con il suo sermone, mi può anche lasciare andare, no?
PRETE : (sorridendo) Eh quanta fretta!… Andare, andare… ma che fretta ha?… E poi continui a darmi del lei senza accorgerti che io, invece, ho cominciato a darti del tu.
UOMO : E chi le ha detto che non me ne sono accorto?
PRETE : Ah… allora vuoi mantenere le distanze! Ma perché? Ti sono proprio così antipatico?… Eppure ero un amico di padre Alfredo. Questo dovrebbe tranquillizzarti.
UOMO : Io non mi fido più dei preti, amici o no.
PRETE : Perché? Forse muoiono troppo presto o… nel momento sbagliato?
UOMO : (innervosito) Padre Alfredo era un mio amico e basta! Il fatto che si trattasse di un prete è irrilevante.
PRETE : Irrilevante?… Un prete che ti strappa dalle grinfie di una setta satanica e inoltre ti insegna a combatterla, è un amico come un altro?… Come quelli con cui si va a mangiare una pizza o a giocare una partitella di calcio?
UOMO : Io non le ho detto niente, queste sono sue illazioni.
PRETE : Illazioni?… (Riprendendo la lettera di padre Alfredo): “…Quella gente (che dice di amare il demonio, ma che in effetti odia solo l’uomo, perché è incapace di essere umana) lo aveva completamente scarnificato, asciugato, promettendogli chissà quale felicità…” e ancora: “… fu proprio questa sua fiducia che mi permise di sradicarlo dai quei “senza vita” e di recuperarlo…” (rivolgendosi all’uomo con tono duro) anche padre Alfredo faceva illazioni?
UOMO : E’ una faccenda che riguarda solo me, lei non c’entra.
PRETE : (continuando a leggere) “… Tu troverai quest’uomo e lo riconoscerai subito. Riconoscerai in lui la mia anima. Per questo non ho bisogno di dirti neanche il suo nome…” (l’uomo, spazientito, fa per uscire di nuovo, ma viene prontamente bloccato dalle parole e soprattutto dal tono della voce del prete, che si è fatto sempre più imponente e incalzante, come se stesse lanciando un anatema) “…Nessuna belva rinuncia tranquillamente al sangue della sua preda. Ed è pronta a sbranare e a farsi sbranare per difenderla. Cercheranno di riprenderselo. Con le buone o con le cattive?... (l’uomo si volta, torna indietro e, affranto, si risiede nello sgabello, dove si era seduto in precedenza. Il prete gli si avvicina calmo, continuando a leggere la sua lettera con tono più pacato, evidentemente rassicurato dal gesto conciliante dell’uomo): “…E lo faranno quando io non ci sarò più.” (Piega il foglio e lo rimette in tasca, mostrando all’uomo un’espressione tenera, paterna. Poi, gli poggia una mano sulla spalla, come aveva già fatto in precedenza) ne parliamo un po’, eh?… Senza darci del lei e… senza scappare!
(BUIO)
FINE DELLA PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
La scena riprende dallo stesso punto in cui l’avevamo lasciata nella prima parte. L’uomo è ancora seduto sullo sgabello, mentre il prete si è allontanato da lui e sta in piedi, vicino all’unica finestra della stanza. Sta guardando fuori.
PRETE : Che strano silenzio. Veramente strano per la notte di capodanno. (Guarda l’orologio) Sono già le dieci e mezzo e nessuno fa rumore. Glia altri anni a quest’ora già si sentivano schiamazzi, urla… botti. Mi aspettavo per l’ultima notte del 1999 qualcosa di veramente fragoroso. E invece, per ora, niente.
UOMO : Staranno tutti aspettando la mezzanotte con ansia. Più è grande il silenzio prima, più è forte il chiasso dopo. E’ una tattica. (Cambiando tono) E lei… e tu, invece, non mi avevi detto che stavi aspettando qualcun altro?
PRETE : Infatti… (guarda di nuovo l’orologio) Ma è ancora troppo presto… anche loro saranno qui per mezzanotte…
UOMO : Loro?
PRETE : (avvicinandosi all’uomo) Sì, loro. Noi due sappiamo benissimo cosa intendiamo con “loro”.
UOMO : (stizzito, si alza) Tu dai per scontate troppe cose. Potrei non aver capito.
PRETE : Non mi piace girare intorno al discorso. Per questo prendo subito la scorciatoia. Sai benissimo, quanto me, di chi sto parlando. Tu non sei qui per caso, come non lo sono io. Stanotte, a mezzanotte per la precisione, qualcuno verrà qui e cercherà di chiudere il cerchio.
UOMO : Chiudere il cerchio?
PRETE : Chiudere il cerchio. Mentre in tutte le case, nelle piazze o chissà dove, la gente festeggia l’arrivo del nuovo anno, del nuovo secolo, del nuovo millennio e via dicendo… in dieci chiese, sparse tra il nord e il sud di questo paese, si terranno altrettanti riti, celebrati dai nemici di Dio, i “senza vita”… i satanisti o… chiamiamoli come più ci piace. Io preferisco chiamarli poveri infelici o più semplicemente gente malvagia. Umanità inutile, dedita soltanto alla distruzione dei propri simili, per il gusto perverso di condividere la disperazione che li ha invasi. Questi riti hanno lo scopo d’impedire che il nuovo millennio possa nascere sotto un buon auspicio, o meglio, servono a marchiarlo di negatività. Come l’anno uno nacque sotto il segno di Dio, l’anno mille con il terrore di Dio… il duemila dovrà nascere sotto il segno e il terrore del demonio. Un progetto delirante, lo so, ma anche inquietante e meno lontano dalla realtà, di quanto il distaccato scetticismo dei modernisti ci voglia far credere.
UOMO : (sbalordito) Ma questi sono discorsi da medioevo!
PRETE : Certo. E ciò che stiamo vivendo non è medioevo? (Avvicinandosi a lui, lo fissa negli occhi con sguardo deciso) Rispondimi sinceramente; sinceramente! Ciò che sto dicendo è una mia fantasia? Ripeto: fantasia?!
UOMO : (cerca di sostenere lo sguardo severo del prete, ma non ci riesce. Si stacca da lui dandogli le spalle e pronunciando sommessamente alcune parole) Basterà impedire che anche in una sola di queste chiese venga celebrato il rito, perché tutto sia invalidato.
PRETE : (soddisfatto, per la collaborazione dimostrata dall’uomo) Esattamente. Il cerchio non si chiuderebbe.
UOMO : Quali sono le altre nove chiese del cerchio?
PRETE : Non lo so. Ma noi due abbiamo scoperto qual è la decima. Ci basta, no?
UOMO : Sì. Però tu non sai come abbia fatto a scoprirlo io. E io… non so come l’abbia saputo tu.
PRETE : Già. E questo è un mistero. Almeno per te. Perché io… forse lo so.
UOMO : Davvero?
PRETE : Per te è bastato accettare un appuntamento. A proposito, a che ora l’hanno fissato i tuoi amici?… Proprio a mezzanotte non credo. Prima ci saranno da fare dei preparativi, no? Non so… candele… paramenti, strumenti vari, altari sacrificali… (sempre più sarcastico) Orge di riscaldamento… insomma tutto ciò che serve in un rito che si rispetti. Scusa se ho dimenticato qualcosa, ma te ne intendi senz’altro più tu di me.
UOMO : Ma cosa stai dicendo?… Vuoi insinuare che io sono uno di loro?
PRETE : Lo sei stato.
UOMO : Acqua passata. Dopo l’incontro con padre Alfredo la mia vita è cambiata. Ero uno di loro. Ma poi me ne sono distaccato. In seguito, lui ed io, insieme, abbiamo aiutato molte persone ad uscire da situazioni simili. Rischiando seriamente. Tu credi di sapere tutto, ma non sai proprio niente.
PRETE : Questo lo pensi tu. Comunque, visto che ti piace vagare, mi trovo costretto a prendere di nuovo una scorciatoia. Quello che dici è vero, ma in parte. Dopo la morte di padre Alfredo hai subito una forte sbandata. Forse ancora più forte di quella che avevi preso qualche anno prima, che ti aveva spinto ad avvicinarti a certa gente e a certe pratiche. Dio ti aveva deluso, vero?… Aveva fatto morire proprio il tuo salvatore. Colui che ti aveva aperto gli occhi, spalancandoti la nuova via. L’aveva fatto morire senza considerare la tua debolezza, l’incapacità di camminare senza la tua guida. Come? I tuoi nemici erano ancora tutti vivi, forti, sempre più attivi, combattivi. Mentre padre Alfredo soffriva, si consumava nella sua malattia, morendo miseramente in un letto di ospedale. Dio abbandona i suoi alleati migliori, e dall’altra parte il demonio ne guadagna sempre di nuovi, di più spietati, allargando sempre di più il suo esercito?… Ma dov’è, allora, la giustizia divina? Dove sta la felicità? Il confine tra il bene e il male è così netto o anche il cosiddetto “bene” ha le sue ambiguità, le sue contraddizioni?… Chi è meglio seguire? Un Dio ingiusto o un antidio più comodo?… Quante domande ti sarai fatto prima di rivedere la tua scelta!… Lo so che è stata sofferta. Non ho motivo per dubitarne. Ma ora rispondi alla domanda che mi preme di più: a che ora verranno i tuoi amici? O… amici “ritrovati” se preferisci?
UOMO : Non hai nessuna prova per dimostrare quello che dici. Io non ho più visto nessuno di loro da allora. Non ho nessun appuntamento.
PRETE : Come hai fatto allora ad arrivare fin qui? Sei stato tu a forzare la porta, varo?… Questa non è la prima volta che vieni in questa chiesa. Sapevi benissimo come fare per aprirla.
UOMO : (alterandosi) Non ho forzato io la porta! E in quanto al tuo appuntamento… Bé, è bastato leggere e interpretare alcune cifre ed alcuni caratteri scritti sui muri della città, per capire il messaggio. Ma non ti sei accorto che mezza Roma è imbrattata da scritte apparentemente incomprensibili, ripetute ovunque, sempre uguali, con ossessiva insistenza?
PRETE : Sì, me ne sono accorto. Ma, come dici tu, appunto, sono incomprensibili.
UOMO : Incomprensibili per la maggior parte della gente. Non per chi conosce il loro significato.
PRETE : Tu, per esempio?
UOMO : Sì, anch’io. Alcune lettere richiamano le iniziali degli pseudonimi con cui vengono nominati i capi setta che si trovano nelle dieci città scelte. Ognuna di queste lettere viene prima preceduta dall’iniziale del nome del santo a cui è stata dedicata una delle dieci chiese. E’ poi seguita da una seconda lettera, ricavata sempre dallo pseudonimo del capo della setta. Di solito una vocale. E così via. Il messaggio non viene formulato interamente. Due, tre, quattro cifre al massimo, chiuse da una freccia che indica la direzione per continuare a cercare la continuazione del messaggio.
PRETE : Un cerchio con la croce al centro, disegnato vicino alla scritta segnala la sua presenza, vero?
UOMO : A volte è un cerchio solo, a volte più cerchi concentrici… altre volte figure stilizzate che raffigurano serpenti che raffigurano serpenti che formano dei cerchi con la coda…
PRETE : Uhm… hai dovuto girare tutta Roma per decifrare il messaggio!
UOMO : Quasi. Anche se lo stesso messaggio è ripreso da un capo all’altro della città.
PRETE : Bisogna conoscerlo bene questo codice per riuscire ad accedervi?
UOMO : Sì, e io lo conosco. Non ho motivo per negarlo.
PRETE : E va bene, voglio crederci. Sei qui perché hai decifrato il messaggio. Nessuno di loro ti ha invitato direttamente. Però devi ammettere che questo invito non è stato rivolto a tutti, ma solo a coloro che sono in grado di capirlo. O, se vogliamo essere più precisi, che hanno intenzione di accettarlo. Allora voglio formularti la mia domanda in un altro modo: perché hai accettato questo invito così subdolo?
UOMO : Non ho accettato l’invito. Ma sono qui per impedire che avvenga ciò che è stato premeditato.
PRETE : Tu? (Sorride) E credi di avere questa forza? Tu vorresti impedire che il cerchio si chiuda?
UOMO : Ho già impedito tante altre cose. Posso impedire anche questa. E’ troppo importante.
PRETE : Ma padre Alfredo non è più con te. Come pensi di farcela da solo?
UOMO : Non lo so. Forse è per questo che tu sei qui. Per aiutarmi. Non c’è scritto anche nella lettera di padre Alfredo?… (Come se si risvegliasse da un sogno) La lettera?… Un momento… (in modo concitato) fammi vedere quella lettera, per favore.
PRETE : Perché la vuoi vedere? Te l’ho letta tutta prima…
UOMO : (insistendo energico) Fammi vedere la lettera!
PRETE : Non ti capisco…
UOMO : (interrompendolo) Chi mi assicura che l’abbia scritta proprio lui? Voglio verificare la sua scrittura.
PRETE : (ostentando una calma apparente) Non ti fidi?
UOMO : (fermo) La lettera. (Il prete, contrariato, con mezzo sorriso forzato sulle labbra, più di sfida che di compiacimento, prende il foglio e lo getta ai piedi dell’uomo, che, incurante del gesto sgarbato, lo raccoglie e lo legge) Era un imbroglio!… Qui ci sono scritte altre cose!
PRETE : E’ una ricetta per cucinare i carciofi senza condimento. Ottima per chi sta a dieta. Se vuoi puoi copiarla.
UOMO : Sei un farabutto! Hai approfittato della mia buona fede, del mio affetto per padre Alfredo, per raggirarmi.
PRETE : Ho dovuto. Avevi intenzione di andartene. L’ho capito appena ti ho visto. Ho dovuto inventarmi qualcosa per trattenerti. A proposito… riflettendoci bene, anche tu mi hai imbrogliato. La tua intenzione di allontanarti era falsa, visto che eri venuto qui con uno scopo preciso. Volevi soltanto vedere la mia reazione. Eh, sì, siamo proprio due begli imbroglioni!
UOMO : Ma si può sapere chi sei veramente?
PRETE : Te l’ho detto, un semplice prete. (Indicando il suo abito) Questo è proprio autentico, non mi sono travestito.
UOMO : Padre Alfredo non ti ha mai scritto e tutto ciò che hai finto di leggere non esiste!… Ma come hai fatto?… Chi sei veramente?!
PRETE : Non è tutto falso. Le cose che ti ho detto forse non sono scritte, ma sono vere. Perché me le ha dette lui direttamente. Prima d’interrompere i nostri rapporti… così bruscamente.
UOMO : E perché padre Alfredo non ha voluto più frequentarti, comunicare con te?
PRETE : Piccoli dissapori o meglio… qualche divergenza d’opinione…
UOMO : (incalzando) Prima hai detto che avevate uno stesso incarico. Lavoravate per una stessa missione.
PRETE : Ci occupavamo insieme di sette sataniche. Mi sembrava che questo fosse chiaro.
UOMO : Non mi è chiaro però il motivo per cui vi siete separati. Quali erano le vostre “divergenze”, come l’hai chiamate tu?
PRETE : (con tono serio) Questo non te lo posso dire. Esiste un segreto confessionale, non lo sai?
UOMO : (copiando il tono del prete, gli si avvicina con aspetto quasi minaccioso) Qui non ci sono segreti. Ci sono due persone che parlano, senza neppure conoscere i reciproci nomi. Eppure parlano non del clima o di come passare le festività, ma di un argomento meno futile, non ti pare?… E non lo stanno facendo in un salotto o al supermercato, all’ora di punta, ma in una chiesa sconsacrata, alle undici di sera dell’ultimo giorno dell’anno 1999. Non pensi che questa situazione necessiti di un’eccezione, padre?
PRETE : (sempre con tono fermo) No, non credo. La nostra legge non concede eccezioni.
UOMO : (molto duro) Quale legge? Quella di Dio o quella di Satana?
PRETE : Io ne seguo una sola di legge. Non mi pongo alternative.
UOMO : Infatti. Forse è proprio per questo motivo che padre Alfredo ha deciso di sospendere ogni contatto con te. Probabilmente non seguivate più la stessa legge.
PRETE : (sorridendo) Se capisco bene l’allusione, la tua mi sembra un’intuizione affascinante, che soddisferebbe senz’altro le aspettative di un accanito lettore di romanzi gialli o di mistero. Ma noi due, nonostante tutto, siamo persone molto concrete, non trovi?
UOMO : (con tono molto diretto) Solo chi conosceva il codice segreto sarebbe potuto arrivare qui stasera. Solo chi conosceva il progetto del cerchio. Questo codice è riservato agli adepti.
PRETE : (con durezza) O ai traditori!
UOMO : Già, bravo. Ai traditori, come me. Riconosco nel tuo tono il giusto disprezzo del tradito.
PRETE : (con sarcasmo) Sei divertente, continua.
UOMO : E’ un codice che è insegnato solo a coloro che dimostrano un’assoluta fedeltà ai principi e alle regole del gruppo di appartenenza. Soltanto dopo molto tempo e dopo innumerevoli dimostrazioni di devozione, l’affiliato può conoscere i nomi di tutti i sacerdoti, capi delle singole sette. Bisogna essere dei discepoli molto affidabili e servili per poter godere di questo privilegio.
PRETE : E chi divulga il codice viene condannato inesorabilmente a morte, giusto?… Specie se chi lo scopre è un prete che si occupa proprio di questo. Padre Alfredo, ad esempio.
UOMO : Esatto. Sei tu il mio esecutore? E’ per questo che mi stavi aspettando? (Il prete lo guarda senza rispondere, mostrando un sorriso tra il divertito ed il compiaciuto.) Il mio voltafaccia non era nulla in confronto a tutte le informazioni che avrei potuto dare. La mia collaborazione con padre Alfredo è stata determinante. Come è stata determinante la sua protezione nei miei confronti. Ma non ho mai pensato di poterla scampare. Anche con il passare degli anni. Prima o poi i conti si pagano, vero?
PRETE : E quale occasione migliore della notte del grande cerchio. L’agnello che si offre per immolarsi sull’altare del sacrificio e che riscatta, con la sua morte, tutta l’umanità. Non ti pare che sia un’idea già sfruttata?
UOMO : Non sono qui per immolarmi, ma per impedire che avvenga qualcosa di molto negativo.
PRETE : Come pensi d’impedirlo, con la forza delle tue idee o con quella dei tuoi muscoli?
UOMO : Non fare l’ingenuo. Hai detto che ti piacciono le scorciatoie, no?… Sai benissimo che la presenza di uno spergiuro invaliderebbe l’intero rito. E il cerchio non si potrebbe chiudere.
PRETE : E in che modo immagini di garantire la tua presenza?
UOMO : A questo punto non lo so. Credo di essere nelle tue mani. Anche se solo il possesso di un’arma potrebbe incoraggiarti. Qualsiasi altro tuo potere non mi torcerebbe un capello.
PRETE : Uhm… il coraggio del tuo linguaggio è commovente, anche se eccessivamente influenzato da una cinematografia di settore. Ne hai visti molti di films dell’orrore, eh?
UOMO : (spazientito) Non siamo in un film, caro padre, e io non sto fantasticando. Puoi decidere finalmente di toglierti la maschera.
PRETE : La maschera?… Non c’è niente da fare, proprio deformato!… Mi dispiace deluderti ma non sono il tuo esecutore. E tantomeno un sacerdote di Satana. Sono sì un sacerdote, ma di Dio. Peccatore, certo, come tutti gli altri. Con tutte le debolezze che posso aver avuto, non mi ha mai sfiorato il pensiero di voltare le spalle al mio Signore per mettermi al servizio di un altro, che maledico e continuerò a maledire finché il mio Signore mi vorrà dare la forza di fiatare. Per quanto riguarda la mia presenza qui, stasera, potrebbe essere il frutto di un’informazione ricevuta da qualcuno. Non dimenticare la mia lunga collaborazione con padre Alfredo.
UOMO : Mi hai detto che ultimamente non avete più avuto contatti.
PRETE : Ti ho anche detto che ho sempre saputo della tua esistenza. E per esistenza intendo anche tutto ciò che ti riguarda.
UOMO : Tra padre Alfredo e me c’era un patto strettissimo. Mi aveva giurato di non rivelare a nessuno ciò che gli avevo confessato in segreto. E il segreto confessionale vale per tutti i preti, non crede?
PRETE : E’ vero, ma in questo caso la regola è stata proprio infranta. Era molto preoccupato per la tua incolumità. Le tue confidenze ti avevano messo in una condizione di estremo rischio. Avevi bisogno di qualcuno che potesse proteggerti anche quando lui non avrebbe potuto più farlo.
UOMO : E avrebbe scelto proprio la persona da cui si era staccato per divergenze?
PRETE : Non lo ha deciso lui. Sono stato io a volerlo. Era un modo per far andare le cose nella direzione che desideravo io.
UOMO : Che desideravi tu?
PRETE : Questo è il motivo del nostro disaccordo. Non eravamo più in sintonia sul concetto di salvezza. O meglio, io non ero più d’accordo con lui. Contento? Ti ho svelato il mio segreto. Ho infranto la regola, come padre Alfredo.
UOMO : Padre Alfredo sosteneva sempre che ogni uomo ha il diritto di salvarsi e ad ognuno deve essere offerta l’occasione per poterlo fare. Ti riferisci a questo quando parli di salvezza?
PRETE : Esattamente. Vedo che ti ha indottrinato bene. (Sorride) Padre Alfredo era un generoso, e come tale commetteva molti errori. D’altronde questa generosità aveva coinvolto anche me e per lungo tempo la pensai come lui. Entrai in contatto con coloro che avremmo dovuto salvare, coloro che “avevano soltanto smarrito la retta via”, come amava sottolineare sempre il nostro amato amico, che “Avevano scelto un altro dio da adorare, perché questa società gli impediva di adorare il vero unico Dio”. Fino a quando non capii che la loro dannazione non meritava alcuna salvezza, nessun aiuto. Era proprio il Signore a volerla. Gente senza anima, senza vita. Condannata da Dio a vivere nel vuoto, nella menzogna, nel marcio, perché incapace di vivere in Dio. Chi vive soltanto per distruggere gli altri, per devitalizzarli, non ha diritto alla salvezza. Chi pesca nel torbido, finisce nel fango. Era questo il pensiero che cominciò a battermi nel cervello. Questa è la giustizia di Dio. Chi erano in fondo le persone che volevamo salvare a tutti i costi? Gente putrida. Che si nutre del vomito del mondo per creare nuovo vomito. E questa scelta ha una sola direzione. Siamo liberi di scegliere la nostra direzione, ma una volta che l’abbiamo fatto, non possiamo tornare indietro. L’uomo è debole, Dio no.
UOMO : Ma Dio è anche clemente. Ci ha insegnato il perdono, la pietà. Ci ha insegnato il pentimento. Sono tutte parole che non ti dicono niente?
PRETE : (con tono esaltato) Il mio è il Dio che ha distrutto Sodoma e Gomorra, città indemoniate. Le avrebbe salvate se fosse esistito un solo uomo giusto, onesto, degno di essere salvato. Il mio è il Dio che ha distrutto con un diluvio il mondo che aveva creato lui stesso, e che distruggerà di nuovo. (Sempre più esaltato) Il mio è il Dio che permette le calamità, le guerre, i genocidi, la povertà, le persecuzioni, l’ingiustizia e tutto ciò che di guasto e opprimente c’è in questo mondo. Perché la salvezza non è per tutti, ma per coloro che hanno scelto Lui e che Lui ha scelto.
UOMO : Il tuo mi sembra un delirio da moralista della Santa Inquisizione. Da ottuso teologo medievale. E’ incredibile che nel duemila esistano ancora persone come te!
PRETE : Il duemila! Oh, finalmente l’hai detta la fatidica parola!… Il duemila!… (Schernendolo) Fra una manciata di minuti saremo nel duemila ed esistono ancora persone come te e me, che perdono tempo a parlare di Dio, di salvezza, di giustizia divina. (Si avvicina con atteggiamento minaccioso all’uomo, mettendo il suo volto quasi a contatto con il volto dell’altro) Caro amico, noi siamo qui perché, nel duemila, c’è ancora gente che adora il demonio e stasera verrà qui perché sa che l’inferno è sulla terra, e vuole che la maggior parte della gente, se non l’intera umanità, possa farne parte. E questo avviene nel duemila e sappiamo tutti e due che è possibile, perché l’abbiamo visto e lo vediamo tutti i giorni.
UOMO : (cercando di non farsi intimorire, accetta la sfida, restando con il viso vicino a quello dell’interlocutore) Io non vedo solo l’inferno, per questo sono qui.
PRETE : (si stacca da lui e si allontana, ridendo in modo nervoso) Povero ingenuo. Sembri proprio padre Alfredo. Parli esattamente come lui. D’altronde tu rappresenti l’immagine vivente della sua parola. Eri uno di “loro” e lui è riuscito a salvarti. Giustamente tu ora vuoi fare altrettanto con altri poveri malcapitati. Non pensare che io non ti capisca o non ti apprezzi. Ma il vostro è il Paradiso dei pochi. Di coloro che Dio vuole con sé. Per gli altri non c’è speranza: Lui vuole che si distruggano da soli. Che siano distrutti dalla loro stessa pochezza. Perché Lui non è di tutti. (Riavvicinandosi) Ma guarda, guardati intorno! Ti sembra il mondo di Dio questo?… Tutto è degrado, violenza, barbarie. Dov’è il suo amore, la sua bontà?… Io vedo solo sudiciume. Quando guardi un uomo vedi ancora l’immagine di Dio, la sua somiglianza?… Io vedo solo squallore, idiozia, volgarità…
UOMO : Tu vedi solo ciò che i tuoi occhi vogliono vedere. Il male e il bene coesistono. Da sempre. Bisogna imparare a distinguerli. Ed è quello che la maggior parte della gente non sa ancora fare.
PRETE : (ridendo istericamente) Adesso sei tu che parli da moralista medievale! E’ paradossale come i nostri ruoli s’invertano continuamente! Anche questo è demoniaco, non trovi?… La confusione, la menzogna sono figlie del demonio. Pure noi stiamo partecipando al suo banchetto, anche se poi sputiamo sul suo piatto.
UOMO : Io impedirò che si organizzi il banchetto. Questa volta non mi limiterò a sputare sul piatto.
PRETE : (duro) Invece io voglio che il banchetto si svolga in tutto il suo splendore, e che partecipi più gente possibile. Che tutti ne godano saziandosi a volontà… e che ne rimangano avvelenati!
UOMO : Adesso ho capito finalmente la tua intenzione. Tu stasera sei venuto qui non per aiutarmi, ma per fermarmi. Sapevi che avrei cercato in tutti i modi d’impedire che il cerchio si chiudesse. Mentre tu vuoi che si chiuda, perché la tua idea delirante è quella di lasciare che il progetto si realizzi. Che trionfi la volontà del demonio. Che l’umanità venga finalmente spazzata via. Che la morte dell’anima prevalga sulla sua vita. Perché è questa la condanna che Dio ci ha riservato per il nuovo millennio. E quello che speri, vero?
PRETE : Non manchi d’intuizione, anche se nelle tue conclusioni sei un po’ sommario. Comunque è vero. La cosa più importante è che io voglio impedirti di rovinare la festa, e ci riuscirò.
UOMO : E’ questo che hai promesso a padre Alfredo?
PRETE : Padre Alfredo era un generoso, te l’ho già detto. E forse ha sbagliato ad esserlo anche con me. Ma non avevo altro mezzo per rintracciarti.
UOMO : Hai approfittato della sua malattia per avvicinarlo e per carpirgli delle informazioni!
PRETE : Lui credeva molto nel pentimento delle persone e io ho dimostrato che si sbagliava, per l’ennesima volta.
UOMO : Che cos’hai di diverso tu dalla gente che vuoi condannare?
PRETE : La consapevolezza. Io so di servire Dio, anche nell’inganno. Quante volte Lui stesso c’inganna per metterci alla prova.
UOMO : Ma padre Alfredo ha accettato di rivederti, di parlarti… perché pensava che tu mi volessi aiutare…
PRETE : Io ti voglio aiutare. Ti impedisco di andare contro il volere di Dio.
UOMO : (urlando) Dio non vuole la distruzione dell’uomo!
PRETE : Dio non vuole chi non lo ama.
UOMO : Dio non ama nemmeno la gente come te. Tu hai ingannato padre Alfredo e poi hai ingannato anche me. Come puoi dire di essere con Dio? Lui non ama la menzogna. La menzogna è del demonio.
PRETE : Dio ama i giusti, non i buoni. Chi serve Lui non mente per imbrogliare, non usa la menzogna, ma ha la saggezza di capire quale strada deve seguire per ubbidirgli. E la saggezza non sempre appartiene ai buoni.
(Improvvisamente si ode uno scoppio di forte entità. Altri, meno forti, seguono dopo alcuni istanti il primo, illuminando la scena attraverso la finestra. I due, sorpresi, interrompono il loro diverbio).
UOMO : Ma che ore sono? (Guarda l’orologio) Il mio orologio fa ancora le undici e mezzo.
PRETE : (guardando a sua volta il suo orologio) Anche il mio. Ma è fermo.
UOMO : Anche il mio si è fermato. Ma allora… (con uno scatto raggiunge velocemente la porta. Il prete, invece, più tranquillo, guarda impassibile in direzione dell’uscita. Dopo qualche istante rientra l’uomo, visibilmente sconvolto.) E’ già mezzanotte. La gente sta festeggiando. Siamo nel duemila.
PRETE : (ridendo) E i nostri orologi sono fermi!… Si sono fermati proprio poco prima di entrare nel nuovo millennio. Mi dispiace, amico, tu ed io rimarremo imprigionati nel ’99, insieme. Non è eccezionale?
UOMO : (senza dare peso alle parole del prete, fissa quest’ultimo con smarrimento) Loro sono venuti. Le mura della chiesa sono imbrattate da scritte incomprensibili… ma sono le loro… le ho riconosciute…
PRETE : (sempre con sarcasmo) Avranno avuto paura di noi e sono fuggiti.
UOMO : In terra ci sono alcuni ceri, spenti, messi in cerchio…
PRETE : Il cerchio. (Con entusiasmo) Allora il cerchio si è chiuso!
UOMO : No. Lo hanno solo preparato ma poi non hanno acceso i ceri. Non capisco. Tutto si sarebbe dovuto svolgere all’interno della chiesa. (Contento) Qualcuno ha impedito che il cerchio si chiudesse…
PRETE : Chi?
UOMO : Non lo so. Forse da qualche altra parte, in un’altra chiesa di quale città. Loro lo hanno saputo e hanno rinunciato. (Con entusiasmo) Qualcuno ha spezzato la catena e ha fatto fallire il piano!
PRETE : Un altro padre Alfredo!… (Esce a sua volta, per controllare le mura della chiesa, rientrando quasi immediatamente) Sono davvero incomprensibili quelle scritte. Sembrano caratteri di un’altra lingua. Una lingua inventata. Quasi scarabocchi, dettati più dalla rabbia che da una logica.
UOMO : Ho riconosciuto solo una croce, rivoltata. Con quattro anelli agli estremi dei quattro lati. Il resto è un codice nuovo, anche per me.
PRETE : Hanno voluto segnalarti la loro presenza senza però farti capire il loro messaggio. Hanno cambiato il codice, caro amico. In modo che tu non li potessi seguire. Come dire: “Ci siamo, ma non potrai darci più fastidio. Non abbiamo bisogno di sopprimerti. Basta disarmarti.” In fondo è un atto di clemenza, riconoscilo.
UOMO : (riflettendo) Non sono stato io a fargli cambiare idea… e tantomeno tu. Non è stata la nostra presenza… è successo qualcosa…
PRETE : E invece sì. Rassegnati. La tua azione di disturbo ha funzionato. Ma loro in questo momento saranno da un’altra parte, a celebrare il “rito solenne”. Forse il luogo è indicato in quei segni sul muro, che né tu né io potremo mai decifrare. (Sorride soddisfatto) Rassegnati, amico. Il cerchio è stato chiuso, nonostante te.
UOMO : Credi di avere vinto, vero?… Ma non è così. Sento che il loro progetto è fallito. Hanno voluto lanciare un’altra sfida, ma è stato solo un gesto di rabbia e basta. (Tirando un sospiro di sollievo) Qualcuno ha impedito che il cerchio si chiudesse. Chissà dove.
( Un nuovo scoppio molto forte interrompe il loro dialogo. Un petardo caduto probabilmente vicino al portone della chiesa).
PRETE : E intanto la gente si diverte e inneggia al nuovo anno. Il sacro duemila è arrivato! (Alzando la mano verso la finestra per imitare un brindisi) Buon anno, umanità! Buon millennio a tutti! Divertitevi e non badate a chi vi trama dietro le spalle! Per voi sono solo chiacchiere di poveri squilibrati! (Poi raggiunge il centro della stanza, cambiando completamente atteggiamento e assumendo una postura da sacerdote, nell’atto di una celebrazione solenne. S’inginocchia, congiungendo le mani e iniziando una preghiera): “Padre nostro, che sei nei cieli. Non rivolgere più il tuo sguardo su questa terra, finché tutto non sarà distrutto e la vita non ricomincerà diversa, nuova, secondo la tua volontà. Non rivolgere più il tuo sguardo, finché gli uomini continueranno ad assomigliare agli animali e gli animali sembreranno sempre più uomini. Finché la violenza, l’ipocrisia, la corruzione continueranno a sporcare i nostri occhi. Finché la sensibilità sarà schiacciata dal cinismo. Finché l’amore sarà un mercato di corpi; finché il sudiciume degli adulti cadrà sui bambini; finché gli artisti saranno costretti a leccare in terra lo sputo dei politici; finché il denaro di quest’ultimi comprerà il silenzio dei deboli; finché la giustizia del carnefice sarà sempre più importante di quella della sua vittima; finché la prevalenza dell’idiozia sarà più forte della voce dell’intelligenza. Ti prego, Signore, non rivolgere più il tuo sguardo su questa terra. E maledici chi ti vuole maledire. Punisci chi ti rinnega, rinnegando il rispetto ai suoi simili. Chi offende la dignità dei tuoi figli. Chi distrugge l’anima delle tue creature. Cancella la bestialità di questo mondo e rendi ai tuoi amici il loro merito e ai tuoi nemici la loro colpa. Ad ognuno il suo e così sia”. (Si fa il segno della croce. Poi getta un’occhiata all’uomo, che nel frattempo lo ha seguito in silenzio, con attenzione) E tu? Non rivolgi una preghiera a nostro Signore? Non lo ringrazi per il pericolo scampato?
UOMO : (s’inginocchia, come per cogliere la sfida lanciata dal prete. Congiunge le mani, iniziando, a sua volta, una preghiera): “Mio Dio, mi pento e mi dolgo di tutto il male che ho commesso. Perché peccando ho offeso te, che sei buono e giusto. Ti prego di perdonare quelli che ti offendono, perché solo chi è perdonato trova la forza di perdonare. Ascolta anche la voce di chi non ti segue; la tua bontà è più grande della sua malvagità. Perdona soprattutto coloro che giudicano e condannano nel tuo nome e che hanno usato e continuano ad usare il tuo nome, per fare ciò che tu non vuoi. La loro povertà è maggiore della ricchezza dei potenti. La loro cecità è più forte della vista di chi non ti vuol vedere. E non dimenticare che tu ci hai voluti. Comunque. E così sia.” (Si fa il segno della croce e si rialza.)
PRETE : Bene. Non ci rimane che aspettare e vedere chi di noi due sarà ascoltato. Intanto… buon anno anche a te. (Fa per uscire, ma una volta raggiunta la porta, si ferma e si volta, colto da un pensiero improvviso) Non mi hai detto come mai, con tutto il tuo buonismo, ti sei trovato un giorno a far parte di quella feccia.
UOMO : Non l’ho mai detto neanche a padre Alfredo. Ma lui non me l’ha mai chiesto.
PRETE : Eh, già. Padre Alfredo, il solito generoso! E… non vogliamo dirci neanche i nostri nomi, prima di separarci?
UOMO : Buonanotte, padre. E la pace sia con te.
(Il prete sorride senza rispondere ed esce. Le luci si abbassano lentamente, mentre i bagliori provocati dai fuochi d’artificio illuminano in modo intermittente la scena, apparendo dalla finestra. L’uomo rimane in scena, seduto sullo sgabello, in penombra. Si ode la sua voce registrata, fuori campo): “Uscii da quella chiesetta che era scoccata la mezzanotte da una ventina di minuti. Il cielo aveva cambiato colore, illuminato dai fuochi pirotecnici e dai botti di Capodanno, che come comete impazzite s’incrociavano, provenendo da ogni parte della città. Schiamazzi, urla disumane spaccavano il buio della notte. Tutto quel trambusto contrastava con il silenzio e la pace che invece avvertivo nel mio cuore. Avrei voluto girarmi verso quella chiesa, forse addirittura rientrarci. Ma sarebbe stata una nuova fuga e non era più tempo di fuggire. Poi… quell’impulso fu subito bloccato da una strana forza, che sotto forma di calore mi sprigionò dal cuore, percorrendomi tutto il corpo. La sentii in seguito concentrarsi sulla mia mano sinistra, come il calore di un’altra mano umana, esageratamente calda. Mi ricordava la sensazione delle nostre mani, quando per effetto della febbre raggiungono una temperatura inconsueta. Ma non avevo nessuna febbre. Infatti, era solo la mano sinistra che provava questa sensazione. O meglio, la mano che si scaldava perché riceveva il calore di un’altra mano. “Ho capito - dissi dentro di me - padre Alfredo, stai tranquillo. Non tornerò più indietro. Tu vuoi che vada avanti. E io entrerò nel duemila con la forza del tuo calore. Cercherò di sciogliere il ghiaccio di questo ghiacciaio che chiamiamo nuovo millennio. E’ vero, il freddo si elimina con il caldo, l’odio con l’amore, la morte con la vita. E per noi uomini del duemila non sarà certamente diverso.” Poi, improvvisamente mi voltai. Però il mio sguardo si sollevò quasi immediatamente, tanto che non si posò sulla chiesetta alle mie spalle, ma su un lampo nel cielo, accompagnato da uno scoppio più forte di tutti gli altri.
(BUIO TOTALE)