VOGLIO FARE IL BAMBINELLO

Commedia in due atti di

Rocco Chinnici




“Voglio fare il bambinello”. La commedia in due atti è ambientata in una comune casa di paese dove si intreccia una vicenda un po’ particolare. Protagonista di questa vicenda è Sarbatori (o come viene ripetutamente chiamato dal parroco padre Agostino, “Salvatorello”) un bambino che avanza delle pretese un po’ particolari per la sua età. Egli, infatti, vuole prendere parte al presepe vivente che il parroco del paese sta organizzando per la notte di Natale, ma l’assurdità della sua richiesta risiede nel fatto che egli voglia fare la parte del bambinello. Come è nata in testa a Sarbatori questa strana idea? Semplicemente da una battuta, in scherzo del parroco che una volta incontratolo gli disse: “Salvatorello tu lo devi fare il bambinello”. I numerosi tentativi fatti dai vari personaggi per distogliere Sarbatori da questa idea risultano fallimentari. Sarà egli stesso a rendersi conto che quello non è il ruolo che fa per lui; solo allora Sarbatori capirà che prima di rappresentare qualcos’altro, è necessario rappresentare se stessi; dietro questa riflessione capirà qual’è la sua vera entità, perché, citando alcune delle parole di R. C. “Più si è se stessi più si è”.

Patrizia Milici



Personaggi

Calogero capo famiglia
Rosalia moglie
Salvatore |
Caterina |figli
Sina |
Padre Agostino parroco del paese
Mariuccia comare di Rosalia
Marcello ragazzo dell’oratorio
Lucy “
Dino “
Minichella vicina di casa
Comparse ragazzi con la cesta Sebastiana
Carmelino




(Stanza di soggiorno di una casa modesta: un tavolo, quattro sedie, qualche quadro appeso, una panca, una finestra che da sulla strada, la porta d’ingresso e la porta della camera da letto)

CALOGERO
(Intento a guardarsi il televisore mentre Rosalia , indaffarata a far le pulizie, è costretta a passargli spesso davanti) Ora dico io, non puoi toglierti davanti? Il torcicollo mi stai fecendo prendere!

ROSALIA
Pure! Io devo togliermi davanti? Neanche pensi di romperti le gambe e darmi una mano, no!

CALOGERO
(Senza scomporsi) Stai sempre a brontolare! Ogni giorno è sempre una storia! Come se per me… fosse un piacere stare qui, seduto davanti al televisore.

ROSALIA
(Meravigliata) Poverino! Sicuramente avrai tutte le ossa rotte!

CALOGERO
Certo!

ROSALIA
(Ironica) Ah, si? E... il motivo... posso sapere la causa di questo… diciamo strapazzamento?

CALOGERO
(Imitando la moglie) Ah, perché ancora non lo hai capito?

ROSALIA
Veramente, no!

CALOGERO
Ah, no? E questo continuo guardare, riguardare, e cercare di comprendere meglio quanto dicono in televisione… credi che l’abbia a piacere? Certo, per te è comodo: una passata di scopa, una spolverata ai mobili, una rassettatina alla stanza e tutto è apposto; mentre io devo stare qui, seduto, con tutto questo tuo continuo passarmi davanti, a cercare di applicarmi di più a come istruirmi. Ignorante!

ROSALIA
Ah, si? Allora tu... tutte le mattine... diciamo che... è come se fossi andato a scuola, diciamo?

CALOGERO
Proprio così!

ROSALIA
Ma guarda un pò! Allora sai cosa facciamo?

CALOGERO
(Che continua a guardare il televisore) Sentiamo.

ROSALIA
Da domani in poi vuol dire che studierò io; tu indosserai il grembiule e ti “sgranchisci” un po’ le gambe.

CALOGERO
Eh no! Troppo tardi, cara la mia mogliettina. Ti sembra facile; certamente ora tu mi dirai: (la moglie lo guarda meravigliata)

ROSALIA
Sentiamo un po’ cosa ho da dirgli.

CALOGERO
Vengo e mi spiego; come si chiama questo mese?

ROSALIA
(Più confusa che persuasa) Dicembre!

CALOGERO
Dicembre, oh! E... dimmi una cosa, tu, ai tuoi figli, a Dicembre puoi farli smettere d’andare a scuola?

ROSALIA
Farli smettere d’andare a scuola? E come, se si trovano nel vivo dell’insegnamento!

CALOGERO
Ecco! Vedi?

ROSALIA
(Perde la pasienza e, borbottando, riprende a lavorare) Guarda un po’ quanto la sa lunga! A Dicembre puoi farli smettere d’andare…? (entra Sina che viene dalla scuola)

SINA
(Con spiccata dizione) Ciao papuccio (gli si avvicina facendogli le coccole) Jé te santé, mon amour.

CALOGERO
(Alla moglie che guardava meravigliata) Vedi? E ora? …vai a cercare nel vocabolario; ignorante! (poi si rivolge a Sina) Vieni qua figlia mia, raccontami; tua madre… lasciala perdere. Cos’hai studiato a scuola, oggi?

SINA
Studi sociali, approfondimenti antropologici

CALOGERO
(Meravigliato nel non aver compreso guarda la moglie per non farsi scoprire nell’ignoranza) Studi con lo scialle? Altri popoli? Ma cosa dici, figlia mia? Spiegati meglio!

SINA
L’antropologia, è lo studio dell’uomo e di tutti i suoi atteggiamenti… lo studio delle regole di vita insomma; hai capito papuccio? (entra Caterina)

CATERINA
(S’accorge di Sina che fa le coccole al padre) Quando il diavolo t’accarezza è segno che vuol prendersi l’anima.

SINA
E’ l’invidia a farti dire certe cose; perché non l’accarezzi pure tu a papuccio? (continua ad accarezzarlo) E’ così bello farlo.

CATERINA
Se se, mungi, mungi!

CALOGERO
Senti, signorinella mungi mungi, vedi che con Dardo…

SINA
Eduardo, papuccio, Eduardo!

CALOGERO
Insomma... quello li! Non voglio più che lo frequenti! Siamo intesi?

CATERINA
(Piagnucolosa) E perché?

CALOGERO
Perché entra ed esce da quel locale pieno di vizii!

CATERINA
(Quasi piangendo) Di che cosa? Eduardo non ne ha vizii! …Solo quello di fumare.

CALOGERO
(Guarda Sina e allude, ironico, ad un certo tipo di fumo) Di fumare! E, come se non bastasse, ha pure quello del gioco… manca poco che si gioca anche la casa! Oh, Caterina! Guarda che il gioco delle carte, pane a casa non ne porta!

CATERINA
(Piangendo) Io lo voglio, lo voglio! (e si avvia nell’altra stanza mentre Sina le corre dietro. Entra Rosalia che guarda la scena)

ROSALIA
Cos’ha quell’altra che piange?

CALOGERO
Ha quello che non dovrebbe avere!

ROSALIA
(Aspettava che il marito finisse di spiegarle l’accaduto) Tuttu qui? Come sei chiaro a spiegariti. (Adirata) Dico… vuoi toglierti da in mezzo ai piedi che finisco di rassettare!

CALOGERO
(Seccato, va a spegnere il televisore) Va béh, ho capito, quanto esco a prendere un po’ d’aria. (Si avvia) Arrivo da compare Guglielmo. (era uscito e rientra affacciando solo la testa dalla porta, ironico) Buon servizio! (richiude la porta mentre Rosalia rimane imbambolata a guardare la porta che si chiude alle spalle di Calogero).
ROSALIA
Va a prendere un poco d’aria, poverino! (riprende a fare i servizi). Neanche aspetta che viene quell’altro allocco di suo figlio per fargli capire quel discorso del presepe, no! (Ironica) A tutte cose ho da pensarci io! Ma come rincasa glielo faccio fare io il bambinello a questo cetriolone! (Va a sbattere una pezzuola fuori dalla finestra, s’accorge della comare che passa e la a chiama, mentre dei bambini cantano e giocano per la via) Comare Mariuccia! Comare Mariuccia! E come! non ci sente? (Chiama uno di quei bambini) Eih tu, ragazzino! Chiama quella signora!

VOCE F. SCENA
Senta, lei! Signora, signora! La chiamano!

MARIUCCIA
(Sempre fuori scena) Grazie! Grazie! (Poi alla comare) Comare Rosalia cosa volete? Mi ha chiamato?

ROSALIA
Lei, lei ho chiamato! (Rimprovera i bambini che fanno rumore) E andate a giocare da un’altra parte!

VOCE FUORI SCENA
No! Dobbiamo giocare qui!

ROSALIA
E ch’è sorda? Si avvicini. (Chiude la finestra, mentre fuori si sente ancora il canto dei ragazzi) Con la speranza che possa aiutarmi, quest’altra zuccona. (bussano) Si accomodi.

MARIUCCIA
Si può, comare?

ROSALIA
Entri, entri pure!

MARIUCCIA
(Preoccupata) Che c’è, ch’è successo, ch’è successo, comare?

ROSALIA
Ch’è successo, ch’è successo! Ma per lei deve sempre succederne una? Non è successo proprio niente; c’è solo che mio figlio...

MARIUCCIA
Ch’è successo... (Rosalia, al ch’è successo, s’innervosisce gesticolando).

ROSALIA
Ancorai? Niente! Dico io, solo ch’è successo sa dire? Non è capace, per esempio, di dire: ma, comare che ha?

MARIUCCIA
Comare che ha? Ch’è successo, ch’è successo?

ROSALIA
Va beh, va beh lasciamo perdere. Senta invece; lei sa quanto poco di buono è quell’angioletto di mio figlio Salvatore.

MARIUCCIA
E come se non lo so! Fresca fresca, a me comare, a me! Vuol sapere cosa mi ha combinato?

ROSALIA
Comare, non si ci metta pure lei, perché già bastano quelle che sento dagli altri. Dunque ascolti quanto sto per chiederle: mio figlio, dopo tutto quello che combina, ora gliene venuta un’altra, e buona pure!

MARIUCCIA
E ch’è successo, ch’è successo?

ROSALIA
(Infastidita) Le ho già detto che ancora non è successo niente! E la smetta con questa stolidità di cosa è successo! L’ho chiamata, giacché mio marito a certe cose non gli da tanto peso, se può aiutarmi a districare una brutta matassa, ed evitare che possa succedere…

MARIUCCIA
(Sedendosi) Parli, comare, ch’è succ… (ricordandosi che stava ripetendo la frase si mette la mano davanti la bocca).

ROSALIA
Quello si è fissato, e tutta la santa giornata non fa altro che piangere, dalla mattina sino a sera. Poi… dico io non poteva fissarsi su di u’altra cosa, no! Del Bambinello!

MARIUCCIA
Del bambinello? Come, del bambinello? Non capisco, comare.

ROSALIA
Le spiego. Visto che siamo a Natale, e padre Agostino ogni anno organizza il presepe vivente, per quest’anno si fissò che il bambinello… capisce? Il bambinello lo vuole fare lui, Salvatore!

MARIUCCIA
(Ridendo a crepa pelle e dando pugni sul tavolo) Oh Maria Vergine e san Calogero, quanto ne ha questo caprone… il Bambinello! Ma come s’è più alto di san Giuseppe!

ROSALIA
Si, si, lei ride. E il bello non è questo, è che quell’altro balordo di padre Agostino non solo lo prende in giro dicendogli: “Salvatorello, quest’anno tu lo devi fare il Bambinello”, ma che gli fa anche credere che deve (mimando come se stesse a riprendere con la telecamera ) riprenderlo e mandarlo in diretta in tivvù, quello di più s’è convinto di farlo!

MARIUCCIA
Comare Rosalia, lei sa com’è padre Agostino, non deve meravigliarsi, quello scherza, scherza con tutti e di tutto, quindi…

ROSALIA
Quindi?! Comare Mariuccia! Forse lei non ha capito, vero è che il prete scherza, lo sappiamo tutti in paese, ma quello gli ha creduto davvero!

MARIUCCIA
Allora deve scusarmi comare, ma questo suo figliolo è un credulone! Ciò che gli dicono… lui… (fa il gesto con la mano come per indicare inghiottire).

ROSALIA
A lei sembra; quello ingoia ciò che gli conviene, altrochè!

MARIUCCIA
Ed io… mi scusi, io cosa posso fare, comare?

RUSIDDA
Niente, dovreste solo aiutarmi… visto che, da figlioccio qual è, la rispetta, a fargli capire che lui è grande e che padre Gioacchino glielo ha solo detto scherzando.

SALVATORE
(Viene di fuori; ha lo sguardo serio, si sdraia sulla panca con le mani sul petto ed inizia a cantare) Tu scendi dalle stelle, o re del cielo...

ROSALIA
(Lo guardano meravigliate) Vede, comare? E’ convinto! Ora, vai a fargli capire che non può più farlo il bambinello.

MARIUCCIA
Iiih, Comare! Ma lei vero dice? Gli dia una buona dose di bastonate e vedrà che toglierà subito dalla mente la manìa di recitare; ma guarda un pò! Domani si sveglia dicendo di voler fare il sindaco, o che so… il dottore, e allora? Gli acconsente di fare ciò che vuole?

ROSALIA
Veramente è difficile che si sveglia dicendo di voler fare il dottore, lo sa che c’è la scuola di mezzo.

MARIUCCIA
(Salvatore smette di cantare) E ora? Ora che fa, dorme?

ROSALIA
Dorme? Quello neanche la notte dorme! Ora si sta ricaricando, li ha presente i motorini dei bambini, di quelli che gli s’inserisce la spina per ricaricarli? Ecco, egli è come se si stesse ricaricando.

MARIUCCIA
E allora, comare, datemi ascolto, per tutte queste malattie, la migliore medicina è quella… ve l’ho detto già: le ba-sto-na-te. Poi, dico io, suo padre niente gli dice?

ROSALIA
Mio marito! Comare, ma sta arrivando dall’America? Non sa lei com’è suo compare? Quello quando sente certi discorsi, se ne esce di casa; insomma è pelo pelo come suo figlio.

MARIUCCIA
E allora sa cosa le dico, la faccia sgrovigliare a padre Agostino la matassa, è stato lui alla fine che s’è divertito a prendere in giro Salvatore, eh! O no?

ROSALIA
Ma si, forse ha ragione, comare. E mi dica, dove stava andando?

MARIUCCIA
A dire il vero stavo recandomi a scuola; è da molto tempo che gli insegnanti m’invitano, sicuramente mia figlia… anche lei sa è di quelle che… beh, lasciamo andare! Intanto mi sento male al solo pensiero d’incontrarli questi insegnanti, e poi domani assegnano le vacanze di Natale, come faccio a non andare.

ROSALIA
Ah, questi figli! (Salvatore si gira su l’altro lato) Vede? Si gira, si riggira, è tutto indolenzito, ma intanto deve stare li, in quella posizione; sono le prove di recitazione… dice.

MARIUCCIA
E… a scuola?

ROSALIA
La scuola? La scuola cosa? Di pomeriggio egli va, e da poi che gli è presa sta manìa… lui che scuola non ne ha mai voluto… dodici anni ha comare, dodici! E fa ancora le elementari!

MARIUCCIA
Eh, sono rgazzi! Dicevano i nostri vecchi: “Arrivano gli anni e arriva il senno”. Beh! io vado comare, se no neanche sta volta mi vedono a scuola. E… per ciò che mi ha appena detto, mi ascolti, gliela faccia sbrogliare al parroco la matassa.

ROSALIA
Si, si. (L’accompagna alla porta; la chiude e, ricordandosi di dirle qualcosa, affaccia alla finestra e le parla) Anzi, se per caso lo vedete, ditegli che quando incontra questo “cagliostro” non gli dice più niente, che poi quando lo vedo io gliene parlo di persona.

MARIUCCIA
(Fuori scena) Va bene, non si preoccupi!

ROSALIA
(Guardando il figlio) Il bambinello! A te neanche i diavoli ti vogliono li sopra! (Preoccupata) Che ore saranno? (cercando l’orologio) Le tredici e quindici? Salvatore! Salvatore!!

SALVATORE
(Come se fosse calato nella parte che deve recitare) Dimmi, oh madre!

ROSALIA
(Meravigliata, lo va a scuotere) Oh Salvatore! Con te parlo! Mi stai a sentire?

SALVATORE
(Sempre recitando) Ma certo che ti sento! Or su, dimmi mamma, perché gridi così tanto?

ROSALIA
Or su? Ma che schifo dice, ora! Salvatore, cosa fai dormi? Svegliati che a scuola devi andare!

SALVATORE
Nel regno del celeste, la scuola non esiste, solo amore e assai bontà v’é in quei posti di lassù (si alza, e senza scomporsi, esce per la stanza da letto).

ROSALIA
(Facendosi la croce) Ah, ma allora, questo veru dice! Altro che padre Agostino, qui il dottore occorre! (bussano) E chi è ora? Avanti!

P. AGOSTINO
(Entra affaticato asciugandosi il sudore che gli gronda da su la fronte) Signora Rosina! Non ditemi, non ditemi; lo sò! Dovrei buttare giù un po' di trippa; ma cosa volete, è anche l’età che mi ritrovo ad avere. Voi abitate pure in posti... (facendo segno, con la mano,in alto).

ROSALIA
(Prendendogli una sedia) Si sieda, su! Vede che non può più stare a l’impiedi! (Prende una bottiglia con dell’acqua e un bicchiere) Vuole un bicchier d’acqua?

P. AGOSTINO
Quale acqua, quale acqua! Vorrei solo tant’anni di meno; non posso muovermi (si muove goffamente il sedere) più, ma... pasienza, pasienza ci vuole, signora Rosina!

ROSALIA
Veramente, s’è per questo, di pazienza ce ne vuole (allusiva) tantissima, (quasi rimproverandolo) pure a quello di vedersi un figlio cambiatu in quattro e quattr’otto!

P. AGOSTINO
Mi dica, io, è per questo che mi trovo ad essere qui. Ho incontrato per caso la Mariuccia e mi disse di suo figlio…

ROSALIA
Dovreste vederlo, patre Agostino! Non lo si riconosce più! Ha imparato a tempo record un italiano così perfetto che neanche Dante Alighieri avrebbe potuto farlo!

P. AGOSTINO
Ma… di cosa sta parlando?

ROSALIA
Comu, di cosa sto parlando, padre Agostino! Di quel diavolo di “Salvatorello” come lo chiama lei; anzi mi faccia un favore, non glielo dia più ad intendere il discorso del bambinello, perché quello… mi creda, non solo è convinto di fare la parte del bambinello, ma non aspetta altro che di farsi vedere in televisione da tutto il paese.

P. AGOSTINO
(Risentito) Signora Rosina! Non mi sarei permesso mai e poi mai di prenderlo in giro; io, pensavo che lui stesse allo scherzo! Mai mi sarei immaginato che proprio lui avrbbe creduto… o meglio inteso, di poter fare la parte del bambinello Gasù! Su, via, Rosina! Lei lo avrebbe pensato? Questa poi... il bambinello Gesù! (facendo il segno per quanto è alto Salvatore)

ROSALIA
Allora, lei, la gente, deve scusarmi, non la conosce proprio! Ognuno, caro padre Agostino, non essendo in grado di recitare la propria parte s’identifica nella parte degli altri, tanto d’arrivare al punto di non capire più niente per farla; insomma quello è diventato un gran pezzo di scimunito, scimunito senza sconto!

P. AGOSTINO
Ma dico io si può! E ora, ora dov’è?

ROSALIA
(Indicando la stanza) Di la, di la è!

P. AGOSTINO
Sta... studiando?

ROSALIA
Chi, quello? Sta studiando si! Sicuramente come farmi diventar pazza. Padre Agostino la prego mi aiuti, non riesco più a prenderlo per nessun verso.

P. AGOSTINO
Va bene, ma… sicuramente lei esagera un po', cara signora Rosina, lasci che gliene parli io, vedrà, si renderà subito conto d’avere sbagliato; e che cos’è!

ROSALIA
Aspetti che lo chiamo (apre la porta e lo chiama) Salvatore, Salvatore! Non si sarà per caso addormentato? E a scuola? Ma come, oggi è l’ultimo giorno! Porco Giuda… “scusi padre”. Al rientro dalle vacanze a scuola non vogliono il certificato medico! Si può, dico io?

P. AGOSTINO
Svegliatelo, su, che gli parlo adesso!

ROSALIA
Aspetti che lo chiamo (esce. Da fuori scena). Su, svegliati! Con te parlo!

SALVATORE
Con questo tuo gridare si distoglie la mente dal pensare.

ROSALIA
Come dici?

P. AGOSTINO
(Padre Agostino cerca di sentire quanto avviene fuori scena) Che gli abbia dato di volta il cervello!

SALVATORE
Sei tu che non recepisci.

ROSALIA
Che cosa? Lische di pesci? Ma dico io, ti viene difficile parlare la nostra lingua?

SALVATORE
Il mio dire in recitativo è recessività dell’avo che fu!

ROSALIA
Figlio come sto perdendoti! Con te ora devo parlare col vocabolario in mano? Su, alzati, vieni, c’è padre Geoacchino che ha da parlarti.

SALVATORE
Forse arriva l’ora; ma io, (entra in scena con le mani incrociate sul petto, assieme alla madre) io sono pronto, ditemi: a quando le prove?

P. AGOSTINO
(Meravigliato) Le prove? Ma quali prove!

SALVATORE
Quelle della recitazione! Le avete, forse, dimenticate?

P. AGOSTINO
(Non sa cosa rispondere) Ma... veramente io... no... no, no, no!

SALVATORE
E allora?

P. AGOSTINO
Io… volevo... si insomma volevo dirti... senti Salvatore, fare la parte di un personaggio è un conto; ma fare quella del Bambinello, no, quella no!

SALVATORE
Ma come, voi..., m’avevate detto...

P. AGOSTINO
E poi..., bisogna essere in fasce, quasi nudo; lo capisci?

SALVATORE
(Fa come per spogliarsi) Ah, ma s’è per questo...!

ROSALIA
(Lo ferma) A te dico! Che stai facendo? Non ti vergogni?

P. AGOSTINO
(Posandogli la mano sul capo) Salvatore stava scherzando! Non è vero che stavi scherzando?

SALVATORE
Quale scherzare, padre, io vero dico! (Ricomincia a spogliarsi) Cosa crede, che mi vergogno?

ROSALIA
(Sembra avere avuto una trovata) Ora che mi ricordo! Lei, padre Agostino, ieri l’altro non diceva di mettere in scena, con i ragazzi della parrocchia, una commedia di Pirandello? (lancia al parroco dei segni d’intesa) Aspetta, quella... porcaccia della miseria! Com’era il titolo? L’ho sulla punta della lingua… Ah, si eccolo! “Pensaci Giacomino!” Perché non provate a fargli fare Giacomino? Sa… Salvatore è bravissimo a recitare!

P. AGOSTINO
Vero è! Lo avevo dimenticato

SALVATORE
Io voglio fare il bambinello e basta!
ROSALIA
(Bussano) Avanti! (entra Mariuccia)

MARIUCCIA
Buon giorno padre Agostino. Già qui siete? Comare… e allora? Com’è finita? Tutto… risolto?

ROSALIA
Ma quando mai, comare!

MARIUCCIA
E lei, le medicine (facendo gesti di bastonate) gliele ha più date? (padre Agostino guarda meravigliato).

ROSALIA
Veramente no!

MARIUCCIA
E allora perché ha da lamentarsi? Scuola niente, medicine nemmeno a pensarlo, come crede di crescerlo con tutti questi capricci?

ROSALIA
A scuola, si! Lo avevo ancora dimenticato! Che ora è, padre?

P. AGOSTINO
(Guarda l’orologio) Quasi le tredici.

ROSALIA
(A Salvatore) Hai sentito che ora è! Cosa aspetti, la carozza? Con te parlo! Mi stai a sentire?

SALVATORE
Devo fare il bambinello!

ROSALIA
Intanto vai a scuola che quando torni ne parliamo.

SALVATORE
Nossignora!

ROSALIA
(Adirata) Cooosa! A me, nossignora! Allora li vai proprio cercando con il lanternino! (Va per prenderlo e quello scappa per la stanza da letto, lo prende e gliene da di santa ragione) Tieni, prendi questa; prendi quest’altra! Anche questa.

P. AGOSTINO
(Meravigliato) Ma... cosa gli sta dando?

MARIUCCIA
Cosa gli sta dando? Ma (facendo il gesto con le mani) le medicine, padre! (Bussano).

ROSALIA
(Rientra in scena) Avanti

SEBASTIANA
(Ne vuole di conto e ragione) E’ permesso, si può? (Poi a Carmelino che si trova ancora fuori) Entra, entra, t’unaltro! E porta questo tegame! (Entra il ragazzo con il tegame, piangendo).

ROSALIA
Cosa l’è capitato, donna Sebastiana?

SEBASTIANA
Vostro figlio… non c’è?

ROSALIA
(Guarda padre Agostino; poi le dice che no c’è) No, non c’è! Ma si può sapire quello che le è successo per essere così aggitata?

SEBASTIANA
Se non fosse stato per suo figlio è sicuro che non mi sarebbe successo niente! (Il prete sente brutto odore e non sa di dove arriva) Mentre invece… (prende il tegame dalle mani di Carmelino) lo vede questo tegame? Mi ha dato una brutta giornata che lei non riesce nemmeno ad immagginare. Due ore, due ore di soffiare ha fatto il mio figliolo! (A Carmelino) E parla, parla t’unaltro!

CARMELINO
Cosa devo dire, mamma ?

ROSALIA
Senta; vuole spiegarsi meglio? E si può sapere cosa c’entra mio figlio col vostro tegame?

SEBASTIANA
Ieri, ch’è stato il compleanno di mio padre, mi è sembrato giusto d’invitare i miei parenti, giacchè egli abita con me; mentre ero intenta con la pentola a far cuocere la pasta, Carmelino, con tutta la sua pazienza, soffiava sulla brace davanti casa per far cuocere prima la salsa nel tegame…

CARMELINO
(Piangendo) Per quanto ho soffiato col soffietto mi fanno ancora male le mani…

ROSALIA
Che fu un lampo! Appena la salsa fu cotta, suo figlio, che era li nascosto ad attendere che Carmelino entrasse a prendere due pezzuole per non bruciarsi le mani… (Adirata a Carmelino) Ma poi, dicu io, non potevi aspettare un pò?
CARMELINO
Mamma, come facevo a sapere che…

SEBASTIANA
Zitto, zitto devi stare! Te lo farei vedere io se sapevo! (Appoggia il tegame sotto il naso di Rosalia) Guardi qua!

ROSALIA
(Fa due passi indietro dalla puzza e si tura il naso) Iiihhh! Che schifo, che puzza! E… che cos’è?

SEBASTIANA
Che cos’è! Non vede cos’è? (Prende dalla pentola un grossissimo topo che cola di salsa, mentre Carmelino infila la mano anche lui e ne tira fuori un altro più piccolo, dal quale cola anche salsa) Un topo che riempie mezzo tegame!

P. AGOSTINO
Poverino!

SEBASTIANA
Poverino chi il topo? Il poverino mio marito è stato ch’è dovuto andare a cercare un nuovo condimento per la pasta. (Avvicina il topo sotto il naso del prete) Guardi, guardi!.

P. AGOSTINO
No, no! Preferisco proprio di no! La puzza si sente già da un pezzo.

SEBASTIANA
Che figuraccia, che figuraccia! La giornata mi è proprio andata sottosopra.

ROSALIA
Signora Sebastiana, io non so proprio come scusarmi…

SEBASTIANA
Io, delle sue scuse non ho proprio che cosa farmene; intanto le lascio qui il tegame, ma non pensi che possa finire così! (prende Carmelino per un braccio) E cammina t’unaltro bacchettone! (Esce borbottando, mentre Rosalia e gli altri si guardano meravigliati).

CARMELINO
(S’avicina al parroco e gli dice che ha paura di prendere botte) No, che lei mi bastona.

SEBASTIANA
(Lo va a prendere con forza) E cammina, cammina che non ti bastono! (Escono, mentre Carmelino piange).


F I N E  P R I M O  A T T O



S E C O N D O  A T T O


(scena medesima)


ROSALIA
(Entra Salvatore che viene dalla scuola; ha l’aria imbronciata) Vi hanno assegnate le vacanze? Vieni qua, che cos’hai?

SALVATORE
Niente! E se vuoi proprio saperlo, delle vacanze non m’interessa proprio, tanto o deciso che a scuola non ci andrò più; mi sono la-u-re-a-to!

ROSALIA
(Meravigliata) Va beh, io penso che tu stia scherzando...

SALVATORE
Tu, pensa ciò che vuoi; a me non interessa nemmeno quello a cui stai pensando!

ROSALIA
(Quasi fra se) Ma... allora le medicine erano scadute!

SALVATORE
Neanche questo voglio sapere, anzi, sai che ti dico... (bussano)

ROSALIA
Lascia perdere, non dirmi niente; vedi chi è più tosto. (Salvatore si avvia ad aprire la porta) Certi momenti vorrei trovarmi dentro la sua zucca per vedere di persona cosa ci tiene dentro al posto del cervello!

P. AGOSTINO
(Entra con dei ragazzi) Buon pomeriggio, signora Rosina!

ROSALIA
A dir la verità, tanto buono questo pomeriggio non mi pare proprio (alludendo a Salvatore) che sia iniziato. Si accomodi. E questi bambini chi sono?

RAGAZZI
Signora! (poi salutano Salvatore che già conoscono).

P. AGOSTINO
Questi, cara Rosina, sono i ragazzi dell’oratorio, quelli con cui sto preparando quel lavoro di Pirandello; siamo venuti a parlare con Salvatore per vedere se volesse recitare con noi in questo bellissimo lavoro

ROSALIA
Ma certo! Salvatore, diglielo che ti piace!

SALVATORE
Che dici? Cos’è che deve piacermi? Ma guarda un pò! A me deve star bene quello che dico io, e no ciò a cui voi pensate! E ora, mi volete fare un grandissimo favore? Volete farlo, almeno per una volta quello che mi piace?

P. AGOSTINO E ROSALIA
Certo! Cosa vuoi che facciamo?

SALVATORE
Niente, dovreste solo lasciarmi in pace.

P. AGOSTINO
E questa, tu pensi sia la maniera migliore di discutere i problemi? E’ parlandone che si risolvono!

SALVATORE
Ah, è parlando! Lei è da un’estate che mi parla dicendomi “Salvatorello, tu lo devi fare st’anno il bambinello”! Lo ha dimenticato? Mentre se invece non mi avesse parlato, sicuramente non ci sarebbero stati problemi.

P. AGOSTINO
(Meravigliato) Ma che c’entra!

SALVATORE
Sa che lei è veramente scaltro; quando si parla e nascono problemi “Ma che c’entra”! Mentre quando le cose per lei devono andar bene: “E’ parlando che si risolvono i problemi”! Sa cosa le dico, che ognuno si tiene i propri problemi e nello stesso tempo impariamo a parlare meno.

ROSALIA
(Mortificata) Salvatore! Come ti permetti?

SALVATORE
Pure!

P. AGOSTINO
No, no, lo lasci dire, signora Rosina! Il fatto è, caro Salvatore, che non bisogna dar credito a tutto quello che si dice; ora io dico, per esempio, a Marcello: (rivolgendosi ad uno dei ragazzi venuti con lui) Marcello! Marcello!

MARCELLO
(Che non aveva capito il ragionamento dei due in quanto stava parlando con i suoi amici) Si, padre!
P. AGOSTINO
Domani mattina, di buon’ora e senza dire niente a nessuno, ti vai a buttare a mare.

MARCELLO
(Sorpreso) Chi, io?

P. AGOSTINO
Si, proprio tu! (Marcello fa segni ai ragazzi come a voler far capire che padre Agostino da i numeri) Allora! Cosa diresti?

MARCELLO
Cosa direi? Ma devo dirlo davvero, padre Agostino?

P. AGOSTINO
Certo che devi dirlo!

MARCELLO
Ma ch’è pazzo padre Agostino?

ROSALIA
(Intervenendo a difesa del parroco) Dico io, guardate quest’altro! Che educazione!

MARCELLO
(Alla signora) Ah! Quindi per lei essere educato significa che devo buttarmi a mare? Sa che lei è più scaltra di lui! (i ragazzi ridono).

ROSALIA
E voialtri cosa ridete?

DINO E LUSY
Sta un po’ a vedere che vuol prendersela con noi?

P. AGOSTINO
Basta! Basta e calma, che qui, stiamo confondendo tutto! Allora, dicevamo...

MARCELLO
Che io dovevo buttarmi a mare…

P. AGOSTINO
(Adirato) Ma, ma, ma che c’entri tu!

DINO E LUSY
Volete vedere che adesso a mare dobbiamo buttarci noi?

P. AGOSTINO
(A Salvatore) Ora dico io, lo vedi che casi... (mettendosi la mano davanti la bocca) che Dio mi perdoni!

ROSALIA
Lo lasci perdere padre Agostino, non stia a preoccuparsi, tanto abbiamo capito che problemi non ne ha.

LUCY
Allora, che dobbiamo fare? Io, ho la mamma che mi aspetta, e se già abbiamo finito me ne vado.

DINO
Si anch’io veramente dovrei andar via se abbiamo finito

MARCELLO
Si, si pure io!
P. AGOSTINO
(A Salvatore) Allora! Sei deciso a non volere recitare?

SALVATORE
Io… niente ho detto.

ROSALIA
Come, niente! Allora ti vuoi decidere che padre Agostino deve andar via?

P. AGOSTINO
Senti, facciamo una cosa, ti lascio il copione e ti leggi la parte, va bene? E mi raccomando leggila bene.

SALVATORE
E si, si, lo lasci.

P. AGOSTINO
(Saluta ed esce con gli altri) Arrivederci; e... (ironico) a presto.

RAGAZZI
(In coro) Arrivederci

ROSALIA
(Dopo un po') Perciò, ti sei deciso? (Salvatore non rispondee lei si adira) Ah no! Non rispondi? Neanche tu lo sai quello che vuoi! Troppi capricci, troppo! (ed esce).

SALVATORE
(Ironico) Perciò, ti sei deciso, troppi capricci! E che cos’è? Ti rubano il fiato! Non ti danno nemmeno il tempo di parlare. (Guarda il copione) E poi dico… chi lo conosce a quest’altro, chi schifo è! (legge il testo) Pensaci, Giacomino! E col punto esclamativo! Uhm! Sicuramente sarà un tipo poco affidabile. Ma si, voglio proprio conoscerlo. (inizia a leggere) E... Direttore, uhm...! Di scuola si tratta! Penso proprio che non è cosa adatta a me. Toti! E chi è st’altro? Direttore… e a questo già lo conosco… Toti, e a quest’altro pure; Toti, Direttore, Toti, Direttore; ma… sono solo loro due? Qui un altro ce n’è! Cin-que-ma-ni, boh! Marianna, Lillina, ah, ma qui la famiglia va aumentando! Ih, e io! Io, dove sono? Ah, qua sono! (sillabbando) Gia-co-mi-no; e… cosa dice? Perdono, domanda perdono! Senza cominciare! E che ha combinato? Quasi quasi me lo leggo tutto. (Ricomincia dalla prima pagina. Bussano) Avanti!

LUCY
(Aveva dimenticato qualcosa sul tavolo e torna a prenderla in compagnia di Dino e Marcello) Ciao Salvatore, ho dimenticato... (e la prende).

SALVATORI
Sentite un po’; voialtri qua (additando il copione) che parte fate?

DINO
Io, faccio Toti il professore

LUCY
Io, sua moglie

SALVATORE
E tu?

MARCELLO
Io, il bidello Cinquemani!

DINO
E tu, invece, ti sei deciso? (Salvatore, con una smorfia fa intendere di no) Ma dai, è bella la commedia! Perché non reciti con noi?

LUCY
Abbiamo saputo che volevi fare il Bambinello, ma dico!

SALVATORE
Che cos’è! Credi che non l’avrei saputa fare?

MARCELLO
Su, dai, smettila! Ancora non ti è bastato? (Ironico e ridendo) Il bambinello!

SALVATORE
Che cos’ahi da ridere?

MARCELLO
(Rimproverandolo) Come cos’ho da ridere! Dico, allora hai davvero preso una grossa botta! Prova un po’ a guardarti allo specchio; sei un cetriolone! (gli altri ridono) Dimmi un po’, il presepe l’hai presente?

SALVATORE
Certo!

MARCELLO
Ah si! E il bambinello?

SALVATORE
Il bambinello… cosa?

MARCELLO
Ah, ma allora vero dici! Guardate questo! E il bambinello come lo fai? Ti stringono? Insomma ti rendi conto di quello che dici?

SALVATORE
Siete voi che non avete capito, è padre Agostino che non vuole ch’io lo faccia, perché se avesse voluto, m’avrebbe truccato bene e non sarebbero sorti questi problemi; è solo questione di trucco, di trucco è basta!

LUCY
Dai smettila! Questione di trucco! E quasi piange pure, ma... lo hai mai visto, ad uno, o ad una che truccandosi accorcia, o allunga?

SALVATORE
(Ironico) Si vede che non son truccati bene!

DINO
(Spazientito) E allora! Che dobbiamo fare? Arrivati a questo punto, direi di andare, si può!

SALVATORE
(Va per andare ad aprire la porta) Avanti!

DINO
(Perde la pazienza) Ma dico! Dai Marcello che è tardi e poi a Lucy l’aspetta sua madre.

LUCY
(A Marcello) Se vuoi, rimani tu con lui, io devo andare; e poi, non vedi? E’... come si dice... (non riesce a trovare le parole adatte).

MARCELLO
(A Lucy) Non scervellarti, tanto non le troverai mai le parole giuste. (Salutano ed escono).

SALVATORE
Dico io, é così facile, perché non deve darmela a fare la parte? Perché non deve truccarmi bene? Cos’è che gli ho fatto? (Entra Rosalia)

ROSALIA
Cos’è, parli da solo? Com’è finita?

SALVATORE
Niente!
ROSALIA
Come, niente! Senti, fammi un servizio, vai a comprarmi queste cose (scrive su un foglietto) che quando torni ne parliamo; e mi raccomando, tarda a venire, senti?

SALVATORE
Si, si va bene, dammi qua! (uscendo si scomtra con Mariuccia che stava per entrare) Eh che cos’è! Non vede? (tutto fuori scena).

MARIUCCIA
Pure! Un terremoto m’era sembrato! Dove stai andando così di corsa?

SALVATORE
(Ironico) Alla villa sto andando, vuol venire anche lei?

MARIUCCIA
(Entra, va sistemandosi dalla caduta; si toglie una scarpa e gliela tira) Porta tua sorella, gran pezzo di caprone che non sei altro! Gran bella educazione t’insegna tuo padre. E lei comare, niente gli dice? (Va a prendersi la scarpa).

ROSALIA
Cosa devo dirgli? Me lo dica lei, perché io non ho più che cosa inventarmi.

MARIUCCIA
(Ritorna con la scarpa in mano, sta per mettersela ma rischia di cadere) Che gli venga un colpo! Certo comare, le parole non lasciano buche, ma… una bella porzione di bastonate al giorno per vostro figlio non è che fosse sbagliato!

ROSALIA
Che porzione e porzione! Quello (mimando) fa così e se li oglie di dosso tutti! Le mani, le mani dovrebbero parlare! Non li sento più, è come se li avessi addormentate.

MARIUCCIA
E com’è finita, com’è finita? Con... come si chiama, come si chiama... a si, Giacomino!

ROSALIA
E’ mai possibile che una cosa deve ripeterla un mare di volte, le sembra che sono tonta?

MARIUCCIA
Io… due volte? Ma cosa dice, cosa dice?

RUSIDDA
Oh santa madre! vede? Mi fa confondere. Ch’è successo, ch’è successo! Com’è finita, com’è finita! Cosa dice, cosa dice! Comare, deve farsi controllare il disco, non sente che spesso si blocca?

MARIUCCIA
Comare Rosalia, ma da dove le prende queste parole, dal sacco?

ROSALIA
Si, si dal cantaro le prendo! Va beh, va beh, cambiamo discorso! Stava dicendomi di Giovannino; e… chi è quest’altro?

MARIUCCIA
Giovannino! Io ho detto Giovannino? E meno male comare (facendo segno come se stesse dando dei numeri) che le cose le ripeto due volte! Le chiedevo poc’anzi di Giacomino; con Salvatore com’è finita?

ROSALIA
Come poteva finire secondo lei, come sempre! Se fossi io padre Agostino, glielo farei fare davvero il bambinello, solo così potrebbe rendersi conto.

MARIUCCIA
Ma no, riderebbe tutta la gente! E perché, per i capricci di suo figlio? Continuate ad insistere invece sulla commedia di Giovannino come dice lei.

ROSALIA
Giovannino? Giacomino!

MARIUCCIA
Si, si quella, Giacomino (si sente che sta arrivando gente; è padre Agostino con i ragazzi dell’oratorio; con loro c’è anche Salvatore).

SALVATORE
Entrate, entrate!

ROSALIA
In questa casa sta creandosi un entra ed esci che nemmeno in ospedale.

MARIUCCIA
E lei comare sa che fa, gli appiccica dietro la porta d’ingresso l’orario d’entra!

ROSALIA
E di uscita! Perché se no, comare, me li tengo a tutti dentro?

P. AGOSTINO
(Preoccupato, sentendo parlare di ospedale, s’informa) Cosa è successo signora Rosina? Qualche parente...

ROSALIA
No, niente, ancora non ho nessuno in ospedale; padre Agostino cerchiamo di stringere perché qui sta andando a finire come la banda musicale del Parco… un pò si fa, un pò si sfa. Cerchiamo di decidere il da farsi per una volta e per sempre e… di questa storia non ne dobbiamo parlare più!

P. AGOSTINO
Io sono appunto ritornato proprio per questo. (A Salvatore) dunque, tu leggi la parte di Giacomino; gli altri recitano la loro parte; dico… recitano perché già la sanno, quindi deciditi: o ci fai vedere, quantomeno, come leggi, o altrimenti anche in questa tu... (fa con la mano come a volersi pulire il muso).

MARIUCCIA
Oh, così si parla! (Ironica) Fai vedere, ora, come sai recitare!

P. AGOSTINO
(A Marcello) Tu, dagli la battuta per la sua entrata.

MARCELLO
Voi! Ah, siete voi! Mascalzone!

SALVATORE
Per-do-no, le domando per-do-no

MARCELLO
Che perdono! Hai avu...

P. AGOSTINO
(A Marcello) Aspetta, aspetta! Cosa fai? Non vedi come recita? (A Salvatore) Scusami, stai scherzando o fai sul serio, non pensi che sarebbe stato meglio dire: “perdono! Le domando perdono”!

SALVATORE
Perché, io come ho detto?

P. AGOSTINO
Tu, hai detto cosi: “per-do-no”; questo tuo parlare in sillabe cosa vuol dire?

SALVATORI
Come, cosa vuol dire, padre Agostino! Io, l’ho detto così per farglielo capire meglio.

P. AGOSTINO
Senti, caro Salvatore, tu non devi pensare e agire secondo il tuo volere; vi sono cose nella vita che noi, per un motivo, o per un’altro, non possiamo, nè fare quello che vogliamo, nè dire ciò che ci viene in mente, quindi..., in questo caso devi attenerti al copione cercando di conformarti, quanto meno un pò, al contenuto del testo dell’autore, in questo caso di Pirandello. Mi pare d’essere stato chiaro.

SALVATORE
Ah, certo ch’è stato chiaro! Allora io dovrei fare quello che dicono e pensano gli altri, e non solo, anche a punto e virgola; e quando mi permetto di dire, o di fare ciò che penso io succede il quarant’otto! Sa ch’è davvero scaltro lei!

P. AGOSTINO

(I ragazzi ridono) Senta signora Rosina, come lei vede, purtroppo... io, anzi (indicando i ragazzi) noi abbiamo tentato di aiutarlo, ma... come si fa! (a Salvatore) Solo perchè ho scherzato dicendoti del Bambinello, tu ne hai fatto un dramma; vuol dire che da ora in poi da me avrai solo il saluto, sperando che anche questo non venga da te interpetrato in altro significato. (Ai ragazzi) Su ragazzi che andiamo (si avviano).
SALVATORE
Padre Agostino, gliela posso fare una domanda?

P. AGOSTINO
Certo

SALVATORE
Me lo ha mai visto fare il bambinello? Come fa a dire che non lo faccio bene? Perché non deve darmelo a fare? Non si preoccupi che non gliene faccio fare brutta figura.

MARCELLO
Perché non glielo lascia fare padre! (ridendo) Certe cose, s’imparano a proprie spese.

P. AGOSTINO
Certo, hai ragione; ma la popolazione cosa penserà di me: che mi abbia dato di volta il cervello? Dai marcello non ti ci mettere pure tu!

SALVATORE
(A Marcello) Vedi? Cosa ti avevo detto! Sicuramente è a qualche altro che l’ha promesso, quindi…

P. AGOSTINO
E allora senti, visto e considerato che tu pensi questo, voglio, tanto perchè ti serva da lezione, esaudire quanto vuoi fare, vedremo come andrà a finire. Ora, facciamo finta che non sia successo niente di tutto questo, niente di niente, nemmeno quello di essere venuto io in questa casa, (indica i ragazzi) neanche loro; quindi ritorniamo indietro nel tempo a quando ti dissi: “Salvatorello, quest’anno tu lo devi fare il bambinello”; ci siamo! T’ho detto così, vero?

SALVATORE
Si, certo.
P. AGOSTINO
E allora preparati, ti manderò a prendere più tardi; è sta sera la rappresenta zione del presepe, lo sai? (salutano ed escono).

SALVATORE
(Alla madre) Hai visto! Era così facile. Finalmente faccio il bambinello! (a Mariuccia, ironico) Questa sera glielo faccio vedere io come si recita.

MARIUCCIA
Ah, su questo puoi contarci, ed io è sicuro che sarò presente, in prima fila! Quanto vedo quello che sai fare; anzi sapete cosa faccio, vado a sbrigarmi le ultime faccende, così non rischio di perdere questa grossa occasione. A presto, comare. (Ironica, a Salvatore) A più tardi, cosa buona! (Ed esce).

ROSALIA
Senti a tua madre, pensaci, Salvatore!

SALVATORE
(Meravigliato) Mamma, pensaci Salvatore, è pure col punto esclamativo?

ROSALIA
Certo! Perché?

SALVATORE
E’ proprio come il titolo di “Pensaci Giacomino”! Sai che ti dico, mentre aspetto che vengono a prendermi, lo leggo tutto il copione; chissà che questo Giacomino non ha avuto a che fare con una storia simile, così serve a farmi aprire meglio gli occhi (inizia a leggere).

ROSALIA
(Bussano) Avanti! (Salvatore è assorto a leggere)
MINICHELLA
(Entra una vecchietta, sorretta dal bastone; é un’amica di Rosalia, ha la voce molto invecchiata) Ti saluto, Rosalia!

ROSALIA
(Le va incontro) Donna Minichella! Come sta?

MINICHELLA
Come vuoi che stia, come i vecchi; il tempo si avvicina!

ROSALIA
Ma quando mai! Lei non è per niente vecchia! Non sono gli anni a farci vecchi.

MINICHELLA
Si, si, Non sono gli anni! Chiamali allora giorni, mesi… (poi riflettendo) chiamalo tempo; è il tempo che c’invecchia.

ROSALIA
(Prende una sedia) Si sieda.

MINICHELLA
(S’accorge di Salvatore) Sta… studiando?

ROSALIA
No, sta leggendo che deve recitare.

MINICHELLA
M’era sembrato strano conoscendolo; ma… la lettura istruisce, lascialo leggere. Torniamo a noi, per quel lavoro a telaio com’è finito? Son venuta per questo.

ROSALIA
Tutto apposto. (Salvatore mima qualche brano) ma, potevo venire io, donna Minichella!

MINICHELLA
Movimento, Rosalia, movimento! Mi sentivo ingranchita e ho voluto fare due passi; non l’hai a piacere?

ROSALIA
Cosa dice! Sono contentissima, e devo dirle che mi si riempie il cuore di gioia nel vederla; mi ricordo quando bambina mi teneva tra le braccia e mi raccontava vecchie storie. Si ricorda quanto piansi per quel pupazzetto di stoffa? L’ho ancora conservato in un cassetto a ricordo di allora, aspetti che glielo faccio vedere (esce a prenderlo).

MINICHELLA
(Osserva Salvatore) Salvatore, Salvatore!

SALVATORE
(Recitando) Professore, glielo dica lei; sono pronto, me la sposo!

MINICHELLA
(Pensando che Salvatore stesse dando i numeri, si fa il segno della croce) Che il signore ce ne liberi da queste disgrazie!

ROSALIA
Ricorda, donna Minichella? Ho preso anche questo ricamo che sto facendo a mia figlia Sina; eh, i ragazzi crescono!

MINICHELLA

Eh, figlia mia, il tempo c’insegue! (guarda il ricamo); brava, brava Rosalia! Hai la mano di una vecchia. Si sta facendo tardi; io devo andare (si alza per andare via).

ROSALIA
Aspetti ancora un pò! Non è di tutti i giorni che viene a trovarmi. (bussano) Avanti!

COMPARSA
(Entrano due bambini con una cesta) Buona sera signora, (Salvatore è intento a leggere) é qui che dobbiamo prendere... (i due bambini guardano in giro cercando di capire dove fosse quello che devono mettere dentro la cesta).

ROSALIA
Si, si aspittate. (Va da Salvatore) Su, cosa devi fare?

SALVATORE
(Indicando il copione) Bello, veramente bello!

ROSALIA
E allora? (Salvatore s’accorge dei bambini e guarda la cesta) Sei pronto?

SALVATORE
Ma… pronto per cosa?

ROSALIA
Come per cosa! Non lo hai ancora capito? A te sono venuti a prendere.

SALVATORE
Chi, questi bambini?

ROSALIA
Si, si, proprio te. (Rivolgendosi ai due bambini) Non siete venuti a prendere il bambinello?

COMPARSA
Si, proprio così; e... dov’è?

ROSALIA
Qui, (indicando Salvatore mentre i due si guardano meravigliati) non lo vedete? E’ lui che deve fare il bambinello!

COMPARSA
Su, signora, che abbiamo premura! Ha forse paura a darlo a noi?

SALVATORE
(Minichella guarda meravigliata l’accaduto) Mamma, di chi state parlando?

ROSALIA
Sempre di te stiamo parlando (i bambini si guardano cercando di capire), quindi vedi un po’ di sbrigarti.

SALVATORE
E questa cesta, a che serve?

ROSALIA
A che serve? Come a che serve! Qui, (indicando l’interno della cesta) vedi qui dentro, si deve mettere il bambinello; hai capito o ancora no!

SALVATORE
(Prova a vedere come potere stare dentro la cesta mentre i bambini cercano di levarlo per non rovinare la cesta) E comu faccio?

COMPARSA
E dai, la vuoi smettere! Non ti sembra male rovinare la cesta? Su signora, ce lo consegna il bambino?

ROSALIA
Ah, dovete scusarmi! Voi, giustamente non sapete niente di questo discorso.

COMPARSA
Di quale discorso? (rivolgendosi alla compagna) Non facciamo che abbiamo sbagliato casa?

ROSALIA
No, no, è qui che dovevate venire! E’ questo il bambinello!

COMPARSA
(Meravigliate) Che cooosa!? Questo, il Bambinello? Ma allora padre Agostino... (facendo gesti per dare ad intendere come se padre Agostino avesse iniziato a dare i numeri).

P. AGOSTINO
(Si sente arrivare qualcuno, è padre Agostino) Aprite, aprite! (gli aprono ed entra, è stanco, si asciga il sudore che gli scende sulla fronte) Entra, sbrighiamoci! Dai che aspettano tutti, c’è il paese intero! Certo, farai un figurone! Dai, su spogliati! (a Rosina) Signora Rosina, in quanto al fatto che deve rimanere nudo, ha pensato a cosa fargli mettere... (indicando sotto l’ombelico, mentre i bambini, meravigliati si parlano all’orecchio. Fuori, si sente la gente che chiama e le cornamuse che suonano il canto di Natale. Salvatore ha capito d’avere proprio sbagliato tutto, ha capito che non può proprio fare quella parte).

VOCI FUORI SCENA
Padre Agostino, ancora molto si deve aspettare, che qui fa freddo!

P. AGOSTINO
Senti? C’è fuori mezzo paese! Aspettano, perchè vogliono accompagnarti fino al presepe come se fosse una processione, si proprio cosi (a Salvatore gli si legge in faccia lo sbaglio dell’assurda pretesa).

ROSALIA
(Ha capito, ma preferisce continuare per vedere come andrà a finire) E allora, cosa aspetti, t’è finita la premura?

VOCE
(Si leva una voce; a sentirla è solo Salvatore, è la voce che è dentro ognuno di noi e che spesse volte ci aiuta a riflettere e a capire quello che è giusto fare) “Salvatorello, quest’anno tu lo devi fare il bambinello”!

SALVATORE
(Mortificato e quasi piangendo, ora, inplora padre Agostino affinchè possa perdonarlo) Perdono! Le domando perdono!

P. AGOSTINO
(Quasi adirato) Che perdono e perdono! Hai avuto la tracotanza di...

SALVATORE
Sono pronto, padre, se mi da...

P. AGOSTINO
(Amareggiato, ma contento di essere riuscito a far riflettere Salvatore) Si! Continua a studiartela la parte (gli batte legermente la mano sulla spalla), vedo che incominci a capirla. (Ai bambini con la cesta che guardavano meravigliati) E voi? Su, che aspettate a prendere la cesta, non vi pare che avete sbagliato casa? Su, andiamo! (escono, mentre Salvatore va ad abbraccaire la mamma. Si chiude lentamente il sipario).

T E L A