BANG BANG BANG

Atto unico di

Enzo Ferrara



Ambiente: una saletta da cui si dipartono tre stanze (gli studi dei medici che vi lavorano).
Un mobile a parete a sinistra, su cui vi sono poggiati dei soprammobili: un vaso con fiori rovesciato su una tovaglietta ricamata messa di sghimbescio, un divano sulla parete opposta, un portariviste (anch’esso abbattuto con i giornali buttati per terra) un tavolino basso si cui sono poggiate depliant e altro, un tappeto moderno che sta sotto il tavolino. Quadri alle pareti.
Entra, con gli attrezzi per la pulizia, Caterina. Indossa un grembiule su un paio di jeans, ha i capelli avvolti con un fazzoletto, abbastanza carina e rapida nei movimenti e nei gesti che per lei sono abitudinari.
Entra, poggia il secchio con gli attrezzi. E’ un po’ insonnolita: sono le sei del mattino; si stiracchia per un residuo di sonno e si mette le mani sui fianchi, come per dire: da dove comincio.
Va a prendere uno straccio nel suo contenitore, ma si ferma perchè vede anche i giornali per terra. Rimette a posto i giornali, con un movimento di disapprovazione della testa.
Prende lo straccio e una bomboletta spray e comincia a spruzzarlo sul mobile per poi passare lo straccio, si ferma e nota una cosa che deve essere strana per lei. Guarda in controluce il piano del mobile. La sua espressione diventa attenta. Non c’è traccia di polvere, come se qualcuno avesse pulito bene, guarda la tovaglia ricamata e nota che è stata messa nel senso sbagliato, si accinge a sistemarla quando si accorge che è bagnata. La sistema, guarda per terra e vede tracce di acqua che vanno sotto il mobile; si abbassa e guarda; vede un fiore che stava li sotto, lo prende e lo sistema nel vaso. Guarda con attenzione seguendo una traccia che la porta al tavolino; sposta il tavolo e alza il tappeto. Qualcosa ha destato la sua meraviglia. Entra in fibrillazione, stesa per terra guarda da vicino qualcosa che la lascia perplessa. Poggia un dito per toccare qualcosa di piccolo e lo porta davanti agli occhi.
Caterina: Sangue?
Diventa sempre più febbrile la sua ricerca. Guarda attorno con attenzione: il divano, sotto un fermacapelli; si toglie il suo dai capelli e lo confronta, sono uguali. Segue tracce di sangue che la portano verso la porta; poi, guardando che nessuno ci sia ad ascoltarla, prende il telefonino e fa un numero.
Caterina: Mario! capo! Sono io. Io Caterina... ma perché che ore sono? Le sette? Ma che fai dormi ancora? Ma... ma ti devo dire una cosa importante... eh! alle sette di mattina... ma ti vuoi svegliare... ascolta, io sono nello studio di via Quintino Sella... si, si, quello... no, non è successo niente... ascolta.... mi vuoi ascoltare? C’è qualcosa che non mi convince... guarda non vorrei sembrarti esagerata... ma qui... è successo... un delitto... ma mi fai parlare... tu lo sai che io sono una che nota ogni piccola cosa... e va... e va be... ma quella volta fu una errore di valutazione... ma... ma... che è colpa mia se le tracce di sangue non erano di una persona ma di un criceto... lo so che era un ambulatorio veterinario e io ci dovevo fare caso... ma... questa volta, sono sicura... ti ricordi quel libro che ti ho prestato: “L’assassino ha i minuti contati”... non lo hai letto? Ma allora che te li presto a fare i libri... comunque, anche lì l’assassino uccide la vittima nella sala d’aspetto di un medico... la vittima è sicuramente una donna; lo so perchè ho trovato un indizio... come che è un indizio? Un fermacapelli come il mio... se li mettono anche gli uomini? Allora se non è una donna è un fro... un gay... Mario... Mario... ma che fa? Ha chiuso? Mario sei un cretino... ma si sa: la verità non piace a nessuno. Come diceva l’ispettore Derrik: c’è un assassino in ognuno di voi... va bene: di noi. Ma un momento... io c’ho uno strumento eccezionale a portata di mano per fotografare tutto: il cellulare fotografico. Aspetta... c’è la batteria... ancora si... Adesso ti faccio vedere io.

Comincia a scattare foto col suo cellulare ovunque. Poi si mette a riassettare molto frettolosamente. Spegne la luce lasciando in penombra l’ambiente. Esce.
La luce gradualmente inonda la stanza; . E’ giorno pieno.
Entra un personaggio: Andrea il cardiologo. Come ogni mattina porta dei giornali che sistema nel portariviste. Ne prende qualcuna vecchia e la butta nel cestino. Sta per avviarsi al suo studio quando sente suonare il campanello. Guarda l’orologio; decide di non rispondere, ma il campanello suona continuamente. Stizzito prende il citofono e urla dentro:
Andrea: Ma chi è che suona così? (pausa)
Andrea: Pronto! (al citofono) Signora... ma lo studio è ancora chiuso, apre alle nove!
Non posso farla salire, non c’è ancora nessuno. (pausa) Io? ma io sono il medico! si, sono in anticipo e poi prima delle nove non ricevo... (pausa) E va bene, va bene... aspetterà nella saletta, va bene, ma che non si ripeta.
Visibilmente irritato preme il pulsante per aprire il portone. Si avvia ed entra nella porta del suo ufficio.
Dopo un minuto entra Caterina. E’ vestita normalmente con dei vistosi occhiali neri. Entra nella saletta. Con atteggiamento cospiratore si guarda attorno.
Entra Andrea in camice bianco.
Caterina: Buon giorno dottore.
Andrea: Buon giorno. (sta per tornare indietro)
Caterina: Mi scusi dottore...
Andrea: Signora, non vorrei sembrarle scortese, ma le avevo detto che io ricevo alle nove...
Caterina: Mi perdoni, ma la mia è solo una domanda... personale.
Andrea: Personale?
Caterina: Vede dottore, ieri sera è venuta una amica mia con cui avevo un appuntamento, dopo la visita, ma non è venuta, e allora... mi chiedevo se lei sapesse qualcosa.
Andrea: Ma questa persona aveva un appuntamento con me?
Caterina: Non saprei... io l’ho lasciata davanti al portone con l’intesa che ci saremmo rivisti dopo.
Andrea: Signora, non so cosa risponderle... il mio ultimo paziente è stata una signora mia vecchia cliente. Non sarà la signora Moretti?
Caterina: La signora Moretti?
Andrea: Si una signora, anziana, viene sempre accompagnata dalla figlia.
Caterina: No, non era lei.
Andrea: Allora non so risponderle. Provi a chiedere ai miei colleghi. Buon giorno.
(esce)
Caterina resta sola. Pensa a qualche stratagemma.
Entra Piero, il dentista. Si sta avviando verso la sua porta , ma si accorge dell’ospite e saluta. Caterina prende la palla al balzo.
Caterina: Dottore mi scusi...
(Piero guarda l’orologio)
Caterina: Si, so di essere in anticipo, ma ho un problema; è lei il...?
Piero: Sono l’odontoiatra!
Caterina: Il dentista!
Piero: Si, il dentista.
Caterina: Ecco vede dottore ieri sera è venuto una mia amica in questo studio, ma dice di aver dimenticato... un... un telefonino, ma non si ricorda se lo ha lasciato nel suo studio o qui...
Piero: Ma era una mia paziente?
Caterina: Ehmmm... si... credo... mi pare.
Piero: Signora, qui siamo in tre medici, se lei non sa di chi era il paziente...
Caterina: Era? Perchè dice: era?
Piero: Mi riferivo a ieri sera.
Caterina: Perchè? E’ successo qualcosa... ieri sera?
Piero: Ieri sera? Non mi pare... almeno non nel mio studio.
Caterina: E’ successo qualcosa qui?
Piero: Cosa?
Caterina: Qualcosa di... strano.
Piero: Di strano? Ma dove?
Caterina: In questa stanza.
Piero: Perché lei sa che è successo qualcosa di strano in questa stanza?
Caterina: Me lo dica lei? Forse qualche paziente si è sentito male?
Piero: Ma dove?
Caterina: Qui! Qualcuno è caduto, ha battuto la testa...
Piero: Ma... a me non risulta, ma io sono andato via prima dell’ora fissata.
Caterina: E come mai lei è andato via prima?
Piero: Avevo da fare... (accorgendosi di essere sotto un interrogatorio si ribella) Ma, poi... lei, chi è? Perchè fa tutte queste domande?
Caterina: Perché è proibito fare domande? E’ un modo per rapportarsi con gli altri... si fanno domande e si ricevono risposte... mi pare normale...
Piero: Domande, risposte... ma che cos’è un quiz? Il medico ha anche dei doveri di privacy dei suoi pazienti da rispettare.
Caterina: Giusto! Molto giusto! Ma io non voglio entrare nella privacy dei suoi pazienti, ci mancherebbe, ma vede dottore una mia amica ieri non è rientrata a casa dopo essere stata in questo studio, lei comprende che in famiglia sono tutti preoccupati.
Piero: Mi faccia capire: questa persona per la quale siete preoccupati, chi è?
Caterina: (in difficoltà) Giusta domanda.... questa persona è... Non glielo posso dire, per una questione di privacy; scusi sa, ma, lei ha la sua, io ho la mia privacy.
Piero: Allora sa cosa le dico: ognuno si tenga la sua privacy e arrivederci.
(Saluta con la mano, gira sui tacchi e va via)

(Si blocca di scatto e girandosi fa:)
Piero: E poi, ieri io ho avuto solo clienti uomini.

(Caterina resta basita.)

(Entra Luca il ginecologo. Sorridente e sempre proteso alla seduzione. Vede Caterina e gli sorride.)
(Caterina ha un guizzo e risponde al sorriso mettendo subito in atto un atteggiamento da donna fatale.)

Caterina: Dottore.
Luca: Signora?
Caterina: Sono la signora Scarpetta.
Luca: Signora Scarpetta, cosa posso fare per lei?
Caterina: E’ una cosa... molto personale.
Luca: Signora, io sono un medico, la mia professione mi impone la riservatezza; tutte le mie pazienti sanno che io sono il più confidenziale dei... confidenti; si può quindi confidare con assoluta fiducia. Venga sediamoci.
(La invita a sedersi sul divano della saletta. Caterina si siede sempre con aria seduttiva)

Luca: Mi dica signora.
Caterina: Vede dottore , ieri una mia carissima amica è venuta nel suo studio, e dopo non è più tornata a casa.
Luca: Chi è la sua amica?
Caterina: Appunto... la sua ultima cliente.
Luca: Vuol dire Laur... la signora Mandenbraut?
Caterina: Man... lei, proprio lei. Dottore siamo preoccupati, non abbiamo sue notizie da ieri sera.
Luca: Ma è strano... ieri dopo la visita è andata via; l’ho accompagnata io stesso alla porta.
Caterina: Ha notato se c’era qualcuno qui, in questa saletta?
Luca: Non ricordo... si, c’era della gente, ma non ho fatto caso.
Caterina: Si ricorda se c’era una donna?
Luca: Una donna? Siiii, mi pare.
Caterina: E non era una sua cliente?
Luca: No, la signora Mandenbraut è stata la mia ultima cliente ieri sera. Ma non capisco...
Caterina: Vede dottore, ieri sera in questa saletta è successo qualcosa.
Luca: Cosa?
Caterina: Niente di preciso, ma ho la sensazione che si tratti di un... delitto.
(Piero ha un sussulto.)
Luca: Un delitto? La signora Mandenbraut?
Caterina: Non lo sappiamo con certezza.
Luca: Non lo sappiamo? Ma lei chi è? Della polizia?
Caterina: No, io sto indagando per conto della famiglia.
Luca: Ma la famiglia di chi?
Caterina: La famiglia... della morta.
Luca: Capisco... cioè non capisco... chi è la... morta?
Caterina: La vittima.
Luca: Ah, ho capito. Ossia, non ho capito ancora come si chiamava la vittima o morta.
Caterina: E’ quello che dobbiamo scoprire.
Luca: Senta signora... signora? Scusi ho dimenticato il suo nome?
Caterina: Il mio nome?
Luca: Si, il suo nome.
Caterina: Scarpetta.
Luca: Scarpetta?
Caterina: Scarpetta Caterina.
Luca: Senta signora Scarpetta, io non ho ancora capito di chi stiamo parlando?
Caterina: Parliamo di una donna che è stata uccisa in questa saletta.
Luca: La sua è una accusa gravissima. Vuole dire che qui si è commesso un delitto?
Caterina: Esatto.
Luca: Ma chi sarebbe l’autore di questo delitto?
Caterina: E’ quello che voglio scoprire.

(Entra Andrea)

Andrea: Ciao Luca. (pausa) Cos’hai? Sembra tu abbia ricevuto una brutta notizia.
Luca: Ciao Andrea... ci credo. Sai cosa afferma la signora qui presente... scusate non vi ho presentato: la signora Scarpetta, il dottor Andrea Roversi.
Andrea: Ma ci siamo già visti, poco fa... cosa succede?
Luca: La signora afferma che qui , in questa sala... è avvenuto un... delitto.
Andrea: Un delitto? Qui? Ma siamo impazziti!
Caterina: Purtroppo dottor Roversi è la verità.
Andrea: Ma chi sarebbe stato ucciso?
Luca: E’ una donna, la vittima è una donna.
Andrea: Una donna? Ma la signora chi è? Signora chi è lei?
Caterina: Mi chiamo Caterina Scarpetta è sono una investigatrice.
Andrea: Della polizia?
Caterina: In un certo senso.
Andrea: Come sarebbe: in un certo senso. O è della polizia o non lo è!
Caterina: Se io fossi della polizia non glielo direi ma se non lo fossi glielo direi.
Andrea: Insomma lei è o non è della polizia.
Caterina: Lei vuole eludere la domanda? Mi dica: si o no!
Andrea: SI! Cioè... NO! Insomma che cosa sta succedendo.
Caterina: Me lo dica lei.
Luca: La signora afferma che in questa stanza è stato ucciso qualcuno.
Andrea: Questo l’ho capito, ma non ho ancora capito chi è stato ucciso.
Caterina: Questo lo accerteremo dopo, adesso mi dica dove era lei fra le 18 e le 22 di ieri sera.
Andrea: Come sarebbe dove ero. Sono forse un sospettato?
Caterina: Nooo! Se lei ha un alibi.
Andrea: Un alibi? Ma siamo impazziti! Perché dovrei avere un alibi! e poi perché non lo chiede anche a lui?
Luca: Io!? Che c’entro io?
Andrea: Anche tu eri qui ieri sera.
Luca: Ma io non ho ammazzato nessuno.
Andrea: Perché io ho forse ammazzato qualcuno?
Luca: Io non lo so! Io ieri sera sono andato via alle 20, quindi sono fuori causa!
Caterina: Ma ancora non sappiamo l’ora del delitto.
Andrea: Ah no!? Allora se ho capito bene non si sa chi è la vittima, non si sa a che ora è stata uccisa, ma che razza di delitto è questo!
Caterina: Calma dottore, calma. Le indagini procedono con metodo scientifico. Prendiamo questo fermacapelli. (apre un fazzoletto dentro cui è posato il fermacapelli trovato)
(I due medici curiosi guardano con curiosità l’oggetto)
Andrea: E questo... cosa sarebbe?
Luca: E’ un fermacapelli.
Caterina: Lo riconosce?
Luca: No! Mai visto!
Andrea: Ma questo è un oggetto femminile, ce l’ha anche mia moglie.
Caterina: Dove sua moglie adesso?
Andrea: Mia moglie? Che c’entra adesso mia moglie!
Caterina: Le mogli c’entrano sempre. Dietro una moglie, che è gelosa si nasconde una potenziale assassina o vittima.
Andrea: Ma figuriamoci... mia moglie.
Luca: Però, onestamente Andrea... tua moglie è un po’ gelosa.
(entra Piero)
Andrea: Ma non è vero... Tu parli perché non sei sposato... eppoi mia moglie è a casa e non c’entra niente.
Piero: Ma cosa sta succedendo qui? Ancora Lei? (rivolto alla a Caterina)
Luca: La signora afferma che ieri sera qui è stato commesso un omicidio.
Piero: Un omicidio?
Andrea: A me sembra tutta una sciocchezza.
Piero: ma è evidentemente una sciocchezza. Ma poi sulla base di cosa lei fa questa affermazione?
Caterina: Per adesso abbiamo solo degli indizi, ma come diceva Poirot: tre indizi fanno una prova
Piero: Poirot! Ma chi è lei? Agatha Christie!
Luca: No, la signora si chiama Scarpetta.
Piero: Ma lo so che la signora non è Agatha Christie! Ma in che veste fa questa affermazioni. E’ forse della polizia?.
Caterina: Andiamo per ordine. Chi di voi possiede una pistola?
Andrea: Una pistola? Ma lei cara signora sta farneticando! Non siamo mica dei killer!
Piero: Io ho una pistola.
Andrea: Tu hai una pistola?
Piero: Si, perché... non posso avere una pistola? Con regolare porto d’armi.
Caterina: Ah, bene! Come vedete una luce comincia a rischiarare il buio.
Piero: Ma che luce e buio! Io ho una pistola, regolarmente registrata, ma non la uso da anni...
Caterina: Fino a ieri sera?
Piero: Fino a ier... ma che mi fa dire! Non la uso da anni, non so nemmeno se è carica.
Caterina: A meno che non l’abbia usata un altro.
Luca: Chi?
Caterina: Non sarebbe la prima volta. Mi ricordo il caso del “Canarino azzoppato” l’assassino uccise con la pistola di un suo collega...
Andrea: Il canarino azzoppato? E chi è stato?
Piero: Ad azzoppare il canarino?
Luca: Ma perché uno dovrebbe azzoppare un canarino, e poi con una pistola addirittura...
Caterina: Il canarino si azzoppò da solo andando a sbattere contro la gabbia, come poi dimostrò l’avvocato Mason...
Luca: Mason chi?
Caterina: Perry Mason.
Piero: Perry Mason? Ma cos’è questo un telefilm?
Caterina: No, questa è la realtà. Ma torniamo a noi. Lei ha una pistola, si assenta, l’assassino si introduce nel suo studio, prende la pistola, la nasconde e quando gli altri escono e gli studi sono vuoti, e l’ultima paziente è nella sala d’aspetto, cioè qui, la uccide. Poi rimette la pistola dove l’ha presa, trascina il cadavere nello sgabuzzino e va via. Torna a notte inoltrata e si sbarazza del cadavere.
Piero: Ma questa è una sciocchezza madornale... Lei cara signora è una esaltata...
Caterina: Me lo dimostri. Prenda la pistola e così tagliamo la testa al toro.
Andrea: Anche il toro adesso, non bastava il canarino. Piero vai a prendere questa pistola e cosi la smettiamo e torniamo al lavoro che è già tardi.

(Luca va e torna con una pistola)

Caterina: Posso vederla?
Piero: (gliela porge) Stia attenta c’è la sicura.
(Caterina la prende in mano la osserva, la annusa, toglie la sicura)
(I tre si allarmano e si allontanano impauriti)
Luca: Ma che fa?
Piero: Stia attenta!
Andrea: Ma è pazza, incosciente...
Caterina: Tranquilli! So come si usa un’arma! E’ questa la sicura?
Luca: ma la sicura l’ha già tolta...
(Caterina armeggia con la pistola maldestramente puntandola su i tre che si nascondono dietro qualcosa)
Luca: (dietro il suo nascondiglio) Signora... siamo sicuri che lei sa usare una pistola?
Andrea: Metta giù quell’arma!
Caterina: Nessun timore... potete uscire.
Piero: Adesso basta! Adesso o lei ci dimostra di avere veste ufficiale o noi non risponderemo più a nessuna domanda. Intanto mi ridia quella pistola!
(Caterina ridà la pistola a Luca)
Piero: Ecco, adesso lei esce da questa stanza o io chiamo la polizia!
Caterina: Va bene, va bene... io vado, ma farò un rapporto dettagliato su tutto...
Luca: Rapporto? Che rapporto?
Andrea: No, scusi che cosa rapporta e poi a chi?
Caterina: A chi di dovere.
(Caterina si avvia ad uscire)
Andrea: Aspetti...
Caterina: E’ un mio preciso dovere fare rapporto ai miei superiori...
(squilla il cellulare di Caterina)
Caterina: Si capo... si come lei mi ha ordinato capo... (annuisce ripetutamente) sicuro capo... (i tre guardano timorosi) si capo... si, il dottor Andrea Roversi...ah ah! (Guarda Andrea e assentendo con il capo) Si certo capo bisogna fare pulizia... il dottor Piero Turcheti... si, si... (guarda Piero scrollando il capo) Come vuole lei capo... Certo anche il dottor Luca Gerosi... (stessa mimica degli altri due). Va bene capo, ci vediamo alla centrale. (chiude il cellulare)
Caterina: Signori, io vado, un altro delitto è stato commesso e c’è bisogno di me... ma... ci vedremo... presto.
Andrea: Ma, mi scusi, lei come si chiama?
Caterina: Il mio nome Caterina, ma i colleghi mi chiamano Kay... come Kay Scarpetta.

(buio)
(Cambio di luci. E’ sera)
Entra Caterina con fare sospetto. Esce Andrea.
Luca: Ancora lei! Ma si può saper cosa vuole e?
Caterina: Voglio continuare le indagini
Luca: Senta signora...
Caterina: Kay, mi chiami Kay.
Luca: Kay, le posso parlare, dicevo in maniera ufficiosa...
Caterina: Certo dottore, vuole confessare il delitto?
Luca: Ma che confessare... io non ho commesso nessun delitto... almeno non questo... insomma il problema è che, come tutti... molti, io ho qualche piccola irregolarità... diciamo amministrativa...
Caterina: Cioè?
Luca: Insomma... non rilascio, ad alcuni clienti beninteso non a tutti, non rilascio la ricevuta fiscale...
Caterina: In sostanza lei è un evasore!
Luca: Evasore! Mi sembra esagerato... diciamo che a volte mi dimentico di farla...
Caterina: Ho capito! sempre pieno di impegni dimentica di fare la ricevuta fiscale.
Luca: Ecco, brava! Impegni, non è mia intenzione, ma succede... e allora mi chiedevo se una inchiesta su questo... delitto, di cui ancora non so niente, può...
Caterina: Ma vede dottore io mi occupo solo di omicidi, ma potrei mettere una buona parola con il collega, se lei mi dicesse qualcosa su quello che è successo qui ieri sera.
Luca: Ancora con questa storia! le ripeto: io non so niente!
Caterina: Ma cosa mi dice dei suoi colleghi?
Luca: Brave persone... Professionisti in gamba... anche se...
Caterina: Anche se?
Luca: Cosa vuole nessuno è perfetto... Il dottor Roversi, Andrea... poverino
Caterina: Poverino?
Luca: Ma si... con quella moglie che si ritrova... un’arpia, sempre a controllarlo...
Caterina: Gelosa?
Luca: Gelosissima! Per lui è uno stillicidio... una telefonata ogni mezz’ora... Ogni mezz’ora. Una vera persecuzione. Ma lui è più furbo di sua moglie.
Caterina: Vuol dire che lui...
Luca: Eh si! Lui riesce sempre a fargliela sotto il naso.
Caterina: Ha una amante?
Luca: Diciamo che si da’ da fare... non sempre con la stessa, ma...
Caterina: Allora è possibile che la moglie gelosa si sia introdotta nello studio e abbia colto la coppia in flagrante e abbia ucciso.
Luca: No, no e poi no! Questo è da escludere. Andrea è una persona perbene.
Caterina: Lei non sa quante persone perbene ci sono in galera, e poi come dice il tenente Colombo: “tutti gli assassini fanno onestamente il loro lavoro”.
Luca: Il tenente Colombo?! Ma cos’è questo? Uno scherzo! Io comunque non c’entro niente con questo... presunto omicidio. La saluto!
(Va via nervoso)
(Entra Piero)
Piero: (rivolgendosi a Caterina) Ha due minuti, le vorrei parlare.
Caterina: Prego dottore, cosa vuole dirmi? Lei ha visto qualcosa ieri sera?
Piero: Ma che visto! Io non ho visto niente, io ieri sera avevo altre cose per la testa...
Caterina: Che cosa?
Piero: Senta signora, parliamoci chiaro, nessuno ama avere la polizia fra i piedi, io poi in questo momento...
Caterina: Cosa succede in questo momento?
Piero: Lei deve sapere che in questo momento ho una causa con un cliente per un errore commesso durante un intervento...
Caterina: Per cosa esattamente?
Piero: Una sciocchezza, un ponte che è caduto...
Caterina: Ma scusi lei è un ingegnere?
Piero: Ma che ingegnere, io sono un dentista e il ponte non è quello di Brooklyn è una protesi dentale, ma scusi lei non sa che cos’è un ponte dentale?
Caterina: Lo so lo so, volevo vedere se lei lo sapeva.
Piero: Io!? Un dentista!?
Caterina: Sorvoliamo, mi dica quello che mi voleva dire:
Piero: Le stavo dicendo che in questo momento la presenza della polizia mi metterebbe in imbarazzo... lei capisce...
Caterina: Senta dottore, un sistema per fare le cose senza tanto rumore c’è.
Piero: E quale sarebbe?
Caterina: che lei mi dicesse cosa è successo qui ieri sera.
Piero: Ma cosa le devo dire io sono andato via prima degli altri... anche se...
Caterina: Anche se?
Piero: Sono ritornato dopo...
Caterina: Allora mentiva!
Piero: Si, ma non ho visto niente di strano...
(Entra Andrea)
Andrea: Ma Piero non eri andato via... ancora lei!? (rivolgendosi a Caterina)
Caterina: Il dottor Turchetti mi stava dicendo che ieri sera li è ritornato dopo essere uscito.
Piero: Si, è vero.
Andrea: (in difficoltà) E cosa hai visto?
Piero: Lo sai cosa ho visto.
Caterina: Me lo dica dottore cosa ha visto?
Piero: (Alza la voce) Andrea, scusami... ma in fondo non c’è niente di tragico... ho visto... lei!
Andrea: Bell’amico che sei!
Piero: Ma dovevo dirlo... non voglio passare guai per colpa tua... e poi non è giusto che tu usi lo studio per le tue tresche.
Andrea: Sei un ipocrita, un bastardo ipocrita...
(Entra Luca)
Luca: Ma ragazzi, ma cos’è questo casino!
Caterina: Venga anche lei dottore cosi sistemiamo la faccenda una volta per tutte.
(i tre si insultano a vicenda a voce alta)
Caterina: Silenzio! Silenzio! Adesso io ricostruirò i fatti e voi ascoltate.
(i tre ammutoliscono)
Caterina: Dunque, ieri sera in questa sala c’è una signora, seduta qui sul divano, aspetta che il dottor Roversi finisca l’ultima visita; la signora è intenta a leggere una rivista, quando ad un tratto entra il dottor Turchetti. Riconosce la signora che è stata una sua amante, scoppia un litigio fra i due, il dottor Gerosi esce dal suo studio e cerca di calmare i due, intanto il dottor Turchetti va nel suo studio prende la pistola; la signora tenta una fuga, cade e rovescia i giornali. Il dottor Gerosi indietreggia e rovescia il vaso di fiori; Il dottor Turchetti spara e colpisce la signora al cuore. Morte istantanea. Voi tre per coprire questo delitto perché non volete problemi con la polizia, prendete il cadavere, lo trascinate per i piedi e lo portate giù con l’ascensore, lo caricate in macchina e ve ne sbarazzate.
Piero: Lei è una pazza! Una pazza scatenata!
Luca: Ma io ve lo avevo detto che questa è una cretina...
Andrea: Ma siamo nella follia!
Caterina: Si? Allora adesso io chiamo i miei superiori e vediamo chi è la pazza.
(prende il cellulare e comincia a fare il numero. Andrea gli toglie il telefono di mano, gli altri la circondano, lei cerca una via di fuga. Piero esce e rientra subito con la pistola in mano. Caterina è terrorizzata. Si blocca. Piero spara. Luca gli toglie la pistola. Caterina barcolla, rovescia il portariviste. Luca spara ancora su di lei. Caterina barcolla e rovescia il portafiori. Andrea si impadronisce dalla pistola e spara un altro colpo. Caterina cade per terra. I tre la prendono per i piedi e la trascinano fuori. La scena ritorna come era all’inizio.

Rientrano. Sono tesi. Squilla un telefonino. I tre saltano in aria, poi Andrea si accorge che si tratta del suo cellulare lo prende tremando e risponde.)

Andrea: Siii!? (copre il telefono con la mano) No, no... tranquilli... è l’agenzia delle pulizie. Siii?
(Andrea parla al telefono)
Andrea: Si, si Mario... va bene... no, non c’è problema... (pausa lunga) scusa, come hai detto che si chiama la donna che verrà domani? (silenzio. Chiude il telefono)
Luca: Cos’hai, sei impallidito!
Piero: Allora? Si può sapere che ti ha detto?
Andrea: Era Mario dell’agenzia delle pulizie... ha detto che domani verrà un’altra persona per fare le pulizie...
Luca: E allora? Cosa c’è di strano?
Andrea: Mi ha detto come si chiama.
Piero: E come si chiama?
Andrea: Caterina. Caterina Scarpetta.

(musica: Preludio in Re Minore di Bach cantata dai Swinger Singers)

FINE