BERNARDINO

due atti 

di

Luca A. Rossi




PROLOGO

VOCE: Piangi il tuo dolce glorioso
CORO: Bernardin, santo e pio,
VOCE: popul sanese mio
CORO: che se n'È ito al celeste riposo.
VOCE: Non vi ricorda ch'el vedeste andà
CORO: in terra come agnello
VOCE: quel povaro vecchiarello,
CORO: tanto benigno, umile, piatoso?...
VOCE: Pianga ciscun sanese 'l padre suo,
CORO: dogliansi grandi, piccoli e mezzani.
VOCE: Piangi Toscana e 'l gran Chonsilio tuo,
CORO: anco languischin tutti l'italiani....
VOCE: Pianghino i frati sui filiol diletti,
CORO: guasi vestiti da le sagre mani,
VOCE: tutti o gran parte, povari perfetti,
CORO: poich'egli È spento, lume de' cristiani.

VOCE: A Siena conservano un significato particolare: i vicoli angusti, le case di mattoni scoloriti, le chiese, i conventi nei quali risonano i passi dello stesso Bernardino. I visi dei popolani sono formati ancora nello stesso calco degli astuti, faziosi senesi che egli rimproverò, derise, amò. Qui il santo È ancora di casa.
VOCE: Elenco delle città ove vi furono pubbliche cirimonie in suo onore: Perusa robusta e magnanima, Fiorentia magnifica cità, Milano mirabile et illustre, Bologna generosa e gloriosa, Ferrara la zoliva, Padova famoxissima, e soprattutto la felice cittade de Sena.

VOCE: A l'Aquila tutti accorsero al convento e costrinsero i frati a consegnà la bara, strapparono i chiodi, e l'accompagnarono aperta da la cella insino nel mezo de la chiesa. Quì il corpo fu esposto a la venerazione de' fedeli: gli baciavano mani, piedi, li poneano anella al dito.... e subito davanti al santo si ebbero guarigioni miracolose.....

VOCE: A Roma si erano riversati frati tremila e più francescani, venuti da ogni dove d'Europa, pe' lo capitulo generale dell'ordine, l'elezione de lo novo vicario et anco pe' la canonizzazione. Quel giorno la procIssione fu così longa che, i primi erano già entrati in Santo Pietro, mentre li ultimi non finivano di escì dallo convento in su lo Campidoglio, dentro san Pietro c'era una moltitudine di gente che nissuno potea movessi a solo, ma come l'onda de lo mare, tutti assieme verso una sola direzione. Lo Papa pronunciò la bolla di canonizzazione:" Questo santo omo servì Cristo e lo seguì".

VOCE: A Siena, non appena li messi portarono la bona novella subito si serrò le butiche, tutti li campanili e trombe sonarono a festa, a la sera si fe' gran fochi. Immagini Di San Bernardino el su' emblema apparvero pe' le piazze e su' le bandiere al vento, da l'altari pe' le vie cantarono Te Deum. E poi s'ordinò una bella festa in sul Campo intorno intorno intorno con arboli, archi e feste. Ogni arte ne fe', e così tutte le contrade pe' tutta Siena. 
Il 14 Giugno el Campo, addobbato con broccati, stendardi e fiaccole, parea uno salone; a piÈ il palazzo si fÈ un palco, e suso vi si cantò il vespero co lo vescovo. E quella notte a le finestre del Podestà si fÈ di legnami di santi e di angioli uno paradiso ornato di panno e una rota di lumi, e uno artifizio, dove lo santo in similitudine, andò nello celo co' tutti li stromenti che si potÈ avere, e fu condotto Santo Bernardino a piÈ di Dio.

VOCE: Inventario de le cose de lo santo:
uno abito intiero col quale morì indosso,
uno mantello in sul quale morì disteso interra,
una birretta che usava,
uno paio di calze,
uno paio di suola,
una casa d'occhiali con du' paia d'occhiali,
uno oriolo di rena con casa di cuoio,
uno paio di calze di peltro che usò rade volte,
uno abito che portava per andare a predicare cavalcando uno asinello perchÈ era vecchio.
Li oggetti si possono vedere nell'anti camara de la su' cella. Sopra la porta uno frate à scritto:







ATTO I 


SCENA I 

(dello predicatore)


BERN: Quì troverò rifugio dal tumulto del mondo, quì riposerò, studierò e mediterò, quì mi preparerò al Paradiso.
Nel parlà a la gente comune non bisogna dilungassi in sottigliezze che l'uditori 'un ci capiscano niente, bisogna allontanalli, con gentilezza, da lo inferno e portalli piano piano verso il paradiso. La scala del paradiso.... à li scaloni di molto alti, ma se vorrai salicci Iddio t'aiuterà come te aiuti el tu' figliolo piccino a salì in su la panca.
Col nome di Jesù ben.... (si interrompe)
.....Date a quel cane, mandatelo fuore, mandatelo via: dateli con una pianella... o basta, basta! Lassalo andà.
Col nome di Jesù ben... (si interrompe)
Non sta bene mentre si parla mercantà le bestie, e grano e vino, oh, voi dalla Fonte Gaia, che state a fa' il mercato, andatelo a fa' altrove! Non odite, o voi dalla fonte?
Col nome di Jesù ben.... (si interrompe)
Oh ci veggo una donna che se ella guardasse me, non guarderebe dove ella guarda! Attende a me!
io m'avego bene quando voi non m'udite volentieri, a certi segni: vi tocete il collo, vi rivollete in là, voi vi ponete la mano al capo. Stai a sentì fino in fondo, non andà, non partì: oh aspetta, che udirai forse cose che ti faranno comodo (pausa).
Col nome di Jesù benedetto presi uno boccone di cicerbita e messamela in boca cominciai a masticalla.
Mastica, mastica, ella non voleva andà giù. Non potendola gollare, dissi: ora ci bevo uno sorso d'acqua.
Massì! L'acqua andava giù: e la cicerbita rimaneva in boca. Seguitai a provacci, ma non mi riuscì inghiottilla (sputa).
O e' santi antichi al tempo de' santi padri, o come facevano ellino? Pure vivevano d'erbe.... O Santo Francesco come fece, che digiunò quaranta dì, che non mangiò mai? Potello fa' lui.... nol potrei far io.
Non puoi da' uno pane? No. Or danne un poco. Non puoi da' del vino? No. Or da' dell'acquarello... Non puoi aità lo inferno? Cerca d'esse almeno pietoso; abili compassione.
Al colombaio si pativa freddo e caldo, fame e sete.
Imparai a sopportà anche quella che per me era la prova più dura de la vita: la continua compagnia delli fratelli.
Ci so' di quelli di natura malinconiosa, altri collerici nel carattere, altri allegri, alcuni so' giovani, altri vecchi, adeguassi ai loro umori È cosa ardua.

None ingarbuglià el tu' parlare.... dì il pane pane, dì colla lingua chello che c'hai nel core. Bisogna di: chiaro, breve e bello. La chiarezza È l'arte de' dicitori, e le cose alte de' cieli le farei toccà co' mano. E poi devi dì bello: dov'È meglio bere il vino bono? (pausa)
In una tazza chiara e bella invece che in una ciotola brutta e nera, eppure sarà lo medesimo vino.

C'era un frate che diceva tanto sottile, tanto sottile..... più sottile che il filato delle vostre figliole, che alla fine un suo confratello, un frate tanto grosso, di quelli grossolani, che era una confusione tanto era grosso, disse:
Elli parlò tanto alto, che non ci chiappai niente!
Ieri l'altro È venuto uno che avea quistione co' la moglie e mi disse: "Per l'amor di Dio, fatemi che chesto fatto s'acconci fra me e lei". Un altro: "Io ho da ave' denari dal tale: mi strazia, si fa beffe di me, tiene il mio in forza, e io stento".
Bene, che voi che ti facci io? So un predicatore! Non so' nÈ podestà, nÈ capitano.... Simile, se il figliolo È cacciato dal padre, elli viene a me..... Se la moglie È cacciata dal marito, ella capita a me. Se la donna si fugge dal marito, el marito viene a me. E verranno a volte tali che mi vorrano dì in tutto una frasca, e cominciaranno di parecchio, ma di parecchio lontano.
Un tale È venuto per lagnassi della corruzione del su' parroco: voi volete ch'io sia papa, ch'io sia vescovo, ch'io sia rettore, ch'io sia uffiziale di Mercanzia, e che facci ogni cosa che devano fà loro? Oh, io non posso fa' ogni cosa, io! So' un predicatore!
Ognuno facci il su' uffizio.

Un bon predicatore deve sapessi adattà a uditori d'ogni tipo: deve convince li intellettuali, intenerì l'omo di sentimento, incute terrore al peccatore incallito. Ma soprattutto deve ave' il coraggio di dì sempre la verità, pochi so' così ignoranti e ciechi da non sape' distingue chi dice il falso da chi dice il vero.





SCENA II

(le donne e li omini)


VOCE DONNA: Che dirai de le donne di Siena?
BERN: Che ne dirò. Che le fur fatte in cielo.
Acconce, sconce, in cuffia, in treccia, in velo, so' così, e la città n'È piena.

Oh, voi avete la piazza tanto grande e tanto bella, che se vi movete alla campana, È assai per tempo; e non venite fra la notte, che poi quando si predica dormite! Se queste bone donne arrivano così presto, le ritardatarie cercano di fassi avanti a gomitate: viene madonna Pigara, e vuol sedessi innanzi a madonna Sollecita. Tutta la piazza risona de vostri berci.
O donne, oh che vergogna È la vostra, che la mattina mentre dico la messa, voi fate romore tale, che pare scarichino un monte d'ossi.
L'una dice: Giovanna! L'altra: Catarina! L'altra: Francesca! Oh, bella divozione ch' avete a udì la messa!
Io vego dormì du' donne allato allato, e l'una fa capezzale a l'altra... O donna, se tu ordisse e dormisse, romparesti il filo: io ho ordito, e vo' comincià a tessare: "lo pozzo dello inferno ove cadde Lucifaro.....!"
O donna che dormi, guarda che non caggi in quello pozzo!
O te che dormi, sta' su, sta' desta, sta' attenta.
Hammi inteso, donna che dormi?
Chi È savia, ha menata la su' figliola a la predica, colei che È meno buona, l'ha lasciata nel letto.
Donna, va' tosto, va' e chiama il tu' marito.....!
- Oh, io l'ho chiamato - Io ti dico: va', e chiamalo.
- Oh, s'io perdessi il posto? - Non perdarai, no. E c'È posto assai. - Oh, io non potrei uscì fuore! - Io ti dico: va', e chiamalo!

E per le gran dame c'È la storia di madonna Saragia, donna di molto ghiotta, che vorrebbe apparì tanto fine. Ordina a un suo mezzadro di portalle uno canestro di ciliegie mature, di chelle belle grosse marchiane e si mette subito ad abbuffassene, trangugiandole a manciate sotto li occhi di lui. Poco dopo, venuto a casa lo marito, ella si trastulla con qulache ciliegia, addentandola dilicatamente, sette morsi per una; indi, rivolta al mezzadro, chiede con degnazione:
"Come si mangiano le saragie in contado?" E lo mezzadro di rimando: "O gnamo Madonna, elle si mangino come voi le mangivate dianzi in camara: a manciate!"

Ci so' di quelle tanto ardite e sfacciate, che co' giovani vi ponete a vagheggià eziandio dentro la chiesa che anco la mamma de la fanciulla ruffianeggia la su' figliola.... e falla sta' a sede' su per le banche, e lo smemorato sta colà a boca aperta, mirando ogni attarello che si fa..... Ehi, vergognatevene, vituperati, vergognatevene! Colui dice: - Oh! Ella È divota di andà a la chiesa! - Sie, sie, mira bella devota, quando stà a quel modo, facendo tanti atti a lo smemorato.... E colui va dicendo: - io me ne sò innamorato in chiesa!

(delli imbrattamenti delli giovani)

Badali, bellini li giovinotti. In giornea, in tunica, in zazzera, colle calze a brache e a gamba fessa.... forbendo le panche colli sparvieri, co' cani a mano... L'uno sta quà e l'altro là, chi sta col braccio in su la spalla al compagno e l'altro va sotto braccio, e l'occhiate vanno a torno; e poi la donna si parte e va a lo Spedale a la cappella di Santa Maria della Scala per la perdonanza e' giovani vanno sotto braccio fuore della chiesa, e fanno la pavesata di qua e di là, e le donne passano pe' lo mezzo, e chi ghigna e chi fa uno atto e chi uno altro..... te fai il luogo della chiesa, luogo meretricio co' tu' atti e col tu' balestrà e co' i tu' ghigni.
Statti innanzi in casa tua!
Poi c'È la donna che si fa bella solo pe' comparì in pubblico e si trascura in casa; quando va alla chiesa, ella vi va ornata, lilliata, inghirlandata, che pare che sia madonna Smiraldina, e in casa sta come una zambraca.... ve ne dovareste vergognà.... che dovareste sta' meglio e più in ponto in camara col tu' marito, che in vescovado fra tanta gente.
Ecci chi abbia lo infermo in casa?
Sì. Non lo abboandona' pe' venì alla predica.
Hai figlioli? Sì. Non li abbandonà... prima governa la casa di chelle cose che bisognano, e poi viene alla predica. Mira quella come s'È conciata i capelli! Ne' capi vostri c'È tanta confusione: chi 'l porta a merli, chi a cassàri, chi a torri..... come quella in piazza del Campo.
Io veggo i merli dove si rizzano le bandiere del diavolo!... Io veggo la tale che porta il capo a trippa, chi il porta a frittella, chi a taglieri,... chi l'avviluppa in su, chi in giù...
Se voi vedeste, voi parete tante civette e barbagianni e locchi...
O donna.... del tu' capo c'hai fatto un pandimonio!
Guarda che scialacquio!
La cioppa, la sopraveste co' dui martelli da li latera, da ogni lato un mantello; voglio la cioppa in tal modo: la voglio fatta come chella de la tale, che la strascina cotanto per terra... - e te l'abbi -; e ine a pochi dì, lo tanto panno, ti fà dolÈ le spalle e dici: non la posso portà più.
L'atrascinà de li panni drieto.....
Le lunghe code delle dame alla moda come fa il serpe!
Iddio fece l'omo e la donna senza coda....
Ditemi: che fa la coda della donna quando va per via di state? (pausa) Fa polvere. E di verno? S'imbratta di fango......
Dice, la fo' nettare a la fante.
Lo sai che dice la tu' fante? : speriamo che a la mi dama porca li venga i vercocani.
Mira, ora vi dico chesta: una tale vedendo addosso a una meretrice uno vestito di nova foggia, se lo fe' imprestà e lo mise a la su' figliola pe' fallo vede' a la sarta. (pausa)

E se fusse il tu' marito... ti darei una carica di calci e stiaffi per modo che te ne farei ricorda' un pezo.

Come si riconosce la bottiga di chello lanaiolo?
Al su' segno. E frati a che si ricognoscano? Al su' segno: quando elli È: o nero o bigio o bianco.
Chello di fuore dimostra chello che È dentro.... vo' di' che la donna che porta lo vestimento meretricio..... non lo so, ma da chello di fore mi pare vede' di sozzi segni....

O perchÈ ti poni a 'mbiondì, a seccatti il capo al sole, immolla e asciuga, immolla e asciuga, asciuga e immolla?
Laverassi il capo tre volte la settimana e poi starà tutto il dì a seccà al sole.
No ringuattata, ma pe' le piazze e pe' le strade, intanto il tempo se ne fugge ...... il tempo che vi spende in fa' bello il corpo, se ella lo spendesse nell'anima ..... uh! Doventerebbe Santa Catirina!

Chi s'insolfa, chi s'imbratta co' una cosa, chi co' un'altra; e date tanta puza a' vostri mariti, che li farete diventà sodomiti.
Quante ci so' di chelle che c' hanno guasti i denti pe' lo tanto liscià?
Tiene a mente che chesta È operazione del dimonio per fa' fiaca' il collo a te e a lui, e pe' ave' l'anima dell'uno e dell'altro.
Non ti maraviglià se 'l tu' marito non ti pole vede', te n'hai colpa.
La tu' figliola! Se l'arà fatta piccola, voi falla pare' grande; alla fatta nera e te la lisci e 'mbratti e falla apparì bianca; alla fatta gialla, e te la dipingi di rosso..... Oh te vai correggendo Iddio bono dipintore!
E cheste donne che vonno portà le pianelle alte du' dita! Dicono che hanno inteso du' dita, pe' lungo.

VOCE: Predica de le mogli.

BERN: Chesta predica si chiama: la predica di scuopremagagne.

Che farai frate Bernardino! Se pe' paura o pe' vergogna el tacerai, sarai dannato.

Cercherò d'essare come lo gallo, quando entra in feccia... colle ale assettate in alto pe' non imbrattalle... così farò io: come gallo in feccia v'entrarò dentro.... e nello mio predicà parlarò tanto onesto, che non mi imbrattarò punto punto.... e te donna non dormì, ma attende d'udì di chelli peccati che hai fatti e dei quali mai ti confessasti.
La guida per ogni donna nello matrimonio È madonna discrezione. Costei t'insegnerà il quanto e quando e come, e se te seguiti lo suo consiglio, mai non peccarai. Ma se te non la intendi, vai da una suora, si chiama: madonna conscientia.
Una sposina: "Oh, oh! Io nol sapevo e nol so!"
Che credi che non sian peccati a non cognosciali?
La fanciulla che à marito... tolle a fa' quello mestiero, e facendolo, il dìe fa' drittamente e puramente, e facendolo per altro modo, sempre pecca.
Ma più pecca la madre, che la fanciulla, a non insegnagli prima come deve fa'.... e mandandola a quel modo alla paza, È come mettela in barca senza remi col mare in burasca.
Uno esempio: c'È una sposa giovine e felice che raggiunge la casa dello sposo pe' lo matrimonio:
ella va a cavallo tutta ornata, con ghiandarelle, ghirlandette in capo, tanti suoni, tanto triunfo, che mai non fu simile.

O dove ti pare d' esse salita? Oh! Scendi giù!
Giògne la casa del marito; con grande festa È ricevuta... In capo di tre dì 'l marito pare sia impazato e indiavolato di lei.... 
Pochi dì suole durà... Se ella È bella, el marito ne diventa geloso. Se lui È bel giovano, ella ne diventa gelosa, e così cominciano dolori e affanni.... e se ella vi trova figliastri, non li porta amore, che vorrebbe appena che mangiassero... Se ci trova la cognata, poco tempo dura la concordia. Uuuh, se v'È la sociara non ti vo' di niente!
Lo sai da te! La pace È bell'È finita!

CANTO: Peccator ch'ora quì siete, con madre Maria pangete 
ch'È con tanta avversità 
ch'ella vede el su' figliolo, pende in croce con dolo, 
e verun conforto c'à....
Filiol mio angelicato, mai facesti peccato,
e se' in tanta estremità!
Per gran doglia infinita, cade in terra tramortita,
che sentimento c'à.

E ora: de li mariti.

BERN: O pazzi da catena dimolti!.... Che si comportano meglio co' una gallina, che fa l'ovo fresco tutti i giorni, che non co' la su' moglie.... come ella dice una parola di più, subito piglia il bastone e comincia a bastonalla; e co' la gallina che gracida tutto il giorno, te ce l'hai pazienza per ave' l'ovicciolo?
Così dico a te, marito, non dà le busse a la moglie.
Uno marito non ha lo diritto di pretende dalla moglie le virtù che lui non possede.
O sentiamo un pochino: o come la voi fatta questa tu' moglie?
- Io la voglio onesta - E te se' disonesto.
Anco none sta bene. Oltre....
- Io la voglio temperata -
E te non esci mai dalla taverna.
Non l'arai....
- Io la voglio golosa -
E te se' sempre co' fegatelli.
- Vuole fattiva -
E te se' un perde giorno.
- Vuole paxifica -
E te gridaresti pe' un filo di paglia che ti s'intraversasse a' piei.
- Io la voglio buona, bella, savia, acostumata con ogni virtù - Hai detto niente! E' vedrai un la cucchi! Rispondoti: se la voi così fatta, così fatto devi esse anco te!
Fra la donna e 'l marito bisogna che ci sia una delle più singolari amicizie del mondo ..... se uno È virtuoso e l'altro È lordoso non si accorderanno mai insieme, ma se tutti e due so' virtuosi et amansi di vero e bono amore, generasi fra loro tanta amicizia che pare già fatto un paradiso.
Iddio non fece la donna dell'osso del piÈ dell'omo. perchÈ non se la mettesse sotto 'e piedi.
E nemmeno dell'osso del capo dell'omo, perchÈ non lo soggiogasse. Fecela dell'osso del petto ch'È presso al cuore... per fatti intende di trattalla con amore.
Sai come vive un omo che non ha una moglie che gli governi la casa, ma solo una fantesca o un'amante? (pausa)
Come una bestia.
Lo sai qual'È la cosa più bella e la più utile che ci sia in un casa? (pausa)
E' avÈ una bella moglie, bona, savia, onesta, temperata.
Avvisovi donne, tengo per voi... voi amiate più i vostri mariti, che vostri mariti non amano voi.

VOCE DI DONNA: La donna se ella È gravida, ella dura fadiga nella sua gravidezza; ella ha fadiga in parturì e' figlioli; ella s'affadiga in governalli, in allevalli, in allattalli, e anco fadiga in governà il marito, quand' egli sta' in infermità.
Ella dura fadiga in governà tutta la casa....
Tutta questa fadiga È sola della donna, e l'omo se ne va cantando... E' però.... te, marito... fa' che l'aiti a portà la fadiga sua.
Mi pare che misser Domenedio facci ciò che li piace, e vo' dire che egli fa bene. Ma la donna sola ha fadiga del figliolo in molte cose: ella in portalli, ella in parturilli, ella in governalli, e talvolta vi pate grandissimi stenti. Almeno avesse Idio dato una parte all'omo, almeno in parturire!

BERN: E mi pare che ne abbi una gran ragione.
VOCE: Predica de li figlioli.
BERN: Guarda pazzia di padri e madri, che come i loro figlioli so' di quattro o sei anni, gl'insegnano: di' così e di cosà, messer si e messer no, e fate l'inchini, e di gran mercÈ messere, e se ti son dati denari... non ne torre! E fanno bene.

Poi quando so' ne' dieci anni o ne' quattordici, che arebbono bisogno di migliori ammaestramenti, l'abbandonano, ... così c'avete la più sgangherata gioventudine che sia nel mondo... e tutto per freddezza di carità paterna.

Se la punizione È meritata, i figlioli imparano la giustizia, e se non lo È, imparano a ave' pazienza.
Il padre non deve perdonà al bastone, ma tenga a mente: la gravità di un genitore saggio incute più soggezione e rispetto de le bastonate di un babbo scemo!

Ho inteso che se avete niuna filiola, o guercia, o storpia, o di qualche mancamento di natura, subito la date a servì a Dio; mettila in un munistero... e quando so' grandi, bestemmiano padri e madri,... e dicono: - E' mi missomo qui perch'io non facessi de filioli, e io li farò per dispetto! -

Insegna loro a cucinà, lavassi el capo a loro e a frategli, fare bucato, servì a tavola... Non fa' come quelle che so' andate a marito, non sanno coce du' ova.
'Evi a spazza' in casa? ... Fa' spazza' a lei.
'Evi a lava' le scudelli? Falle lava' a lei... - Oh e ci È la fante! - Sie la fante! Fa' fa a lei, non per bisogno ma per dagli esercizio, e perchÈ non diventi usciaiola e finestraiola.









VOCE: E ora pe' la vedova:

BERN: Attenta a chella vecchia ruffiana.
Ha il pensiero di vole' ingrassa' della tu' pelle, combinandoti un secondo matrimonio. Viene in casa con la scusa di vendeti paternostri e coralli, poi, appena siÈi sola diratti: - Eh, e m'incresce che così tosto se' rimasta vedova! Quanto bel tempo ti perdi!... Oh figliola! .... Se' giovana, se' bella... potresti piglia' marito... Figurati, c'È un giovano che ti vole un sacco di bene, te ne consigliarei - ....
Guardati da quelle vecchie lusinghiere... Guardatene!... Cacciale di casa! ... Buttale giù pe' la scala! Per amor di Dio!
Una vedova si lamentava colla sociara e colle cognate: - La mi fancella mi dice villania.... non posso parla' una parola, ch'ella me ne risponde due: e mi pare che debbi Èssare la su' asina.
- Simile col contadino mezaiolo - Non par bene che non ci sia un omo in casa!
Mira i mi' figlioli oi oi piccinini abbandonati, chi vi governarà!..... Come farete voi? Ogni cosa va male!
In tutto rivoi marito? O va', ripiglialo!

CORO: In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna 
quantunque in creatura È di bontate.

BERN: Sappi che come saluti la Vergine Maria, ella saluta te.
Non pensa' ch'ella sia di cheste rusticaccie come assai se ne truovano... Ti saluta ogni sera quando senti sonà l'avemaria qua su in Vescovado. O sarai tanto villano che non saluti lei?
Mi raccomando portate una bona parola a' vecchi, a' malati, a' bambini e fra tutti chelli che so' rimasti a casa.

(da la benedizione)




SCENA III

(delli mercanti e della usura)



VOCE: Predica de li mercanti e della usura.
BERN: A terra, a terra a terra Babillonia. - Tre volte a terra per tre gran peccati: superbia, avarizia e lussuria. - Immaginiamo di esse saliti nella cima de lo monte Morello a settentrione di Fiorenza, e di guardà la città giù nella valle.
Te vieni qua, guarda di mano destra. Che vedi?
VOCE: Vego una casa bella, nobile, d'un grande cittadino ricco d'averi e di grande stato. E' grande mercantate.
La casa È tutta piena di roba e di mercatanzia.... Vegogli una bella moglie vegogli molti belli figlioli che paiono li organi di Santa Croce, famigli, fantesche, schiave, servitori, faccende assai.
Pieni i granai, pieni i cellai e cantine, grande armenti di bestiame; la casa a punto sanza niuno mancamento, pulita, pitturata, ornata con belle camere.
Poi, vedo una nave che veleggia verso lo porto di Pisa, col vento in poppa... piena di mercatanzia, de lana, de seta, de grano, de panni... Vegovi molti mercatanti con allegrezza.... che cantano, giocano, sonano cembali, trombe, trombette e nachere, perchÈ alla vista del porto.
BERN: Vai, ora vieni te, guarda di mano sinistra, che vedi?
VOCE: Vego morte, la roba sbaragliata, i fattori il governano male.... chi à a dare dice che à a ave' ogni cosa ne va in fummo; la nave carica di merci È in balìa della tempesta e la compagnia gioconda e spensierata che ci viaggiava È colta dal panico.
Vegoli confessà l'uno l'altro; vegoli fa' voti a sa' Iacopo, a sant' Antonio, a san Niccolò di Bario; vego la nave abbandonata che dà in iscoglio... l'acqua sormonta; affonda con tutta la ciurma e la mercanzia.
E perfino el palazzo dove ha avuto luogo lo sposalizio va in malora.
Vego la moglie intraversa col marito: non c'hanno un dì di bene insieme; ànno figlioli cattivi, disperansi della morte di coloro che so' boni.... Crederesti che la fusse una casa di pace e di riposo, et ella È una ca' di tribulazione.
BERN: Questa È la vanità de le gioie umane e specialmente de la ricchezza.
L'omo quanto più roba à più ne vole.
Quanto più invecchia l'omo avaro, tanto più rinverdisce l'avarizia che li secca l'ossi, el core e la vita, non si toglie mai la fame.
Via!

(escono le persone, scompaiono le voci)

Il bottegaio fa il resto, la donnicciola, rincoglionita, che si crede che i denari e' sieno quelli che te dici quando glieli conti:
To', to', to', to', uno, due, tre, cinque, sette, otto, dieci, tredici, quattordici, dicesette, dicennove vinti... vassene a casa e cominciali a conta' a quatrinio... ti venisse la filossera!
M'a messo di mezzo di tre soldi! (piange) questo mascalzone!
E c'È uno che vol comprà un paio di scarpette e va dal calzolaio. Ciascuno di loro spergiura ogni volta ch' apre bocca.
- Che voi di queste scarpette?
- Vuòne venti soldi.
- El collo! Non darò!
- Pigliale, a diciotto ti prometto che so' perfette pe' divero. Che le voi a meno?
- Sì, le vo' a meno, non ce l'ho diciotto soldi. Vuòne quindici?.... Non te ne darò più di quindici.
- Dammi diciotto soldi, come io l'ho vendute parecchie volte.
- E vedrai non cucchi! Più di quindici non te le dò!
- E te non l'arai!

Infine egli l'darà, e colui le torrà per diciassette; ognuno arà giurato e spergiurato di parecchie ma di parecchie volte.

VOCE: L'avarizia È una difesa del naturale desiderio umano del guadagno, una violenta diatriba contro quei rozzi, rozzi, ipocriti parassiti dei frati che vanno in giro scalzi dando la caccia al vitto, col pretesto della religione, senza lavorà e faticà, predicando all'altri la povertà e lo disprezzo de' beni... Non costruiremo la nostra città con codeste larve d'omini!
Se ognuno si contentasse di produrre pe' le proprie necessità scomparirebbe da le città qualunque magnificenza, qualunque bellezza e ornamenti, nÈ si farebbero tempi, ne' portici, cessarebbero tutte le arti... Allo Stato il denaro È necessario come i nervi che lo sostengano, e quando vi siano numerosi li avari, essi devono esse considerati come la base e lo fondamento di chello.

BERN: Te sei 'gnorante!
E così l'omini ricchi vogliono diventà sempre più ricchi. Se egli il fa pe' rÈggiare e mantene' la su' famiglia, e pe' uscì di dÈvito, o pe' marita' fanciulle, li È lecito.
Ma che diremo di colui che non n'ha bisogno, che s'affanna cotanto, fa qua, fa là, fa chesto, fa chello....? Dico che se non fa per li povari, egli peca mortalmente. E certo un omo simile non ha mai tanta robba, che non gli paia stentà... Ecci niuno di voi che abbi tanta robba che gli basti? Se ce n'È niuno, rizzi il dito... (pausa) Oh, voi non rizzate il dito, niuno!

Un prete e uno strozzino in un paese di campagna: fu uno prete di contado, che c'aveva nel su' popolo uno usuraio, ch'era ricco, non sapeva nÈ legge nÈ scrive, e mai si confessava. E a chesto prete incominciò a traballaggli la pazienza e disse:" Ora ti condisco io!" Andò a trovallo e gli chiese se sapea il Paternostro.

- Missere no, non lo potei mai imparà.
- Ma come! Te c'hai sessant'anni, e non sai il Paternostro?
- Cento volte lo volsi imparà, e mai non potei; volentieri pagarei bona cosa, se voi me lo insegnassi - 
- Bene , te lo insegnarò -
Dopo qualche giorno el prete chiamò molti povari omini andossene all'usuraio, e disseli: - Te c'hai di molto grano, voglio che lo impresti venti sacca per l'amore di Dio a venti povari omini, renderantelo a ricolta.
- Molto volentieri -
Non perchÈ avesse piatà dei povari, ma perchÈ prestava il grano intignato, pe' riavello novo.
- Or bene mandarò per esso, ma mi raccomando piglia e' nomi loro, per poi ridomandallo -
E informò e' povari omini come avessino a dire. Mandovene uno, chiese el grano, e l'usuraio: - O come ài di nome? -
- Ho nome Paternoster -
- Or va con Dio -, e dielli el grano.
El secondo: - Ho nome Quisincelis.
El terzo: - Sanctificetur.
El quarto: - Nomentuum.
E così a parola a parola, tutto il Paternostro.
L'usuraio che non sapea scrive, scrisse nella mente e' nomi a uno a uno ordinatamente, dal principio alla fine; arrivato el tempo della ricolta, va da' contadini a richiede el grano, e costoro: - Non ci s'à e poi... s'ebbe dal prete pel su' detto -
- Io lo prestai a voi, io; e da voi lo rivoglio. Io! -
La questione era grande, e finì davanti al podestà, che chiese com'erano andate le cose e mandò a chiama' il prete. Eccoti el prete e spiega tutto 'l fatto. Rispuose l'usuraio: - Non È vero che m'abbi insegnato il Paternostro, ma pagherei buona cosa, se me lo insegnasse.
El prete: - O domandagli da chi c'ha d'ave' el grano -
E quello: - Paternoster, Quisincelis, Sanctificetur, Nomentuum - 
E così disse tutto el Paternoster. Disse el podestà: - O non lo vedi bischero... ài detto tutto el Paternostro!
E diede licenza al prete e a quelli del grano.
Li idoli dell'usuraio so' li danari... Imparata l'arte dallo suo cattivo padre, non sapiendo fa' altr'arte, chella fa, e in chella more, e vanne dannato.
E alla fine: E' fatta la morte dell'usuraio come la morte del porco, chÈ a su' vita el porco non fa altro che sudicio. Ma quando È morto, ognun ne gode.
La destinazione dello usuraio È lo inferno!

Oh! Voliamo che basti come prima parte? Si.




fine primo atto





ATTO II


SCENA I

(Vescovo o eretico?)




(arriva una donna indemoniata. Poi altre donne... Bernardino entra con la tavola ed esorcizza la donna).


BERN: Misericordia! Dimonio! Ucci fora da chesta donna. Dimonio! Ucci fora da chesta donna!

(la donna cade si rilassa, si rialza).

VOCE DONNA: Gesù ci ha mandato uno profetta e pare uno san Pavolo pe' la su' dottrina e ammaestramenti, mai alla nostra vitta s'udi simile loquentia!
Se tutto chori de' prechatori fossono di pessima pietra e d'acciaio, tutti gli apre e speza, e falli tornà in via di salvazione nel nome di Gesù.

BERN: Dicono che so' un eretico e corre voce a Roma che debba esse mandato al rogo.
Onde vi supplico: pregate Dio onnipotente per me.

(entra il Papa in processione).

VOCE: Il culto bernardiniano È sospetto di:
Influsso diabolico, idolatria, ussitismo, depravazione giudaica, dottrina dell'Anticristo.

BERN: Beatissimo padre, a voi riferirò la verità: ammetto di aver predicato lo glorioso nome di Gesù.
Era costume delli antichi rappresentà lo nome di Gesù con tre lettere abbreviate; chesto non sembra contrario a la Chiesa, che non s'È mai espressa contro, e poteva fallo se conteneva supestizioni e falsità.
Il nome di Gesù aggiunto alla croce e la croce allo nome non si offendono. Il nome, si perdonino le mi' parole, si realizza nella croce, la croce nello nome.
Può esseci chi sia crocefisso e non salvatore: la salvazione non dipende da la crocefissione. Può esserci chi sia salvatore e no crocefisso: nell'essere dello salvatore non È compresa la crocefissione.
Poi: lo cerchio È l'eterno Padre, li raggi so' dodici apostoli.
Christo È l'omo fatto Dio, mentre Gesù È il nome dello Salvatore.
Lo nome di Gesù È più nobile dell'immagine sua figurata, perchÈ lo nome suo È Salvatore.
L'immagine È per noi l'umana natura, perchÈ la divina natura non si può figurare.
Chesti, o Beatissimo Padre, so' l'insegnamenti che ho predicato allo popolo, niuna persona può dire d'avemmi udito esporre lo contrario.
Vedi, o sommo Pontefice! O Padri venerabili! O Roma tutta! O Italia! O Chiesa de' cristiani!
Chesto È l'argomento dove si scagliano li fulmini!
Li miei accusatori non hanno pretesti per accusammi di eresia. Se ho parlato male, non chiedo indulgenza. Ora taccio, così le mi' rozze parole non daranno più noia a le vostre orecchie. Mi rimetto a Vostra Santità e alla Chiesa Romana, per esse giudicato.

PAPA: E noi lo giudichiamo non colpevole d'eresia e lo assolviamo da ogni accusa, poich'egli È il più illustre predicatore, il più grande maestro fra tutti chelli che al presente evangelizzano i popoli in Italia e fori. (via)
VOCI: Viva Bernardino!
BERN: Sie viva Bernardino! Saresti accorsi, come a uno spettacolo, a vede' brucià l'eretico sul Campidoglio. Ora mi volete vivo, ma prima mi volevi morto. Mah! L'unica soddisfazione di questo ribaltamento d'umore popolare, È il denaro donatomi, ci posso riscatta' que' trenta disgraziati, incarcerati pe' debiti.
Chi mi voleva fritto e chi arrostito!
Meglio mi fa chi m'offende di chi mi loda; chi m'offende mi manda in su, e chi mi loda mi manda in giù.
Ogni volta che entro nella mi' cella, tutti i torti e l'insulti fattimi li lascio fori dell'uscio. (via)

VOCE: Essendo la sede di Siena rimasta vacante, chÈ lo vescovo cardinale Casini, È trasferito a Grosseto, la Signoria di Siena supplica lo pontefice che mandasse uno prelato sanese, fedele allo governo della Repubblica.
VOCE: La Signoria di Siena elegge all'unanimità Bernardino, che fra tutti li nostri cittadini È lo più virtuoso, per la scienzia sua, per la dottrina sua, per la onestà sua.
E però gli piaccia consentì pe' volontà di Dio, pe' reverentia di Dio, pe' consolatione e bene de la nostra città, sua patria.
BERN: Ho durato questa fatiga del predicà anni e anni, e ho voluto lassà sta' ogni altra occupazione.

VOCE FRATE: Fra' Bernardino, vego che volendo fa' di molte cose, non ne farai bene niuna.
BERN: Se mi vedrai altro abito di chesto di Santo Francesco in dosso, va' a dì a tutti che non so' più Fra' Bernardino.
VOCE FRATE: Invece, ho sentito dì che anderai a Siena a fa' 'l vescovo.
BERN: Sie! Se c'andassi mi verrebbe tappata metà de la bocca! (pausa) Che dici, devo accetta'?
VOCE FRATE: No, Fra' Bernardino, se accetti priveresti lo popolo de le su' prediche e di molta ma di molta gloria, a li occhi de lo Signore.
BERN: E se li milanesi... mi volessono pe' arcivescovo? Cambieresti idea?
VOCE FRATE: No davvero.
BERN: Ma se mi facessero patriarca?
VOCE FRATE:Eh...vedo che con questi onori,ti sei montato la testa.
BERN: E se 'l Papa mi facesse cardinale?
VOCE FRATE: Cardinale! Se È così, non ci so' dubbi! Togliti il cordone da frate, e fai chello che devi fa'. (via)
BERN: Beata ingenuità, fonte di pace!

SCENA II

(li povari)


(entrano due poveri)

BERN: O fiorentini, quante so' le grida de' vostri povari oppressi da' vostri ufficiali? Vannone insino al cielo! Se si sapessero le oppressioni e gravamenti de' vostri rettori verso i su' sottoposti, forse vi provederesti. (pausa)
O forse le sapete e non vi volete provede; perchÈ vorrete fa' il simile o peggio quando vi toccarà la volta!

1ø POVARO: Nelle annate bone si mangia solo pane e cavoli, con un po' d'olio pe' condimento; nelle annate cattive che non c'È ne pane e ne olio, la fame È nostra compagna quotidiana.

2ø POVARO: E ci so' altri anco più affamati: chelli senza lavoro, chelli che non lo trovano, chelli che non ne so' capaci: contadini senza mestiere fuggiti in città, che ànno lassato li campi avari, che non hanno di che pagà l'immatricolazione a un'Arte.

BERN: Se vedrà lo poveromo e te c'hai 'l grano a vende e lo serbi perchÈ vaglia di più, t'infamerà, ti bestegnerà, ti ruberà, arderatti la casa.... ti farà volÈ male tutto lo popolo minuto, ch'È cosa di molto pericolosa.
E c'È chi dà l'elemosina con pompa e vana gloria, o per le piazze dove c'È molta gente... per esse veduto, chi presenta alle chiese calici d'oro e paramenti col proprio stemma, chi costruisce cappelle dove ponghino l'armi e lo stemma loro.
Oh! Vòì l'approvazione del predicatore? PerchÈ credi che ve le ponghino? (pausa) 
PerchÈ si sappi che l'han fatte.
Donna! O che lemosina È chesta, facendoti pagà pe' quanto hai dato: dai a una povaretta e li dici: - Aitatemi uno poco a rifà el letto, a spazà la casa, a prende l'acqua, a filà... chesta lo sai come si chiama? (pausa) La limosina di Madama scroccona!
san Francesco lassò ogni cosa: quello che egli aveva e quello che egli potea ave'.
Elli àrebbe potuto avÈ forse una moglie... àrebbe potuto avÈ due o tre case... o considera:... quanti credi che sieno li filioli di santo Francesco?... 
E so' tanti.
E si chiama beato colui che 'l può avÈ in casa sua a desinà.
(una pagnotta colpisce Bernardino in testa)
Ohi! Non me la deve avÈ data mica tanto volentieri.
Piace di più uno bichiere d'acqua co' allegrezza e co' prestezza, che uno quartuccio di vino co' accidia e co' stento. Quando dai la limosina: dàla co' allegrezza... Come giògne el povaro al tu' uscio, e dimandati: limosina per amore di Dio!
Digli: - Molto volentieri, che tu sia il benvenuto - , e che te dimostri viso allegro. Sai perchÈ devi dare allegramente? (pausa)
"Spiritus tristis dessicat ossa..."
Vol dì che quando el pòvaro ti viene all'uscio e te gli dai la limosina co' tedio, co' accidia, prima che sia giònto fòri, È consumato el merito.
Fa Dio come la donna al su' fanciullino, che quando elli vòle la cosa, glela dà: quando piange, daràgli in mano... Non gli dà perchÈ il mangi, ma pe racchetallo.

VOCE DONNA: O piccinino, dammi codesto fico, dammelo, el mi' cittino: se te non me 'l dai, io non sarò la tu' mamma: dammelo, amor mio! Non 'l dai? Or và via, che te non se' più el mi' figliolo: via, vanne via!

BERN: Così fa Idio co' l'omo che l'ha dato l'abondanzia: se non darai niente per li su' povari, egli ti scaccerà dicendo: va' via, che non se' più il mi' figliolo!
Esiste uno conoscimento cattivo che fa cieca la mente: 'l satollo non crede al digiuno, lo ricco non crede allo povaro.
I povari chiedono la carità, ma a loro risponde soltanto un abbaìo di cani.
Te donna! Che c'hai tanti panni nella tu' cassa, pieni i goffani, cariche le pertiche; credi che Idio ti perdoni? (pausa)
Ovvia, non ghigniate! Che 'l diavolo se ne ghigna anco lui! (pausa)
La vestimenta tutto l'anno a scuòtagli e puogli in su la pertica; e la povaretta sta colà, agghiaccia di freddo... Se intendesse gridarebbe: vendetta, vendetta! Così anco gridano le tu' pertiche quando so' stracariche, che vi criepano sotto.
Così grida el tu' goffano: vendetta, vendetta!
E te vedi el povaro morì di freddo, e non ne curi! Sai perchÈ? PerchÈ a te non ti fa freddo, t'empi el corpo dal mangià bene, bere bene.
Te non pensi più in là: corpo satollo, anima consolata.
Quante camice avete mandate qua giù a chesti disgraziati de le prigioni? Eh? O donne?... (pausa)
Du' camiciole, du' paia di mutande, un paio di calsaccie rotte.
Infine: voi morrete ne la vostra robba, e 'l diavolo ve ne portarà via!





SCENA III

(4ø predica - Guelfi e Ghibellini - la pace)


(due donne litigano. Bernardino le separa)

BERN: O donne! Bone! State bone!
O sanesi, queste so' le cagioni pe' le quali Idio v'à in odio: spirito vendicativo, faziosità, superbia.
O sanesi, anch'io so' de' vostri, e con grande amore vi parlo. Voi avete la meglio città che sia in Italia. Ho tanto tremore, che sotto sotto vi covi qualche cosa, che me ne consumo!.... Quando partirò... starò sempre co' le orecchie levate in alto, quando udirò rammentà Siena.
Quando anderò via, me ne portarò una grande senata di dolori e di sospiri pe' la paura del vostro capità male... PerchÈ temo che vi vengano a predicà altri predicatori!
sai come si chiamano? Frate Mazica e frate Bastone, e fanno tanto frutto ne le su' prediche.
Sapete voi chi c'È intervenuto pel mì venì?...
Lo Papa... et anco lo vescovo vostro... avendo sentito le divisioni vostre, mi dissono che ad ogni modo ci venisse.
E io dissi: certo, ci voglio andà, penso che ci farò qualche bene.
Non vedete che ogni omo, ogni donna e ogni fanciullo... l'avete fatti guelfi o ghibellini?
Du' cose so' rimaste che non avete fatte nÈ guelfe nÈ ghibelline: il pane e 'l vino.
Perfino santi e angioli in paradiso c'hanno una parte!
Chi dice che santo Giovanni È guelfo, e chi dice che È ghibellino. E così dicono de l' angioli so' partigiani. C'È perfino chi mette 'l proprio stemma o quello de la su' parte su le chiese: talvolta l'ho veduto insino a capo al crocefisso.
Allora, quando l'ho veduto ho detto:
- O Signore Dio, oh, c'hai il diavolo sopra di te, che si può dire, che ti piscia in capo!
Alcuni: - Egli È vergogna a perdonà!
Altri: - la nostra casa non È usata mai a perdonà!
Ho udito che ci so' state donne tanto incanite inverso le parti, che hanno posta la lancia in mano al figliolino piccino, perchÈ facci omicidio per vendetta.
Quante donne so' state ammazzate pe' la strada e in casa sua? Quante so' state sbudellate?
Simile. Li fanciullini tratti del ventre de le propie madri e dato 'l capo nel muro; venduta la carne del nimico alla beccaria come l'altra carne; tratto lo core di corpo e mangiatolo crudo crudo...
Quanti so stati gittati giù da le torri? Quanti su de' ponti e giù nell'acqua?
A quanti È stata presa la donna e sforzata innanzi al padre e 'l marito, e poi ammazzatoli lì innanzi?
Eh... Che ve ne pare, donne?
Oh, fratelli e padri miei, vi prego: amatevi e rabracciatevi insieme!
Simile a voi, donne.
Come vi partite di qui da la predica, entrate in Santo Martino... e chesta entrata ne la chiesa sia per dimostrà che con ogni persona facciate pace.
E quando ritrovarete quelle a cui avete portato odio, vi rapacificherete insieme... Simile a voi, omini; andate a pregà la Vergine Maria in Vescovado, acciò ch'ella vi conservi in pace, e guardavi da' pericoli.
E' tanto utile questa pace!
E' tanto dolce questa parola: pace! Che dà una dolcezza a le labra!
Guarda el su' opposito, guerra!
E' una cosa ruvida, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprì la boca.
via l'odio e la guerra da lo core!
V'entri la pace!




SCENA IV

(streghe e dimonio)


(risata f.c.)

BERN: Lo senti! E' il diavolo!
El dimonio che c'à grande isperienza, pe' tentà l'omo c'à mille, migliaia d'ampolle. Piglia l'una e se non gli giova, piglia l'altra, e poi un'altra, tanto s'abbatte e fatti cascà in peccato. C'à un talento particolare pe' confonde l'omo: anco t'allega che te non conosca el bene dal male!
VOCE: Ci credi ne' maghi che predicano l'avvenire co' le cintole, o co' mozziconi di candela, o co' le unghie di bambino o bambina vergine, o de li attributi magici de le ova fatte 'l giorno de l'Ascenzione?
BERN: Mira! Ti rispondo con questa: la moglie d'un sellaio andò a fassi la incanta da una maga: "il mì marito un mi vole più bene... e mi tradisce!" , e la maga: "bisogna fa el filtro d'amore!... portami: du' piccioni belli grassi, del ginepro molle, una setola mezza lunga e mezza corta, una fetta di luna piena presa co la borsa mezza aperta e mezza chiusa, una brocca di vino brusco, un sughero imbambagiato, i capelli d'un morto di gioia, una formaggia di pecora nera, una sacca d'unto vergine de la megliore scrofa. Va e torna a me co' la robba che ti dissi e sarà bell'e fatto el filtro pe' guarì el tu' marito!"
La moglie del sellaio andossene e tornò co' l'ingredienti et ebbe el filtro.
Lo sai com'andò a finì?
La maga fece desina co' piccioni, el cacio, el vino brusco e seguitò a praticà el sellaio. Era lei la su' ganza!

VOCE: Ci credi ne' sogni, o nel canto delli uccelli, o nell'abbaià de' cani, o nello starnutì dell' omini, o nel ronzio dell'orecchi?
BERN: Ronzio de' l'orecchi? Bevete meno la sera.
VOCE: Hai mai creduto che 'l giorno de la Befana l' animali potessono nominà Dio invano?
BERN: L'omini che bestemmiano so' animali!
VOCE: Fai inchini a la luna? Hai messo in bocca un pezzo di ferro quando sonava la prima campana il sabato santo? Hai tentato di predì 'l futuro da le linee del la mano?
BERN: Bestemmie! Sacrilegi! Bestialità! Peccati mortali! Giù in ginocchioni!
Malia che fusse fatta, o stregati i tu' figlioli, fa che non ti truovi in peccato mortale, e fatti beffe d'ogni malia, e d'ogni incanto.
Se te sarai sanza peccato mortale, sarai in grazia di Dio, e non aver timore niuno, che le tenebre non possono sta' co' la luce.
Uno esemplo:
uno lucchese, avendo perso sedici fiorini, ricorse a una certa comare che sapea fa chesti incantamenti di ritrovà e furti. Diss'ella:
- Vattene e domattina torna a me, ti farò qualche risposta. Ma l'omo si era incuriosito e quasi a seranotte, vassene nell'orto di chesta massaiola, e ringuattossi in un canto. Eccoti in sul primo sonno costei escì fori ignudata e scapigliata berciando: 
- A sciò! Sciò! Sciò! Blù! Blù! Blù! Cu-cù! Cu-cù. Vene a me Lucifaro! Vene a me Dimoniooo! -
...El diavolo, che dici, È sempre presente, subito venne a lei e promise di digli dov'erano li sedici fiorini: - Io tel dirò, ma voglio fa qualche guadagno. E fiorini l'à inghiottiti il maiale, ma voglio che te non gli dica così, e gli devi di' che la su' moglie glieli tolse di seno pe' dalli a lo prete, così ne nascerà grande scandalooo! Ah! Ah!... -
Il compare tornossene a casa, disse ogni cosa a la moglie, accese lo lume, andò nel porcile, ammazzò el porco, trovovvi li sedici fiorini, e la mattina, tornò da la comare e lei:
- Mal volentieri tel dico, la tu' moglie te li tolse di seno e alli dati a lo prete perchÈ s'È innamorata di lui! -
- Ti si seccasse la canna del fiato! Te ne menti pe' la gola! Io ho udito stanotte chello che promettesti a lo diavolo! Ho ritrovato e mi' fiorini e te se' degna desse arsa -
La voce si sparse pe' Lucca, e s'ella non si fuggiva in sul contado di Pisa, era arsa meritatamente.

VOCE: La strega Finicella andava innanzi dì in su la piazza di Santo Pietro, e ine aveva certi bossoli d'unguenti fatti d'erbe che erano colte nel dì dell'Ascensione.
Li ho annusati e putivano per sì fatto modo, che ben parevano cose dello diavolo, come erano.
La strega dicea che co' essi s'ungeva e così onta parea esse gatta, e non era vero; però che lo corpo suo non si rimutava in altra forma, ma ben lo parea a lei.

BERN: Ecco. Come chelle che dicano:
- Oh, m'È venuta una bella visione stanotte... 
m'È aparita la Vergine Maria! -
- M'È aparito un agnolo! -
- M'È aparita la luna! -
- Il sole! -
- La stella nella mì camara che tutta riluceva! -
Sai che ti dico: È tutto frutto del tu' cervello bacato!
Eccovi uno esemplo. Uno cane chiamato Bonino, apparteneva a uno signore che lo lasciò solo in casa col su' fanciullino di pochi mesi. Durante l'assenza dello padre, un grande serpente entrò strisciando nella camara per divorà el bambino. Ma 'l cane uccise el serpe, mentre la culla cadde sottosopra in chesta baruffa. Ritornato el padrone Bonino gli si fece incontro festoso ma co' la bocca tutta insanguinosa. Il signore veggendo la culla per terra, credette che 'l cane li avesse morto il fanciullino. Pigliò uno spiede, lo infilzò e poi scuoprì il bambino salvo sotto la culla. Allora, pe' testimonià el su' rimorso, fece fa' allo cane una sepoltura in su la piazza... e posegli nome: Boniforte. Molte donne, credendo vi fusse corpo umano, udendo el nome scritto di Boniforte, vi s'inginocchiavano, e venne a tanto, che fu chiamato San Boniforte, facevansi de' miracoli: et era uno cane!











SCENA V

(vita da monaci)

BERN: Chello che ami, chello diventi.
Non ti dà troppa malinconia... Istà allegro il più che poi.
troppa incertezza, troppa sicurezza so' sbagliati, non mangià poco nÈ troppo, l'uno ti farà intisichì e l'altro t'ingrosserà el cervello
Non dormì troppo nÈ poco... O la sera va' a buon ora a letto, levati per tempo e studia; o veghia assai e levati tardi, secondo il tu' istinto.
Tutti li stremi so' viziosi, la via del mezo, ottima. Scalza li piedi! Scalzati a vita eterna! Scalzati dalli affetti... le scarpe so' di bestia morta, so' di cuoio, scalzate li piedi! Lo sai perchÈ? (pausa)
O, È uno spasso: di verno stai compatito e di state stai fresco. Poi, convienti dormì vestito ch'È uno sollazzo. Lo sai perchÈ? Se È di verno, quando ti spogli, eci de' panni caldi et entri ne' diacci; quando esci dal letto esci de' caldi et entri ne' diacci. Se voi del pan secco, se voi del fresco, se voi assai cotto o poco cotto, se voi del vino brusco, del grande, del cercone, el miscuglio de li vini: ti conviene diventà pallottola, di chelle che fanno li scarafaggi.
La fanno co' lo sterco de le bestie, vol dì che ti devo voltà co' umiltà; col superbo ti devi voltà co' umiltà; coll'accidioso devi esse allegro... se la soma pende da uno lato, te pendi da l'altro pe' rizzalla. Convienti sopportà.
Chi mangia di più, chi meno; chi digiuna, chi non può digiunà; chi È atto in contemplazione, chi no; chi a studià, chi no; e così ti conviene ravoltà et esse ravolto, come la pallottola de lo scarafaggio. 

VOCE: Fra Bernardino, ehi, fra Bernardino! Le tu' innovazioni so' contrarie a la volontà de lo santo Fondatore che avea sempre fatto in modo da accogliere fra li discepoli sui omini semplici, e avea preferito che tali fussero.
BERN: Lo nostro padre, San Francesco, veggendo venì allo Ordine certi omini fatti e maturi e rozzi d'intelletto, disse ne la su' regola che chi non sapesse legge non cercasse d'imparà. Ma voi giovani sete boni a imparà, a fa' onore a la chiesa et allo Ordine.
VOCE: Una certa razza di monaci chiamati Osservanti, È fatta di rozzi contadini e poltroni mercenari a' quali non la santità de la vita, ma solo preme a sottrassi a le fatiche. Ne le loro prediche non cercano di salvà l'anime, ma solo di riscote applausi da lo vile volgo che viene a sentilli pe' divertissi, perchÈ parecchi di loro sembrano più scimmie che predicatori.
Non basta che stiano ringuattati e rinfagottati in uno convento pe' non dà a la gente cattivo esemplo!
Che vantaggi recano a la fede? Quale servigi alli omini? Non li vedo occupati in altro che a cantà tutto il giorno come le cicale e pe' i loro spolmonassi so' fin troppo ripagati. E si vantano come se compissero le fatighe d'Ercole perchÈ la notte s'alzano a cantà le lodi dello Signore.
BERN: O ascolta..., aspetta..., questo È come que' contadini che dicono: - noi, siamo noi, e si dura tanta fadiga! E si dura tanta... dalle, dalle, dalle... dalle, dalle, dalle...oh! Dalle, dalle, dalle, oh!... E non s'à mai requia. E si va a lavorà quando co' la zappa, quando co' la vanga, al freddo, al caldo, a' venti, a' nievi, a' gragnola, a tempesta; tutto l'anno si stenta e non c'avanza mai un capo di spillo! Si dura fadiga e si compra apena apena el pane el vino. Voi vi state quì riposati... È ci credo! Quando leggete, quando scrivete, quando vi fa caldo, e voi al fresco, quando vi fa fresco e voi al fòco... È ci credo! Se volete el pane, n'avete ogni dì di fresco, e così el vino e di chello che n'avete bisogno... È ci credo!
O sta' attento. Chesto contadino era andato al convento a lamentassi; allora fu invitato come ospite a condivide la vita de li frati.
- Viene, viene stasera, e si comincia a provà pe' sei o sette giorni. - 
El contadino rimase contento, la sera giogne a l'ordine: - Viene, viene, chesta È la tu' cena come noi, chesto el tu' saccone de la paglia pe' dormicci come noi, co' la su' schiavina di tela come noi, co' le su' pulci come noi, bona notte, sogni d'oro -
La notte vanno a bussà a la su' camera a l'ora de li altri frati: - Su! Su! C'È la messa! Svegliati fratello! Su! Su!
- Si leva e vassene in chiesa co' li altri. El frate li diÈ uno paio di corone da rosario e gli disse: - Te non sai la messa, sta' quìe, dirai de' paternostri tantoquanto noi si pena a dì la messa, e quando noi si siede noi, e te sede, e quando noi stiamo ritti noi e te sta' ritto -
Costui non era uso a sta' desto, incomincia a chinassi dal lato d'innanzi.
- Sta su! Sta su fratello non dormì! -
Sta un poco e si piega all'indietro e comincia a russà: - Sta su! Sta su fratello non dormì, e russi -
Insomma essendosi destato di molte volte di soprassalto disse: - O che fate così tutte le notti? O che sete matti? Non ne vo' più sape' di rosari e mattutini!
E' roba da frati! Apritemi! Me ne voglio anda'!...

CANTO: El servo tuo signor beato,
non può stare più celato,
che tullai manifestato
al grande e al picciolino.





SCENA VI

(l'ultimo viaggio)


VOCE: Coraggio, Bernardino, lo Duca di Milano ti invità pe' le tu' prediche, poi andarai nello reame...
BERN: Vedete, ora che vo' a cavallo, mi si onora dieci volte di più di quando andavo a pedone, e la differenza È tutta pel mi' ciuchino, pe' la dignità di chella bestiola.
O ieri... ero quasi morto, e ora so' vivo.
E pencolavo che non credevo oggi predicà, e ora so' fatto come un lione.
Voglio fa' come un buon padre che sta' pe' lascià i su' figlioli.
Fo' testamento: vi lascio la cosa più preziosa: il nome di Gesù. Vi lascio la carità che ho predicato verso Dio, verso voi stessi, verso i prossimi.
Ricordatevi di me ne le vostre preghiere, perchÈ possa rimane' sempre unito a voi e voi a me nello amore pe' Christo, perchÈ possiamo un giorno incontracci in Paradiso. Ringrazio i Magnifici Signori de la carità dimostrata inverso di me, così ogni cittadino, ringraziovi tutti che umilissimamente m'arete sopportato nel mi' dire, e avetemi dimostrato amore più ch'io non merito... mi credo partì domane e non so se ci rivedremo. Vi lasso con la pace di Misser Domenedio.

(benedice la gente)

VOCE FRATE: Frà Bernardino, te se più nel mondo di là che di qua, provedi a li fatti tui.
BERN: Io so' contento di fallo e di morì, lasciatemi solo mi voglio preparà in pace, volzendo lo spirito al gran viazio che l'anima face, quando la carne lassa.
VOCE FRATE: Una hora e mezo lì stessi, e mai lo viddi move se none fiatà.
BERN: Quando mi dole un poco la pancia... non posso està fermo. Non hai veduto l'atto di colui che falcia? Elli pone la falcia in terra appoggiata e tiene el manico in mano: sta così e dice falcio o no falcio? E stassi così, sospeso. Poi alza la falce e mena a tondo.

(gli cadono le gambe dal letto e gli vengono sistemate per tre volte. Viene steso il mantello sulla terra e adagiato sopra)

Abbasso, abbasso! Se gli altri moiono a chesto modo.... la morte È più dolce che 'l dormire.
VOCE FRATE: Fu ne la vigilia de la Ascentione de Christo, nell'ora dello Vespero.

CORO: Piangi il tuo dolce glorioso
Bernardin, santo e pio,
popul sanese mio
che se n'È ito al celeste riposo...

Non vi ricordà ch'el vedeste andà
in terra come agniello
quel povaro vecchiarello,
tanto benigno, umile e piatoso?...

Pianga ciascun sanese 'l padre suo,
dogliansi grandi, piccoli e mezzani.
Pianghi Toschana, e 'l consilio tuo,
anco languischin tutti l'italiani....

Pianghino i frati sui filiol diletti, 
guasi vestiti da le sagre mani,
tutti o gran parte, povari perfetti;
poich'egli È spento el lume de' cristiani.