BLU COBALTO

DUE ATTI DI

ETTORE IMPARATO



PERSONAGGI

TEODORO
SUOR LIDIA
RUGGERO
ADELE
GENNARO
VITTORIO

La scena si svolge nella hall di quello che sembra un hotel di buon livello. 
C’è il classico bancone della reception, mentre qua e là poltrone e divani creano piccoli spazi dove gli ospiti possono conversare. 
Entra un giovane (Vittorio): ha l’aria smarrita e si guarda intorno studiando l’ambiente. 
Entra una donna in abito religioso (Suor Lidia): guarda il ragazzo e, dopo qualche istante, gli rivolge la parola. 

SUOR LIDIA: Posso esserle utile? 
VITTORIO: Non saprei…
SUOR LIDIA: Si sente bene… si segga…
VITTORIO: No… no, non è niente… sono solo un po’ stanco… Dove… dove…
SUOR LIDIA: (lo interrompe) Se ha un po’ di pazienza… dovrebbe arrivare il signor Teodoro. Lui potrà darle tutte le informazioni che vuole…
VITTORIO: No, non devo andare in bagno, grazie…
SUOR LIDIA:(alzando un po’ la voce) Dicevo che il signor Teodoro sarà qui a momenti…
VITTORIO: Lei è molto gentile, ma non mi va nulla da bere. . . 
SUOR LIDIA:Forse non mi sono spiegata bene…
Suor Lidia, con aria comprensiva, si avvicina al giovane. 
SUOR LIDIA: Si segga…
I due si siedono l’uno di fianco all’altra. 
SUOR LIDIA: Vorrei aiutarla…
VITTORIO: Non vedo come potrei guidare, in queste condizioni…
SUOR LIDIA:(sempre più perplessa) Sa, lei mi vede con questo abito, ma mi sarebbe tanto piaciuto essere…
VITTORIO: Un cesso! Ho bisogno di un cesso… non ce la faccio più…
SUOR LIDIA:(imbarazzata)… Mi sarebbe piaciuto essere un prete… Non mi fraintenda! Ci sono certi uffici che a noi non sono concessi. Mi piace tanto ascoltare la gente come una…
VITTORIO:(continua senza logica) Puttana! Avevo giurato che non avrei mai pagato per avere una donna e non l’ho fatto…
SUOR LIDIA:Ehm… sarà meglio aspettare il signor Teodoro, sarà qui a momenti. 
VITTORIO: (sconclusionato) Devo andare, devo andare. 
Puttana… cesso… non ne posso più… mi scappa… puttana… cesso… Fermo! Che fai? No, no, aspetta…
Vittorio esce di scena. 
Suor Lidia scuote la testa e tira un sospiro di sollievo. 
SUOR LIDIA:Benedetti giovani! 
Entra Teodoro, il portiere-factotum. 
Suor Lidia si alza e si mette a riordinare i cuscini dei divani. 
TEODORO:(rimprovero bonario) Suor Lidia! Quante volte devo dirglielo che non deve disturbarsi; lei è un ospite, non una cameriera! 
SUOR LIDIA: Mi diverto! Per me è un piacere essere utile… in qualche modo… (pausa) …Ce n’è di gente strana…
Teodoro va dietro al bancone e controlla un registro. 
TEODORO: Io non mi stupisco più di niente. 
SUOR LIDIA: A me fa sempre un certo effetto. 
Suor Lidia estrae dalla tasca una bomba a mano e ci giocherella facendola saltellare in aria, come fosse una palla. 
TEODORO: (preoccupato) Cos’è? 
SUOR LIDIA: Una bomba a mano! É un modello un po’ vecchiotto ma, a suo tempo, ha avuto un discreto successo. 
TEODORO: É strano che una persona come lei abbia un hobby del genere…
SUOR LIDIA: No, per carità! Diciamo che è solo un interesse culturale: non ho nessuna attrazione per questi strumenti del demonio. 
TEODORO: “Conosci il tuo nemico e potrai combatterlo meglio! ”
SUOR LIDIA: É una citazione dalle “Confessioni di Sant’Agostino”, vero? 
TEODORO: Veramente… l’ho inventata in questo momento. . . 
Teodoro prende dei fogli e si appresta ad uscire di scena. 
TEODORO: Mi scusi la fretta, ma devo controllare le camere per i nuovi arrivi. 
SUOR LIDIA: Se non le dispiace le controllo io, magari le riordino. . . 
TEODORO: Grazie, così ne approfitto per fare un salto in Amministrazione… ma non si metta a fare le pulizie, mi raccomando…
Teodoro e Suor Lidia escono, mentre una coppia di anziani coniugi (Ruggero e Adele), che sembra di ritorno da una passeggiata, entra nel salone e si va ad accomodare in uno dei salottini. 
RUGGERO: Non era il ‘75, “cara Adele”, era l’anno dopo. Nel ‘75 abbiamo festeggiato il decimo anniversario di matrimonio e siamo andati a Capri…
ADELE: Vedi che ho ragione io, “caro Ruggero”! Il nostro decimo anniversario è stato nel ‘74, quindi nel ‘75 eravamo a Taormina. . . 
RUGGERO: Sì, ma se ti ricordi bene, nel ‘74 Claudia aveva il morbillo e abbiamo dovuto rimandare all’anno dopo il viaggio perché “tua madre” non se la sentiva di tenere la bambina. . . 
Adele rimane perplessa qualche secondo. 
ADELE: Boh, può darsi! E poi: cos’è questa storia che ce l’hai sempre con “mia madre”…? Non poteva, forse, tenerla “tua madre” la bambina? 
RUGGERO: (con finta pazienza) Certo! Se non fosse che “mia madre” era morta l’anno prima. 
ADELE: Ah, già! Dimenticavo che è sempre stata una sua specialità quella di farmi dei dispetti… (pausa) …Poteva benissimo aspettare un paio d’anni
Ruggero scuote sconsolato la testa, mentre Teodoro rientra in scena con alcune carte in mano. 
TEODORO: (tra sé e sé) Sempre chiuso quell’ufficio… Maledetta burocrazia…! (si rivolge ai due) Buongiorno, signori! Avete fatto una bella passeggiata? 
RUGGERO: Mi sembra di essere un ergastolano. . . 
TEODORO: Non le piace il posto? Guardi che ci sono da fare delle stupende escursioni, dall’altra parte della vallata. . . 
RUGGERO: No, il posto è bellissimo. Mi sento un ergastolano perché devo andare in giro sempre. . . (guarda Virginia) …con la palla al piede…
TEODORO: Ma su, via… siete una coppia così affiatata… Come si dice: “L’amore non è bello se non è litigarello…”
Adele si siede su un divano e comincia a lavorare a maglia, Teodoro va dietro al bancone e Ruggero gli si pone di fronte. 
RUGGERO: Senta, Teodoro… lei ha in mano tutto, qui… vero? 
TEODORO: Beh, insomma, sono qui da tanto tempo… So come vanno le cose ed è inevitabile che sia diventato un punto di riferimento per tutti…
RUGGERO: Bene, bene… Ma, mi dica: io e la mia Adele non abbiamo ancora capito bene questo fatto delle opzioni che vanno confermate, altrimenti bisogna effettuare delle nuove scelte. E poi, questi convegni! Ma a che servono? 
ADELE: Smettila di essere il solito noioso, pedante! 
TEODORO: (paziente) Non si preoccupi, fa parte del mio lavoro…
(a Ruggero) …Proprio domani nella sala azzurra ci sarà un seminario: “Opzioni, scelte primarie e secondarie: come effettuarle e perché. ” Vi iscrivo subito. 
RUGGERO: No, non importa. . . 
Teodoro consulta un foglio, come se controllasse una lista. 
TEODORO: Se non sbaglio voi siete… sì… sì… voi siete nel gruppo “Prevenzione incidenti domestici”. Ah, ecco: Oggi pomeriggio, sala rossa, relazione su: “I pericoli della casa: dalla cera sui pavimenti alle fughe di gas. ” Vi iscrivo anche qui? 
RUGGERO: (rassegnato) Ne sono entusiasta! 
Ruggero va a sedersi vicino ad Adele. 
ADELE: Ma cosa vai ad intrometterti…? Te le vai a cercare tutte tu! 
Teodoro si avvicina ad un microfono posto sul bancone. 
TEODORO: (voce impostata) I partecipanti alla tavola rotonda su… “L’importanza di tollerare il prossimo per meglio essere tollerati”, sono pregati di raggiungere la sala ovale. Ultima chiamata. 
RUGGERO: (a Teodoro) Ma quanti convegni, tavole rotonde e riunioni ci sono? 
TEODORO: Un’infinità! Vuole partecipare anche a questo? Ci sono giusto due posti disponibili… 
RUGGERO:Volentieri, ma dobbiamo andare.Ci aspettano per compilare i moduli di preferenza…
Ruggero prende di peso Adele sotto braccio e i due escono in tutta fretta. 
Teodoro prende il telefono. 
TEODORO: Stiamo aspettando il rapporto dal Centro Elaborazione Dati per stabilire le assegnazioni, dopo questo periodo di formazione… (guarda le carte esitando) solo che mancano ancora due iscritti…
Entra un giovane (Gennaro) vestito con un vistoso abbigliamento da scalatore. 
TEODORO: (segue) …Anzi, uno! (a Gennaro) Lei dovrebbe essere il signor Gennaro, il famoso scalatore solitario…
Gennaro, con un gesto eloquente, indica il suo abbigliamento. 
GENNARO: (ironico) Fate voi…! 
TEODORO: L’aspettavamo ieri. Come mai questo ritardo? 
GENNARO: Imprevisti. (pausa, si guarda attorno) Bello questo posto, però me l’aspettavo diverso. Mi sembrava avesse solo tre stelle. 
TEODORO: Capita a molti. Credono di trovare qualcosa di meno accogliente, ma il nostro motto è: “Mettere l’ospite a proprio agio. ”
GENNARO: Nei prossimi giorni vorrei fare qualche escursione. Può suggerirmi qualche itinerario? 
TEODORO: Veramente lei è qui per la convenction…
GENNARO: Ci sarà pure un po’ di tempo libero…! 
TEODORO: Certo, ma non ora… 
GENNARO: (seccato, ma rassegnato) Da dove comincio. 
Teodoro consulta un registro che è sul bancone. 
TEODORO:(segue) Ci sarebbero un paio di cose da mettere a posto. La prima riguarda le attività da svolgere. Io l’avrei assegnata al gruppo denominato “Soluzioni Estreme”. 
GENNARO:(sbruffone) Può andar bene. Direi che sono un maestro in questo…
TEODORO: (tra sé e sé) Avrei qualcosa da obbiettare, comunque… (a Gennaro) …Per quel che riguarda corsi e conferenze, avrei cominciato ad iscriverla al seminario su “Coscienza e incoscienza”. 
GENNARO: Che noia! Ma è proprio necessario? 
TEODORO: Sarebbe opportuno…
GENNARO:Va bene! Qual è l’altro problema? 
TEODORO:Vede… il suo ritardo, in coincidenza con altri piccoli disguidi, ha creato una leggera falla nell’organizzazione. La sua camera singola non è più disponibile…
Dovrà alloggiare con un altro ospite. 
GENNARO: Non se ne parla nemmeno! Io sono abituato alla solitudine, al silenzio. . . ho bisogno della mia tranquillità. 
TEODORO: La prego, non insista. 
GENNARO: Insisto! 
TEODORO: (deciso) Non insista! 
GENNARO: Non insisto! 
Entra Ruggero
RUGGERO: Finalmente! Un po’ di respiro… (pausa) …Un nuovo arrivo? Non si può dire certo che ci si annoi qui; è un continuo andirivieni. 
TEODORO: Signori, scusatemi. Sono atteso alle assegnazioni. 
Teodoro esce di scena. 
RUGGERO: Permette che mi presenti? Ruggero. . . (pausa) 
GENNARO: E poi? 
RUGGERO: E poi, cosa? 
GENNARO: Brambilla, Rossi, Bianchi, Esposito, Cacace… di solito c’è anche un cognome…
RUGGERO: Si vede che lei è appena arrivato! In questi raduni “full immersion” è consuetudine chiamarsi solo per nome. É più informale, anche se poi ci si dà sempre del lei. Pensi che di là c’è un cardinale, ed è pure di origini nobili, “Raffaele Orsini Colonna”. Lui mi chiama Gegè ed io, indovini come lo chiamo…
GENNARO: Sua Eminenza, come minimo…
RUGGERO: Fefè! Ci prendono in giro perché sembriamo una vecchia coppia del cinema muto o dell’avanspettacolo: “Gegè e Fefè”. L’Adele, l’Adele è mia moglie, dice che sono irriverente, ma me l’ha detto lui di chiamarlo così… (pausa) Ma, mi dica… (indica l’abbigliamento di Gennaro) …non le sembra fuori luogo il suo abbigliamento? 
GENNARO: Pensavo di poter fare un po’ di esercizio…
Entra Vittorio: è ancora spaesato. 
Gennaro e Ruggero lo guardano quasi con commiserazione. 
VITTORIO: Mi hanno detto: secondo padiglione a destra dopo la fontana… non ho visto nessuna fontana… non so se questo è il posto giusto. 
GENNARO: Dipende! Chi o cosa stai cercando? 
VITTORIO: Come dice? La patente l’ho lasciata a casa, ma non può farmi la multa per così poco…! 
RUGGERO: (a Gennaro) Questo si è appena fatto! (a Vittorio) L’importante è avere le idee chiare! 
GENNARO: Uno così non lo sopporterei per più di cinque minuti. 
Entra in scena Teodoro. 
TEODORO: Vi siete già presentati? 
RUGGERO: No…
TEODORO: Il signor Vittorio è il suo compagno di stanza, signor Gennaro. 
GENNARO: Cosa? 
TEODORO: Vi troverete bene… non si annoierà; il signor Vittorio è un tipo imprevedibile. 
GENNARO: (ironico) Me ne sono accorto! 
TEODORO: Sono sicuro che scoprirete molti interessi in comune…
GENNARO: Come, no! 
VITTORIO: Ho un mal di testa… mi sento confuso. 
RUGGERO: (a Gennaro) Non lo invidio certo, povero ragazzo! 
TEODORO: (a Vittorio) Si sarà addormentato durante il viaggio… qualcosa le sarà rimasto sullo stomaco ed è normale che al risveglio ci si senta un po’ confusi. 
VITTORIO: Ho tante cose da fare… devo finire il mio libro…
RUGGERO: Ah, lei è uno scrittore… Qui troverà tutta la tranquillità che le serve. Che genere di cose scrive? 
Vittorio risponde in modo del tutto strampalato. 
VITTORIO: Sono già stato in bagno, grazie. 
GENNARO: Come sarebbe a dire? 
VITTORIO: Ho anche bevuto, grazie…
RUGGERO: Con tutti i tipi strani che ci sono qui, ci mancava solo questo! 
TEODORO: Il signor Vittorio scrive romanzi, novelle, racconti, solo che, recentemente, la sua vena artistica è un po’ in crisi… (a Vittorio) …Innanzitutto l’ho inserita nel gruppo degli “autoprovocatori” e oggi stesso parteciperà al seminario sull’assertività. 
RUGGERO: (a Gennaro, sottovoce) Scappo, altrimenti questo è capace di iscrivere anche me. . . (ad alta voce) …Vado a recuperare l’Adele: l’ho lasciata con il Fefè per una briscola, ma è meglio che non giochi. . . è capace di rovinarmi…
Ruggero esce di scena, mentre Vittorio continua a rimuginare, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. 
GENNARO: Che roba è? 
TEODORO: Quel gioco di carte in cui…
GENNARO: No, no. . . non la briscola, l’assertività. Cos’è l’assertività? 
TEODORO: É quella specie… come dire… di pratica, di training, di autoconvinzione che ci fa acquistare maggior fiducia in noi stessi…
GENNARO: Ho capito… ho capito! Sarebbe come dire: il mondo sono io e tutto il resto mi ruota attorno. Ma funziona? 
TEODORO: Dipende dalle personalità! Su una personalità come la sua un corso del genere avrebbe un effetto devastante, oserei dire, mentre su una personalità come quella del sig. Vittorio avrebbe l’effetto del: “ci sono anch’io e conto qualcosa; non sono proprio una mer… una nullità”. 
VITTORIO: Scusate se vi interrompo, ma io vorrei capirci qualcosa…
TEODORO: (paziente) Le do un consiglio: faccia una bella passeggiata nel nostro parco. Si rilasserà, farà sicuramente amicizia con qualcuno dei nostri ospiti e vedrà che, presto, tutto le sembrerà più chiaro. 
Teodoro accompagna Vittorio all’uscita. 
GENNARO: Non mi sembra il modo migliore per accogliere un nuovo ospite. 
TEODORO: Lasci fare. . . ho una certa esperienza. Se permette, adesso l’accompagnerei nella sua stanza. 
GENNARO: Non si può proprio trovare un’altra sistemazione? Quella specie di ameba mi fa venire il latte alle ginocchia. . . 
TEODORO: No, proprio non si può. 
Teodoro sistema le sue carte, mentre Gennaro, sconsolato, si siede su una poltrona. 
Entrano Adele e Ruggero. 
RUGGERO: …Ti sei forse dimenticata che sono stato io a svuotare solaio e cantina. . . 
ADELE: Una volta in trent’anni! Ci sei stato costretto perché non trovavi più i tuoi vecchi scarponi. . . e allora hai messo tutto sotto sopra. . . senza tener conto che, poi, ho dovuto mettere a posto tutto io. . . 
GENNARO: (tra sé e sé) Quanto dovrà durare questa penitenza. . . 
TEODORO: Bene, signori, vi ringrazio di essere intervenuti! 
Come sapete questi incontri sono del tutto informali e anche l’argomento di discussione è del tutto indicativo. . . Potete dire ciò che volete. . . Se avete delle domande, sono qui per chiarire qualunque vostro dubbio. 
GENNARO: Con tutti i dubbi che ho, potremmo stare qui per l’eternità. . . 
TEODORO: Abbiamo tutto il tempo che volete. . . 
RUGGERO: Mi scusi, caro Teodoro, una cosa che mi sono chiesto spesso è questa: effettuate una sorta di selezione nei confronti dei partecipanti? 
TEODORO: Non abbiamo pregiudizi nei confronti di nessuno. Diciamo che la selezione la fanno gli ospiti stessi che decidono o no di venire da noi. . . 
GENNARO: Scusate, signori. Sono l’ultimo arrivato e, forse, non dovrei intromettermi… Credo che nessuno di noi abbia programmato con largo anticipo questo soggiorno… Per ognuno di noi, penso, ci sia un motivo valido e anche voi. . . 
TEODORO: Giustissimo! Suor Lidia, per esempio, ci dica: lei perché ha deciso di essere nostra ospite. . . ? 
SUOR LIDIA: Non è che abbia propriamente scelto. . . Mi trovo benissimo, s’intende, ma è stata una scelta quasi obbligata. Avevo bisogno di un periodo di. . . di riflessione e di cambiamento, come tutti voi, del resto. . . 
TEODORO: (a Ruggero e Adele) Spero che voi, invece, abbiate appianato i vostri attriti. . . 
ADELE: Avanti. . . adesso spiega a tutti perché avrebbero dovuto esserci degli attriti…
RUGGERO: Vuoi proprio? 
ADELE: Certo! 
RUGGERO: Una certa stufetta a gas… non ti ricorda niente? 
ADELE: (imbarazzata) Beh, un errore che possono commettere tutti… (aggressiva)…Adesso che ci penso; eri tu che dovevi ripararla, te l’avrò detto un centinaio di volte. . . 
RUGGERO: (si arrabbia) . . . E tu non dovevi accenderla finché non l’avevo riparata… Lo sa anche un bambino che quando c’è una fuga di gas non bisogna accendere neanche un fiammifero! 
GENNARO: (alza la voce) Smettetela di girare intorno al problema! L’unico dato di fatto, signori miei, è che siamo tutti morti! 
Tutti rimangono in silenzio per qualche istante. 
TEODORO: Morti, morti. . . che parola grossa! Diciamo che avete concluso una parte della vostra esistenza e qui vi state preparando per una nuova esperienza. 
RUGGERO: Scusi, signor Teodoro, non voglio essere polemico, ma devo farle un appunto. L’organizzazione lascia alquanto a desiderare! Sono stato magazziniere per tanti anni e sono stato abituato a registrare costantemente la merce in entrata e un uscita: non si potrebbe adottare anche qui un sistema del genere. Non si sa mai chi viene, chi parte, quanto tempo bisogna trattenersi; sono quindici giorni che siamo qui e ancora non sappiamo cosa fare. . . 
GENNARO: In effetti, io sono qui da un’ora e ancora non so cosa ci sto a fare… Ho capito di essere morto, questo sì, ma poi…
TEODORO: Forse avete ragione, signori! Un chiarimento è necessario, d’altronde questi incontri servono proprio per questo… (pausa) “Relatività”! Non scordatevi mai questa parola…! 
Teodoro prende un paio di occhiali e li mostra ai presenti. 
TEODORO: (segue) Sapete dirmi che oggetto ho in mano? 
RUGGERO: Ci prende per degli idioti! Una penna, no? 
GENNARO: Ma quale penna, non vede che è un mazzo di chiavi. . . 
SUOR LIDIA: Io avrei detto una “Calibro 38”…
TEODORO: (li interrompe) …Tutto quello che vedete è costruito dalla vostra mente e, non sempre, costruite le stesse cose. . . 
ADELE: Vuole dire che questa non è la hall di un albergo? 
TEODORO: Voi siete persone che si sono “costruite” lo stesso ambiente, solo che alcuni particolari come questi occhiali…
ADELE: Occhiali, occhiali. . . io volevo dire che erano un paio di occhiali…
TEODORO: (segue) …Alcuni particolari, dicevo, possono differire da persona a persona… se di persona si può ancora parlare… Ben presto, quando vi sarete ambientati completamente, avrete tutti le stesse visioni. Il problema si pone con i nuovi arrivati; alcuni potrebbero pensare di trovarsi in un prato, un cinema o in qualunque altro posto e vedere oggetti completamente diversi da quelli che vedete voi. . . 
RUGGERO: (indicando Adele) Non ci sarebbe il modo di vedere una bella ragazza, invece di…
TEODORO: Quando non ci si è ancora ambientati può capitare che anche il linguaggio ne risenta: voi credete di parlare di un argomento e il vostro interlocutore vi risponde tutt’altro credendo, invece, di seguire un filo logico. . . 
SUOR LIDIA: Ecco perché quel ragazzo è così strano…
TEODORO:Ma la relatività non finisce qui… (a Gennaro) Lei crede di essere qui da poche ore, ma sono passati due anni dalla sua morte, così come… (a Ruggero e Adele)… voi non siete qui da quindici giorni, ma da sette anni. 
ADELE: Almeno una cosa positiva! Giuro che da quando ci conosciamo, il tempo trascorso con te non è mai passato così in fretta. . . 
RUGGERO: (ironico) Vuoi dire che abbiamo imparato a stare insieme senza detestarci più…? Non ci posso credere! 
SUOR LIDIA: (timidamente) Scusate se mi intrometto… A me sembra di essere qui da un mese… (a Teodoro) …mi sa dire da quanto tempo sono morta? 
TEODORO: Da un mese! 
SUOR LIDIA: Ma… come? 
TEODORO: Vale lo stesso discorso di prima: ognuno di voi ha i propri tempi e modi per prendere coscienza di questa nuova realtà. . . 
SUOR LIDIA: Perché quel giovane che è appena arrivato è così strano? Sembra che non sappia di. . . si, insomma, di essere. . . 
GENNARO: Morto! Morto! Avete ancora timore o pudore a pronunciare questa parola? Mi sembra che dovremmo farcene una ragione. . . 
TEODORO: É proprio questo il punto! Penso che abbiate capito cosa avete in “comune” tutti voi… 
RUGGERO:(ironico) “Ufficio Anagrafe”, in comune c’è un bel certificato di morte per tutti! 

ADELE: Smettila di fare il buffone! 
GENNARO: Mi sembra che nessuno di noi sia morto tranquillamente nel proprio letto…
TEODORO: Esattamente! Le cause delle vostre morti sono di tipo violento… Ora, tornando a Vittorio, il giovane strano appena arrivato… la sua morte, anch’essa di tipo violento, rientra in un’altra categoria: il suicidio…
GENNARO: Lo dicevo che è un imbecille! 
Suor Lidia si fa il segno della croce. 
TEODORO: …E per gli imbecilli… ehm, cioè per i suicidi, il tempo di presa di coscienza è più lungo. 
RUGGERO: Se non ho capito male, perché qui ce n’è sempre una nuova, noi aspettiamo… aspettiamo… Ma che cosa aspettiamo? 
TEODORO: Aspettate di rinascere! 
GENNARO: Almeno una buona notizia…! 
TEODORO: …Per fare questo avete bisogno di un periodo di “rieducazione” alla fine del quale potete decidere autonomamente dove, quando e con quali genitori rinascere. 
SUOR LIDIA: E quel povero ragazzo non sa ancora niente. . . ? 
GENNARO: Anche noi non sapevamo niente e ci hanno messo subito di fronte al fatto compiuto. Che si svegli un po’ anche lui! 
TEODORO: Il ragazzo va informato gradualmente; se venisse a sapere la verità troppo bruscamente potrebbe perdere la volontà di rinascere…
SUOR LIDIA: Potremmo sparargli un colpo di pistola! Quando vede che non muore… capirà di essere già… morto! 
GENNARO: É più facile che creda di essere Superman…
TEODORO: Un’ultima cosa: vi ricordate della relatività e degli occhiali? Visto che non ha ancora coscienza di quello che è, e dov’è, la sua relatività sulle cose è molto alta: assecondatelo e non stupitevi delle differenze di percezione rispetto alle vostre visioni…
GENNARO: Secondo me sarebbe meglio metterlo di fronte al fatto compiuto, così, a brutto muso. . . 
TEODORO: Assolutamente no! Anzi, vi pregherei di fargli prendere familiarità con la parola “morte”… C’è un’ultima cosa; l’ho lasciata per ultima perché è la più importante. 
RUGGERO: (sospirando) Cos’altro dobbiamo fare? 
TEODORO: Dovete aiutare quel ragazzo. 
GENNARO: Non ho nessuna intenzione di fare la balia. 
TEODORO: Dovete! Non potete scegliere, ne va della vostra possibilità di rinascere. Diciamo che è un test, una piccola “tesina” prima della “laurea”…
SUOR LIDIA: Che bello, sarà divertente! 
ADELE: Sono d’accordo! Di che si tratta? 
Entra Vittorio con uno spazzolone per il water in mano e va verso Adele. 
TEODORO: …Ve lo spiego più tardi…
VITTORIO: Mi sono permesso di farle un omaggio; Il prato qua fuori è pieno di questi bellissimi fiori…
GENNARO: (ironico) Da concimare… evidentemente! 
ADELE: (imbarazzata) Che gentile! (annusa fingendo che profumi) Che profumo stupendo. . . e che colori! 
RUGGERO: Quando ti portavo dei fiori, mi dicevi sempre che erano vecchi e che puzzavano… Vedo che i tuoi gusti sono cambiati… e come! 
VITTORIO: Scusate se interrompo la vostra riunione. Nel padiglione qui vicino deve esserci una festa in maschera: ho visto uno travestito da Napoleone e uno da Giulio Cesare che litigavano perché ognuno pretendeva di essere il più grande conquistatore di tutti i tempi…
RUGGERO: (paternalista) 
Giovanotto, anche se non ti vedo molto sveglio, penso che tu sia un ragazzo intelligente… Da bambino avrai sicuramente letto i fumetti degli indiani e dei cow boys…? 
VITTORIO: Certo! 
RUGGERO: Bene! Allora immagina di cavalcare nelle verdi praterie in compagnia di Toro Seduto…
VITTORIO: (continua) C’è anche uno vestito da indiano che gira su un cavallo bianco per i corridoi… (pausa) 
RUGGERO: Siamo tutti dei giocherelloni; del resto, se non ci ingegniamo un po’, sarebbe una noia… “mortale”…
TEODORO: Che ne dite di dare una mano al nostro amico per il suo libro. . . potrebbe trarre spunto dalle vostre storie. . . 
VITTORIO: Non vi disturbate, non credo di avere molta ispirazione. . . 
GENNARO: Te la faccio venire io l’ispirazione! Ho avuto. . . cioè… ho una vita così intensa che non ha tempi…“morti”… Potresti avere l’ispirazione per un’enciclopedia, non per un solo libro. . . 
SUOR LIDIA: A che cosa stava… ehm… sta lavorando…? 
VITTORIO: A niente! 
RUGGERO: (ironico) Interessante…! 
VITTORIO: Passo le giornate davanti alla macchina da scrivere fissando quel maledetto foglio bianco…
TEODORO: Avrei un’idea! Perché non cerchiamo di inventarla tutti insieme una storia? 
ADELE: Che bello! 
SUOR LIDIA: Sì, mi diverte tanto. . . ! 
GENNARO: Che noia…! 
TEODORO: Cominci lei, signor Ruggero. . . 
Ruggero si alza e, pensieroso, comincia a camminare per il locale. 
RUGGERO: Era il due novembre… giorno dei morti… (pausa) In un piccolo casolare in riva al mar… “morto”… viveva un pittore povero in canna…
GENNARO: Un vero…”morto”… di fame…
RUGGERO: Esatto! Dipingeva esclusivamente nature… “morte”… ma non aveva più ispirazione e si trovava ad un punto… “morto”…
ADELE: Ci vuole anche una storia d’amore…
Io direi che incontra una donna che gli fa tornare la voglia di dipingere…
TEODORO: Una bella donna…
ADELE: Da… “morire”… Talmente bella che lui le… “moriva”…dietro. 
GENNARO: No, scusate, ma così non va… questa riunione sta diventando un…“mortorio”…
VITTORIO: Sono mort…
TUTTI: (sorpresi) Come? Hai già capito? 
Tutti si congratulano l’uno con l’altro
SUOR LIDIA: É stato più facile del previsto…
VITTORIO: Dicevo che sono mortificato… non volevo crearvi alcun disturbo…
Ognuno torna al proprio posto. 
SUOR LIDIA: Ma quale disturbo! É che non siamo molto pratici…
ADELE: Ha ragione… ognuno ha le proprie specialità… Io, per esempio, so far bene le crostate con i “mortilli”…cioè, con i mirtilli…
RUGGERO: E sì… il mirtillo per la crostata è la… “morte”…sua…
ADELE: (a Gennaro) A lei piace la crostata ai mirtilli? 
GENNARO: (finto romanesco) Morto… cioè, molto… Sapete ci ho uno zio de Roma e, ogni tanto, me scappa quarche parola in romanesco… a li mortacci…
SUOR LIDIA: …Gradisce, per caso, un panino con la “morta…della”? 
TEODORO: Direi che possiamo fermarci qui, mi pare che siamo ad un punto… “morto”… (a Suor Lidia) Le spiace accompagnare il nostro amico a fare un giro nel parco? Io finisco la riunione; le spiegherò poi quale sarà la sua “tesina”. 
SUOR LIDIA: (a Teodoro) Certo! (a Vittorio) …Venga, le mostro la parte più bella del parco. 
I due escono. 
TEODORO: Vorrei finire quanto stavo dicendo. 
RUGGERO:Voleva, per caso, dire che se non superiamo il test non possiamo rinascere? 
TEODORO: Non proprio! Basta che lo superi uno di voi. Tutti gli altri, visto che fate parte dello stesso gruppo, ne beneficeranno. 
ADELE: Non sarà facile
TEODORO: Non vi preoccupate, non è una situazione nuova, per voi. Un po’ per volta ricorderete di essere rinati già molte altre volte… e saprete come agire
GENNARO: (rassegnato) Avanti… di che si tratta? 
TEODORO: Probabilmente quando il signor Vittorio rientrerà dal suo giro sarà quasi pronto ad accettare la sua nuova condizione. Conosco bene Suor Lidia, è molto brava a mettere i nuovi ospiti a loro agio…
ADELE: Allora siamo a posto, il test è superato! 
TEODORO: No, non è quello il test. 
GENNARO: 
Mi sembrava troppo facile! 
TEODORO: Ore diciassette di domani; orario e data secondo le nostre convenzioni, s’intende…
RUGGERO: Un altro convegno… no, per carità…
TEODORO: Alle diciassette di domani sentirete un forte colpo di gong. Entro quell’ora dovrete aver convinto il signor Vittorio che il suo è stato un gesto sconsiderato. 
ADELE: Ma come possiamo fare? 
TEODORO: È semplice! Il signor Vittorio si troverà a rivivere alcuni momenti della sua vita nei quali ha maturato l’idea del suicidio. A lui sembrerà di essere ancora in vita, di vivere un’esperienza assolutamente reale. Gli sembrerete parenti o persone conosciute e starà a voi evitare che compia quel gesto. 
GENNARO: Ma se non ci ha mai conosciuto prima! Si accorgerà subito che c’è qualcosa di strano! 
TEODORO: Relatività, ricordatevi: relatività! Vedrà le persone che vuole vedere, non sarete sicuramente voi che vedrà. 
RUGGERO: …E quando dovremmo cominciare questa “recita”? 
TEODORO: Non vi preoccupate, vi dirò tutto al momento opportuno, ma ricordate: la cosa più importante è che entro le diciassette di domani…
GENNARO: (cantilenante) …Orario e data secondo le nostre convenzioni…
TEODORO: (continua) …Vittorio venga convinto a non compiere il suo gesto; non importa come ci riuscirete, basta che rinunci ad uccid…
Suor Lidia e Vittorio rientrano improvvisamente. 
TEODORO:(cambia discorso)… ”Uccidete la colomba bianca”… sì, sì era quel film con Gene Hackman…
ADELE: (sta al gioco) Che divertente questo gioco! Indovinare il titolo di un film da pochi particolari…
SUOR LIDIA: Penso che il signor Vittorio sia quasi pronto. Deve aver già capito qualcosa…
VITTORIO: Cosa dovrei capire…? 
GENNARO: (deciso) Quante balle! Vogliamo essere un po’ più concreti e smetterla con tutti questi giri di parole? (a Vittorio) Ehi, Ciccio, se non l’hai ancora capito, qui siamo tutti morti: emme o erre ti i… Siamo in quel posto che, comunemente, chiamano Aldilà…
VITTORIO: Cosa…! ? 
ADELE: Ma che maniere, che mancanza di tatto! Si poteva cominciare a dire che siamo tutti un po’ malaticci, magari che non ci sentiamo troppo bene…
VITTORIO: Ma non posso essere morto! (si tocca) …Mi sento le braccia… mi sento le gambe… mi gira pure la testa… A un morto non può girare la testa…! 
GENNARO: Sapessi cosa mi gira… Eppure sono morto anch’io…
TEODORO: Facciamo un altro esempio: ti è mai capitato di prendere un aereo? 
VITTORIO: Sì! 
TEODORO: Quanti disguidi negli aeroporti…! 
RUGGERO: Per carità! Una volta io e l’Adele abbiamo passato un week-end, invece che alle Baleari, in una sala d’aspetto alla Malpensa. 
TEODORO: Molte volte, se si perde un volo o se c’è qualche altro disguido, si viene messi in una lista…
VITTORIO: Una lista d’attesa…
TEODORO: Esatto! Fa’ conto di essere in una specie di lista d’attesa… (pausa). Insomma, caro Vittorio, non tutti reagiscono alla stessa maniera…C’è chi si rende conto subito della nuova situazione e chi ci mette un po’ più di tempo…
GENNARO: Guarda me, per esempio, mezz’ora fa, almeno mi sembra mezz’ora, ero in free climbing. Sai cos’è, vero? Arrampicata libera senza niente… solo le tue mani nude sulla roccia… Mi chiedo di chi sarà stata quella caga…, scusate, ma un escremento, a quell’altezza, non mi era mai capitato di trovarlo… Ci ho messo su la mano e dieci secondi dopo… SCIACK… ero in fondo alla valle… vacca boia…! 
VITTORIO: Quindi Napoleone, Giulio Cesare e Toro Seduto che ho visto qua fuori sono…
TEODORO: Certo, non sono ad una festa in maschera né, tantomeno, sono matti! Almeno… forse lo sono stati per conto loro, ma non credono di essere quelle persone… sono proprio loro…
ADELE: (a Vittorio) Non ti preoccupare, non si sta male qui, anzi… c’è un ristorantino dove si mangiano cose che non ho mai gustato in vita mia… e neanche dopo…
RUGGERO: …Per non parlare degli svaghi… Cinema… teatri…
VITTORIO: Come fate a parlare di ristoranti, cinema e teatri… Sono tutte cose che non possiamo più… gustare… non ci appartengono…
TEODORO: Tutto ci appartiene… e tutto il meglio, per il semplice fatto che ce lo creiamo con la nostra mente…
VITTORIO: Me l’immaginavo diverso… Morto! Il tunnel nero… la luce in fondo… niente di tutto questo… Mi ritrovo in una specie di hotel a metà strada tra un manicomio e una località termale…
GENNARO: Anch’io non ho visto tunnel né ho incontrato “cari estinti” a darmi il benvenuto… però ho capito subito di trovarmi in un posto fuori dal comune… Appena arrivato ho incontrato uno che somigliava ad Hitler… era vestito da rabbino…
Cose dell’altro mondo! 
TEODORO: Appunto! Non tutti hanno lo stesso tipo di esperienze…
Suor Lidia giocherella con la bomba a mano vista in precedenza e con una pistola che estrae da una tasca. 
VITTORIO: (a Suor Lidia) Lei era una suora, vero? 
SUOR LIDIA: Certo! 
VITTORIO: Perché ha la passione per le armi? 
SUOR LIDIA: Non è una passione, è un fatto legato alla mia ultima morte…
VITTORIO: In guerra? 
SUOR LIDIA: No, per fortuna non l’ho conosciuta la guerra… Ero in un graziosissimo convento vicino a Cassino, aiutavo in cucina… Un giorno sorella Teresa mi manda nell’orto a raccogliere delle patate per il minestrone… (indica la bomba) …Vi giuro che, ricoperta di terra, sembrava la più bella patata che avessi mai visto… Non ho fatto in tempo a ripulirla tutta…
RUGGERO: Se non fosse stato per colpa dell’Adele, noi non saremmo qui…
ADELE: Sempre a dare la colpa a me… La stufetta è scoppiata anche perché tu ti sei dimenticato di farla controllare…
RUGGERO: Va bene, avrò anch’io le mie responsabilità, ma devi capire se sono un po’ “arrabbiato”… …Non è piacevole trasformarsi in una torcia umana…
ADELE: Anch’io sembravo un fiammifero svedese, ma non per questo me la sono presa con te… Il fatto è che tu sei sempre stato un tipo irascibile, uno che… “prende fuoco” facilmente… Ah…. Ah…ah…
RUGGERO: Spiritosa…! 
GENNARO: Che siamo morti… che non siamo più vivi, diciamo, l’abbiamo capito… ma cosa ci facciamo qui? 
VITTORIO: Che sia Paradiso, Purgatorio o Inferno, non credevo che fosse così… così… turistico…
TEODORO: Diciamo che questa è una stazione intermedia: ci si ferma un po’ per poi ripartire…
GENNARO: Quando…? 
TEODORO: Ogni cosa a suo tempo. Come amo ripetere a tutti: “Tra poco vi sarà tutto chiaro”. Scusatemi, devo organizzare le prossime partenze. (a Vittorio) Venga con me, imparerà molte cose…
Teodoro e Vittorio escono di scena. 
Vittorio si guarda attorno incredulo e spaesato. 
Adele riprende il suo lavoro a maglia e Suor Lidia le si avvicina. 
SUOR LIDIA: Mi sarebbe sempre piaciuto lavorare a maglia… posso guardare? 
ADELE: Certo, cara, ti insegno volentieri…
Le due donne seguono il loro lavoro, mentre Ruggero e Gennaro si guardano camminando per il locale, come se si dovessero studiare. 
RUGGERO: Se non ho capito male ognuno di noi è vissuto e morto diverse volte…
GENNARO: Anch’io ho capito così…
RUGGERO: E i ricordi delle vite precedenti ci riaffiorano gradualmente…
GENNARO: Proprio così…
RUGGERO: Penso che mi stia tornando in mente qualcosa…
GENNARO: Anche a me… Temistocle: era questo il tuo nome, vero? 
RUGGERO: Proprio così, Libero: e questo era il tuo, no? …Tra tutte le combinazioni possibili proprio questa, con te, doveva capitarmi. Non avrei voluto vederti per nulla al mondo, caro Libero…E poi mi chiedo: come fa uno ad essersi chiamato Libero? Mi sembra la targhetta sul gabinetto di un treno… “LIBERO”
GENNARO: Forse perché libertà non è una parola con la quale hai mai avuto molta dimestichezza… (ironico) …caro Temistocle… bello il tuo di nome… sembra quello di un gatto siamese. (pausa) …Se pensi che io sia contento di essermi ricordato del nostro passato, ti sbagli di grosso. In ogni caso, se dovevamo incontrarci comunque, non capisco perché non ci hanno fatto incontrare prima. 
RUGGERO: Cosa ne vuoi sapere tu di queste cose…
GENNARO: Io mi sarei sicuramente opposto, ormai è troppo tardi…
RUGGERO: (minaccioso) Guarda che sono sempre in tempo a spaccarti quella zuccaccia vuota che ti ritrovi…
Suor Lidia accorre a dividerli. 
SUOR LIDIA: Fratelli, fratelli… smettetela! Vi sembra un comportamento da tenere? 
ADELE: (a Ruggero) L’ho sempre detto che sei un attaccabrighe…
I due si ricompongono
GENNARO: Non posso dimenticare quanto olio di ricino questo delinquente ha fatto bere a me e ai miei compagni e quanti, i suoi soci, ne hanno ammazzati. . . 
RUGGERO: E quanti ne hanno ammazzati i farabutti come te, nascosti come vigliacchi sulle montagne. 
SUOR LIDIA: Basta, basta! É passato tanto tempo; che senso ha rivangare il passato, fratelli! 
RUGGERO: Meglio essere figlio unico che avere un fratello così! 
SUOR LIDIA: Comincio a credere di avere una missione: quella di smussare i vostri inesauribili attriti. 
RUGGERO: Una missione senza speranza di riuscita! Non abbiamo nulla in comune. 
SUOR LIDIA: (sorride) Presto l’avrete…
Entra Teodoro. 
TEODORO: (ai due) Vedo che vi siete “riconosciuti”! É andata meno peggio del previsto. 
GENNARO: Protesto formalmente! 
RUGGERO: Almeno su questo, siamo d’accordo. . . 
GENNARO: Vorrei una spiegazione sul perché siamo stati convocati a nostra insaputa. 
RUGGERO: Saremo pur padroni di decidere chi frequentare…! 
TEODORO: Abbiate pazienza, non spetta a me darvi delle spiegazioni; presto capirete tutto…
GENNARO: (pausa, poi riprende) Non avrei mai creduto che questo cretino avrebbe sparato…
RUGGERO: Eri tu che avevi il fucile puntato contro di me! 
GENNARO: Perché, tu non avevi, forse, la tua pistola puntata contro di me? 
RUGGERO: E perché hai sparato, invece di abbassarlo? 
GENNARO: Sei stato tu a sparare per primo! 
TEODORO: Avete sparato insieme, così come la stufetta è scoppiata sia per colpa di Adele che di Ruggero. Adesso seguitemi, supererete presto questi attriti…
GENNARO: Ma non finisce mica qui…
RUGGERO: Lo dico io che non finisce mica qui…
I tre escono di scena, mentre Ruggero e Gennaro continuano a borbottare. 
SUOR LIDIA: Non si preoccupi… Oggi pomeriggio c’è il seminario su “Come accettare e superare i traumi delle vite passate”: vedrà che dopo non avranno più rancori, anzi…
ADELE: Il mio Ruggero è sempre stato così… Pensi che siamo alla quarta rinascita. In ogni vita ci siamo sempre incontrati e sposati… (malinconica)… ma non so se questa volta succederà ancora…
SUOR LIDIA: Di rinascere? 
ADELE: No, di incontrarci nella nuova vita… (pausa) …Ruggero dice che ogni volta che siamo morti è stata colpa mia… la prossima volta vorrebbe morire per cause naturali…
SUOR LIDIA: È stata veramente colpa sua? 
ADELE: Indirettamente… La prima volta… è successo molto tempo fa… tra il cinquanta e il sessanta dopo Cristo, se non ricordo male, dopo aver vissuto per anni in campagna, lo convinsi ad andare a vivere in città…
SUOR LIDIA: Dove? 
ADELE: A Roma! L’avevo sempre desiderato… (pausa) …Cosa ne potevo sapere io che, quella notte, quel matto di Nerone avrebbe dato fuoco alla città…
SUOR LIDIA: Ma certo! 
ADELE: …Eppure Sibelius, si chiamava così il mio Ruggero a quel tempo, disse che la colpa era assolutamente mia…
SUOR LIDIA: Un caso, un caso, assolutamente un caso… E poi cosa è successo…? 
ADELE: Sono passati centinaia di anni prima che rinascessimo… Quella volta ci incontrammo in Inghilterra e ci sposammo nuovamente… John, il mio Ruggero di allora, era un uomo adorabile, ma con un piccolo difetto… Forse era di origini scozzesi… era un tipo così tirchio da essere avaro persino di… di…
SUOR LIDIA: Di parole…? 
ADELE: Anche di quelle! Finalmente lo convinco a portarmi in crociera in viaggio di nozze… Cosa ne sapevo che sarebbe andata a finire così… Anche se, francamente, quando ho letto il nome della nave, qualche presentimento lo avevo avuto: “Titanic”! Quel naufragio passò alla storia…! Ci hanno fatto anche un sacco di film… …E poi, l’ultima volta, è storia recente… Quella maledetta stufetta a gas che pensavo avesse fatto riparare. . . 
SUOR LIDIA: E la storia con quel Gennaro – Libero…? 
ADELE: È stata una parentesi brevissima. Non abbiamo fatto in tempo ad incontrarci…
Ruggero aveva voluto rinascere da solo ed io l’ho aspettato qui…
SUOR LIDIA: Non se la deve prendere! Vedrà che anche questa volta le chiederà di rinascere insieme. . . (pausa) Ho visto che nell’orto ci sono delle bellissime patate… se vuole le posso spiegare tutto sul mondo dei tuberi…
ADELE: Volentieri, cara, ho sempre desiderato avere un piccolo orticello da coltivare…
Le due donne escono. 
Entra Gennaro. È visibilmente arrabbiato. Cammina avanti e indietro parlando tra sé e sé. 
GENNARO: Delinquente, assassino… proprio qui dovevo trovarlo…
Entra Vittorio. Ha in mano lo stesso spazzolone del water visto in precedenza. 
GENNARO: Grazie, ma io di fiori non ne accetto…
VITTORIO: No, no, sto cominciando a capire e a sintonizzarmi sulle vostre frequenze… vedo e sento come tutti voi… (pausa) …Qualcosa non va? 
GENNARO: Qualcosaaa? Tutto, non va! (si calma, forzatamente) …Tu, piuttosto, hai finalmente capito come funziona qui…
VITTORIO: Comincio solo ora…
GENNARO: Cosa facevi prima? 
VITTORIO: Prima, quando? 
GENNARO: (spazientito) Ma sì, prima, nell’ultima vita che hai vissuto. 
VITTORIO: Nell’ultima e unica, almeno credo… Per adesso non mi ricordo di altre vite…
GENNARO: Mi sembra di aver capito che eri uno scrittore…
VITTORIO: Quello è stato l’ultimo fallimento…! 
GENNARO: E gli altri? 
VITTORIO: Gli altri, chi? 
GENNARO: Come, chi? Semmai, cosa! Gli altri fallimenti, no? 
VITTORIO: Mi ero laureato in filosofia, andando fuori corso di dieci anni. . . 
GENNARO: (sarcastico) Una spiccata attitudine allo studio…! 
VITTORIO: Dovevo lavorare! Non mi potevo permettere, come te, di perdere tempo sulle piste da sci… (pausa) …Ho fatto di tutto: commesso, benzinaio, spazzino; poi, finalmente, la laurea che, pensavo, mi avrebbe cambiato la vita e permesso di sistemarmi…
GENNARO: E ti sei sistemato, vero? 
VITTORIO: (ironico) Già! Ho fatto il dott. Commesso, il dott. Benzinaio e il dott. Spazzino, anzi, il dott. Operatore Ecologico, come dicono oggi, così ti senti più importante quando raccogli immondizia e svuoti i cassonetti…
GENNARO: Mica male! 
VITTORIO: La mia ragazza mi ha lasciato ed è scappata con un benzinaio…
GENNARO: Benzinaio per benzinaio, poteva stare con te, no? 
VITTORIO: Un benzinaio, nel senso che era proprietario di una decina di pompe di benzina…
GENNARO: Allora…
VITTORIO: Ho cercato di non pensare più a lei, cercando continue avventure…
GENNARO: (sprezzante) Bravo! Finalmente ti sento dire una cosa sensata. È così che si fa con le donne… Mai legarsi troppo e, soprattutto, dominarle! Diciamocelo chiaramente, sono inferiori e sono utili per una cosa sola…
VITTORIO: (ironico) Sei sempre stato di idee così progressiste…? 
GENNARO: Lascia perdere tutte queste stronzate sulla parità dei sessi… piuttosto, quante donne hai avuto? 
VITTORIO: (pensieroso) Uhmm… una trentina… 
GENNARO: (sorpreso) Complimenti! A vederti così, non ti facevo un grande amatore…
VITTORIO: Forse non hai capito. Intendevo dire una trentina: una ragazza di Trento… è durata solo una settimana…
GENNARO: (sconsolato) Dovevo immaginarmelo…! 
VITTORIO: I miei genitori sono morti in un incidente stradale…
GENNARO: Beh, capita…
VITTORIO: Ho ereditato debiti a non finire che non sapevo come pagare… Infine, un bel giorno, mi scopro una rarissima malattia che non mi avrebbe lasciato più di sei mesi di vita…
GENNARO: Uh, ragazzo mio, ce n’era abbastanza per spararsi un colpo in testa! 
VITTORIO: È quello che ho fatto! 
GENNARO: Ah! 
VITTORIO: Veramente due! Ho sparato due colpi: mi tremava talmente la mano che la prima volta non mi sono ferito neanche di striscio. Il proiettile è uscito dalla finestra…
GENNARO: E ci hai riprovato? Dicono che quando uno fallisce il suicidio, vede le cose in una maniera completamente diversa. . . 
VITTORIO: Ho pensato: con la sfiga che ho, ci manca solo di passare qualche hanno in carcere…se poi ho colpito qualcuno per sbaglio… Non ci ho pensato due volte: BANG! 
GENNARO: Che morte stupida! 
VITTORIO: Bella la tua! Andarti ad arrampicare come un pirla, senza nessuna precauzione…
GENNARO: Almeno la mia vita, l’ultima intendo, è stata una vita piena di emozioni, di energia di vitalità…
VITTORIO: Sì, ma anche tu te la sei andata a cercare… Ti chiami Gennaro, no? 
GENNARO: E allora? 
VITTORIO: Non sei propriamente di Bolzano…
GENNARO: Costiera amalfitana, dove c’è il mare più bello del modo… Perché, sei razzista? 
VITTORIO: Assolutamente no, ma cosa ti metti a fare lo scalatore… non potevi fare lo sci d’acqua… il bagnino? 
GENNARO: Senti, bello, mia madre era di Vipiteno e prima di imparare a camminare ho imparato a sciare e ad arrampicarmi; la mia prima scalata l’ho fatta a sei mesi, sulle sue spalle…
Entra in scena suor Lidia: è vestita in modo strano. La parte superiore del suo abbigliamento è ecclesiale, mentre quella inferiore è costituita da una tuta mimetica con scarponi militari. 
SUOR LIDIA: Ragazzi, ho scoperto cosa facevo in una delle mie vite precedenti…





FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

La scena si presenta come quella del primo atto. 
Su una parete si nota un vistoso planisfero di grandi dimensioni. 
Ruggero entra in scena seguito da Adele. 
RUGGERO: Non ne posso più di tutte queste riunioni…
ADELE: Ci vuole un po’ di pazienza… (pausa) Senti, Ruggerino, nonostante tutto non siamo stati tanto male insieme… in tutte le vite, intendo dire…
RUGGERO: (burbero) Sai cosa penso, Adele? Credo che ci siamo incontrati e sposati in tante vite perché, mettendole tutte insieme, non abbiamo mai vissuto una vita intera… Mi hai fatto morire sempre troppo presto…! 
ADELE: Quelli sono dettagli… Però ci siamo sempre voluti bene… Ti ricordi com’è stata romantica quella crociera…
RUGGERO: Quella del naufragio? Per carità…! 
ADELE: Non guardare solo gli aspetti negativi… Prima del naufragio ci siamo divertiti… Ti ricordi quando mi hai baciata al chiaro di luna, sul ponte principale…
RUGGERO: Veramente mi ricordo che soffrivi di mal di mare e che mi hai vomitato tutta la cena sulla giacca… 
ADELE: …E non è stato, forse, bello morire abbracciati nel sonno, quando Roma bruciò…
RUGGERO: È vero che a quel tempo ardevo di passione per te, ma… fino a un certo punto…
ADELE: Ci siamo sempre amati tanto, in qualunque vita… il problema è che hai sempre avuto un caratteraccio e solo io so come prenderti… Non vogliamo riprovare anche nella prossima vita…? 
Entra Gennaro: la parte superiore del suo abbigliamento e da scalatore (come in precedenza) , mentre, per il resto, indossa un vistoso paio di calze a rete e un altrettanto vistoso paio di scarpe con tacchi a spillo. 
Canta un ritornello. Parla in una sorta di sdoppiamento della personalità alternando toni maschili a toni femminili (in falsetto) . 
GENNARO: (falsetto) Noi siam come le lucciole…. (tono maschile) …Ma guarda come mi hanno conciato; proprio io che ho sempre considerato le donne esseri inferiori…
RUGGERO: (ridendo) Guardatelo, il figlio della lupa… Hai mai sentito parlare della legge del contrappasso? 
GENNARO: Non ho mai amato la danza…
RUGGERO: (risata in crescendo) Imbecille… Detto in soldoni, potrebbe essere “chi la fa l’aspetti”. Hai sempre trattato le donne da esseri inferiori e adesso… ah, ah, ah…
GENNARO: (preoccupato) Vuoi dire che rinasco donna…? (in falsetto) Devo dire che non mi dispiace… guarda che potrei far girare la testa anche a te… (tono maschile) Ma che cavolo sto dicendo… Io, una donna? 
Entra Teodoro con alcune carte in mano. Sembra sempre indaffarato. 
TEODORO: Oh, signor Gennaro, vedo che le hanno già anticipato qualcosa sulla sua nuova nascita…
GENNARO: (tono maschile) Ma non si può far niente per cambiare… (in falsetto) …Anzi, non vedo l’ora di provare questa nuova esperienza…
RUGGERO: (ride a crepapelle) Non avrei mai immaginato di divertirmi tanto…
ADELE: Ruggero, controllati! 
TEODORO: Sono contento per lei… “cuor contento il ciel l’aiuta”… Ma cosa la diverte tanto? 
RUGGERO: (ride) Lui… il vero uomo… una… una… donna…
Teodoro consulta le sue carte. 
TEODORO: Già, divertente… ah, ah, ah… (improvvisamente serio) …A proposito, anche a lei è stato assegnato un corpo femminile… 
RUGGERO: (interrompe bruscamente la risata) Cosa? 
ADELE: Proprio adesso che lo stavo convincendo a incontrarci nuovamente nella prossima vita…
TEODORO: (legge le sue carte) …Non si preoccupi, Adele, a lei è stato assegnato un corpo maschile… …adesso scusatemi, devo provvedere ad organizzare le prossime “assegnazioni corporali”…
Teodoro esce di scena, mentre i tre rimangono a bocca aperta. 
RUGGERO: Io… una… donna…? 
ADELE: Io… un… uomo…? 
GENNARO: Io… un… (indica la sua parte superiore) …uomo e… (indica la sua parte inferiore) … una… donna…? 
Adele comincia a parlare in modo più deciso, mentre Ruggero sembra perdere gradualmente la sua arroganza. 
ADELE: Non è mica una cosa così tragica… Guardatevi… fino a poco fa eravate disposti ad ammazzarvi per i vostri “attriti” retrodatati, se solo aveste potuto, ed ora quasi non vi ricordate che Libero e Temistocle siete stati voi… Vi abituerete anche a questa novità…! 
GENNARO: (tono maschile) Ma quale novità e novità… …Vado a sporgere reclamo…
Sono sempre stato uomo e voglio rinascere… (in falsetto) …donna…
Gennaro esce di scena. 
ADELE: Secondo me è stata una sua scelta inconscia, quella di rinascere donna…
RUGGERO: Vuoi dire che anch’io desidero rinascere donna e tu uomo…? 
Adele prende sottobraccio Ruggero e i due si dirigono verso l’uscita, continuando il loro dialogo. 
ADELE: Per noi è diverso, caro Ruggero. Nelle nostre vite precedenti abbiamo sempre vissuto da… (indica Ruggero) …marito e… (indica se stessa) …moglie e ora è arrivato il momento di cambiare ruoli…
RUGGERO: Se lo dici tu, Adelina…
Entra Vittorio. 
VITTORIO: Europa, Asia, Africa, America del Nord, Centro America, America del Sud… Ogni istante che passa mi ricordo di una vita passata… mi scoppia la testa…
A pensarci bene sono sempre state vite piuttosto sfigate… Francia, 1789, come dimenticarla… Francois de la Moussière, questo era il mio nome, castelli, palazzi, servitù… mai lavorato… un patrimonio che non avrei esaurito nemmeno in cent’anni… e donne… donne sempre in gran quantità… Juliette, non la dimenticherò mai… una donna del popolo sanguigna, passionale e… gelosa… Quando scoppiò la Rivoluzione e venne a sapere che avevo una relazione con la contessa de la Brouière, mi fece arrestare con una scusa, solo per gelosia… Per quella donna persi proprio la testa…
(pausa) …in tutti i sensi…
Entra Suor Lidia; indossa sempre l’abito religioso, ma senza il velo che le copriva il capo. Vittorio la guarda in maniera “interessata”. 
VITTORIO: Lo sa che sta proprio bene senza il velo… I suoi occhi acquistano una luce completamente diversa…
SUOR LIDIA: (timida) Sento che la mia personalità si sta modificando e così, piano piano, cerco di eliminare il mio vecchio abbigliamento… penso che anche voi abbiate “visto” il mio abito da suora…
VITTORIO: (distrattamente) Certo, certo… (pausa) …Capita anche a lei? 
SUOR LIDIA: Di vedere il mio abito religioso? 
VITTORIO: No, volevo dire, capita anche a lei di ricordarsi di un sacco di vite passate? 
SUOR LIDIA: Non me lo dica! Fino a poco fa credevo di aver vissuto una sola volta, poi, improvvisamente, mi sono ricordata di aver vissuto almeno una decina di vite… può darsi che siano anche di più… Ho scoperto che di là c’è un reparto “Prime Nascite” dove ci si prepara a nascere per la prima volta e poi mi sono ricordata di esserci stata anch’io… tanto tempo fa… E lei se lo ricorda? 
VITTORIO: No… non ancora… (pausa) …Questo fatto di darsi del lei non mi va molto, potremmo darci del tu…? 
SUOR LIDIA: 
Volevo dirle… dirti la stessa cosa… 
VITTORIO: Ti ho notata subito, appena ti ho visto, nonostante la gran confusione che avevo, solo che il tuo aspetto… mi ha un po’ frenato…
SUOR LIDIA: Anch’io ti ho notato subito e non ho potuto fare a meno di chiedermi: come… come si fa a rinunciare alla vita così… come hai fatto tu…? 
VITTORIO: Non lo so neppure io. Probabilmente non mi sono reso conto di quello che facevo…
SUOR LIDIA: Ogni volta che devo rinascere sono così eccitata…
VITTORIO: A sentirti così entusiasta , viene voglia anche a me di rinascere… Possiamo rivederci? 
SUOR LIDIA: Quando vuoi… io sono sempre qui…
VITTORIO: Intendevo dire se possiamo rivederci da vivi… quando rinasceremo…
SUOR LIDIA: Non so se dipende da noi…
VITTORIO: Conosco un posto, a Parigi, dove fanno un gelato che è la fine del mondo… proprio di fianco alla Tour Eiffel… Diciamo che potremmo vederci lì tra venti anni… il trenta gennaio…
SUOR LIDIA: Non è detto che nasceremo in Francia…
VITTORIO: Non importa, sono sicuro che in qualche modo riusciremo a incontrarci…
SUOR LIDIA: (improvvisamente seria) Cosa ricordi delle tue vite? 
VITTORIO: La mia mente è un torrente in piena. Fatti, ricordi, sensazioni… si susseguono con una velocità…
SUOR LIDIA: (esitante) Devo confessarti una cosa…
VITTORIO: Non avrai paura…? Sono pronto a tutto. 
SUOR LIDIA: Vedi… non so come dirtelo…
VITTORIO: Prova a cominciare dall’inizio. 
SUOR LIDIA: Perché vuoi che ci incontriamo a Parigi, nella prossima vita? 
VITTORIO: In una delle mie vite, ci ho vissuto…
SUOR LIDIA: Ho paura che tu possa non perdonarmi…
VITTORIO: Cosa avrai mai fatto? 
SUOR LIDIA: Mi sono ricordata di esser stata…
VITTORIO: Coraggio, va’ avanti! 
SUOR LIDIA: Io ero Juliette! 
VITTORIO: (per nulla sorpreso) L’avevo capito. La luce dei tuoi occhi è sempre la stessa. 
SUOR LIDIA: Non sei arrabbiato? Sei morto per causa mia…
VITTORIO: L’ultima volta sono morto perché l’ho voluto io e questo potrebbe essere l’unico motivo che non ci farà incontrare. Come potrei essere arrabbiato con te…! 
SUOR LIDIA: Ti aiuterò, stanne certo…! 
L’altoparlante annuncia un incontro. 
ALTOPARLANTE: Tra cinque minuti verranno assegnati i compiti ai nuovi arrivati…
Gli interessati sono pregati di recarsi nell’ufficio accoglienza. 
VITTORIO: Devo andare, aspettami! 
SUOR LIDIA: Ciao! 
Vittorio esce di scena. 
Entra Teodoro, seguito da Ruggero, Adele e Gennaro. 
TEODORO: (a tutti) Accomodatevi! 
RUGGERO: (indicando il planisferio) Ci mancava solo la lezione di geografia…! 
TEODORO: Vi conviene conoscerla la geografia! Se supererete la prova potrete scegliere dove rinascere…
Un brusio di eccitazione si alza tra i presenti. 
TEODORO: Signori, per favore! 
SUOR LIDIA: A proposito della prova: a me sembra che il sig. Vittorio si sia già reso conto che il suo è stato un gesto sconsiderato. 
TEODORO: Non basta! 
GENNARO: Come sarebbe? Erano queste le regole! 
TEODORO: Il sig. Vittorio si troverà a rivivere delle situazioni che ha vissuto immediatamente prima del suo “insano gesto”; ed è lì che dovrà decidere di non metterlo in atto. Non basta che se ne sia convinto ora; ormai la frittata è fatta…
Ruggero, sopra pensiero, interviene. 
RUGGERO: È già ora di pranzo? Andiamo! Anche se la frittata l’abbiamo mangiata ieri…
ADELE: Smettila! Stai attento, piuttosto! 
SUOR LIDIA: Ma come facciamo, in così poco tempo, a dissuaderlo dal compiere un gesto che avrà meditato a lungo? 
GENNARO: Il ragazzo mi sta cordialmente sugli zebedei… Per me può continuare a stare nel suo brodo…
TEODORO: (a Gennaro) Sono contento che le piaccia la nostra ospitalità… Non le peserà certo non rinascere per i prossimi due secoli e mezzo…! 
GENNARO: Tanto è tutto relativo: magari domani saranno già passati duecento anni…
TEODORO: No, questi duecentocinquanta anni sono effettivi, anzi, potrebbero sembrarle quasi trecento…
GENNARO: (a denti stretti) Va bene, va bene…
TEODORO: (riprendendo il discorso) Non vi chiedo certo un lavoro psicologico… La vostra azione sarà esclusivamente simbolica. 
RUGGERO: Relatività… simboli… ma è possibile che qui sia tutto così complicato…? 
TEODORO: È molto più semplice di quanto pensiate…
Teodoro, mentre parla, pone al centro della scena un tavolo ed una sedia. 
TEODORO: (continua) …La sera in cui compì “l’insano gesto”, il sig. Vittorio andò a cenare nella sua solita trattoria…
Le luci si abbassano. Rimane illuminata la parte centrale del palco. Vittorio entra in scena e va a sedersi al tavolo, calato nella nuova “realtà”, ignaro di quanto Teodoro e gli altri presenti dicono. 
TEODORO: (continua) …Clara e Venanzio, gli amabili gestori del locale, lo trattarono con la solita affabilità…
Teodoro prende per mano Ruggero e Adele e li fa alzare. 
TEODORO: (continua)…Voi sarete Clara e Venanzio…
RUGGERO: Ma come facciamo a convincerlo…? 
ADELE: Capirà subito che non siamo quei due…
TEODORO: Non preoccupatevi, ricordate…
GENNARO: (lo anticipa) Relatività! 
TEODORO: Esatto! Non vedrà voi, vedrà Clara e Venanzio… Guardatelo… è assolutamente convinto di trovarsi in quella realtà…
ADELE: Cosa gli diciamo…? 
RUGGERO: Non sappiamo niente di lui…
TEODORO: Un caffè! 
RUGGERO: No… proprio adesso no, grazie…
TEODORO: Dovrete convincerlo a prendere un caffè! 
Quel giorno il sig. Vittorio si alzò dal tavolo senza prendere il caffè e, una volta tornato a casa, mise in atto il suo proposito. 
ADELE: Ma un caffè lo renderà ancora più nervoso…
TEODORO: Non ci siamo capiti… Convincendolo a prendere un caffè, lo tratterrete qualche minuto in più nel locale, quanto basta perché la sua decisione, della quale non era assolutamente convinto, cambi, dando un nuovo corso alla sua storia… Coraggio! 
I due non sono assolutamente convinti. Ruggero si avvicina timidamente al tavolo di Vittorio e la “scena” comincia. Il tavolo è vuoto, ma Vittorio lo “vede” apparecchiato. Ruggero esita. 
TEODORO: Coraggio! Vede la tavola apparecchiata. C’è un piatto di spezzatino che non ha neanche toccato… 
RUGGERO: Non ha toccato cibo! Non era di suo gradimento? 
VITTORIO: Al contrario, la vostra cucina è sempre ottima… è l’appetito che manca…
RUGGERO: Non può lasciare lì tutto lo spezzatino… L’Adele si offenderà a morte…
VITTORIO: E chi è l’Adele…
TEODORO: Clara! Lui vede Clara, non Adele! 
I presenti fanno commenti che Vittorio non sente. 
GENNARO: Andiamo bene…! 
TEODORO: Clara! Clara si offenderà a morte! Ma anche l’Adele, che è sua sorella e le ha dato la ricetta dello spezzatino. Sapesse come sono unite quelle due…! Offendere una è come fare una è come fare un torto all’altra… 
VITTORIO: Proprio non ce la faccio…
I due rimangono qualche istante in silenzio. 
SUOR LIDIA: Lo faccia parlare! 
RUGGERO: Problemi? 
VITTORIO: Non pochi…
RUGGERO: Tanti? 
VITTORIO: Come? 
RUGGERO: (impacciato) Se non sono pochi, vuol dire che sono tanti…
GENNARO: Intervenga lei, signora Adele, sennò questo si ammazza con la forchetta del dolce…
Entra Adele. 
ADELE: (a Ruggero) Smettila di annoiare il sig. Vittorio… (a Vittorio)… Lasci lo spezzatino, è meglio non mangiare controvoglia… Sa cosa le porto? Un bel caffè che la tira un po’ su…! 
VITTORIO: Volentieri, grazie. 
Un brusio di soddisfazione serpeggia tra i presenti che assistono alla scena. 
ADELE: Corro in cucina… Glielo faccio preparare da mia sorella… Come lo fa lei…
Adele esce. 
RUGGERO: Qui ci vuole un bel brindisi, dobbiamo festeggiare…
VITTORIO: Cosa? 
RUGGERO: Lo so io… lo so io… Un amaro? 
VITTORIO: Grazie. 
Ruggero “mima” l’azione di cercare un’inesistente bottiglia in un altrettanto inesistente bar. Ne “prende” una. 
VITTORIO: Quella è una grappa, preferisco un amaro. 
RUGGERO: Queste bottiglie sembrano tutte uguali…
Ruggero “versa” l’amaro e Vittorio lo beve. 
Adele entra con il caffè. 
ADELE: Caldo e profumato, come non l’ ha mai assaggiato prima…
RUGGERO: Da far resuscitare i morti…! 
Vittorio si alza e si dirige verso l’uscita. 
VITTORIO: Scusate, ma proprio non c’è posto per il caffè…
ADELE: Ma… come? 
Gli altri commentano dall’esterno. 
GENNARO: Bevilo, idiota! 
SUOR LIDIA: Su, Vittorio, un piccolo sforzo…
VITTORIO: Grazie ancora…
ADELE: Allora… (pausa) …a domani…
RUGGERO: Alla solita ora… le tengo questo tavolo… Le faccio preparare un coniglio in umido…
VITTORIO: Non si disturbi… domani… chissà…
Vittorio esce, mentre i presenti rumoreggiano delusi. 
SUOR LIDIA: C’eravate quasi riusciti…
TEODORO: Mai dare nulla per scontato…
GENNARO: Come non lo posso sopportare…! 
Vittorio ricompare “sull’ipotetica” porta del locale e tutti si zittiscono. 
VITTORIO: (ad Adele)… Dica a sua sorella di non offendersi… L’avrei preso volentieri quel caffè, ma l’amaro che mi ha offerto il sig. Venanzio mi ha chiuso completamente lo stomaco…
Vittorio esce nuovamente. 
GENNARO: Ma allora ditelo! Abbiamo a che fare non con uno, ma con due deficienti…! 
ADELE: Ne facessi una giusta! Ma cosa ti è saltato in mente? L’avevamo convinto…! 
RUGGERO: Ma quale… convinto… si capiva che non l’avrebbe bevuto… Ho pensato che l’amaro avrebbe fatto lo stesso effetto…
GENNARO: Non pensare…! Non pensare che è meglio! 
TEODORO: Calma, signori… È assolutamente normale fallire al primo tentativo… Ricordo che un gruppo con un problema simile al vostro provò centoventisette volte prima di riuscirci…
GENNARO: Non abbiamo tempo per fare altre centoventisei prove…
TEODORO: Certamente no…! 
SUOR LIDIA: Allora sbrighiamoci, facciamo subito un altro tentativo…
TEODORO: Assolutamente no…! Il regolamento non lo permette…
RUGGERO: Come sarebbe? Come hanno fatto quegli altri a provare centoventisette volte? 
TEODORO: Deve passare un certo intervallo tra una prova e l’altra… (guarda l’orologio) …potrete riprovarci verso le diciassette…
ADELE: Ma a quell’ora scade il termine…
TEODORO: Ah, dimenticavo… orario…
GENNARO: (gli rifà il verso) …e data, secondo le nostre convenzioni, s’intende…
SUOR LIDIA: Prepariamoci, almeno… proviamo qualche situazione…
Chi di noi dovrà sostenere la prossima prova…? 
TEODORO: Vi sarà comunicato all’ultimo momento, come la situazione nella quale verrete, per così dire, “catapultati”…
RUGGERO: 
Cosa facciamo, allora? Non possiamo star qui ad aspettare, senza far niente…
TEODORO: Una cosa la potete fare… È ora di usare quel planisfero…
GENNARO: Anche le lezioni di geografia… che palle! 
TEODORO: Potete, a seconda delle disponibilità, scegliere dove rinascere, sempre che superiate la prova, s’intende…
GENNARO: S’intende, s’intende… Qui s’intende sempre meno…
(indica il suo strano abbigliamento) Non s’intende se siamo uomini o donne, se siamo vivi, se siamo morti o se dobbiamo rinascere…
SUOR LIDIA: …Cominciamo a scegliere le destinazioni… poi vedremmo…
Teodoro si allontana per qualche istante. Va dietro al bancone e si china per cercare qualcosa. 
ADELE: Dopo l’ultima “bruciante” esperienza, mi piacerebbe rinascere in un posto fresco… In Alaska, per esempio…
SUOR LIDIA: Io vorrei rinascere a Parigi… ho un appuntamento tra qualche anno…
GENNARO: Io in montagna, in alta montagna, così potrei scalare le più alte vette…
RUGGERO: Ma se rinasci donna! Cosa vuoi scalare…? 
GENNARO: Senti, mammoletta, a parte il fatto che anche tu dovrai abituarti ai tacchi a spillo, ma non hai mai visto una scala…trice… scala…tora… insomma, una donna che scala le montagne…? 
Teodoro raggiunge i presenti portando tra le mani due bocce di vetro che contengono dei bigliettini. 
TEODORO: Non vi scaldate, signori! Sarà il caso a decidere. (indica le due bocce) Località… e… professione…
SUOR LIDIA: Non si può proprio scegliere…? 
RUGGERO: E il libero arbitrio, dove lo mettiamo…? 
GENNARO: Te lo dico io, dove te lo metti…
TEODORO: Sono solo direttive, avrete sempre modo di fare delle scelte libere… (a Suor Lidia) …Venga, cominci lei…
Suor Lidia si avvicina timidamente e “pesca” un biglietto. 
TEODORO: Coraggio, lo legga…
SUOR LIDIA: Paris, Parigi! Come sono contenta! Potrò andare al mio appuntamento e riprendere un certo discorso…
Gennaro si avvicina a Suor Lidia e sbircia il suo biglietto. 
GENNARO: Veramente qui c’è scritto: Paris, Kentuky, USA…
SUOR LIDIA: Cosa vuol dire: Paris, Kentuky, USA…? 
GENNARO: Vuol dire che c’è una Paris anche negli Stati Uniti… Che fantasia…! 
RUGGERO: Come se avessimo chiamato Roma, Vascintòn…
ADELE: Non ti preoccupare, cara, ti capiterà di certo di visitare Parigi, prima o poi…
SUOR LIDIA: Finirò in una sperduta fattoria a mungere mucche e a coltivare l’orto…
GENNARO: Attenta alle patate, mi raccomando… Boom! 
TEODORO: Prima di disperarsi, prenda l’altro biglietto…
Suor Lidia, sconsolata, prende il biglietto, lo apre e subito la sua espressione si fa felice. 
SUOR LIDIA: Hostess…!!!
Suor Lidia, contenta, va a sedersi su una poltrona. 
TEODORO: L’esperienza mi dice che non bisogna mai dare nulla per scontato…
RUGGERO: A proposito di esperienze: non ci ha mai detto nulla delle sue esperienze…
TEODORO: (imbarazzato) Sono talmente tante che non saprei da dove cominciare…
GENNARO: Dall’ultima, per esempio…
SUOR LIDIA: Sì, sì, che bello! Ci dica chi era, cosa faceva…
ADELE: Magari ci siamo già incontrati…
TEODORO: Veramente non potrei dilungarmi su questioni personali… Il mio è un ruolo, per così dire, istituzionale e non mi è permesso esulare dal mio compito. 
RUGGERO: Ma esuli, esuli… chi vuole che se ne accorga… Un’esulatina ogni tanto non fa male a nessuno…
Tutti guardano verso l’alto. 
TEODORO: Vi prego, non insistete… (a Gennaro) Tocca a lei! 
GENNARO: Dato che tutto è affidato al caso, potrebbe pescarmeli lei, i biglietti. . ? 
TEODORO: Se lo desidera… (estrae il biglietto) Alessandria! 
GENNARO: Ma, come? Io sono nato per le alte vette: Himalaya, K2, nevi perenni… Ma quale Alessandria d’Egitto? 
TEODORO: Appunto! Alessandria d’Egitto, Africa. 
GENNARO: Non ci sono montagne ad Alessandria d’Egitto! 
RUGGERO: Mi sa che troverai una montagna… di problemi…
TEODORO: Signori, vi prego…! 
Ruggero si trattiene a fatica dal ridere, mentre Teodoro estrae il biglietto della professione e rimane in silenzio. 
GENNARO: Beh, cosa aspetta? Quale sarà la mia professione…
TEODORO: (imbarazzato) La… la… ehm… diciamo… la più antica del mondo…
GENNARO: Oh, madonna santa, mi sento male…
Gennaro si va a sedere. 
SUOR LIDIA: Allora è vera quella storia sul contrappasso…
RUGGERO: Macché contrabbasso e contrabbasso, al massimo si tratta di… pifferi… (scoppia in una fragorosa risata) 
ADELE: Sei il solito sguaiato. Pensa a come può sentirsi! 
TEODORO: (a Ruggero) Un po’ di contegno, non stiamo facendo un gioco di società…! Venga tocca a lei. 
Ruggero pesca il suo biglietto e legge con soddisfazione. 
RUGGERO: Venezia, che splendore! Sempre che si tratti di “quella” Venezia, perché mi sa che devono avercene qualcuna anche gli americani…
TEODORO: No, no… è proprio “quella” Venezia. 
Ruggero pesca il secondo bigliettino e lo srotola. 
RUGGERO: In una città come Venezia sarei disposto a fare anche il lavapiatti, il barbone… (rivolto a Suor Lidia) …Non mi fraintenda, non ho nulla contro di lei, ma non riuscirei proprio ad essere una suora…(legge il biglietto e cambia espressione) …Lo sapevo che dovevo star zitto! 
Ruggero va a sedersi vicino a Gennaro. Entrambi hanno lo sguardo fisso nel vuoto. 
ADELE: Signor Teodoro, come è possibile? Come faremo a sposarci io e il mio Ruggero? 
SUOR LIDIA: Anche la mia sembrava una situazione disperata… C’è sempre una via d’uscita. 
TEODORO: Peschi i suoi biglietti. 
Adele estrae lentamente il suo biglietto, lo apre e lo mostra perplessa a Teodoro. 
ADELE: È bianco! 
TEODORO: Vuol dire che può scegliere lei
ADELE: Allora scelgo anch’io Venezia. Voglio stare vicino al mio Ruggero. 
TEODORO: Può scegliere anche la professione…
ADELE: No, preferisco non saperlo. 
TEODORO: Se desidera così… il biglietto bianco le dà anche il diritto di non scelta. 
Il telefono dietro il bancone squilla e Teodoro va a rispondere. 
TEODORO: Va bene… sì… d’accordo…
Teodoro torna dai presenti. 
TEODORO: Sono quasi le diciassette: è l’ora della prova. 
SUOR LIDIA: Ma non è passato così tanto tempo…
TEODORO: Dovreste saperlo che la cognizione di tempo è piuttosto elastica… (pausa) Mi hanno comunicato il tipo di prova e chi di voi dovrà sostenerla. 
ADELE: Non aveva detto che, una volta uscito dalla trattoria, era andato subito a casa? Quale differente decisione si potrebbe fargli prendere, se non ha fatto niente? 
TEODORO: Ma nel brevissimo tragitto dalla trattoria a casa, per vostra fortuna, qualcosa è successo. Il sig. Vittorio è stato avvicinato da… da una… di quelle, ma ha rifiutato cortesemente l’invito. Basterà che, nel rivivere la scena, decida di passare la notte con l’avvenente fanciulla e avrete superato la prova… (a Gennaro) Tocca a lei! 
GENNARO: Io!!! 
RUGGERO: L’avvenente fanciulla… (scoppia a ridere) 
GENNARO: Non se ne parla nemmeno, ci ho anche i peli sulle gambe… mi escono da queste maledette calze a rete come dei cespugli…
TEODORO: Non finirò mai di ripetervelo…
GENNARO: Sì, lo so, relatività… relatività…
Tutta questa storia mi ha relativamente rotto i…
TEODORO: Due secoli e mezzo, duecentocinquanta anni, quasi trecento…
SUOR LIDIA: Fallo anche per noi…
RUGGERO: Non ti sopporterei per tutto quel tempo
ADELE: In fondo ti può servire come pratica per la tua nuova vita…
TEODORO: Si sbrighi… il gong si sta avvicinando. 
GENNARO: (esita) E va bene! 
RUGGERO: E vedi di mettercela tutta
SUOR LIDIA: Coraggio, sei bellissima! 
Come per la prova precedente, le luci si abbassano e rimane illuminata la parte centrale del palco. 
Gennaro prende la borsetta di Adele, la agita come un’improbabile adescatrice camminando verso il centro del palco. 
RUGGERO: Siamo sicuri che la vede come l’avvenente fanciulla? Se lo vede per un solo secondo com’è realmente, quello anticipa “l’insano gesto. 
TEODORO: Sta arrivando! 
Vittorio entra in scena, passa a testa bassa vicino a Gennaro che lo blocca. 
GENNARO: Ciao, morettino, mi fai compagnia? 
VITTORIO: Veramente…
GENNARO: Ma che fretta, cosa avrai di così importante da fare? 
VITTORIO: Ho un… un appuntamento… sì, proprio un appuntamento, un appuntamento molto importante. 
GENNARO: Sempre tutti di corsa. L’unico appuntamento al quale bisogna arrivare in orario è quello con la morte. 
VITTORIO: Appunto! 
RUGGERO: Già che ci sei, perché non gli dai un metro e mezzo di corda, così risparmia tempo…
GENNARO: (a Vittorio) Appunto, cosa? 
VITTORIO: No, niente… dicevo che è un appunto che mi fanno in molti, quello di essere quasi maniacale nel rispettare gli orari degli appuntamenti…
GENNARO: E allora non facciamoceli fare più questi appunti… (pausa) Non ti piaccio, forse…? 
SUOR LIDIA: Stai andando benissimo, sei bravissimo… bravissima… insomma, continua così! 
GENNARO: (segue) Non ti aspetterà mica la tua fidanzata? Guarda che comincio già ad essere gelosa…! 
RUGGERO: Che schifo! 
VITTORIO: No, anzi, lei è bellissima per essere una… una…
GENNARO: Una, che? 
VITTORIO: (imbarazzato) …Per essere una… serata di metà luglio, non è così caldo. Non crede? 
GENNARO: Se vuoi ti posso scaldare io…
VITTORIO: Vede…
GENNARO: Ma dammi del tu! Sento che tra noi sta già nascendo qualcosa. 
VITTORIO: Vedi, è che io con le ragazze… Sai con quante ragazze sono stato? 
GENNARO: Una trentina, e non nel senso numerico del termine. 
VITTORIO: (sorpreso) E come fai a saperlo? 
GENNARO: L’esperienza! Non sai quante cose si imparano incontrando tante persone…
VITTORIO: Ma…
GENNARO: A guardarti in faccia si vede subito che o sei vergine o, al massimo, l’hai fatto una volta…
VITTORIO: Come fai a sapere che era di Trento? 
GENNARO: L’esperienza, te l’ho detto! Quelli che sono stati con una ragazza di Trento hanno negli occhi la stessa luce che hai tu…
GENNARO: Se vieni con me, puoi rimpinguare il tuo carniere… coraggio… (pausa) Non ti ho chiesto neanche come ti chiami. 
VITTORIO: Vittorio. E tu? 
GENNARO: Gennaro! 
VITTORIO: Gennaro?!?!?!? 
RUGGERO: Ci mancava pure il trans…! 
TEODORO: Signori, vi prego, lasciate concentrare il sig. Gennaro! 
GENNARO: Ehm… Gennaro era il mio ragazzo. Ragazzo… diciamo che era quello che mangiava alle mie spalle… Mi chiamava Sharon perché il mio vero nome non gli piaceva…
VITTORIO: Qual è il tuo vero nome? 
GENNARO:Costanza. Diceva che nel mio lavoro la costanza ci vuole nei fatti, non nel nome! 
VITTORIO: Come sei finita a fare questo mestiere? Sei così carina, delicata…
GENNARO: Mi vuoi redimere? Se vieni con me, ti giuro che la smetto con questa vita. 
VITTORIO: Ma non ho mai pagato per andare con una donna. 
GENNARO: Su questo non ci sono dubbi! 
Vittorio si volta e fa alcuni passi, mentre Gennaro si rivolge sottovoce a Teodoro. 
GENNARO: Siamo sicuri che la messinscena finisce qui e che non devo andare fino in fondo? 
TEODORO: Certo! Ma sbrigati, non farlo andar via! 
GENNARO: E neanche adesso pagherai… Cogli questa occasione al volo, come se fosse l’ultima cosa che fai nella tua vita… cioè… la prima. La prima cosa di una nuova vita. 
Vittorio si riavvicina a Gennaro. 
VITTORIO: Credo che non sia un caso che ci siamo incontrati. Mi stai aprendo nuovi orizzonti…
Si avvicina ancora di più per dargli un bacio. 
GENNARO: Non essere così impaziente. Vieni su da me. 
RUGGERO: E daglielo questo bacio! 
TEODORO: Sono quasi le diciassette! 
GENNARO: Orario e data secondo le nostre convenzioni…
VITTORIO: S’intende! 
Vittorio bacia Gennaro e, nello stesso istante suona il gong. 
La scena torna illuminata e “reale” per tutti. 
Vittorio si stacca di colpo da Gennaro. 
VITTORIO: Ma che succede? Che schifo! 
GENNARO: Non dirlo a me! Guarda cosa bisogna fare per poter campare! È proprio il caso di dirlo…
Vittorio esce di corsa dal palcoscenico. 
SUOR LIDIA: Aspetta, ti spiego tutto io. 
TEODORO: Lo lasci stare, capirà da solo. (pausa) Complimenti, signori! Avete superato la prova. 
RUGGERO: Non ci avrei scommesso niente. Devo dire che ci sai fare. Farai carriera. 
GENNARO: Pensa al tuo convento! 
ADELE: (eccitata) Possiamo rinascere? 
TEODORO: Certo! Andate pure nel parco, tra breve sarete chiamati. 
Mentre Teodoro va verso il bancone per controllare alcune carte, i presenti escono. Suor Lidia si trattiene. 
TEODORO: Non raggiunge i suoi compagni? 
SUOR LIDIA: No, preferisco aspettare qui la partenza. 
TEODORO: Come preferisce. 
Suor Lidia osserva in silenzio Teodoro dietro il suo bancone, poi gli si rivolge. 
SUOR LIDIA: Possiamo darci del tu? 
TEODORO: Arrivati a questo punto del programma, non ci sono problemi. Certo! 
SUOR LIDIA: (dopo una breve pausa) Sono contenta di averti incontrato. 
La tua presenza è stata molto importante per tutti noi. 
TEODORO: Cerco di fare il mio lavoro nel miglior modo possibile. 
SUOR LIDIA: Lo fai bene, te l’assicuro… Da quanto tempo sei addetto alle nuove partenze? 
TEODORO: Da molto. 
SUOR LIDIA: Chissà quanta gavetta per arrivare a ricoprire questo posto! 
TEODORO: (evasivo) Insomma…
SUOR LIDIA: E quante vite avrai vissuto per avere un’esperienza così vasta…
TEODORO: (evasivo) Insomma…
SUOR LIDIA: Quante? 
TEODORO: Beh… molte… non ricordo neanche io quante… È successo tanto tempo fa…
SUOR LIDIA:(insistente) Ma dai, sù, sono curiosa di sapere chi sei stato…un medico, uno spazzino, un avvocato, un muratore…
TEODORO: (spazientito) Ti ho detto di non insistere! 
Teodoro prende da sotto il bancone una giacca e un cappellino da hostess. 
TEODORO: Metti questi, ti serviranno per la tua nuova nascita. 
SUOR LIDIA: (intimidita) Non nasciamo mica adulti… a che ci servono? 
TEODORO: Ma qui siete adulti… Volete partire nudi? 
Suor Lidia si allontana a testa bassa, ferita dal tono eccessivamente duro di Teodoro che si accorge di aver avuto una reazione spropositata. 
TEODORO: (dopo una pausa) Scusa. È che io…
SUOR LIDIA: Scusami tu, non volevo essere invadente…
TEODORO: Non so come spiegarti io… io…
SUOR LIDIA: Non devi giustificarti, ho sbagliato io! 
TEODORO: Io non sono mai nato! 
I due rimangono in silenzio per qualche istante. 
SUOR LIDIA: (esterrefatta) Ma… ma… sai tutto di tutti, hai sempre il consiglio migliore da dare a chiunque…
TEODORO: Esperienza, solamente esperienza… Ne ho visti passare talmente tanti che è come se avessi vissuto tutte le loro vite…
SUOR LIDIA: Come hai fatto ad avere questo incarico? 
TEODORO: Anch’io sono stato al reparto “Prime nascite”. Un giorno, gironzolando per il parco mi sono ritrovato in questa hall. Pietro, il mio predecessore…
SUOR LIDIA: Pietro???
TEODORO: No, no quel Pietro, un altro. Rimasi ad osservarlo per anni e anni…
SUOR LIDIA: Secondo le nostre convenzioni di tempo, s’intende…
TEODORO: …Finché non imparai il mestiere. Quando decise di rinascere, fu naturale che lo sostituissi…
SUOR LIDIA: Perché non ti hanno mai fatto nascere? 
TEODORO: Sono io che non ho mai voluto. È tutto così tranquillo qui… ne ho sentite troppe per volerci passare anch’io…
SUOR LIDIA: Mi ricordo che quando ero al reparto “Prime Nascite” non vedevo l’ora di nascere per poter correre, ridere, piangere, vedere sorgere il sole e contemplare il tramonto, desideravo poter accarezzare per la prima volta i petali di un fiore che sta sbocciando, sentire la gioia che si può provare nel mettere al mondo un bambino e per fare tutto questo ero disposta anche a provare qualunque sofferenza; volevo sentire la forza della giovinezza scorrermi nelle vene, ma anche vedere sul mio viso i solchi disegnati dal tempo. Ero e sono così felice di nascere che non mi importa di provare gioia o dolore, ma voglio provare tutte le emozioni che la vita può offrirmi…
TEODORO: (esitante) Ma com’è… nascere? 
SUOR LIDIA: È come tuffarsi in un grande, immenso e caldo mare blu… blu cobalto… Prova anche tu! 
TEODORO: Promettimi che mi sarai vicina. 
SUOR LIDIA: Come? 
TEODORO: Posso essere tuo figlio? 
Suor Lidia si avvicina a Teodoro e lo abbraccia affettuosamente. 
SUOR LIDIA: Ti aspetto tra venticinque anni. Secondo le convenzioni terrestri, s’intende! 
Tutti gli altri entrano in scena in maniera piuttosto chiassosa. 
Gennaro è vestito con abiti femminili piuttosto vistosi, Ruggero indossa l’abito da suora, Adele è in abiti maschili, mentre Vittorio indossa gli stessi abiti che aveva in precedenza. 
GENNARO: Che bisogno c’era di fare questa pagliacciata…
RUGGERO: Adele, mi raccomando, quando siamo laggiù, inventati tu qualcosa…Non voglio portarlo per troppo tempo questo abito…
ADELE: Non ti preoccupare, Ruggerino, mal che vada farò il frate confessore del tuo convento…
Vittorio si avvicina Suor Lidia e a Teodoro. 
SUOR LIDIA: (a Vittorio) Ti sei ripreso dallo choc? 
VITTORIO: Non vedo l’ora di rinascere… Ricordati del nostro appuntamento a Parigi…
SUOR LIDIA: (guardando Teodoro) Ne abbiamo anche un altro di appuntamento…
TEODORO: Signori, preparatevi, l’ora è giunta! 
Ad uno ad uno si dirigono verso l’uscita e scompaiono dietro le quinte. 
Vittorio e Suor Lidia si tengono per mano. 
TEODORO: Ciao mamma, ciao papà…
I due, sorridendo, escono di scena. 
Teodoro cammina nervosamente avanti e indietro. Guarda l’orologio. 
TEODORO: Sono passati venticinque anni; secondo le nostre convenzioni, s’intende… (pausa) Tocca a me! 
Lentamente si dirige verso l’uscita e si ferma. 
TEODORO:(solennemente) È come tuffarsi in un grande, immenso e caldo mare blu… blu cobalto… Mi butto! 
Scompare dietro le quinte e si sente un gran tonfo. 
TEODORO: (fuori campo) Ma non c’è l’acqua!!!!! 

FINE