I BOTTONI DI ARIANNA

atto unico di

Paolo Bignami



Personaggi

NINO Vicino ai 40 anni. Trascurato nell’aspetto, indossa abiti trasandati e una giacca consunta.
ARIANNA Poco meno che trentenne. Veste un abito leggero, scolorito.
GIANNI Ha più di 45 anni. Artista di strada. Veste abiti stravaganti e colorati.


Un luogo chiuso, uno stanzone bianco da qualche parte nel mondo, ai giorni nostri, con alcune porte in posizioni diverse, non usuali.
Alcune di queste porte, quando aperte, rivelano la presenza di un muro.
All’interno dello spazio dello stanzone è presente una panchina (del tipo “panchina da parco”) con, a fianco, un piccolo albero in un vaso.
Nino non entrerà mai, se non quasi alla fine, nello spazio dove sono posti la panchina e l’alberello.
La storia si svolge nell’arco di alcuni giorni.


SCENA I

Nino, Arianna, Gianni agiscono in uno sfogo liberatorio, in un crescendo mosso dalla follia della musica. Arianna si ferma.
ARIANNA Una ragazzina di dodici anni
non so come fosse arrivata fin qui,
pareva curiosa,
sembrava volesse rimanere.
Tornava,
la sua curiosità non si placava
mai,
forse perché in questo posto ci sono tante vite.
Ognuno portava con sé tante storie.
Quando se ne andava
veniva voglia di seguirla,
era come se qualcosa o qualcuno
la trattenesse qui.
La paura.
Ogni paura
cresceva insieme ai suoi capelli.
Si rinfoltivano.
In autunno ha cominciato a perderli,
poi non ha più avuto bisogno di tornare.
L'azione dei tre diviene gioco. Gianni esce, Arianna si ferma.
ARIANNA Non si può.
NINO Cosa ? Che cosa non si può ?
ARIANNA Ridere, piangere, correre, gridare, cantare a testa in giù, fare le capriole, seguire
le farfalle. Non si può. Per questo ci danno tanto da mangiare, tanto da vedere. Ci ingrassano
di tutto, ci organizzano la gioia ed il lutto, il sonno e la veglia. E' tutto nelle pillole. E' così per
tutti; così ci vogliono.
NINO Ah, ah, ah ! Io rido e grido. Ah ! Che posto è questo un carcere ?
ARIANNA No.
NINO Un manicomio ?
ARIANNA No.
NINO Una scuola, un lager, un condominio ?
ARIANNA No, no, no !
(Pausa)
NINO Giada.
ARIANNA Sono qui.
NINO Giada.
ARIANNA Sono qui.
NINO Giada.
ARIANNA Sì ?
NINO Dove sei ? (Pausa)
ARIANNA Ehi !
NINO Si ?
ARIANNA Non mi chiamo Giada. (Pausa)
NINO Come ti chiami ?
ARIANNA Non mi chiamo.
NINO Non hai un nome ?
ARIANNA No, non ho un nome.
NINO Nemmeno io. (Pausa) Voglio uscire da qui ! Solo muri e pareti, muri e pareti. Aprite fatemi
uscire ! Non potete tenermi chiuso come una bestia in gabbia. Aprite ! Aprite !
ARIANNA (Come confidandosi con qualcuno per noi invisibile) Hai visto ? Sono qui, sola, con
uno che grida, che picchia. Lo so, mi farà del male, mi farà.
NINO Liberatemi !
ARIANNA Hai sentito ? Non sono al sicuro qui, non più. Devo trovare un riparo, mi aiuti ?
NINO Con chi parli ?
ARIANNA (Atterrita, con lo sguardo nel vuoto) Via, via, un leone imbufalito !
NINO Cosa dici ?
ARIANNA (Come nulla fosse accaduto) Io ? Cosa dico ?
NINO Si, tu.
ARIANNA Non dico niente io. (Pausa)
NINO Perché sei qui ?
ARIANNA A quest'ora si viene sempre qui.
(Pausa)
NINO Perché sei in questo posto?
ARIANNA E' casa mia qui, non ho bisogno di altri luoghi, ci abito da tanto tempo.
NINO Tanto quanto?
ARIANNA Ho trascorso più tempo qui che fuori. Tanto, tanto tempo.
NINO Perché?
ARIANNA Perché cosa?
NINO Perché sei qui? Cosa ci fai? Chi ti ci ha mandato? Non portano chiunque qui.
ARIANNA (Rivolta a qualcuno non visibile) Te l'avevo detto, non posso star tranquilla.
C'è uno che fa un sacco di domande, non so cosa vuole, ma ce l'ha con me. Grida e vuole
sapere. E' tutto arruffato ed è così ostile, credo abbia mangiato pesante.
NINO Insomma, con chi stai parlando?
ARIANNA Lo senti?
NINO Con chi parli, con chi parli, con chi?
ARIANNA Con Arianna.
NINO Chi?
ARIANNA Arianna, si chiama così.
NINO Io non vedo nessuno.
ARIANNA Non puoi vederla. Però la puoi sentire, certo, non se gridi in questo modo.
E' un po' come Gertrude che sta sempre di là in silenzio, magari soffre, ma la puoi sentire solo
se hai cura di lei.
NINO Perché non grida se soffre, che tutti possano sentire, perché se ne sta zitta? Se sta zitta è
solo affar suo.
ARIANNA Lei non ha voce, non più. (Pausa) Tu è molto che sei qui?
NINO Sono cent'anni e forse più.
Io ero qui prima che questo luogo fosse costruito, quando la gente arrivava a frotte, con la
pellagra sulla pelle e nella testa, quando si mangiava il frumentone, al tempo di Giovanna
d'Arco, quando volavano ceneri di ebrei. Io ero qui quando la gente, d'inverno, viveva nelle
stalle, le donne filavano, gli uomini fumavano e si sentivano storie, anche sconce. I corpi si
contorcevano nel mistero, la gente aveva altre lingue, altri colori e arrivava strappata da
lontano, aveva la mente pulita dalla televisione, dall'elettricità; camicie strette in corridoi lunghi e
senza fiori. Io c'ero prima che il mondo ti pensasse e sarò qui dopo di te.
ARIANNA Non ci credo che tu sia qui da tanto tempo, non ti ho mai visto, non ho mai visto tutte le
cose di cui parli, non possono essere accadute a mia insaputa, sono stata attenta sai.
NINO Devo trovare il modo di andare via da questo posto, ma mi tengono d'occhio.
(Nino cerca di aprire una porta, di trovare un'uscita, apre una porta, ma dietro appare il muro. Arianna va subito a chiudere la porta)
ARIANNA (Lieta di potersi liberare di lui) Se proprio vuoi andare io ti aiuto volentieri.
NINO Perché?
ARIANNA Perché ... se fa piacere a te, sono contenta anch'io. Cosa posso fare?
NINO Il palo.
ARIANNA Il che?
NINO Il palo. (Arianna si mette sull'attenti, rigida) Cosa stai facendo?
ARIANNA Faccio il palo.
NINO Fare il palo vuol dire controllare che non stia arrivando nessuno.
ARIANNA Basta dirlo.
(Nino cerca di raggiungere, con equilibrismi, un'apertura posta in alto, riesce ad aprire, ma cade. Dietro appare il muro. Arianna sembra accorrere in suo aiuto, ma si dirige verso la porta per chiuderla.)
ARIANNA Perché sei qui?
NINO Sono caduto.
ARIANNA Perché sei in questo posto?
NINO Mi ci hanno portato.
ARIANNA Hai fatto del male a qualcuno?
NINO Chi ti ha detto così?
ARIANNA Un folletto.
NINO Che folletto?
ARIANNA Nessuno, scherzavo, ho chiesto semplicemente.
NINO Mi ci hanno portato e basta. (Aprendosi). Non ce l'ho fatta a resistere, ero stanco,
ho quarant'anni ormai. Ci ho provato, ma sono finito qui.
Tu non vuoi andartene?
ARIANNA Oh, io tra poco vado.
NINO Cosa significa "tra poco vado"?
ARIANNA Lo ha detto il direttore che posso andare, che devo andare, non c'è più posto per me.
NINO Dove andrai?
ARIANNA Non so. Casa mia è questa. Fuori non so che fare, non ho dove andare, non sono
all'altezza. E' tutto così complicato, difficile. Credo che tornerò, chissà se ci sarà ancora posto.
NINO Potessi andarmene io.
ARIANNA Possiamo fare finta che io sono tu e che tu sei io, così, se gli altri credono che noi siamo
loro e loro sono noi, io resto qui e tu vai.
NINO Non è possibile.
ARIANNA Dici che non è possibile vero?
NINO No, tu metti lo smalto sulle unghie, io no. Se ne accorgerebbero subito.
ARIANNA Certo, sono molto avveduti. E' un po' la differenza che c'è tra gli uomini e le donne.
NINO Lo smalto?
ARIANNA Sì. (Pausa) Potresti uscire con i guanti.
NINO Si insospettirebbero.
ARIANNA Puoi dire che è per nascondere lo smalto, li coglieresti di sorpresa.
NINO Non ho i guanti.
ARIANNA Questo potrebbe compromettere l'operazione. (Pausa)
NINO Tra quanto poco vai ?
ARIANNA Tra tanto poco.
NINO Tanto quanto ?
ARIANNA Poco poco. (Pausa) Vado ora.
(Esce. Nino corre verso il punto da cui lei se n'è andata, ma non ha modo di uscire. Inizia quindi a fare delle azioni quotidiane lentamente, ripetendole: si toglie e si rimette la giacca, si aggiusta i capelli e li scompiglia, finisce con il raggomitolarsi in un angolo. Sarà visibile, seppur appartato, per tutta la scena seguente.)

Scena II

Entra Gianni, indossa un abito appariscente, da artista di strada. Si avvicina alla panchina.
GIANNI Il giullare dei folli
è arrivato dai colli,
il più folle tra i giullari
fino ai vostri casolari.
Da lontano una novella
vi racconta, è la più bella,
di colui che era entrato
per combattere d'un fiato
chi nel labirinto chiuso
forse dal mondo deluso
attendeva solamente
che arrivasse della gente.
(Entra Arianna e si siede sulla panchina ad ascoltare)
Con un filo lo aspettava
la fanciulla e poi cantava
al limitar di un mondo
e ascoltava dal fondo
per la storia capire
come andasse a finire.
(Esegue dei lazzi.)
Se quel che ho narrato a voi pare bello
con un soldo vi chiedo di riempirmi il cappello.
(Gira col cappello e si accorge della presenza di Arianna)
Ciao. (Silenzio) Ciao, come ti chiami ?
ARIANNA (Rivolta a un interlocutore invisibile) C'è qui uno che grida e parla strano e ha un
cappello. Non mi pare cattivo, è divertente, ma forse è meglio non fidarsi, tu che ne pensi ?
GIANNI Penso che puoi provare a fidarti.
ARIANNA Non vedi che sto parlando ?
GIANNI Scusami. Con chi parli ?
ARIANNA Con una mia amica.
GIANNI Posso conoscere anch'io questa tua amica ?
ARIANNA (Terrorizzata. Con lo sguardo nel vuoto) Via, via, un leone imbufalito !
GIANNI (Si volta di scatto) Aaah ! Dove ?
ARIANNA ("Scendendo dalle nuvole") Cosa ?
GIANNI Il leone imbufalito ... accidenti, ci sono cascato.
ARIANNA Quale leone imbufalito ? O è un bufalo o è un leone. Certo che sei proprio strano.
GIANNI Hai ragione, o è un bufalo o è un leone. (Pausa) Ti è piaciuto lo spettacolo?
ARIANNA Sì, sei buffo, strambo. Cosa ci fai qui fuori? Ti lasciano andare in giro?
GIANNI Perché non dovrebbero? Sono un artista, un giullare, un saltimbanco.
ARIANNA Quante cose sei.
GIANNI Dicevo per farmi capire. Un artista deve ribellarsi, ma poi può fare cose che ad altri non
sono concesse, può entrare nelle piazze e nelle case, raccontare storie; poi, magari di notte,
parte per andare in altri luoghi a raccontare altre storie, entra nelle case e nelle piazze, ha il
pass par tout.
ARIANNA Cos'è il pass par tout?
GIANNI E' una chiave francese.
ARIANNA Puoi aprire solo le porte francesi allora?
GIANNI No, tutte.
ARIANNA Furbi questi francesi. (Pausa) Io, tante volte, non riesco a farmi capire. La gente mi
guarda stranita, oppure passa, di fretta, senza vedermi.
GIANNI La gente non sempre è capace di ascoltare, è distratta. (Ironico) Ha cose più importanti
a cui pensare. Se quello che dici è importante 3 etti, le loro faccende sono importanti mezzo
chilo, ma se tu dici cose da un chilo, allora hanno faccende da un chilo e mezzo.
A volte, per farmi ascoltare, devo parlargli così: "L'era andai via de snoce, di quando la lùna
indava sora del tec' e tut coss andaria solinghi in su per la via, per la stroda, la rod. I lucichii di
scié li eran sempra di meno e i più buisc, che tanta vociare la scompariva in te la snoce e tui
thing l'era fermo sempera più stagno e bluastro blué; e mi andaria in dentro la snoce, bluastro
anca mio".
ARIANNA (Divertita. Rivolta a una persona invisibile) E' proprio matto questo, crede che le
faccende si pesano e poi parla tutto storto. A me fa ridere, devi vedere com'è vestito.
GIANNI Come si chiama questa tua amica?
ARIANNA Si chiama Arianna, è una ragazzina graziosa, vivace, corre per i prati assieme alle
farfalle, annusa i fiori e tutto quello che incontra e gioca in cortile. Arianna è stata anche al
mare, mi ha detto che la sera vedeva il sole che entrava nel mare, ma non si spegneva, perché
non si vedeva salire il fumo e il giorno dopo era ancora lì, acceso.
Fa dei disegni molto belli, a me piacciono, sua zia però dice che sono strani.
Ho anche tanti altri amici: Gertrude, Nicola, Gino.
Gertrude sta nella camera accanto alla mia, ha sofferto così tanto che ha perso la voce.
Nicola è sempre triste, ha la giacca marrone, all'inizio pensavo che non la lavasse mai, poi ho
scoperto che ne ha due uguali. Dicono che è triste perché ha perso il lavoro e che ha perso il
lavoro perché è triste. I suoi genitori e il fratello si sentono in colpa, credono dipenda da loro se
lui è così triste, ma non è vero, però lui li vede così e diventa ancora più triste e loro si sentono
più in colpa e lui diventa più triste e loro ... bisognerà che qualcuno cominci a sorridere.
Forse dovresti dirgli un po' di parole storte. A me mette una tristezza. E' tanto che non lo vedo.
Gino è così dalla nascita, cioè quando è nato era più piccolo, ma aveva gli stessi problemi. Per
tanti anni non ha parlato, ma quando Gertrude ha smesso, lui ha cominciato, sembrava non ci
fossero parole abbastanza per tutti e due.
GIANNI Mi farebbe piacere conoscerli.
ARIANNA Credi che sono strana perché parlo con loro?
GIANNI Penso sia bello parlare con gli amici. Io spesso parlo con i miei amici, gli racconto tante
cose di me. A volte sono lontani o non ci sono più, ma io li sento sempre accanto, è come se
portassi qualcosa di loro con me. La vedi questa pezza sul mio vestito? Era di un mio amico, il
più generoso e coraggioso, rischiava anche per gli altri. Ora non c'è più.
Quando ho paura di non farcela, prendo nel pugno la pezza, così, e stringo forte.
ARIANNA Aspetta, ti faccio vedere una cosa. (Estrae da una tasca dei bottoni).
GIANNI Sono dei bottoni.
ARIANNA Sì. Questo me l'ha dato Nicola, è della sua camicia, quella marrone. Questo è di
Gertrude, del suo bambino. E questo più piccolo, da bambina, me l'ha dato Arianna. Lo teneva
in un taschino della sua gonna, in estate.
GIANNI Tu, invece, come ti chiami?
ARIANNA Io non ho un nome.
GIANNI Non te ne ricordi forse. Tutti abbiamo un nome. Io ne ho tanti, Gianni, Nanni, Vanni.
ARIANNA Sei fortunato; io non più, per questo sono chiusa, come quella pianta. Perché l'hanno
chiusa?
GIANNI Non so, forse cercava di scappare, magari di nascosto, nottetempo, quando nessuno se
l'aspettava, lei via. Io giro, ogni tanto, la notte e ne vedo di piante che scappano. Se poi si
accorgono che le hai viste, fanno finta di niente, si guardano in giro, fischiettano, ti distrai e via di
nuovo che ripartono, magari le trovi nel bosco e lì non si muovono più.
ARIANNA Non ci credo che le hai viste scappare.
GIANNI Non tante magari, ma alcune sì … e, poi, senti il profumo. (Annusa) E’ il tipico profumo
della pianta che vuole scappare.
ARIANNA (Annusa) E’ un buon odore.
GIANNI Certo.
ARIANNA Io non volevo essere qui adesso, non so dove andare, cosa fare.
Il direttore dice che mi devo reintegrare, vuol dire che devo imparare a fare come fanno tutti,
devo diventare uguale a tutti gli altri, io non so se mi sento proprio uguale uguale.
GIANNI Nessuno è uguale a un altro. Anche se due si somigliano, hanno sempre qualcosa di
diverso: un neo, un brufolo, il modo di fare le boccacce. Io penso che tu sia unica: sei l'unica che
ha in tasca i bottoni di Nicola e di Arianna, l'unica che si è seduta su quella panchina mentre
raccontavo e che si è chiesta perché hanno chiuso la pianta nel vaso.
ARIANNA Forse, ma ogni volta che sono unica come me, c’è sempre qualcuno che si scandalizza.
Il mondo è così grande, ma dev’essere che è già pieno zeppo se non c’è nemmeno un po’ di
posto per me.
Mi toccherà fare la spesa, prendere il bus, pagare il gas e vidima il biglietto e chiedi il conto
corrente, e (“recitando”) “lei non va bene per la nostra mansione” “ma perché?” “Quanti anni
ha?” “28”, “Vede, a noi servono persone tra i 23 e i 27 anni” “Per un anno” ”Non si può, è una
regola”.
Una regola, una regola, ma chi le ha pensate tutte queste regole?
Una volta sono andata al bar “non si rutta qui “ mi gridano, mica l’avevano scritto però.
Dal parrucchiere poi, tante storie, “cosa fa, esce senza pagare?”, dopo però si sono abituati.
Non è che tutti hanno i soldi per andare dal parrucchiere.
GIANNI Sì, però…
ARIANNA Ho capito, anche tu come loro: "e non si rutta e non si esce senza pagare e non si
prende la macchina del sindaco e non si gira in vestaglia e non ci si colora la faccia e non si
gioca a palla sul tram e non si mettono le bretelle e non si sorride a quelli arrabbiati e non si
salutano le persone che si incontrano e non si guida a sinistra la macchina del sindaco."
Dovete scriverlo però, altrimenti non si capisce.
GIANNI Si, è vero… però… qualche volta…si dà noia… cos’ha detto il sindaco?
ARIANNA Oh, lui non l’ha saputo.
GIANNI Ecco, io non rutto al bar, però mi coloro la faccia, che male c'è? Sorrido a chi si arrabbia,
mi metto i calzini sulle orecchie, ballo per la strada e racconto storie alle persone tristi. Faccio
annusare i fiori e se non basta anche i calzini.
ARIANNA Per te è facile, sei un’artista, hai il pass par tout, io non voglio fare l’artista francese.
GIANNI Allora dovrai faticare di più e se non vuoi imparare proprio tutte le regole o se vuoi
cambiarle un po’ dovrai avere pazienza e testardaggine. Ma al sindaco l'hai restituita la
macchina? Tutta intera?
ARIANNA Non si è neanche accorto.
GIANNI Lo avranno multato.
ARIANNA Perché sei di quelli che pensano si debbano fare preferenze?
GIANNI No, ecco…
ARIANNA Ci mancherebbe solo questo. (Pausa) La tua storia come finisce?
GIANNI Se vuoi saperlo devi tornare ad ascoltarmi.
ARIANNA Ce l’hai un bottone da darmi?
GIANNI (Si toglie un bottone dalla camicia) Tieni.
ARIANNA Grazie. Io vado, ciao. (Corre via)
GIANNI Ciao. Aspetta, non mi hai nemmeno detto dove posso trovarti. (Esce)

Scena III

Nino si contorce, ride, grida. Cerca di uscire, ma non riesce.
NINO Muri e pareti. Aprite, aprite! (Si ferma) Quel giorno ho preso un autobus fuori servizio, perché
non dovevo andare in nessun posto.
(Si toglie le scarpe e si massaggia i piedi con voluttà, poi si chiude su sé stesso. Entra Arianna)
ARIANNA (Rivolgendosi a interlocutori per noi invisibili) Ciao, sono tornata. Mi siete mancati.
Tutti quanti. Ci sei anche tu Nicola e tu Gertrude, come stai? Non pensare sempre al tuo
bambino. Gertrude. Ma cos'ha, sta male? Coraggio Gertrude. Ciao Arianna, sei stata a giocare
nel bosco? Anch'io ho visto una pianta, forse voleva scappare, profumava, qui intorno le piante
sono tutte chiuse. Sì, sono stata fuori, ma non sono all'altezza, nessuno mi dà retta, tranne
Gianni, lui ha il pass par tout, se no terrebbero chiuso anche lui. Nicola, i tuoi genitori sono
sempre dispiaciuti che tu sia qui?
NINO Ce l'hai una sigaretta?
ARIANNA No.
NINO Non c’è nessuno qui, con chi parli, si può sapere? Nessuno, nessuno, nemmeno io ci sono.
ARIANNA Ci sei eccome, non sei riuscito a scappare?
NINO Ancora no, ma ho delle idee. Stando qui ho capito che non sono solo, non mi capitava da
molto tempo, credo che si possano cambiare tante cose, per il bene di tutti.
Pensavo a una sommossa, una rivolta, dobbiamo prendere il direttore, catturarlo. Mi aiuti?
ARIANNA No.
NINO Perché no?
ARIANNA Non è una bella trovata, che ti ha fatto?
NINO Non lo so, fatto sta che io sono qui e non mi va e l’unico modo è farlo prigioniero. Non gli
faremo del male; vedrai, dopo ci capirà meglio. (Pausa) Una rivolta ci pensi? Potremo realizzare
i nostri sogni, far nascere un mondo più rotondo, dove sembrerà strano che si possa fare la
guerra, dove nessuno starà a guardare i vicini morire di fame, o ti fregherà sul lavoro, si canterà,
anche i maiali potranno votare, si ascolterà la natura, i racconti, i desideri.
ARIANNA Proprio tu parli così? Tu che gridi e che batti sui tuoi muri?
NINO Perché dici questo, non ho fatto del male, grido perché sono chiuso, perché voglio andare,
voglio fare e non si può.
ARIANNA A me hai fatto male quando hai gridato.
NINO Scusa. (Pausa)
ARIANNA Certo sarebbe bello un mondo più colorato, più profumato, dove dici le cose più pazze e
la gente ti ascolta, dove ti aspettano se hai il fiatone.
NINO Allora? Sei dalla mia parte?
ARIANNA No. Non voglio catturare il direttore; poi dicono che arriverà l’ispettore, ci scoprirebbe
subito. (Pausa) Tu hai già fatto delle rivolte?
NINO Ci ho provato a fare una mia rivolta personale, ma non è andata così bene. Tutto è iniziato
col mio ultimo esame all’università. E’ la sesta volta che mi presento, proprio non va. Il
professore inizia a farsi beffe di me; manca di rispetto. Io sento un impulso irrefrenabile, ho una
bibita sotto mano e io, studente modello, gliela rovescio in testa, tutta, sono soddisfatto.
ARIANNA Divertente.
NINO Chi sta lì intorno non ride, restano tutti immobili, col fiato sospeso, come abitanti di Pompei.
Io non mi sono più laureato. Mi sono sentito come un bicchiere in frantumi, in mille pezzi. Ci
sono voluti anni perché i pezzi si ricomponessero, non sopportavo più le regole, non ne
trovavo il senso, il lavoro poi, tutto costi e fatturato, costi e fatturato, mai un po’ d’amore per quel
che si fa.
Gli amici dicevano che non ero più io, io rispondevo che ero io, e loro “no, non sei tu”, “vi dico
che sono io, non sono né lui, né lei, quindi sono io” “non sembra proprio”; era una cosa che mi
mandava in bestia e in confusione.
Gli anni che seguirono ho vissuto come un nomade, ho avuto i geloni e freddo sotto la pioggia,
ho abitato i boschi, mi nutrivo di bacche e radici.
Poi, piano, ho cominciato a fare dei lavoretti, un po’ qua, un po’ là.
ARIANNA E’ difficile, vero, lì fuori?
NINO Non so.
ARIANNA Io devo andare, non dovrei essere qui ora.
NINO Non mi aiuti?
ARIANNA (Parlando a qualcuno per noi invisibile) Cosa ne pensi? Anche a me sembrava più
cattivo. E’ perché è un po’ selvatico, hai sentito anche tu? Lo so, non si possono mangiare tutte
le bacche. Avrà imparato. Certo anche i vestiti...
NINO Allora?
ARIANNA No non si può.
NINO Questa tua amica comincia a essermi antipatica.
ARIANNA Sai ho conosciuto un artista francese lì fuori.
NINO Francese di dove?
ARIANNA Non so, ma dice di avere il pass par tout. Ora vado, mi raccomando, non dire a nessuno
che sono stata qui.

Arianna esce. Nino si muove con lentezza, si raggomitola, poi sembra attratto da qualcosa, si muove in quella direzione, esce.

Scena IV

Entra Arianna, va dove è posta la panchina, si guarda in giro, si siede, aspetta. Esce.
Entra Gianni e si dirige verso la panchina si esibisce in alcuni giochi clowneschi, poi inizia.

GIANNI Ecco arriva lo aspettate
il giullare vostro vate
e una storia vi racconta,
lui la smonta e la rimonta,
di chi andava per il mondo
lo pensava bello e tondo
e cercava la sua amata
quale frutta prelibata.
Dopo questa lunga gita
lo può dir la margherita
se l’amore è ricambiato
certo lui l’avea sperato;
la scintilla a volte scocca
come l’acqua dalla brocca
luminosa bella e fresca
buona più della minestra
e se il cuore anche a voi batte
più propizio allora fate
il destino vostro eletto
già, riempiendomi il berretto.

Gianni porge il cappello, si guarda in giro, esce. Entra Arianna. Si guarda intorno.
ARIANNA (Con voce flebile) C’è nessuno? C’è nessuno? (Esce)
Entra Gianni, nello spazio dello stanzone.
GIANNI C’è nessuno?
Entra Nino, impettito; indossa un abito in ordine, elegante.
NINO Può dire a me. Sono il direttore.
Buio. Pausa. Luce. Gianni e Nino sono nella stessa posizione in cui si trovavano nel momento in cui s’è fatto buio.
NINO Può dire a me. Sono il direttore.
GIANNI Forse lei mi può aiutare, sto cercando una ragazza, ma non sono certo che questo sia il
luogo giusto.
NINO Certo che non lo è, dove pensa di essere?
GIANNI Forse non mi sono spiegato, sto cercando una ragazza che ho conosciuto pochi giorni fa
e credo possa trovarsi qui.
NINO Si è spiegato perfettamente, faccia il favore di andarsene e alla svelta.
GIANNI Ha con sé dei bottoni.
NINO Dei bottoni. La conosciamo certo. Lei sarebbe nel posto giusto se non fosse che non abita
più qui. E’ andata, libera, a reintegrarsi, questo posto non è più per lei, mi spiace; la saluto.
GIANNI Aspetti, mi saprebbe dire qualcosa di più? Dove posso trovarla, se tornerà, a chi posso
chiedere notizie.
NINO Non ha capito, Arianna non abita più qui, cosa stia facendo ora non rientra nelle nostre
competenze, non è affar nostro.
Ha una sigaretta?
GIANNI Come?
NINO Una sigaretta.
GIANNI Non fumo.
NINO Bene, non si può fumare qui.
Piuttosto perché le interessa così tanto questa ragazza?
GIANNI Oh… non importa, la cercherò io. Scusi, ma, se il direttore è lei, io chi ho sentito, dal
corridoio, gridare “aprite, sono il direttore”?
NINO Non deve farci caso, è un nostro ospite, la settimana scorsa era Napoleone, quella prima,
mio zio Antonio.
GIANNI (Non del tutto convinto) Ho capito, bene, la saluto.
NINO Arrivederci. (Gianni esce)

Scena V

Entra Arianna.
ARIANNA Ciao, ma come sei vestito? Non sembri neanche tu.
NINO Ti piace il mio nuovo abito?
ARIANNA E’ molto bello, di buona fattura, ma dove l’hai preso?
NINO Ogni tanto ho piacere a vestirmi con eleganza...
ARIANNA Non ti ho mai visto così.
NINO ..nelle occasioni speciali...
ARIANNA E che occasione sarebbe?
NINO …come ora, che sono il direttore.
ARIANNA Cosa significa che sei il direttore? E il direttore vero dov’è?
NINO Sono io il direttore vero.
ARIANNA Ho capito che sei tu il direttore, ma prima qui c’era un altro direttore.
NINO Sì.
ARIANNA Dov’è?
NINO Be’, l’ho catturato.
ARIANNA L’hai catturato?
NINO Sì, certo.
ARIANNA Perché l’hai catturato?
NINO Oh, è la prima cosa da fare quando si inizia una rivolta.
ARIANNA Che rivolta?
NINO Una rivolta per un mondo più giusto, senza guerre, con più sorrisi, abbracci, un mondo a
misura mia, a misura tua.
ARIANNA Ma non si può catturare il direttore, non è giusto. Gli assistenti se ne accorgeranno
subito.
NINO Non c’è problema, ho catturato anche loro.
ARIANNA Anche loro? E adesso?
NINO Le cose miglioreranno. Ci si aiuterà, come in quei paesi dove non ci si sente soli e i poveri ti
offrono la minestra.
ARIANNA A te chi le ha dette queste cose?
NINO Ci sono stato.
ARIANNA E come ci sei andato?
NINO In autostop e in autobus.
ARIANNA Lì ti superano quando si è tutti in colonna ad aspettare?
NINO No.
ARIANNA Ci voglio andare anch’io in questo posto. A che ora parte l’autobus?
NINO E’ già partito.
ARIANNA E l’autostop?
NINO L’autostop devi farlo tu.
ARIANNA Come il palo?
NINO Sì, ma col dito.
ARIANNA Così? (Alza il mignolo)
NINO Col pollice.
ARIANNA Così? (Alza il pollice)
NINO Ci vogliono le macchine però.
ARIANNA E’ troppo complicato, aspetterò il prossimo autobus.
Pausa lunga.
NINO Dove sei stata?
ARIANNA Ho cercato un lavoro, una casa, una famiglia e degli amici.
NINO Tutto in due giorni?
ARIANNA Sì. Non ho detto che li ho trovati però. Un lavoro l’ho trovato, faccio la vigilessa.
NINO La vigilessa?
ARIANNA Sì, l’ho visto fare all’incrocio. Appena se n’è andata ho preso il suo posto, mi sono
divertita un sacco, le macchine si fermavano e ripartivano.
NINO Ma non si può.
ARIANNA Perché no?
NINO Ci vuole il fischietto.
ARIANNA Io so fischiare con le dita, me l’ha insegnato Arianna. Domani vado in municipio a farmi
pagare, poi magari faccio anche delle multe.
Prima sono stata in un bar, cercano una cameriera, ma senza i contributi. Io dico “benissimo, io
non li ho i contributi”. Così faccio due ore di prova, sembrano contenti, ridono tutti quando
scivolo col vassoio addosso al barista. Mi faranno sapere se c’è bisogno di me.
NINO E la casa?
ARIANNA O per la casa è andata benone, ho incontrato uno della Palestina che mi ha offerto
ospitalità. Uno simpatico, continuava a dirmi che lui non è di quelli che esplodono e che non
ruba nemmeno. Io mica pensavo che lui potesse esplodere. La casa è vicina a una pasticceria
e la sera ci danno le brioches, quasi fresche; è anche gratis, ci si deve solo alzare un po’ presto
al mattino perché poi partono gli autobus.
Ho cercato gli amici al centro commerciale, ma li avevano finiti.
Però ci sono Gianni, Nanni, Vanni che mi ha dato un sacco di idee, e il Palestinese, che ha un
nome impronunciabile, più strano di quelli dei bergamaschi. Gli ho chiesto un bottone, ma ne
aveva solo uno, avrebbe preso freddo.
NINO Gianni è stato qui.
ARIANNA E cosa gli hai detto?
NINO Che non sei più qui.
ARIANNA E lui?
NINO E’ andato.
ARIANNA Vado anch’io. Non dirlo al direttore che sono stata qui.
NINO Sono io il direttore.
ARIANNA Non dirglielo lo stesso. (Pausa) Possiamo far finta che tu sei io e io tu, così tu puoi
andare e, quando sei abbastanza lontano, io libero il direttore.
NINO Non è possibile, dovresti liberare me, sono io il direttore.
ARIANNA Proprio non vuoi collaborare. (Pausa. Poi rivolta a persone per noi invisibili) Cosa posso
fare per fargli cambiare idea? Degli scherzi vero?
Sssst, ci può sentire. Si credo sia uno che sta agli scherzi.
NINO Non sono uno che sta agli scherzi e ora che sono il direttore, ti vieto di parlare a questi tuoi
amici.
ARIANNA Sei il direttore da poche ore e sei già antipaticissimo, antipaticissimissimo. (Pausa)
Davvero non hai un nome?
NINO E tu?
ARIANNA Be’, io… (Fissa per un attimo il vuoto come stesse per gridare “il leone imbufalito”, poi si
riprende) devo andare. (Arianna esce).

Scena VI

Nino cammina impettito, poi si guarda intorno come fosse osservato. Si chiude in sé, si alza, esce.

Scena VII

Entrano Arianna e Gianni nello spazio intorno alla panchina.
ARIANNA Davvero sai mangiare gli spaghetti col cucchiaio?
GIANNI Certo, e anche la minestra.
ARIANNA La minestra sono capaci tutti.
GIANNI Sì, ma io con la forchetta.
ARIANNA Non ci credo.
GIANNI Perché non hai mai visto la mia forchetta.
ARIANNA E com’è fatta?
GIANNI E’ tutta colorata e ha la forma del brodo. (Cambiando discorso) Comunque non credo sia il
caso che tu continui a fare la vigilessa.
ARIANNA Perché no, oggi è così difficile avere un lavoro, sarebbe un peccato, adesso che l’ho
trovato, lasciarlo subito, con tanta gente che fa fatica. E poi mi devo reintegrare. Se mi
permetteranno di fare le multe sarà uno spasso. Ne metterò una anche sul tuo parabrezza,
promesso.
GIANNI Non è necessario che tu la metta a me; comunque io non ho il parabrezza. Ascoltami, non
ti faranno fare le multe, è un mestiere, bisogna impararlo, ci vuole tempo.
ARIANNA Sempre la solita storia, appena c’è un po’ di entusiasmo, subito qualcuno fa storie.
Pensavo tu fossi mio amico.
GIANNI Sono tuo amico. Ti aiuterò a trovare un lavoro. Cosa ti piacerebbe fare?
ARIANNA La vigilessa.
GIANNI Sì, ma non hai altre idee, conosci un mestiere? Cosa sai fare?
ARIANNA Quando ero chiusa lavoravo nel laboratorio, mi davano anche un piccola paga, ma tanto
non c’era dove spendere.
GIANNI Che tipo di laboratorio era?
ARIANNA Facevamo pantofole, per mancini.
GIANNI Come sono le pantofole per mancini?
ARIANNA Sono un po’ come quelle per destri, ma alla fine ci si deve ricordare di scambiare la
destra con la sinistra. (Pausa) Io però vorrei fare la vigilessa.
GIANNI Ci informiamo, credo sarà difficile, ma ci informiamo, il comune dovrebbe essere ancora
aperto a quest’ora.
ARIANNA Aspetta!
GIANNI Che c’è?
ARIANNA E’ una decisione importante, è meglio che chieda ad Arianna.
GIANNI Fai; io vado all’angolo ad aspettarti.
ARIANNA No, puoi rimanere. (Pausa. Poi rivolta a persone per noi invisibili) Cosa ne pensi
Arianna? (Ascolta, poi si rivolge a Gianni) Va bene, andiamo. (Escono).

Scena VIII

Entra Nino. Si toglie una scarpa, fa per massaggiarsi un piede, ma sente un rumore e si rimette in ordine.
NINO Chi è? Avete lasciato i vostri dati all’ingresso? (Entra Arianna)
ARIANNA Shhhh! Non gridare sono io.
NINO Hai lasciato i dati all’ingresso?
ARIANNA Certo che no, sono entrata di nascosto.
NINO Non è regolamentare entrare di nascosto.
ARIANNA Bella scoperta. Sai che sono andata a informarmi su come fare domanda per diventare
vigilessa?
NINO Sì che lo so.
ARIANNA Come lo sai?
NINO Me lo hai appena detto.
ARIANNA Spero solo che il vecchio direttore si liberi presto. Comunque non posso partecipare alle
prossime selezioni.
NINO Perché?
ARIANNA Non importa.
NINO Dovresti rispondermi, sono il direttore.
ARIANNA Se ci tenevi tanto ad andartene, ora che sei il direttore, che aspetti?
NINO I tempi non sono maturi, la rivolta è in corso. Ora il problema più delicato è quello di trovare
una forma di governo adatta a far sì che la gente sorrida di più, che non ci siano guerre, che i
poveri siano pochissimi e quei pochi abbiano un mucchio di cose da mangiare.
ARIANNA Se fai un governo così io voglio essere almeno ministro.
NINO Bisognerà votare prima.
ARIANNA Giusto.
NINO Ho passato in rassegna diverse possibilità: la democrazia diretta, costituzionale,
rappresentativa, oligarchica, democratica, monarchica, indiretta; la monarchia assoluta a doppio
turno, costituzionale e democratica; la dittatura assoluta, totalitaria o relativa.
ARIANNA E cosa pensi sia meglio?
NINO Al momento sono orientato verso l’anarchia costituzionale, ma è un’idea ancora da definire
nei dettagli.
Entra Gianni.
GIANNI Ah, sei qui, ti ho cercata dappertutto. Buongiorno direttore.
NINO Buongiorno.
ARIANNA Ssssh! Sono qui in incognito.
GIANNI Come in incognito?
ARIANNA Di nascosto.
GIANNI Ma se c’è qui il direttore.
ARIANNA Già, ma lui non lo sa.
GIANNI Ah, non lo sa. (Riflette) Come non lo sa?
NINO Diciamo che lo so e non lo so.
GIANNI Lo sa e non lo sa. (Riflette) Lo sa o non lo sa?
NINO Lei ha lasciato i dati all’ingresso?
GIANNI Nessuno me li ha chiesti.
NINO Quindi anche lei è qui in incognito?
GIANNI Di nascosto?
NINO Cosa ho detto?
Pausa.
GIANNI Sa che nei corridoi sentivo chi si lamentava del direttore.
NINO Voglio ben vedere.
GIANNI In che senso “voglio ben vedere”?
NINO Voglio ben vedere chi è stato, gli farò passare un quarto d’ora di quelli che dico io.
GIANNI Che intende dire?
NINO Che dico io, ma non a lei.
ARIANNA (In ansia, a Nino) E’ meglio che glielo dici.
GIANNI Che mi dica cosa?
NINO Stavo giusto per dirglielo.
ARIANNA Diglielo.
GIANNI Me lo dica.
NINO Non è regolamentare entrare di nascosto.
ARIANNA Non è questo che dovevi dirgli.
NINO Ormai l’ho detto.
GIANNI Effettivamente l’ha detto.
ARIANNA C’è dell’altro. Su parla, lui capirà, forse.
GIANNI Con me può parlare liberamente.
NINO Cosa vuol sapere?
GIANNI Non saprei.
NINO Si figuri come posso saperlo io.
GIANNI (A Arianna) E’ qualcosa che mi puoi dire tu?
NINO Non dirglielo.
GIANNI Puoi dirmelo.
NINO Non dirglielo.
GIANNI Puoi dirmelo.
NINO Non dirglielo.
GIANNI Puoi dirmelo.
ARIANNA (Atterrita. Con lo sguardo nel vuoto) Via, via, un leone imbufalito, via!
Gianni si butta a terra.
NINO Cosa fa?
GIANNI E’ passato?
NINO Chi?
GIANNI Il leone imbufalito.
NINO Guardi che o è un bufalo o è un leone.
ARIANNA (Come nulla fosse accaduto) Glielo dico sempre anch’io.
GIANNI (Si rialza) Ci casco sempre eh?
NINO Si faccia coraggio, poi passa.
GIANNI Ma scusi direttore, perché la trovo sempre qui?
NINO Dirigo questo posto.
GIANNI Questa stanza?
NINO Sono qui in visita.
ARIANNA Gianni, lui ti vuole dire una cosa.
GIANNI Un’altra?
ARIANNA Su diglielo.
NINO D’accordo, glielo dico. Si sieda.
GIANNI Dove?
ARIANNA Su, non fare il difficile, in terra. (Gianni si siede)
NINO Bene.
GIANNI Cosa voleva dirmi?
NINO Volevo dirle questo “si sieda”, tutto qui, per ospitalità.
ARIANNA Non è vero.
NINO D’accordo, allora le rivelerò una cosa importante. Non è vero che io non ho un nome. Mi
chiamo Nino. Ce l’avevo prima, me l’hanno portato via, ma io l’ho ripreso.
ARIANNA Come il Nino-tauro. Anche a me l’hanno portato via.
GIANNI E dove li mettono tutti questi nomi?
ARIANNA Nel cassetto. Nella scrivania del direttore.
GIANNI Ma se lei è il direttore …
NINO Sono il direttore, ma ho perso le chiavi.
ARIANNA (Sentendo qualcosa) Shhhh! E’ Arianna. (Ascolta) Davvero? Mi spiace tantissimo, non
ce l’ha fatta. (A Nino e Gianni) Gertrude non è più tra noi.
GIANNI Mi spiace.
NINO Insomma non perdiamo altro tempo, voi non siete in regola, non posso più tollerare la vostra
presenza qui.
ARIANNA Allora lo dico io. Gianni, lui non è il vero direttore.
GIANNI Ma cosa dici?
NINO Già, che dici?
ARIANNA Davvero, non è lui, sta facendo una rivolta.
GIANNI Che rivolta?
ARIANNA Per un mondo senza guerre, dove ci si abbraccia e si sorride.
GIANNI Non è possibile.
ARIANNA Credevo ti fidassi di me.
NINO (Accorre in aiuto) Non sono io il vero direttore, forse la mia idea sembra impossibile, ma si
deve provare.
GIANNI Su questo hai ragione, ma perché non mi avete detto nulla finora? E il direttore vero
dov’è?
ARIANNA Be’, il direttore vero…
NINO Già, quello vero…
GIANNI Il direttore vero?
ARIANNA Catturato…
NINO Effettivamente…
GIANNI Volete dire che l’avete fatto prigioniero?
NINO In un certo senso…
GIANNI Lo sapete, che non è regolamentare?
ARIANNA Io non volevo.
NINO Sì, ma in fondo…
GIANNI E lo sapete che è arrivato l’ispettore?
NINO L’hai proprio visto?
GIANNI Era all’ingresso quando sono entrato.
ARIANNA Bisognerà dirgli qualcosa.
NINO Gli parlerò io.
ARIANNA E’ pericoloso.
NINO Lo so (Esce)
GIANNI Cosa state combinando?
ARIANNA Niente, una rivolta e poi io non volevo.
GIANNI Una rivolta non è una bazzecola.
ARIANNA Cos’è una bazzecola?
GIANNI Non me lo ricordo, ma si dice così.
ARIANNA Allora posso dirlo anch’io?
GIANNI Sì, ma cerca di non dirlo a sproposito. Adesso cosa pensate di fare?
ARIANNA Nino parlerà con l’ispettore e sistemerà tutto.
GIANNI Mi piacerebbe poterlo pensare.
ARIANNA Sai che il mio amico palestinese domani compie gli anni? Pensavo di fargli un regalo.
GIANNI Bella idea, cosa gli regalerai?
ARIANNA Qualcosa per la casa, dei cartoni magari, sta arrivando l’inverno.
GIANNI Sarà contento. (Pausa) Sono passato in comune, mi hanno detto che te ne sei andata via
fischiando a più non posso.
ARIANNA Oh sì, sei capace tu?
GIANNI Sì, sono capace, ma perché lo hai fatto?
ARIANNA Mi ha detto che non mi avrebbero mai preso.
GIANNI Chi ti ha detto così?
ARIANNA L’impiegato.
GIANNI Perché si impiccia?
ARIANNA Gliel’ho detto anch’io, si è messo a ridere. Però gli ho fatto sentire io come si fischia.
Zufolavo così bene che sono venuti anche i vigili a sentire.
GIANNI Ci credo.
ARIANNA Comunque non mi interessa più fare la vigilessa.
GIANNI Ascoltami, non importa, ho trovato un posto dove fabbricano pantofole, sarebbero disposti
ad assumerti a mezza giornata, mi sembra un buon inizio no?
ARIANNA Le fanno per mancini?
GIANNI Per destri.
ARIANNA (Riflette) Basta che dopo che le ho scambiate mi ricordi di scambiarle di nuovo. (Pausa)
Ho capito, Gianni, anche tu sei come gli altri, vuoi farmi reintegrare. Comunque ti voglio svelare
un segreto.
GIANNI Ti ascolto.
ARIANNA Però guarda che è un segreto segreto, a momenti non lo so nemmeno io.
GIANNI Sarò muto come uno studente interrogato.
ARIANNA Di più, come un tombino.
GIANNI Come un tombino.
ARIANNA Sai quell’Arianna con cui parlo ogni tanto.
GIANNI Sì.
ARIANNA Eh, se lo sai già.
GIANNI Intendo dire sì, ti ascolto.
ARIANNA Ecco, quell’Arianna lì sono io da bambina, prima di entrare qui dentro, lei è più
coraggiosa di me e mi dà sempre dei bei consigli, mi ha aiutato tante volte sai. Una volta ero
rimasta sola, ma proprio sola sola, nessuno mi dava retta, avevano chiuso anche la porta e la
luce che entrava era tutta buia; lei stava correndo in un prato, col suo vestito arancione, quello
dell’estate; si è fermata e mi ha ascoltato.
Poi mi sono sentita un po’ meglio. Guarda questo è il suo bottone.
GIANNI Allora ti chiami Arianna.
ARIANNA Shhhh! E’ un segreto, segretissimo.
GIANNI Io da bambino avevo sempre il ginocchio sbucciato, mi davano i calzoni corti così non li
bucavo.
ARIANNA Io sputavo fin sopra il muretto.
GIANNI Ecco chi era. Io stavo di là.
ARIANNA Non ci credo.
Entra Nino.
NINO Tutto a posto.
GIANNI Hai parlato con l’ispettore?
NINO Sì gli ho spiegato nei dettagli la situazione del luogo.
ARIANNA Gli hai detto della rivolta?
NINO No gli ho detto che sono il nuovo direttore, lui aveva conosciuto chi era stato qui prima di
me. Ah è un persona preparata, sicuramente, mi ha ascoltato con attenzione, mi ha pure offerto
una sigaretta, io l’ho messa da parte per fumarla poi con più calma.
A un certo punto mi è parso si fosse insospettito, come dubitasse che fossi io il vero direttore, ha
cominciato a farmi domande su domande.
ARIANNA E tu?
NINO Io rispondevo. Solo quando la situazione mi è parsa insostenibile ho pensato che ci sarebbe
stata una sola cosa da fare.
GIANNI Cioè?
NINO L’ho catturato.
ARIANNA Anche lui?
NINO Non potevamo correre rischi.
GIANNI Così hai peggiorato la situazione.
ARIANNA Non puoi catturare tutti quanti.
NINO Non tutti.
GIANNI Lo sai perché l’ispettore era qui?
NINO Per ispezionare.
GIANNI Non solo. Stanno pensando di aprire i posti come questo, in modo che nessuno sia più
costretto a rimanere. Sono in corso le ultime verifiche. Non la sentite la radio?
NINO Qui non c’è la radio.
ARIANNA E ora cosa accadrà?
NINO Si esce. Finalmente, tutto aperto, libertà! (Euforico apre le porte, noncurante che dietro ci sia
un muro, Arianna non reagisce)
GIANNI Certo una rivolta non semplifica le cose.
ARIANNA Può anche complicarle vero? Be’, se qui resta aperto io almeno, ogni tanto, di nascosto,
ci posso tornare.
NINO Libertà!
GIANNI Nino, non hai capito. Ci saranno dei problemi, non possono far finta che non sia successo
niente.
ARIANNA Hai visto cos’hai combinato?
NINO Sì, ma non è il caso di preoccuparsi.
GIANNI Cosa intendi dire?
NINO La rivolta non è poi così grave.
ARIANNA Oh, sì che è grave.
GIANNI Non è che il voler cambiare le cose sia sbagliato in sé, ma il modo, insomma, ci sei andato
un po’ pesante.
NINO D’accordo, vi dico la verità. Non è vero niente.
GIANNI Come niente?
NINO Nulla. Io non sono mai uscito da qui. E’ solo che hanno dimenticato lo sgabuzzino aperto e
io ho trovato questo vestito. Qui non succede mai niente, ho pensato di muovere un po’ le cose.
ARIANNA Tutto inventato?
NINO Sì. Il direttore è ancora alla sua scrivania e l’ispettore non saprei nemmeno riconoscerlo.
ARIANNA Ah, ma tu sei da rinchiudere.
NINO Anche tu ti ci metti.
GIANNI Se le cose stanno così, io credo di potermi mettere in cammino. Tornerò da queste parti
tra qualche mese.
Me ne vado in tla snoce, per la via sentierando a scoltare coi ogi, a veder coi oregi, de le storie
nuelle quei che paion più belle.
Abbiate pazienza e cura di voi.
Se riuscite a inventare un mondo senza guerre, dove ci si abbraccia e si sorride ... be’ tenetemi
informato.
ARIANNA Addio.
NINO Buon viaggio.
Gianni esce.
NINO Pare che possiamo andare anche noi.
ARIANNA Pare che dobbiamo.
Escono.

Scena IX

Entra Gianni.
GIANNI Vi saluta chi è in partenza
contastorie ch’è mai senza
e racconta qualche nuova
che pel mondo in giro scova.
Non sa dire come fare
a chi voglia oggi evitare
di soffrire in questo mondo
che credete buono e tondo,
chi non riesce o chi non vuole
comportarsi, e quindi duole,
come tutti si dovrebbe,
“ma perché?” lui chiederebbe
con qualcuno ad ascoltare.
Io già vado ad incontrare…
Gianni esce.

Scena X

Entrano Nino e Arianna, si siedono sulla panchina.
ARIANNA Anche Gianni è andato, il palestinese è andato, Gertrude è andata.
Arianna prende i suoi bottoni dalla tasca e li getta.
NINO Arianna.
ARIANNA Sono qui.
NINO Arianna.
ARIANNA Sono qui.
NINO Arianna.
ARIANNA Sì?
NINO Dove sei? (Pausa)
ARIANNA Nino.
NINO Sì?
ARIANNA Io non mi chiamo Arianna. Io non ho un nome.
(Arianna si alza, corre ad aprire le porte, ma dietro appare un muro. Nino resta seduto.)
Fatemi uscire, aprite, aprite.
NINO Arianna.
ARIANNA Sì?
NINO Bisogna avere pazienza.
Arianna raccoglie i bottoni, li stringe nella mano.