nessuno tocchi caino

 

atto unico

di

Alessandro Trigona Occhipinti

 

 

 

 

Oltre il velatino, un uomo si dibatte, chiuso in uno spazio angusto, una cella: sullo sfondo, una parete a grata, su quella di destra una finestrella con sbarre. Caino percorre in lungo e in largo la cella, come a misurarlo, come a volersi fare parte di quell’ambiente. L’uomo, agitandosi, guarda spesso fuori la finestrella.

caino: sarà cosi che io dovrò…

Buio oltre il velatino. Luce sul proscenio. Un uomo, elegantemente vestito, oppure in divisa, siede dietro una scrivania. Gli si avvicina una donna che, durante il dialogo, apparirà, a volte anche timorosa, ma sempre molto rispettosa.

donna: è questa l’aula IV?

uomo: (squadrandola e poggiando i fogli, che era intento a leggere, sulla scrivania) le sembra un aula questa?

donna: (guardandosi intorno) in effetti… no.

uomo: e allora?

donna: devo avere sbagliato. Solo che… sa a chi mi posso rivolgere?

uomo: (con sufficienza) fuori c’è il mio assistente. Può chiedere a lui.

donna: no. Veramente non c’è nessuno. Forse sarà andato…

uomo: (infastidito) sarà "sicuramente" andato.

donna: allora?

uomo: aspetti che rientri… (come se di colpo si incuriosisse) …oppure può chiedere a me. Se è il caso.

donna: ed è il caso?

uomo: (squadrandola) dipende da quello che cerca.

donna: colui che soprintende la struttura, gestisce il settore.

uomo: chi comanda?

donna: Più semplicemente.

uomo: (forse si toglie anche gli occhiali che gli servono per leggere) la semplicità sta nelle cose. Siamo sempre noi a complicare tutto.

donna: devo parlare con chi di dovere.

uomo: "chi di dovere"? Sono io… "chi di dovere".

donna: lei?

uomo: se le serve.

donna: come il pane.

uomo: lei è la signora…?

donna: …caino.

uomo: (squadrandola) il suo nome mi ricorda qualcosa.

donna: sono la moglie del condannato… (l’uomo sembra non capire) …a morte.

uomo: adesso ricordo.

donna: (moderatamente ironica) ricorda…

uomo: signora, il suo tono… vuole forse insinuare qualcosa?

donna: me ne guarderei bene. Solo che…

uomo: lei deve capire…

donna: vorrei poterlo fare…

uomo: ogni giorno passa per quest’ufficio tanta gente…

donna: certo, tanta gente.

uomo: …decine di persone, volti, nomi…

donna: immagino.

uomo: …ognuno di loro… una storia…

donna: impensabile.

uomo: …non posso mica ricordarmi di tutto, di tutti…

donna: impossibile.

uomo: …delle loro storie, vicende.

donna: da perderci la testa.

uomo: La testa, sì.

donna: una fatica.

uomo: peggio… una "fatica".

donna: ne provo pena.

uomo: non è neanche immaginabile una cosa del genere.

donna: solo che… il mio non è un caso come gli altri, una questione da niente.

uomo: signora, nessuna qui è una questione da niente.

donna: non volevo dire questo.

uomo: migliaia di persone ogni giorno vengono condannate.

donna: a morte?

uomo: non proprio.

donna: e allora?

uomo: comunque condannati.

donna: comunque vivi.

uomo: delle volte è anche peggio. Ho dei casi umani che smentirebbero ogni convinzione. Gente che vorrebbe, preferirebbe morire piuttosto che… delle situazioni così gravi, incresciose, che finiscono col crearmi dei problemi anche a me che ormai, di certe cose, ho una qualche esperienza.

donna: un’esperienza dura.

uomo: non sa quanto.

donna: le credo sulla parola.

uomo: quindi mi perdoni, se non ho capito subito di cosa stiamo parlando, qual è la sua situazione, la sua "particolare" situazione.

donna: quanto mai particolare.

uomo: una situazione difficile.

donna: disperata.

uomo: estrema.

donna: estrema è questa legge che…

uomo: ( la interrompe) non vorrà mettere in discussione la legge?

donna: no, certo.

uomo: le leggi comunque esistono per essere applicate, rispettate.

donna: ci mancherebbe altro.

uomo: e se è il caso, imposte. Anche con la forza.

donna: con la morte?

uomo: se è necessario.

donna: ed è necessario?

uomo: lo dice la legge.

donna: quello che io chiedo è solo che… anche un uomo, mio marito sia ascoltato, capito. E se è possibile, rispettato.

uomo: rispettato?

donna: la sua vita.

Luce dietro. L’uomo si agita.

caino: quando ero bambino… (cambia tono) …anch’io una volta sono stato bambino… bambino. (pausa) Quando ero bambino credevo che la luna fosse un buco. (interrogandosi) Un buco? (rispondendosi) Un buco. Era come se nel cielo ci fosse un buco dove anche io potevo andare a nascondermi, per scomparire. Cancellarmi. (interrogandosi) Cancellarti? (rispondendosi) Cancellarmi. (interrogandosi) E perché cancellarti? (rispondendosi) Perché è pur sempre un modo di esistere, di voler dire di essere esistito. (interrogandosi) Cancellandoti? (rispondendosi) Cancellandomi. (confermandosi) Cancellandoti. (affermandosi) Cancellandomi.

Appare, oltre le sbarre in fondo, un uomo che porge una sigaretta.

morte: fumi?

caino: (dopo un lungo silenzio) forse… non dovrei.

morte: non ti farà del male. Non più di tanto, almeno.

Caino si accende la sigaretta, fuma.

morte: tu sei quello che…

caino: deve morire.

morte: …devo uccidere.

Caino si blocca. Forse gli cade anche la sigaretta di bocca.

caino: tu sei il…

morte: …boia. (lunga pausa) Piacere. (pausa) No. Piacere, no. Non è il caso.

caino: cosa sei venuto a fare?

morte: conoscere te, vivo. Prima di… dare esecuzione alla sentenza.

caino: uccidermi?

morte: così è.

Sospensione. Buio dietro. Luce su Uomo e Donna.

uomo: ma lei si è resa conto di quello che ha fatto suo marito?

donna: è anche questo il punto…

uomo: quello di cui è accusato?

donna: ...quello che ha fatto.

uomo: comunque colpevole.

donna: pensare?

uomo: certo.

donna: dire?

uomo: anche.

donna: scrivere?

uomo: di più.

donna: agire?

uomo: è possibile.

donna: uccidere?

uomo: in ogni caso.

donna: esistere?

uomo: perché no?

donna: colpevole!

uomo: comunque.

donna: è solo un uomo.

uomo: proprio per questo.

donna: un uomo…

uomo: ed è stato condannato, trovato colpevole.

donna: ora lui è lì, solo. Chiuso, senza più verità. Solo.

uomo: chi non lo è?

donna: solo un uomo.

uomo: non più.

donna: sempre!

uomo: almeno fino a quando sarà…

donna: …vivo?

uomo: pensiero.

donna: inanimato?

uomo: febbrile. (si guardano in muto silenzio) È lei, signora…

donna: Caino.

uomo: …signora Tosca, che deve comprendere qual è la reale mia posizione. Il fatto che io sia …

donna: "è"

uomo: …un uomo di potere, che agisce, fa, decide per conto, mandato degli altri… non rende certo possibile l’abuso, il tradire la fiducia di chi ha avuto, voluto aver fiducia… in me.

donna: certo che no.

uomo: esca da se stessa, sieda al mio posto, comprenda le mie responsabilità. Disattendere un giudizio?

donna: il processo?

uomo: io devo tradurlo in azione…

donna: eseguirne la sentenza?

uomo: mi ascolti.

donna: sono qui per questo.

uomo: per sentirmi?

donna: capirla.

uomo: comprenda le ragioni, l’imbarazzo.

donna: anche lei, deve tenere conto del mio punto di vista.

uomo: perché lei ha un punto di vista?

donna: lasciarmi spiegare come…

uomo: perché.

donna: …mio marito si è trovato coinvolto…

uomo: protagonista.

donna: …in tutto quello che è stato.

uomo: ma il problema, signora…

donna: …Caino…

uomo: …signora Tosca, non è più se suo marito se è colpevole o meno.

donna: no?

uomo: è lui adesso il problema, la sua condizione.

donna: lui?

uomo: per questo c’è una sentenza…

donna: certo, la sentenza.

uomo: …che lo ha giudicato e ha trovato la sua azione…

donna: ora quella sentenza deve trovare una sua qualche applicazione.

donna: è tutto così maledettamente…

uomo: …semplice.

donna: …complicato.

uomo: è suo marito adesso il problema e non più…

donna: quello che ha fatto.

uomo: o se lo ha fatto. Solo suo marito.

donna: un condannato a morte?

uomo: solo questo.

donna: senza neanche più un perché, un come. Ed è solo per questo che lui…

uomo: …Caino…

donna: …deve morire?

uomo: così è e così sarà.

Luce dietro. L’uomo si agita.

caino: poi quando sono cresciuto, tutto si è rivestito di scuro. Come se il cielo, quel buco, si fosse coperto, nascosto. Per nascondersi a me. Lui! Il buco. (pausa) Così, senza neanche saperlo, mi sono trovato più grande, cresciuto.

morte: così sei cresciuto?

caino: è fisiologico.

morte: fisiologico?

caino: la natura.

morte: certo la natura.

caino: quella che è.

morte: e poi?

caino: credevo che tutto fosse diverso, immenso. È invece, era solo materiale. Costruito sul ghiaccio... che si scioglieva. Allora ho cercato di fare qualcosa.

morte: quello che hai fatto?

caino: potrei anche essere innocente!

morte: il dubbio?

caino: la certezza.

morte: ma qualcosa hai pur sempre fatto?

caino: certo non potevo immaginare che finiva tutto così, quello che ho fatto, detto, pensato. Eppure avrei voluto cambiare.

morte: cosa?

caino: me stesso, la vita Tutto!

morte: c’è chi ha fatto e voluto molto meno.

caino: ora invece sono qui, solo, in attesa di…

morte: morire.

Buio dietro. Luce su Uomo e Donna.

donna: quella sera, mio marito doveva ancora tornare.

uomo: a casa?

donna: da me.

uomo: e poi?

donna: io ero preoccupata. Mai e poi mai lui aveva tardato. Ed invece… quel giorno, quella notte… quella volta…

uomo: aveva seguito il flusso?

donna: aveva cercato di reagire alle difficoltà della vita. Ma era tutto così…

uomo: difficile?

donna: incomprensibile. Appeso ad un sottile filo che si rompe.

uomo: inevitabilmente…

donna: tornato a casa, non aveva più occhi per parlarmi.

uomo: aveva paura?

donna: terrore.

uomo: colpevole?

donna: innocente.

uomo: comunque colpevole.

donna: si era lasciato andare. E aveva lasciato che tutto andasse come doveva andare.

uomo: e allora?

donna: morirà.

uomo: è il tempo a decidere

donna: (anche speranzosa) vivrà?

uomo: non più.

donna: non più?

uomo: cielo in terra.

donna: senza più vita.

uomo: e terra come cielo.

donna: senza più pensieri.

uomo: chiuso nel tumulo.

donna: senza più battiti.

uomo: e lui stesso, tumulo di sé.

donna: senza più domani.

uomo: quello che accadrà.

Luce dietro. L’uomo ansima.

caino: avevo qualche decina di anni quando mio fratello mi chiamò.

morte: hai un fratello?

caino: uno che ride quando gli si parla. Lui ride, ride sempre. Anche ora… forse. (ci pensa) No! Ora no. Sicuramente no.

morte: ne sei sicuro?

caino: certo. Quanto mai certo. Non può più farlo. È morto alcuni mesi fa e nessuno se n’è accorto.

morte: ha dato un senso alla sua vita.

caino: interrompendola?

morte: è pur sempre un modo.

caino: siamo proprio tutto questo niente noi?

morte: si fa quel che si può, quando si può e come si può.

caino: come se fosse.

morte: poco più, poco meno.

caino: fu lui, mio fratello, a chiedermi per la prima volta chi fossi.

morte: immagino lo sguardo.

caino: all’inizio tutto risultò essermi difficile…

morte: facile.

caino: ostico.

morte: semplice.

caino: inevitabilmente semplice. Così io l’avevo guardato negli occhi e avevo sogghignato col pensiero. Mentre lui era lì, davanti a me, senza idee, emozioni.

morte: ha riso?

caino: per quella volta, no.

morte: immagino la scena. Lui che chiedeva a te, che eri vivo, una ragione per essere. E tu?

caino: ho stentato ancora un poco a credergli poi ho sospirato nebbia e ho lasciato che fosse lui a sedersi per terra ad aspettare il tempo, il vento.

morte: niente?

caino: niente.

Buio dietro. Luce su Uomo e Donna.

uomo: che cosa spera, ancora, signora?

donna: di avere giustizia.

uomo: l’avrà… giustizia.

donna: non dico quella. Una giustizia, giusta.

uomo: ma la giustizia "è" giusta. Per antonomasia.

donna: ne è sicuro?

uomo: quanto mai certo. Non sarei qui, se così non fosse.

donna: ed è da questo che trae la sua sicurezza?

uomo: la mia non è "sicurezza". È qualcosa di più: è consapevolezza.

donna: la chiama così?

uomo: consapevolezza di quello che sono e di quello che posso.

donna: "chi di dovere"?

uomo: "chi di dovere".

donna: allora, mi ascolti, "chi di dovere": io la supplico. Se solo io potessi…? (non osa)

uomo: vederlo?

donna: accudirlo, per un po’.

uomo: il regolamento.

donna: è carta straccia, se si vuole.

uomo: occorre vedere "chi" vuole.

donna: lei!

uomo: perché dovrei farlo?

donna: "umanità".

uomo: è una parola curiosa: "umanità"?

donna: è propensione verso gli altri.

uomo: beneficenza: "dare per lavarsi la coscienza". Nient’altro!

donna: non c’è speranza, allora.

uomo: io non ho "umanità", signora…

donna: …Caino.

uomo: …signora Tosca. Non sono pagato per averla.

donna: e allora? Perché è pagato?

uomo: per governarla, finalizzarla. La sua "umanità".

donna: ho bisogno di vederlo, di sentirlo ancora… (tace)

uomo: …vivo?

donna: prima che… muoia.

uomo: per parlargli?

donna: capirlo. Per sentirlo ancora "mio". L’ultima volta. Prima che voi lo rendiate "vostro", per sempre.

uomo: definitivamente?

donna: definitivamente.

Lunga pausa.

uomo: voglio avere pietà di lei, signora…

donna: …Caino…

uomo: …signora Tosca. Venirle incontro. Sebbene tutto questo mi appare così confuso, incerto. Evitabile.

donna: dice?

uomo: lei vedrà il suo uomo, signora…

donna: …Caino.

uomo: …signora Tosca. Lo vedrà, gli parlerà. E poi tornerà qui. Voglio anch’io sapere.

donna: se è colpevole?

uomo: quello l’ha stabilito la corte.

donna: allora?

uomo: quello che voglio sapere, è quello che è stato?

donna: (anche soddisfatta) la verità?

uomo: se le fa comodo, chiamarla così.

Luce dietro. L’uomo passeggia nervoso.

caino: perché poi tutto questo? Io continuavo a guardarmi indietro e non vedevo, non volevo vedere.

morte: non potevi farlo.

caino: intorno, la realtà cambiava, tutto cambiava mentre io restavo fuori: la povertà, la miseria. La cupidigia!

morte: appartiene agli essere umani.

caino: non potevo che guardarmi riflesso in uno specchio per cercare di vedere ancora. Ma lo specchio era incrinato. Ed io ancora non lo sapevo, non potevo saperlo.

morte: riprovevole.

caino: fosse solo questo!

morte: è solo questo. (esce)

caino: ogni giorno sembrava poter confermare le mie impressioni. Io ero, ma non sapevo di esserlo. E mi ero anche sposato, illuso che tutto potesse essere rinchiuso in questo e invece… "Guardami", mi diceva lei.

Un faro illumina Donna. Caino ancora non si è accorto di lei. Crede ancora di parlare con Morte che, invece, lentamente si fa ombra e poi scompare.

donna: guardami.

caino: ma io non capivo.

donna: non potevi farlo.

caino: la guardavo ma non la vedevo, non potevo vederla. Quanta miseria c’è in un uomo! Quanta! Allora ho cercato di fare qualcosa.

donna: reagire?

caino: come non potere cadere nel male, fare del male, con tutto quel male che c’è intorno e dentro?

donna: e tu?

caino: loro hanno pensato, creduto… convinti di… non senza ragione… forse… E così mi hanno preso. E mi hanno processato.

donna: e poi?

caino: condannato… a morte. (Donna gli si avvicina, lui si volta, la vede. Non ne appare sorpreso) Hai visto la luna? È tonda. Come il sole.

donna: Caino?

caino: all’inizio non ci fai caso, ma quando sei chiuso qui, non ti resta che guardare. E "sentire". Quello che accade, fuori. Dentro. Intorno.

donna: Caino?

caino: devo dire che mi sembra strano, vederti qui. Con me. Chiusa.

donna: io, qui, con te, chiusa.

caino: hanno condannato anche te?

donna: no. Io non c’entro, non c’entro niente in tutto questo.

caino: e allora?

donna: sarò punita lo stesso, con questo, con tutto quello che sto ora vivendo.

caino: perché sei qui?

donna: volevo vederti.

caino: ma è vietato.

donna: ho seguito una strada che mi ha portato direttamente qui, da te.

caino: una via sotterranea?

donna: in un certo senso.

caino: (anche speranzoso) di fuga?

donna: potrebbe anche esserlo.

caino: diventarlo? (Donna annuisce) Allora… (voltandosi verso di lei e scrutandola negli occhi) …seguine il cammino, perseguine il corso, prolungane il tracciato.

donna: se il tempo me ne darà tempo.

caino: il tempo?

donna: cercare, vedere, scegliere.

caino: sperare, sognare, incedere.

donna: trovare i giorni, spazi per agire.

caino: questo è il mio tempo, quello che non ho più.

donna: ora?

caino: non altro. È questo il luogo. (allarga le braccia come a mostrare l’ambiente circostante)

donna: e poi?

caino: domani io sarò morto, finito, fumo che si propaga, si allarga, dilaga. Niente che si impone. Luce che si disperde. E perde. Nulla di più, tanto di meno!

donna: vedere, poi ascoltare, capire. Inventare qualcosa. Quello che è successo. Quando, quella sera mi cresceva dentro il senso di quello che stava accadendo intorno e dentro. Per caso o per forza. Per sentire quello che poi non avrei mai voluto che fosse: realtà.

caino: mi hanno condannato. Lo sai almeno questo?

donna: c’ero anch’io al processo.

caino: la corte era di fronte a me. E mi guardava.

donna: io ero con te. Seduta là, in mezzo a gente estranea. E guardavo, sentivo, ma non capivo: sorda, cieca, muta. Muta. Come una statua.

caino: mi guardavi.

donna: con gli occhi di chi assiste.

caino: con i tuoi occhi.

donna: con quelli di chi guarda.

caino: mentre tutta quella gente intorno.

donna: venditori di fumo, curiosi. Miserabili.

caino: gente che parla, dice.

donna: secondo copione.

caino: tu non parlavi, invece.

donna: non sapevo come farlo.

caino: allora meglio morire.

donna: se il resto non esiste.

caino: dal giorno della sentenza, io… (pausa) …non ti ho più vista.

donna: ho avuto anch’io paura.

caino: orrore?

donna: non avrei mai potuto immaginare che fosse così.

caino: ma io ti amo lo stesso. Anche se… morirò senza poter dire nulla che non sia già stato detto… troppe volte.

donna: quello che abbiamo intorno.

caino: le mura, questa galera.

donna: non so se potrò perdonarti?

caino: perché questo?

donna: sono una donna distrutta.

caino: le mani. Le dita. Ascoltano. L’espressione del viso, del "tuo" viso.

donna: una donna che si è vista spazzare via la vita da un uragano.

caino: non è stato così?

donna: avrei voluto evitarlo.

caino: anch’io avrei voluto farlo.

donna: e ora, io qui, tu qui.

caino: se solo tu potessi sapere, riuscissi a sapere… (tace)

donna: non importa, non importa più saperlo, voglio solo che tu mi dica quello che non è stato.

caino: sono stato privato di tutto, anche di me.

donna: risposte inutili.

caino: pur sempre risposte.

donna: comunque inutili.

caino: come noi. Come quello che è stato. Comunque…

donna: comunque?

caino: io ti ho anche amato. E forse anche ora ti amo.

donna: amato sul serio?

caino: fa male saperlo.

caino. fa male dirlo.

donna: amata!

caino: così dice la storia. Quella piccola, con la "esse" minuscola.

donna: di un amore viscerale, eterno, idilliaco?

caino: di un amore terreno. Anche misero. Gretto.

donna: terreno?

caino: quello che è.

donna: solo questo?

caino: è tanto, troppo, adesso.

donna: ma ieri non era adesso.

caino: e domani non sarà più ora.

Donna si "liquefa" nel buio intorno. Caino è solo, rimane solo: infinito.

caino: volevo anche dirti che… (si accorge di essere rimasto solo, si guarda intorno) …solo!

Dietro le sbarre si "materializza" una figura: Uomo.

uomo: lo credi davvero?

caino: lei è andata via, scappata, fuggita, dissolta.

uomo: come se non esistesse?

caino: forse è così, è proprio così: lei non esiste, non esiste davvero.

uomo: perché dovrebbe?

caino: lei non era qui con me, non c’era. Lei non esiste, non esiste più, non è mai esistita! Mentre io, io sì, io esisto, esisto ancora, sempre. Qui, dentro queste quattro mura, "con" queste quattro mura intorno, esisto!

uomo: vedi com’è facile la realtà?

caino: un sogno?

uomo: il suo contrario.

caino: un incubo?

uomo: quello che siamo.

caino: vuoti, sporchi. Privi di ogni organicità. Logica.

uomo: come al processo.

caino: già, il processo.

uomo: con tutto quel chiasso. Con le parole che inseguivano le parole. Anche le botte.

caino: la mia paura, quella degli altri. Inevitabile?

uomo: devi accontentarti… di quello che è.

caino: (sconfortato) ed io che ho perso tutto dietro ad un niente che non è mai stato altro che… niente!.

Buio dietro. Luce davanti su Donna e Morte che ha preso il posto di Uomo. Donna non se ne avvede.

morte: com’è andata?

donna: aveva finito il tempo.

morte: e non aveva più idee?

donna: di quelle anche troppe.

morte: e di emozioni?

donna: un’eruzione.

morte: è sempre così quando si raggiunge il termine.

donna: la fine dei giochi.

morte: e lei?

donna: avevo esaurito le parole e così…

morte: è scappata via?

donna: non avrei dovuto?

morte: dipende.

donna: domani lui sarà morto mentre io invece… vivrò senza più pensieri, espressioni, vita. Mentre lui… non più.

morte: no.

I due si scrutano.

donna: se solo io potessi…

morte: cosa?

donna: quando io ero lì, con lui, lui mi guardava. Ed io non riuscivo più a parlare, pensare, esprimere concetti che fossero idee, suoni, intuizioni.

morte: la guardava?

donna: sperando che io potessi ancora agire, fare, per lui che, ormai, era impossibilitato a dire, fare, agire…

morte: per via della sentenza?

donna: e di se stesso. Paura di tutto. O forse solo di morire. Non certo di vivere.

morte: solo di quello?

donna: non di altro.

morte: ha cercato di convincerla?

donna: non più, non aveva senso: si era rintanato nel suo buco e cercava solo di osservarsi, osservandomi, per trovare uno spunto ancora per venire fuori e dire, fare, pensare.

morte: dire, fare, pensare?

donna: quello che era il suo disfacimento fisico, mentale.

morte: capita spesso di non capire. Anzi, sempre.

donna: così io risultavo essere impotente di fronte a lui, a me stessa e… a lei.

morte: io?

donna: che lo giudica. Lei che detiene la sua vita in attesa di… E mi guardava, mi guardava ancora. Strisciando con gli occhi lungo il pavimento, le pareti, ruvide, cercando ancora un buco, un anfratto, una depressione del pavimento per seppellircisi.

morte: lì? Perché lì?

donna: per non vivere più. Non così almeno. E io lo sentivo strisciare, con lo sguardo, verso le sbarre alla finestra, verso una nuvola che potesse ancora contenerlo, tutto, ancora.

morte: avrebbe voluto seguirlo?

donna: ero troppo smarrita per farlo, pretenderlo. Mai avrei potuto. Me lo sentivo addosso. Con i suoi occhi a verme che ti strisciano addosso, chiedendoti, invocandoti, supplicandoti ancora vita, un attimo ancora di vita, per sempre vita.

morte: ma il suo tempo era finito.

donna: in quel preciso momento, era finita ed io… sono fuggita. Con quei suoi occhi addosso che mi braccavano, brandivano, abbracciavano. Appiccicosi, unti, umidi di saliva e vita. Disperati, ancora sempre e per sempre, unti.

morte: e ora?

donna: ho sperato che fosse già realmente finita. Per me, non più lui.

morte: e lui?

donna: ha sperato che fosse già finita. Per se, se stesso.

Lunga pausa.

morte: cosa pensa di fare, ora, signora…?

donna: …Caino.

morte: …signora Tosca?

donna: aiutarlo ancora.

morte: discutere l’indiscutibile?

donna: Cercare una soluzione. Trovare un’intesa.

morte: una soluzione?

donna: qualcosa che gli somigli.

morte: c’è un verdetto di mezzo. Un ostacolo. Un vincolo.

donna: non si potrebbe…?

morte: disattendere l’esecuzione?

donna: è come dire…

morte: sovvertire l’ordinamento?

donna: ci mancherebbe.

morte: destituire chi governa.

donna: una soluzione, diversa, possibile.

morte: è difficile pensare, anche solo immaginare…

donna: (interrompendolo) io la vedo. Di fronte a me.

morte: disporre di me?

donna: trovare l’uscita.

morte: la grazia?

donna: una grazia! Una qualsiasi.

morte: è impossibile. Soltanto impossibile.

donna: trovare un buco nella corazza, nel cielo, per nasconderci.

morte: cancellarvi.

donna: diluirci. Fuggendo. Se serve. Se può, ancora.

morte: da qui?

donna: vedo che capisce.

morte: sono qui per questo, accedere alla vita.

donna: di tutti?

morte: comunque.

donna: è il potere.

morte: la legge. Ed io non posso andare contro la legge.

donna: è troppo?

morte: tanto.

donna: ma potrebbe ottenere qualcosa in cambio.

morte: corrompermi?

donna: collaborare.

morte: è vero, signora…

donna: …Caino.

morte: …signora Tosca. Io potrei, potrei tutto. Ma, vede, c’è solo un unico problema.

donna: (come offrendosi) quanto e quando?

morte: Anche ora, se fosse…

donna: anche ora, se è.

morte: …signora…

donna: …Caino.

morte: …signora Tosca. Io potrei disporre di lei, di suo marito, delle vostre vite. Dei vostri beni.

donna: lo faccia.

morte: lei mi darebbe dei soldi.

donna: tanti. Quanto posso. E forse di più. Disperata.

morte: mi darebbe anche tutta se stessa.

donna: se questo è il prezzo.

morte: potrei poi sempre accusarla di qualcosa, metterla in prigione.

donna: le converrebbe?

morte: uccidere comunque suo marito dopo aver goduto di lei.

donna: sono nelle sue mani.

morte: è contro un muro...

donna: correrò il rischio.

morte: il fatto è che io non cederò alle lusinghe.

donna: un’ipotesi.

morte: non è questo quello a cui aspiro.

donna: io? Poco più di niente?

morte: io aspiro al rigore. All’applicazione sistematica di quello che è, senza neanche troppi perché.

donna: rigore?

morte: vanità, emblema di essenza. Rispetto, coronamento di se stessi. E di quello in cui si vuole credere.

donna: "se" si vuole credere.

morte: credere è una questione di volontà. Non certo di culto.

donna: e noi non rientriamo nell’orizzonte della sua "volontà".

morte: un tramonto grigio, anche bello, malinconico ma pur sempre grigio.

donna: sono solo questo? Io?

morte: disporre di lei, di voi, è vacuo: umanamente comprensibile, ma sostanzialmente improduttivo.

donna: ho del denaro?

morte: ne dispongo come e quanto ne voglio.

donna: un lusso?

morte: il giusto che mi permette di eccedere.

donna: e allora?

morte: disporre degli uomini più che delle cose.

donna: è suo potere farlo?

morte: è mio "dovere" farlo.

donna: "sostanzialmente produttivo"?

morte: umanamente comprensibile. (si alza, viene avanti, per la prima volta appare umano) Un giorno mi sono guardato attorno ed ho capito che quello che volevo, che volevo veramente, non era "l’intorno", quello che mi circondava …

donna: No?

morte: …ma era il "dentro". La ricerca sistematica di un equilibrio esistenziale che mi portasse a colmarmi di tutto senza essere niente.

donna: non capisco.

morte: un uomo si alza la mattina e non c’è più: un plotone di esecuzione, una corda, un bavaglio. O forse anche solo un ago. E lui? Lui non c’è più. Per sempre.

donna: è questo la pena di morte.

morte: io mi alzo la mattina, mi guardo intorno e qualcuno… qualcuno non c’è più. Molti non ci sono più. E questo non per volere degli dei, dio, destino, eventi catastrofici… no. Ma perché alcuni uomini hanno deciso per lui, per dio, per tutti. Hanno deciso di lui. E lui?

donna: mio marito?

morte: una mattina si sveglierà, guarderà il cielo, la terra, gli alberi, gli uccelli, il niente. E non ne sarà più parte, non se ne sentirà più parte.

donna: dio!

morte: uscirà dall’ambiente circostante che fino a quel momento lo ha tenuto stretto, segregato, soggiogato. E non sarà più niente se non un nome su un registro, un’unità in una statistica, polvere nel terreno.

donna: finito?

morte: quando la sua vita è questo.

donna: questo è il suo lavoro?

morte: il mio operato.

donna: amministrare la giustizia?

morte: eseguirne le sentenze.

donna: solo questo?

morte: quando è così, perché è così, lei non può fare altro che vivere di quei momenti, divenirne l’artefice, il fulcro e trasformare il rito in essenza, trasformare se stesso in quello che fa, appropriandosi di tutto questo, di quelle vite che ogni giorno si spezzano infrangendosi contro un muro.

donna: la pena di morte.

morte: divenendo lei, quel niente che, varcando una porta, schierandosi di fronte ad un plotone, infilando la testa in un cappio, un ago in vena, incollandosi su di una sedia di fuoco, distacca il corpo dall’universo, torna ad essere niente nel niente.

donna: un nome su un registro? (Morte annuisce) Un’unità in una statistica? (Morte annuisce) Polvere nel terreno? (Morte annuisce ancora) E nel momento in cui loro… lei si appropria delle loro… vite?

morte: per vivere, per continuare a vivere, perché loro continueranno a vivere in me, per me, per sempre.

donna: è niente questo!

morte: è già qualcosa.

donna: così, carnefice?

morte: uomo, pur sempre uomo.

donna: misero!

morte: infinito, se si è infiniti. E adesso si guardi intorno, signora…

donna: …Caino…

morte: …signora Tosca, il tempo è venuto. La porta, che si era aperta, si è richiusa e lei non è riuscita ad entrare.

donna: ma io volevo uscire.

morte: dipende dai punti di vista.

donna: e il mio punto di vista?

morte: ha mai contato qualcosa?

donna: non c’è speranza, allora?

morte: non ce n’è mai stata.

donna: sono venuta qui per niente?

morte: è il voler giudicare che ci rende sconfitti.

donna: così lui sarà… (tace)

morte: lui è già morto.

donna: ora?

morte: da sempre. Da quando è nato.

donna: amen?

morte: così sia.

donna: e così è.

Donna esce. Morte siede compiacendosi di se.

Luce dietro. Caino è agitato. Uomo lo scuote.

uomo: caino?

caino: cosa?

uomo: è ora.

caino: no, aspetta! Dove mi vuoi portare.

uomo: fuori. Da qui. Da te.

caino: io… io non voglio, non posso. Ancora.

uomo: tu puoi, tu vuoi. Ora.

caino: paura!

uomo: è normale che sia così, solo normale.

caino: restare qui, ancora, qualche momento, solo qualche momento.

uomo: il mondo ci aspetta.

caino: io non voglio il mondo, non voglio essere, solo essere tutto l’universo!

uomo: solo il Colosseo che si accende e si spegne a seconda di ciò che vive, muore.

caino: una centrale elettrica che illumina e spegne i lampioni di una città.

uomo: il vento che penetra i pori della pelle.

caino: io… io non so più chi sono, dove sono, perché sono.

uomo: è così importante questo?

caino: non potete legarmi ad un niente perché io sia il tutto. Darmi tutto perché io sia niente!

uomo: il letto di procuste.

caino: sono solo un "uomo", un uomo con la "u" minuscola.

uomo: giochi letterari. (esce)

caino: sono solo uno di quelli che non contano niente, che non "sono" niente. Niente di più di questo. E – peggio - niente di meno: un uomo. Solo.

Caino si irrigidisce. Allarga le braccia, a croce. E muore. Inevitabilmente. Morte si alza, va’ da Caino in croce. E lo tocca anche.

Voce Fuori Campo: (forse anche urlato, oppure sussurrato, magari ripetuto più volte, forse anche sillabandolo anche solo una volta sola) Nessuno tocchi Caino!

 

 

 

 

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