Canicani

di

Aquilino



PERSONAGGI: Tatù – padre dei canicani
Chicce - moglie di Tatù
Canción, Canfìl, Canbètt - canicani
Burgo - ristoratore
Lo - responsabile della sicurezza
 


Atto primo

CHICCE Tatù, c’è il pubblico.
È poco urbanico e sembra maleducato. Lo fa per vocazione, non per cattiveria.
Tatù, mi hai sentita?
Sta guardando la televisione. Non insisto. Ieri mi ha tirato la poltrona di vimini. Vedete lo sfregio sulla guancia?
E lui lo sa che gli sfregi no, gli sfregi proprio no!
Questo non lo fa per vocazione, lo fa per ignoranza. Io un poco sono studiata, lui proprio no.
Se almeno sono libera di odiarlo! Ma senza il Tatù non c’è più la famiglia, io non sono più la sua moglie e forse neanche una madre. Che cosa gli dico ai miei figli?
Se penso che tutti voi... e tutti non è cosa da poco... state guardando me... Dio dio dio dio! Da scappare via subito. No, scappare no. Come fanno a fotografarmi e a scrivere la mia bibliografia sui giornali? Resto qua, sulla ribalta. Non mollo, io.
Ho delle possibilità.
Me l’hanno giurato sputato la parrucchiera, il conduttore di un tok sciov dove ho fatto la presidenzialista, il mio biuti tranar, la mia mamma… e tanti altri.
Tatùùù! Guarda che se non vieni vado!
Vieni... vado... Guarda che, se non vieni, vado… Chissà come mi vengono certe cose.
Mi chiamo Chicce.
Sono la signora di mio marito Tatù.
Abitiamo in una villetta a schiera insieme ai nostri figli Canción, Canfìl, Canbètt. I nostri canicani. Tatùùù!
TATÙ Sprofondati, te e la merda che ci hai dentro la bocca sempre aperta.
CHICCE C’è il pubblico, caro.
TATÙ Digli che non ci abbiamo mica bisogno di niente, che qua c’è già l’abbondanza.
CHICCE Tengono gli sguardi su di me.
TATÙ Ce l’hai fatta vedere? Eh, putanga, ce l’hai fatta vedere a tutti?
CHICCE Ma dai, adesso sono una signora.
TATÙ Tira il sipario. Non perdo tempo, io, con gentaglia che di tempo ne ha da buttare.
CHICCE Io per l’arte ho rinunciato alla vita. Lui per la vita ha rinunciato all’arte. E i canicani non sanno quello che fanno. Oh, un orgasmo! Uahu! Quello vero, da donna a pubblico.
TATÙ Sei ancora lì a fare la passeggiatrice con rammolliti che neanche conosci? Tante teste, tanti coioni.
CHICCE Non puoi trattare così gli spettatori. Tra di loro ci possono essere persone intelligenti.
TATÙ Uno intelligente non si infogna gomito a gomito per ascoltare le stronzonerie di una deficiente.
CHICCE Li hai offesi ma nessuno lascia la sala. È un successo personale.
TATÙ Zoccola, non capisci che non vanno via solo perché hanno pagato il biglietto? Pagano per un’esperienza intellettuale. Che vaccata! Li sento, io, nell’atrio, che cinciacolano con le fossette e le mossette. Froci! Checche! Gli strappo la lingua.
CHICCE Questa sera Tatù è sopra le righe, ma io sono una persona equilibrata e quindi applaudite me, grazie.
TATÙ Perché non ti sei sposata con uno dei rincoglioniti? Quello lì in prima fila, con la faccia da carta igienica.
CHICCE Gli piace provocare.
TATÙ Come dire che sono scemo?
CHICCE Tatù, ti prego, fa’ il bravo. Fallo per me.
TATÙ Cassomondo, ti ho sposata. Che cassomondo altro vuoi, da me, che cassomondo vuoi?
CHICCE È la mia serata, Tatù. Non voglio che la rovini.
TATÙ Ah, sì, adesso a casa mia comandano le puritane. Ma te lo sai che cosa che è una moglie? No, che non lo sai. Stai qui a farti sbavare addosso dai maiali, e intanto la casa? Eh, chi ci sta dietro alla casa?
CHICCE Il pubblico ha il diritto di guardare.
TATÙ Digli di guardarsi il minchio. È sempre uno spettacolo, no?
CHICCE Non puoi essere volgarmente banale. O sei banale o sei volgare. È una questione di stile. Ma non impari niente dalla televisione?
TATÙ Tutto a ramengo, casa e famiglia. E allora tanto vale che ti strappo la lingua, almeno non dici più cagate.
CHICCE Buono, Tatù, buono. Che cosa vuoi fare?
TATÙ Ti strappo la lingua. Sei la mia donna, lo dice anche la legge che posso strapparti la lingua.
CHICCE Facciamo la pace, Tatù.
TATÙ Non siamo mica in guerra. Se ero in guerra, vedevi te. Devo solo strapparti la lingua, mica ammazzarti. Dove scappi? Sta’ ferma!
CHICCE Vuoi che ti canto qualcosa?
TATÙ Ma cosa vuoi cantare! Ti strappo la lingua!
CHICCE Tatù, ti vedono.
TATÙ E chi se ne frega. Ecco qua. Presa. Visto com’è facile? Dovete farlo anche voi. Ma voi i muscoli ce li avete là didietro. Adesso stringo. E lei diventa bianca e blu. Pronti? Le caccio dentro la mano nella bocca e le strappo via la lingua. Così, dopo, se vuole parlare, vedi che sputacchiamento.
CHICCE Tatù, non riesco a respirare!
TATÙ Porta pazienza, cara. Le cose belle vogliono il suo tempo.
CHICCE Tatù, mi sento soffocare!
TATÙ Vi piace guardare, eh? La mano dentro la bocca… la lingua rossa di sangue… e bava, sputo e schifo. Che figli di putanga! Ci godete, eh?
CHICCE Tatù!
TATÙ Dimmi, Chicce.
CHICCE Mi manca l’aria.
TATÙ Terribile, Chicce.
CHICCE Se non mi lasci, muoio.
TATÙ Spaventoso, Chicce.
CHICCE Tatù!
TATÙ Dimmi, Chicce, dimmi.
CHICCE Non voglio morire, Tatù.
TATÙ Ci tocca a tutti, Chicce.
CHICCE Ti supplico, Tatù.
TATÙ Aah, che soddisfazione! È così che devi fare! Supplicare! Sei una moglie! Un po’ putanga, ma una moglie!
CHICCE Grazie, Tatù.
TATÙ Stai bene, Chicce? Mi sembri pallidina.
CHICCE Sto bene, Tatù.
TATÙ E allora fammi lo spettacolo. Canta, no?
CHICCE Mi chiamo Chicce e lui è Tatù
principe azzurro di gioventù
siamo sposati nella famiglia
la nostra vita che meraviglia.
TATÙ Ficco la mano
dentro la bocca
tiro pian piano
fino a che schiocca
la lingua afferro
dentro la bocca
stretta di ferro
fino a che scrocchia.
CHICCE e
TATÙ E questa è la canzone della lingua
e questa è filastrocca scioglilingua
chi canta la sua lingua ce l’ha ancora
chi tace la sua lingua alla malora.

Se vuoi che la tua lingua sia strappata
ti basta dire cosa ch’è sbagliata
ma sappi che di giuste non ce n’è
e quindi attento adesso tocca a te.

TATÙ Ho fame, Chicce.
CHICCE Abbi pazienza, Tatù. Burgo è in ritardo.
TATÙ Ma che cosa piagnucoli! Non fai niente tutto il giorno, non cucini neanche, ci tocca ordinare le schifezze al ristorante e piagnucoli? Devi baciare il pavimento dove cammini. Che se non c’ero io, dov’eri adesso te, eh, dov’eri? Sulla strada a fare la trans!
CHICCE Ti ho fatto portare il risotto con i fegatini, quello che ti piace tanto.
TATÙ A me non mi piace una merda di niente.
CHICCE Vuoi sgranchiare qualcosa, mentre aspettiamo Burgo?
TATÙ Sgranchiare? Ma come parli? Io ho fame e te tiri fuori parole che uno non sa neanche dove cominciano e dove finiscono e così si trova la lingua intorcigliata. Sta’ attenta, Chicce, che una moglie non può mica esagerare come fai te. Ho fame, cassomondo!

BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae.
Siete invitati al banchetto carnale,
preparate lo stomaco e il pitale.
Intanto si racconti questa storia
che ci narra di cibo e di baldoria.
Gustate di ogni piatto la mattanza,
con la morte è condita ogni pietanza.

CHICCE Soddisfatto? Adesso ti senti più in pace con il mondo?
TATÙ È il mondo che non mi lascia in pace. Tutti i giorni rogne. Se non sono rogne, sono rognoni. E io ho fame.

BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae.
Partecipate al convito gioioso,
gustate il mio discorso appetitoso.
Rodete le parole fino all’osso,
gustate l’allusione e il paradosso.
Il cibo si trasformi in virulenza,
che fa rima con la concupiscenza.

TATÙ Il mezzodì è passato, e non ho ancora mangiato.
BURGO Come va, Chicce, pelle di maionese?
CHICCE Anch’io so cantare:
Noi godiamo i piaceri del mondo,
noi fuggiamo le cose celesti.
Conduciamo una vita impetuosa
e però siamo anche sempre allegri.
Balliamo e saltiamo,
saltiamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltiamo
BURGO e CHICCE Balliamo e saltiamo,
saltiamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltiamo.
TATÙ Il mezzodì è passato, e io continuo ad avere fame con-ti-nuo-ad-ave-re-fa-me fa-me fa-me.
BURGO Mi chiamo Burgo. Gestisco un ristorante. Degustazioni singole, scorpacciate in coppia, orge culinarie. Se dopo lo spettacolo provaste un languorino... inevitabile dopo tanto fervore mentale... appena usciti prendete a destra fino all’incrocio, attraversate con prudenza e vi appare l’insegna “Frattaglie”, il mio locale.
TATÙ Il mezzodì è passato, io non ho mangiato, tu puzzi di salame, io ho ancora fame. Mondoletame!
BURGO Voilà! Risotto ai fegatini. Mangia, Tatù. Sfida la morte con il guizzo degli appetiti, scornala e sii immortale. Affonda i rebbi nella carne più tenera, addenta, mastica, ingoia, rutta... e poi concima il mondo… ah, tutta qua la verità!
TATÙ Burgo, lo sai che mangio in solitudine. Lo sai e non te ne vai, boiamondo.
BURGO Hai assaggiato, Chicce?
CHICCE Un risotto spettacolare.
BURGO Un cliente soddisfatto mi fa sbavare.
TATÙ Che cosa fai? Ti siedi?
BURGO Non parlo d’affari rimanendo in piedi.
TATÙ Non posso mangiare con te che mi guardi. Questo qua è il farabutto più losco che conosco.
BURGO La mia vita è la tua vita.
CHICCE Tatù, non capisci che a Burgo serve qualcosa?
BURGO M’inginocchio, le mani giunte, imploro pietà. Posso anche singhiozzare. Vi ho riverito, non mi potete ignorare!
TATÙ Fai schifo, Burgo.
BURGO Ohi ohi ohimé! Una delegazione di biechi multinazionalisti dal lontano occidente. Tragedia! Sono rimasto senza materia prima. Ohi ohi ohi! Barcollo, mi appoggio alla sedia. Se potessi avere un fegato… che cosa sarà mai un fegato… lo servirei fritto con salsa di serpente rinvigorente.
TATÙ Va’ a vedere se c’è un fegato. Ma digli che dopo mi lascia in pace. Come faccio a digerire, mondobestia, se ci sono i vermi che strisciano nel piatto?
BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae.
CHICCE Non esaltarti, Burgo. Hai voluto sempre interiora e le ho finite.
BURGO Noi abbiamo un patto! Noi abbiamo un patto! Mi sono umiliato e sono ancora disperato.
TATÙ Ah, no! Non venire qua a fare il matto proprio quando ho il muso nel piatto!
CHICCE Forse per domani sera...
BURGO Tardi! Tardi! Tardi! Oh, infelice Burgo, te disgraziato! Ti sei sempre sacrificato! Non ti meritavi questo, Burgo, uomo troppo onesto!
CHICCE Vederti così prostrenato mi fa stare male. Sai che cosa ho pensato? Un rene. Non uno qualunque. Un rene eccezionale.
BURGO Un rene?! Come dire un’eresia. Tu vuoi farmi fallire, mendicare per la via!
TATÙ Basta, delinquente. Tu hai tutto, io niente. La vita ad allevare cagnolini e che rimane? Un risotto con i fegatini.
BURGO Certo, certo. Continua a scaricare le frustrazioni su di me. Ci ho fatto il callo. Ho le spalle robuste, io. So masticare amaro e mandare giù il rospo.
TATÙ Prima canta che pare in chiesa, dopo mi lecca il deretano, poi si agita da isterico, adesso fa il muso… ma che uomo è, questo illuso? Fa l’attore, si sente superiore, e non è che uno squartatore.
BURGO Un rene! Invece di un fegato, un rene! E va bene! Che nessuno lo venga a sapere. Che rimanga un penoso segreto tra voi e me.
CHICCE Oh, che sollievo. Vado di là, glielo levo e tra un’ora te lo mando.
BURGO Un’ora?! È tardi! Prima! Adesso!
CHICCE Ho solo due mani e se non sto attenta mi rovino lo smalto.
BURGO Perdona l’intemperanza, ma la responsabilità dell’attività è logorante. Ne sento già l’aroma. Rognoncini in salsa piccante. Exultate, jubilate, o vos animae beatae. La fiamma dell’ideale ritorna a illuminare la tavola imbandita. Grazie a chi? A questa famigliola che sarà ben retribuita. Mi prostro, mi prostro, mi prostro.
TATÙ Si prostrituisce.
BURGO Vorrei baciarvi le mani.
TATÙ Piantala di fare lo schifoso. Mano, fegato, rene, cuore, cervello... non fa differenza... è tutto un macello. Va’ via, Burgo. Voglio mangiare.
BURGO E CHICCE
Silenzio, Tatù sta mangiando
Silenzio, va giù la pietanza
Silenzio, lasciando la stanza
Silenzio, cantando e ballando
Silenzio, Tatù sta guardando
Silenzio, la televisione
Silenzio, è in mondovisione
Silenzio, Tatù si riposa

Silenzio, Tatù digerisce
Silenzio, gli manca qualcosa
Silenzio, Tatù non capisce
Silenzio, Tatù sta mangiando
Silenzio, la televisione
Silenzio, è in mondoguardone.
Silenzio, Tatù sta rompendo
SI – LEN – ZI – O – O – O!!

Silenzio, non voglio più fare
Silenzio, io voglio cantare
Silenzio, io voglio ballare
Silenzio, Tatù sta rompendo
Silenzio, la mia aspirazione
Silenzio, in mondoguardone.
Silenzio, in mondoemozione
Silenzio, in mondovisione… (per me!)

(Chicce)


Silenzio
Tatù sta rompendo
silenzio
la televisione
silenzio
non voglio più fare
silenzio
io voglio cantare
silenzio
io voglio ballare
silenzio
Tatù sta rompendo
la televisione.
silenzio
in mondo emozione.

CHICCE Tatù non capisce la mia ambizione. Quando divento famosa...
TATÙ Il dolce!
CHICCE ...quando sono famosa non gli do più quella cosa.
TATÙ Il dolce!
CHICCE Non c’è!
TATÙ Fottuto sporco bastardo mondo! Porco bastardo mondo sfottuto! Mondo fottuto porco e sbastardo! Sbastardo smondo sfottuto e sporco!
CHICCE Lo sentite? Peggio di un bambino. Ha l’aspetto di un orco, ma dentro ogni orco che cosa c’è? Un bambino divorato.
TATÙ Quando ho voglia di una cosa, voglio essere accontentato.
CHICCCE La mia rosa?
TATÙ Quella cosa che spazzoli e profumi e che svendi e consumi per allupati disgraziati te la puoi rigirare e nel di dietro infilare, così la stessa ramazzata avrà avuto una doppia entrata.
CHICCE Mi offendi, Tatù. A volte mi dico: io non ce la faccio più. Hai tutto il mio amore e la mia disponibilità, ma tu vuoi solo distruggere le mie possibilità.
TATÙ Mondomerda. Un incubo. Dalla nascita alla morte. Un incubo. Ascolto le parole della matta. Mi guardo intorno. Color merda ovunque. Da sbattere la testa contro il muro. Dentro una tomba. Io e le parole della matta. La prendo a pugni. La tomba, e anche la matta. Mi spacco le mani. Anche il sangue è color merda. Allora sogno il dolce. Il dolce non c’è, dice la voce della matta. Oppure è la voce della merda? Forse quella della tomba.
CHICCE Non rispetta il copione, non c’è comunicazione. Questo mi meraviglia: siamo una famiglia. A volte mi dico: prima o poi crollerò. Ma oltre che moglie, sono anche madre. E questo proprio non lo so, non lo so proprio che cosa vuole dire. Forse che mi devo ancora scoprire. Per fortuna, ho delle possibilità.

LO Cala giù la notte
sale il mio respiro
me ne vado in giro
a prenderli a botte

Canicani bastardi!
Canicani bastardi!
Canicani bastardi! Pim Pum Pam!

Canicani bastardi!
Canicani bastardi!
Canicani bastardi! Pim Pum Pam!

Sparagli negli occhi
mentre tu li guardi
piangono i codardi
muoiono i balocchi.

Canicani bastardi!
Canicani bastardi!
Canicani bastardi! Pim Pum Pam!

Canicani bastardi!
Canicani bastardi!
Canicani bastardi! Pim Pum Pam!

Canicani su le mani
giù le brache Pim Pum Pam
Pim Pum Pam
sculacciate a non finire
da morire Pim Pum Pam!

Canicani bastardi!
Canicani bastardi!
Canicani bastardi! Pim Pum Pam!
Ragazzi, come va? Ahi ahi ahi. Aria di funerale. Chicce piagnucola. Questa casa è morta. Ehi, ho portato una torta!
CHICCE Lo! Il mio fratellone! Dammi un bacio in bocca.
TATÙ Alla crema o al cioccolato?
CHICCE Quando vieni tu, vengo anch’io. Vieni…vengo… sono scatenata!
TATÙ Alla crema o al cioccolato?
LO Mi sento già arrapato.
CHICCE Ti ho tanto desiderato!
TATÙ Alla crema o al cioccolato?
LO Salve, sono Lo. Fratello di Chicce e zio dei canicani. Sono entrato in società con Tatù e Burgo. Tatù fornisce i canicani, Burgo li commercia e io provvedo al servizio d’ordine. Pam! Problema risolto. Dove sono i miei nipotini?
TATÙ Alla crema o al cioccolato?
CHICCE I canicani si stanno lavando le mani.
TATÙ Una torta alla crema o al cioccolato?
LO Dammi un altro bacio, Chicce, sono eccitato.
CHICCE Oh, Lo Lo Lo Lo Lo...
TATÙ È una torta alla crema o al cioccolato?
CHICCE Canicani! Venite, belli di mamma!
TATÙ Porco mondo bastardo! Non puoi aspettare?
CHICCE Anche loro devono mangiare.
TATÙ Ma è alla crema o al cioccolato? Al cioccolato. Una torta di merda. Ma guardali! Fratello e sorella. Io a mia sorella non l’ho mai baciata in bocca, nemmeno baciata, solo menata. Quei due nascondono qualcosa. Mondoporco, non la nascondono nemmeno. Aaahhh, una torta e la televisione! Il mondo si fotta.

CHICCE e LO È l’ora è l’ora
l’orco divora
accendi accendi
compra e rivendi

premi il pulsante
spegni il pensante
la mia ruminazione

è la putrefazione
che dà quest’emozione
l’erotica visione
della televisione

alla malora
tele Pandora
morbi mentali
telecanali

questo è il nirvana tele morgana
e non mi sveglio più.

LO Tatù, ma che cavolo…? Hai mangiato la torta dei canicani. Io mi preoccupo di fargli dei regali perché voglio che si affezionino… e tu mangi la torta che ho comprato per loro?
TATÙ Merdaccia da discount.
CHICCE Tatù, sei un maleducato.
TATÙ Quando scappa la pazienza...
CHICCE Oh, no! La flatulenza!
LO Vieni, Chicce, vieni a farti consolare.

TATÙ Viene qua, una torta senza gusto, fa il prepotente, il bellimbusto. Mi porta via la moglie sotto gli occhi. Pensa che sono deficiente? Ai canicani gli fa i regali, lo zietto. Poi si apposta lungo i viali e… pam!... tira il grilletto. Per forza che sono frustrato. Io i canicani li allevo che mi faccio un culacchio così. Burgo li macella e ci ha il suo profitto. Lo li massacra e si prende il suo piacere. E io? Mi resta solo quello che mi esce dal sedere.

CHICCE Lo, non stai bene?
LO La tensione. La responsabilità. La traspirazione.
TATÙ Il coione.
CHICCE Ti prendo un’aspirina?
LO Noti le vene turgide? Il pallore delle nocche? La rigidità degli arti? A volte penso: esploderò. Capisci perché devo sfogarmi, ogni tanto, almeno sette volte al giorno? Pim pum pam pim pum pam!
CHICCE Anch’io a volte penso.
TATÙ Ammazza! Ammazza! Ammazza! Tutti della stessa razza. La chiamano umana. Razza puttana. Solo a me danno della bestia. E la torta? Indigesta.
CHICCE Tatù, ti prego. Lo è un uomo che di notte non dorme.
TATÙ Mingola! Si fa le pippole intanto che spara ai canicani.
LO Sei geloso e invidioso. Non sei ambizioso, Tatù, non sei per niente ambizioso.
TATÙ Lasciami stare. Devo ruttare.
LO Chicce, devo proprio andare. La tensione. La responsabilità. La traspirazione.
CHICCE Come sei dolce, Lo.
TATÙ No, cassomondo. Il dolce fa schifo.
CHICCE È inutile che fai la voce minacciosa. Io a te non la do più, la mia rosa.
TATÙ Chi fa da sé, fa per tre.
CHICCE Arrivano i canicani. Venite, belli. Ecco qua i miei gioielli. Siate educativi, presentatevi.

CANCIÓN Io sono Canción.
CANBÈTT Mi chiamano Canbètt.
CHICCE Dite qualcosa di carino.
CANCIÓN Come va? Bene, grazie. E voi?
CHICCE Canbètt, che cosa vuoi dire al pubblico?
CANBÈTT Che sono affamata. Digrigno i denti. Mi mordo le mani.
CHICCE Ve le siete lavate?
CANCIÓN In bagno c’è Canfìl. Perde sangue dagli occhi.
TATÙ Sempre qualcuno in bagno! Ma quanti culi hanno? Si chiudono dentro e consumano la carta igienica!
CHICCE Volete mangiare, piccolini?
CANBÈTT Risotto ai fegatini. Aspira forte, Canción, l’aroma è la nostra porzione.
TATÙ Chiedo tanto? Cinque minuti per rilassarmi dopo mangiato. È troppo? Mondochiavica! Non parlate tutti insieme. E nemmeno uno dopo l’altro. Non parlate!
CANCIÓN A me il risotto non piace. Ogni volta che tento di mangiarlo, mi ritrovo il piatto già vuoto. Da piccolo credevo che il papà facesse le magie. Non è da ridere?
CHICCE Ah ah ah! Sei fortunato, Canción. Tuo padre ha appena fatto la magia dell’ingozzo. Eccoti il piatto vuoto.
CANBÈTT Era buono? Ce lo racconti?
CHICCE Ah, bimbi miei. Una gloria di sapori sottopelle. Solleticava le pupille gustative come una piuma tintirintilla l’anima. Ogni boccone una cartolina di isole sulla corriera corallina. Nello stomaco emozioni fragoranti. Il corpo… e quando dico corpo, dico corpo… estasiato in languori con le ali dei carubini.
TATÙ Vivo con i morti, ma io sono vivo e ho subito torti, e questo mi fa infuriare. Un giorno ve la farò pagare.
CHICCE Che cosa preferite mangiare, bambini? Poco? Niente?
CANBÈTT Guardo se ci sono avanzi disgustosi.
CHICCE Lo so che ne siete golosi. Rovistate nella spazzatura, io intanto mi esibisco.
Io canto l’entratura,
che è morbida e leggera
farfalla che si posa,
con una vibrazione
strappa l’ovulazione.
Vola di qua,
vola di là,
vola di su,
vola di giù,
vola sul fiore,
ci fa l’amore,
vola già altrove,
ma chissà dove,
verso il fulgore
del proiettore,
ed eccomi qua,
in posa con tutte
le possibilità!

CANBÈTT Anche il tuo stomaco ha una voce? Anche tu lo senti uggiolare?
CANCIÓN Succhia l’osso e immagina la carne che ci stava intorno. Puoi fantasticare sull’odore e sul sapore. Se lo fai sempre, impari a vivere sognando e poi non fai che sognare vivendo, così tutto è più sopportabile.
CANBÈTT Tu sai sempre dove trovare consolazione.
CANCIÓN A un tavolo di niente sono venuto
e senza la sedia mi sono seduto.
Per me cameriere quel piatto di niente
ma qui la mia voce nemmeno si sente.
Nessuno mi guarda nessuno mi vede
e sulla mia sedia qualcuno si siede.
Scusa cameriere ma forse ho sbagliato
non è questo il posto per un affamato.

CANBETT La buccia di patata, la pelle di salame,
la pasta vomitata, la rabbia della fame.
Un osso già spolpato, il fondo di un tegame,
un pane bruciacchiato, la furia della fame.
CANCIÓN Io non mangio niente io non sono niente
spalanca la bocca e mi mangia la gente.
Ehilà cane cane dacci il tuo cuore
che ce lo gustiamo con tanto amore.

CHICCE Sono andata a svegliare Canfìl. Era svenuto senza avere abbassato la tavoletta del vater. Ah, non si fa così! Avete avanzato qualcosa per lui?
CANCIÓN Un osso.
CANBÈTT Un torsolo.
CHICCE Siediti composto e non abbuffarti, Canfìl. Eccoci qua. Il momento più tenero della giornata, la famiglia riunita. Facciamo conversazione? È bello ritrovarsi a chiacchierare del più e del meno. Siamo già una famiglia felice, chissà che cosa diventiamo, quando sarò famosa.
TATÙ Una famiglia merdosa.
CHICCE Fate silenzio, bambini. Il papà ha avuto una giornata estemporanea, ha bisogno di tranquillità.
TATÙ Silenzio!
CHICCE Che cosa vi ho detto? Cucite le bocche. Volete che ci pensi io?
TATÙ È l’ultima volta che te lo dico.
CHICCE Abbi pazienza, sono bambini. Io faccio il possibile. Non vedi che sono strafelata?
TATÙ Se mi alzo, ti strafelo il muso dall’altra parte.
CHICCE Chi deve fare i compiti? Su, su, non fate i furbetti. Chi deve fare i compiti?
CANBÈTT Non li abbiamo mai fatti.
CHICCE Anche riguardo ai compiti vuoi contraddirmi? Lo so che pretendi di essere più bella di me. La tua presunzione ti porta dritta da uno spicanalista, cara la mia Canbètt.
TATÙ Silenzio!
CHICCE Parlate sottovoce. Sono stanca di ripeterlo. Canbètt e Canfìl, fingete di leggere e scrivere. Canción , tu vieni con me. Devo prelevarti un rene
CANBÈTT Non puoi. Non devi. Prendilo a Canfìl. A lui rimane poco da vivere.
CANFÌL Che bastarda! Io vivrò più di te.
CHICCE Non posso mandare a Burgo un rene marcio.
CANFÌL Io non ho i reni marci.
CANCIÓN Mamma, ho paura. Ti ho sempre dato tanto, vorrei darti tutto, darti la mia vita, ma senti come mi batte forte il cuore!
CHICCE Stupidone, è solo un rene. Se si trattasse del cuore… ma un rene! Ne hai addirittura due. E anche tre o quattro, se sei fortunato.
CANFÌL Canción non si prostituisce, non ruba, non spaccia. Che cosa gli costa dare un rene? Non è un privilegiato. Anche lui va sfruttato.
CHICCE Nonostante che sia teminale, Canfìl ha il senso della famiglia. Prendi esempio, Canbètt.
CANBÈTT Te ne darò uno dei miei. Te li do tutti e due, se vuoi. Ma Canción no.
CHICCE Come sei sciocca. Diventeresti pallida e smagrita. Perderesti i clienti. Ti sembra conveniente?
TATÙ E continuate a rompermi le scatole! E continuate a rompermi le scatole! E continuate a rompermi le scatole!
CHICCE Abbassate le voci. Possibile che non capiate mai niente? Cosa devo usare, con voi? La scossa elettrica, con quello che ci costano le bollette?
CANBÈTT Se lasci stare Canción , prometto di lavorare anche la mattina.
CHICCE Non puoi, devi fare i mestieri. Io sono impegnata nel traning.
CANBÈTT Non c’è un’altra soluzione?
CHICCE Canbètt, ora basta. Mettiti a fare l’analisi logica e interroga Canfìl sull’educazione civica. Io vado di là a sventrare Canción.
CANCIÓN Mamma, ho paura. Ti ho sempre dato tanto, ma… non voglio darti tutto.
CHICCE Non fare il bambino. C’è la tua mamma vicino a te.
TATÙ Adesso mi avete proprio rotto. Se mi alzo, dimezzo la famiglia.
CHICCE Invece di andare in orgasmo per le tette delle ballerine, puoi occuparti dei tuoi figli, per una volta. Credi che sia facile togliere un rene? Credi che mi diverto a pulire via il sangue? Credi che mi rende felice rovinare tre ore di lavoro della manicura? Io mi sacrifico! E tu?
TATÙ Io zac! Un fulmine. Morti.
CANBÈTT Morti?
Ma noi già lo siamo
e non lo sappiamo
parliamo e piangiamo
a volte ridiamo
più spesso imploriamo
ma non lo sappiamo
che noi già lo siamo
morti.
CHICCE Andiamo, Canción. Spera che non mi tremi la mano, perché sono nervosissima. Tuo padre ha gli attributi di straforo, ma io devo mantenere la calma. Guardalo. Un padre, quello? Quando sono famosa, non gli faccio nemmeno l’autografo.
TATÙ Un premio a chi le spacca la testa con il martello. Un giorno o l’altro lo faccio io e dopo voglio vedere chi apre ancora bocca.
Non voglio parlare
non voglio ascoltare
ho in odio la gente
che parla per niente
lasciatemi in pace
dormire mi piace
la vita mi annoia
ma se faccio il boia
allora è un piacere
potere è godere.

CHICCE L’operazione ha avuto successo! Successo, parola magica. Fa perfino rima con sesso.
Son Canicani di qualità
sono allevati con civiltà
senza attributi e l’utero espianto
la loro carne ci piace tanto!

CANBÈTT Come sta, Canción ? Ha perso molto sangue?
CHICCE Non ha sofferto più del normale. Ora lascialo riposare. Si sta curando un’emorragia mortale.
CANBÈTT Dov’è?
CHICCE Si trascina verso il bagno, pallido come un pollo spennato. È un bambino molto squarciato.
CANBÈTT Morirà? Canción morirà?
CHICCE Quando sono famosa, mi compro un chirurgo di plastica. Non fatto di plastica! Lui la plastica la fa! Ah, sono proprio un varietà!
CANBÈTT La morte tende le dita, poi le torce ad artiglio. Tormenta la lingua e la rovescia all’indietro. Così, contratti e ammutoliti, ce ne stiamo lì accovacciati, in attesa di una resurrezione che non arriva. E poi tutto si dissolve, perfino il ricordo.
CANFÌL Il tuo Canción! Tu e lui, lui e te… e poi ancora tu e lui e lui e te, sempre insieme… voi due, voi due e solo voi due.
CHICCE Avete finito di bisticciare? Non avete proprio pensieri. Quando sono famosa, mi compro anche una mamma. Chissà, però, se ha la mia pazienza. Tu, Canfìl, corri da Burgo con il rene di Canción. Non fermarti lungo la strada. Non dare retta agli sconosciuti. Non passare per il parco. Non...
CANFÌL Passando per il parco, accorcio la strada.
CHICCE Non voglio discussioni. Nel parco c’è l’uomo cattivo.
CANFÌL Si è trasferito, mamma. Ora abita in una villetta a schiera.
CHICCE Ho già l’ansia di saperti a spacciare e non voglio altre preoccupazioni. Canbètt , va’ a prepararti. Vuoi che ti trucchi io?
CANBÈTT So farlo da sola.
CHICCE Ti preparo l’abitino rosa. Sembri vestita di pelle di bambola.
TATÙ Questa casa è una tomba, perchè non rispettate il silenzio dei morti? Perché vi ostinate a soffiare sulle parole? Non sapete che fanno fiamme alte? Bruceremo tutti e poi diranno che questo era un inferno. Tanto vale che mi metta a fare il diavolo.
CHICCE Mentre tu fai il satanico, io esco a fare shopping. Sono una diva, il mio destino è negoziabile.

TATÙ Apro la porta, sento l’odore.
Chiudo la porta, guardo il colore.
I muri bianchi, bianche le ossa.
Ormai son dentro, dentro una fossa.
Siedo davanti al televisore.
Dentro lo schermo il mio stesso orrore.
Tutti in silenzio, senza una mossa.
Fisso lo sguardo a una pozza rossa.

TATÙ Canbètt !
CANBÈTT Sono qui.
TATÙ Quando ti chiamo, devi correre.
CANBÈTT Non posso.
TATÙ Che cosa dici?
CANBÈTT Non posso, sono in bagno.
TATÙ Non può perché è in bagno. Che cosa fai in bagno?
CANBÈTT La pipì.
TATU’ Fa la pipì. E quanto ci metti a fare la pipì?
CANBÈTT Ho quasi finito.
TATÙ Ha quasi finito. Allora la stai ancora facendo.
CANBÈTT Sì, ma ho quasi finito.
TATÙ Fa la pipì. Ma ha quasi finito. Seduta nuda sulla tazza. Suo padre la chiama e lei fa la pipì, nuda. E si asciuga con la carta igienica. Mentre suo padre è qui e la chiama. Dov’è tua madre?
CANBÈTT È uscita per comprarsi un reggiseno.
TATÙ La madre è uscita. La figlia è in bagno. Canbètt !
CANBÈTT Ora vengo.
TATÙ Suo padre la chiama e lei se ne sta nuda in bagno con le mani in mezzo alle gambe. Capite fino a che punto…? E io non dovrei indignarmi? Canbètt! Perché hai chiuso la porta?
CANBÈTT La chiudo sempre quando sono in bagno.
TATÙ Se ti senti male che sei nella vasca, chi ti aiuta?
CANBÈTT Mi sono già lavata.
TATÙ Vaccamondo. In così poco tempo? Ma ti sei lavata bene?
CANBÈTT Sì.
TATÙ Dappertutto?
CANBÈTT Sì.
TATÙ Anche in quei posti che fanno odore?
CANBÈTT Sì.
TATÙ E invece io lo so che non ha neanche usato il sapone. Lo so che se l’annuso in quei posti sento gli odori. Apri la porta!
CANBÈTT Mi sto vestendo.
TATÙ Sì, fottimondo, devo aspettare i suoi comodi?
CANBÈTT Sono quasi pronta.
TATÙ Se ti chiamo, corri. Anche se non sei vestita. E, mingola, io sono tuo padre. Ti vergogni di tuo padre? È contro natura.
CANBÈTT Eccomi.
TATÙ Non sei nuda.
CANBÈTT Ho fatto in tempo a vestirmi.
TATÙ Eh, no, eh… tutta ‘sta fretta… Cè qualcosa che io, tuo padre, non devo vedere?
CANBÈTT Mi sono affrettata per non farti aspettare.
TATÙ Ti trema la voce. Te mi sa che mi nascondi qualcosa. Dai, spogliati.
CANBÈTT Mi sono appena vestita.
TATÙ Porta rispetto al tuo papà. Obbedisci.
CANBÈTT Ho vergogna.
TATÙ Ma va’ là! Batti i marciapiedi e ti vergogni di spogliarti davanti a un uomo?
CANBÈTT Tu sei mio padre.
TATÙ Non sono anche un uomo?
CANBÈTT Non lo so.
TATÙ Eh, invece lo so che ti piace, quando gli uomini ti coprono. Fammi sentire come guaisci. Come fai la cagna.
CANBÈTT No.
TATÙ La sentite? Nega a me quello che ha concesso a voi. Ma lei è mia. Posso averla gratis, io.

CHICCE Avevo proprio bisogno di biancheria intima. Magari qualche produttore vuole portarmi a letto.
CANBÈTT Mamma!
CHICCE Non piangere. Non è un sacrificio. Ricordi il regista del mese scorso? Prima del servizio fotografico gli ho fatto un servizio fellatico. Non è stato spiacevole, solo doveroso.
CANBÈTT Mamma!
CHICCE Tatù, cos’hai? Uhm, l’espressione del cinghiale. Una volta la usavi anche con me.
TATÙ Non si sta mai tranquilli, in questa casa di troie.
CHICCE Mi cresce l’ansia. E l’ansia non è cosa da poco. Fa venire le rughe.
TATÙ Che cosa sei tornata a fare? A metterti anche tu contro di me? Ricorda che sei moglie, prima di essere madre.
CHICCE Mio dio, proprio così. Questa è una scena madre. Torno a casa piena di brio, fiduciosa nel futuro... e che cosa vedono i miei occhi?... da volerli ciechi, per modo di dire, tanto profonda è la ferita che mi strazia il cuore. Mio marito Tatù molesta mia figlia Canbètt. È una situazione che indigna, che richiede un’adeguata mimica facciale. Penso che ora devo baracollare, come se ho le vertigini.
TATÙ Applausi. Battete le mani alla bugiarda.
CHICCE Grazie, grazie. Farò un balletto senza musica.

CANFÌL Tu lo sapevi?
CANCIÓN Ha cominciato… quando aveva tre anni.
CANFÌL Se non ce la fai a parlare, non rispondere. Sapere, non sapere… che differenza fa?
CANCIÓN Come hai fatto a non accorgertene?
CANFÌL Sono un canecane. Bado solo agli ossi.
CANCIÓN Canbètt è incinta.
CANFÌL Impossibile. Siamo sterili. Ed è proibito. Siamo canicani, non facciamo popolo.
CANCIÓN Non lo sa nessuno.
CANFÌL Che cosa intende fare?
CANCIÓN Tenersi il cucciolo.

CANBÈTT Mamma!
CHICCE Eh, mamma, mamma… La mamma è santa, il papà un porco. Mi faccio bella per lui, allevo i canicani, gli lavo la biancheria intima e lui, in controcambio, si porta a letto la figlia invece della madre. Pretendo rispetto. Andrò in televisione e racconterò tutto.
TATÙ Vacci subito, che io devo finire il lavoretto.
CHICCE Sei... agnobile... osceno... disgustante... schifiltoso... e scostumatto!
CANBÈTT Mamma!
CHICCE Un po’ di pazienza, cara. Padre denaturato e marito fedifrego. Mi scaraventi giù nell’abisso dello scandolo e finiamo su tutti i giornali a titoli concubitali. La bella e la bestia.
TATÙ Non ti ammazzo subito perché voglio gustarmi l’attesa.
CHICCE Canbètt , quando ti intervistano, fa’ una telecronica ricca di particolari piccanti, drammatici e lacrimevoli. Sai che indice di gradimento?
TATÙ Ho cambiato idea. L’ammazzo subito.
CHICCE Che cosa fai?
TATÙ Ti strangolo.
CHICCE Non respiro!
TATÙ Faccio in fretta.
CHICCE Tatù, soffoco!
TATÙ Vi piace guardare, eh? La mano in bocca… strapete!... la lingua di sangue… eccetera eccetera eccetera.
CHICCE Tatù!
TATÙ Di’, Chicce.
CHICCE L’aria!
TATÙ Terribile.
CHICCE Muoio.
TATÙ Spaventoso.
CHICCE Tatù!
TATÙ Di’, di’.
CHICCE No morire.
TATÙ Ci tocca.
CHICCE Supplico.
TATÙ Ooh! Aah! È così che devi dire!
CHICCE Sei troppo realistico, Tatù.
CANBÈTT Basta! Non ne posso più delle vostre sceneggiate!
TATÙ Sta’ zitta o tiro il collo anche a te.
CHICCE Sta’ zitta, Canbètt. Non devi intrometterti tra la mamma e il papà.
TATÙ Sgualdrina.
CHICCE Sei stato tu a sceglierle il mestiere.
TATÙ Ma non le ho insegnato a rispondere a suo padre.
CHICCE Io faccio il possibile, ma una volta fuori di casa, chi la controlla più?
TATÙ Bisognava soffocarla nella culla.
CHICCE Canbètt, rispondi alla mamma. Ti sei mostrata in abbigliamento succinto?
CANBÈTT No.
CHICCE Hai lasciato la porta del bagno aperta?
CANBÈTT No.
CHICCE Hai guardato tuo padre negli occhi?
CANBÈTT No.
TATÙ La senti? No, no, no. Come si può tollerare che una figlia risponda sempre di no?
CHICCE Il papà ha ragione. Fino a quando stai con noi, devi osservare le regole. È importante, Canbètt. Riesci a capirlo?
CANBÈTT No.
CHICCE Brava bambina.
TATÙ Brava una merda. Mi ha mancato di rispetto.
CHICCE È vero, Canbètt ? Sii sincera. È importante.
TATÙ Non risponde.
CHICCE È vero, Canbètt ? Dillo alla tua mamma. È vero?
CANBÈTT No.
TATÙ L’avete sentita? Credevate che avessi torto?
CHICCE È una cosa grave, Canbètt. Non possiamo fare finta di niente. Lo capisci, vero?
CANBÈTT No.
CHICCE Se lasciamo perdere, non impari a comportarti secondo le regole e puoi avere problemi spicologici. Vogliamo darti i valori, come ce li hanno dati a noi. Riesci a capirlo, Canbètt?
CANBÈTT No.
TATÙ Vuoi darle anche una medaglia?
CHICCE Lascia che mi occupi io della faccenda. Canbètt, capisci che è giusto che ti punisco?
CANBÈTT No.
CHICCE Ti proibisco, d’ora in avanti, qualunque cosa succede, in qualunque situazione, di piangere.
TATÙ Bella pensata! Bella idiozia!
CHICCE Capito, Canbètt ? Tu non piangi più.
CANBÈTT No.
TATÙ Mi avete stomacato. Meglio la televisione.
CHICCE Rilassati. È tutto sotto controllo. Ora la mando a lavorare. Sono sfinita!
TATÙ Rilassati, dice. Come fa un povero cristo a rilassarsi in una casa che è un casino? Uno si danna per la famiglia, rinuncia a tutto... e il ringraziamento? Che la figlia non si lascia nemmeno violentare. Ma sono figli, questi, che fanno sempre di testa propria? Ammazzarli non basta. Bisogna ammazzarli due volte. Due volte al giorno per tutti gli anni che se ne stanno qui a fare i parassiti.
CHICCE Sei proprio una bella ragazza. Sta’ attenta a quello che voleva sfregiarti. Chiedigli il doppio.
TATÙ Uno crepa di fatica per diventare qualcuno e non solo non diventa qualcuno, ma i figli vogliono diventare qualcuno senza che lui lo è diventato. È rispetto, questo?
CHICCE Hai tutto? Preservativi, vibratore, cocaina, fallo artificiale?
TATÙ Uno si sposa per avere una donna e invece si ritrova una moglie. Solo truffe, la vita.
CHICCE Hai preso il fazzoletto?
TATÙ E voi che porcomondo continuate a guardare?
CHICCE Vi piace la mia bambolina?
TATÙ Non vedi come se lo smaneggiano?
CHICCE Sa fare di tutto.
TATÙ Pagano per vedere, checche impotenti.
CHICCE Esaudisce ogni desiderio.
TATÙ Più merde di me, più merde di me, più merde di me.
CHICCE Anche il più strano.
TATÙ So che cosa pensate, che sono uno che non conta niente. Cassomondo, io sono un protagonista.
CHICCE È ancora una bambina, ma sa come farvi godere.
TATÙ Tu della prima fila... vieni qua che ti faccio godere io a te.
CHICCE Non costa nemmeno tanto.
CANBETT Lungo i viali delle foglie rinsecchite
le bambine van truccate e benvestite
con mossette e con sorrisi maliziosi
tra le braccia dei signori generosi.

Sanno ridere e cantare e far l’amore
ma non sanno né la gioia né il dolore
tutto il mondo è il loro corpo e le sue pene
sanno odiare ma non sanno voler bene.

Fanno quello che san fare proprio bene
mentre il sangue scorre forte nelle vene
sanno gemere inveire e bisbigliare
ma la vita non la sanno accarezzare.

Lungo i viali delle foglie rinsecchite
le bambine van truccate e benvestite
con mossette e con sorrisi maliziosi
tra le braccia dei signori generosi.

CANCIÓN Papà.
TATÙ Chiedi a tua madre.
CANCIÓN Non la vedo.
TATÙ Sarà in camera a provare reggiseni.
CANCIÓN Non c’è.
TATÙ Sempre in giro. Vado forse in giro, io? Nemmeno al bar vado più, mondopuzza. Infossato in casa come un morto nella bara. Mi lasciano almeno tranquillo? Mai.
CANCIÓN Papà.
TATÙ Papà... papà... papà! Una tromba dalla mattina alla sera. Non vedi che sto guardando la televisione?
CANCIÓN Sto male.
TATÙ E pensi che io sto bene?
CANCIÓN Sto male da morire.
TATÙ Prendi un’aspirina.
CANCIÓN Perdo sangue.
TATÙ Ah, no, mingola, questo no. Non voglio avere niente a che fare con il sangue degli altri.
CANCIÓN Non riesco a fermarlo.
TATÙ Ah, ma io non sono mica un dottore.
CANCIÓN Ho paura.
TATÙ Uno si droga, l’altra batte, questo mi fa il piagnisteo... Smidollati senza palle.
CANCIÓN Papà, è difficile morire?
TATÙ Per uno che ha già provato a vivere, che cosa vuoi che sia morire? Mettiti lì buono buono. Tra poco arriva la tua mamma putanga.
CANCIÓN Sarò già morto.
TATÙ E tu lasciale un messaggio che lei è contenta.
CANCIÓN Papà.
TATÙ Papà... papà... papà! La tromba del giudizio! Che cosa c’è in questa casa, l’apocalisse?
CANCIÓN Scusa, papà.
TATÙ Non chiedere scusa, coione. Muori con dignità.

CANCIÓN Il male non è come la fame che un poco passa, se non ci penso. Il male finisce dentro la testa e prende il posto del cervello. Che cosa succede mentre muoio? Mi scoppia il cuore? Come stare su uno scivolo. Punto i piedi... cerco appigli... inarco il corpo... ma continuo a scivolare giù giù giù... continuo a morire a morire a morire. E questo morire non finisce mai.
TATÙ Paura di morire! Tutti dobbiamo morire. Perfino io, forse. Non sopporto chi piange, mi fa venire voglia di ammazzarlo. Non bisogna né piangere né ridere. Dove sono finiti i valori? Una volta questo disgraziato moriva in silenzio, senza dare fastidio. Adesso gli mettono in bocca parole parole parole, che tanto mica gli salvano la pelle.

CANFÌL Lasciami! So camminare da solo!
LO Se tenti di scappare, ti sparo.
CANFÌL Bastardo. Mi hai picchiato.
LO Perché sei mio nipote. Altrimenti ti fracassavo le ossa.
CANFÌL Ti prego, zio Lo.
LO Vedi che ti ammorbidisci? Non mi chiami mai zio. Zietto è ancora più carino.
CANFÌL Zietto Lo.
LO Vuoi darmi anche un bacio?
CANFÌL Tutto quello che vuoi.
LO Da’ un bacio allo zietto.
CANFÌL Ecco, ti ho baciato.
LO Uhau, labbra da signorina.
CANFÌL Ne vuoi ancora?
LO Chissà che altro vuoi farmi.
CANFÌL Niente che ti dispiace.
LO Possiamo riparlarne.
CANFÌL Ma tu non dire…
LO Io dirò tutto e tu farai tutto. È così che funziona.
TATÙ Perché trascini mio figlio con un porco baccano che mi toglie la pace dal cuore? Che altro ha combinato, il miserabile?
LO Se tenti di scappare, ti ritrovi senza i piedi. Dov’è Chicce?
TATÙ A farsi compatire da un’altra parte. Raccontami del lazzarone.
LO Lo vedo che spaccia al centro commerciale. Mi avvicino per salutarlo e lui che cosa fa? Scappa. Lo rincorro. Ma è un coniglio selvatico. Sto per sparargli, e invece inciampa e cade lungo disteso. Lo tengo allegro con due sberle e lo perquisisco. Imbottito di soldi come una banca.
TATÙ Orcomondo. Mi deruba.
LO Alla grande.
TATÙ Figlio di sua madre! Gli spacco le ossa.
LO Sentito, Canfìl? Io invece ti ho solo picchiato.
TATÙ Che hai da dire, degenerato che rubi a tuo padre?
CANFÌL Lasciami in pace.
TATÙ Io devo lasciare in pace te? Lo, senti che cosa dice? Ti sembra giusto che posso ammazzarlo solo una volta?
LO C’è modo e modo di ammazzare.
TATÙ Capisci che cosa mi tocca fare, figlio? Ammazzarti e perdere una fonte di guadagno. Capisci che, se ti ammazzo, mi derubi due volte? Come puoi risarcirmi, se sei morto? Capisci che problema che sei diventato?
CANFÌL Ammazzami subito, così mi lasci in pace.
LO Io, nei tuoi panni, non gli consento di risponderti così.
TATÙ Se comincio a picchiarlo, non mi fermo più e lo ammazzo. Se lo ammazzo, devo perdere tempo e soldi per addestrarne un altro. Dammi un consiglio.
LO Se vuoi, ci penso io.
TATÙ In casa mia ammazzo io.
LO Ma fallo con lentezza. Ammazzalo un poco per giorno, per tutta la vita. Un poco oggi... un poco domani...
TATÙ Mi piace questa idea.
LO Tutti i giorni lo ammazzi un poco e per lui è come morire tanto.
TATÙ Sì, mi piace.
LO Lo ammazzi fino al confine tra la vita e la morte. Un piede di qua, nel calore della vita, e l’altro di là, nella bocca ossuta della morte.
TATÙ Faccio finta di buttarlo... e lo trattengo. Lo spingo... e lo piglio al volo. Lo scaravento... e lo sollevo alto sopra il baratro. Lo faccio morire mille volte e più, mondo sputo, mille volte e più.
LO Tutti i giorni lo ammazzi quel tanto che gli fa incrociare lo sguardo dell’incubo eterno. Ti piace? Sono un poeta con le palle, io.
TATÙ Gli faccio palpare lo scheletro della signora muta, osso per osso.
LO Lo uccidi e lo riporti in vita, lo uccidi e lo riporti in vita.
TATÙ La sua carne di cane prende l’odore della paura.
LO Ogni giorno, per tutti i giorni.
TATÙ E ogni notte lo calo nel pozzo. Lo sveglio e gli grido: eri morto! eri morto!
LO Carne di cane da ammazzare giorno dopo giorno.
TATÙ Mondoputrido, mi sono eccitato. Andiamo a sederci in giardino a discorrere di come si ammazza giorno dopo giorno.
LO Momento dopo momento.
TATÙ Andiamo all’ombra del pesco fiorito. Andiamo a parlare di queste cose che mi entusiasmano.
CANFÌL E io?
TATÙ Leccati il pelo. Stana le zecche.
CANFÌL Perdonami, papà.
TATÙ Non ho mai generato cani, io. Sono un uomo, io. Un maschio.
CANFÌL Lavorerò il doppio.
TATÙ Lo farai comunque.
CANFÌL Papà.
TATÙ Papà... papà... papà! La tua tromba mi squarta il cervello!
CANFÌL Come vuoi che ti chiami?
TATÙ Guaisci. Uggiola. Ma non usare le parole! Ti metto alla catena. Voglio sentirti guaire e uggiolare, mentre ti ammazzo un poco ogni giorno, per tutti i giorni a venire.
LO Andiamo a sederci all’ombra del pesco fiorito. Andiamo a parlare di cose che ci entusiasmano.
TATÙ - LO La, la, la...
Sotto l’ombra del pesco fiorito
c’è mio figlio il mio cane ferito
la catena lo tiene legato
al mio pugno che l’ha bastonato
con lo sguardo mi cerca m’implora
io lo uccido ogni giorno ogni ora.
La, la, la...
Dentro l’ombra del padre tradito
c’è la carne del figlio fallito
l’ho creato nutrito e allevato
solo un cane mi son ritrovato
uggiolando strisciando m’implora
io lo uccido ogni giorno ogni ora.

CANCIÓN Canfìl.
CANFÌL Dici a me? A un cane alla catena?
CANCIÓN Ho bisogno di te.
CANFÌL Di un cane?
CANCIÓN Mi lasci morire?
CANFÌL Che ne sa un cane?
CANCIÓN Non fai niente per me?
CANFÌL Abbaio?
CANCIÓN Perché non rispondi?
CANFÌL Bau bau bau!
CANCIÓN Che cosa ti ho fatto di male?
CANFÌL Posso uggiolare, se preferisci. Guaire. Anche ringhiare e ululare. Uh uhu uuuhh!
CANCIÓN Ho paura.
CANFÌL Anch’io.
CANCIÓN Sto morendo.
CANFÌL Anch’io.
CANCIÓN Aiutami.
CANFÌL Ti lecco la faccia?
CANCIÓN Stringimi la mano.
CANFÌL Mi metti in imbarazzo.
CANCIÓN La tua mano è fredda.
CANFÌL Anche il resto.
CANCIÓN Mi piace tenerla.
CANFÌL Smettila o mi allontano.
CANCIÓN Non puoi. Sei incatenato.
CANFÌL Posso morderti. Io sono un cane.
CANCIÓN Ecco, muoio.

Atto secondo


BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae. Chicce, pollastrella croccante, dove sei? Tatù, amico di rispetto, dove sei? La casa è silenziosa. Non risuona delle consuete urla di raccapriccio, ferocia e sofferenza. I muri non hanno voce, le voci non hanno corpo, i corpi se ne sono andati e io rischio di rimanere a mani vuote. Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato.
Ma chi scorgo laggiù, accucciato in una malinconia che intenerisce? Chi sei, bel cagnolino?
CANFÌL Ero Canfìl, signor Burgo.
BURGO Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato. Canfìl non ha un organo che non sia malato. Oh, povero me, infelice... ma chi scorgo chi vedo chi osservo accanto a te?
CANFÌL Era Canción, signor Burgo. È appena morto.
BURGO Gioia e felicità! Canción era sano di corpo e di spirito. Da quanto tempo è morto, dimmi, piccolo innocente?
CANFÌL Da pochi minuti.
BURGO Cuore fegato polmoni cosce cervello spalle capezzoli labbra testicoli freschissimi e di prima qualità. Corri in cucina a prendere coltellaccio, ascia e trinciapollo.
CANFÌL Non posso. Sono incatenato.
BURGO Tuo fratello ascenderà all’empireo dell’alta cucina e vivrà eternamente nei rimpianti golosi dei miei clienti danarosi. Andrò io stesso a prendere gli strumenti per le sinfonie degli squartamenti. Exultate, jubilate, o vos animae beatae.

CHICCE Tatù! Tatù! Tatù! Tatù?... Io sono piena di euforia e la casa è vuota? Piena... vuota... Dove vado a trovare certe cose? Sono un animale da palcoscenico. Ma capite il mio stato d’animo? Farò il provino! Torno carica di gloria, canto vittoria, vorrei fare baldoria, ma... nessuno mi aspetta con un mazzo di fiori. È un’amarezza. Nessuno mi acclama. È una delusione. Nessuno mi ama. È un dolore.
BURGO Chicce Chicce Chicce.
CHICCE Burgo. Arrivi o parti? Non vuoi accomodarti?
BURGO Sono di fretta, il forno mi aspetta.
CHICCE Farò il provino! Farò il provino!
BURGO Farò il festino, farò il festino!
CHICCE Apparirò sulle riviste patinate, sarò una delle dive più acclamate.
BURGO Apparirò tra le carni prelibate, riceverò le mance più esagerate.
CHICCE Chicce, la regina.
BURGO L’alta cucina.
TATÙ Che cos’è questa chiassata?
CHICCE La fortuna mi ha baciata.
LO Chicce, bella carne.
BURGO Carne carne carne.
LO Signor Burgo, con rispetto.
BURGO Signor Lo, viva il filetto.
TATÙ Se di carne parlate, anche a me raccontate.
CHICCE Tatù, devo dirti una cosa.
LO Dalla a me, Chicce, la tua rosa.
CHICCE Tatù, farò il provino.
TATÙ Ti sta leccando le dita.
LO Posso dare un morsichino?
CHICCE Lo vorrei tanto anch’io.
TATÙ Quel corpo è mio.
BURGO Carne carne carne.
CHICCE Farò il provino, diventerò famosa.
LO Mi piace quella rosa, che hai sotto il vestito.
TATÙ Hai troppo appetito.
BURGO Carne carne carne.
CHICCE La mia carne famosa.
LO Mi piace la tua cosa.

TATÙ Dove sei stata, maiala? Ho dovuto servire da bere a Lo e sopportare i piagnistei di un figlio morente.
BURGO Gioia e serenità. Telefonate, appena un altro figlio muore. Ma non indugiate. Meglio se ancora batte il cuore.
CHICCE È morto un figlio?
BURGO Il più puro, un giglio.
CHICCE Canción morto? E adesso chi laverà i piatti? Ci penserai tu? Io non ce la faccio più. Nessuno cerca di capirmi.
LO So di un cucciolo. Deve ancora nascere. Ma i canicani crescono in fretta. Se lo vuoi, te lo regalo.
BURGO Un randagio! Per palato raffinato. Va prima frollato con la buona educazione. Ma di chi è, Lo, di chi è questo figlio del peccato?
CHICCE Oh, che importa? Che emozione! Sarebbe un’adozione. Non morde, vero?
LO Bisogna ammaestrarlo.
BURGO Vorrei tanto rimanere, ma la milza è delicata. Se aspetto ancora, prenderà odore e perderà colore. Lo, più tardi mi dirai del bastardo.
CHICCE Grazie per il tuo buonumore.
BURGO Di là ho lasciato la carcassa. Puoi buttarla ai canicani. Gioia e felicità! Fatta man bassa, Burgo allegramente se ne va. Exultate, jubilate, o vos animae beatae.

LO Chicce.
CHICCE Lo?
LO Io ti dono il bastardino, ma tu mi devi un favorino.
CHICCE Stai facendo il malizioso?
LO L’amoroso, l’amoroso.
CHICCE Tu mi turbi e mi emozioni.
LO Perché sotto ho due marroni.
CHICCE In che modo tu mi avrai?
LO Lascia fare e lo vedrai.
CHICCE In un modo da animali?
LO Come i cani.
CHICCE Ma tu m’ami?
LO Come i cani.
CHICCE e LO Bau bau grr uh uh uh…

TATÙ Andate a impiccarvi, branco di farabutti. Che vi prenda un canchero intestinale a tutti quanti. E lasciatemi in pace, perché ho tanta rabbia dentro che mi viene da prendermi a pugni con le mie stesse mani.
CHICCE
e LO Noi godiamo i piaceri del mondo,
noi fuggiamo le cose celesti.
Conduciamo una vita angosciante
e però siamo anche molto allegri.
Balliamo e saltiamo,
saltiamo e cantiamo,
saltiamo e balliamo,
cantiamo e saltiamo.

CANBÈTT Canción!
CANFÌL Non c’è.
CANBÈTT Che cosa fai sul pavimento?
CANFÌL Il cane alla catena.
CANBÈTT Vuoi che ti liberi?
CANFÌL A me va così. A te come va?
CANBÈTT Pochi clienti, uno peggio dell’altro. Brutta nottata. Come sarà il mattino? Lo vedo nei tuoi occhi. Quando un giorno comincia in questo modo, il tempo si dovrebbe vergognare.
CANFÌL Abbassa la voce. Papà sta guardando la televisione.
CANBÈTT Vado a parlare con Canción.
CANFÌL Canción è morto.
CANBÈTT Non spaventarmi.
CANFÌL È morto.
CANBÈTT Canción non c’è più?
CANFÌL Immagina di vederlo accovacciato sul pavimento, dove ora sei tu, con la schiena appoggiata alla parete. Perde sangue. Mi chiede di tenergli la mano.
CANBÈTT Non gli tieni la vita?
CANFÌL Gli parlo, lo ascolto, gli do la mano, me la stringe, poi muore. Tutto qua.
CANBÈTT Dove lo hanno messo?
CANFÌL Di là, ma è meglio se non lo vedi.
CANBÈTT Lo hanno picchiato?
CANFÌL È venuto Burgo.
CANBÈTT Burgo è venuto?
CANFÌL Si è portato via tutto.
CANBÈTT Voglio vederlo.

TATÙ Sempre gente che va e che viene. Gente che non sta zitta. Le parole portano i propri culi verso il finale, fingendo che tutto questo sia originale. Aria fritta. Le parole sono aria, la stessa che esce dall’altra bocca. Parole intestinali. E voi… ih ih ih!... le annusate. Ci vorrebbero frustate, per convincervi che non tutto il sangue è succo di pomodoro.
Portate via la bestia alla catena! Mi fa pena, ho l’animo delicato. Sentito? Parole affettate, parole cacate.

CANBÈTT Di là c’è la pelle di Canción. Non si tende più sulle morbide forme di bambino. È la pelle avvizzita di un vecchio. Di là c’è la pelle di Canción. Come farà Canción senza più gli occhi, senza la lingua, senza il cuore? Come farò, io, senza Canción ? Chi mi darà la consolazione delle parole che fanno ridere? Io ridevo, con Canción.

TATÙ Senti un po’ che gente allegra che ci abbiamo in questa casa! Motivi per ridere? Allora anche per piangere. Ma tu non devi piangere, tu devi solo crepare.
CANBÈTT Canción è morto.
TATÙ Telegiornale delle ore venti. È morto uno dei canicani. Uno in più, uno in meno…
CANBÈTT Lo hai lasciato morire.
TATÙ Lui mi ha lasciato vivere, così siamo pari. Fammi vedere quanto hai guadagnato.
CANBÈTT È colpa tua.
TATÙ Ti ho chiesto di darmi i soldi. Quando chiedo una cosa, voglio essere obbedito mondimpiccato!
CANBÈTT Ecco i tuoi soldi.
TATÙ Tutto qua? Fai la filosofa e mi porti una miseria?
CANBÈTT È la stessa che vendo.
TATÙ Figlia degenerata ingrata malcostumata disgraziata che apri bocca contro tuo padre!
CANBÈTT Posso andare?
TATÙ Cani! Solo cani! Ti proibisco, da ora e per sempre, per qualunque motivo, in qualunque situazione, di ridere. I cani non piangono e non ridono. Si accucciano e uggiolano con lo sguardo implorante. E poi muoiono. E la carne sarà data in nutrimento. E chi non segue l’audio sarà bastonato. È così che funziona. Il mondo è un supermercato. La casa un macello.

CHICCE Questo è il nostro giardino. Non è ancora un parco. Lo diventa quando vado in televisione. Là c’è il bidone che non si vede, sommerso dalla spazzatura. Ci fanno il nido i topi, gli scarafaggi e le bisce. Ogni tanto Tatù gli spara. Ci sono pelli, piume e ossa un poco dappertutto. A noi ci piace la natura naturale, per questo si vedono rovi, ortiche, erbacce, cespugli morti, alberi secchi e funghi velenosi. Tutto genuino.
Mancano pochi giorni al provino. Per fortuna non ho bisogno di ritocchi. Sono già perfetta così. Faccio una dieta distossicante con le prugne. Voglio che stomaco e intestino brillano come il forno della cucina. Stomaco... intestino… cucina... capite? Posso fare il cabarètt, oltre al varietà. Ho tante possibilità. Troppe, forse. A volte guardo in su le stelle nel cielo e penso: chi divento, io? Ho tante risposte e prima o poi devo fare una scelta. A volte invece mi dico: com’è che va a finire? Qui entra in gioco l’ottimismo, che mi risponde: tu pensa a goderti la vita, che te lo meriti.

TATÙ Che mondomarcio di bestiate dici?
CHICCE Buongiorno, marito.
TATÙ Perché non hai passato la notte nel tuo letto?
CHICCE Perché l’ho passata nel letto di Lo.
TATÙ Finocchi mascherati, gli scopatori delle mogli altrui.
CHICCE Ti porto il caffè?
TATÙ Uno si alza e nessuno corre a servirlo, in questa casa di mignotte.
CHICCE Tatù, mi ami?
TATÙ Sono forse un idiota?
CHICCE Non è così che funziona. Io ti chiedo se mi ami. Tu rispondi: ti amo da morire. Poi mi abbracci e mi baci fino a farmi svenire.
TATÙ Ti amo da svenire. Vieni qua che ti abbraccio fino a farti morire.
CHICCE C’è qualcosa che non va.

BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae. Salute al principe della casa, che sta per combinare un affare.
TATÙ Non puoi farti annunciare? Questa è una casa perbene.
BURGO Sei sempre di malumore.
TATÙ Mondopiscio, vedo te, che ti arricchisci con il mio sudore!
BURGO Oh, povero me, infelice Burgo, me disgraziato. Tasse, manutenzione, stipendi, spese, corruzione...
TATÙ Le tasse non le paghi, il ristorante un tugurio, i salari dimezzati, non regali mai niente a nessuno.
BURGO I clienti sono sempre più esigenti. Per esempio... posso sedermi?... ieri sera sul tardi... grazie, Chicce, un caffè lo prendo volentieri. Uno straniero, tanto ricco da pisciare dollari, esprime un desiderio bizzarro. Un desiderio che rende metà a me e metà a te.
CHICCE E metà non è cosa da poco.
TATÙ Zitta!
BURGO T’interessa? Metà sarebbe il doppio di quanto immagini.
TATÙ Hai già svuotato Canción, non ti basta?
BURGO Lo straniero è stanco di scaloppine impuberi. Vuole carne ancora più tenera.
TATÙ Chiedi a Chicce. Perché disturbi me?
BURGO Il mio ricco straniero cerca un bastardino. Tu ne hai uno. Quello che ti regala Lo. Vale tanto oro quanto pesa.
TATÙ Chicce, hai finito di origliare?
CHICCE Ho sentito, ma… Burgo, scusa se… Sono così confusa! Il bastardino Lo me lo regala per l’adozione. Ne ho bisogno.
BURGO Sono stupito che tu voglia un tale frutto adulterino. Lo sai da chi è partorito?
CHICCE So che è un bastardo, ma… come tuttofare può andare.
TATÙ Non hai sentito che cosa ha detto Burgo? Non mi lascio scappare un affare.
CHICCE Lo me l’ha promesso!
TATÙ Abracadabra magia. Tiro lo sciacquone e tutto va via, nel cesso.
BURGO Chicce, amica mia, porta pazienza, per un po’ ne fai senza. Non puoi adottare il figlio…
CHICCE Me l’ha promesso!
BURGO Allora non sai niente.
CHICCE Io so sempre tutto, e se non so qualcosa è perché non posso mica sapere tutto.
BURGO …il figlio di tua figlia.
CHICCE Adesso mi sconfondi. Che cosa c’entra…
BURGO Il feto di Canbètt.
TATÙ Ommingola!
CHICCE Canbètt ha un feto? E dove l’ha preso?
TATÙ Mia figlia si è fatta ingravidare? Si è fatta ingravidare senza il mio permesso?
CHICCE Burgo, scusa, Canbètt fa buon uso del persevativo e nessuno… nessuno l’ha mai violentata… a parte forse uno… uno che però…
TATÙ Non fissarmi spiritata. Cosa c’è, ti sei incantata?
CHICCE Tu sei il padre di tuo nipote.
BURGO Altolà. Non sappiamo ancora se sia maschio o femmina. Spero femmina, più tenera.
TATÙ Portatemela via prima che le strappo la lingua!
CHICCE Questa è una scena padre, una terrificante scena padre. E ora, fredifago? Sarai anche il marito di tua figlia? E io? Che cosa divento? Una moglie tripudiata? Io, nonna di tuo figlio? Il Fato incombe. Sipario lacerato. Vedo tre tombe. In una ci sei tu, nell’altra Canbètt e nella terza il bastardo. Io, con un vestito nero, piango.
Funebre lamento
del concepimento
dell’infanticidio
dell’uxoricidio.
TATÙ Disgraziata, non capisci la tragedia? Datemi una sedia, che gliela spacco in testa. Tu canti, sciagurata, fai sempre festa. E mi porti un genero e un nipote. E io? Come finirò, con le tasche vuote? Chi comanda d’ora in avanti, Tatù o un’orda di parenti trionfanti? Ci portano via la villetta. E la colpa è tua, che sei un’inetta.
CHICCE Io le ho sempre dato i persevativi.
TATÙ Piangi, piangi, piangi sul seme versato, piangi sul feto impiantato, ma non piangere non piangere non piangere sul feto asportato.
CHICCE Ero così contenta!…
BURGO La felicità non è di questo mondo, ma il godimento sì. Ti spiace chiamare Canbètt, Chicce cara?
CHICCE La vita è così amara!...
TATÙ E piange. Va’ a prendere la troia, donna!
CHICCE È scappata!
TATÙ Dimmi che non è vero.
CHICCE Ha lasciato un biglietto. Ma sopra non ci ha scritto niente.
TATÙ Io l’ammazzo.
CHICCE Non serve a niente imprecare e maledire. Lei è scappata e io... mi sento sollevata. Ma forse no. E se tornasse? Io… nonna no, nonna proprio no.
BURGO Un affare sfumato. Un delizioso feto in umido… evaporato. Questa è una tragedia, per la nostra commedia.
CHICCE Ho un’idea. Ci pensa Lo. Dopo che avrà sparato, lo scandalo sarà tacitato.
TATÙ Lo! Lo! Lo! Credi che non sono capace di prenderla io con le mie mani, la bestiaccia, mondocane?
CHICCE Non sai soddisfare me, come puoi soddisfare i nostri interessi? Lo, invece, può fare il cinema. Lui è un divo, tu un primitivo.

LO Canicani bastardi!
Sparagli negli occhi
mentre tu li guardi
piangono i codardi
muoiono i balocchi.
Canbètt scappata? Senza esitazione, prendo in mano la situazione.
CHICCE Sì, Lo, prendila in mano.
LO Quella cosa?
CHICCE La mia rosa.
BURGO Carne carne carne. Ma forse non è il momento.
TATÙ Ancora slinguamento. Infoiati come cani. Mmm, mi prudono le mani.
LO Chicce, portami Canfìl.
CHICCE Tutto quello che vuoi. Dentro e fuori, sopra e sotto.
LO Sopra e sotto, dentro e fuori.
TATÙ Lo, sta’ attento, tu muori!
BURGO Che cosa intendi fare?
LO Torturarli prima, se non parlano subito. E torturarli dopo, se hanno parlato.
BURGO Non rovinare gli organi interni, ti spiace?
LO A ognuno il suo mestiere.
BURGO Giusto. Io aspetto in cucina.
TATÙ No, no, no. Tu resti a vedere.
BURGO Lo, non scherzare. Un conto è prelevare un organo e cucinarlo, gli affari sono affari, si fa per necessità. Ma la tortura è disgustosa, per la mia sensibilità.
LO Si fa per necessità.
TATÙ Fottuto sporco bastardo mondo! Porco bastardo mondo sfottuto! Mondo fottuto porco e sbastardo! Sbastardo smondo sfottuto e sporco!
BURGO Exultate, jubilate, o vos animae beatae.
CHICCE Farò un provino, diventerò famosa.
LO Mi piace quella rosa, che hai sotto il vestito.
CHICCE Ogni rosa ha la sua spina.
BURGO Sotto il vestito la fettina.
LO Carne carne carne.
CHICCE La mia carne famosa.
LO Mi piace quella cosa.

TATÙ Carne da squarciare e un fegato da cucinare.
Carne da palpare di una diva da spolpare.
Carne da torturare per chi non vuol parlare.
Carne per fare soldi, carne da macellare.
Attento, tu, guardone che hai pagato.
Un giorno scendo e anche tu sei scarnato.

CHICCE Saluta il signor Burgo, Canfìl. Saluta lo zio Lo.
LO Testosterone, adrenalina, eccitazione. Controllo del corpo e della mente. Esibizione. Tutto sotto gli occhi della gente. Questo è il mestiere più bello del mondo. Affondare la lama fino in fondo, sotto la carne, dentro l’anima.
TATÙ Mondosventro, procedi!
CHICCE Pronto, Canfìl? Se rispondi, ricevi un premio.
TATÙ Ecco come li rovina.
LO Ssstt! L’interpretazione richiede concentrazione.
TATÙ Tutti guardano, nessuno ascolta. Che è come dire che tutti sentono, ma nessuno vede. E questo sarebbe un mondo?
CHICCE Che emozione vederti lavorare. Non ti serve la corrente elettrica?
LO Per il momento, no.
CHICCE Ti porto una spranga? Un paio di pinze? Un laccio di seta?
LO No, Chicce, grazie. Ho i miei attrezzi personali. Mi ascolti, Canfìl? Sono lo zio Lo. Non è il caso di avere paura. Ti ho tenuto sulle ginocchia. Ti ho baciato e accarezzato. Vedi il coltello? Anche a lui sono affezionato. Vedi com’è affilato? Zwip!... scrive con il sangue.
CHICCE Com’è emozionante! Dovrebbero farci un film.
LO Chicce, per favore!
CHICCE Dovendo fare la star, devo abituarmi a certe cose.
LO Fingi compassione e orrore, ma non starmi addosso. Mettiti seduta.
CHICCE Lo, che genialità! Seduta a fare il pubblico. Il pubblico di me stessa. È una cosa di avantiguardia. Scusate se vi do le spalle, ma ora il pubblico è la protagonista. Una cosa mai vista.
LO Vuoi fare contenti la mamma e lo zio, Canfìl?
TATÙ E il papà? Come se neanche esiste, il papà. Ma io sono qua.
LO Allora, nipotino?
CANFÌL Io non so niente.
LO Se sei complice, lo scopro. Se lo scopro…
CANFÌL Ma che cosa vuoi da me?
LO Sapere dov’è scappata Canbètt.
CANFÌL Canbètt scappata? E che ne so, io?
LO Quando l’hai vista l’ultima volta?
CANFÌL E che ne so? Non mi ricordo.
LO Sono qui proprio per risvegliare la memoria.
CANFÌL Io non ho mai niente da ricordare.
LO T’incido la fronte. Il sangue cola sugli occhi. Poi scivola sulle labbra. Assaporalo. Non fa male. È solo sangue. È il male a farti male.
CANFÌL Zio Lo, per favore. Io non so niente. Se anche so qualcosa, non vale niente. Sono Canfìl, zio Lo. Dicevi di volermi bene.
LO Piagnucoli come una bambina. Femminuccia, Canfìl, femminuccia.
CANBÈTT Lascia stare mio fratello.
CHICCE La mia bambina! Com’è emozionante questo teatro in cui il mio amante tortura mio figlio e inaspettata giunge la madre del figlio di mio marito suo padre! Uccidila, Lo. Morta lei, morto il bambino, tutto ritorna come prima. Qui l’ho detto, qui lo nego. Sono una madre.
BURGO Mistica apparizione! Il tempio del mio feto culinario! M’inginocchio, in venerazione.
TATÙ Sputa l’osso, Canbetta. Sputa il feto, troietta.
LO La paladina dei deboli, la puttanella a buon mercato.
CANFÌL Perché, sorella, perché sei tornata? Per vedermi umiliato?
CANBÈTT È solo sangue. Te lo tolgo dal viso. Fammi un sorriso.
LO A te, Canbètt, recido i capezzoli. Riaprire con le dita la ferita e fotterti nel cuore.
CANBÈTT Il mio cuore è sprangato.
LO Basta spingere e il cuore scivola sui cardini.
CANBÈTT Forse non c’è nemmeno.
LO Andiamo a vedere? La bambina battona senza cuore. Da fare impazzire d’amore i clienti.
CANBÈTT Non ho clienti. Solo incidenti.
LO Finisci per farti male.
CANBÈTT Io il dolore non lo sento più.
LO Andiamo a vedere? Il mio coltello è curioso di sapere.
CANBÈTT E dove lo ficchi? Non ho più carne. Se la sono già presa tutta.
LO Il coltello cerca l’anima.
CANBÈTT Ah, quella. Se ne ho avuta una, è stato prima dei ricordi.
CANFÌL Che cosa vuoi dimmelo tu
la coscia un braccio e sempre di più
prenditi tutto quello che vuoi
ma che sia carne altro non puoi
prenditi il cuore e prendi il cervello
prendi il nipote il figlio il fratello
ma ai canicani l’anima no
quella non puoi prenderla no.

VOCE Lascia stare mia madre.
CANBÈTT Sei tu ? Il mio bambino?
VOCE Sono io, mamma.
LO Sei stato tu a parlare, Canfìl?
CANFÌL Non era la mia voce.
LO Che diavolo di un trucco avete escogitato?
CHICCE Tatù, hai sentito? Era la voce del feto, Tatù? La voce di tuo figlio?
LO Ti taglio le orecchie, Canfìl. Così non puoi ascoltare il seguito del tuo imbroglio.
VOCE Se tocchi mio fratello, ti sprofondo nel fuoco.
LO Dove ti sei nascosto, demonio?
CANFÌL Va’ via, Canbètt. Va’ via con lui. Di me non c’è niente che si possa salvare.
LO Vieni fuori, maledetto. Non ho paura di te.
VOCE E io non ho paura di voi. Me l’ha insegnato mia madre a non avere paura di voi.
LO Vieni fuori! Fatti vedere!
CHICCE Lo, fa’ qualcosa!
LO Che cosa devo fare? Ammazzare una voce?
TATÙ Mondocane, mai in pace. Vattene, feto! Se sono tuo padre, questo conta qualcosa.
VOCE Conta solo la madre.
TATÙ Da quale inferno sei uscito, demonio?
VOCE Dal tuo, padre.
LO Fatti vedere! Affrontami!
CHICCE Andiamo via, Tatù. Chiudiamoci in cucina con Burgo. Ti preparo da mangiare e dimentichiamo. Che brutta uscita di scena! Andiamo via, Tatù, ti preparo la cena. Oppure è il pranzo? Sono confusa.
TATÙ Maledetto il mondo e tutte le sue voci e maledetto chi le ascolta e chi le emette e distrugge quello per cui abbiamo tanto faticato. Maledetta te e le puttane che ho allevato e maledetti i bastardi che ho generato e maledetti quelli che ci hanno spiato e maledetto questo teatro in cui succedono cose che nessuno deve vedere!
VOCE Sprofonda nella cenere di cui sei fatto!
CHICCE Che succede? Tatù, dove vai? Aggrappati a me! Lo! Salvalo! Burgo!
LO Va a fuoco! Non posso avvicinarmi!
BURGO Carne carne carne! Carne arrostita!
CHICCE Tatù! Resisti! Vado a prendere lo stintore!
LO Sta sprofondando!
CHICCE Tatùùù!... Non posso vivere da sola!

CANFÌL Canbètt, ho paura. Non si può uccidere il padre e farla franca.
CANBÈTT Prendiamo Canción e andiamocene.
CANCIÓN Non sono di buona compagnia. Non so più ridere.
CANBÈTT Nemmeno noi.
CANCIÓN Forse è meglio se mi lasciate qui. Sono morto.
CANBÈTT Voglio che tu veda il mio bambino quando nasce.
CANFÌL Andare dove? Noi non possiamo andare. Tu ci hai provato e sei tornata.
CANICANI Nudi alla catena
sporchi da far pena
stanchi e affamati
cani bastonati

sibila il coltello
carne da macello
dentro quattro mura
vita spazzatura

Noi siamo i figli i figli canicani
catene ai piedi catene alle mani
tra quattro mura ci hanno imprigionati
ma dai padroni dagli orchi siam scappati

Noi siamo i figli i figli canicani
siam senza un oggi siam senza un domani
ma se scappiamo fuori della stanza
nel mondo allora troviamo una speranza.

CHICCE Canicani! Imiei bambini! Come farò senza di voi?
LO Lasciali andare, i bastardi. Uno è morto…
BURGO … l’altro è più morto che vivo…
CHICCE … e Canbètt, non l’ho mai detto a nessuno, è malata, poverina, quella malattia brutta che non si può curare, anche disgustosa, poveretta, diventa magra e si consuma giorno dopo giorno, io non gliel’ho detto per non rovinarle il lavoro, se no le passava la voglia di fare la carina con i clienti, penso che il bambino muore prima di lei, povero innocente, ma è la vita, no? A chi va in un modo a chi in un altro.
LO A Tatù è andata da schifo, ma noi siamo qui.
BURGO A mani vuote.
CHICCE Era solo un feto, Burgo. Ne trovi altri.
BURGO Certo, pagando.
LO Anche di canicani ne trovi quanti ne vuoi.
BURGO Pagando anche quelli. Mica tutti si lasciano imbrogliare come Tatù.
CHICCE Ho un annuncio da fare. Sono incinta.
LO Mio figlio. Il mio primo canecane.
BURGO Exultate, jubilate, eccetera eccetera eccetera.
CHICCE Lo sento dentro di me che scalcia e graffia, tira pugni e sputi, ringhia e ulula.
LO Mio figlio, lo riconosco.
CHICCE Questo canecane non è sottomesso e debole. È un lupolupo, questo canecane.
BURGO Selvaggina. Sapori forti. Guadagni stratosferici.
CHICCE Artigli, zanne, pelo ritto, occhi rossi, bava, balza alla gola, assalta e uccide, muscoli, ferocia.
LO Mio figlio.
BURGO Fammi accarezzare il grembo. Lo sento, lo sento. Razza superiore.
CHICCE Ne faremo tanti, Lo.
LO Lupilupi.
CHICCE Un mondo di lupilupi, Lo.
BURGO Lupilupi. Sangue forte. Ne vorrei un calice, per brindare.
CHICCE Madre di lupilupi. Basta con la commedia. Figura tragica.
LO Padre di un branco. Qua, lupilupi, qua. Li domino, li eccito, li scateno.

Noi siamo i lupi i lupi canicani
grinfie sui piedi e artigli sulle mani
tra quattro mura siamo rintanati
ma con le zanne ci siamo dilaniati.

Noi siamo i lupi i lupi canicani
è nostro l’oggi è nostro anche il domani
andiamo a caccia fuori della stanza
tra gli ululati comincia la mattanza.