Chatters (chiacchiericcio)

di

Niccolò Matcovich



PERSONAGGI:

Andrea Poretti, ragazzo suicida, 27 anni.
Alìda Fata, giornalista e conduttrice televisiva del talk show “E invece io ne parlo”. Bella presenza, 50 anni portati con eleganza. Calca lo studio come un domatore nel proprio circo.
Romano Poretti, 57 anni, padre di Andrea.
Paolino Barini, 45 anni, tuttofare.
Sandro Moreni, 23 anni, speedy-pizza. Amico stretto di Andrea.
Sofia Reno, 25 anni, parigina di nascita. Abita a Roma col sogno di diventare fotografa.
Dario Beretta, 23 anni.
Rosa, 53 anni, madre di Andrea.

ATTO UNICO

Studio televisivo a pianta circolare.
Una semicirconferenza è occupata dagli spalti a più gradinate per gli spettatori, al contempo “teatrali e televisivi”.
Non sono presenti attrezzature tecniche (telecamere ecc…).
Sul fondo, uno schermo di grandi dimensioni; davanti allo schermo, cinque sedie, tre sulla sinistra e due sulla destra.
Alìda Fata tiene sotto controllo la situazione pre-diretta, poi occupa il centro esatto dello studio, guardando fisso davanti a sé, come fosse in camera, un cono di luce che illumina soltanto lei.
Si accende sullo schermo la scritta “on air”.
ALIDA: (leggendo di tanto in tanto la cartellina) Poco prima di sospendere le cure, scegliendo di morire, mio marito mi ha detto “Non accanirti mai, combatti fino a quando vuoi combattere, con te stessa e con gli altri”. Cosa avrebbe detto Andrea, come avrebbe reagito ascoltando queste parole come fossero parole di un padre?
Andrea ha combattuto fino a quando l’ha voluto, o forse potuto, con se stesso prima che con gli altri; Andrea si è tolto la vita, in un monolocale disordinato nei pressi della stazione Tiburtina, Roma; Andrea era un ragazzo di 27 anni, un ragazzo che, come tanti altri, aveva dei sogni, degli interessi, delle ambizioni: voleva fare lo scrittore, voleva essere un artista. Una vita difficile, la sua; una vita che sembra avergli sorriso poco.
A dirvi questo e molto altro, Mani da fata, La regina degli allocchi, Malafemmina, Il gufo oscuro, nomi che ancora oggi leggo etichettarmi da molti, dai cattivi, come dicono le fiabe; ma io non mi accanisco, e continuo a combattere, per il bene di voi che ci guardate e di chi non è riuscito ad arrivare fino in fondo.
Una storia scomoda, spinosa, i cui nodi stanno per venire al pettine.
Cantava il poeta “E Andrea l’ha perso, ha perso l’amore, la perla più rara; e Andrea ha in bocca un dolore, la perla più scura”; e a parlarci d’amore ecco chi, in un modo o nell’altro, gli è stato vicino nei diversi momenti della sua vita.
Ancora una volta, da Alìda Fata, buonasera e bentornati a “E invece io ne parlo”.
Luce diffusa in studio.
Alìda lascia la posizione centrale e si muove ampiamente per lo studio.
ALIDA: Il tempo è tiranno e padrone; (rivolgendosi all’immaginaria regia) fate partire il timer. (dopo pochi secondi) Scusate, c’è un ritardo in regia. Ragazzi, per piacere, il timer.
Sullo schermo appare, in rosso, il timer, che segna trenta secondi.
Come sempre, mezzo giro d’orologio, il semi-cerchio perfetto, questa volta per un primo, rapidissimo tuffo nel passato, nel ricordo, nella memoria.
Romano, di nome e di fatto, 57 anni, padre di Andrea.
Entra Romano, passo rapido, sguardo sfuggente. Occupa la posizione iniziale di Alìda, il cono di luce su di lui, e lo stesso faranno gli altri a seguire.
Parte il timer col conto alla rovescia.
Romano resta in silenzio, guardando in camera e ai lati, di sfuggita, sentendosi osservato. È a disagio, emozionato, ma non lascia la posizione.
Stop al timer. Luce diffusa.
Romano si va a sedere.
ALIDA: Il rumore del silenzio: come non capirlo…
Paolino Barini, 45 all’anagrafe, tuttofare romano e da poco scrittore di romanzi.
Entra Paolino, sorride e saluta il pubblico. È goffo, impacciato, a disagio, ma raggiunge la posizione con sicurezza.
Il suo monologo durerà più di trenta secondi. Sarà Alìda a stopparlo una volta finito il timer, interrompendolo.
PAOLINO: Ciao a tutti, ciao Alìda. In realtà so’ de Manziana, però va beh, tanto vivo a Roma da un sacco de tempo… Dove guardo? Dritto là ve’? (guarda fisso in camera e dondola sui piedi. Parte il timer) Primo, Andrea era forte. Cioè, tipo che era serio, professionale. Scusate se me trema la voce ma so’ un po’ emozionato. Va beh, vado avanti. Allora, con Andrea se semo visti in un bar sotto casa sua e gli ho dato la bozza del romanzo, perché io scrivo! Ha detto che mi voleva incontrare di persona, non gli piaceva che gliela mandavo tipo via internet. Abbiamo deciso un paio d’appuntamenti al telefono, poi niente. È andato. Porca vacca… So’ brutte ‘ste cose. Cioè, non me l’aspettavo. Grazie a tutti.
ALIDA: (interrompendolo dopo trenta secondi esatti) Tempo scaduto: mi scusi, ma sono costretta ad interromperla.
PAOLINO: Scusa Alìda, me so’ lasciato prende…
Paolino si siede sulla sedia centrale a sinistra.
ALIDA: No, di là. Accanto a Romano.
PAOLINO: Oddio, c’hai ragione.
Si sposta e, prima di sedersi, porge la mano a Romano.
ALIDA: Un’amicizia nata per caso, preziosa e importante. Sandro, 23 anni, la casa al piano superiore rispetto a quella di Andrea.
Entra Sandro, emozionato, mani nelle tasche.
Guadagna la posizione, gli occhi lucidi.
Parte il timer.
SANDRO: (tira fuori dalla tasca un foglio piegato e, schiarendosi la voce, legge “Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice”, poi, commuovendosi) Andre’, ma che cazzo hai fatto?
Sandro guarda Alìda e non si muove.
Alìda fa cenno alla regia di stoppare il timer.
Luce diffusa.
ALIDA: Acqua?
SANDRO: No grazie, a posto.
ALIDA: Siediti. Scegli tu dove.
Sandro si va a sedere sulla sedia centrale delle tre a sinistra.
Mi rendo conto che è difficile trattenere l’emozione, ed è giusto non farlo: siamo qui per questo; e con altrettanta emozione andiamo avanti: Sofia per la Loren, francese di nascita e romana di cuore, come lei stessa ama definirsi; 23 anni, aspirante fotografa, Sofia Reno.
Entra Sofia, passo sicuro. Va ad abbracciare Sandro e poi raggiunge la posizione.
Parte il timer.
SOFIA: “E tu chi cazzo sei? Scherzo, entra! Non fare la mummia”. Ha aperto così, la sera del rendez-vous. Ho avuto un effetto strano. Era simpatico, però anche scorbutoco; si dice? Comunque non si toglieva dalla porta, anche quando mi ha detto “entra!”. Io non amavo molto quel comportamento. Però aveva un bel sorriso, devo dirlo. Ho amato presto il suo sorriso.
Stop al timer. Luce diffusa.
Si va a sedere.
ALIDA: Dalla campagna laziale, Dario Beretta, 23 anni, fornaio a fianco del padre.
Entra Dario, asciugandosi il sudore da ansia con un fazzoletto e aggiustandosi gli occhiali.
Parte il timer.
Con voce rotta, prova a cantare un pezzo di Summer time nella versione di Janis Joplin. Stona, si ferma, riprende, e così per i trenta secondi.
DARIO: L’ho conosciuto così: e chi se lo scorda!
Stop al timer. Luce diffusa.
Si va a sedere.
ALIDA: Immaginate una sesta sedia, una sedia vuota, o forse piena di un’assenza, perché Rosa, 53 anni, prima cameriera poi commessa, ma soprattutto madre di Andrea, ha rifiutato l’invito in trasmissione; e io non obbligo nessuno, né tanto meno supplico; ma sono convinta che da casa anche lei ci sta seguendo.
Un benvenuto ufficiale ai nostri ospiti e… atmosfera!
Si abbassano le luci, creando un’atmosfera più raccolta.
ALIDA: Conosciamoci, conoscetevi. Se non ora, quando? Romano, mi aggancio subito a lei. Il suo è stato un silenzio eloquente: era emozione o riservatezza?
ROMANO: Nessuno dei due.
ALIDA: E cosa, allora?
ROMANO: Mi mancavano le parole.
ALIDA: Beh, sì, capisco… Spesso è l’emozione a strozzare il fiato in/
ROMANO: /Non sono uno che parla molto.
ALIDA: (accomodante) Però stasera sarà il suo compito, parlare di Andrea. Lo sa, vero?
ROMANO: Lo so.
ALIDA: Preferisce che prima faccio alcune domande ai ragazzi?
ROMANO: Sì, sono curioso quanto lei.
SANDRO: (piano) Cominciamo bene…
ALIDA: Sandro, vorrei partire da te.
SANDRO: Sì.
ALIDA: Andrea era un tuo grande amico. So che vi siete conosciuti per caso; ti va di raccontarcelo?
SANDRO: Andre stava nel mio palazzo, e io lavoravo, che poi ci lavoro ancora, nella pizzeria sotto casa. Un giorno mi ordinano pizza e coca ed era lui.
ALIDA: Quindi sei praticamente tornato a casa…
SANDRO: In che senso?
ALIDA: Che hai consegnato la pizza nel tuo stesso palazzo.
SANDRO: Sì, esatto. Lui stava al piano sotto di me, roba che a volte dalla mia stanza sentivo la musica, che poi la metteva bella sparata.
ALIDA: E fino a quel momento qual era il vostro rapporto?
SANDRO: Mah, niente, un “ciao” per le scale, e qualche bestemmione quando non mi faceva studiare per il volume sparato. (sorride con tenerezza)
ALIDA: Quindi ascoltava spesso la musica?
SANDRO: Sì sì, in pratica tutto il giorno…
ALIDA: … e la notte?
SANDRO: No dai, in realtà rispettava le regole, a parte il volume…
ALIDA: E dopo quella sera?
SANDRO: Dopo quella sera sempre insieme, pappa e ciccia. Quando potevamo, ovviamente.
ALIDA: E che facevate insieme?
SANDRO: Boh… Ci svaccavamo da lui: musica, film, chiacchierate… A volte anche ognuno per cavoli suoi.
ALIDA: E… quali erano i suoi, di cavoli?
SANDRO: (sorride, poi) Andre scriveva un botto, e passava una fracca di tempo al computer.
ALIDA: Sul Forum?
SANDRO: Sì, anche…
ALIDA: (a tutti) Andrea ha creato un Forum, tempo fa; un Forum che si chiamava il Club dei 27/
SOFIA: /Club 27, senza “dei”.
DARIO: (piano) Sofi…
Sofia gli fa la linguaccia.
ALIDA: Su questo Forum si discuteva di arte, di musica, di prospettive, (dopo una pausa) e di morte. (dopo una pausa) Sofia… cosa indica questo “27”?
SOFIA: Sono tutti artisti morti a 27 anni.
ALIDA: Facciamo un po’ di nomi?
SOFIA: Bon… Janis Joplin… Jim Morrison… Kurt Cobain… Amy Winehouse…
ALIDA: Dario, è per Janis Joplin che hai provato a cantare “Summer time” nella tua presentazione?
DARIO: Provato mi sembra la parola giusta (sorride). Comunque Andrea stava in fissa con Summer time, e pure con Janis: sul Forum ne parlava sempre!
ALIDA: Allora torniamo fra poco sull’argomento, ma prima una virata su Paolino: come è nato il rapporto con Andrea?
PAOLINO: Oddio, è ‘na domanda difficile. Scherzo, dai. È nato su internet. Le case editrici c’avevano la puzza sotto il naso, poi quelle piccole vogliono tipo un sacco di soldi che magari il tuo libro manco te lo leggono. Allora me so’ messo a cercare tipo su e-bai e ho trovato un po’ di gente che correggeva bozze come lavoro, tipo da privati. Lui me sembrava quello più serio e allora gli ho voluto fa’ legge la mia.
ALIDA: Ha avuto difficoltà a contattarlo?
PAOLINO: No pe’ niente. J’ho mandato un messaggio e m’ha risposto tipo subitissimo.
ALIDA: Questo lascia intuire che ci teneva a quel lavoro…
PAOLINO: Avoja, era serio quel ragazzo. Anima e còre.
ALIDA: Su questo non ci piove. Dario, torniamo al Forum?
DARIO: Mh mh.
ALIDA: Tu e Sofia avete conosciuto lì Andrea: com’è successo?
DARIO: Andrea era l’amministratore del Forum: l’aveva creato lui.
SOFIA: Dario invece era il rompiscatole. (ride)
DARIO: Grazie, sempre carina tu.
SOFIA: Je te moque, ti prendo in giro.
DARIO: Lo so. (sorride) Comunque è vero, un po’ rompevo perché l’idea non m’entusiasmava.
ALIDA: Quale idea? Dario, ricordati che siamo in diretta, e la gente non sa nulla di Andrea.
DARIO: Ah già… C’era un megatopic/
SOFIA: /Un topic è una discussione, linguaggio della rete.
DARIO: Sofi, mi lasci parlare? Questo megatopic era un po’ un… sunto dei sunti… si dice?
ALIDA: Credo di no, ma ti capiamo. (sorride)
DARIO: Insomma, era un po’ un riassunto delle cose che si parlavano sul Forum, dove si parlava di un megaprogetto che c’aveva in testa Andrea. Scusate, ma quando mi emoziono parlo malissimo.
ALIDA: Non ti preoccupare, all’inizio succedeva persino a me. Sofia, qual era il megaprogetto?
SOFIA: Da’, parli del flash?
DARIO: Oui madame.
SOFIA: Bon. Andrea voleva una rivoluzione artistica, come la chiamava lui: un mega flash mob.
ALIDA: Dario, proviamo a spiegare a chi del nostro pubblico non lo sa che cos’è un flash mob.
PAOLINO: Io non lo so! (ride)
ROMANO: (piano) Idiota…
ALIDA: Allora lo spieghiamo al signor Paolino.
DARIO: Oddio… Non so come dirlo… E’ una specie di evento-lampo… organizzato da un po’ di gente, che magari ballano insieme, o fanno qualcosa di protesta, o si pigliano a cuscinate.
ALIDA: Non… so se sia chiarissimo… Diciamo quindi che è una forma di… manifestazione collettiva? Che può essere di protesta, artistica, o anche senza uno scopo preciso.
DARIO: Ecco, volevo dire quello. (sorride e guarda Sofia, che gli strizza l’occhio)
ALIDA: Dunque, Sofia, questo flash mob era piuttosto… particolare. Ma possiamo anche dire estremo.
SOFIA: Oui, molto estremo.
ALIDA: Qual era la proposta?
SOFIA: (dopo una pausa) Un suicidio collettivo.
Un lungo silenzio. Alìda osserva attentamente tutti gli ospiti.
ALIDA: Romano… lei ne sapeva qualcosa?
ROMANO: No…
ALIDA: … Se la sente di parlarne un po’?
ROMANO: … No.
ALIDA: Rispetto i suoi tempi, torno dai ragazzi.
SANDRO: Ridicolo…
ROMANO: Scusa?
PAOLINO: Ha detto “ridicolo”.
SANDRO: Niente.
ROMANO: Ah, ecco. Mi era sembrato…
PAOLINO: Boh, va beh…
ALIDA: (per smorzare) Dario, tu come hai risposto all’appello di Andrea? Se possiamo chiamarlo così…
DARIO: Stavo sempre dietro al topic, senza perdere una virgola. A me all’inizio mi sembrava tutta una cazzata, scusa… una cavolata, cioè uno scherzo. Poi ‘sta cosa si faceva seria, la gente discuteva…
ROMANO: E tu con loro.
DARIO: Beh, sì. Li seguivo, insomma.
ALIDA: Ed erano tutti d’accordo con la proposta, Sofia?
SOFIA: Del flash? No, per niente. Tanti erano incavolati, gli dicevano sei matto, devi farti vedere da uno bravo.
ALIDA: E voi?
SOFIA e DARIO: Io/
Ridono.
DARIO: Vai.
SOFIA: Merci. Io ero appassionata.
ROMANO: Appassiona una proposta del genere?
SOFIA: Beh, l’argomento era fico…
ROMANO: Ah beh…
SOFIA: Cioè, volevo andare a fondo. Lui ha proposto il rendez-vous a casa sua/
ALIDA: /Scusa se ti interrompo, ma volevo arrivare proprio qui. Il “rendez-vous” di cui ha parlato Sofia anche nell’introduzione è stata una serata organizzata a casa di Andrea. Per cosa, Sandro?
SANDRO: Perché io?
ALIDA: Perché se non sbaglio non eri d’accordo…
SANDRO: (sospirando) Andre era super serio con quel progetto, ci credeva un botto. Quando ha visto che c’era gente interessata ha deciso di preparare ‘st’incontro a casa sua per… per farlo, il flash mob.
ROMANO: E voi tutti dietro a fare le pecore.
ALIDA: Aspetti, Romano, mi scusi. Tu, Sandro, sapevi tutto?
SANDRO: Io la pecora non l’ho mai fatta in vita mia. Comunque non proprio: lui mi raccontava ogni tanto, mi diceva che voleva fare ‘st’incontro e che io dovevo starci per forza. E infatti c’ero.
ROMANO: Appunto, la pecora.
SANDRO: Madonna questo…
ALIDA: (per smorzare) Romano, e del Forum, o della riunione, cosa sapeva?
ROMANO: Io? Purtroppo niente.
ALIDA: Ma com’è possibile?
ROMANO: Andrea non mi raccontava niente. Forse era troppo impegnato con il gregge…
SANDRO: O forse non sapevi/
ROMANO: /Stai zitto.
ALIDA: Buoni… Romano, e la madre?
ROMANO: Una stronza colossale.
ALIDA: Ricordo che siamo in televisione… Comunque… vi sentivate?
ROMANO: Sono anni che non la sento.
ALIDA: Vi siete lasciati male?
ROMANO: E’ finita quando è nato mio figlio.
ALIDA: Se posso… “per colpa” di suo figlio?
ROMANO: Non ci amavamo.
ALIDA: E Andrea?
ROMANO: Andrea cosa?
ALIDA: Che ha fatto?
ROMANO: Stava con lei, e quando ha finito il liceo è venuto a Roma.
ALIDA: Quindi già vi vedevate poco?
ROMANO: Il giusto.
SANDRO: Pf…
ALIDA: E com’è cambiato il suo rapporto con Andrea da quando lui si è trasferito a Roma?
ROMANO: Suo di chi?
ALIDA: Di lei, Romano.
ROMANO: Beh, ci siamo sentiti molto poco e/
SANDRO: /Non si sono sentiti manco una volta. Andrea se n’è andato per/
ROMANO: /per cercare fortuna a Roma. Io avevo il ristorante, a Milano. Gli avevo anche detto di venire a lavorare da me, ma lui voleva fare l’artista.
SANDRO: Ma per piacere!
ROMANO: (a Sandro) Hai problemi?
ALIDA: Allora, siamo qui per capire tutti insieme. Sandro, mi sembra che tu abbia avuto il tuo spazio/
SANDRO: /C’è poco da/
SOFIA: /Non interromperla.
DARIO: No, invece continua, perché qui è giusto che si dicono le cose. Scusa, Sofi, ma qui/
PAOLINO: /Va beh, allora famo il tè coi pasticcini triccheballacche e semo tutti più contenti!
ALIDA: (richiamando gli ospiti) Per piacere… Per-piacere! Così non si capisce niente! E che diavolo. (si ristabilisce il silenzio) Oh, allora, Romano. Ecco, mi sono persa. Ah, sì: Andrea era convinto di venire a Roma?
ROMANO: Assolutamente.
ALIDA: Ma lei crede che… stava fuggendo dalla madre?
ROMANO: Sì, probabile.
SANDRO: (piano) Che bastardo…
ALIDA: (per smorzare) E lei, Paolino, sapeva del flash mob?
PAOLINO: No no, zero. Mi ripeto, fino a cinque minuti fa manco sapevo che era, un flash mob. Cioè, non sapevo che se chiamava così, perché poi ogni tanto tipo su iutubb ne ho visti un po’.
ALIDA: Insomma, Andrea teneva ben separate la vita virtuale da quella reale. Anche se poi il flash mob lo stava organizzando davvero… Sofia, su questo, com’era Andrea la sera della riunione?
SOFIA: Mh… Com’era Andrea… Bon, era un po’ matto: andava su, poi giù, poi su, poi giù…
DARIO: Io invece lo trovavo un figo, tutto sprintoso, pieno di vita! Oddio, che gaffe…
ROMANO: Non ho parole…
DARIO: Va beh, nel senso che comunque non si stava fermo un attimo. E poi era super-accogliente, gentile.
ALIDA: Sandro, tu che puoi dirlo, era diverso dal solito?
SANDRO: Quando si fomentava era sempre così, però hai ragione Sofi: ad un certo punto si buttava giù, si deprimeva, ma era fatto così di carattere…
ALIDA: Era un ragazzo ambiguo, insomma…
SANDRO: No, era un ragazzo solo.
Silenzio.
Alìda, come sopra, guarda le reazioni degli altri ospiti.
ALIDA: Secondo te, perché il flash mob?
SANDRO: Per spaccare il mondo.
ROMANO: Poteva spaccarti la faccia, piuttosto.
ALIDA: (smorzando) “Spaccare il mondo” in che senso?
SANDRO: Mo’ te la spacco io.
ALIDA: (alzando il tono) “Spaccare il mondo” in che senso?
SANDRO: Era sempre insoddisfatto. Scriveva, faceva i concorsi, chiamava gli editori, ma niente.
PAOLINO: Sai quante ne ho passate io!
SANDRO: E allora voleva svoltare, come diceva lui. Voleva un testamento da paura.
ALIDA: Cioè?
SANDRO: Cioè lasciare qualcosa di grande, dato che nessuno riconosceva il suo lavoro, i suoi interessi, le sue passioni artistiche, le sue opere.
ALIDA: Un’azione di scandalo, insomma?
SANDRO: Ma no, non è tanto di scandalo… Cioè, sarebbe stata scandalosa, però il suo obiettivo era più di protesta che di scandalo. Una protesta scandalosa. Va beh, ci siamo capiti… Ecco, era tipo un grido di disperazione.
ALIDA: E perché coinvolgere altri ragazzi?
SANDRO: Mh… Secondo me perché per lui era importante non restare solo in questa cosa. La sua idea di arte comprendeva anche la condivisione, e lui sapeva benissimo che campare di arte oggi è più o meno impossibile, soprattutto per i giovani. Certo, mi rendo conto che in questo caso è una condivisione un po’ esagerata… Però voleva sconvolgere tutti, e da solo non gli bastava.
ALIDA: Beh, lo ha fatto.
SANDRO: (risoluto) Molto più di quanto pensate.
Un silenzio.
ALIDA: Dario, la serata com’è finita?
DARIO: Abbiamo parlato di un botto di cose, eravamo tutti un po’ ‘mbriachelli, poi niente, il gioco dell’uva.
ALIDA: Che sarebbe…?
DARIO: Tutti a casa insomma.
ALIDA: Ah, ecco… Curiosa come espressione.
DARIO: Mi sa che si dice solo da noi…
ALIDA: E perché tutti a casa?
DARIO: Mh… Boh. (dopo una pausa) Cioè, io non pensavo che…
SOFIA: Neanch’io…
ROMANO: L’avete fregato, insomma.
Silenzio. I due ragazzi si guardano smarriti.
ALIDA: Sandro?
Sandro non risponde.
ALIDA: Tu… sei andato via insieme agli altri?
SANDRO: Poco dopo…
ALIDA: E… cosa è successo in quel poco tempo?
Sandro non risponde.
ROMANO: Dai che ce la fai…
ALIDA: Sandro?
SANDRO: Mi ha detto che si uccideva lo stesso. (si commuove)
ROMANO: Ma che ti piangi? Eh? Che ti/
SANDRO: /Beh, permetti che/
ROMANO: /No, non permetto proprio niente! Prendi una cosa tanto alla leggera…/
SANDRO: /alla leggera?
ROMANO: … e adesso piangi? Perché tu mica ci credevi che l’avrebbe fatto davvero.
SANDRO: Cosa?
ROMANO: Piantala, che sei ridicolo!
SANDRO: Vuoi che ti vomito in faccia un/
ROMANO: /Ma che hai da vomitare?
SANDRO: Ah guarda ti assicuro/
ROMANI: /E non darmi del tu perché ho un po’ di anni e di esperienza più di te.
PAOLINO: Si plachi, Romano.
ROMANO: E te stai zitto che chiacchieri solo a sproposito.
PAOLINO: Ma come si/
ROMANO: /Ma dove l’avete pescato questo, si può sapere?
SANDRO: Che schifo! Poi uno dice perché ci si ammazza.
SOFIA: Sandro, non esagerare.
ROMANO: Ehi, ragazzino, non ti permettere perché te le faccio vedere.
SANDRO: Che fai te?
ROMANO: Ti aspetto fuori dallo studio, eh. Hai capito?
SANDRO: Ma non vedo l’ora, guarda!
ROMANO: Non ti permettere! Perché qui la colpa è più vostra che mia!
Sandro accusa e resta in silenzio.
ALIDA: E con questo silenzio, qualche minuto di respiro: pubblicità.
Si spegne la scritta “on air”.
ALIDA: (a tutti) Prendiamo un po’ d’aria che è meglio.
Alìda esce.
Romano si alza nervoso, aggiusta la giacca, borbotta.
SANDRO: Che uomo di merda.
ROMANO: Ancora? Tu te le cerchi, eh. Vieni qua vieni.
Sandro si alza.
SANDRO: Che vuoi fare? Sputtanarti anche in televisione?
SOFIA: Sandro, calmati.
DARIO: Sì Sofi però guarda cioè.
SOFIA: La smetti?
DARIO: Scusa… Però/
ROMANO: /Io ti ammazzo.
Romano scatta verso Sandro ma Paolino lo blocca.
PAOLINO: No no no no no no! Mo’ basta!
SANDRO: Sei ridicolo! Ridicolo!
Dario e Sofia trattengono Sandro.
ROMANO: (a Paolino) Lasciami o ti spacco la faccia pure a te.
PAOLINO: Non me pare il mo/
ROMANO: /Non mi toccare!
SANDRO: Raga io me ne vado. Non ce la faccio a sta’ qua.
DARIO: Sa’, ricordati che siamo qui per Andre.
SOFIA: Bravo Dariuccio.
SANDRO: Ma lo vedi? Guardalo!
ROMANO: Ancora che insisti?
SANDRO: E te credo che insisto!
ROMANO: Ma vai a rompere i coglioni a qualcun altro!
DARIO: Senta, non si permetta!
SOFIA: La smettiamo?
PAOLINO: Ma do’ sta Alìda?
ROMANO: I body-guards…
SOFIA: (più forte) La-smettiamo?
Rientra Alìda.
ALIDA: Scusate! Ma che è un circo? Possibile che me ne vado un secondo e vi sbranate? Ma siamo al Colosseo? Questa è televisione, eh! Ci sono delle regole, qui. Peggio dell’asilo! E che cazzo! Sì, ho detto cazzo: quando ci vuole ci vuole. Oh. Allora. Rimettetevi a sedere perché fra poco torniamo in diretta. Ma guarda te… La maestra delle elementari, stasera.
I ragazzi si siedono. Romano fa un altro giro per lo studio, poi un cenno minaccioso a Sandro, poi si decide a sedersi.
ALIDA: Oh, grazie. Qualcuno vuole acqua?
SANDRO: Ma dategli una tisana!
ROMANO: Ricominci?
ALIDA: Adesso basta davvero!
SOFIA: Sandro, arréte!
DARIO: Ciccia, pure te però. Non è che ha due anni.
SANDRO: Ragazzi, non vi ci mettete pure voi che qua non se ne esce.
PAOLINO: Posso di’ ‘na/
ALIDA: /No, mi scusi Paolino ma mancano pochi secondi alla diretta.
PAOLINO: No va beh, solo che me dispiace tutto ‘sto casino.
ROMANO: Ecco, ci mancava l’angelo della pace.
ALIDA: (decisa) Cinque alla diretta!
Si riaccende la scritta “on air”. Assumono tutti una posa più composta, ma Sandro e Dario dialogano animatamente sottovoce.
ALIDA: (ostentando calma e sicurezza) Bentornati ai molti e benvenuti ai pochi che solo adesso iniziano a seguirci! Questa serata è dedicata ad Andrea, lo ricordiamo per il bene di tutti.
SOFIA: (piano agli altri due) Ragazzi smettetela. Dai, Da’…
ALIDA: Abbiamo imparato a conoscerlo un po’ grazie agli ospiti di questa sera. Ma adesso, “A bruciapelo”, dove i nostri ospiti (verso gli ospiti) Sh! (Dario e Sandro si zittiscono. Alìda di nuovo al pubblico) diventano protagonisti con tre domande scottanti cui rispondere solo sì o no. Dario, partiamo da te. A seguire, per la regia, Sandro, Sofia, Romano e Paolino. Dario, prenditi il tempo che vuoi, ma solo sì o no, in tutta sincerità.
DARIO: Ok. Quindi posso pensarci?
ALIDA: Sì, ma sincero.
DARIO: Ok.
ALIDA: Luci, grazie.
Buio in studio. Un fascio di luce che cala su Dario e uno su Alìda.
ALIDA: Dario, sei stato bene la sera della riunione a casa di Andrea?
DARIO: Sì.
ALIDA: Hai mai pensato che ti saresti davvero ucciso con lui?
DARIO: (dopo una pausa) No…
ALIDA: Pensi di averlo illuso?
DARIO: Oddio…
ALIDA: Solo sì o no, Dario. Nient’altro.
DARIO: Forse/
ALIDA: /Solo sì o no.
DARIO: (dopo una pausa) Sì. (sottovoce) Un po’…
Si spegne il fascio di luce su Dario e si accende su Sandro.
ALIDA: Sandro, ritieni di essere stato davvero un buon amico per Andrea?
SANDRO: Sì.
ALIDA: Pensi che avevi davvero capito il suo malessere, quando era ancora in vita?
SANDRO: (dopo una pausa) No…
ALIDA: Ti ritieni in parte responsabile della morte di Andrea?
Un lungo silenzio.
SANDRO: No.
ROMANO: Io avrei detto sì.
ALIDA: (urlando) Silenzio assoluto!
Si spegne il fascio di luce su Sandro e si accende su Sofia.
ALIDA: Sofia, pensi che Andrea avesse qualche disturbo mentale?
SOFIA: (dopo una pausa) Sì.
DARIO: (piano) Ma sei impazzita?
ALIDA: Per-piacere!
DARIO: Scusa. (piano a Sofia) Dopo ne parliamo.
ALIDA: Andrea ti metteva a disagio?
SOFIA: (dopo una pausa) Sì.
ALIDA: Avevi immaginato che si sarebbe ucciso anche da solo?
SOFIA: (dopo una pausa) Sì.
Si spegne il fascio di luce su Sofia e si accende su Romano.
ALIDA: Romano, se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa nel rapporto con suo figlio?
ROMANO: No.
ALIDA: Se potesse tornare ancora più indietro, rifarebbe un figlio con Rosa?
ROMANO: No.
Dopo un silenzio.
ALIDA: Pensa di essere stato un buon padre?
ROMANO: (dopo una pausa) Sì.
SANDRO: Buffone…
ALIDA: (urlando) Ho detto silenzio!
Si spegne il fascio di luce su Romano e si accende su Paolino.
ALIDA: Paolino, si fidava della professionalità di Andrea?
PAOLINO: Avoja!
ALIDA: Solo sì o no.
PAOLINO: Sì sì.
ALIDA: Il suo romanzo le sembra migliorato con gli interventi di Andrea?
PAOLINO: Avoja! Ce l’ho qui per caso e/
ALIDA: /No, mi spiace, non/
Paolino, alzandosi e senza ascoltare Alìda, mostra la bozza del proprio romanzo “Essere e tuttofare”. Le voci si sovrappongono. Gli altri ospiti restano allibiti.
PAOLINO: /Aspettavo ‘sto momento da anni. Grazie Alìda perché me l’hai servito.
ALIDA: Paolino, la smetta!
PAOLINO: Essere e tuttofare: il capolavoro della mia vita.
ALIDA: Si fermi immediatamente!
PAOLINO: Non è un romanzo, è un viaggio interiore, ‘na ragione d’esistere.
ALIDA: Adesso basta!
PAOLINO: È la pagina che tutti vogliono leggere, che tutti ci piace annusare.
ROMANO: (sbottando a ridere) Questo sta fuori come un balcone!
SOFIA: Che faccio, chiamo la polizia?
PAOLINO: La mejo autobiografia che potete trova’.
ALIDA: Regia, staccategli il microfono.
SANDRO: Ma stiamo scherzando?
PAOLINO: (sfogliando la bozza) 100 pagine de godimento pe’ 10 euro de portafoglio.
DARIO: Raga’, non so se ridere o piangere, vi giuro.
ALIDA: Regia, il microfono!
PAOLINO: Barini Paolino: ‘n omo, ‘n’esperienza.
ROMANO: (continuando a ridere) Siamo alla frutta!
SANDRO: Ma che ti ridi? Digli qualcosa piuttosto!
ROMANO: Ah guarda, io me ne lavo le mani.
ALIDA: Paolino, non mi costringa a mandare la pubblicità.
PAOLINO: Niente editori tra le palle: prezzo amico che ho deciso io medesimo.
ALIDA: Assurdo! Mai avuti ospiti tanto indisciplinati e… ignoranti!
DARIO: Oh Sa’, che famo?
SANDRO: E che devi fare?
SOFIA: Picchialo, Dario! Fallo per me! (ridacchia)
PAOLINO: (sorridendo) Se comprate la bozza c’avete anche l’autografo. E la foto mia in copertina dietro.
ALIDA: Pubblicità. Regia, pubblicità!
Si spegne la scritta “on air”.
Gli altri ospiti applaudono.
PAOLINO: (cambiando completamente umore) Embè? Che è ‘sta cosa?
ALIDA: Questo siparietto è nauseante.
PAOLINO: Ma che davero? So’ venuto solo pe’ questo e me se ‘nterrompe pure?
ALIDA: La invito immediatamente a lasciare lo studio.
Un silenzio.
ALIDA: Sono serissima.
PAOLINO: (sbattendo in terra la bozza del romanzo) Ma vaffanculo va’, voi e ‘sta trasmissione de mmerda.
ALIDA: (nel rumorio generale) Porti rispetto, per me, per la trasmissione e per gli ospiti. E soprattutto per Andrea.
PAOLINO: Ma ‘sti cazzi di Andrea, tanto è schiattato!
Sandro ha uno scatto d’ira e si alza per andargli contro, ma Dario e Sofia riescono a trattenerlo.
SANDRO: Io t’ammazzo!
ROMANO: (a Paolino) Ma vedi di sparire va’!
Esce. Sbaglia uscita.
PAOLINO: Da do’ cazzo se esce?
Esce sbraitando.
Romano raccoglie la bozza e gliela tira contro.
ROMANO: Pulisciti il culo con questa, coglione!
ALIDA: Chiedo scusa al pubblico in studio, ma evidentemente la colpa non è mia. (agli ospiti) Vi prego di riprendere posto e ristabilire la calma. Uno così non merita niente. (sbottando all’improvviso verso il lato da cui è uscito Paolino) Coglione! (si riaggiusta riacquistando un’apparente calma) Voglio vedere se riusciamo ad andare avanti…
SANDRO: Io se lo rivedo gli rompo il culo.
ALIDA: Stiamo tranquilli. Risolveremo tutto. (tra sé) Che c’è adesso? Ah, sì.
SOFIA: Non possiamo interrompere la trasmissione?
ALIDA: (sbottando) Adesso basta, eh!
DARIO: (tra sé) Ahia…
ALIDA: (tirando un grande sospiro e riaggiustandosi) Dieci alla diretta. Vi prego di mantenere la calma. Mai successa una cosa simile. Assurdo… Regia, voglio i contatti di quell’uomo, sia chiaro.
Si accende la scritta “on air”.
ALIDA: (nervosa ma contenuta) Questo è un programma libero, ma le poche regole che lo strutturano devono essere rispettate. Come vedete, un ospite ha lasciato lo studio, e non penso che meriti spiegazioni. Tengo solo ad informarvi che mai ho incontrato una persona tanto incivile e irrispettosa. Ma adesso, andiamo avanti, grazie anche alla pazienza degli ospiti che sono ancora qui con noi. Come sapete, arriva il momento Jolly, un ultimo “evento-sorpresa” di cui gli ospiti non sono a conoscenza. Regia, luci. (una striscia di luce precisa nella zona centrale del palco) Prego tutti e quattro di venire qui in piedi e guardare lo schermo. (i quattro si alzano e si dispongono in riga) Quando la regia è pronta…
Appare sullo schermo una foto in primissimo piano di Andrea sorridente.
SANDRO: (emozionato) E questa come c’è finita qui?
ALIDA: (continuando) Per questa sera ho pensato al “Parla con lui”. Vi invito a guardarlo, prendere il vostro tempo e, quando volete, rivolgervi direttamente a lui, con tutta la sincerità che vi appartiene. Questa volta non sono davvero ammessi interventi degli altri. Non c’è un ordine preciso: chi vuole, quando vuole, se vuole.
Un lungo silenzio in cui i quattro ospiti non staccano gli occhi dalla foto, ma esitanti non riescono a prendere parola.
SOFIA: Va bene… inizio io. Non è facile. (una lunga pausa) Forse sono stata un po’ dura stasera. Rivederti qui mi fa impressione: è la stessa foto che mi hai mandato quando ci siamo sentiti en privé sul Forum (Dario la guarda perplesso). Quando l’ho aperta pensavo che sei bello. (Dario la guarda di nuovo) La sera del rendez-vous non te l’ho detto, ma tu mi ricordi il mio ex; anche lui era un artista, però lui è riuscito a fare il tour per l’Europa, vivendo per strada con la chitarra e le palline da giocoliere e lasciandomi qua, toute seule. La libertà bisogna conquistarla, no? (una pausa) Quella sera ci sono stata…
DARIO: (piano) Ma che cazzo…
ALIDA: Sh!
SOFIA: … perché mi ricordavi lui, moltissimo. Appena ho visto la foto l’ho pensato. E sono stata male. Però è finita lì. Eri pazzo, Andrea, o forse lo eri diventato. (una pausa) Un mio amico mi ha chiesto se ho sentito le farfalle nello stomaco; non sapevo che voleva dire. Adesso lo so. Ma non montarti la testa. (sorride)
Un lungo silenzio. Dario si è incupito.
SANDRO: E’ incredibile… (pausa) Io me lo ricordo quel sorrisone. Stavi facendo il caffè, e io facevo il cretino con la tua reflex. Il mega-zoom è venuto per sbaglio, non sono molto capace con ‘ste cose; poi ti sei girato e hai spalancato la bocca. Ti ho acchiappato al volo, perché poi ti sei coperto la faccia con la mano. Ti lamentavi sempre di quanto venivi male in foto, e io quella volta ti ho fatto stare zitto. Ti ricordi? Ti ho detto “Ma quanto sei bello!”. E non stavo scherzando. Poi quella sera mi hai dato la copia delle tue chiavi di casa. Cazzo, che regalone.
Dopo un silenzio.
ROMANO: Io neanche lo riconosco.
Un lungo silenzio, in cui Sandro si prende la testa tra le mani.
DARIO: Boh… La vita ci frega sempre. Tu ti fai un’idea della gente (guarda Sofia), delle cose, ti fai delle sicurezze, e ti fai delle illusioni, poi… (pausa) Sandro prima ha detto che avevi pochi amici; anch’io ho pochi amici. (pausa) Quella sera pensavo di aver trovato un amico, un amico di cui fidarmi. (pausa) Ma la vita ci frega sempre.
Un lungo silenzio.
ROMANO: Voglio dirti un’ultima cosa, ora che posso guardarti in faccia. Voglio dirti che è tutta colpa di tua madre, che non merita neanche di essere chiamata così, e io e te questo lo sappiamo benissimo. È tutta colpa sua perché è lei che ti ha tirato su, per modo di dire. E infatti ti ha tirato su male, (Alìda passa lo sguardo dalla regia a Romano: la regia le fa segno che Rosa ha chiamato in studio) ti ha riempito la testa di briciole, e ti ci ha fatto finire lei così. È lei che ti ha ammazzato.
ALIDA: (subito) Mi rendo conto dell’importanza delle cose che avete detto ma attenzione perché manca un ultimo intervento importante: dalla regia mi dicono che abbiamo in collegamento Rosa, la madre di Andrea.
Luci in studio.
ALIDA: Buonasera Rosa, mi sente?
ROSA: (in voce) Buonasera un cazzo. Ho visto la puntata…
ALIDA: Moderiamo le parole!
ROSA: … perché volevo guardare in faccia l’uomo che sta lì e che non so dove trova il coraggio di dire certe cose e di offendermi così.
ROMANO: Quanto tempo!
Problemi col collegamento telefonico.
ALIDA: Regia, non la sentiamo più. È ancora al telefono?
ROSA: (continuando il discorso, come se non si fosse accorta dei problemi alla linea) … quindi ripeto che è una trasmissione vergognosa e aggiungo che mio figlio non è un pupazzo che si può sbattere e potete sputtanarlo davanti alla gente che vi guarda.
ALIDA: Moderazione!
ROSA: E mi riferisco a tutti voi, nessuno escluso, anche il pubblico in studio che sta lì come deficienti…
ALIDA: Non mi costringa a chiudere la/
ROSA: … senza dire niente e la gente da casa che per ridere delle sciagure della gente non vuole cambiare canale.
ALIDA: Mi lascia rispondere?
ROSA: No non lascio proprio niente, tanto ho finito.
ALIDA: Le ricordo che/
ROSA: /Non mi interrompa! Se no mi perdo il filo.
ALIDA: La interrompo invece, perché lei ha rifiutato l’invito/
ROSA: /Sì va beh va beh.
ALIDA: Guardi che le sto facendo un favore!
ROSA: Ma quale favore! Non sia ridicola anche lei!
ALIDA: La fiera degli incivili stasera!
ROSA: E finisco appunto/
ALIDA: /Eh, finisca in fretta va’.
ROSA: (alzando il tono) Finisco dicendo a quello lì che in televisione si è pulito la coscienza…
ROMANO: Non mi sono pulito un bel niente!
ROSA: … che mi fa schifo e che stasera non si è di certo salvato il culo…
ROMANO: (sfottendo) Ellallà…
ROSA: … perché una donna non si tratta come una puttana…
ROMANO: Ma fammi il piacere!
ROSA: … sbattendola quando gli pareva e facendo le sue porcate trattandomi come una bambola gonfiabile…
ROMANO: Ma stai zitta!
ALIDA: Romano, la lasci finire.
ROSA: … così come ha fatto con tutte le cameriere del ristorante…
ROMANO: Scusa?
ROSA: … perché bisogna dirlo che quando la sera mi scopava il giorno se ne era fatte almeno due nel cesso del ristorante.
ROMANO: Perché non vieni a dirmele in faccia queste stronzate?
ROSA: A un figlio non si sbatte la porta in faccia; Andrea non si tratta come un aborto, e non si compra con i soldi di un menù per turisti.
ROMANO: Bella questa! Quasi quasi me la segno!
ROSA: E davanti a un figlio non si scappa cagandosi addosso come ha fatto quello, che si è fatto aspettare, perché qui le cose bisogna dirle, per un mese! Tutti i giorni al ristorante senza mai farsi vedere…
ROMANO: Mai sentito la parola “impegni”?
ROSA: … e quel povero cristo che continuava ad andare e sperare di trovarlo. (urlando) Vigliacco!
ROMANO: Vigliacco a me non me lo dici, hai capito?
ROSA: Io non smetto mai di pensare a mio figlio (si commuove e alza il tono), perché gli sono stata una madre affettuosa e piena d’amore.
ROMANO: Guarda come l’ha conciato il tuo amore!
ROSA: Stai zitto bastardo! Io ho sbagliato solo di non capire la sua passione artistica che non si trovava bene con questo mondo di merda! L’unica cosa che mi vergogno è rivedere la faccia di quello lì…
ROMANO: E cambia canale, no?
ROSA: … che non è stato un padre né un compagno né niente; è una vergogna che mi resta finché non vado da mio figlio in paradiso.
ROMANO: E vedi di andarci presto!
ROSA: Quello lì invece brucerà all’inferno, perché spero che esiste un inferno, e se non esiste spero che qualcuno lo inventa per lui. È quello che merita.
ROMANO: Brava! Poi voglio nome e cognome di chi ti ha scritto questo pezzo. Io me ne vado.
SANDRO: (tra sé) Che teste di cazzo tutti e due…
ALIDA: Un momento, per cortesia. Rosa, è ancora in linea? Rosa? (alla regia) E’ ancora in linea? Niente. Io mi permetto di dire che se Rosa vuole instaurare un dialogo civile, e sottolineo civile, può richiamare in trasmissione, perché sarebbe bene capire un po’ di cose da tutto ciò che ha appena detto.
ROMANO: E’ stato un piacere.
ALIDA: Romano, la prego di restare, anche perché siamo a fine trasmissione.
ROMANO: Queste sono calunnie! Io la denuncio per diffamazione!
ALIDA: Romano, la prego di restare.
SANDRO: Che fai, scappi con la coda tra le gambe?
ROMANO: Non mi sfidare, ragazzino. (ad Alìda) Resto, ma lei mi lascia rispondere a quella donna. Mi lascia rispondere?
ALIDA: Se abbiamo/
ROMANO: E’ una domanda retorica: lei mi lascia rispondere.
Romano si siede, nervoso.
SANDRO: E che altro avresti da dire?
ROMANO: (sbottando) Ti spacco la faccia!
SOFIA: Possiamo dimostrare tutti un po’ di civiltà?
DARIO: ‘A Sofi’, non ricominciare con le tue sparate, eh.
SOFIA: Che c’è, ti brucia che l’ho baciato?
DARIO: Ma che vuoi?
ALIDA: Calmi tutti!
SOFIA: Voglio che ti accorgi che hai la testa tra le nuvole.
DARIO: Quanto sei falsa…
SOFIA: Ti sei fatto strane idee.
DARIO: Eh sì, campate dal nulla, vero?
SOFIA: Che vuol dire?
ALIDA: Ragazzi, adesso basta!
DARIO: Che me le sono inventate, le strane idee?
SOFIA: Sì.
DARIO: E perché non mi hai detto niente?
SOFIA: Non sei il prete dove confessarmi.
DARIO: E quando facevi la carina?
ALIDA: Ho detto basta!
SOFIA: E’ il mio carattere.
DARIO: Fai così con tutti?
SOFIA: Beh, sì. E tu l’hai presa troppo seriamente.
DARIO: Certo… Ho gli occhi foderati di prosciutto, no?
SOFIA: Sì.
DARIO: Che stronza…
ALIDA: (urlando) Insomma! E tutte così stasera…
DARIO: Io questa non la voglio più vedere.
SOFIA: Sai quanto ci perdo…
DARIO: Vaffanculo!
SANDRO: (frapponendosi) Alìda, posso fare un’ultima richiesta? Avrei un omaggio per la famiglia di Andrea.
ROMANO: Ancora che parli? Io pretendo di rispondere a quella donna.
ALIDA: State buoni, per cortesia. Allora, prima l’intervento di Sandro, poi la risposta di Romano.
ROMANO: Che cazzo significa? Non ha senso.
ALIDA: Romano, adesso è a lei che sto facendo un favore: chiuderà la trasmissione.
ROMANO: Va beh… Libero di dire quello che voglio, però.
SANDRO: (tra sé) Vediamo che avrai da dire ancora.
Alìda guarda la regia e dà l’ok a Sandro, che va verso il centro dello studio.
ROMANO: (ironico) Stupiscimi, ragazzino.
DARIO: Che fai, Sa’?
SANDRO: Tappo la bocca a tutti quanti.
ROMANO: (tra sé) E vai con lo show… Da quanto te l’eri preparato?
Sandro tira fuori la “Biografia di un uomo qualunque” scritta da Andrea e dedicata al padre.
ROMANO: Bene! Pronti a cacciarne un altro?
SANDRO: La “Biografia di un uomo qualunque” è l’unico libro compiuto di Andrea, e non sto qui per pubblicizzarlo. È la biografia di suo padre, o meglio, del padre che avrebbe sempre voluto avere.
ROMANO: (tra sé) Dio santo…
SANDRO: (senza curarsi di Romano) Andrea l’ha fatta leggere alla signora che abbiamo sentito poco fa, non avendo del padre neanche l’indirizzo mail. La risposta di sua madre è stata “Tuo padre non è così. Tuo padre non esiste”. Non credo di dover aggiungere altro. Questa bozza è quella originale, firmata da lui; l’ho raccolta con le mie mani a casa sua. (dopo una pausa e stringendo la bozza tra le mani) Andre, questo è il tuo flash mob.
Sandro dà un ok alla regia e si siede. Calano le luci in studio e parte un video sullo schermo, che tutti i partecipanti alla trasmissione, Alìda inclusa, si voltano a guardare: è Andrea in casa; stringe in mano la bozza della biografia e, guardando nella piccola telecamera che lui stesso ha fatto partire, dice “Per mamma e papà; per un’Italia piccola così”.
Si avvicina al soppalco del letto e si stringe una sciarpa appesa a cappio intorno al collo.
Buio.