Ciampa e il suo pupo

Atto  unico di
 
Antonio  Sapienza


Tratto dalla commedia in due atti di Luigi Pirandello Il berretto a sonagli
 
 
Buio in sala. Buio sul palco. Musica adatta. Sipario che lentamente si apre. Un minuto e una luce colpira' Beatrice che e' di spalle al pubblico in atteggiamento di attesa. Una voce fuori campo dira':
Voce- Signora, c'e' Ciampa, vuole che passi?-
Bea.- Fatelo entrare Fana, poi andate subito dal Delegato... Gli direte che lo prego di venire qua da me, subito. Via, fate presto!-
Voce- Prendo lo scialle e vado.-
Beatrice si aggira per la scena tormentandosi le mani, poi, all'entrata di Ciampa, da sinistra, fa sforzo per rasserenarsi ed essere cortese.
Cia.- Bacio le mani.- Sempre esposto ai suoi comandi, signora.-
Bea.- Sempre " esposto" voi...-
Cia - Sissignore. Tante volte come Cristo alla colonna. Ma termine d'educazione, se non m'inganno, oltre che dovere mio, qua, da umile servitore.-
Bea.- Eh via! Servitore voi? Padroni tutti siamo qua, senza distinzione: voi, mio marito, io... vostra moglie, che so'! mia madre, Fana: tutti uguali!-
Cia.- Permette signora? Lei ha nominato anche mia moglie?-
Bea.- No: dicevo in generale: Fana, mia madre, io... vostra moglie...-
Cia.- Mi perdoni! Ma mi sembra che mia moglie,- in generale -
c'entri come Pilato nel "Credo". Io sono al suo servizio, ma mia moglie e' ben conservata, dico a casa sua. Ed e' mia cura...-
Bea.- (interrompendolo) Uh, ne siete cosi' geloso che vi adombrate solo a sentirla nominare? Caspita!-
Cia.- Nossignora! Marcio con un principio: sardine sott'olio; acciughe in salamoia, e moglie sotto chiave. ( mostra una chiave). Eccola qua! Ognuno il suo principio.-
Bea.- Quasi che, chiudendo la porta, non resti poi aperta la finestra!-
Cia.- Va bene, signora. Ma obbligo del marito e' chiudere la porta. I patti si fanno chiari avanti: La porta la chiudo; questa e' la finestra, affacciati. Ma bada che nessuno deve venire a dirmi: " Ciampa, tua moglie sta per rompersi il collo alla finestra! "- E basta! Che comandi ha da darmi la signora?-
Bea.- Sentite, Ciampa: ho bisogno di voi, persona fidata, piu' che di famiglia...-
Cia.- ...sissignora, per la devozione...-
Bea.- ... per la devozione e per tutto.-
Cia.- Signora, badi, che di comprendonio, io sono fino, sa? E mi pare che lei abbia la bocca... non so... come se avesse mangiato sorbe, ecco.-
Bea.- Sorbe? Miele! Ho mangiato miele, io, stamattina. Scusate, non vi sto dicendo anzi...-
Cia.- Oh Dio mio, non sono le parole, signora! Non siamo ragazzini! Lei vuol farmi intendere sotto le parole qualche cosa che la parola non dice...-
Bea.- Ma dove? Ma quando? Se voi avete la coda di paglia...-
Cia.- Scusata, scusate. Che significa che io sono piu' che di famiglia? Le rispondo: -" per devozione"- e lei: "- per devozione e per tutto"- Che significa questo " per tutto"? Che significa che qua siamo tutti padroni, senza distinzione, compresa mia moglie? Sono io che ho la coda di paglia, o e' lei piuttosto che la vuol pigliare, non so perche', proprio coi denti, contro di me?-
Bea.- Ma insomma, si puo' sapere che ho detto? O che non so piu' parlare adesso?-
Cia.- Non e' questo, signora, mia, Vuol che gliela spieghi io, la cosa com'e'? - Lo strumento e' scordato.-
Bea.- Lo strumento? Che strumento!-
Cia.- La corda civile, signora. Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d'orologio in testa. ( mimica di carica sveglia nelle tempie e nella fronte) : La "seria", la "civile", la "pazza". Soprattutto, dovendo vivere in societa', ci serve la corda civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. - Ci mangeremmo tutti, signora mia, l'un l'altro, come tanti cani arrabbiati - Non si puo'.- Io mi mangerei, a modo d'esempio, il Delegato. - Non si puo'. E che faccio allora? Do' una giratina alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa:- " Oh quanto mi e' grato vedervi , caro signor Delegato."- Capisce signora? Ma puo' venire il momento che le acque s'intorbidano. E allora... allora io cerco, prima, di girare , qua, la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie
ragioni, dire quattro e quattr'otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so piu' quello che faccio!
Lei, signora, in questo momento, mi perdoni, deve aver girato , ben bene in se - per gli affari suoi - (non voglio sapere) - o la corda seria o la corda pazza, che fanno dentro un brontolio di cento calabroni! Intanto, vorrebbe parlare con me con la corda civile. Che ne segue? Ne segue che le parole che le escono di bocca sono si' della corda civile, ma vengono fuori stonate. Mi spiego? - Dia ascolto a me: chiuda la corda. Perche' lei, signora, qua - permette? - su la tempia destra, dovrebbe dare una giratina alla corda seria per parlare con me, seriamente: per il suo bene e per il mio!-
Bea.- Non sto mica parlando per ischerzo, io. Vi voglio appunto parlare seriamente.-
Cia.- Ah, e sta bene, allora. Eccomi qua. Badi pero', signora, - mi lasci dire questo soltanto - badi che, chi non giri a tempo la corda seria, puo' avvenire che tocchi poi di girare, o di far girare agli altri la pazza: gliel'avverto!-
Bea.- Ciampa, mi pare che cominciate voi stesso a parlare stonato... Non capisco...-
Cia.- Chiedo perdono. (poi di scatto) Signora, mio padre aveva tutta la fronte spaccata. Sapete, da ragazzino- sciocco- mio padre, invece di ripararsi la fronte, sa che faceva? si riparava le mani. Inciampando, cadendo, tirava subito le mani dietro, e tonfete, si spaccava la fronte.- Io, invece, metto le mani avanti. Le metto avanti, perche' la fronte io me la voglio portare sana, libera - sgombra.-
Bea.- Ma se non sapete ancora la ragione per cui vi ho fatto chiamare?-
Cia.- Chiudo la corda seria, e riapro quella civile. (inchino) Ai comandi della mia signora.-
Bea.- Dovreste partire questa sera stessa per Palermo.-
Cia.- A Palermo? Domani arriva il padrone e lei vorrebbe mandarmi questa sera stessa a Palermo?-
Bea.- Diro' a mio marito che vi ho mandato io! Non mi sara' permesso di darvi un incarico?-
Cia.- Incarico? Ma lei puo' sempre comandarmi, signora! E' la mia padrona! Andare a Palermo, in una grande citta', a prendere una boccata d'aria. - perche' qua si soffoca, signora mia - Si figuri e' la vita!  m'imparadiso!  Mi s'aprono le idee! il sangue mi frigge nelle vene! Ah se fossi nato in qualche citta' del Continente, chi sa che sarei a quest'ora...-
Bea.- Professore... deputato... anche ministro...-
Cia.- ... e Re! Non esageriamo, Pupi siamo. Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti. Dovrebbe bastare, santo Dio, esser nati pupi cosi' per volonta' divina. Nossignori! Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che puo' essere o che si crede d'essere. E allora cominciano le liti! Perche' ogni pupo, signora mia, vuole portato il suo rispetto, non tanto per quello che dentro di se' si crede, quanto per la parte che deve rappresentare fuori. A quanttr'occhi, non e' contento nessuno della sua parte: ognuno, ponendosi davanti al proprio pupo, gli tirerebbe magari uno sputo in faccia. Ma dagli altri, no; dagli altri lo vuol rispettato. Esempio: lei qua, signora, e' moglie, e' vero?-
Bea.- Moglie, gia! almeno...-
Cia.- Si vede dal modo come lo dice, che non ne e' contenta. Pur non di meno, come moglie, lei vuole portato il suo rispetto, non e' vero?-
Bea.- Lo voglio? Lo pretendo! E guai a chi non me lo porta!-
Cia.- ecco, vede? Caso in fonte. E' cosi', ognuno! Lei forse col cavalier Fiorica, mio riverito principale, se lo conoscesse soltanto come buon amico, potrebbe stare insieme nella pace degli angeli.
La guerra e' dei due pupi: il pupo-marito e la pupa-moglie. Dentro, si strappano i capelli, si vanno con le dita negli occhi; appena fuori pero', si mettono a braccetto: "corda civile" lei, " corda civile" lui, corda civile tutto il pubblico che, come vi vede passare, chi si scosta di qua, chi si scosta di la', sorrisi, scappellate, riverenze - e i due pupi godono, tronfi d'orgoglio e di soddisfazione!-
Bea.- Siete spassoso.-
Cia.- Ma se questa e' la vita, signora! Conservare il rispetto della gente! Tenere alto il proprio pupo - quale che sia - per modo che tutti gli facciano sempre tanto di cappello!
Ma veniamo a noi signora. Che devo fare a Palermo?-
Bea.- (rimasta quasi astratta) A Palermo? Ah, gia'.. ecco... M'era parso di sentire rientrare Fana, di la'...-
Cia.- La signora ha forse cambiato... idea?-
Bea.- Non ho cambiato niente! ecco la somma occorrente e le polizze. Una commissione per conto di ... insomma...Si tratta di ritirare degli oggetti...  un braccialetto, degli orecchini, in due astucci...-
Cia.- (soppesando tutto) ... quando ci sono tutte queste carte da cento...-
Bea.- Ebbene? Avete da fare osservazioni?-
Cia.- Niente, signora mia. Volevo dire che lei puo' prendersi il gusto di muovere le fila di un pupo e di farlo camminare fino a Palermo.-
Bea.- Partite subito, eh?-
Cia.- Signora, io sono mezzo stordito. Mezzo? Che mezzo! tutto!-
Bea.- Badate che c'e' un treno che parte ora alle sei.-
Cia.- Per me, bastano due minuti. Vado a chiudere il banco; chiudo prima con la spranga e col catenaccio l'uscio della mia stanza, e parto. Vorrei che quest'ora di tempo fosse piuttosto per lei,
signora.-
Bea.- Per me?-
Cia.- Se Vossignoria volesse ancora pensare, riflettere...-
Bea.- No, niente; e a che volete che pensi?-
Cia.- Signora, le rammento il caso di mio padre che tirava indietro le mani...-
Bea.- Ancora?-
Cia.- Me ne vado. Le bacio le mani. (pausa) Signora, vuole che le porti qua mia moglie?-
Bea.- Vostra moglie? Qua? Non ci mancherebbe altro!-
Cia.- Per la mia quiete, signora.-
Bea.- Ma via! Andate! siete pazzo? Che volete che me ne faccia qua, di vostra moglie?-
Cia.- Niente, certo: una signora come lei... Ma io le dico: per la mia quiete.-
Bea.- Ma se la chiudete sotto chiave!-
Cia.-... e catenaccio! Vuol dire che le portero' la chiave.-
Bea.- Ma no! non ce n'e' bisogno!-
Cia.- Vossignoria non vuole qua mia moglie, almeno le chiavi bisogna che le prenda! Non transigo!-
Bea.- E va bene, portatele, purche' non perdiate altro tempo.-
Cia.- Bacio le mani a Vossignoria.- (esce da sinistra)
Beatrice si porta a destra della scena e chiama il Delegato Spano'.
Bea.- Signor Delegato, venga entri qua... Ah, finalmente!-
Spa.- Fulminato signora. Proprio. Privo di Dio! Come se un fulmine mi fosse caduto, qua, davanti ai piedi!.-
Bea.- Va bene, va bene, ma non e' piu' tempo di parole, adesso. Bisogna concertare subito quel che s'ha da fare!-
Spa.- Concertiamo, ma lei si calmi, per carita'.-
Bea.- Gli voglio dare una lezione davanti a tutto il paese, una di quelle lezioni che non se la dovra' piu' dimenticare!-
Spa.- Si, ma...e... e le conseguenze le ha misurate?-
Bea.- Che dovro' separarmi? (Spano' annuisce) Prontissima! Ma prima lo svergogno e poi ci separiamo! L'ha da vedere il paese chi e' questo cavalier Fiorica che tutti rispettano! Io le faccio la denunzia: Lei e' un pubblico ufficiale, e non puo' tirarsi indietro.-
Spa.- Ma perche'... perche'... santo Dio. (pausa) Signora, in paese e' notorio a tutti...-
Bea.- ... che io sono gelosa? e con la scusa che io sono gelosa, lui fa sempre il comodo suo! No, no! (bp) Lei pensa che  non c'e' piu' difficolta', avendo la chiave della stanza di Ciampa, e' vero? (Spano' annuisce) E allora?-
Spa.- Ma le pare che il cavaliere sia cosi' stupido da entrare nella stanza della donna senza aver messo il paletto dietro la porta? E noi come entriamo? atterriamo la porta? Non si fa cosi', signora mia. Sarebbe facile allora fare il Delegato!-
Bea.- E come si fa, dunque?-
Spa.- Come si fa... come si fa...- arriva alle dieci il cavaliere? Ebbene: uno dovra' esser gia' dentro nascosto, in quel bugigattolino del copialettere, una mezz'ora prima: alle nove e mezzo! - tutto fatto. Si piglia nell'ala!-
Bea.- (esultante) Ah! Bravo! bravo! Mi detti, mi detti la denunzia, subito!-
Buio in scena. Pochi secondi, quindi quando riprende la scena E Fana, dalle quinte, annunzia la venuta di Ciampa.
Voce- Signora, c'e' il signor Ciampa di ritorno da Palermo. Sta male, sembra un morto!-
Bea.- Mio Dio! Che si fa? (domanda al Delegato).-
Spa.- Fate passare, ma voi aspettate di la' e non abbiate paura, ci sono qua io!-
Bea.- Fate passare!- (esce da sinistra)
Entra Ciampa, con un'aria smorta.
Spa.- ( andandogli incontro) Che e' stato? Siete caduto?-
Cia.- Niente. Sturbo. Un piccolo sturbo. Mi si sono rotti gli occhiali.-
Spa.- Qua, sedete.- (offre la seggiola)-
Cia.- Grazie. Non seggo.-
Spa.- Ma se non vi reggete in piedi!-
Cia.- Non dubiti. Sette spiriti ho, come i gatti. Ora li ripiglio. Ma, tanto... Me ne vado subito. Ho portato gli oggetti...-La signora?-
Spa.- La signora, e' di la' che...Capirete in questo momento non puo' parlare con voi.-
Cia.- Parlare? E che bisogno ha piu' di parlare? Dopo il fatto!-
Spa.- Ma il fatto, caro Ciampa, non e' come voi forse immaginate! V'assicuro che non avete proprio ragione di star cosi'!-
Cia.- Me l'assicura lei?-
Spa.- Ma no! gli atti, gli atti - il verbale, capite, caro Ciampa? Lo dice il verbale!-
Cia.- E quando lo dice il verbale!...-
Spa.- Ma certo! Se un fatto risulta assolutamente infondato... Per constatazione legale! Dovete per
forza ammetterlo!-
Cia.- Non ho difficolta'! (pausa) Volevo parlare con la signora. Non si puo'. Me ne vado.-
Spa.- Ma che vorreste dire, scusate, alla signora?-
Cia.- ( con indifferenza) Volevo, volevo rivolgerle una sola domanda; e non propriamente alla signora, ma alla sua coscienza.-
Spa.- Che domanda?-
Cia.- Scusi, se dico alla sua coscienza...Signor Delegato, mi cerchi!  Mi frughi, veda se sono armato.-
Spa.- Sappiamo bene che siete un galantuomo, Ciampa!-
Cia.- Signor Delegato, qui c'e' il cuore d'un uomo che piange e che fa sangue... sangue davvero, perche' sono stato assassinato...-
Spa.- Ma no... ma no.. che dite! Ma se non c'e' ragione. State tranquillo Ciampa!-
Cia.- Tranquillo, gia'... Questa sola domanda, insomma, alla signora, in presenza vostra, volete lasciarmela fare?-
Spa.- Ma si, ma si! Ecco, ve la chiamo.- signora, signora!-
Entra da sinistra Beatrice.
Cia.- Signora, una domanda; mi risponda in coscienza: Secondo lei, sapevo tutto e mi stavo zitto. E' cosi'? Mi risponda. E' cosi'?-
Bea.- Eh... poiche' lo dite voi stesso... si, e' proprio cosi'.-
Cia.- Ah! E allora, a uno che - poniamo - e' guercio, lei gli appende un cartellino alle spalle: -" Popolo! E' guercio!"?-
Bea.- Ma no... che c'entra!-
Cia.- Lasciamo il guercio di cui tutti si possono accorgere senza bisogno del cartellino. Lei deve provare che uno, uno solo, signora, in tutto il paese sospettasse di me quello che lei ha creduto! che uno, uno solo potesse venire a dirmi in faccia: - "Ciampa, tu sei becco, e lo sai!"-
Spa.- Ma a chi poteva venir in mente!-
Cia.- Ma la signora potrebbe dire:- Se non lo sapevano gli altri, era noto a voi e tanto basta! - E' vero? e' vero? Non lo neghi! Io ho bisogno della sua coscienza, signora: non del verbale! Dica:- e' vero?-
Bea.- E' vero, si.-
Cia.- Ah, signora- ora io parlo... non per me... parlo in generale... - E che puo' saper lei, signora, perche' uno, tante volte, ruba; perche' uno, tante volte, ammazza; perche' uno, tante volte - poniamo, brutto, vecchio, povero – per l'amore d'una donna che gli tiene il cuore stretto come in una morsa, ma che intanto non gli fa dire:- "Ahi"- che subito gliele spegne in bocca con un bacio, per cui questo povero
vecchio si strugge e s'ubriaca - che puo' saper lei, signora, con qual doglia in corpo, con quale supplizio questo vecchio puo' sottomettersi fino al punto di spartirsi l'amore di quella donna con un altro uomo - ricco, giovane, bello - specialmente se poi questa donna gli da' la soddisfazione che il padrone e' lui e che le cose son fatte in modo che nessuno se ne potra' accorgere? - Parlo in generale, badiamo! Non
parlo per me! - E' come una piaga, questa, signora: una piaga vergognosa, nascosta. E lei che fa? stende una mano e la scopre cosi'... pubblicamente? - Lasciamo stare questo discorso, e veniamo a noi! - Io, signora, sapevo che lei aveva sospetti su mia moglie e su suo marito. - Gelosia! - Chi non ne ha, quando si vuol bene? - Compatisco anche i delitti, signora; si figuri se non avrei compatito lei per la
gelosia! Ero venuto qua, ieri, apposta per farla parlare, per farla sfogare.- Aveva un sospetto? Non glielo volevo levare! Perche' so  che questi sospetti, piu' si vogliono levare, e piu' si raffermano! - Se lei avesse parlato seriamente con me, io me se sare tornato a casa e avrei detto a mia moglie: "Pst! Fagotto e via!" - Oggi mi sarei presentato al signor cavaliere:- " signor cavaliere, bacia le mani: non posso star
piu' con lei!" - "Perche' caro ciampa?" - Perche' non posso star piu' con lei: ho altri affari."
Cosi' si fa, signora mia! (pausa) Glielo gridai finanche:- "Parli, parli!" - E lei non volle dir niente! Volle gettarmi a terra, assassinarmi... E che vuole che faccia io ora?  Mi dica lei che cosa debbo fare!
Tenermi questo sfregio? Comprarmi una testiera con due bei pennacchi, per far comparsa in paese? e tutti i ragazzini dietro, in baldoria, a gridarmi:- " Be' Be' Beee'?- e io, pacifico e sorridente, a ringraziare a destra e a sinistra?-
Spa.- Ma perche'? dove? che sfregio! che testiera! Che ragazzini! Se non c'e' stato niente!
assolutamente niente!-
Cia.- Perche' lo dice il verbale, e' vero? Ma chi vuole che creda a codesto suo verbale dopo tanto scandalo? Guardie, Delegato, sorpresa in casa, arresto ...-
Spa.- Sta bene! Ma con risultato negativo! L'arresto e' stato conseguenza delle intemperanze del signor cavaliere, il quale indignato...-
Cia.-Signor Delegato, son macchie d'olio, che non si levano, queste!  Diranno:-" Si tratta d'un cavaliere!  Hanno accomodato la cosa!" E come resto io? Ma signora, come non penso' a me,- lei? O che non ero niente, io? Lei ha scherzato; s'e' passato questo piacere; ha fatto ridere tutto il paese; domani rifara' pace con suo marito...-
e io? " Non e' stato nulla, Ciampa: la signora ha scherzato!". Signor Delegato, qua, mi tasti il polso!-
Spa.- Come? perche'?-
Cia.- Mi tasti il polso. Dica se ci avverte un battito di piu'. Io dico qua, con la massima calma, testimonio lei, che questa sera stessa, o domani, appena mia moglie ritorna a casa, io con l'accetta le spacco la testa! E non ammazzo soltanto lei, perche' forse farei un piacere, cosi', alla signora! ammazzo anche lui, il signor cavaliere - per forza, per forza!-
Bea.- Che fa? Dio mio!-
Spa.- Che e'? Chi ammazzate voi?-
Cia.- Tutti e due! Per forza! Non posso farne a meno! Non l'ho voluto io!-
Spa.- Voi non ammazzate nessuno. Ci sono qua io!-
Cia.- Oggi...-
Spa.- ... e domani!-
Cia.- Ma doman l'altro li ammazzo!-
Spa.- Ammazzare? Per una pazzia, per una pazzia! Per una pazzia, ve lo conferma la stessa signora?-
Bea.- Una pazzia! si, una pazzia!-
Cia.- (mentre gli altri gridano " una pazzia", viene fulminato da un'idea.) Oh Dio, oh Dio! Che bellezza! oh che bellezza! Signori, pacificamente! Oh, che bellezza! Sissignori...sissignori...Si puo' aggiustare tutto... pacificamente...Ah che respiro! Mi metterei a ballare... a saltare,, per il gran peso che mi son levato dal petto! Le mie mani... le mie mani pulite, possono restare pulite, e me le bacio! me le bacio! - Lei, signora, vada a prepararsi…Subito, subito...-
Bea.- (trasecolando) Io? Perche'?-
Cia.- Dia ascolto a me, vada a prepararsi! Non perdiamo tempo! (guarda l'orologio) Ci arriva! ci arriva!-
Bea.- Ma perche? a che cosa debbo arrivare?-
Spa.- Dove volete che arrivi la signora?-
Cia.- Ma si! ma si! Mettete un po' di biamcheria, abiti, nella valigia!  Facciamo presto, per carita'! Non c'e' tempo da perdere!-
Bea.- Ma insomma, perche'? Debbo partire? Dove debbo andare? Vi ha dato di volta il cervello?-
Cia.- A me? Nossignora! Ha dato di volta a lei il cervello, signora mia! Scusi l'ha riconosciuto il Delegato, lei stessa, lo riconosciamo tutti: una pazzia, e dunque lei e' pazza! Pazza, e se ne va al manicomio! E' semplicissimo!-
Bea.- Al manicomio? io? io? al manicomio?-
Cia.- Lasciamo il manicomio! In una casa di salute signora. Tre mesi. Villeggiatura!-
Bea.- (indignata) Ma ci andrete voi al manicomio! voi!-
Cia.- Non comprendete che questo e' l'unico rimedio? Per lei stessa! Per il signor cavaliere! Per tutti! Non capisce? Si dice:- E' pazza! - e non se ne parla piu'! - Si spiega tutto! Pazza, pazza, da chiudere e da legare! E' solo cosi' che io non ho piu' niente da vendicare! Mi disarma. Dico:" E' pazza! Posso farmene d'una pazza?" - E basta cosi'! Via. via , sbrighiamoci, che meglio di cosi' non si potrebbe
fare! Ma deve partire assolutamente questa sera stessa!-
Spa.- Si, si, mi sembra giusto...-
Bea.- Ma chi io? Io al manicomio? al manicomio!-
Spa.- Per rimedio, signora! Sembra anche a me la risoluzione migliore!-
Bea.- Ma che dite? Volete davvero che passi per pazza davanti tutto il paese?-
Cia.- Ma davanti tutto il paese, lei, signora, non ha bollato con un marchio d'infamia tre persone? Uno d'adultero; l'altra di sgualdrina; e me di becco? Ah lei vorrebbe dirlo soltanto d'aver commesso una pazzia? Non basta, signora! Deve dimostrarlo d'esser pazza . Pazza davvero - da chiudere!-
Bea.- Pazzo da chiudere sarete voi!-
Cia.- Nossignora, lei! Per il suo bene! (pausa) Volti pagina, signora! Se lei volta pagina, vi legge che non c'e' piu' pazzo al mondo di chi crede d'aver ragione! - Via, vada, vada! si prenda questo piacere di fare per tre mesi la pazza per davvero! Le par cosa da nulla? Fare il pazzo! Potessi farlo io, come mi piacerebbe a me! Sferrare, signora, qua, per davvero tutta la corda pazza, cacciarmi fino alle
orecchie il berretto a sonagli della pazzia e scendere in piazza a sputare in faccia alla gente la verita'.
La cassa dell'uomo, signora, comporterebbe di vivere, non cento, ma duecent'anni! Sono i bocconi amari, le ingiustizie, le infamie, le prepotenze, che ci tocca d'ingozzare, che ci infracidano lo stomaco! il non poter sfogare, signora! il non poter aprire la valvola della pazzia! Lei, puo' aprirla: ringrazi Dio, signora! Sara' la sua salute, per gli altri cento anni!- Cominci, cominci a gridare!-
Bea.- Comincio a gridare?-
Cia.- Si, ecco! Qua! Forza! in faccia al Delegato! Forza! In faccia a me! In faccia a tutti! E si persuada, signora, che solamente da pazza lei poteva pigliarsi il piacere di gridarmi in faccia: "Beee'"-
Bea.- E allora, si: " Beee'"... ve lo grido in faccia, si :"Beeee'"! Beeee!-
Spa.- Ma signora...-
Bea.- ( con grida furibonde) No! Sono pazza? E debbo gridarglielo: " Beeee'..Beeee'....Beeee'!"
Cia.- Ecco la prova: E' pazza! Oh che bellezza! – Bisogna chiuderla! bisogna chiuderla! ( balla per la contentezza, intanto, s'e' possibile, entreranno in scena della comparse che in atteggiamenti vari, prenderanno atto della pazzia di Beatrice) E' pazza! E' pazza! ...Se la portano al manicomio!
E' pazza!-
Bea.- Beeee! Beeee! Beee. ( in faccia a tutti i presenti, alle quinte e poi al pubblico )-
Mentre Spano' e le comparse si porteranno via di scena Beatrice fuori di se, Ciampa si siedera' su una
sedia, di spalle al pubblico. Poi, con gesti misurati, si prendera' la testa fra le mani ( la regia dovra' esaminare se nel nel frattempo, si potra' portare una maschera da pupo sul viso), quindi, lentamente, la chinera' fino a toccarsi il petto col mento, tenendo le braccia, quasi senza vita, lungo il corpo.  Si udra' sghignazzare lievemente, infine si alzera', si girera' e uscira' di scena con movimenti rigidi di pupo.  Musica adatta. 
Buio e sipario.