Condominio mitologico

di

PATRIZIA MONACO


PERSONAGGI

PARCA
ARES
ICARO
TACITA MUTA
MERCURIO
GIOVE


Il testo è strutturato in modo tale che per ricoprire tutti i ruoli bastano solo un ATTORE e un’ ATTRICE.


Scene e costumi, benché specificati, lasciano ampio spazio alla libertà del regista.


PROLOGO
La scena suggerisce una struttura che ricorda l’elica del Dna. Consapevole che tale configurazione non è familiare a tutti, chiarisco che si tratta di una doppia elica, qualcosa come un fusillo. ricorda anche le pale degli elicotteri, il cui rumore farà da s.f. per buona parte dello spettacolo.
La Parca entra lavando il pavimento con lo spazzolone, indossa un camice da dottore, e ha lo stetoscopio al collo. Ai piedi ha le soprascarpe di carta sterile verde che si portano in sala operatoria. guanti da chirurgo. Con una mano appoggia davanti a sé il secchio. Smette di lavare quando s’ accorge del pubblico.

PARCA (appoggiandosi allo spazzolone guarda il pubblico) Buonasera. Se sapevo che venivate avrei cominciato prima a pulire. Ma oggi c’è stata la riunione di condominio ed io ho dovuto parteciparvi, sono la portinaia. E segnare tutte le lamentele e cercare di porvi rimedio. Fosse facile. L’amministratore se ne sta lassù, nel suo olimpo, e tocca a me fare il lavoro sporco, nel vero senso della parola.(si leva i guanti che mette nelle tasche del camice e dal taschino prende un pacchetto di sigarette tutto stropicciato e ne estrae una sigaretta. Dal pacchetto legge ) “Il fumo uccide.” E vengono a dirlo proprio a me! Lo so benissimo, sono medico chirurgo. Specializzazione in genetica. (rimette la sigaretta in tasca) Penserete che c’è stata una bella inflazione se un ricercatore genetico debba fare un secondo lavoro. Ma questo è un palazzo un po’ particolare, pertanto anche la custode deve avere qualifiche particolari. Eravamo tre, una iniziava la nuova spola, l’altra tesseva e io tagliavo. S’è pensato poi di ridurre i costi e le nascite sono scese a zero. (riprende a ramazzare) Per quanto ne pensasse l’amministratore lassù, eravamo noi parche a tenere in mano i fili del mondo. E chi tiene in mano il destino dell’umanità possiede il dono bello e terribile della conoscenza. Studio le persone colpite da malattie devastanti e so quasi con certezza cosa capiterà ai loro figli e nipoti. Se potessi trovare una cura, se i governi mi dessero almeno una parte di quello che è destinato alle guerre allora non starei a tormentarmi sulla forza della conoscenza e l’inutilità della stessa. (va in un angolo e ripone secchio e spazzolone e prende gli accessori della scena di Ares, poi, in tono confidenziale ) Nel palazzo abita Ares, il dio greco della guerra. Vive qui, da non so quanti secoli. ( si siede in angolo in ombra)
SCENA PRIMA

Un attaccapanni su cui stanno appesi una maschera antigas, un passamontagna nero, una borsa da computer contenente un portatile, un elmo greco. In basso, un paio di scarponi anfibi neri, con dentro infilate delle calze dello stesso colore. in un angolo tre rotoli di seta, uno rosso, uno verde uno azzurro.
Il suono di un clarinetto basso farà da contrappunto ai diversi momenti.
Entra Ares, pantaloni militari cargo e canottiera verde oliva. Orecchino e tatuaggio. Scalzo.

ARES ARES (soppesando un sasso)" La terza non so, diceva Einstein, ma la quarta guerra mondiale di sicuro sarà combattuta con la clava." O con i sassi? Forse proprio quelli delle strade insanguinate della Palestina. Al tavolo della pace, dopo la seconda guerra mondiale, nelle loro stimatissime uniformi coloniali, gli Inglesi presero una cartina del Medio Oriente e un righello e zac, tirarono una bella riga dritta, di qua gli ebrei, di là i Palestinesi. Loro, gli ebrei, affamati dai campi di sterminio e i palestinesi attanagliati dalla sete millenaria del deserto All’inizio una stentata coabitazione fra disgraziati, poi gli aiuti americani. E’ facile trasformare il deserto in belle oasi e piantagioni di pompelmi, a suon di dollari.così l’Arabo è pigro, è scaltro, è sciatto, è ladro, non gli riesce proprio a farne un giardino di questo deserto come han fatto gli israeliani… Gli anni passarono e le cose peggiorarono. E così, come in una novella delle Mille e una Notte, vi fu una magia, una magia nera. Gli agnelli sacrificali diventarono falchi. (con rabbia lancia il sasso) Intifada! ( indossa la maschera antigas e prendendo a tracolla la borsa del computer si reca verso un altro praticabile, estrae il computer dalla borsa e batte sui tasti per qualche istante) Bingo! (solleva la maschera antigas) Con le armi intelligenti adesso la guerra, che va in diretta televisiva, riduce al minimo le vittime fra i civili. Casulties, in inglese,la lingua che ora ha sostituito il greco e il latino. Bella parola, casualties … casualties, più che la morte ricorda la moda, il “look”, (MOSTRA I SUOI PANTALONI COI TASCONI LATERALI) “casual”.La gente poi fa tanto chiasso quando le casualties sono fra gli ospedali o nelle ambasciate. Loro non capiscono che le armi sono intelligenti anzi intelligentissime, ma si sa che la maggior parte delle persone intelligenti hanno studiato molto e chi studia si rovina la vista e perciò diventa miope. Allora anche le armi sono miopi pure loro… Ma a noi che ce frega? Noi ci scusiamo. E quelli sono i nostri nemici. E neanche li vediamo. Schiacciamo un bottone dopo aver programmato al computer. Un lavoro di grande soddisfazione, e ben pagato. E non so neppure com’è fatto il sangue.

Accordo di clarinetto basso

(disteso, con maschera antigas a fianco, tende il braccio come se avesse una flebo inserita)
Un tumore. (pausa) Com’è possibile? Non ho mai fumato, ho sempre mangiato verdura fresca e cavolfiori. Ah, e una mela al giorno. Lo stesso mia moglie. Eppure nostro figlio è nato senza tre dita… Non avevo pensato di congelarmi lo sperma prima di partire per la missione di pace. Noi italiani siamo sempre un passo indietro rispetto agli americani. (con orgoglio) Ma il cancro ce l’abbiamo pure noi!

Inno dei marines

(si siede, indossa gli anfibi. Si alza e calza un elmetto con fronde a scopo mimetico)Semper Fidelis. (prende il rotolo di seta verde e lo svolge lungo il palco) Quella sporca guerra, tutto quel sangue, fragore, sudore e morte. Tutto per vendere la Coca Cola. Lo so, non sono affari miei. Come il petrolio nella Guerra del Golfo o gli scopi pseudo umanitari in Bosnia. Io sono un marine pagato per uccidere, anzi, nato per uccidere. Born to kill. Ricordo (si abbassano le luci) sul sentiero Ho Chi Min, che adesso è meta per turisti… Non sapevamo mai in quella giungla del cazzo dove stava il nemico.. Quando ci accampavamo per la notte, il buio era spaventoso e il caldo era soffocante. Scavavamo le trincee e cominciavamo a fissare il buio, aspettando gli ordini, cercando di riposare, divorati dall’angoscia. Sapevamo che il nemico era là fuori, nella giungla, territorio sconosciuto, più del pianeta Marte, per noi ragazzi di città o di campagna. Sapevamo che il nemico aspettava il momento giusto. Eravamo tesi, poi finivamo con l’addormentarci. Ci svegliavano per fortuna i fuochi dell’artiglieria, fuochi d’artificio ci sembravano nel nostro dormiveglia, come se fosse il quattro luglio. Spaventoso e allo stesso tempo, bellissimo. Fango, sangue, bagliori di fuoco, case distrutte, campi bruciati, civili in fuga, tappeti di cadaveri.

Luce sfolgorante

Napalm, Zyklon B, defolianti… La chimica al servizio dell’uomo.
Ora sono un veterano in pensione ma chi me li paga tutti quegli anni, gli anni della mia giovinezza? Fra tutto quello sventolare di bandiere.

Accordo dolente dello strumento

Dicono che la guerra non piace a nessuno.
Intanto, piace ai fabbricanti di armi. Che sono uomini importanti, alleati coi politici, che dichiarano le guerre e che spesso, attraverso le guerre, diventano popolari, e quindi piace pure a loro. Poi ci sono i militari di carriera, i poveracci che si son arruolati per fame, quelli che hanno firmato per girare il mondo… e poi ci sono quelli che ci si trovano in mezzo quando sono di leva, o richiamati. Dicono di disprezzarla, di odiarla, ma nel cuore, dentro, dentro, e non lo confessano quasi mai, sono quelli che dicono che non si sono mai sentiti così vivi come quando erano in guerra… (pausa) Eppure... io conosco le sofferenze degli uomini comuni, dei servi di Ares, pedine nel Gioco dei potenti.
(si toglie l’elmetto e indossa il passamontagna)
(levando il pugno) Nada mas! In migliaia arrivammo dal Chiapas sulla Piazza delle tre Culture a Città del Messico.Lungo la strada si erano uniti a noi tutti i disgraziati gli sfruttati i diseredati. Fu una ragazza a parlare per prima, col volto coperto come il mio, come quello del suo comandante. Nada mas! Cominciò. Mai più. Mai più svendere la nostra terra alle multinazionali delle banane. Mai più portare negli uffici gli scalpi degli indios per avere cento dollari e la strada libera per disboscare… Mai più votare, ascoltare, leggere la propaganda di coloro che hanno un buco nero al posto del cuore. (si toglie il passamontagna e la canottiera. a torso nudo indossa l’elmo greco. sul tappeto verde ora srotola quello rosso) Io sono il fiammeggiante pianeta Marte. Io sono Ares, il dio greco della guerra, che seminava terrore e paura e godeva del sangue. Gli uomini comuni, servi di Ares, una volta bersagli per frecce di frassino, poi carne da cannone ed ora casualties, delle armi intelligenti. Io SONO in ogni battaglia, non parteggio per nessuno ma combatto e vengo anche ferito. Dicono che dopo la guerra di Troia sarei andato a piagnucolare da mio padre… Ma dopo la guerra di Troia quante altre guerre fino a .. fino a.... quando questo mondo sarà governato dai Grandi, quelli che si riuniscono ogni tanto qua e là e decidono delle sorti degli Ultimi della Terra? E guai a chi si oppone. (pausa) Come sono fastidiosi e cattivi i pacifisti! Bisogna dargli sempre una lezione!(pausa) Io son stato dappertutto. Ve l'ho detto che c'ero anch'io sul sentiero Ho Chi Min, sono stato ferito, e mentre si aspettava l’elicottero… (si toglie l’elmo al suono di pale d’elicottero, assordante) mi son rimesso dentro, pazientemente, tutte le viscere. Dato per spacciato all’ospedale di Saigon. La città dei bordelli. Semper Fidelis. Poi le mie ferite si son cicatrizzate. Perché io, vedete, sono eterno.(pausa)Noi dei guardiamo giù verso voi uomini con invidia. Noi possediamo il dono dell’immortalità. In altre parole, la maledizione di non poter morire.

Accordo di clarinetto

La vita umana ci dicevano su nell’Olimpo non è che malattia, vecchiaia, morte, ignoranza del domani e angoscia del futuro. Ma i servi di Ares, gli uomini dell’età del bronzo, non hanno il tempo di invecchiare, muoiono in pieno combattimento, non hanno avuto neanche un’infanzia. Solo le fatiche di Ares.

Accordo di clarinetto


Lo conoscete bene voi Ares? I suoi miti? I denti del drago e la nascita degli Sparti. Sempre secondo quegli Ateniesi colti e occhialuti che disprezzano l’aggressività. C’era una drago a custodire la mia fonte, nei pressi di Tebe. Cadmo, marito di mia figlia Armonia, lo uccise e seppellì i suoi denti. I denti del drago germogliarono e scaturirono, armati e già uomini fatti, gli Sparti.
Gli uomini di Ares, le pedine, le casualties.
Loro, creati solo per combattere, potevano sfuggire al loro destino? (srotola il tappeto azzurro che andrà a coprire gli altri due. Dopo breve pausa, un dialogo di cui non si sentono le risposte per cui brevissima pausa dopo ogni battuta)
Cosa c’è?
Chi mi chiama? Qualcuno cerca di bere a questo fiume, per dimenticare.
Ehi tu, chi sei?
Non capisco.
E neanche ti vedo bene, sei un’ombra in cammino.
Come?
Gay?
Ah. Enola Gay.
L’aereo del fungo.
Hiroshima Mon Amour.
Il pilota dell’aereo del fungo.
Sì ne muoiono ancora adesso, cancro leucemia, sì, dopo più di cinquant’anni…
E tu, cosa vuoi da me?
Hai obbedito agli ordini.
(scuote la testa)Lo so, questo, qui, non ti consola.E t’hanno cacciato tutti,
Il Dio dei Cristiani,
Il Dio degli Ebrei,
Il Dio dei Musulmani…
Ma forse Dio è solo un amalgama di memorie abbandonate nei sotterranei della Microsoft...

Accordo di clarinetto

Il Dio della Guerra è la tua ultima risorsa. E’ da me che vuoi una risposta… ( si allontana dal ruscello dopo aver dato un’ occhiata a dove presumibilmente sta quell’ombra)
E’ toccato a me. Nel pantheon indù ci sono non so, credo due milioni di dei, o duecentomila, comunque una bella cifra. In quello greco, molti meno, ma sempre tanti. E ognuno era il dio di qualcosa. A me, Ares, figlio di Zeus e di Era, è toccata la guerra.
Non l’ho chiesto io, capitava così. Non proprio per caso, ma quasi. Dal modo in cui si nasceva o dal carattere che si preannunciava. E i modi di nascere erano tanti e fantasiosi. C’è chi è nato da una coscia di Zeus, come Dioniso, chi è nato dalla testa di Zeus, armata di tutto punto, come Atena, la mia nemica (pausa), cioè, colei che nel gioco dei ruoli era la mia nemica… Io ero iracondo e impetuoso e passionale e con poco cervello e mi affibbiarono la guerra.
La guerra non piace a nessuno. (ammicca) E perciò io non gli andavo molto a genio, ero più apprezzato come Marte, dai Romani, una razza di gladiatori, ma questa è un’altra storia. Ho detto che la guerra non piace a nessuno. E’ una di quelle frasi che sembrano vere, ma se ci riflette, sono false. Voi direte, per uno che ha poco cervello, ne dice di cose, questo. Intanto il poco è solo relativo. E’ poco in funzione del tanto. Di quello di Ulisse, di cervello, dico, ad esempio, o di Atena, che è nata appunto dalla testa di mio padre. Io che son nato in maniera normale, ragiono di più con (si tocca i genitali) la parte anatomica più consona e banale per generare. Niente di male a ragionare col cazzo, le donne dicono che ragionino con la fica, pardon, la vagina. Niente di male, a non essere cerebrali, ad essere tutto senso, sesso e cesso. La vita è tutta qui, no? Mangiare bere cacare uccidere e fottere. Scopiamo, violentiamo, stupriamo le donne dei nostri nemici, preda di guerra. Quante ne ho sentite godere sotto di me! I loro "no" erano un ... come si dice.. pro forma. Parte delle regole. Anche le loro urla, anche quando si afflosciavano sanguinanti e con gli occhi sbarrati in mezzo al fragore della battaglia. Squarciate dalla possanza di tanti membri. A volte, per divertirci un po', non usavamo neanche il cazzo, ma altre cosucce, così, alla portata di mano, archi ,rami, mitra, obici...

Silenzio.
Accordo dello strumento.

(si toglie gli anfibi e annusa i calzini, che poi mette nelle scarpe) Poi a volte, quando le palle tornan vuote... si riflette... (pausa)Mio padre, Zeus, mi avrebbe anche detto, una volta, secondo Omero, quell’accecato, pardon, “non vedente”, che ero “ Un fazioso incostante, a me e a tutti i Celesti odioso. E risse e zuffe e discordie e battaglie, ecco le care tue delizie!”
Turbolento e litigioso! Certo, una volta per uno scherzo mi chiusero per diciassette anni in una botte di bronzo, quando ne uscii se non ero incazzato io, ditemi voi!!!
Dicevano che io andavo in battaglia accompagnato dalla mia altrettanto antipatica prole Deimos, il terrore e Fobos, la paura. Con noi c’era anche mia sorella Eris, la Discordia, e la compagnia dei bravaccioni era così completa. Quello che non si dicevano è che i figli li avevo avuti da Afrodite… dea della bellezza e dell’amore, scusate se è poco.. E da lei ebbi anche una prole un po’ più simpatica, ai cari mortali: Eros e Armonia.

accordo
Eros e Armonia. Cosa c’è di più bello? L’amore e l’armonia.
Ma questo gli ateniesi se lo volevano dimenticare, perché preferivano darmi addosso come dio sanguinario. Il loro “killer instinct” era salvo, quegli ipocriti davano la colpa a me e loro potevano così discutere di filosofia.
Discutevano del “thumòs”, mi ricordo, che vuol dire tanto coraggio come ira…
E nella vita, è inutile raccontarsi storie, ci vogliono tutte e due… ed io le rappresento entrambe, alla faccia loro.

accordo

Afrodite era nata dalla spuma del mare, un’altra versione della leggenda racconta che è nata dallo sperma di Urano, dopo che il figlio Crono gli aveva tagliato i genitali, e gettati nel mare Oceano… capito, chi dice a ME, sanguinario?
Secondo altri Afrodite era figlia di Zeus, e non so chi, quindi mia sorellastra. Afrodite. La mia amante preferita. Incesto? Oh, nel nostro ambiente non si faceva caso a queste cose.
Con Afrodite ce la siamo proprio spassata. E ci amavamo, sul serio. Altrimenti non potevano nascere Eros e Armonia, se non ci fossimo tanto amati. Un vero amore, quello che ti fa sentire come se tu avessi un gatto vivo nella pancia. Che ti fa impazzire. Che ritorni bambino, anche se non lo sei mai stato. Afrodite era regolarmente coniugata con quello storpio di un Efesto, Vulcano per i Romani. Dicono che i nostri genitori, sempre gli stessi… lo scagliarono giù sulla terra perché non gli piaceva, altri invece dicono che lo buttarono di sotto perché nato zoppo.
Insomma, zoppo di nascita o zoppo da caduta, Efesto era proprio brutto, il dio del fuoco, che pur non m’era antipatico, perché io amo tutto ciò che è fiammeggiante.
Con Afrodite ci vedevamo un po’ dappertutto, e sapete com’è la passione, ad un certo momento, diventammo imprudenti e qualche dio ci vide. Ce n’erano tanti e sempre tutti ad infrattarsi di qua e là o fra loro o con i mortali. Certo che la nostra religione non era una barba come quelle monoteiste… Ora mi ricordo, fu proprio Eolo, dio dei venti, eh, a scoprirci. Efesto furibondo ma molto più furbo di noi, escogitò una trappola. Preparò una rete di bronzo, sottile come un velo ma solidissima, e la assicurò segretamente ai lati del suo letto coniugale. Quando Afrodite tornò da casa mia, in Tracia, tutta sorrisi e con la scusa pronta, mi pare gli avesse detto che era andata a Corinto, per certe faccende.. Efesto le annunciò tutto amoroso: “Perdonami cara consorte, ma debbo recarmi per lavoro a Lemno, starò via alcuni giorni.” Afrodite non perse tempo, mi chiamò subito. Ah, voi vi chiederete come. Avevamo i nostri sistemi. Mercurio ad esempio, il messaggero degli dei. Un ruffiano, sapeste che ruffiano. Efesto era fabbro, ma anche un dio, e le sue catene le aveva fatte invisibili. Ci coricammo svelti svelti (ammicca al pubblico) e all’alba ci svegliammo intorcicati fra noi, nudi e senza scampo, avvolti in una rete come tonni. Neppure la mia forza sovrumana riuscì a farci districare dalle catene. Per essere liberati dovetti promettere a Zeus di non veder più Afrodite... Con la dea dell’amore io ho generato Amore. Avevo anche generato le Amazzoni, altra mia colpa, perché donne guerriere. E cosa significa? Erano sole, dovevano difendersi, chi l’ha detto che le donne devono solo nascere e fare figli e morire davanti al forno a microonde?

Accordo


E intanto le guerre continuavano. Venivano condannate, ma continuavano. ( si rimette maglietta e anfibi) Ed io mi contorcevo, perché non avevo neanche più Afrodite con cui consolarmi… ..mah... forse adesso è solo nella musica.
Eros, invece...Amore, ah quello c’è, esiste sempre, c’è sempre amore, ovunque, anche quello nei cessi delle stazioni è amore, ed io ci credo perché sono stato io a generarlo. Poi qualcuno è venuto a predicarlo. Amate gli altri come voi stessi. Era bello, è stato bene, ma intorno ci han fatto su troppa filosofia.
E divieti e tabù.
Io che una volta ero di poche parole. Il dio dal membro eretto.
Che ragiona col cazzo. (guarda il pubblico) Non sono certo l’unico e non c’è bisogno di essere un dio per farlo.

La Parca entra nella zona di luce. Si guardano ma è come se non si vedessero. Ares esce. Parca raccoglie le cose rimaste per terra. Fa per portarle dietro le quinte, ma nel parlare col pubblico si dimentica e le lascia in un angolo. Sicche’ alla fine ci sarà sulla scena un accumulo di oggetti.

PARCA Questo inquilino mi ha sempre dato un gran daffare. E non solo per il suo disordine. Quando Ares si mette in moto c’è sempre un numero spropositato di fili da tagliare.
“Ognuno conosce
quelli che accompagnò a partire
ma invece che uomini
armi e ceneri ritornano alle case.”
(va a prendere un sacco di piume e le sparge sul palco .Le piume sono macchiate di rosso )Una volta tornavano sugli scudi. Ora in sacchi neri. Talvolta e con più eleganze in casse coperte dalla bandiera.
Questa è la guerra: una terra devastata con tutti i suoi ragazzi sterminati, le sue donne in pianto e le sue città nel terrore.
Niente altro. E a pensarci, mi vien voglia di farmi una canna, che non uccide. (mentre cerca nelle tasche del camice il necessario per farsi la canna, si siede per terra a gambe incrociate e parla confidenzialmente al pubblico)
Un altro inquilino che m’impegna molto è Icaro. Le piume, la cera, le ali. E poi il rumore assordante degli elicotteri. (si sdraia e si fa un tiro, intanto e’ entrato Icaro)

SCENA SECONDA

Icaro e’ in un angolo e piange. nudo o quasi. Le piume macchiate di un qualcosa che potrebbe essere sangue.
Musica: sottofondo di ambulanze ed elicotteri quando precisato

ICARO (alzandosi, molto lentamente) Qui la solitudine è immensa. (pausa)
Non era così a Genova,
in quel giorno di luglio,
la gente era tanta
e la confusione era grande.
Così grande che un carabiniere
mi sparò.

S.f di ambulanze

PARCA (mettendosi a sedere, spegne la sigaretta. In tono narrativo) Non era facile fuggire da Creta, poiché Minosse faceva sorvegliare tutte le navi e offriva inoltre una ricca ricompensa a chi avesse catturato Dedalo.

S.f. di elicotteri.

ICARO Per me si va nella città dolente
Per me si va nell’eterno dolore
per me si va tra la perduta gente
Il centro storico era diventato una gabbia
la città intera un labirinto fra i container
zona rossa da sorvegliare a vista
perché tanta paura quando chi ci governa si riunisce?
E il ronzio incessante degli elicotteri.

Due ore stetti riverso
con gli occhi al cielo
occhi che qualcuno pietosamente
mi chiuse
ma io, ai piedi di quella chiesa
vidi e sentii tutto
anche attraverso le palpebre chiuse
il cuore aveva cessato di battere
ma non di soffrire
soffrivo per quel che vedevo e sentivo
quel che accadeva anche lontano da me
lontano da quella piazza grigia per i lacrimogeni
nelle belle e restaurate sale del palazzo Ducale.

new economy
wto
new economy?

PARCA Dedalo costruì allora un paio di ali per se stesso e un altro paio per Icaro; le penne più grandi erano intrecciate le une alle altre, e le più piccole erano saldate con della cera.

ICARO Quel carabiniere era di leva
si difendeva
io reggevo fra le braccia un estintore
lui sparò

S.f. d’ambulanze

ICARO (piange) Non ho vissuto
non ho vissuto abbastanza.

PARCA (tono narrativo) Dopo aver legato le ali alle spalle di Icaro, Dedalo gli disse con le lacrime agli occhi: “Figlio mio stai attento! Non volare mai troppo in alto, perché il sole farebbe sciogliere la cera, né troppo in basso perché le piume potrebbero essere inumidite dal mare.”

ICARO (tono irato) Io non so se lo avrei colpito e forse anche ammazzato
padroni di niente
servi di nessuno
noi siamo i fantasmi
senza diritti
nella nuova partizione del mondo
produci consuma crepa
tute bianche
punk a bestia
G 8 non è Giotto
il pittore che dipinse lo zero
si sono chiamati così, i grandi della terra
e sono otto: il resto, qualche miliardo, merda.
Il vento della sera mi portò dal Ducale le loro parole: “Gli abitanti della terra non sono altro che cani che abbaiano, bestie noiose. Ringhiano l’un contro l’altro. Il forte divora il debole. Il grande sottomette il piccolo. Sono bestie da soma, alcune imbrigliate, alcune sciolte.”
PARCA Dedalo infilò le braccia nelle proprie ali e si alzò in volo. Ad Icaro disse: “Seguimi da vicino e non cambiare direzione.”

S.f. di elicotteri

ICARO Sono sulla piazza ho la maglietta alzata fa caldo è il 20 luglio 2001
Io da qui vedo e sento
sono qui e sono morto
piume colorate
maschere bianche
balene variopinte
bandiere
bambini
zaini
giocolieri
Dove sono i ballerini?
Dove sono ora le balene?
Si son dispersi tutti quando han saputo dei due ragazzi
l’ucciso e l’uccisore
in quella piazza
dove ora la gente porta fiori senza posa

“Hanno ucciso un ragazzo”
così si è sparsa la voce
la festa era finita

iniziò come un carnevale
finì con un funerale

che casino quel giorno
che spreco di gioventù!
che cazzata abbiamo fatto!

PARCA Mentre si allontanavano dall’isola verso nordest, battendo ritmicamente le ali, i contadini i pescatori e i pastori che alzarono lo sguardo verso di loro, li scambiarono per dèi.

ICARO Non fare questo non fare quest’altro, segui la vita retta, non ti mettere nei casini, semai vai nei casini, fai la guerra e non fare l’amore,la pace è una brutta parola è una parola a quattro lettere, come dicono gli americani, perché tutte le loro parolacce han quattro lettere, anche il nome del loro presidente…
Se mi segui arriverai sano alla pensione
produci consuma crepa
popolo di Seattle è vero, o dobbiamo volare alto?
popolo di Seattle dopo Napoli e Genova, continui a scrivere i tuoi slogan:
padroni di niente servi di nessuno
per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo
produci consuma crepa.

PARCA Quando si furono lasciate Nasso Delo e Paro alla sinistra e Lebinto e Calimne alla destra, Icaro disobbedì agli ordini del padre. Cominciò a volare verso il sole, inebriato dalla velocità che le grandi ali imprimevano al suo corpo.
s.f. di elicotteri.
ICARO Almeno in Argentina dovevano timbrare il cartellino
prima di entrare in “sala chirurgia”
e dunque lo facevano controvoglia
lo facevano con gusto e anche gratis
nella caserma di Napoli
e magari spontaneamente
(intona) Faccetta nera bell’abissina…
nella scuola di Genova
dovevano ripetere a squarciagola
io li sentii perché si sente
e si vede tutto
quando si è morti e non s’è vissuto abbastanza
abbastanza per arrivare sani alla pensione

PARCA A un tratto Dedalo voltandosi non vide più suo figlio ma soltanto delle piume sparse che galleggiavano sulle onde sotto di lui.

ICARO Io ho visto un black bloc entrare in un portone e uscirne come poliziotto.
Io ho visto un poliziotto entrare in una scuola ed uscirne con le mani sporche di sangue.
Quel sangue poi, per miracolo od alchimia, è diventato salsa di pomodoro.
Cassonetti rovesciati e incendiati
e manganelli
tanti manganelli
fumo nero che sale dalle macchine bruciate
siamo tutti clandestini
mercificazione
ogni cosa vien trasformata in un prodotto di vendita
muco che esce dal naso la pelle che brucia
nessuno ride più canta più
era cominciata come una festa mobile
le truppe ci guardavano immobili
hanno un cuore?
Hanno un cuore che pulsa di un ritmo che suona del nostro stesso sangue
ma sarà solo il nostro sangue
che mostrerà a loro quanto può sanguinare un essere umano
prima di morire
e tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore.
Sparato in faccia
dagli schiavi di chi ha del danaro un concetto più sacro di quello del sangue.
Neppure l’ingiustizia è uguale per tutti.
Adesso che la folla si è dispersa, che il fumo non s’attacca più alla gola, non ti brucia più gli occhi, adesso che ho gli occhi chiusi per sempre, adesso ho aperto gli occhi
comincio a capire
global e new economy non solo scarpe e magliette
petrolio e coca cola
banane e polpette
no, non polpette, non è global: hamburgher, multinazionali d’hamburgher
hamburger così comodi per le donne che lavorano
premio per bambini che escono col papà
l’hai visto fare in tv
devi farlo anche tu
se non lo fai non esisti
ma non esisti neppure se lo fai

questo è global: vuol renderci tutti
uguali
punk a bestia
produci consuma crepa
sei miliardi fra vittime e carnefici

e otto che DECIDONO PER LORO
bambini scalzi che non hanno mai tenuto nelle mani un giocattolo
confezionano scarpe firmate
e palloni per il calcio
feticci
merci ambite destinate
alle nostre cattedrali:
i centri commerciali
un mondo diverso è possibile
un modo ci deve essere
e non quello di fracassarci fra noi
punk a bestia!!!
Mai più.

PARCA Icaro era figlio d’un fabbro e d’una schiava
Il fabbro fu fatto prigioniero nel labirinto che lui stesso aveva costruito.

ICARO Produci consuma crepa
Il fabbro m’ha dato la vita
il fabbro ha costruito la via
il fabbro ha indicato la via d’uscita
volando lui ce l’ha fatta
m’ha sepolto e perciò può farmi risorgere
No, non sotto un estraneo cielo,
non al riparo di ali estranee
ero allora col mio popolo
là dove il mio popolo, per sventura, era.
Popolo di Seattle
colorati anche se vestiti di bianco
innocenti anche se armati di spranghe
ingenui anche se credete di sapere tutto.
(sorride a fatica) Volate alto finché potete,
per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo.
(sedendosi,quasi fra sé) L’importante non è di avere tante idee. E’ di viverne una.

Parca gli si avvicina e con dolcezza lo prende per un braccio e lo conduce fuori.
Un breve intervallo

SECONDO TEMPO
Parca entra con una scopa e inizia a spazzare le piume, accumulandole in un angolo, mentre parla.

PARCA (al pubblico)L’umanità non sopporta troppa verità.
Qui tutti han già vissuto tutto, e io, io so tutto di loro.( comincia a sistemare le due statue) Nella riunione di condominio oggi han deciso che l’atrio del nostro palazzo torni com’era una volta. Come era prima dei lavori di restauro. Restyling è ora il termine corretto. Ci sono sempre state due statue, (ansimando per lo sforzo) eccole qua. (indicandole) Aius Locutius e Tacita Muta. (sistema le maschere nell’angolo)

SCENA PRIMA

Sulla scena due statue in cartapesta: una rappresenta il dio dell'eloquenza, Aius Locutius, bocca lievemente socchiusa, l'altra la dea del Silenzio, bocca ermeticamente chiusa .
In un angolo, una serie di maschere di quelle con l'impugnatura a bastoncino, che verranno descritte nel testo. Una, la più importante, vien qui anticipata: un volto di donna, con la bocca aperta e rossa come a chi hanno strappato la lingua.
Musica di cembali.

PARCA (indica le statue) Il dio dell'eloquenza, portata in gran conto dagli antichi Romani, e la dea del Silenzio.

Da dietro la statua del dio Aius Locutius (riproduzione di un dio molto semplice, non identificabile) fa capolino Mercurio.

MERCURIO Aius Locutius non è potuto venire stamattina, doveva tenere un dibattito, ma ci sono io, Mercurio. Mi usano sempre per mandare messaggi. Ero persin meglio della posta prioritaria… facevo …. "servizi" particolari… (sorriso lascivo) E' preferibile che la storia ve la racconti io. La vostra guida è una donna, cioè una femminista, non c'era posto per loro nell'Olimpo, una volta…

PARCA Perché adesso c'è?

MERCURIO Intendo dire nei vostri Olimpi, parlamenti, posti di comando, tribunali…

PARCA Se lei li definisce un olimpo…

MERCURIO Io mi tengo aggiornato, anche perché mi piace che le belle donne mi ammirino. E una bella donna è tale fintanto che non si altera i lineamenti e questi vengono inesorabilmente alterati dalla rabbia, sentimento assolutamente non femminile.
Ora, dopo qualche annetto di calma, questo nuovo millennio sta partorendo un rigurgito di rabbia. Un nauseante veterofemminismo.
Tò, (da dietro la statua prende un libro) guarda qui la Germaine Greer. Questa ci ha dato un sacco di filo da torcere,in passato, e ora, come una vipera che non muore mai, eccola qua: "Dappertutto, oggi, donne ridotte al silenzio sopportano fatiche, dolore e sofferenze infinite in un sistema mondiale che genera miliardi di perdenti per ogni manciata di vincitori. E' arrivato il momento di arrabbiarsi di nuovo."

PARCA Mi vuole spiegare perché lei mi da tu mentre io…

MERCURIO Taci! Non sai che le donne latrano? Lo diceva Cicerone.

PARCA Ancora con questa storia, dopo duemila anni? E più.
Ora basta. (al pubblico) E anche voi sarete d’accordo .Cosa? Vi piace? Che la statua di un dio parli? Ma non potrete purtroppo aspettarvi che parli lei, Tacita Muta. La dea del Silenzio. Non può più parlare. Il sogno d'ogni uomo.

MERCURIO Ah tu non sai che cosa significa (sorride) fare all'amore con una donna che non parla… che non guarda il soffitto e poi sospira: dobbiamo ridare il bianco…

PARCA Credevo aveste solo affreschi ai vostri tempi.

MERCURIO Io mi incarno in ogni bell'uomo ed ogni bell'uomo ha a disposizione al minimo sette donne.

PARCA Oltre alle statistiche, non hai imparato nient'altro a stare qui? Inquilini ospiti venditori ambulanti pellegrini.

MERCURIO I pellegrini la pensano come me, se son veri religiosi… Cosa diceva Sant’Agostino? Le donne non hanno l'anima e perché dovrebbero avere la parola? Le bestie non hanno né l’una né l’altra e per questo sono tanto amate.

PARCA Per favore! Lasciami raccontare la storia di Tacita Muta.

MERCURIO Non hai il senso del teatro: a teatro non si racconta, tutto avviene qui e ora.

Parca dopo un attimo di esitazione si nasconde dietro la statua e ne esce con una tunica da ninfa, Lara. Mercurio a vista si cambia in Giove.

GIOVE Tu Lara, mia bella ninfa, figlia del fiume, mi piaci ma più di te, mi piace tua sorella… Mi aiuteresti ad averla? In cambio potresti avere molto. Io sono il Dio degli Dei.

LARA Cosa dovrei fare?

GIOVE Parlarle bene di me… io non ho buona reputazione fra i mortali e i semi - mortali come voi ninfe… e proprio non so perché.
Ma se le dici che il mio è vero amore (le strizza l'occhio) lei crederà perché a te crede.

LARA E io cosa avrò in cambio?

GIOVE La mia protezione in eterno.

LARA E cosa significa?

GIOVE Quel che ho detto e ora sbrigati.

Giove resta dove e’ e Lara si apparta come se parlasse con un altra persona.

LARA Ascolta, Giove ti accosterà e ti dirà all’orecchio parole dolci come il miele. Sarà umile e adorante, ma tu stai in guardia, vuol soltanto sedurti.

Giove assume un espressione corrucciata, poi esplode.

GIOVE Venite a me, servitori, e portatemi la ninfa Lara.

Lara avanza come se fosse legata.

GIOVE (tono paterno) Lara, hai parlato troppo, come tutte le donne. E ora, sai cosa ti faccio? Provi ad indovinarlo?Come son generoso con chi mi asseconda così sono spietato con chi mi disobbedisce.

LARA Cosa vuoi? Violentare me?

GIOVE Lo vorresti, eh, cagna? No, questa soddisfazione non te le do. Tu eri gelosa di tua sorella! Tu hai commesso una leggerezza con un tuo organo, ebbene, non ne compirai più. (improvvisamente violento la spintona dove non si possa vederla e resta di spalle) Tiratele fuori la lingua. (prende la spada e la abbassa su di lei)

Prima un urlo, seguito da un mugolare.

GIOVE (nel mutarsi in Mercurio) Mercurio, conduci questa ninfa nel regno degli Inferi. Ne faremo una dea, Tacita Muta sarà chiamata, affinché sia di monito a tutte.

MERCURIO Vieni (la solleva da terra dall’angolo in cui era . lei ha la tunica sporca di sangue ma la sua bocca e’ fasciata) Fino agli Inferi è un bel viaggetto lo sai.. anche se ho le ali ai piedi. ( la prende in braccio e poi si siede con lei abbandonata fra le sue braccia)Vedi laggiù è la Terra, e Plutone, e quella gola vischiosa che chiude i confini del mondo? E’ l’Ade con tutto il suo brulicare di demoni. (sorriso malizioso) E’ meglio prima divertirci un po'.
(si alza la tunica, Lara implora con la testa e con gli occhi) Cosa stai cercando di dire? Come vuoi esser presa ? Se da sopra davanti o dietro… non preoccuparti per me, a me piace in ogni modo… (accingendosi a violentarla mentre lei si agita) Oh sta arrivando qualcuno! ( la trascina dietro alle statue dove avviene lo stupro)

Mercurio da solo esce da dietro da statua mutandosi in Giove.

GIOVE Mi hanno detto che la nostra Lara ha dato vita a due gemelli. Sono pur sempre figli di un dio e una ninfa, e son nati in luogo sacro.
(solenne) Li chiamerò Lari Compitales. Divinità preposte alla famiglia. E che ogni famiglia romana li abbia in gran conto. Voglio che siano venerati, e quando i Lari vengono profanati anche la casa è profanata. Quando la famiglia si trasferisce, trasferisca con se anche i Lari.
Le feste Laraie dovranno cadere due volte l'anno perché i romani non hanno più sentimenti per la casa e la famiglia.
Quanto alla loro Madre, Tacita Muta, che la sua statua sia situata in Campidoglio e che il 21 febbraio sia la sua festa.

Buio

EPILOGO

Luce sulla statua davanti alla quale sta la Parca nel suo costume da dottoressa. Sul viso porta la maschera dalla lingua strappata. Parla dietro la terribile raffigurazione.

PARCA Gridate! Gridate la vostra rabbia perché è l'unica cosa che non possono toglierci, e la rabbia di una donna sfruttata, mutilata e stuprata salirà fino al cielo e scenderà nelle viscere dell'inferno, risveglierà demoni e angeli e arriverà un giorno persino fino agli uomini. Quel giorno la nostra parola, anche se non è d'oro come quella degli uomini, avrà il suo peso, anche se fatta di piume e di vento, d'aria o di fuoco.
Troppo abbiamo sopportato, abbiamo sopportato più di quel che è umano sopportare, neppure le bestie hanno sofferto come noi. Le bestie, anche le tigri mangiatrici di uomini, che adesso proteggono come categorie in via d'estinzione.
(si leva la maschera) Mi perdonate se sono un po' melodrammatica? E' così tanto che non parlo che… forse non so neppure più come si fa.
Come si dice adesso? It's ok. Va tutto bene.
Tutto bene, il sogno degli uomini è finito, riprendiamoci la parola. E con la parola, viene anche tutto il resto, il rispetto di sé, esprimere le proprie idee, la volontà di pace e di non lasciarsi mai più sopraffare. Mai più.(maschera di un corvo)
Come diceva il corvo di Edgar Allan Poe? Nevermore.
(sempre più minacciosa, avanzando verso il proscenio cambia maschera: ora di una donna col volto tumefatto)Dai padri, di mariti e dagli amanti. Non sbatteremo più contro le porte.
Noi generiamo non distruggiamo
Mai più guerre, mai più.
(toglie la maschera e mette le mani a griglia davanti al viso)
Noi donne di un Paese ai piedi delle più alte montagne della terra, sede degli dei, siamo costrette a vedere il mondo attraverso una griglia. Le donne muoiono di parto di cancro di vaiolo perché gli uomini non le possono toccare e le dottoresse non possono esercitare.
Il mondo insorge solo quando si toccano i suoi interessi.
La fine del mondo non comincia quando arrivano i barbari ma quando i barbari arrivano ai più alti livello di governo. (osserva la struttura ad elica del palco) Non cercate un senso.
Non c’è nella vita dovrebbe esserci in un condominio?

fine