CONFESSIONI SU UNO ZERBINO

Commedia in due atti di

Daniela Ariano
 

Musiche originali di Marcello Appignani


© Daniela Ariano 2009 - Tutti i diritti sono riservati.
L’opera è depositata presso la S.I.A.E. – Società Italiana Autori e Editori – viale Della Letteratura 30, 00144 Roma.
Tutti i brani citati all’interno dell’opera sono raccolti nel CD musicale “Piume dal cielo” di Marcello Appignani edito da Terre Sommerse.



Personaggi

Caterina 30 anni circa la moglie
Paolo 30/35 anni il marito
Mara 30/35 anni l’amica del cuore
Tony 30/35 anni l’amico del cuore
Piero 30 anni circa il primo amore
Vania 20/25 anni l’altra
Pepi Barbuccia solo voce speaker di Radio Onda Anomala

Scena
Pianerottolo di un palazzo al quarto piano.
A destra la scena è completamente in ombra mentre a sinistra è illuminata.
In fondo a sinistra campeggia una porta enorme, altre due porte laterali e immaginarie sono contrapposte a destra e a sinistra ingresso di due appartamenti separati.
Le scale del palco che portano alla platea sono le scale di raccordo del palazzo.
Al centro della porzione di scena illuminata emergono uno scatolone pieno di pentole e una scatola più piccola, mentre uno zerbino è posto davanti all’ingresso dell’appartamento di destra.
È sera e a casa di Paolo e Caterina (appartamento di destra) è stato appena ultimato il trasloco dei mobili nell’appartamento di fronte. Le porte d’ingresso dei due alloggi si immagina che siano spalancate.


PROLOGO
Scena I: Paolo, Tony
A sipario chiuso musica diegetica/off , brano rock Confessioni su uno zerbino il cui suono proviene da una radio. Emerge la voce dello speaker.

PEPI (incalzante) ...e siamo arrivati alle ventidue! Qui dai microfoni di Radio Onda Anomala è il vostro Pepi Barbuccia che vi parla e vi tiene compagnia in questa notte da lupi...

Mentre lo speaker continua il soliloquio, il sipario si apre sulla scena priva di personaggi.
Dall’appartamento di sinistra esce Paolo con pantaloni e maglietta impolverati. Ha il viso torvo.

PAOLO (urla verso la porta di destra) Insomma, vuoi spegnere quella maledetta radio?

Lo speaker continua a parlare, Paolo arrabbiatissimo si infila nella porta di destra (quinta di destra) ed esce nuovamente di scena.

PEPI ....con un bel paiolo di musica rock! E chi se ne frega se qualcuno già dorme… questa è adrenalina pura perciò date gas al vostro volume... WOW forza ragazzi non smettet... (interruzione).

Tony entra in scena con un cacciavite tra le mani e si guarda intorno. È alto, allampanato e anche lui, come Paolo, indossa una maglietta impolverata e un paio di vecchi jeans.

TONY (addita la scatola, rivolto alla quinta di destra dove si immagina ci sia Paolo ad ascoltarlo) Questa roba la portiamo dentro? (indica l’ingresso dell’appartamento di sinistra)
PAOLO (entrando a sua volta di nuovo in scena dalla quinta di destra) Non ti preoccupare. Adesso ci penso io, tanto sono poche cose.
TONY (sbadiglio, si massaggia le braccia) Va bene, allora vado...
PAOLO (continuando a raccogliere gli oggetti rimasti in giro) Sì, e grazie... non so come avrei fatto senza il tuo aiuto.
TONY (mentre mette in ordine la scatola degli attrezzi) Vuol dire che sei prenotato per il mio prossimo trasloco.
PAOLO Avete trovato casa?
TONY Forse sì, una villetta poco fuori città...
PAOLO Bravi, sono contento...
TONY Anch’io... col bimbo in arrivo una stanza in più ci vuole.
PAOLO Lo credo...
TONY Quindi preparati a trascinare anche i miei scatoloni!
PAOLO (mentre sposta gli oggetti personali dalla scatola grande a quella piccola) Ci puoi contare, tanto rispetto a questo il tuo trasloco sarà una passeggiata. (indicando l’appartamento a destra) La pazza di là ci ha reso il lavoro più difficile del previsto!
TONY Beh, non aveva tutti i torti!
PAOLO La difendi?
TONY No, ma vedersi buttare fuori casa per essere catapultati in una specie di bunker...
PAOLO (con nervosismo) E cosa dovevo fare, eh? Dirle... sì, cara la mia ex moglie. Prenditi il mio appartamento e tutto quello che contiene, tanto io andrò a dormire sotto i ponti!? (rivolto verso la porta di destra e sbattendo un pugno sul muro adiacente, urla) Questa casa è mia, capito... mia!
TONY Ssssst... va bene, calmati però! Sono le dieci di sera... siamo fuori orario per urlare.
PAOLO (stancamente) Sì, scusami, hai ragione. Vai pure, prendo le mie cose e vado via anch’io. (si massaggia le gambe) Non vedo l’ora di mettermi a letto, sono stanco morto.
TONY Dormi da Vania?
PAOLO (ricomincia a rovistare nella scatola grande) E dove altrimenti?
TONY (sbadiglia e si avvia alla scala, verso il proscenio) Buona notte allora, io scendo... mangio un boccone e poi subito a nanna!
PAOLO Beato te... io prima della nanna devo arrivare dall’altra parte della città!
TONY A domani Paolo.
PAOLO A domani... e saluta Mara da parte mia.
TONY Grazie... a proposito, ti ricordi che lunedì c’è la riunione del condominio?
PAOLO Cacchio... con tutto questo casino me ne ero dimenticato! Ti lascio la delega, che ne dici?
TONY Ma non dovevi presentare i nuovi inquilini?
PAOLO Fallo tu... tanto li conosci.
TONY Okay... allora passa un attimo di sotto prima di andar via.
PAOLO Va bene. A fra poco...

Tony fa per scendere le scale, poi si ricorda di aver lasciato la sua felpa sul pianerottolo e torna indietro a prenderla seguito dallo sguardo assorto di Paolo.

PAOLO (prima che l’amico scenda le scale) Tony?
TONY Sì?
PAOLO Tu la ami ancora, vero?
TONY (pausa di qualche secondo, senza voltarsi) Può darsi... (Tony, sempre di spalle a Paolo e frontale al pubblico, fa un ultimo cenno di saluto e scompare inghiottito dal buio della platea).


Scena II : Paolo, Caterina

PAOLO (si avvicina alla porta dell’appartamento di destra e bussa forte contro il telaio) Le chiavi delle porte ce l’ho in tasca, è inutile che ti barrichi nel bagno... (Esce di scena entrando nella quinta di destra, v.f.s.) Insomma, vuoi deciderti a lasciare questo maledetto appartamento?
CATERINA (v.f.s.) Me ne andrò solo quando arriverà l’ufficiale giudiziario con in mano lo sfratto esecutivo!
PAOLO (v.f.s.) Le cretinate che dici non ti salveranno! Ormai l’appartamento l’ho venduto...
CATERINA (v.f.s.) Vedremo che ne pensa il giudice!
PAOLO (v.f.s.) Va bene, vedremo. Intanto esci da lì… (si sente un trambusto, una porta che si apre, qualcosa che cade)
CATERINA (v.f.s. urla) Lasciami, vigliacco, lasciami. Aiuto... qualcuno mi aiuti!
PAOLO (uscendo dall’appartamento e tenendo stretta per un braccio la moglie) Smettila di sbraitare e vieni via! Forza... fuori! (spinge la donna in mezzo al pianerottolo e chiude subito la porta alle sue spalle)
CATERINA (in vestaglia e pantofole, i capelli raccolti alla rinfusa sulla nuca. Si avventa contro la porta chiusa e inizia a battervi sopra con i pugni) Apri, ti prego apri! Non ho preso i miei vestiti e le cose di Jacopo sono ancora tutte lì dentro. (si volta verso Paolo che la osserva dall’altra parte del pianerottolo con aria compiaciuta; urla) Apri! (lui ride, lei gli si scaglia contro e inizia a colpirlo ma inutilmente perché lui le blocca le braccia) Verme schifoso figlio di una serpe! Io ti ammazzo... lo giuro sulla testa di mio figlio che ti ammazzo!
PAOLO (ridendo ancora e tenendole ferme le braccia) Non giurare su Jacopo, lui non c’entra...
CATERINA (si stacca da lui e cerca di calmarsi) Allora giuro su di te... così se non riesco ad ammazzarti crepi lo stesso!
PAOLO (sorriso di scherno) Aiutami a portare dentro questa roba e cerca di non urlare, siamo in un palazzo di gente per bene!
CATERINA (si guarda intorno, sarcastica) Sì... sì, siamo in un palazzo di gente per bene! Ognuno chiuso nella propria scatola ben attento a non mettere il naso fuori dalla porta. (urlando verso la porta centrale) Vero cara signora... Mortoni… Morsoni (si avvicina alla porta e legge la targhetta a lato) Ah sì... Mormoni! (sempre rivolta alla porta di centro) Scommetto che lei, signora Mormoni, si trova da ore dietro lo spioncino a gustarsi il nostro corpo a corpo. A quante persone ha già telefonato? Me la immagino, lì al telefono, col suo grembiulino tutto pizzi e il classico tono da persona per bene: “sai Carlotta, i miei vicini si stanno separando! Sì, i Del Piave... proprio loro! Sapessi che urla arrivano dal loro appartamento, sembrano bestie al macello. (alza il tono della voce, sguardo bieco rivolto a Paolo) Soprattutto lei poverina, costretta dal marito a lasciare la sua bella casa per trasferirsi in un buco puzzolente e pieno di scarafaggi!”
PAOLO (mentre trascina la scatola rimasta sul pianerottolo verso l’appartamento di sinistra) Non ci sono scarafaggi!
CATERINA Sì invece. Li ho visti io quando ci abitavano i Simonelli. (strattona la scatola con le pentole tirandola da lato opposto, urla) Questa rimane qui!
PAOLO (avvicinandosi, a voce bassa) La vuoi smettere di urlare e di comportarti come una bambina? (Caterina trascina la scatola verso il lato opposto, Paolo la osserva disgustato) E poi guardati... in vestaglia e pantofole in mezzo al pianerottolo, non ti vergogni?
CATERINA Perché dovrei? La colpa è tua se non posso entrare in casa mia...
PAOLO (indicando la porta di sinistra) Ecco la tua casa! Fila dentro e togliti di qua.
CATERINA Io lì dentro non ci vado, capito... non porterò Jacopo in un appartamento lurido e freddo!
PAOLO Domani mattina verrà il tecnico a sistemare la caldaia.
CATERINA Sei un uomo spietato... e a Jacopo, a lui non ci pensi?
PAOLO Jacopo stasera dorme altrove... (ricomincia a trascinare la scatola verso sinistra)
CATERINA Sì, ma domani? Immagina come ci resterà domani quando si accorgerà che non può più entrare nella sua bella casa, nella sua cameretta tutta azzurra con le paperelle... perché il papà CRUDELE, CATTIVO E SENZA CUORE l’ha venduta!
PAOLO Un giorno sarà abbastanza grande per capire!
CATERINA (ricomincia a tirare la scatola verso il lato opposto) A quel punto non gli interesserà più nulla capire.
PAOLO (indispettito) Ma insomma! La vuoi finire di trascinare quello scatolone dappertutto? Sono le dieci passate e stiamo facendo un rumore del diavolo!
CATERINA (sfinita, dà un calcio allo scatolone) Tieni questa dannata scatola allora e lasciami in pace! (indica l’appartamento di sinistra) Tanto io lì dentro non ci dormo...

Mentre Paolo esce di scena trascinando lo scatolone nell’appartamento di sinistra, Caterina afferra lo zerbino rimasto davanti alla porta di destra, lo porta al centro del palco, ci si siede sopra e chiude gli occhi. Paolo, quando rientra, la osserva sconsolato guardandosi intorno con imbarazzo.

PAOLO (a voce bassa) Ti sei impazzita per caso? Rimetti a posto lo zerbino...
CATERINA (ad occhi chiusi) Non posso, ci sono seduta sopra.
PAOLO Non avrai mica intenzione di dormire qui, vero?
CATERINA (sempre ad occhi chiusi) E perché no?
PAOLO Perché... perché non puoi! (l’afferra per le braccia e cerca di tirarla su, Caterina si artiglia ai lembi dello zerbino) Molla lo zerbino... molla ho detto!
CATERINA Se non vuoi che tua moglie dorma sul “pianerottolo di un palazzo di persone per bene”, falla rientrare in casa sua.
PAOLO (strattonando lo zerbino e facendo rotolare via Caterina) Tu non sei più mia moglie e quella non è più casa tua, chiaro? (solleva lo zerbino mentre Caterina lo afferra e cerca di portarglielo via) ...e molla! (ha la meglio sullo zerbino, lo butta davanti alla porta di sinistra)
CATERINA (rivolta alla porta centrale mentre gattonando sul pavimento si va a riprendere lo zerbino) Ha sentito signora Morsoni? Siccome io non sono più sua moglie allora non ho diritto a dormire in una casa decente. (riprende lo zerbino e lo riporta al centro della scena, ci si siede di nuovo sopra)
PAOLO (arrabbiatissimo esce di scena entrando nell’appartamento di sinistra; v.f.s.) Dimmi cosa c’è che non va in questo appartamento!? Ci sono le tapparelle che si alzano e si abbassano; ci sono i pavimenti, le pareti e due bagni completi di acqua corrente. Incredibile, c’è pure il soffitto! Inoltre ti ho rimontato tutti i mobili compresa la camera da letto... (ritorna sulla scena, si accorge che Caterina è di nuovo seduta sullo zerbino, ricomincia a strattonarla, lei rotola di nuovo a terra) Se avessi saputo che preferivi lo zerbino al materasso sarei già a casa da un’ora, invece di stare qui con Tony a sistemarti la “cuccia” per la notte. (intanto ha rimesso lo zerbino davanti alla porta di sinistra)
CATERINA (essendo già a terra si mette a quattro zampe) Bau... bau.
PAOLO (la guarda dall’alto con odio) Ma come ho fatto a sposarti!?
CATERINA (lo guarda dal basso con tristezza) È la stessa cosa che mi chiedo anch’io! (gattona e si riprende ancora una volta lo zerbino)
PAOLO (stanco) Senti, se vuoi dormire sullo zerbino fai pure, io me ne vado. I tuoi comportamenti da pazza non mi riguardano più. (mette la scatola piccola sotto il braccio e si avvia verso la scala del proscenio)
CATERINA (spaventata) Aspetta Paolo... vai via così?
PAOLO (si ferma di spalle) E come sennò? Con l’accompagnamento della banda...
CATERINA Ti prego... solo per questa notte!
(sempre di spalle) Non posso, lo sai che non dipende da me (scende di corsa le scale uscendo di scena).

Tappeto musicale Il tappeto africano

CATERINA - (corre verso le scale e urla) Sei un maledetto verme! (poi rivolta verso la porta centrale) E lei cara signora la smetta di spiarmi! Lo spettacolo è finito... se ne può andare a letto. (si risiede sullo zerbino e cerca di assestarsi come se volesse dormire. Infreddolita si raggomitola nella vestaglia e chiude gli occhi, subito dopo scoppia in una risata lancinante e prolungata) Che cosa ridicola... mi scusi signora Mormoni (risata)... non riesco a proprio a frenarmi... se ripenso (risata)... se ripenso a quello che mi diceva questa estate... (si asciuga le lacrime dagli occhi) Quel verme! (si alza in piedi e imita la voce di Paolo) “Tesoro, vedrai che tutto tornerà come prima, perché io ti amo e non posso vivere senza di te... tu sei la mia piccola Pucci!” (urla mentre avanza sul proscenio) Pucci: che nome ridicolo... ma come gli ho potuto permettere di chiamarmi Pucci! (pausa, il pianerottolo con tutto quello che contiene sparisce nell’oscurità. Luce su di lei dal basso; rivolta al pubblico) Quando ci si innamora di qualcuno, gentili signori, ogni sillaba che esce dalle labbra dell’amato ha il sapore del miele. Nessuno si accorge di quanto veleno stillino quelle innocue, sapide, burrose, stramaledette paroline! E non importa se la persona che le pronuncia è un fabbro o un poeta, un ricco o un poveraccio: l’inganno è sempre lo stesso... si è convinti di avere accanto il compagno della propria vita e ci si ritrova a fare i conti con un essere che non si riconosce: una bestia dalle corna ritorte che distrugge in pochi attimi il castello della tua esistenza. E sapete qual è la molla che fa scattare questa ecatombe dell’amore? (sussurro) L’interesse personale... sì, proprio così cari signori, mors tua vita mea senza possibilità di replica. Poi se questo interesse è rivolto alla segretaria ventenne o è causato dal desiderio di vendetta del tuo miglior amico, il finale è sempre lo stesso (urla) “Pucci, vai a farti fottere altrove”! (pausa, fissa sul pubblico) All’inizio Pucci è disarmata di fronte a tanta determinazione: scalcia, lancia improperi, cerca di mettere cerotti al suo amore ferito fino a quando, per illuminazione divina, si rende conto che l’amore si è trasformato in un sentimento molto, molto, molto più profondo... (pausa, sguardo sul pubblico, sibila) IN ODIO! Un odio ferino, assoluto, devastante che corrode le viscere di Pucci facendole annegare in un mare di rabbia. La perdita di dignità è ormai totale e l’assoluto annientamento dell’altro diventa l’unico scopo della propria esistenza, l’unica ragione di vita. (pausa) È a questo punto, gentili signori, che ci si trova a fare i conti col proprio passato, cercando disperatamente di comprendere quando e perché si è rimasti soli sopra uno zerbino.



ATTO PRIMO
Scena I: Caterina, Piero
Caterina si toglie la vestaglia e scioglie i capelli. Sotto la vestaglia indossa un paio di jeans e una camicetta, dal baule prende due mascherine di carnevale.
Spot laterali, in alto sulla scala centrale compare Piero.

CATERINA (esordisce) All’inizio fu Piero, occhi chiari, sguardo languido. Frequentava la terza liceo ed era il più ricercato dalle ragazzine. Ognuna di noi avrebbe fatto carte false per poter uscire con lui almeno una volta...

Mentre Piero scende le scale verso il palcoscenico le voci di una festa in sottofondo si sostituiscono al tappeto musicale.

PIERO Modestamente, ero il più ganzo di tutti e poi ero l’unico a possedere un’automobile... una Mazda RX-7-turbo a tre porte color malva, doppio turbocompressore, alimentazione a iniezione multipoint, sedili in pelle ribaltabili, autoradio Pioneer Z-4330V, RDS con 6 altoparlanti Bose e, infine, luce rossa per scaldare l’ambiente. Era il mio pied-a terre, il luogo delle mie riunioni speciali e le ragazze non mi mancavano... mi bastava schioccare le dita tintinnando il bracciale Cartier contro il mio Rolex, che loro cadevano stecchite sopra i miei Camperos di pitone rosa delle Galapagos...

Mentre scende tra il pubblico verso il palcoscenico.

PIERO ...ovunque camminassi mi trovavo circondato da nugoli di sbarbine che si appiccicavano ai miei jeans Rocco Barocco come insetti su carta moschicida, anzi... come cozze allo scoglio. Eh sì, perché nessuna di loro poteva reggere il confronto! (si ravvia la chioma fluente) Ti guardavano attraverso i loro occhiali spessi un centimetro e ti sorridevano con quelle dentature ferrate che parevano la pubblicità dell’ultimo film di Dario Argento. (sale sul palco)

Brano diegetico/off “Il ballo in maschera”, rumori di festa in sottofondo.

CATERINA Quando Piero mi chiese di accompagnarlo alla festa di fine anno mi sembrò di essere una miracolata, una prescelta dal dio dell’amore, un’eletta fra le mortali...

Piero si avvicina a Caterina e lei gli porge una delle mascherine di carnevale. Entrambi indossano le loro maschere guardandosi negli occhi.

PIERO Ti va di ballare?
CATERINA Come... come dici?
PIERO Ti ho chiesto se ti va di ballare...
CATERINA Fico!

I due ballano il lento fino a che la musica sfuma. Ogni tanto Caterina, emozionata, inciampa sulle scarpe di Piero. Silenzio, lui si stacca dalla donna e si mettono di nuovo frontali alla platea. Piero getta la mascherina a terra accanto a lui.

PIERO (non sa bene cosa dirle, alla fine si scopre il braccio e mette in mostra il bicipite) Ti piace il mio bicipite brachiale striato, antagonista e lungo con forza massima 10 Kg/cm2?
CATERINA (entusiasta) Fico!
PIERO Palestra, tre ore al giorno tutti i giorni. Tocca, tocca pure..
CATERINA (sfiora il bicipite di Piero) Fichissimo!
PIERO (mentre si ricopre il braccio) Corpo sano in mente sana... no?
CATERINA Più o meno...
PIERO (silenzio, non sa più cosa dire. Infine mostra il suo orologio mettendoglielo sotto il naso all’improvviso) Rolex modello A4 706, cassa in platino, lancette in oro rosso e contachilometri incorporato...
CATERINA Strafichissimo!
PIERO Già... (afferra la mano di Caterina e comincia a dondolarla con forza senza guardarla, tutto d’un fiato) Che fai domani?
CATERINA Vediamo... domani... domani nulla... sì, proprio nulla! Nulla di nulla...
PIERO Allora ti aspetto all’uscita da scuola con la mia Yamaha YZF R 7, (mima la presenza effettiva di una moto) motore 749, 4 tempi, 4 cilindri, potenza massima 106 cavalli. Pneumatici: anteriore 120/70x17, posteriore 180/55x17. Lunghezza: 2035 mm...
CATERINA Farò schiattare d’invidia quella smorfiosa di Valeria...
PIERO (ravviandosi la chioma) Ah, esci con me solo per fare invidia a Valeria?
CATERINA No, certo che no! Volevo dire che sono contenta di uscire con te perché mi piaci una cifra!
PIERO Ti hanno mai baciata?
CATERINA Sì, al mare... l’estate scorsa.
PIERO E... ti è piaciuto?
CATERINA Non lo so...
PIERO E se dovessi baciarti io?
CATERINA Non lo so...
PIERO Posso?

Caterina emozionata fa cenno di sì, alza la fronte, chiude gli occhi, apre le braccia, si protende verso Piero che non sa da quale parte prenderla. Alla fine dopo aver meditato qualche secondo le dà un rapido bacio sulle labbra.

PIERO Ti è piaciuto?
CATERINA (trasognata) Sì...
PIERO (ritornano a dondolare le braccia tenendo Caterina per mano) Penso proprio che staremo bene insieme...
CATERINA Ancora... (sorride, si mette di nuovo di profilo e chiude gli occhi in attesa di un altro bacio)
PIERO (guarda Caterina immobile in attesa del bacio) Avrò tante cose da insegnarti! (scompare nell’oscurità dietro le quinte)


Scena II: Caterina, Tony
La donna rimane di nuovo sola nel cerchio di luce con gli occhi chiusi nel ricordo. Tony intanto suona al pianoforte il brano Suonando per te.

CATERINA (occhi chiusi, di profilo) Addio Piero... mi hai insegnato davvero tante cose in quei sei mesi! (apre gli occhi, si toglie la maschera e raccoglie quella che Piero a gettato a terra; rivolta al pubblico) Con lui ho imparato a ridere stretta tra i sedili di una macchina e a morire accanto a un telefono che non squillava mai. Ho imparato quant’è crudele un bacio dato per noia e quant’è acre il sapore dell’odio. Sì, perché quella fu la prima volta che Megèra scese dall’Olimpo portando con sé il vento gelido della vendetta. Per ripicca o per orgoglio cambiai cento, mille uomini... tutti sbagliati, e alla fine giurai che non avrei permesso più a nessuno di farmi tanto male!

Caterina butta le mascherine nel baule e al loro posto prende un foulard colorato e se lo lega al collo.
Tony intanto si alza dal pianoforte, afferra una bottiglia di spumante con due coppe da champagne e avanza ponendosi in modo visibile al pubblico.
[Foto sullo schermo: Caterina al tavolo del bar con davanti un cappuccino]

TONY (appoggia bottiglia, tappo e bicchieri sul proscenio accanto alle scale) La conobbi nel locale dove arrotondavo il magro stipendio d’insegnante suonando il pianoforte. Era una sera d’inverno e lei sedeva solitaria davanti a un cappuccino. Ricordo che indossava un cappellone di lana colorata e una sciarpa lunghissima con le frange avviticchiate. Restammo qualche secondo ad osservarci da una parte all’altra del locale, come due amici che si rivedono dopo lungo tempo.
CATERINA Quando incontrai Tony ero appena uscita dall’ennesima storia sbagliata e lui mi sembrò una manna scesa dal cielo. Così diverso dai tanti Piero che avevo frequentato, così dolce, così romantico... lo usai come si usa un cerotto, una garza, una pomata.
TONY Quando incontrai Caterina non avevo mai amato veramente. Mi crogiolavo nelle dolci acque del Petrarca tra lenzuola consumate e addii frettolosi... lei invece mi prese l’anima e l’amai come si ama la parte perduta di noi stessi.
CATERINA Mi colpì la sua aria seria, dimessa e il suo strano modo di parlarmi!
TONY Mi colpirono il suo sorriso di sfinge metropolitana e i suoi occhi... due fanali nella notte più nera!

[Foto sullo schermo: primo piano degli occhi di Caterina]
Tony sale sul palcoscenico. Entrambi rivolti al pubblico.

CATERINA Quasi subito mi accorsi di non amarlo ma non sapevo come dirglielo.
TONY Restammo insieme due lunghissimi anni durante i quali quell’amore bugiardo si trasformò in una strana battaglia fatta di cattiverie e remissioni.
CATERINA Più lui si ostinava ad amarmi più io diventavo cinica e prepotente.
TONY Quando infine mi rivelò che mi lasciava, il mio cuore ferito non ci voleva credere. Avevo progettato tutto... il nostro futuro, la nostra vita insieme. Per me fu come vedere un altro film, una storia che non mi apparteneva. (porge una coppa a Caterina poi inizia a guardarsi intorno; lei è annoiata) I lavori sono quasi terminati, basta solo montare le porte e dare una passata di vernice agli infissi...
CATERINA (alzando il calice) Cin cin al nuovo appartamento allora!
TONY (alzando il calice a sua volta senza bere) Prosit mia delizia!
CATERINA Non sono la tua delizia...
TONY Mia letizia allora! (si muove verso il fondo entrando e uscendo dalle quinte) Le pareti della camera da letto sono color pesca come le volevi...
CATERINA Io odio il color pesca...
TONY E vieni... vieni a vedere in bagno... ho fatto montare gli accessori come quelli che hai visto da tua zia!
CATERINA Quale zia? Ne ho sei...
TONY Insomma... ti piace?
CATERINA (sorseggia dalla coppa di champagne guardandosi intorno come se si trovasse in un appartamento nuovo, respira a fondo) Quest’odore d’intonaco fresco mi ricorda il mio primo appartamento, un buchino di venti metri quadri che a me sembrava una reggia. Tutto pur di vivere da sola!
TONY Esser soli e non in compagnia è la più grande iattura che ci sia!
CATERINA Oddio... ricominci con le rime?
TONY In rima da ragionar mi viene se il cuor mio colmo è di pene!
CATERINA Smettila subito! Lo sai che non sopporto quando fai così...
TONY Va bene... scusa. È che quando sono nervoso, lo sai... non riesco a trattenermi. (la guarda disperato) Perché mi lasci? Io ti amo...
CATERINA Dicono tutti così... ci vorrebbero delle applique alle pareti per illuminare il salotto.
TONY (strattonandola per un braccio e costringendola a voltarsi) Io non sono tutti, io ti amo davvero!
CATERINA Lasciami! Mi fai male...
TONY (la lascia) Scusa... ma tu mi fai impazzire! Abbi almeno il coraggio di dire che non mi ami guardandomi negli occhi. (strattonandola ancora e urlando) Guardami, ho detto!
CATERINA (si confrontano di profilo, gli occhi negli occhi) Come vuoi: non ti amo Tony e non posso farci nulla! Va bene così?
TONY E quando giuravi di non poter vivere senza di me?
CATERINA Mentivo.
TONY E a Venezia... quando ti sei stretta a me sul Canal Grande?
CATERINA Mi avevi appena regalato un diamante... cosa volevi che facessi?
TONY E tutte quelle storie sui figli... sulla famiglia...
CATERINA Sono una brava attrice.
TONY E quando facciamo l’amore... anche a letto fingi?
CATERINA Il corpo è debole, ha le sue esigenze!
TONY (schiaffo)
CATERINA (smarrita continua a guardarsi intorno come se nulla fosse accaduto, appoggia il bicchiere da qualche parte) Se fossi in te farei tinteggiare le porte di azzurro...
TONY Oddio... scusa!
CATERINA Si intonano meglio ai divani...
TONY Perdonami...
CATERINA E ai cuscini... stanno bene coi cuscini...
TONY Io ti amo così tanto... come puoi non amarmi?
CATERINA Mi dispiace Tony, io non posso amare chi non amo e tu non puoi continuare ad amare chi ti fa soffrire... lasciami.
TONY (si butta in ginocchio) Ma io non riesco a non amarti... Caterina, davvero non posso!
CATERINA Dai Tony... lo sai che non sopporto queste scene!
TONY (sempre in ginocchio, afferra la cravatta e fa il gesto dell’impiccato) Se mi lasci mi uccido!
CATERINA Ora sei patetico... sembri il manuale dell’amante abbandonato, ti manca solo che tiri fuori la storia della tua triste infanzia e siamo a posto!
TONY (mollando la cravatta) Se proprio lo vuoi sapere sono stato un bambino triste e solo... nacqui a Blunderstone, un paesino dell'Inghilterra meridionale, in una ventosa notte di marzo; precisamente alla mezzanotte d'un venerdì...
CATERINA Finiscila di recitare e tirati su!
TONY Va bene allora, sono stato un bambino felice, felicissimo... ma tu sposami!
CATERINA Smettila di dire idiozie e alzati immediatamente!
TONY (restando in ginocchio) No! (le afferra le gambe e cerca di trascinarla a terra)
CATERINA Fermo, Tony, cosa fai? E dai... no!

Caterina striscia via ma Tony l’afferra per una caviglia.

TONY Dove credi di andare, eh? Ho chiuso a due mandate il portoncino...
CATERINA Non lo puoi fare... è sequestro di persona.
TONY (tirandola verso di sé) L’ho fatto invece e ho gettato le chiavi in fondo a un pozzo. Così moriremo qui, sepolti insieme come Aida e Radames...
CATERINA Tu sei pazzo! Lasciami...
TONY Sì, sono pazzo... di te! (Tony tenta di attirarla a sé, la sdraia a terra, tenta anche di baciarla)
CATERINA Lasciami ho detto! (dà un calcio nello stomaco a Tony che si butta da una parte dolorante )
TONY (ansando) A momenti mi ritrovavo col pomo d’Adamo tra le gengive...
CATERINA (ansando e gattonando altrove) Così impari a trasformarti in Jack lo Squartatore!
TONY (si butta a terra sfinito) Va bene, va bene... tregua?
CATERINA (ansando) Okay, tregua.

Gattonando e strisciando raggiungono il proscenio. Stanchi si siedono sul bordo del palco, gambe penzoloni. Caterina cerca di ricomporsi, Tony si massaggia lo stomaco.

CATERINA Davvero hai buttato le chiavi?
TONY Certo che no! Se vuoi te ne puoi andare anche subito...
CATERINA Me ne andrò tra un minuto, il tempo di riprendere fiato. (pausa) Il tuo stomaco come sta?
TONY Sotto i cingoli di un carro armato...
CATERINA Era legittima difesa.
TONY Sei stata tu a portarmi fino a questo punto... perché lo hai fatto? (intanto afferra il copritappo della bottiglia e inizia a giocherellarci nervosamente)
CATERINA Non lo so, davvero. All’inizio credevo di amarti ma poi... non so cosa è successo. Ho capito che non eri tu!
TONY Avevo già progettato tutto, il matrimonio, il ricevimento, il viaggio di nozze...
CATERINA Ecco appunto, hai fatto tutto da solo!
TONY E di questo appartamento... cosa ne facciamo?
CATERINA È un problema tuo!
TONY E invece no, è anche tuo! Non ricordi quando siamo andati all’agenzia? (imita la sua voce) Mi raccomando, il bagno rosa con la vasca di ceramica e poi almeno due balconi, mi piacciono le case luminose...
CATERINA Sei stato tu a chiedermi dei consigli, questo non significa che dobbiamo viverci insieme.
TONY (sarcastico) Ma certo, che sciocchino... mi metto con una donna, ci sto per due anni e do per scontato che se compro un appartamento ci andremo a vivere insieme!
CATERINA Senti Tony, non mi va di discutere. Restiamo amici e facciamola finita.
TONY Ma certo... fior di loto! Ora mi programmo e al posto di amore inserisco amicizia. Bip, signora padrona, microprocessore modificato!
CATERINA Smettila di fare il pagliaccio...
TONY (si alza spazientito) E perché no? (infila sul naso il copritappo dello spumante) Non sono stato il tuo pagliaccio io?
CATERINA Smettila!
TONY (toglie il copritappo dal naso) Sì la smetto... immagino quanti spettatori si siano deliziati a guardarci mentre tu facevi la parte di Mangiafuoco e io del burattino!
CATERINA (cinica) Beh, diciamo che forse ti sei reso un po’ ridicolo...
TONY Stai tranquilla, ora lo spettacolo è finito. Il pagliaccio ringrazia e giura che te la farà pagare cara!
CATERINA Oh, che tono da battaglia!

Tappeto musicale Il tappeto africano.

TONY (lentamente si avvia verso il fondo; prima di scomparire dalla zona di luce) Fai meno la spiritosa... la vendetta è un piatto che va consumato freddo e tu, da oggi in poi, sarai la mia pietanza preferita. (esce)


Scena III: Caterina, Paolo

CATERINA (nella posizione in cui si trova [seduta a terra più a destra possibile] lo osserva allontanarsi, poi si rivolge di nuovo al pubblico) Povero Tony, in fondo gli volevo bene e per farlo contento continuammo a frequentarci. Lui andò a vivere da solo nella sua casa nuova e dopo qualche tempo Paolo, il suo amico del cuore, quello che gli soffiava tutte le ragazze dai tempi del liceo perché era simpatico e ci sapeva fare, acquistò l’appartamento sopra il suo. [Foto sullo schermo: Paolo e Tony ragazzi] In realtà fu Tony a convincere Paolo dell’acquisto e fu sempre lui a spingerci l’uno tra le braccia dell’altra... già sapeva che ci saremmo massacrati!

Fine tappeto.
Paolo compare da dietro le quinte e avanza sul proscenio alla sinistra di Caterina, mani in tasca. Indossa una maglietta a maniche corte. Intanto Caterina si slaccia la camicetta buttandola nel baule e resta con un top sopra i jeans.

PAOLO Me la trovavo tra i piedi ogni volta che scendevo giù da Tony! Caterina non mi era simpatica... bella era bella, ma esponeva il suo corpo come un ortolano espone la frutta al mercato. La classica oca!
CATERINA Paolo non mi piaceva! Era estroverso e intelligente ma aveva un modo di guardarti come se volesse spogliarti l’anima... oltre al resto. Il classico uomo!
PAOLO Una sera a casa mia, mentre Tony si era defilato, ci ritrovammo non so come seduti sul divano...
CATERINA Non so bene cosa accadde. Una magia, un’alchimia misteriosa e irrefrenabile che ci investì lasciandoci senza fiato...
PAOLO Fu una sfida alla pari, un gioco a due in cui ci invischiammo come nella tela di un ragno e, quando finalmente ci rendemmo conto cosa stava succedendo... era ormai troppo tardi.

Cambio scena, luce azzurra, [Foto sullo schermo: cielo stellato con luna]
Brano in sottofondo Pomeriggio d’agosto proveniente da un’autoradio. Voce dello speaker dalla radio intanto Paolo e Caterina si siedono entrambi sulla scaletta di sinistra.

PEPI ... vi ricordo che siete all’ascolto di Radio Onda Anomala e al microfono è sempre il vostro Pepi Barbuccia che vi parla, questo brano è dedicato da Paolo a Caterina con tanto amore: Pucci, Pucci, Pucci!

I due si sorridono, Paolo prende le mani di lei, le cincischia un po’ cercando le parole.

PAOLO (dà un buffetto sul naso a Caterina ridendo scemo) Pucci, pucci...
CATERINA (ridendo scema anche lei) Micio, micio...
PAOLO (protendendosi verso di lei) Pucci, pucci, pucci...
CATERINA (protendendosi verso di lui) Micio, micio, micio...

Si guardano qualche secondo, lui le cincischia ancora le mani e le dà un altro buffetto sul naso. Poi Paolo prende fiato, sembra che voglia dire qualcosa di davvero importante. Lei lo osserva speranzosa.

PAOLO (dopo una pausa lunghetta in cui Caterina si aspetta chissà cosa) Pucci, pucci, pucci...
CATERINA (non proprio soddisfatta) Ah... micio, micio, micio!

Improvvisamente Paolo finge di ricordarsi di qualcosa, si fruga nella tasca dei pantaloni. Caterina lo osserva sempre più speranzosa, batte le mani in attesa che lui le consegni l’oggetto. Lui tira fuori un pupazzetto di peluche e lo consegna a Caterina che lo osserva delusa.

PAOLO Pucci, pucci, pucci...
CATERINA (cincischiando il peluche) Micio, micio, micio!
PAOLO (la guarda sornione, poi fruga ancora nelle tasche dei pantaloni e questa volta tira fuori un astuccio blu) Pucci, pucci!
CATERINA (sgrana gli occhi felice) Oh micio, micio... (apre l’astuccio, mette al dito l’anello lo osserva estasiata, poi butta le braccia al collo di Paolo) Micio, micio, micio...
PAOLO (contento) Pucci, pucci!


Scena IV: Caterina, Paolo, Vania
Tappeto musicale Il tappeto africano.

CATERINA (sempre seduta, tono nostalgico) Pochi mesi dopo ero incinta e per far contenti parenti e amici ci sposammo restando così, uno accanto all’altra, senza sapere bene chi o cosa fossimo davvero...
PAOLO (Paolo si alza e inizia a camminare su e giù sotto il palcoscenico) A vederci da fuori sembravamo felici... una bella coppia, un bel bambino, una bella casa...
CATERINA ...ma dentro di noi si faceva strada un’immensa, mostruosa voragine che ci risucchiava giorno dopo giorno! (sale sul palcoscenico e dal baule prende un piumino, una vestaglietta a fiori e una veste da camera che getta a Paolo)
PAOLO (mentre indossa la veste da camera) Caterina dopo il matrimonio sembrava diventata un’altra... muta, sorda, inesistente.
CATERINA Paolo dopo il matrimonio sembrava diventato un altro... muto, sordo, inesistente.
PAOLO Io provai a rimediare...
CATERINA (mentre indossa la vestaglietta da casa e tira su i capelli con un mollettone) E anch’io lo volevo ma... improvvisamente mi sentivo in gabbia!
PAOLO Una gabbia d’oro...
CATERINA Ma sempre gabbia!
PAOLO Jacopo aveva bisogno di sua madre!
CATERINA E io della mia vita!
PAOLO E io di una donna! Signori, piano piano lei aveva affossato qualsiasi sentimento... qualsiasi slancio. Era invecchiata dentro...
CATERINA Lo compresi quando comparve Vania, vent’anni, occhi verdi, cuore caldo. Piccoli accenni, metonimie sparse all’interno delle nostre vite ormai lontane. Ebbi sentore di lei come una lupa che fiuta il pericolo... (mentre parla si pone a sinistra del palcoscenico, davanti alle scalette)

Vania emerge dall’oscurità delle quinte e si pone al lato opposto di Caterina.

VANIA Povero pucciolotto... lo avevi messo in soffitta come si fa con le scarpe vecchie! (si sposta alle spalle di Caterina)
CATERINA Sergio Rossi o Valleverde?
VANIA No, mia cara... un paio di stivaletti Prada dalla punta d’acciaio!
CATERINA Ladra... ridammi le mie scarpe!
VANIA Troppo tardi cocca... ormai sono io il suo spazio di felicità, il suo rifugio contro i tuoi silenzi e la tua sciatteria!
CATERINA (rivolta al pubblico) Non è facile essere belle e seducenti quando dormi quattro ore e le altre venti ti passano addosso come un treno!
VANIA Tutte scuse... la verità è che non amate abbastanza. (con disprezzo, rivolta al pubblico) Ma guardatela, sembra un bigodino vivente! Io invece sono l’altra parte di lei, quella che ha dimenticato fuori dalla porta insieme alla spazzatura e agli elenchi del telefono.
CATERINA (rivolta al pubblico) Quando lo compresi cercai di recuperare. Andai dal parrucchiere, ricominciai a truccarmi, comprai nuovi abiti, nuove scarpe...
VANIA Guess o Frisoni?
CATERINA Roger Vivier...
VANIA Stivali?
CATERINA Sandali...
VANIA Tacco numero?
CATERINA Nove!
VANIA Troppo bassi... ormai non ti amava più.
CATERINA Ma è ritornato...
VANIA Non ti illudere, l’ho lasciato io! Sono stufa di essere l’altra, quella che trascorre tutte le domeniche in attesa che venga il lunedì e si accontenta delle briciole di un uomo. Io merito di più...
CATERINA (rivolta al pubblico) Sicuramente sì e invidio i tuoi vent’anni. Alla tua età si può seppellire qualsiasi amore senza nostalgie.
VANIA (a Paolo che la osserva da sotto il palcoscenico) Mi dispiace pucciolotto, ma la vita va bevuta fino in fondo e non filtrata attraverso l’ago di una flebo. Se hai bisogno di me sai dove trovarmi, sono nella stanza a fianco a sbrigare quelle pratiche... (esce di scena)
CATERINA (osserva Vania svanire, poi ancora rivolta al pubblico) Durò tre mesi. Poi Vania si licenziò, Paolo prese una segretaria sessantenne e ricominciammo a trascinarci, spenti e sconfitti, dentro la nostra tana.
PAOLO Mi convinsi che Vania era stata una storia come tante.
CATERINA Una storia come tante, forse... che mi lacerò le viscere lasciandomi sola a ricucire brandelli di me stessa. Tony ci osservava in trepida attesa che scoppiassimo del tutto ma il boato stentava ad arrivare... in fondo un tempo c’eravamo amati.
PAOLO E chissà... prima o poi ci saremmo anche rassegnati se non fosse arrivata Mara a risvegliarci!
CATERINA (si abbraccia e gira su sé stessa) Mara la bella,
PAOLO Mara l’amara...
CATERINA Mara la dolce...
PAOLO Mara la vacca...
CATERINA Mara la forte...
PAOLO Mara la pazza...
CATERINA ... insomma Mara! La incontrai a casa di Tony per una cena a quattro, insegnava ginnastica alle medie e Tony ci teneva tanto a quell’incontro! (sarcastica) Il caro Tony...


Scena V: Paolo, Mara
Brano new age Kilim. Mara emerge dal boccascena e avanza verso il proscenio. Indossa abiti maschili, un berretto, pipa in bocca, scende le scale con passo pesante. Caterina nell’ombra inizia a disporre i mobili per l’atto successivo. Mara si posiziona a sinistra, Paolo è fermo al lato opposto, lui la osserva con disprezzo mentre lei lo ricambia con un sorriso sarcastico.

MARA Cos’hai... non hai mai visto una donna fumare?
PAOLO È volgare che una donna fumi la pipa!
MARA (scoppia a ridere, aggressiva) Volgare! Questa dovevo ancora sentirla. Quando non sapete che scusa mettere alle vostre paranoie allora dite che è “volgare”, come se un aggettivo qualsiasi possa risolvervi i problemi!
PAOLO Tutto ciò che offende la femminilità di una donna risulta volgare.
MARA Ah già, dimenticavo! Dante e la donna angelicata!
PAOLO Sicuramente Beatrice non andava in giro con la pipa in bocca a dire parolacce, altrimenti il sommo poeta l’avrebbe messa a guida dell’Inferno! (la guarda con disprezzo) Che cosa ci troverà mia moglie in te non l’ho capito!
MARA (facendo ghirigori con il fumo) Probabilmente quello che non trova in te! (osserva con sussiego il cavallo dei pantaloni di Paolo)
PAOLO (Paolo si osserva e comprende) Sei un essere veramente... veramente sudicio!
MARA Che strazio... ma come fa Caterina a sopportarti! Deve essersi bevuta il cervello...
PAOLO (mani in tasca) Sì, e tu glielo hai offerto in una coppa di champagne. Da quando ti conosce la nostra vita è diventata un enorme bazar... (alla platea) Guardate qui, gentile pubblico! Sono tre giorni che porto la stessa camicia perché la “signora” si dimentica di fare il bucato! In bagno c’è un tale mucchio di panni da lavare che non si sa più dove mettere i piedi... senza contare i pranzi e le cene! Sono due mesi che mangiamo scatolette e surgelati. Roba da far accapponare la pelle a qualsiasi nutrizionista...
MARA Ma di chi stai parlando... di tua moglie o della tua governante?
PAOLO Sì, sì fai la spiritosa! Rovina famiglie...
MARA (ride di nuovo, ancora più forte) Sei commovente!
PAOLO Io... io sono cosa? Ma guardati... con quei pantaloni e la cravatta sembri la brutta copia di un uomo!
MARA Porto le brache da quando sono nata e nessuno si è mai lamentato. (fumata di pipa in faccia a Paolo)
PAOLO (si scansa e tossisce) Dovresti andare a Casablanca…
MARA Ma vacci tu... ti sei visto? Dopo dieci anni di pantofole e poltrona hai il girovita incontinente e i pantaloni strascicati da “vi presento mio nonno”!
PAOLO (spazientito) La vuoi smettere? Iena… pensa al tuo girovita che io penso ai miei pantaloni. (spalle al pubblico, stizzito, mani in tasca; a gran voce) Caterina… Caterina!
MARA (fumata di pipa) I suoi pantaloni signore e signori… domandina! Chi lo sa se sotto quei pantaloni ci sia ancora qualcosa di vivo?
PAOLO (si volta di scatto) Che cosa vorresti insinuare?
MARA (sorride) Chiedilo a tua moglie…
PAOLO Cosa dovrei chiedere a mia moglie?
MARA Che fine ha fatto il tuo piripì… (urla verso il pubblico con la mano a visiera) chi ha visto il suo piripì?
PAOLO Il mio… cosa?
MARA Sveglia cocco! Il tuo biscottino… il tuo flap flap… (batte la pipa sulla parte bassa di Paolo che cerca di pararsi) il tuo coso insomma. Non ricordi neanche più di averne uno?
PAOLO (si volta stizzito) Io mi ricordo benissimo, sei tu che non ce l’hai e non te ne sei accorta!
MARA Ecco, ci mancava solo il classico discorso da maschietti...
PAOLO Non è un discorso da maschietti... è la verità!
MARA (estremità della pipa sulla tempia) Sì... e il cervello, quello dove lo tieni... sempre dentro i pantaloni?
PAOLO Almeno io ce l’ho da qualche parte!
MARA (con disprezzo) Hai mai sentito parlare di intellectus amoris?
PAOLO Senti Mara, qual è il tuo problema?
MARA (sorride) Io non ho problemi, sei tu che ne hai…
PAOLO Io stavo benissimo prima di conoscerti!
MARA Questo è certo, voi uomini vi accorgete della tempesta solo quando è arrivato l’uragano. Ma ti sei mai chiesto come stava Caterina?
PAOLO Bene… credo. (rivolto al pubblico) Puliva, stirava, cucinava... la vita di ogni donna normale.
MARA Di ogni schiava vorrai dire... immolata sull’altare della famiglia!
PAOLO Immolata un cavolo! Lei fa la vita della signora mentre io mi spacco la schiena in ufficio...
MARA Una donna senza un lavoro è una schiava...
PAOLO È stata una sua scelta quando è nato Jacopo...
MARA Una sua scelta... perché tu le hai lasciato alternative?
PAOLO Che alternative? Una tata costava quanto tutto il suo stipendio.
MARA Potevi starci tu a casa al posto suo.
PAOLO Ah... ah... ah! È una barzelletta, vero? Io al posto suo...
MARA Perché no?
PAOLO Io sono un uomo...
MARA (alza gli occhi al cielo, ispiratissima, voce alta da rito iniziatico) Vrddhacnakya accoglilo nel tuo paradiso…
PAOLO (spazientito) Non cominciare con le solite citazioni da manuale misandronico.
MARA (si avvia verso Paolo girandogli intorno) Cavoli, mi-san-dro-ni-co! Tin, complimenti! Lei ha coniato una nuova parola e vince uno Zingarelli ultima moda. E ora una nuova sfida! Come lo definirebbe lei, novello paroliere, quel reggiseno trasparente tutto pizzi e Chanel che Caterina ha rinvenuto nella tasca della sua giacca... una citazione cornuziana?
PAOLO Anche questo ti ha raccontato!? (stizzito, mani in tasca) Beh, è stata una piccola distrazione...
MARA (rivolta verso il pubblico) Oh, una piccola distrazione... e già perché i reggiseno saltano nelle tasche così, per caso. Uno passa davanti a una vetrina di intimo e oplà, ecco che un reggiseno si innamora della tua giacca e decide di seguirla in capo al mondo al canto di “intimo è bello”. (fumata di pipa) E dei messaggini che mi dici? (Paolo non risponde. Voce mielata) “Amore, ti aspetto domani sulla tua scrivania”... oppure “amore, oggi tra i fax e le fatture è stato fantastico”! C’è per caso una love story in corso tra la segreteria telefonica dell’ufficio e il tuo cellulare?
PAOLO (avanzando minaccioso contro Mara) Fai meno la spiritosa grillo parlante delle mie ciabatte… ma si può sapere che vuoi... chi sei... che cosa c’entri con me e Caterina?
MARA (fumata di pipa, espressione ispirata, avanza a sua volta minacciosa contro Paolo che si ritrae passo dopo passo; tono profetico) Io sono l’angelo nero, vendicatore di tutte le donne oppresse del pianeta; la spada di fuoco che si abbatterà sugli uomini invasati dal mito fallocratico, il diluvio che affogherà la pretesa del mondo maschio e il falso lacaniano senza via d’uscita…
PAOLO (smarrito) Caterinaaa!
MARA …il lapsus freudiano e la sindrome da Pigmalione; sono la misericordia affilata che reciderà l’axis mundi, il pensiero ovale, l’onnipotenza macha e il subdolo potere della forza senza ragione, della ragione senza cervello, del cervello chiuso nell’urna cineraria del passato…
PAOLO Tu sei folle… Caterinaaa!
MARA …e ti darò fuoco come si incendia un bosco rinsecchito, una matassa di polvere nera, un accumulo di rifiuti imputriditi, un covone di paglia muffita. Darò fuoco al tuo omocentrismo da sultano, alla tua ubiquità pantofolaia, al tuo vampirismo decaduto… (urla a voce altissima) e di te resterà solo cenere!


Scena VI: Paolo, Mara, Caterina
Buio in sala, tappeto musicale. Una tenue luce azzurra illumina il palcoscenico. Caterina avanza di nuovo sorridente verso il proscenio mentre Paolo si siede ai bordi della platea e Mara sale a sua volta sul palcoscenico con passo pesante.

CATERINA Ecco, questa era Mara, un concentrato di energia vitale da riversare con l’abbondanza di una dea su tutti coloro che incontrava. Freud l’avrebbe bollata come una perversa infantile, una donna mezza matta che pretendeva d’indossare le vesti inaccessibili del maschio. Per me invece assunse la potenza di un dejà vu iniziatico.
MARA Quando conobbi Caterina lei era un concentrato di rabbia, frustrazione e desiderio di vendetta. All’epoca avevo anch’io qualche conto in sospeso con l’altra metà del cielo, un padre ubriacone, un fratello manesco, un amante infedele... così non feci altro che rompere il vaso di Pandora riversando su Paolo il mio odio verso gli uomini.
CATERINA Si formò tra noi una strana amicizia fatta di complicità e di mutuo soccorso. Mara divenne la Sibilla delle mie insoddisfazioni casalinghe riposte in mucchi di panni da lavare, stendere e stirare...
MARA La Demofile dei suoi cumuli di polvere...
CATERINA ...da rimuovere, sprimacciare, spazzolare sapendo che il giorno dopo sarebbero stati di nuovo lì a ridere beffardi del mio “Spiff-sniff, lo straccio che non deve chiedere mai”!
MARA La Pizia delle sue mortificazioni culinarie...
CATERINA ...cene e pranzi sempre uguali cucinati e serviti a un uomo sempre uguale, con addosso le stesse ciabatte gualcite e lo stesso sorriso spento sulle labbra.
PAOLO (dalla platea rivolto al pubblico) Vorrei vedere voi come ve la cavate a combattere tutto il giorno con una matta che gira in casa tua affumicando di tabacco anche il gabinetto... che invade i tuoi spazi come se fossero i suoi e non perde occasione per metterti in ridicolo davanti a tua moglie che ti osserva beata mentre vieni fatto a pezzi!
CATERINA Io ero una donna ferita.
PAOLO Se ne poteva parlare...
CATERINA Io non volevo parlare, volevo vederti distrutto!
MARA Paolo mi osservava in disparte come la Cassandra delle sue sventure e si rodeva il fegato. Inutilmente cercò di allontanarmi, di convincere Caterina a disfarsi di me...
CATERINA Io, moglie oltraggiata dal solito rito tribale delle corna, usai Mara per lavare i panni sporchi dell’umiliazione. Sì, lo ammetto, la usai come spesso gli uomini traditi usano le amanti per consumare le loro vendette trasversali. Non mi importava chi o cosa fosse quella donna, qualsiasi essere umano andava bene per far provare a Paolo quello che io provavo...
MARA Iniziò così uno strano menage a tre, simile a quei corsi di sopravvivenza in cui ognuno cerca di salvare la pelle come può...
CATERINA Jacopo vegliava sulla nostra incolumità e Tony spesso si univa all’allegra brigata per godersi lo spettacolo.
MARA Poi venne agosto e Jacopo partì per il campo scuola.
CATERINA Fu allora, dopo mesi di lutto strisciante...
PAOLO ...di verità inconfessate...
MARA ...di battaglie nascoste...
CATERINA ...e rivalse sottili, che tutto esplose nell’aria afosa di un sabato pomeriggio, assurdo e irreale come era iniziato.

[Foto sullo schermo: un puzzle di Foto sullo schermo di Paolo, Mara e Caterina]
La luce si spegne sui tre. Si chiude il Primo Atto.


ATTO SECONDO

A sipario chiuso alternati Confessioni su uno zerbino (brano di Paolo) e Kilim (brano di Mara) provenienti entrambi da una radio, voce del solito speaker Pepi Barbuccia sul brano di Mara. L’alternanza si fa via via più frenetica fino a che si sovrappongono le voci di Paolo e Mara.

PEPI (brano di Mara) Un pomeriggio tranquillo quest’oggi su Radio Onda Anomala, un pomeriggio per respirare…
PAOLO (brano di Paolo) La vuoi smettere di cambiare stazione?
MARA Sei tu che devi smetterla!
PEPI (brano di Mara) ...un pomeriggio in cui dobbiamo ritrovare noi stessi…
PAOLO (brano di Paolo) Ma insomma non sono più padrone neanche di sentirmi un po’ di musica in santa pace?
MARA La tua musica è uno strazio.
PEPI (brano di Mara) ...cercare il karma… parola di Pepi Barbuccia...
PAOLO Tu sei uno strazio!
MARA/PAOLO (molto irritati) Basta!

Fine musica.
Il pianerottolo è divenuto un salotto all’americana con due poltrone. La porta in fondo è divenuta una finestra aperta su un balcone.

Scena I: Caterina, Mara, Paolo
Entra Caterina, indossa un abito a fiorellini ed è scalza. Si sdraia a pancia sotto al centro della scena, mastica un chewing-gum e sfoglia le pagine di un giornale segnando gli annunci con una penna.
Dopo pochi istanti entrano anche Mara e Paolo. Lei si siede a sinistra frontale al pubblico e inizia a leggere un quotidiano, Paolo indossa un grembiule e ha in mano lo spolverino che passa svogliatamente sulla scarsa mobilia. La sua attenzione viene attirata da un depliant di viaggi rimasto sulla poltrona di destra, lo afferra e si siede a sua volta. Sia Mara che Paolo siedono con la caviglia accavallata sul ginocchio.

PAOLO (leggendo interessato) Che ne dici dell’Egitto?
MARA (continuando a leggere) Dico che caldo e zanzare non mi piacciono.
PAOLO (funereo) Non parlavo a te.
MARA (continuando a leggere) Neanche io…
PAOLO (si alza infuriato nell’indifferenza generale e sbatte il depliant sulla poltrona, riafferra lo spolverino; a Caterina) Ma è mai possibile che questa specie di ermafrodita in cravatta debba stare sempre a casa nostra? (inizia a spolverare a destra e a manca)
MARA (a Caterina senza alzare gli occhi dal giornale) Trovato qualcosa?
CATERINA Solo call center. Per tutto il resto devi essere la fotocopia della Jolie, possedere due lauree, sapere trenta lingue e soprattutto avere meno di vent’anni. Senti questo... “cercasi commessa per catena ferramenta, richiesti bella presenza, laurea in economia, conoscenza inglese, giapponese, spagnolo max vent’anni...”
MARA (senza alzare gli occhi dal suo quotidiano) Il mondo è impazzito... senti qua... “dalla California sbarca Realdoll, una bambola di gomma siliconata identica in tutto e per tutto a una donna vera. Vendita tramite Internet e costo a partire da quattromila euro…”
CATERINA (mentre continua a cancellare annunci sul giornale) Dovremmo dire a Paolo di procurarsene una. Magari è anche meglio della sua segretaria...
MARA (a Paolo) Caterina dice che dovresti comprarti una di queste bambole americane di cui parla il giornale... (di nuovo occhi sul quotidiano, fumata di pipa)
PAOLO (urla) Ho sentito! (irritato) Io non voglio una bambola americana, voglio parlare con mia moglie! Caterina, ti prego, finiscila con questa farsa… sono settimane che andiamo avanti così. (si mette in ginocchio davanti alla moglie) Guardami, sono pentito… pentitissimo… Pucci Pucci, non posso vivere senza di te!
CATERINA (si volta di scatto e si mette seduta dando le spalle a Paolo; continua a masticare e a leggere il giornale) Con questo caldo e le finestre spalancate entrano un mucchio di insetti fastidiosi…
MARA (rivolta a Caterina) Senti quest’altra… (legge) “…multe salatissime per i fruitori dell’amore mercenario, inviate premurosamente a casa per far contenta l'ignara famigliola…”
CATERINA (continuando a tenere gli occhi sul suo giornale) Prostituta o segretaria, il succo non cambia... sempre corna sono!
MARA Chissà che aumento avrà richiesto la bella Vania per gli straordinari!
CATERINA Lo spero per lei!
MARA (disgustata) Effettivamente, io non l’avrei fatto nemmeno per cento aumenti...
PAOLO (rivolto a Mara) Non c’è stato nessun aumento ciminiera delle mie ciabatte, Vania mi amava! (rivolto al pubblico) Ero io a non ricambiare… non del tutto almeno! Del resto Caterina era tutta presa ad allevare Jacopo, soffriva di continui mal di testa e non faceva altro che mugugnare se provavo ad accostarmi. Vania invece era sempre così... così carina, premurosa. Mi portava il caffè tutte le mattine con un goccino di latte, come piace a me. Queste cose Caterina non le ha mai fatte in cinque anni di matrimonio!
MARA Ma certo, poverino! Gli portava il caffèlatte, come doveva fare pure lui?
PAOLO (a Mara, urla) Iena! (a Caterina, tono da supplica) Non sentirla, non darle retta! (di nuovo in ginocchio si pone di fronte alla moglie che non lo degna di uno sguardo continuando a masticare nervosamente) Pucci Pucci ti prometto che non guarderò mai più una donna al di fuori di te… ma ti prego manda via quel cerbero con la pipa… non ne posso più, per lo stress sto perdendo gli ultimi capelli rimasti!

Caterina alza lo sguardo dal giornale, fissa un attimo Paolo negli occhi che, a sua volta, la guarda speranzoso, poi gli affibbia una sberla col giornale mentre si volta e si rimette a pancia sotto, di spalle al marito. Paolo resta interdetto, in ginocchio e una mano sulla parte schiaffeggiata.

PAOLO (smarrito) Ma si può sapere cosa ti prende adesso?
CATERINA (a Mara) Paolo aveva una zanzara sulla guancia.
MARA (a Paolo) Avevi una zanzara sulla guancia...
CATERINA Oggi ci sono tanti di quegli insetti che sembra di essere immersi in una palude!
MARA (fumata di pipa) Senti quest’altra…. “preti sposati sfidano il Vaticano e aprono un sito Internet…” era ora! Per secoli ci hanno descritte come streghe figlie del diavolo, ci hanno castrate in abiti ridicoli, ci hanno umiliate, derise e bruciate senza capire che ci voleva un’intelligenza superiore per sopravvivere a tanta violenza… e ora ci sposano addirittura! L’intellectus bruti contro l’intellectus amoris!
PAOLO (si alza massaggiandosi la guancia e si avvicina a Mara, sarcastico) Ma sentitela la Giovanna d’Arco del ventunesimo secolo… hai riempito la testa di mia moglie di segatura femminista, dovrei denunciarti per plagio!
MARA (si fa aria col giornale dandolo addosso a Paolo) Sai che ti dico? Hai ragione tu Caterina… oggi ci sono veramente troppi insetti fastidiosi!
PAOLO (ritraendosi alza minaccioso una mano a mezz’aria e guarda Mara con odio, poi abbassa la mano lungo i fianchi) Ringrazia il cielo che possiedi ancora una parvenza di donna, altrimenti…
MARA (alza gli occhi su Paolo rifacendogli il verso) Altrimenti... mi faresti vedere come sei bravo a picchiare? Ma ci credo, ci credo… non ho bisogno di dimostrazioni. (a Caterina) Questi uomini! Quando non sanno che pesci prendere passano subito alle mani, ecco perché ci sono ancora tante guerre! (a Paolo) Siete completamente sprovvisti del nostro senso di sorellanza…
PAOLO (depresso e sconfitto si siede di nuovo sulla poltrona) Va bene, va bene… proviamo a parlare in modo civile e pacifico… (urla a voce altissima) quanto ancora deve durare questa storia? (scoppia a piangere) Non ne posso più… (scivola giù dalla poltrona e in ginocchio si avvicina a Mara abbarbicandosi alle sue gambe) Ti prego Mara, ti prego... diglielo tu che sarò bravo!
MARA (disgustata) Per la pipa di mio nonno… si può sapere che combini? Alzati e finiscila… le lacrime mi infastidiscono! (si alza e si scrolla Paolo di dosso) Una volta frequentavo un uomo che si lamentava per ogni scemenza e andava in giro con una faccia da cane bastonato da far piangere anche i sassi...
PAOLO (ancora in ginocchio, caustico) Lo credo poveraccio, a stare con a te era il minimo che gli potesse capitare. (si leva il grembiule e lo butta nel baule)
CATERINA (intanto si è sdraiata supina sul pavimento e ha coperto il viso con le pagine del giornale, da sotto il giornale) E perché ci stavi insieme? (toglie il giornale dal volto)
MARA (guardando Caterina dall’alto) Perché a volte ci si scotta delle persone sbagliate. Era un fanatico della Roma con la mania d’indossare calzini giallo-rossi, diceva che lo facevano sentire più uomo e così li teneva anche sotto le lenzuola. (fumata di pipa, le due donne si osservano qualche secondo poi scoppiano a ridere contemporaneamente mentre Mara scivola a terra accanto a Caterina)
CATERINA (ridendo) Orrore!
MARA (ridendo) E’ come mangiare un cioccolatino con la carta appiccicata…
PAOLO (guarda le due donne funereo, mani in tasca) Io non ci trovo niente da ridere in un uomo che viene a letto con te, mi fa pena…
MARA Eppure ti assicuro che, calzini a parte, era un amante felice.
PAOLO Il fascino della perversione!
MARA Pensala come vuoi ma io sono stata molto amata. C’è stato un giovane paracadutista anni fa che per me si trasferì addirittura dall’Australia. Si chiamava Alan e c’innamorammo mentre mi dava lezioni di parapendio. Immagina, il cielo terso, la campagna in basso come un puntino verde, lui avvinghiato al mio corpo e l’aria che ci spingeva verso il mare. Ci hanno ritrovati due giorni dopo in mezzo a un campo, arrotolati dentro al telo. Ah se ci ripenso...!
CATERINA E perché è finita?
MARA Dovevamo seguire il nostro karma… qualche mese dopo io incontrai la donna che avrebbe cambiato la mia vita e Alan la sua anima gemella, un istruttore d’immersione subacquea dagli occhi verde mare!
PAOLO Che bell’assortimento!
MARA Lo puoi ben dire… insieme eravamo una forza della natura e ci siamo regalati dei grandi momenti. Tu sai che significa regalarsi dei grandi momenti? No, non credo visto come hai ridotto il tuo matrimonio…
PAOLO Io non ho “ridotto il mio matrimonio”… senza te tra i piedi sarebbe stata una crisi passeggera!
CATERINA Non dare addosso a Mara... sei tu che mi hai tradita!

Caterina appoggia la testa sulle gambe di Mara. Paolo si trascina da una parte all’altra del palco sempre con le mani in tasca.

PAOLO È vero, ti ho tradita. (rivolto al pubblico) Ma non è colpa mia se voi mogli una volta diventate madri dimenticate di essere donne… iniziate a vestirvi come una badessa e puzzate di latte e pannolini!
MARA (accarezzando i capelli di Caterina) Certo, tu sei un uomo duro… a te piacciono le ragazzine con le calze a rete e le giarrettiere. Scommetto che anche la tua segretaria ne aveva una, magari di pizzo come il reggiseno!
PAOLO Non è vero, Vania usa dei normalissimi collant…
CATERINA Ho sentito una voce nell’aria... che diceva collant!
MARA Sì, ho sentito anch’io.

Le due donne osservano Paolo con aria di sfida.

PAOLO Beh... collant non è una parolaccia, no?
MARA Ma denota la totale mancanza di tatto tipica del bruto!
PAOLO Senti chi parla... e smettila di accarezzarle i capelli come se fosse il tuo barboncino!
MARA Uh, uh... sennò che mi fai?
PAOLO Caterina tirati su... immediatamente!
MARA Cara... amore mio, tuo marito vorrebbe che ti tirassi su.
CATERINA Digli che lo farò quando ne avrò voglia...
PAOLO Insomma Caterina, sei impazzita? Stai cedendo alle voglie depravate di questa fattucchiera in brachettoni…
CATERINA (annoiata) Di nuovo quel ronzare fastidioso…
PAOLO (si avvicina a Caterina e le copre le gambe con i lembi della gonna) E copriti, sei indecente!

Per tutta risposta Caterina scopre ancora più le gambe.

CATERINA (a Mara) Bello il tuo rossetto!
MARA Ti piace... è alla fragola.
CATERINA Fammi un po’ sentire... (afferra Mara per la nuca e la bacia)
PAOLO (annichilito) Cosa... cosa hai fatto Caterina!
MARA (frastornata) Lo sai cara? Baci meglio di Alan!
PAOLO Basta, mi arrendo. Come devo fare per uscire da qui? Perché questo è un incubo... un incubo della peggior specie! (si avvia alla porta con passo pesante e le mani sugli occhi)
CATERINA (mettendosi seduta) Dove stai andando?
PAOLO Non lo so, esco a respirare. Qui dentro l’aria sta diventando viziata!
CATERINA Respira a lungo allora!
PAOLO È quello che farò! (indossa gli occhiali da sole, dà un’ultima occhiata alle due, si avvia verso il fondo ed esce)
MARA Facevi sul serio prima?
CATERINA Non dire scemenze...
MARA Allora abbiamo esagerato...
CATERINA (si tira in piedi indispettita) Stai diventando sentimentale!
MARA È da qualche tempo che punzecchiare tuo marito non mi diverte più.
CATERINA Non è mica un tiro a segno che deve divertirti!
MARA In ogni caso penso che sia ora di finirla.
CATERINA Non sarà l’effetto Tony per caso?
MARA Ma no, che ti viene in mente? È solo che Paolo ormai ha toccato il fondo... dopo quel bacio poi!
CATERINA Non farci l’abitudine...
MARA Per carità... però è vero che baci bene.
CATERINA Tutto merito di Piero... lui ci sapeva fare!
MARA Piero... Paolo... alla fine sono tutti uguali e finiscono sempre per spezzarti il cuore!
CATERINA Il mio non è spezzato... è a brandelli.
MARA E tu ricucilo... noi donne siamo brave in questo!
CATERINA Non mi sembra che tu sappia cucire tanto bene...
MARA Si vede tanto?
CATERINA A volte... hai un’ombra sul viso che spaventa.
MARA Il passato per alcuni è tanto grande da fare ombra anche con la luna! Ma ci si abitua a tutto nella vita...
CATERINA Anche alle ferite?
MARA Sì, e le mie sono più profonde...
CATERINA Forse hai ragione... è ora di finirla.
MARA Sì, è così... Paolo da oggi in poi non guarderà una donna neanche sul giornale!
CATERINA Il problema non sono le altre donne, il problema è che non riesco a perdonarlo... ogni volta che ci provo ho un rigurgito di rabbia che mi sale dallo stomaco ed esplode nelle tempie!

Rumori fuori scena.

MARA Cos’è questo trambusto?

Paolo rientra di corsa sempre indossando gli occhiali da sole.

PAOLO Zitte e ferme... non fiatate!

Paolo si accosta al muro. Caterina lo osserva con freddezza.

CATERINA Che ti è successo? Hai visto Belzebù o l’aria di fuori è più viziata della nostra!
PAOLO (la guarda terrorizzato) Ssssssst... sta salendo la signora Mormoni.
CATERINA E allora?
PAOLO Come allora? Quella pettegola spia tutto il giorno le nostre mosse. Se mi vede uscire a quest’ora e con questa faccia pensa subito che abbiamo litigato e inizia a farmi il terzo grado. Comincia dal buonasera e finisce per chiedermi di che colore sono i miei slip.
MARA Gialli con due maltesi accucciati ai lati del biscottino.
PAOLO Anche questo!?
MARA Li ho visti appesi alla maniglia del bagno mentre ti facevi la doccia. Sono carini!
PAOLO Non ci posso credere... Caterina, tu hai permesso a Mara di entrare in bagno mentre c’ero io!
MARA Calmati, non sono i primi slip che vedo...
PAOLO Sì... ma sono i miei!


Scena II: Caterina, Mara, Tony

TONY (v.f.s.) Buonasera signora Mormoni!

Tony entra e incrocia Paolo furibondo.

TONY Esci a quest’ora?
PAOLO No, sto andando a cercare un serial killer!
TONY Per chi?
PAOLO E me lo domandi? Per la bisbetica e la sua amichetta pervertita...
TONY Posso pensarci io, quanto mi dai?
PAOLO Qui c’è poco da scherzare... la Mormoni se ne è andata?
TONY Apparentemente... ma il suo occhio vigila!
PAOLO Vabbè... chi se ne frega! Esco lo stesso, ho bisogno di sbollirmi...
TONY Col caldo che fa?
PAOLO M’infilerei pure in un vulcano pur di uscire da qui dentro!

Paolo esce e Tony avanza verso Mara e Caterina.

TONY Ragazze... ma che gli avete fatto?
CATERINA È arrivato il supervisore del terzo piano...
MARA Odio quando si sfrega le mani!
CATERINA Sei venuto a vedere a che punto siamo con la bollitura?
TONY (ride) Macché, ho appuntamento con un signore interessato all’appartamento dei Simonelli e siccome sono in anticipo mi sono detto… perché non fare un salto da Paolo e Caterina?
CATERINA Questa è bella, adesso fai anche l’agente immobiliare?
TONY Beh, per arrotondare… lo sanno tutti che noi insegnanti prendiamo una miseria.
MARA Confermo... io mi arrangio vendendo cravatte su a-bay.
CATERINA Non lo sapevo...
MARA Ora lo sai.
TONY La voce della verità... posso sedermi in mezzo a voi?
MARA Vieni, c’è posto per tutti…
TONY (si siede a gambe incrociate frontale al pubblico) Bene, bene, bene… (l’occhio gli scivola sulle gambe di Caterina) oh, guarda... non mi ricordavo avessi un tatuaggio proprio lì!
MARA Copri quelle gambe, Caterina!
TONY Sei gelosa?
MARA Fatti gli affari tuoi!
TONY Bene, bene, bene… caldo, eh?
CATERINA (secca) Sì, caldo.
TONY Bene, bene, bene… avete molte zanzare?
CATERINA Quante ne hai tu, suppongo.
TONY (molto imbarazzato si scontra con i sorrisi forzati delle due donne) Era tanto per dire… (fischietta o canticchia, sorride) bene, bene, bene!

Pausa.

TONY
CATERINA
MARA (contemporaneamente) Avete…
TONY (ridendo) Perdonatemi, dite pure…
MARA (annoiata) Dai, continua tu...
TONY Ci mancherebbe…
CATERINA (irritata) Dai Tony…
TONY Non sia mai, la padrona di casa…
CATERINA Tony... mi sto irritando.
MARA Anche io!
TONY Prima le donne…
CATERINA
MARA Dì quello che devi dire e falla finita!
TONY Ehi... calma ragazze! Capisco che Paolo possa avervi messo su di giri ma io non c’entro con le vostre beghe familiari… io sono Tony, l’inquilino del piano di sotto... ricordate?
CATERINA Certo Tony, come no? Tu sei quello che sale ogni tanto a controllare fino a dove ci siamo sbranati! A visionare se c’è ancora qualche parte del nostro corpo commestibile… (si alza e inizia a camminare su e giù)
MARA (sottovoce a Tony) Ecco, hai visto? L’hai fatta arrabbiare…
CATERINA …Antonio il misericordioso, Antonio l’amico del cuore, Antonio il benefattore del terzo piano scala A. Sei contento adesso? Quanto godi dolce Tony a vedermi incoronata come un bue? Anzi, non mi stupirei se gliel’avessi presentata tu la bella mandriana!

Scambio di sguardi eloquenti.

MARA (scoppia a ridere) Non mi dire…
CATERINA Non lo avrai fatto davvero!
TONY Beh, tanto prima o poi verresti a saperlo… Vania era una mia allieva e dopo la maturità ha girato a vuoto per mesi.
CATERINA Non ci posso credere!
TONY Sì ti dico... nessuno la voleva se non per farle la festa!
MARA A volte essere belle gnocche non facilita la vita...
TONY Ho chiesto io a Paolo di assumerla…
CATERINA Non ci posso credere, sei stato tu... (urla) tu hai messo la bella gnocca in braccio a mio marito!
TONY Non proprio in questi termini, ma...
CATERINA Vieni qui... porco schifoso!
TONY Mara aiuto!

Si alzano in piedi tutti e tre e Tony si para dietro a Mara.

MARA (mentre cerca di far scudo a Tony) Su Caterina, calmati... era uno slancio di generosità verso una ragazza bisognosa!
TONY Brava, ben detto! Non credevo che Paolo potesse arrivare a tanto…
CATERINA Ah, non lo credevi... bugiardo! Ce l’hai messa tutta perché la nostra vita diventasse un inferno...
TONY Io ho solo costruito la bomba... il resto è venuto da sé!
MARA Su questo ha ragione...
CATERINA (a Mara) Ehi tu... da che parte stai?
MARA Ma dalla tua tesoro! Dai... non ti arrabbiare.
TONY Ma guardatevi! Dovreste ringraziarmi... state così bene insieme!
CATERINA Sembri dispiaciuto...
TONY Chi, io... figurati cosa me ne importa! Io sono uno spirito libero...
CATERINA Sì certo... libero di seminare guai.
TONY Io semino ma tu raccogli. Hai raccolto con Paolo come hai fatto con Mara...
CATERINA Mara è venuta dopo Vania, sempre frutto delle tue coltivazioni!
TONY Sì, certo... ma ci hai provato gusto!
MARA Smettila Tony... ora esageri.
TONY E perché... non è mica colpa mia se ve la intendete!
MARA Il nostro è solo un gioco...
CATERINA Ma era tutto calcolato... vero Tony?
TONY A dire il vero non proprio tutto...
MARA Mi hai usata come hai fatto con Vania?
TONY Io vi ho solo presentate.
CATERINA E con questo che vorresti dire?
TONY Che vi state comportando come due amanti capricciose e avete ridotto Paolo peggio del burattino di Louys. A ognuno le sue soddisfazioni…
MARA Caro Tony, sei fuori strada. Voi tre fate sul serio, io no!
TONY Mara Mara, non dirmi che fra te e Caterina... dai, lo sappiamo tutti di che pasta sei!
MARA Ah sì? E di che pasta sono? (afferra Tony)
TONY Che fai Mara?
MARA Cos’è... non ti piace il mio rossetto?
TONY Sì... credo di sì. (si abbandona alle labbra di Mara)
MARA Allora Tony... di che pasta sono?
TONY Sei... sei una pasta mandorlata un po’ dolce e un po’ salata!
CATERINA Ci risiamo... ricomincia a rimare!
MARA Smettila che mi dai sui nervi... e levati di dosso!
CATERINA Hai sentito... scollati!
TONY (si avvicina a Caterina e l’afferra da dietro) Perché... sei gelosa? Mi vuoi tutto per te ammettilo...
CATERINA Lasciami... porco! (gomitata nello stomaco di Tony)
TONY (indietreggiando senza fiato) E ridagli!
CATERINA Quello era il dolce…
MARA E se ti azzardi ancora a toccarla ti faccio assaggiare il salato!
TONY (piegato in due dal dolore) Va bene, va bene ho capito, state giocando… accidenti Caterina, hai un gomito di ferro! (si accartoccia sulla poltrona) Ahia, ahia, che male. Lo sai che ho la struttura ossea delicata, ho paura mi hai rotto una costola...
CATERINA Sì, la costola di Eva... quella che avete tutti piantata nel cervello!
MARA Adamo le costole le aveva più su quando lo hanno creato… vieni con me che ti do un’occhiata.
TONY Ha parlato ER il medico in prima linea...
MARA Uomo di poca fede, prima d’insegnare ho fatto l’assistente di un mago e tutte le sere dovevo rimetterlo in sesto, non faceva altro che farsi tagli e contusioni… (tira su Tony dalla poltrona e lo trascina verso il portoncino d’ingresso)
TONY Questa donna è un pozzo delle meraviglie… prima o poi uscirà fuori che cavalcava a fianco di Merlino sui campi di Cornovaglia!
MARA (spingendolo fuori) Zitto e cammina…
CATERINA (guardando Tony biecamente) Ecco brava, portalo via e se mago Merlino te lo ha insegnato, per favore, fallo sparire!
MARA (maliziosa) Come no? Sarò peggio di una Mantide Religiosa.
TONY (mentre esce trascinato via da Mara, a Caterina) Se viene il tizio dell’appartamento digli che torno subito… almeno credo.

Mara e Tony escono di scena dalla porta centrale. Le luci si abbassano.




Scena III: Caterina, Piero
Tappeto musicale Il tappeto africano.

CATERINA Sapevo come sarebbe andata a finire tra Mara e Tony. La loro alleanza a colpi d’accetta era nell’aria già da lungo tempo. Occhiate d’intesa lanciate attraverso sguardi di sfida, sorrisi furtivi ingoiati dalla mia presenza, sfioramenti di mani leggeri come piume. Questi gesti appena accennati raccontavano di loro molto più di quanto potesse fare un libro di tattica amorosa. Ed ecco che improvvisamente la fustigatrice del genere maschio, la primula nera delle donne perdute si trasformò in una femmina come tante, avvolta e trascinata via da una passione ordinaria. Presto la mia complice e il tanto sbeffeggiato Tony sarebbero divenuti più che amanti, due fidanzatini smielati, irriconoscibili nella loro improvvisa normalità. Del resto lui si era preso la sua rivincita e Mara era il suo trofeo, la ciliegina sulla torta. Per me e Paolo, inconsapevoli pedine della sua vendetta, ormai era impossibile tornare indietro, del nostro matrimonio non restavano che laceri brandelli. Ma non c’è mai fine al peggio. La mia rabbia, la mia infinita rabbia di moglie tradita, di amica delusa e di amante ingannata trovò il suo ultimo sfogo nel destino che - si sa - è sempre in agguato dietro la porta.

Suono del campanello. Fine tappeto. Le luci si riaccendono, Caterina apre la porta e un Piero invecchiato ma sempre affascinante avanza sulla soglia.

PIERO Mi scusi, avevo appuntamento con una persona per vedere l’appartamento di fronte ma ho dato un’occhiata al mio Breil collezione cult e ho visto che sono in ritardo e…

Restano in silenzio a guardarsi.

CATERINA La conosco?
PIERO Buffo… le stavo per chiedere la stessa cosa.
CATERINA Ma entri… entri pure. La persona che deve farle vedere l’appartamento abita al piano di sotto, ora glielo chiamo.
PIERO Caterina… tu sei Caterina!
CATERINA Oddio Piero… non mi dire che sei Piero!
PIERO (si avventa su Caterina) Sì, sono proprio io… che gioia rivederti dopo tutti questi anni. Lasciati guardare… (allontana da sé Caterina imbambolata e la rimira come si osserva un quadro) non sei cambiata per niente, anzi sei più… più donna, ecco.
CATERINA Beh, anche tu… a guardarti bene, sei molto più… molto più… più uomo, ecco.
PIERO Che avvenimento da prima pagina! Vieni, sediamoci. (in maniera molto disinvolta trascina Caterina verso uno sgabello, la fa sedere e poi gli si siede accanto) Non ci posso credere, Caterina, la piccola Caterina. Allora, che cosa mi racconti, sei sposata, hai figli?
CATERINA No… cioè sì, più o meno.... e tu? Sei sposato?
PIERO Sì, due volte senza prole. Ma adesso sono tornato single. (sorriso ebete)
CATERINA Ah sì, anch’io sono single… cioè no, formalmente sono ancora sposata ma credo durerà poco. (sorriso) Lavori sempre nei negozi di tuo padre?
PIERO Sicuro, e tu?
CATERINA No… io non ho mai lavorato nei negozi di tuo padre. (Piero la guarda senza capire) Battuta…!
PIERO (ci arriva dopo un po’ e ride) Certo… che stupido. Volevo dire, tu che lavoro fai?
CATERINA (cercando di darsi un tono) Beh, io… lavoravo prima di sposarmi. Poi sai come vanno certe cose, i figli, il marito, la casa. Ed eccomi qua a fare la casalinga non retribuita...
PIERO Male mia cara, male. La vera libertà della donna è solo nel lavoro!
CATERINA (allibita) Gli anni non passano invano, da dove ti arriva tanta saggezza?
PIERO Macho Magazine mese di agosto...
CATERINA Ah, ecco. Beh, visto che comprendi la mia situazione di donna schiava ... (supplice) non è che per caso avresti un posto da commessa in una delle tue ferramenta?
PIERO (interdetto) Veramente ho messo un annuncio proprio ieri. (imbarazzato) Conosci il giapponese?
CATERINA Non mi dire che è tuo l’annuncio della bella presenza, poliglotta, laureata, massimo vent’anni...
PIERO (si ravvia i capelli) Sai come vanno certe cose...
CATERINA (seccata) Sì, sì... so come vanno certe cose. Lasciamo stare.
PIERO (sollevato) Ma sì, lasciamo stare! (estasiato) Ricordi quante ore abbiamo trascorso insieme nella mia macchina?
CATERINA E come potrei non ricordarle, i sedili ribaltabili, la luce rossa... sembrava di essere al Luna Park, nella Casa degli Orrori.
PIERO (nostalgico) La Mazda RX-7-turbo a tre porte color malva…
CATERINA (sarcastica) Già... che fine avrà mai fatto?
PIERO E chi lo sa? Adesso ho una Lexux RX300 24 valvole, 204 cavalli, cambio sequenziale e automatico a 5 rapporti a gestione elettronica adattiva...
CATERINA Okay, basta. Senti Piero mi ha fatto piacere rivederti ma adesso ho un mucchio di cose da fare, devo segare le catene, andare a lezione di giapponese e farmi un lifting, quindi ti prego di accomodarti fuori dalla porta!
PIERO (tenendola fermamente per le mani la costringe a risedersi) Ricordi la prima volta che abbiamo ballato insieme? Ti stringevo ai miei Rocco Barocco ed eri così giovane, timida...
CATERINA Già, e anche molto molto stupida.
PIERO Incredibile! Sei sempre uguale...
CATERINA Molto timida o molto molto stupida?
PIERO No, volevo dire che sei sempre... sempre uguale, ecco! E io? (mette in mostra i soliti bicipiti palestrati) Come mi trovi?
CATERINA (imbarazzata mentre osserva i bicipiti che Piero le ha messo ancora una volta sotto il naso) Bene, direi bene...
PIERO Palestra, tre ore al giorno tutti i giorni... alla nostra età dobbiamo mantenerci in forma se non vogliamo che i giovani ci soffino il posto.
CATERINA Quale posto?
PIERO Il posto nella vita. Qui pare che a trent’anni sei già vecchio e a quaranta ti preparano per il forno crematorio...
CATERINA Senti chi parla...
PIERO (la guarda con trasporto) Anche tu mi sembri molto molto in forma...
CATERINA Ho i miei dubbi visto che non riesco a trovare uno straccio di lavoro e mio marito mi ha tradita con una di vent’anni. Forse prenoterò un fornetto...
PIERO Tuo marito non capisce, lo sanno tutti che le donne mature hanno fascino da vendere...
CATERINA Le donne mature?
PIERO Ma sì... tardone, stagionate, volpacchiotte...
CATERINA Ti chiamo Tony...
PIERO No, aspetta! (tenendo ferma Caterina si guarda intorno) Carino qui...
CATERINA (seccata) Questa casa non è in vendita!
PIERO Io però avrei abbattuto tutte le pareti portanti... Japanese Style, hai presente?
CATERINA Dove lo hai letto?
PIERO Su Macho Magazine... mese di giugno.
CATERINA Ah, ecco. Mi pareva...
PIERO (pausa, stira le falangi delle mani e improvvisa un esercizio per i pettorali appoggiato sulla sedia)
CATERINA Sarà meglio che chiami Tony...
PIERO (si volta di scatto verso Caterina e la afferra per un braccio costringendola a risedersi) Io non ti ho mai dimenticata…
CATERINA Neanche io, se è per questo. Sei stato il primo defi… (schiarisce la voce) amore della mia vita.
PIERO (si avvicina a lei stringendola a sé) Dici sul serio?
CATERINA (si ritrae imbarazzata sulla sedia mentre Piero avanza verso di lei) Sì…
PIERO Pensa che cosa stupenda se prendo in affitto la casa di fronte, io e te di nuovo insieme come ai bei tempi. Oh Caterina, non ho mai dimenticato il profumo della tua pelle… (annusa il braccio di Caterina)
CATERINA (lancia occhiate disperate alla porta) Dai Piero, che fai… dopo tanti anni… ti prego, potrebbe entrare mio marito.
PIERO C’è un filo tra noi che non si è mai spezzato… (sale e arriva alla spalla)
CATERINA Basta, smettila… ti prego!
PIERO …c’è un fuoco dentro di me che non si è mai spento. Quante volte ho pensato che avrei dovuto sposare te al posto delle mie ex… (attira Caterina per terra)
CATERINA (stupita) Dici sul serio?
PIERO Certo… (tragico) ma perché mi hai abbandonato?
CATERINA Sei stato tu a lasciarmi per metterti con Valeria!
PIERO (perplesso) Sul serio?
CATERINA Già, vi ho beccati mentre giocavate al dottore nel giardino della scuola... (sguscia via)
PIERO Ma tu guarda... per anni sono rimasto nella convinzione che fossi stata tu a lasciare me. (visto che si trova a terra improvvisa dei piegamenti di fronte a una Caterina allibita) Ma chi se importa, ormai è passato tanto tempo, pensiamo al presente. (tuffandosi di nuovo su Caterina) Vieni qui, fammi vedere se ricordi quello che ti ho insegnato!
CATERINA No, fermo, lasciami! (tenta una strenua resistenza) Dopo tutti questi anni… non è possibile, lasciami. In fondo sono ancora sposata...
PIERO Io non sono geloso...
CATERINA Ho anche un figlio…
PIERO Hai un bambino?
CATERINA Sì, Jacopo…
PIERO Le donne-mamme mi fanno impazzire… che dici, sarà una carenza affettiva?
CATERINA (cerca di divincolarsi) Tu sei il più folle di tutti… lasciami ho detto!
PIERO Rilassati cara… (ispirato) pensa che siamo due isole in mezzo all’oceano della solitudine. (guarda Caterina dritto negli occhi) A volte mi stupisco anch’io di come mi vengono queste frasi…
CATERINA Bravo... però adesso lasciami!
PIERO Non posso, un bottone della mia camicia Pal Zileri si è attorcigliato alla tua catenina...
CATERINA Se non mi molli subito comincio a urlare!
PIERO (le appoggia delicatamente una mano sulle labbra) Non farlo! Questo è un segno del destino e non lo possiamo ignorare… ti prometto che da domani avrai un posto di commessa nel mio negozio.
CATERINA Davvero? Giuralo...
PIERO Lo giuro...
CATERINA Benedetti occhi chiari, possibile che sei rimasto sempre uguale?
PIERO Le tue labbra profumano di fragola...
CATERINA Vuoi assaggiarle?

Buio.

Scena IV: Caterina
Spot di nuovo puntati sul proscenio. Caterina riprende la vestaglia nel baule e infila di nuovo le ciabatte. Mentre indossa la vestaglia avanza verso il proscenio lasciandosi l’oscurità alle spalle. La luce si concentra solo su di lei.
[Susseguirsi di foto sullo schermo: Piero e Caterina attorcigliati a terra e Paolo che li osserva stupito; Paolo davanti alla porta dell’appartamento di Vania con cento rose rosse in mano; Tony e Mara abbracciati]

CATERINA (mentre si siede sullo zerbino) Ecco, cari signori, come si finisce a dormire sopra uno zerbino. La mia relazione con Piero ebbe la durata di un sospiro, Paolo ci trovò sul pavimento e non ci fu bisogno di parole, prese le sue cose e tornò da Vania, in ginocchio e con cento rose rosse. Piero lo seguì a ruota dicendo che gli stavano rubando la Lexus RX300 e sparì definitivamente dalla mia esistenza portando con sé anche il lavoro di commessa e il briciolo di dignità che mi restava. Tony e Mara presto si sposeranno e auguro loro sorte migliore della mia, che almeno se un giorno dovrà finire finisca senza troppe ferite e troppi morti sul terreno. Infine la casa dei Simonelli, complice della mia ultima vendetta, è ancora vuota e mi aspetta a braccia aperte, così Megèra potrà risalire soddisfatta ai propri dèi lasciando a terra il vuoto dei giorni trascorsi e di quelli che verranno. E io... cosa ne sarà di me?

Brano diegetico/off di sottofondo proveniente dalla solita radio. Mara compare nella penombra delle scale, indossa una camicia premaman.

MARA Dormi?
CATERINA Tu ci riusciresti sopra uno zerbino?
MARA Non penso proprio.
CATERINA Che fai?
MARA Spostati... ti faccio compagnia.
CATERINA E Tony?
MARA Dorme... ha cominciato a russare.
CATERINA Adesso russa...
MARA Sì, è insopportabile...
CATERINA Peggio dei calzini giallo-rossi?
MARA Molto peggio!
CATERINA Anche Paolo russa... sembra una locomotiva.
MARA Povera Vania allora...
CATERINA E’ ancora troppo giovane... aspetta qualche anno e vedrai.
MARA Sai che ti dico? Appena fa luce prendi Jacopo e ce ne andiamo...
CATERINA E dove?
MARA In Australia...
CATERINA In Australia... sei impazzita?
MARA Macché... ho ricevuto un’e-mail da Alan, ha aperto un centro sportivo a Sidney e mi ha chiesto se voglio lavorare con lui. Mi sembra una bella idea, no?
CATERINA E Tony?
MARA Chi la fa l’aspetti!
CATERINA Non mi dire...
MARA Ma certo... che credevi? Io non mi faccio usare come una bambolina pannolenci!
CATERINA E... e la tua bambina!?
MARA Oh... lei è come la mamma. Già scalcia che è una meraviglia, in Australia si troverà benissimo.
CATERINA Sì, lo sento... ma io, che ci faccio io in Australia?
MARA Come che fai... ci vivi!
CATERINA Ma Jacopo... è ancora così piccolo!
MARA Meglio... i bambini si adattano in fretta, imparerà l’inglese, avrà una casa stupenda e una mamma felice!
CATERINA Una mamma felice...
MARA Sì e anche una zia felice... e magari anche uno zio, perché no? Se capita...
CATERINA Certo... perché no...
MARA E poi d’estate ce ne andiamo al mare...
CATERINA E prendiamo lezioni di wind-surf...
MARA E festeggiamo il Natale sotto il sole...
CATERINA Sì, dentro un canotto in mezzo al Pacifico...
MARA Coi delfini che giocano intorno...
CATERINA E le balene... in Australia ci sono le balene?
MARA Ma certo... in Australia c’è tutto... balene, canguri, koala...
CATERINA E le banane... ci sono le banane?
MARA Non lo so... ma ci sono i kiwi...
CATERINA Oh i kiwi... Jacopo va matto per i kiwi! Chissà se piacciono anche a Susanna...
MARA Chi è Susanna?
CATERINA La tua bambina...
MARA No, lei si chiama Eleonora...
CATERINA Ma Susanna è più carino!
MARA Neanche per sogno... si chiamerà Eleonora.
CATERINA Susanna...
MARA Sta scalciando... Susanna non le piace.
CATERINA Sì invece... è vero piccola che ti piace il nome della zia?
MARA (ridendo) No, che non le piace... e smettila che mi fai il solletico!
CATERINA (ridendo) Non smetto finché non ti arrendi...
MARA (ridendo più forte) Dai Cate... basta e non ridere così, che svegli tutti!
CATERINA (ridendo ancora più forte) Senti chi parla... sssssht! Chissà la Mormoni cosa pensa adesso...

La voce di Pepi Barbuccia intervallata dalle note di Lullaby si sovrappone alle risate di Mara e Caterina che sfumano piano piano insieme alla luce sul palco.

PEPI BARBUCCIA Come tutte le sere si spengono i microfoni qui a Radio Onda Anomala e anche il vostro Pepi Barbuccia se ne va... ma non prima di avervi augurato sogni d’oro... e che sia la notte più dolce della vostra vita!

Le note di Lullaby aumentano di volume mentre calano definitivamente le luci su Mara e Caterina abbracciate sopra lo zerbino.

Fine