CONTEMPORANEA…MENTE
Commedia atto unico di
Alfonso Maria Zerbo
Personaggi:
Paolazzo Mauceri
Katia Patané
Filippo Brischetto
N’crasciatu
Sgherro
Agente
Commissario Barbettoni
Siamo ai giorni nostri a Catania. A Paolazzo hanno rubato la macchina da pochi
giorni. Nonostante la denuncia rituale all’autorità costituita, Paolazzo non è
riuscito a ritrovare il suo autoveicolo. Paolazzo e il suo amico Filippo si
rivolgono alla loro amica Katia, che ha conoscenze nella malavita. Katia riesce
a rintracciare uno dei malviventi che hanno rubato l’auto. L’uomo è disponibile
ad aiutare Paolazzo, ma pretende un riscatto di 1000 euro per restituire
l’automobile. Il brano musicale usato più di frequente nell’opera è “Starting
over again” di Dolly Parton. L’autore lascia libero il regista d’interpretare
l’aspetto fisico dei personaggi. Ogni riferimento a fatti o a persone realmente
esistenti è da ritenersi puramente casuale. Notazione sul testo – Alcuni dei
personaggi di questo testo teatrale parlano il mediano interno, comunemente
chiamato dialetto catanese. La traduzione dal mediano interno all’italiano è
posta all’interno di parentesi quadre.
SCENA PRIMA – Katia, Paolazzo, Filippo.
Siamo nel parchetto di P.za Viceré a Catania. Una panchina di colore grigio si
trova al centro del palcoscenico. Dietro la panchina si trovano due alberi di
cipresso e un aiuola di discrete dimensioni. A destra della panchina si trovano
due piccole piante. Sul fondale appaiono degli archi costruiti in pietra e
all’estrema sinistra la porta d’ingresso del parchetto.
Katia: Dunque, sono riuscita a rintracciare uno dei malfattori!
Paolazzo: Nun ci pozzu cridiri, mi pari ca sugnu n’o sonno. Comu facisti, come
putisti fari? [ Non ci posso credere, mi pare che sono nel sonno. Come hai
fatto, come hai potuto fare?]
Katia: Sono riuscita a conoscere Salvu u’n crasciatu [lo sporco]. Due giorni fa
ho chiesto al finicchiu [al bello] di presentarmelo. Lui all’inizio si è
mostrato restio, ma poi ha accettato. Si dice che questo n’crasciatu sia una
vera e propria potenza a Catania, un vero Re della criminalità! A vederlo non si
direbbe, ben vestito, pulito, elegante…
Paolazzo: Allora perché u chiamanu u’n crasciatu? [Allora perché lo chiamano “lo
sporco”?]
Katia: -confidenzialmente quasi sottovoce- Ai malviventi piace sempre confondere
le acque.
Filippo: Vai avanti, prosegui.
Katia: Ho esposto allo n’crasciatu il nostro caso, gli ho detto che avevano
rubato una Panda azzurra al signor Paolo Mauceri. Lui inizialmente m’ha detto
che è estremamente difficile rintracciare una macchina rubata, ma che avrebbe
fatto il possibile. Puntualmente…
Paolazzo: Sì…
Filippo: Sì…
Katia: Puntualmente, 48 ore dopo ci siamo ri incontrati sempre nello stesso
posto. Mi ha detto che grazie a una serie di fortunate coincidenze era riuscito
a rintracciare l’autore del mal tolto, che l’auto era ancora intera, ma che il
collega…
Paolazzo: Collega di cui? [Collega di chi?]
Katia: Che il suo collega ladro avrebbe restituito l’auto solo a patto di un
riscatto di 1200 euro.
Paolazzo: 1200 euro, scansatini, e cu ci l’aave! [1200 euro, che guaio, e chi ce
li ha?]
Katia: Dopo alcune trattative sono riuscita a fare abbassare le pretese del
ladro, tale Pippu u’spertu [il furbo] e alla fine ci siamo accordati per la
modica cifra di 1000 euro.
Paolazzo: Modica? 1000 euri è modica?
Filippo: Taci, fai parlare!
Paolazzo: 1000 euri è modica, secunnu tia? [1000 euro è modica, secondo te?]
Katia: Non sono riuscita a farmi fare ulteriori sconti… ma ritengo di avere
avuto fortuna, data la caratura dei soggetti con cui siamo entrati in contatto.
Paolazzo: Mille euro c’aia tirare fori da me tasca, fortuna a chiami? Iu a
chiamassi sciagura, no futtuna! [Mille euro che devo tirare fuori di tasca mia,
fortuna la chiami? Io la chiamerei sciagura, non fortuna.]
Filippo: Fai parlare!
Katia: Ad ogni modo, ritengo di avere raggiunto un buon accordo e nonostante i
1000 euro da versare, siamo sicuri al 100% di riavere l’auto.
Paolazzo: Io pavu e mi ridunanu a machina! Viri chi futtuna! [Io pago e mi
ridanno la macchina! Vedi che fortuna!]
Filippo: Ce l’abbiamo fatta! Ormai la Panda era persa, non ti fa piacere che
siamo riusciti a ritrovarla?
Paolazzo: A cettu, megghi un ovu oggi, che na cambiale addumani. [Certo, meglio
un uovo oggi, che una cambiale domani.]
Katia: C’è solo un piccolo particolare…
Paolazzo: Macari! [Anche!]
Katia: Il signor n’crasciatu durante la fase conclusiva dell’accordo non vuole
ulteriori intermediari, quindi tu e Filippo dovrete andare personalmente alla
“taverna di sdilinquenti” [taverna di delinquenti] per perfezionare l’accordo.
Brano musicale “Carry me away” di Govi.
Filippo: Noi due!?
Katia: Sì, voi due. Ho fatto presente che il signor Paolo aveva la necessità di
portarsi con sé un amico e lui ha accondisceso.
Paolazzo: Unni scinniu? [Dove è sceso?]
Katia: Ha accondisceso, è stato d’accordo! Dunque, vi dovrete trovare alla
“taverna di sdilinquenti” alle ore 15,00 di giovedì 15 aprile. Un’crasciatu m’ha
detto esplicitamente che per l’occasione non dovrete indossare indumenti
appariscenti.
Paolazzo: E va beni, chiddu ca sa fari, sa fari, anche quannu ni costa
sacrificiu! [E va bene, quello che si deve fare, si deve fare, anche quando ci
costa sacrificio!]
Filippo: Così ti voglio! Pensa che se non era per Katia tu avresti perso l’auto
e ne avresti dovuto comperare un’altra.
Paolazzo: Megghiu di n’cauciu na carina! [Meglio di un calcio nella schiena!]
Katia: Allora, mi raccomando, dovete presentarvi puntuali con i soldi alle 15,00
di giovedì 15 aprile alla “taverna di sdilinquenti”, che si trova all’angolo tra
Via Balatelle e Via del Bosco, all’entrata di S. Agata li Battiati. U’spertu non
ha preferenze particolari per il taglio delle banconote. Ci sono problemi, avete
capito tutto?
Filippo: Sì. – Paolazzo assentisce con un cenno del capo –
Katia: Un ultimo particolare, quando arriverete alla porta d’ingresso della
“taverna di sdilinquenti” per entrare, dovrete pronunciare la parola d’ordine.
Paolazzo: A parola d’oddine? E che semu a suddatu?! [La parola d’ordine? E che
siamo al servizio militare?!]
Katia: E’ importante. All’uomo che incontrerete per primo, dovrete fornire la
parola d’ordine. La parola lasciapassare è: contemporaneamente, contemporanea
mente, contemporaneamente contemporanea mente, contemporanea mente.
Paolazzo: Accussi’ difficili! Quantu ma scrivu! – Tira fuori un piccolo bloc
notes e una penna – [Cosi’ difficile! Quanto me la scrivo!]
Filippo: No, no, meglio di no. Meglio non scrivere niente, per non lasciare
prove! Ho un’ottima memoria, la tengo a mente io!
Katia: Allora, vi ripeto la parola d’ordine complessa…
Paolazzo: E chi fici canciau? [E che, è cambiata?]
Katia: La parola d’ordine complessa è: contemporaneamente, contemporanea mente,
contemporaneamente, contemporanea mente, contemporanea mente.
Paolazzo: Fosse è megghiu ca na ripeti! [Forse è meglio che ce la ripeti!]
Katia: Allora, ripeto un’ultima volta: - la pronuncia più lentamente -
contemporaneamente, contemporanea mente, contemporaneamente, contemporanea
mente, contemporanea mente.
Filippo: Sì, sì, va bene, è tutto chiaro, ho preso nota. Ricordo tutto io. Nel
posto opportuno, al momento convenuto, pronunceremo la parola d’ordine.
I tre si salutano.
Buio. Durante il cambio di scenografia tra la prima e la seconda scena brano
musicale “Finalviews” di Greg Reiter.
SCENA SECONDA – Paolazzo, Filippo, n’crasciatu, sgherro - Siamo alla “taverna di
sdilinquenti”. Sono le ore 15,00 di giovedì 15 aprile. Al centro del
palcoscenico in condizioni di scarsa illuminazione si trova il portoncino
blindato della taverna. Sopra il portoncino è scritto il nome della taverna, ma
alcuni caratteri sono illeggibili. Il portoncino è chiaramente blindato e
presenta una feritoia da cui è possibile osservare dall’interno. Il palcoscenico
ospita il portoncino blindato all’interno di un vecchio cortile, con dei
rampicanti e un vecchio pozzo inutilizzato posto nell’angolo destro. Filippo
tiene in mano una piccola borsa morbida contenente i soldi. Filippo e Paolazzo,
per non dare nell’occhio, si vestono come Starsky e Hutch. Notazioni di scena:
In tutta la prima scena e in gran parte della seconda n’crasciatu e lo sgherro
non appaiono mai al pubblico, perché stanno entrambi dietro la porta blindata
della “taverna di sdilinquenti”. Dei due si sente solo la voce. Brano musicale
“Starting over again” di Dolly Parton.
Paolazzo: Rapitini, rapitini, ca na ma fari restituiri na machina! [Apriteci,
apriteci, che ci dobbiamo fare restituire una macchina!]
Filippo: Che dici cretino! Che dici che ci dobbiamo fare restituire una
macchina, non rammenti la parola d’ordine!?
Sgherro (sta dietro la feritoia del portoncino blindato): Cu è? Altolà chi va
là! [Chi è?]
Filippo (cerca di ricordare la parola d’ordine): Contemporaneamente,
contemporanea mente – ha qualche difficoltà a ricordare – mumble mumble,
contemporanea mente contemporanea mente, contemporaneamente.
Sgherro: E chi voli schizzari?! Chi ni pigghia n’giru?! [E che vuole scherzare?!
Che ci piglia, in giro?]
Filippo (tenta una seconda volta concentrandosi): Contemporaneamente,
contemporaneamente, mumble, contemporaneamente, contemporaneamente,
contemporanea mente.
Sgherro: Vossa scupa, vi vuliti pigghiari iocu di mia? Chi vi sevvi, di chi
aviti bisognu? [Vossia mi scusi – in forma goliardica – vi volete prendere gioco
di me? Cosa vi serve, di cosa avete bisogno?]
Filippo (dopo un attimo di perplessità): Salutamu, senta non c’era bisogno della
parola d’ordine? [Salutiamo]
Sgherro: Chi ci pare ca semu n’caserma!? [Le pare che siamo in caserma!?]
Filippo: No, di certo – educato ed accorto – pur non di meno avevamo saputo
della necessità d’una tale parolina…
Shgerro: A ghiri in bagnu? [Deve andare in bagno?]
Filippo: Non esattamente… di quella tale parolina attraverso cui si entra nelle
porte.
Shgerro: Siti fantasmi? [Siete fantasmi?]
Filippo: Non proprio… ora ci riprovo.
Sgherro: Proviamu l’amicu so… [Proviamo il suo amico…]
Paolazzo (mentre Filippo gli suggerisce le parole da dire): Contemporanea mente,
contemporaneamente, contemporaneamente, contemporanea mente, contemporanea
mente.
Sgherro: -sentendo una frase simile ma leggermente sbagliata - Chi ci vinni u
distubbu!? [Cosa le è venuto, un disturbo?]
Paolazzo: Contemporanea mente – Filippo gli fa cenno freneticamente di si –
contemporanea mente, - Filippo assentisce nuovamente - contemporaneamente
contemporaneamente, contemporaneamente, contemporanea mente.
Sgherro: Chi ci vinni u’ distubbu, n’autra vota? [Cosa le è venuto il disturbo,
un’altra volta?]
Filippo: Il mio amico non si sente molto bene…
Arriva un’crasciatu a dar man forte allo sgherro e si sostituisce a quest’ultimo
alla feritoia del portoncino.
N’crasciatu: Cu è? Altolà chi va là! Piccola pausa – Avemu quaccosa di dirini?
[Chi è? Altolà chi va là! Abbiamo qualcosa da dirci?]
Paolazzo (riprova a pronunciare la parola d’ordine): Contemporaneamente,
contemporanea mente… contemporaneamente, contemporaneamente… contemporanea
mente.
N’crasciatu: Chi stamu iucannu? Chi stamu facennu u iocu a quiz? [Che stiamo
giocando? Che stiamo facendo il gioco a quiz?]
Filippo: Buongiorno, mi scusi, saremmo venuti per quella tal questioncina.
N’crasciatu: Vossia chi voli, di chi avi bisognu? Accuntu ora iè sira e non
ionnu, pi secunnu di quali questioni parra? [Vossia che vuole, di cosa ha
bisogno? Intanto ora è sera e non giorno, secondariamente di quale questione
parla?]
Filippo comunica qualcosa all’orecchio di Paolazzo per non insospettire u
n’crasciatu, mantenendosi fuori dal suo raggio visivo.
N’crasciatu: Di chi aviti bisognu? Io ancora nun l’hai caputu! [Di cosa avete
bisogno? Io ancora non l’ho capito!]
Paolazzo: Contemporanea mente, contemporaneamente, contemporanea mente,
contemporaneamente…
Paolazzo e Filippo (In simultanea): Contemporaneamente!
N’crasciatu (non può fare a meno di ghignare a causa della comicità della
scena): Sentiti, di chi aviti bisognu? Haia vistu c’aviti quacche difficuttà di
comprensioni. [Sentite, di cosa avete bisogno? Ho visto che avete qualche
difficoltà di comprensione.]
Filippo: Effettivamente. Rammentavamo una tale parolina, ma questa parolina ci è
sfuggita proprio adesso…
N’crasciatu: E unni iu a finiri? [E dove è andata a finire?]
Paolazzo: Poi dici ca unu è malarucatu, scusassi, se vossia viri ca semu in
difficuttà, ni putissi macari aiutari. [Poi dicono che uno è maleducato, scusi,
se vossia vede che siamo in difficoltà, ci potrebbe anche aiutare.]
N’crasciatu: Aiutari a fari chi? [Aiutare a fare cosa?]
Paolazzo: Aiutari a fari veneri sta parola! [Aiutare a farci venire questa
parola!]
N’crasciatu: Di chi parola parrati? Iu aiu na parola sula! [Di che parola
parlate? Io ho una parola sola!]
Filippo: Effettivamente, il mio amico si riferisce alla parola in codice…
N’crasciautu: Quali codici? [Quale codice?]
Filippo: Una parola…che a noi pare di ricordare, ma che praticamente non
riusciamo a rammentare.
N’crasciatu: Ah, ora mi pari ca mi staiu ricudannu quacchi cosa – rivolto allo
sgherro – Parraci tu! – Lo sgherro sostituisce un’crasciatu alla feritoia. [Ah,
ora mi pare che mi sto ricordando qualcosa. Parlaci tu!]
Sgherro: Bene, vediamu se vi pozzu dare quacchi manu. [Bene, vediamo se vi posso
dare una mano.]
Filippo: Gliene saremmo grati.
Sgherro: Rifacemu tuttu da capu, v’aiutu iu. Contemporaneamente… [Rifacciamo
tutto da capo, vi aiuto io.]
Filippo e Paolazzo (In simultanea): Contemporaneamente…
Sgherro: Sì…
Filippo e Paolazzo (quasi in simultanea): Contemporanea mente…
Sgherro: Sì…
Filippo e Paolazzo (dopo un cenno d’intesa): Contemporaneamente…
Sgherro: Sì…
Filippo (dopo un istante di perplessità): contemporanea mente,
contemporaneamente.
Sgherro: Vossia avi un distubbu divessu, ogni vota ca parra…Cu è causa du so
mali pianga a iddu stissu! [Vossia ha un disturbo diverso, ogni volta che parla…
Chi è causa del suo mal pianga sé stesso!]
Paolazzo: Ora stamu esagerannu, ca non è ca semu a scola, vossia iè giusto ca ci
dice i cosi, ma non è giustu ca ni runa lizione! – Filippo gli fa segno di
evitar polemiche. – [Ora stiamo esagerando, qui non è che siamo a scuola, è
giusto che vossia ci dica le cose, ma non è giusto che ci dia lezione!]
Sgherro: E chi ci rese fastidiu? [E che le ha dato fastidio?]
Paolazzo: Megghi’ancora, mi sta facennu n’salaniri!…nemmenu ti fai vidiri!
[Meglio ancora, mi stai facendo rincretinire!... nemmeno ti fai vedere!]
Sgherro: Vossia sta sbagghiannu a parrari, perché ni ramu di tu, chi iemu a’
scola nsemi? [Vossia sta sbagliando a parlare, perché ci diamo del tu, siamo
andati a scuola assieme?]
Filippo: Contemporaneamente, contemporanea mente, contemporaneamente,
contemporanea mente, - in simultanea con Paolazzo - contemporaneamente.
Paolazzo: Contemporaneamente, contemporanea mente, contemporanea mente,
contemporanea mente – In simultanea con Filippo - contemporanea mente.
Sgherro: L’uttimu aiutu! – Gli ripete la parola d’ordine ma velocissimo –
Contemporaneamente, contemporanea mente, contemporaneamente contemporanea mente,
contemporanea mente. [L’ultimo aiuto!]
Filippo e Paolazzo si guardano spaesati. L’ultima volta provano entrambi
supponendo di dovere pronunciare la parola d’ordine simultaneamente.
Filippo e Paolazzo (mentre si guardano): Contemporanea mente contemporanea mente
contemporaneamente contemporanea mente, contemporaneamente!
Sgherro: Sicunnu mia, cu vi spiau sta parola, l’ava sentuta pi sbagghiu!
[Secondo me, chi vi ha suggerito questa parola, l’aveva sentita per sbaglio!]
Brano musicale “Starting over again” di Dolly Parton.
Paolazzo (fuori di sé): Semu chiddi da machina! Semu venuti pù riscattu! Ama’
parrari cu n’crasciatu, pi darici i soddi! Se vulissi esseri accussì gentili, da
rapirici! [Siamo quelli della macchina! Siamo venuti per il riscatto! Dobbiamo
parlare con “lo sporco” per dargli i soldi! Se volesse essere così gentile, da
aprirci!]
Sgherro: Di chi machina parrati, di chi riscattu parrati? [Di che macchina
parlate, di che riscatto parlate?]
- Subentra alla feritoia un’crasciatu. -
N’crasciatu: Chi è docu? Di quali machina parrati, ca nun avemu machini, chissu
iè n’locali pubblicu! [Chi è là? Di quale macchina parlate, qua non abbiamo
macchine, questo è un locale pubblico!]
Paolazzo: Non è chissa a taverna di sdilinquenti? [Non è questa la taverna di
delinquenti?]
- Filippo si sbraccia per convincere Paolazzo a desistere –
N’crasciatu: Di chi taverna, di quali sdilinquenti parrati? [Di che taverna, di
quali delinquenti parlate?]
Paolazzo: Chissa è o nun è a taverna di sdilinquenti? Noi ama a pavare u
riscattu di na machina’ arrubbata. Ama ‘parrari cu’ n’crasciatu pi farinnilla
ristiutiri! Sapemu macari ca machina l’arrubbau Pippu u’spertu. Vinnimu ca ca’
parola d’oddini, pi farini rapiri! [Questa è o non è la taverna di delinquenti?
Noi dobbiamo pagare il riscatto di una macchina rubata. Dobbiamo parlare con “lo
sporco” per farcela restituire! Sappiamo anche che la macchina è stata rubata da
Pippo il furbo. Siamo venuti qua con la parola d’ordine, per farci aprire!]
N’crasciatu: Chissa è na casa onesta, di quali machina, di chi sdilinquenti
parrati? [Questa è una casa onesta, di quale macchina, di quali delinquenti
parlate?]
Poaloazzo: Ora, ora tu rugnu iu u locali pubblicu…ora chiamu… a polizia! [Ora,
ora te lo do io il locale pubblico…ora chiamo… la polizia!]
Prende il cellulare e sull’orlo di una crisi di nervi, telefona al 113. Filippo
ingaggia una colluttazione con Paolazzo per cercare di strappargli il telefono
dalle mani.
Filippo: Che stai facendo? Dammi qui!
Brano musicale “Ode to Billie Joe” di Bobbie Gentry.
Paolazzo: Ora u viremu ca staiu facennu! – non accenna a demordere – Pronto,
pronto, polizia? Sì…sì…sta succirennu n’pandemoniu. – Filippo tenta di
strappargli il telefonino dalle mani - Mi chiamu Paulu Mauceri e stai chiamannu
pa’ ddenunziari na manica di grandissimi sdilinquenti! Eh..Eh…infatti ni truvamu
alla “taverna di sdilinquenti” tra Via Balatelle e Via del Bosco a Santaita li
Battiati… - piccola pausa – Sugnu iu cu n’amicu me, Filippo Brischetto –
gesticola animatamente - … Sti gran sdilinquenti prima ni desiru appuntamentu
ca, per ristituirini na machina e poi nun ni voseru rapiri… Pippu u’spertu mi
rubbau a machina e ni domannau 1000 euri pi ristuirinnilla. Poi ni resi
appuntamentu ca… Cettu c’avemu i soddi cu nuatri…Va bonu, va bonu, aspettu ca!
[Ora lo vediamo che sto facendo! Pronto, pronto, polizia? Sì…sì…sta succedendo
un pandemonio. Mi chiamo Paolo Mauceri e sto chiamando per denunciare una manica
di grandissimi delinquenti! Eh..Eh…infatti ci troviamo alla “taverna di
delinquenti” tra Via Balatelle e Via del Bosco a Santagata li Battiati… Sono io
con un mio amico, Filippo Brischetto… Sti gran delinquenti prima ci hanno dato
appuntamento qua, per restituirci una macchina e poi non ci hanno voluto aprire…
Pippo il furbo mi ha rubato la macchina e ci ha domandato 1000 Euro per
restituircela. Poi ci ha dato appuntamento qua… Certo che abbiamo i soldi con
noi… Va bene, va bene, aspetto qua!]
Sgherro: – allarmato –Rivolto a un’crasciatu – Sparaci, sparaci! Rapi a porta ie
sparici! [Sparagli, sparagli! Apri la porta e sparagli!]
N’crasciatu: E se su da polizia? Nun rapiri pi nissun mutivu! Rimani arret’a
potta, ca iu vai’ a fari na telefonata. [E se sono della polizia? Non aprire per
nessun motivo! Rimani dietro la porta, che io vado a fare una telefonata.]
Mentre un’crasciatu va a telefonare, lo sgherro non riesce a resistere dalla
tentazione di rubare la borsa ai due malcapitati.
Sgherro: Ma quaccosa c’hai a fari! Quaccosa c’hai a fari a sti sdisonesti! –
Esce dal portoncino e si avventa su Filippo per scippargli la borsa. Per alcuni
secondi con il sottofondo di un tango Filippo e lo sgherro combattono come in
una danza. In ultimo Paolazzo dà man forte a Filippo e lo sgherro è costretto a
tornare velocemente all’interno della taverna. – rivolto a Filippo – Non fare
musioni! Non fare musioni! Non fare musioni! – rivolto a Paolazzo - Non fare
musioni! Non fare… musioni! [Ma qualcosa gli devo fare! Qualcosa gli devo fare a
questi disonesti! – in ultimo - Non fare mosse false! Non fare mosse false! Non
fare mosse false! Non fare mosse false! Non fare… mosse false!]
Arriva in pochissimi minuti una macchina della polizia.
SCENA TERZA – Paolazzo, Filippo, n’crasciatu, sgherro, agente, commissario
Barbettoni.
Agente: Aprite! Aprite, polizia! Aprite, o sfondiamo la porta!
N’crasciatu: Cu è? Di chi aviti bisognu? [Chi è? Di che avete bisogno?]
Agente: Aprite, polizia!
N’crasciatu: Ma chi è stu tonu furiusu? Chi ci sta dulennu u stommacu? [Ma cos’è
questo tono furioso? Che le sta facendo male lo stomaco?]
Agente: Aprite! Questa è un’operazione di polizia!
Sgherro: Dissi ca è n’operazioni di polizia… ma sarà autorizzata o non
autorizzata!? [Ha detto che è un’operazione di polizia]
Agente: Aprite o sfondiamo la porta!
N’crasciatu: A mia mi pari autorizzata. [A me pare autorizzata.]
I delinquenti loro malgrado sono costretti ad aprire il portoncino blindato.
L’agente, con la pistola in pugno, sta per mettere le manette ai due malviventi,
ma lo sgherro riesce a divincolarsi e a gettare la pistola dell’agente nel
vecchio pozzo inutilizzato. Lo sgherro si avventa sulla borsa con i 1000 euro e
ingaggia una lotta prima con Filippo, poi con l’agente e infine con il
commissario Barbettoni. Il tutto col sottofondo di un valzer di Strauss. Durante
la colluttazione l’agente e il commissario Barbettoni riescono ad avere ragione
dello sgherro. L’agente mette finalmente le manette allo sgherro e allo
n’crasciato per resistenza a pubblico ufficiale.
Commissario Barbettoni : - rivolto all’agente – Dunque, ora mi metti questi due
ceffi in guardina, contemporaneamente fai rapporto, in contemporanea mi prendi
le impronte digitali dei due, telefoni al commisariato di zona perché li denunci
e indaghi sulla loro contemoporanea mente criminale. Poi contemporaneamente, per
scrupolo, prendi le impronte digitali dei due mascalzoni, contemporaneamente le
trasferisci sul computer… e infine in contemporanea ti avvedi se i due
delinquentoni sono già schedati. Sono stato chiaro?
Paolazzo dà segni di malessere.
Agente: Ricapitolo: Metto i due ceffi in guardina… contemporaneamente faccio
rapporto, prendo in contemporanea le impronte digitali dei due…telefono al
commissariato di zona perché li denunci…
Commissario Barbettoni: E indaghi sulla loro contemporanea mente criminale…
Agente: E indaghi sulla loro contemporanea mente criminale. Poi, per scrupolo
contemporaneamente prendo le impronte digitali dei due mascalzoni… - Paolazzo
continua a mostrare i segni di un lieve malore – contemporaneamente le
trasferisco sul computer… e in contemporanea mi avvedo se i due delinquentoni
sono già schedati.
Commissario Barbettoni: Contemporaneamente!
Agente: Sì, provedo subito!
Filippo (quasi gridando): Sì, sì, adesso mi ricordo….siiiiii, siiiiii…. adesso
mi ricordo!
Commissario Barbettoni: Cosa, si ricorda?
Filippo: Mi è venuta in mente la parola d’ordine: contemporaneamente,
contemporanea mente, contemporaneamente, contemporanea mente, contemporanea
mente.
Sgherro: Bravu! Bravu! Bravu! Chissa iè a parola! … Capo, ni risse a parola
giusta! Ora sì ca si n’masculu! [Bravo! Bravo! Bravo! Questa è la parola!...
Capo, ci ha detto la parola giusta! Ora sì che sei un uomo!]
- Paolazzo sta visibilmente male ed è quasi completamente suonato. –
Paolazzo: U sdilinquienti iè mansu, a machina a nascunnenu, facemune chiù fozza,
ca poi na discurremu… Fulippu risse a’parola, pinsamu a chiddu ca c’è avanti,
spurgamu a pattumera, accussì u munnu abbola… [Il delinquente è addomesticato,
la macchina l’hanno nascosta, facciamoci più forza, che poi ne riparliamo…
Filippo ha pronunciato la parola, pensiamo a quello che viene innanzi,
spurghiamo la pattumiera, così il mondo vola…]
- Paolazzo ha un attimo di esitazione, dopo la quale viene colto da malore. -
Brano musicale per intero “ I Ain’t got no business doin’ business today” di
Razzy Bailey.
Commissario Barbettoni: - rivolto all’agente – telefona, telefona al 118, qui un
uomo si sente male!
- L’agente di cui si vedrà solo il muoversi delle labbra, telefona
immediatamente al 118 col suo telefonino -
Pochi istanti dopo si sente il forte rumore della sirena di un’ambulanza.
Cala il sipario.