CRACK MACHINE
Il denaro non esiste

di

Paolo Mazzarelli e Lino Musella

© 2011. Tutti i diritti sono riservati

 

Personaggi:

Italo Capone, una guardia carceraria
Alberto La Parola, un importante avvocato
Geremia Cervello, un ex trader
Eros, un assassino

 

Prima Scena

Si illumina una radio, dalla quale sentiamo la voce femminile di una giornalista raccontare…

VOCE RADIOLINA: … Ancora nessuno sembra in grado di dire dove si trovi attualmente nascosto l’ex trader Geremia Cervello, evaso due giorni fa dall’infermeria del carcere nel quale si trovava rinchiuso, approfittando, a quanto pare, della mancanza di controllo dovuta alla visita del Papa che proprio in quelle ore stava avendo luogo in carcere. Mentre le indagini sulla sua fuga sembrano non portare a nulla, le rivelazioni di Cervello stanno sconvolgendo il mondo politico-finanziario del Paese, attraverso le registrazioni e gli ormai famosi file contenenti dati segreti che l’avvocato del trader, la signora Maria Pastore, sta recapitando di ora in ora a tutte le sedi giuridiche competenti. Secondo le prime ricostruzioni, i dati contenuti nei file proverebbero non solo il coinvolgimento dei più alti vertici della Banca nell’affare Cervello, ma anche una serie di altri gravi reati che coinvolgerebbero, oltre ai vertici della Banca, esponenti politici di spicco e figure di vertice dell’apparato finanziario. Appena le prime indiscrezioni e i primi dati segreti hanno iniziato a circolare, la Borsa ha fatto registrare una serie di crolli, fino alla chiusura anticipata per eccesso di ribasso di queste ultime ore e, secondo i pareri di alcuni esperti, l’intero sistema finanziario del Paese rischia in queste delicatissime ore il crack

Musica, buio.

 

Seconda Scena

In una saletta di un carcere.
È notte. Un uomo alto e curvo di mezz’età accende una luce. È Italo Capone, guardia carceraria.
Dopo un po’ entra in scena un uomo con una valigetta nera, un giornale sotto braccio, vestito elegante, capelli biancobiondi. È l’avvocato Antonio La Parola. Si guarda attorno, si va a sedere al banchetto e apre il giornale. Si sente una musica, nel mentre l’avvocato si prepara con dei gargarismi a una delle sue grandi performance professionali/attoriali.

LA PAROLA: Sbra sbra sbra… stra, stra stra e… è… e… gnam gnam… sssssss… sssssss…

A seguire, nello stesso luogo, entra Geremia Cervello.

Caro Geremia, sono felice di conoscerla.
CERVELLO: Scusi, chi è lei?
LA PAROLA: Avvocato Alberto La Parola. Come sta?
CERVELLO: Senta, io non la conosco… è notte fonda, mi hanno buttato giù dal letto… che succede?
LA PAROLA: Tutto a posto, tutto tranquillo, caro Geremia. Lei è Geremia Cervello in persona, l’uomo che ha causato il più grande buco della Storia della finanza, e io sono l’avvocato La Parola, il suo avvocato. Abbiamo preferito venirla a trovare di notte per una maggiore riservatezza. Data l’entità della sua vicenda, lei capirà perfettamente. Si sieda pure.
CERVELLO: Io mi siedo, ma il mio avvocato è l’avvocato Maria Pastore, io non ho mai avuto il piacere di avere a che fare con lei in vita mia. Non capisco…
LA PAROLA: Vede Geremia, la Banca ha ritenuto che l’avvocato che l’ha difesa fino ad oggi, la signora Maria Pastore, non fosse, come dire, molto adatta a difenderla, e da oggi ho l’onore di occuparmi personalmente di questo importante caso.
CERVELLO: La Banca?… Io… non so… di cosa stia parlando.
LA PAROLA: Non sa? La cosa è abissale, Cervello. E quindi c’è bisogno, diciamo così, di avvocati che abbiano una certa familiarità con l’abisso. Proprio oggi al telegiornale ho sentito che si potrebbero costruire cinque centrali nucleari di ultima generazione, con la cifra che lei ha rubato…
CERVELLO: Rubato? Io di quella cifra non ho messo in tasca un solo centesimo! Come può pensare di difendermi se usa quelle stesse parole assurde che tutti usano…
LA PAROLA: Infatti ho detto: al telegiornale hanno detto “rubato”. Non ho usato io quella parolina, ma è un dato di fatto che tutti la stiano usando, ecco perché, anche, le serve un buon avvocato, che stabilisca che una cosa è rubare, un’altra è bruciare. Certo che lei non ha rubato, lo so. Diciamo invece che è salito su una montagna di denaro e le ha dato, allegramente, fuoco. Si riconosce nelle metafora, vado avanti?
CERVELLO: Certo. Peccato che nessuno dica che se sono arrivato, nel bene o nel male, in cima a una montagna di denaro così enorme è perché, prima di appiccare il fuoco, la Banca era…
LA PAROLA: Prima di appiccare il fuoco, non c’era il fuoco. Ora però tutto sta bruciando e non c’è tempo di entrare in queste sterili discussioni. Sarò breve e il più chiaro possibile. Le cose a livello giuridico stanno più o meno così, quindi: da una parte la Banca muove a Geremia Cervello l’accusa di aver causato quell’enorme disastro finanziario che Geremia Cervello ha in effetti causato, e di aver sovvertito e ignorato, per poterlo fare, una serie piuttosto corposa di regole, di controlli, di accordi; dall’altra parte però tanto la Banca quanto Geremia Cervello sono imputati e accusati da qualcuno di un po’ più grande di entrambi, ovvero… lo Stato, signor Cervello, lo Stato con la esse maiuscola, che vi accusa entrambi – è notizia fresca – di truffa ai danni, appunto, dello Stato, sempre con la stessa esse maiuscola. Lei e la sua Banca siete quindi, in questo processo, da un lato parti in causa uno contro l’altra, ma dall’altro lato anche co-imputati. Ed ecco il perché della mia presenza. La Banca ha ritenuto che per far convergere, diciamo così, l’accusa minore dentro quella maggiore, per meglio coordinarsi, per meglio indirizzarsi in questa intricata vicenda, la strategia di difesa del privato cittadino Geremia Cervello dalle accuse della Banca e la strategia di difesa della Banca e del privato cittadino Geremia Cervello dalle accuse dello Stato con la esse maiuscola facessero capo a un’unica volontà, un’unica mente, un unico responsabile. Quell’unico responsabile si trova davanti a lei in questo momento e risponde al nome di avvocato La Parola. Io in persona. Sono le cinque meno un quarto di notte, è il giorno 7 del mese corrente, e io sono qui per esporle la sua nuova condizione. Posso proseguire? Tutto bene?
CERVELLO: Senta io… non so… Le ho già detto che io non la riconosco né come mio avvocato né come persona di fiducia… Sono le cinque di notte… è un po’ irrituale… Ho bisogno che mi si dia un telefono. Ho bisogno di parlare con il mio avvocato Maria Pastore o con qualcuno di cui mi posso fidare…
LA PAROLA: Lei non può chiamare, cercare, volere nessuno. Lei può solo scegliere se non darmi ascolto e rimanere da solo qui dentro per un tempo indeterminato, in condizioni che potrebbero diventare sempre più dure, oppure sentire da me come potrebbe uscire da qui in pochissimo tempo.
CERVELLO: E va bene, mi dica quale sarebbe la sua strategia per farmi uscire da qui in pochissimo tempo.
LA PAROLA: Oh, eccoci al punto. Mi fa piacere che lei abbia deciso di intraprendere il cammino giusto, quello dell’ascolto, e vedrà che non se ne pentirà. Errare umanum est, perseverare… ma questo lo saprà già. Allora, sarò breve e più chiaro possibile: il motivo principale della mia visita è farle capire che se lei continua a sostenere questa assurda tesi secondo la quale i vertici della Banca sono responsabili o corresponsabili del disastro che lei ha causato, se lei continuerà con queste impossibili affermazioni, ecco che lei andrà incontro a seri problemi. Lei si deve convincere finalmente che in quella Banca nessuno era a conoscenza dei suoi metodi, signor Geremia Cervello, nessuno. Lei ha fatto tutto da solo, dimostrando una genialità peraltro indiscutibile nel riuscire a fare quello che ha fatto senza mai destare sospetti e senza venire scoperto in alcun mo…
CERVELLO: … Ci sono decine di mail, ci sono centinaia di telefonate, ci sono perfino decine di premi che mi sono stati riconosciuti dai vertici della Banca per quelle stesse operazioni illecite…
LA PAROLA: La prego, mi faccia finire il mio ragionamento, e poi farà e dirà quello che vorrà, Cervello. Dicevo, se lei sceglierà la strategia che noi le consigliamo e ci garantirà sul fatto che, una volta al processo, lei si assumerà tutta la responsabilità di quello che è avvenuto, senza tirare in ballo nessun altro e senza fare altri nomi se non il suo, signor Geremia Cervello, se lei farà questo, noi le assicuriamo in cambio due cose: la prima è una rapidissima uscita da questo brutto carcere per andare ad affrontare un processo onesto, trasparente, pubblico; la seconda, dopo che al processo si sarà addossato interamente la colpa e la responsabilità di tutto ciò che è avvenuto, noi le garantiamo che, qualunque sia la condanna che le dovesse essere inferta, la sua pena effettiva non supererà i sei mesi di reclusione, sei mesi, prima durante e dopo i quali la Banca le sarà sempre vicino, e la aiuterà a resistere prima e a reinserirsi poi, in un brillante percorso professionale quali noi siamo sicuri che la sua persona sia degna di ricoprire per un lungo arco di anni a venire. Sei mesi, non di più. Più o meno la pena di chi ruba un’autoradio.
CERVELLO: E se dopo che mi sono assunto tutte le responsabilità invece la Banca mi lasciasse solo, in un carcere, per anni?
LA PAROLA: Questo non accadrà, ha la nostra parola. (Esce)

Parte una musica, che porta fino alla scena successiva.

 

Terza Scena

Laboratorio di falegnameria del carcere.

CERVELLO: Tu sei Antonio?
EROS: …
CERVELLO: Sei Antonio Marigliano?
EROS: Eh.
CERVELLO: Ho parlato con Italo Capone, ho chiesto di poter lavorare qui in falegnameria, mi ha detto di chiedere di Antonio Marigliano. Sei Antonio Marigliano?
EROS: Con chi hai parlato?
CERVELLO: Italo Capone, responsabile di sicurezza del reparto.
EROS: Hai parlato con Capone?
CERVELLO: Eh. Tu sei Antonio?
EROS: Sì. Mi chiamano Eros.
CERVELLO: Eros?
EROS: Come Eros Ramazzotti, il cantante. Gli assomiglio.

Geremia fa per andarsene.

Come ti chiami?
CERVELLO: Geremia.
EROS: Geremia?
CERVELLO: Eh.
EROS: Va’ bene Geremia, se hai parlato con Capone, tutto a posto… Adesso qui dobbiamo fare un armadietto. Sto costruendo le mensole. Prendi questa cantinella. Taglia dei pezzi da diciotto centimetri e mezzo. Questo è il metro, questa è la matita, lì c’è la macchina.

Geremia esegue.

Tu ti chiami Geremia?
CERVELLO: Sì.
EROS: Lo conosci Francesco Guida?
CERVELLO: No.
EROS: Era qui l’anno scorso. Ora sta al Guicciardone. È testimone di Geova. Mi raccontava sempre le storie della Bibbia. Del Vecchio Testamento. Le storie dei profeti. Dove c’è anche il profeta Geremia, un profeta importante. Lo sai che faceva il profeta Geremia? Lo iettatore, portava male. Raccontava al suo popolo le sventure che sarebbero successe. E alla fine succedevano davvero. Se tu racconti sempre una sventura alla fine succede. E così l’hanno ucciso, è morto.

Geremia se ne va alla sega e taglia il legno. Sbaglia qualcosa.

Che fai, Geremia? Così la rovini la macchina. L’hanno appena comprata, e poi non c’è il materiale. Non ti preoccupare lo faccio io questo lavoro… Tu vieni qui, fai una cosa ancora più facile, prendi i segni da questo lato e li riporti dall’altro lato. Ci devo costruire delle mensole. Anche se comunque io adesso glielo costruisco ma tanto poi me lo smantellano, mi riportano il legno indietro e me lo ridanno, perché il materiale non c’è. (Va alla sega, lavora e torna, poi, mostrando una sedia a Cervello) Guarda ad esempio questa, l’ho fatta settimana scorsa: una sedia. Questa prima era un comodino. Questo laboratorio c’è da due mesi. Otto mesi fa eravamo in otto in un altro laboratorio, al Padiglione Salerno. Facevamo le magliette. Una bella iniziativa. Le magliette dei carcerati. Bella iniziativa. Le abbiam fatte per la festa della mamma, la festa del papà, Natale… Queste magliette venivano vendute fuori da una associazione a dieci euro. A noi non ce ne veniva in tasca quasi niente… cinquanta, venti centesimi a maglietta. Ma è un fatto simbolico. Ti spiego la mia visione del mondo: (prende la matita e disegna sul legno) questo è il mondo, il mondo è tondo e gira. Gira attorno ai soldi, all’economia. Io sono qui dentro, in questa finestrella, sono chiuso, sono in carcere. Ho sbagliato, lo ammetto, ho sbagliato. Ma io con una maglietta che faccio da dentro e poi viene venduta fuori a dieci euro mi faccio in tasca venti centesimi e così da qua dentro poi entro nell’economia mondiale. Invece in questo laboratorio hanno comprato la macchina, si sono fatti la cresta, non c’è il materiale, quindi io gli consegno la roba e loro me la smontano ogni fine settimana, e io sono più chiuso di quanto ero chiuso prima. Hai capito? Hai capito che dico?
CERVELLO: No.
EROS: Non hai capito?
CERVELLO: Fino alla finestrella, poi no.
EROS: Adesso mettiamo i sottotitoli! Alla pagina 777 del Televideo. Qui non c’è niente da capire.

Eros si mette a segare. Geremia cerca di aiutarlo e gli fa male.

Ma che fai, Geremia? Adesso rischiavi di farmi tagliare la mano. Fammi la cortesia, stammi lontano! (Prosegue a lavorare. Poi) Prendimi dei pezzi di legno, lì dietro.

Geremia va a prendere il legno, inciampa, fa cadere tutto.

Va tutto bene, tranquillo. Ti sei fatto male, Geremia?
CERVELLO: Sì. Scusa… scusa…
EROS: Non ti preoccupare. Ti sei fatto male?
CERVELLO: No, scusa è che qui proprio non è il mio…
EROS: Non fa niente, lascia stare.
CERVELLO: Non so proprio come, io non…
EROS: Non fa niente.
CERVELLO: Devo parlare con qualcuno. (Fa per andare)
EROS: Geremia, se torni, domani, facciamo un comodino.

Geremia se ne va. Eros prende un telefonino nascosto e chiama a casa.

Antonella! Che fai? Ah, c’è anche Gigino? E passamelo. Sì sì, non ti preoccupare, adesso la accendo… Ehi Gigino, ma non mi m’è arrivato il tuo pacco… (Accende la sega, il cui suono copre quello della sua voce)

La telefonata continua. A un certo punto, Eros mette giù di colpo. Entra Italo Capone.

 

Quarta Scena

EROS: Zio, tutto a posto?

La guardia tace.

Italo, come va?

La guardia tace.

Italo, mi devi dire qualcosa?
CAPONE: Il mondo gira, caro, e le cose cambiano. Solo un anno fa chi l’avrebbe detto, e guarda ora come siamo messi. E sai cos’è che fa cambiare tutto? La fiducia. Un sentimento istintivo e inspiegabile che ti fa guardare in faccia un altro e riconoscerlo, nonostante la più totale differenziazione, come appartenente alla tua stessa specie. È per questo che le cose cambiano, per i rapporti di fiducia. E allora il mondo gira. Hai capito?
EROS: … No.
CAPONE: (ride) E mi spiego meglio allora! Hai finito qua, sì? E allora fammi la cortesia.
EROS: A disposizione.

La guardia tira fuori dalla tasca un piccolo foglio di carta, che contiene una lametta di quelle usa e getta che si applicano ai rasoi da barbiere, e lo poggia sul tavolo.
Col procedere della scena, continua il dialogo tra i due mentre Eros fa accomodare Capone su uno sgabello girevole, gli insapona il viso e – applicata la lametta al rasoio – gli fa la barba. La guardia si lascia manovrare come un manichino.

CAPONE: Quell’animale del vecchio direttore giusto la tombola di beneficenza poteva organizzare.
EROS: Quella nullità…
CAPONE: E non sapeva parlare, non si sapeva presentare. Una figura di merda dietro l’altra, con le maestranze, con le autorità. Bestia incompetente. E infatti chi era il suo uomo? Il suo nipotino chi era?
EROS: Gargiulo.
CAPONE: Enzo Gargiulo. Il foruncolo del mio culo… Solo Gargiulo. “Gargiulo qua, Gargiulo là…” Il nipotino! E io invece? Io non potevo parlare, non mi faceva avvicinare. Mi squadrava.
EROS: Il terzo grado…
CAPONE: A me il terzo grado mi faceva! Per la minima richiesta il terzo grado! E senza motivo… così!… Gli stavo antipatico. Appena mi ha visto, dal primo momento. “Piacere Capone, piacere”: quattr’anni di schifo! Ma ora no. Adesso è diverso. Ora le cose cambiano, caro mio. Qua sono un paio di mesi che come vedi non entra uno spillo senza la mia supervisione, che non si prende una decisione senza la mia consultazione. Qualcuno ha finalmente capito che l’esperienza insegna. O no?
EROS: È chiaro.
CAPONE: E quella faccia di merda di Gargiulo che ti fa? Che ti fa?
EROS: Il trasferimento…
CAPONE: Ha chiesto il trasferimento. Ma lo dovevi vedere quando l’ho incontrato. Io mica gliel’ho data la soddisfazione. Sorridente, così, sorridente: “Enzuccio che fai, ci vuoi lasciare? E come facciamo senza di te? Qua si ferma tutto! Non andare via Enzuccio, Enzuccio!”.
EROS: Che nullità!
CAPONE: Si caca sotto di restare, la merda! Meglio così. Via, via! Aria nuova. Rinnovo. Rinnovamento. Ci sono cose importanti, molto più importanti, e ci vuole gente all’altezza. E a proposito ti sono venuto a cercare. Per prima cosa: è passato al laboratorio quel Cervello…?
EROS: Ma chi cazzo mi hai mandato? Questo non sa fare niente, è impedito… Mandami l’algerino, piuttosto, che sta zitto e lavora.
CAPONE: E se non mi lasci parlare?! Subito si scalda! Fammi dire! Questo Geremia Cervello è questione di poco. Me l’ha assicurato il direttore… È questione di poco. Tempo di qualche giorno secondo me. Qualche giorno in cui ce lo dobbiamo tenere vicino. Ci ha dietro gente grossa questo qua, mi ha provato a spiegare il direttore ma non ci ho capito una minchia… politica… finanza… boh?! Questi pezzi grossi comunque si fidano del direttore, che si fida di me, che mi posso fidare solo di te!
EROS: Allora siamo a posto!
CAPONE: E stiamo a posto sì. E dove lo mandavo? Con te sto sicuro. Ché se c’è qualche problema sai come ti devi comportare. Se sai qualcosa, sai con chi devi parlare. E c’hai una mano ferma meravigliosa… E comunque non rompere i coglioni!
EROS: E sempre io ci finisco sotto…
CAPONE: Bastardello… stronzetto…
EROS: Io non ci metto niente, eh? Faccio un taglio, qui… (allude alla gola di Capone)
CAPONE: Ce l’hai nel DNA, criminale matricolato. Stronzetto, subito si lamenta, e ancora non ti ho detto la vera, la grande novità, la cosa più importante! (ride)
EROS: Eh, sentiamo la grande novità…
CAPONE: Neanche te lo puoi immaginare! Una cosa grande. Qua dentro lo sapevamo in due o tre e stavamo tutti in palpitazione perché non era certo! E poco fa ci ha dato la conferma il direttore. Il 21 di questo mese alle dieci di mattina ci sarà una visita speciale. Molto speciale. Specialissima! (Pausa) Il Papa, Eros!
EROS: Ma tu che cazzo stai dicendo?
CAPONE: Il Papa! Il Santo Padre! Gesù Cristo in terra, Eros! Stamattina in direzione non si è capito più niente. Chi piangeva, chi rideva. Il direttore, invece, tranquillo: “È consuetudine che il Papa faccia la visita ai penitenziari. E questo, scusate, non è un penitenziario?”. Gli applausi, non puoi capire…
EROS: Bello… bello…
CAPONE: (ride) Aspetta che ancora non ti ho detto tutto. Il direttore mi prende da parte e mi dice: “Nella cappella ci sarà una specie di benedizione collettiva”. Ma per un fatto mediatico, formale, il direttore mi ha chiesto di fare una lista di cinque detenuti, scelti e meritevoli, che saranno benedetti dalle personali e santissime mani del Papa in persona. Per avere un impatto mediatico più forte, diceva. E quindi io ho buttato giù questa lista: (prende un foglio dalla tasca e legge) Aldo Diano, Maurizio Giusti, Franco Miglio, Sebastiano Trono, Antonio Marigliano detto “Eros”!!
EROS: Grazie… veramente… grazie…
CAPONE: (andando a mettergli le mani in viso, in modo molesto) La benedizione dal Papa ti faccio avere… Lo vedi che, se ti fidi di me, le cose vanno bene anche per te? Oh, dici ancora che non ti voglio bene e ci vai sotto, eh? Ora il direttore lo dice alla radio ma te l’ho voluto dire in anteprima… Ci saranno televisioni, giornalisti… ti vedranno tutti…

Capone mette una mano in faccia ad Eros e gliela tiene lì finché Eros si svincola.

EROS: Toglimi le mani di dosso, però! Mi devi fare la cortesia, mi devi togliere le mani di dosso. (Pausa) Hai detto che il direttore fa l’annuncio alla radio, no?
CAPONE: Eh sì ora fa l’annuncio, accendi. E poi dobbiamo andare, si è fatto tardi, va’…

Eros accende la radio. I due continuano a parlare ma non li sentiamo più.

 

Quinta Scena

Stesso luogo della Prima Scena.
La radio trasmette delle telefonate dedicate ai carcerati dai loro famigliari.
Capone prepara la stanzetta come nella Prima Scena per l’incontro tra Cervello e l’avvocato La Parola, in più monta un cavalletto per una telecamera con un faretto. Poi esce.
Entra La Parola. Ha una borsa e dei giornali. Siede vicino al cavalletto col faro e inizia a maneggiare una piccola telecamera che ha con sé. Entra Cervello.

LA PAROLA: (puntando il faro in faccia a Cervello) Buongiorno, Geremia Cervello.
CERVELLO: Qualunque cosa lei abbia intenzione di dire o di fare, sappia che ieri ho fatto avere al direttore del carcere una mia lettera ufficiale nella quale spiego esattamente la mia situazione… nella quale gli spiego che lei non è il mio avvocato…
LA PAROLA: Lei si ostina a perdere tempo, Cervello. Fa tenerezza. Le sue letterine non arriveranno mai al direttore e se gli arrivassero il direttore le farebbe sparire senza neppure leggerle. Glielo ripeto per l’ultima volta. Qualunque sua dichiarazione, qualunque sua volontà, qualunque suo pensiero ha nella mia persona l’unica possibilità di accoglienza o ascolto nel mondo.
CERVELLO: Voi non avete messo in carcere una pianta, caro signor avvocato. Io sono, o quanto meno io ero, un uomo. La mia vita prima di questo inferno era fatta, anche, di relazioni. Ci sono, libere nel mondo, fuori dal vostro controllo, delle persone che sono pagate per difendermi, e non posso pensare che queste persone non stiano sollevando al mio posto le questioni che io vorrei sollevare. Staranno gridando al mondo intero che io qui dentro sono privo di tutti i miei diritti, non ho un mio avvocato di fiducia né nessun altro a difendermi.
LA PAROLA: È proprio di questo che sono venuto a parlarle, infatti. Lei ha ragione: ci sono alcune persone che ci stanno creando – o dovrei dire le stanno creando – alcuni problemi. C’è un flebile coretto di voci, in giro, che si sta alzando a gridare la storiella che lei è rinchiuso qui senza contatti con l’esterno, senza avvocato, senza notizie, insomma che sta provando a disegnare l’ennesimo ritrattino mal riuscito del millesimo presunto agnellino sacrificale bruciato dal potere cattivo. (Mostra a Cervello i giornali che ha portato) Noi sappiamo che non è così, naturalmente, sappiamo che queste storielle per bambini non interessano nessuno e sappiamo che, anzi, è vero il contrario. Sappiamo che lei non è un agnellino, bensì un animale appena più sviluppato – un uomo – e, come tale, è stato creato – anche – per peccare. Sappiamo che io sono il suo avvocato e che lei ha tutto il diritto di difendersi e di comunicare le sue volontà attraverso la mia persona. Sappiamo, io, lei, quale vantaggiosissima proposta le è stata fatta dalla mia persona per uscire con un minimo danno da una vicenda molto, molto più grande di lei e che potrebbe, senza il nostro aiuto, facilmente travolgerla. Ma ecco che queste voci ci hanno costretto a modificare notevolmente il nostro atteggiamento verso di lei. (Durante il pezzo successivo del suo discorso, si alza e fa sedere Cervello al banchetto; poi monta la telecamera, la sistema e la punta verso di lui) Rispetto al nostro incontro precedente, infatti, lei non può più scegliere signor Cervello come prima, tra l’affrontare un processo dicendo quello che sappiamo che lei deve dire, oppure restare qui dentro a rinfrescarsi le idee fino a chissà quando. No. Noi a questo punto abbiamo bisogno che lei parli. E che lo faccia ora. Abbiamo bisogno che parli con i giornalisti, con le televisioni, con i suoi parenti, col mondo. Lei deve dire: punto primo, che lei destituisce l’avvocato Maria Pastore da ogni incombenza e che affida a me, l’avvocato La Parola, ogni diritto in merito alla sua difesa; punto secondo, che si autoproclama fin da ora unico responsabile del disastro finanziario del quale è accusato. Lei ora dirà queste cose, io nel giro di quarantott’ore la farò uscire di qui e le farò affrontare un processo aperto, onesto e pubblico, laddove lei si prenderà pubblicamente e ufficialmente le sue responsabilità, dicendo quello che sa di dover dire; sconterà, come le ho già detto, una piccolissima pena per questo e subito tutto tornerà ad andare bene per lei, per noi, e per tutte le persone che le vogliono bene.
CERVELLO: In quarantott’ore mi farà uscire di qui?
LA PAROLA: Quarantott’ore. Mi permetterei di pregarla. Ci provi, si sforzi onestamente di trovare in sé un altro Cervello – scusi il gioco di parole –, un nuovo se stesso che le generi nuove visioni, differenti ragioni… Si ricordi che un essere senza duplicità manca di spessore e di mistero: non nasconde nulla. Soltanto l’impurità è segno di realtà. Sia impuro, Cervello, sia realista! È la sua unica via di fuga da questo tunnel nel quale si è infilato. Quarantott’ore… forza… parli… parli.

La Parola aziona la telecamera, parte la video-registrazione.

CERVELLO: E va bene. E allora – posso dirlo? – kay reversal day. Chiusura immediata della seduta! E per evidente crollo al ribasso. Del resto, signore, sono abituato a rischiare. Giocherò, allora, ma giocherò a mio modo. Nel gergo del mio lavoro, adesso direi: ritengo ci sia stato uno Spike Low, un crollo al ribasso, qui sotto. Ma io, contro ogni logica, compro. Adesso. Non ho un insider che mi dica cosa fare. Mi fido del mio istinto. Ask. Io compro. Scommetto su un rally, arriverà un reversal. Non credo ai rumors. Ask. Il mio time frame, il mio dominio temporale, è però di poche ore. Vediamo cosa rispondete. Ask. Non dice niente, eh? L’avvocato La Parola rimane muto. Vede, anch’io se volessi potrei portarla in un mondo in cui lei, con tutta la sua baldanza, si sentirebbe perso, in balia delle circostanze. Ma ora è il mio momento di parlare e, visto che lei mi sta di fronte, gliele dirò in faccia le cose, caro La Parola, e la prego di ascoltarmi fino alla fine perché so quello che sto per dire: per anni sono stato zitto e ho lavorato come un mulo per la stessa Banca che l’ha mandata qui, e ho portato nelle casse di quella Banca decine di milioni di euro. Senza che muovessero un dito lassù, i signori ai piani alti. Decine e decine di milioni di euro. E loro – per rimanere a come lei chiama questi signori – sapevano benissimo come facessi a portare tutti quei soldi nelle loro tasche: facendo insider trading e speculazioni sui derivati… insider trading e speculazione sui derivati. Ovvero le stesse operazioni più o meno illecite venute fuori dopo il disastro. Proprio le stesse identiche operazioni. Solo che finché andava bene, finché portavo denaro, facevano finta di non sapere, e mi riempivano di complimenti, di premi, io ero Geremia Cervello, l’eroe, l’enfant prodige, il prediletto, mi chiamavano la Cash Machine, la macchina del cash. Poi un bel giorno tutto cambia, la montagna di denaro va in fumo e diventa una voragine, io divento l’unico colpevole, il genio del male, e la Cash Machine diventa improvvisamente una Crack Machine. Ma chi mi accusa sa perfettamente che il mondo della finanza non vive se non di regole assolutamente virtuali e paradossali. Un mondo che funziona così: ogni trader ha una cifra limite oltre la quale non può prendere posizioni sul mercato, ma in realtà è quotidianamente stimolato dai suoi superiori a oltrepassare questa cifra e a rischiare di più. Ogni trader ha il divieto teorico di realizzare guadagni speculando, ad esempio, su eventi luttuosi, ma in pratica io ho ricevuto il mio maggiore bonus per un profitto realizzato in occasione di un attentato terroristico. Ogni trader non può rischiare di perdere cifre troppo importanti, ma quando poi succede che le perdite avvengono sono proprio i vertici della banca che aiutano il trader a nascondere le sue perdite, a “metterle sotto il tappeto” come si dice in gergo, quando questi guadagni diventano di dimensioni imbarazzanti. Tutto questo avviene perché oltre una certa unità di grandezza, mettiamo oltre i mille milioni di euro, il denaro non esiste più. Smette di essere qualcosa di reale e di realmente quantificabile e diventa una entità virtuale, la cui reale esistenza non è più verificabile. Allora il giorno che uscirò di qui, io andrò davanti al mondo e dirò tutto quello che so, e che so di dover dire, avvocato La Parola. Dirò la verità. E la verità è che non solo tutti i dirigenti della Banca erano perfettamente a conoscenza di tutto quello che ho fatto per loro, lecito o illecito che fosse, ma che sono io a essere a conoscenza di tutto quello che loro hanno fatto per sei anni ai vertici della mia Banca. Perché si dà il caso che io fossi tra i pochi, nella gerarchia della Banca, ad avere accesso a dati riservati. Io conosco ad esempio i numeri dei conti correnti segreti da usare per smaltire il denaro sporco. Io conosco i codici dei file che contengono i segreti inconfessabili della storia della mia Banca… e quando io uscirò di qui – e io uscirò di qui – e quando io farò sapere in giro queste informazioni – e io le farò sapere –, saranno i vertici della mia banca a doversi preoccupare delle conseguenze delle mie azioni…

A questo punto La Parola ha già smontato il cavalletto e la telecamera, spento il faro e rimesso tutto nella sua valigia d’ordinanza. Poi

LA PAROLA: Caro Cervello. Noi siamo la Realtà delle cose, la grande macchina della realtà, e lei è un singolo insetto che si è messo sul cammino di questa macchina. Tanti auguri. (Esce)

 

Sesta Scena

Circa quindici giorni dopo, nel laboratorio.

EROS: Ciao Geremia… Quindici giorni insieme a me e sei diventato un provetto falegname… mi vuoi rubare il posto? Bravo! Che cosa hai messo qua, vernice?
CERVELLO: No, mordente.
EROS: Bravo! Mordente mogano?
CERVELLO: Mogano.
EROS: Adesso ti do una mano. Verniciamo anche questa, che è le sorellina. (Prende una sedia più piccola) Io ho fatto tardi perché sono andato a ritirare un pacco, che mi ha mandato mio cognato Gigino. Queste scarpe, guarda. Belle vero? Sono per la visita del Papa, di domani. Metto queste, e un felpino rosso. Sta bene il rosso, no?
CERVELLO: Sì sì, sta bene.
EROS: Geremia, però ti devo fare un rimprovero. In quindici giorni qua dentro mi hai fatto una testa così, tu parli sempre, in continuazione! Io scherzo… tu sei chiuso, non ti fidi. È normale all’inizio. Non ti fidi. Hai paura che io parlo con Capone, ma non ti devi preoccupare, quello è un guardione, è una merda. Io gli faccio la barba ma quello è una merda. Tu sei sposato?
CERVELLO: Sì.
EROS: Come si chiama tua moglie?
CERVELLO: Chiara.
EROS: Bello, Chiara! Hai figli?
CERVELLO: No.
EROS: Che macchina hai?
CERVELLO: Bmw.
EROS: Bella la Bmw! Che colore?
CERVELLO: Blu metalizzato.
EROS: Bello… Quanto fa?
CERVELLO: 220.
EROS: Pensavo di più. Ma tu secondo me eri in politica. Eri assessore comunale? Consigliere? Hai preso le tangenti?
CERVELLO: Lavoravo in banca.
EROS: Ah. E che facevi in banca?

Geremia non risponde.

Geremia che facevi in banca?
CERVELLO: Facevo guadagnare alla banca delle enormi cifre di denaro.
EROS: Facevi riciclaggio? Riciclavi il denaro?
CERVELLO: No, facevo il trader. È un mestiere legale. È difficile spiegare, nessuno lo capisce mai. Consiste nel comprare e vendere titoli sui mercati finanziari per realizzare profitti che poi vanno in gran parte alla banca.
EROS: Ah. Va be’, un bel lavoro. È bella la banca.
CERVELLO: È un mondo di criminali.
EROS: Non ho capito.
CERVELLO: Sono dei criminali.
EROS: Criminali? Lascia stare Geremia, tu non sai niente dei criminali, lascia perdere i criminali.
CERVELLO: E tu non sai niente delle banche.
EROS: Hai ragione, a ognuno il suo. L’ultima rapina l’ho fatta in una banca. Eravamo io, Salvatore che adesso è a San Vittore, Massimo che è fuori, spaccia tra Londra e Berlino, mio cognato Gigino, questo delle scarpe, a fare il palo Ludovico. Come fai a chiamarti Ludovico? Un deficiente che non valeva niente e che due anni fa si è schiantato contro un guardrail. E poi c’era Angioletto. Il mio amico fraterno Angelo Ferraiuolo. Il mio fratellino. Allora facemmo un milione e 257.000 lire a testa. Abbiamo sempre diviso tutto, fin da piccoli. La prima volta a nove anni. Dividemmo le botte. Giù alle case popolari. Il mio amico voleva a tutti i costi litigare e mi diceva: “Chi cazzo sei, che cazzo vuoi?”. E io gli facevo: “Stai calmo! Come ti chiami?”. E lui: “Come mi chiamo io? Io mi chiamo Elvis. Lo conosci Elvis Rock’n’roll?”. E mi diede un ceffone da farmi quasi andare a terra. E mi faceva: “Come ti chiami tu? Come ti chiami, scemo?”. “Come mi chiamo io? Io mi chiamo Eros. Lo conosci Eros Ramazzotti?” Bungt bangt, bungt bangt. Da quel momento sempre insieme tutti i giorni. Correndo sui motorini, prendendo in giro le ragazze, a giocare a pallone nel bosco di Capodimonte… tutti i giorni con l’amico mio. Troppo bello, troppo bello Angioletto. È morto. È morto giovane. Lo vuoi vedere? Ti faccio vedere una foto di Angioletto. Però è tutta sbiadita, non si vede bene.
CERVELLO: Eh sì, è rovinata. Non ne hai un’altra?
EROS: C’ho le foto di Ibiza.
CERVELLO: Fammele vedere.
EROS: Vuoi vedere le foto di Ibiza?
CERVELLO: Eh.
EROS: Davvero vuoi vedere le foto di Ibiza?
CERVELLO: Certo.
EROS: Mi fai troppo ridere. Va bene, va'. Ti faccio vedere le foto di Ibiza. (Va a prendere il cellulare nascosto e dal cellulare gli mostra le foto) Questa è mia madre, questa è mia sorella, questo è Angioletto…
CERVELLO: (riferendosi al telefono) Ma quello è finto?
EROS: Che cosa?
CERVELLO: Il telefono è finto?
EROS: È finto? Questo è Samsung, ultima generazione.
CERVELLO: Ti hanno tolto la scheda?
EROS: Ce l’ha, ce l’ha la scheda.
CERVELLO: Cioè funziona? Tu con questo puoi chiamare fuori?
EROS: Eh certo, che faccio, chiamo dentro?
CERVELLO: Cioè ora io potrei prenderlo in mano e fare una telefonata?
EROS: Eh certo, se ce ne avessi uno tuo, sì. Ma col mio no.
CERVELLO: Perché?
EROS: È un segreto, è una cosa mia. Non lo sa nessuno.
CERVELLO: Ti prego Eros, fammi fare solo una telefonata… Venti secondi, non più di venti secondi, mi possono cambiare la vita.
EROS: Lo sapevo, lo sapevo che non te lo dovevo dire. Tu sei in guai grossi. Se io ti faccio fare una telefonata, finisce che me lo trovano e me lo tolgono, questo cellulare.
CERVELLO: Ascolta, io sono qui da quindici giorni e non ho mai incontrato un avvocato. Mi hanno mandato un avvocato che dice di essere il mio avvocato, uno che io non avevo mai visto in vita mia, io sono stato messo qui dai capi della mia Banca, che ora mi stanno minacciando, ma io so delle cose sui miei capi che se riesco a farle sapere fuori di qui, anche solo con una telefonata, qua dentro al posto mio ci finiscono i miei capi.
EROS: Non me ne frega niente di te, della Banca e dei tuoi capi, ognuno ha i cazzi suoi!
CERVELLO: Non te ne frega niente, eh? Perché tu sei quello che sa chi sono i criminali! Tu non sai un cazzo!
EROS: Che hai detto?
CERVELLO: Non sai un cazzo! Di criminalità, di banche, non sai un cazzo… Ora ti spiego chi è il capo della mia Banca: il capo della mia Banca non è una brava persona, ma non è neanche un criminale. È una specie di grande criminale, non so se capisci la differenza. La cosa che lui sa fare meglio nella vita è trasferire denaro in maniera illegale, per evitare le imposizioni fiscali. È famoso per questo, è famoso anche presso i boss mafiosi. Lui è strettamente associato a famiglie mafiose, ecco, da anni alcuni di loro gli affidano la gestione dei profitti dei loro traffici di eroina. Nel consiglio d’amministrazione della mia banca c’è gente che è anche peggio di lui… Tre del Cda della mia banca sono anche nel consiglio d’amministrazione dello IOR, sai cos’è lo IOR?
EROS: No.
CERVELLO: Lo vedi che non sai un cazzo! Lo IOR è la Banca Vaticana, e sai che fa – anche – la Banca Vaticana? Sposta enormi quantità di denaro verso banche svizzere, dalle quali il denaro sparisce verso i paradisi fiscali. La Banca Vaticana! Il Papa. Domani qua dentro viene il Papa. Tu sei contento di avere la benedizione del Papa, ed è giusto, ma dietro il Papa c’è anche questa roba, e questa roba c’entra con me, e anche con te. I capi di tutte le più importanti banche potrebbero essere arrestati domani mattina per frode, spergiuro, false dichiarazioni bancarie, appropriazione indebita di fondi bancari, riciclaggio, a volte di bancarotta fraudolenta. Dietro le cose, dietro le sigle, dietro le sigle delle banche più conosciute ci sono gli squali, i criminali veri, criminali di un altro tipo da quelli che stanno qui dentro, dei criminali che si mangiano tutto, e che per ogni prestito da cento milioni ne hanno indietro duecento, e quindi il loro interesse è che tutti abbiano bisogno di prestiti. Il loro interesse è far girare denaro, creare bisogno di denaro, cioè creare povertà e la povertà c’entra con te, con la vita che hai fatto e col fatto che ti trovi rinchiuso in questo posto!
EROS: E tu?
CERVELLO: Io ho vissuto sei anni in quel mondo, mi ci sono anche arricchito, ho fatto la bella vita. Mi son comprato la Jaguar e i vestiti firmati, ho fatto anche un sacco di cazzate. Ma ora so delle informazioni che, se riesco a farle sapere fuori di qui, i miei capi li faccio finire tutti qui dentro!
EROS: Sarebbe bello, eh? I tuoi capi qui insieme a me. E io gli dico: “Signor capo di banca, quel legno me lo tagli meglio”… Sarebbe bello… e poi? Che succederebbe? Crollerebbe tutto senza i capi… e allora? La gente scenderebbe per strada, bisognerebbe ricominciare tutto, tutto da capo… sarebbe bello. Ci sarebbe una speranza, ci sarebbe un futuro. È un bel progetto il tuo. Un bel progetto criminale… Ma io non ho speranza, non ho futuro, non ho progetti. Ho solo il telefonino, e non te lo do. Basta. Discorso chiuso.
CERVELLO: Resterai sempre un poveraccio che sogna di fare magliette per ricavare venti centesimi e fa armadi che poi vengono buttati e rimontati…

Mentre Cervello impreca, Eros accende le macchine, come per non sentirlo più. Cervello lo manda a quel paese, ed esce.
Eros rimane solo. Si accende la radio, che trasmette di nuovo le telefonate fatte dai famigliari dei carcerati.

 

Settima Scena

Cella di Eros: una branda; una parete stretta con foto, scritte, calendari e una piccola grata che dà su uno spazio adiacente.
È notte. Eros dorme sulla branda. Fa molto caldo ed è sudato. C’è poca luce. Dalla grata compare il grosso viso di Capone.

CAPONE: Eros… Eros!… Marigliano Antonio, detto “Eros”, condannato per l’omicidio di Vincenzo Sarace e Giuseppe Merolla, pregiudicati. Il Presidente della Repubblica in un atto di sua infinita bontà, dopo forti pressioni della Santa Sede, e insistenti preghiere del Santissimo Padre, concede la grazia ad Antonio Marigliano. Eros, sei libero. Eros! Eros! (ride, tutto contento del suo scherzo)
EROS: Fammi dormire…
CAPONE: (ridendo) Dai, forza muoviti! Ancora qua siamo! Alzati forza, la borsa, le scarpe, sciacquati la faccia che ci sono i fotografi! Sei stato graziato! Hai capito? Il Papa in persona ha dichiarato pubblicamente: “Graziatelo!! Quel ragazzo è speciale! Graziatelo!! Ha avuto, è vero, delle difficoltà in gioventù, ha sbagliato però…”
EROS: E lasciami in pace…
CAPONE: Eh svegliati! Minchia, se uno non ha sonno in questo posto si deve impiccare in un cesso?
EROS: Hmmmmm.
CAPONE: Prima son stato anche al piano di sotto, ma anche lì dormono tutti, allora mi son seduto in infermeria su una branda e ho detto: dormo anche io! Ma niente, c’ho i pensieri… penso al Papa, domani, i giornalisti, tu che ti prendi la benedizione… e mentre penso a queste cose mi trovo una minchia di trenta centimetri nei pantaloni, io non lo so perché, allora dico: vado sopra dal mio amico Eros che sarà sveglio come un bambino prima della visita della Befana…
EROS: Hai avuto proprio una bella idea…
CAPONE: E che noi ci capiamo, giusto? E qua ci si capisce in pochi. Adesso che sono quasi tutti stranieri non te lo dico proprio. Mi tocca fare il domatore di leoni per niente. ’Ste facce di merda dalla mattina alla sera, puh! Tu, invece, Eros sei un ragazzo speciale. Ieri ti è andata bene che non ti hanno lasciato morto sull’asfalto. Domani invece…
EROS: Domani?
CAPONE: Domani viene il Papa, Eros! Ti rendi conto? Il Papa! Il Santo Padre! E domani alle quattro, tutti nella cappella stanno, te lo dico io. Arabi, africani, cinesi, tutti vengono domani. Perfino i due piantoni sotto all’infermeria prima mi fanno: “Italo, guarda che domani noi un’affacciata in cappella ce la facciamo”. “Ma che cazzo dite che dal portone si esce per strada dovete piantonate voi!” gli ho detto. “Ma viene il Papa” dicono… Gli ho dovuto dare ragione, e vengono anche loro. Per dire che vengono tutti. Direttore, vicedirettore, arabi africani, tutti a guardare te saranno… è una cosa importante, mondiale… non sai per farti avere questo piacere quanto ho insistito. Ma io son contento, faccio le cose belle per gli amici, poi magari, un giorno… o no? Mi fai parlare da solo Eros? Non vuoi parlare con me?
EROS: Ti volevo chiedere una cosa… Geremia Cervello, quello del laboratorio, è nei casini, vero?
CAPONE: Cervello? Che c’entra ora Cervello… Guarda come sei stronzo, io vengo per parlare con te, ti faccio avere la benedizione dal Papa, e tu pensi a Cervello.
EROS: È nei casini?
CAPONE: Non devi pensare a lui, Eros. Quello è un povero minchione. Fa una brutta fine… tempo due-tre giorni… Ha messo le dita nella corrente quello là. È solo un pelo della mia minchia, te lo dico io! E ora si mette contro le banche. Da solo! Che ridere che mi fa. Le banche! Lui vale meno di un foruncolo del mio culo e si mette contro le banche. Non ci pensare a questo Cervello, che è meglio, stagli lontano. Tu alla gente gli puoi bruciare i figli ma non gli toccare i soldi in banca, e questo Cervello da solo si mette contro le banche… non pensare più a Cervello, non pensare più alle banche… Non lo pensare. Ho capito che con me non è cosa, va’… Buonanotte. (Se ne va)
EROS: (inizia una specie d’incomprensibile monologo, in strettissimo dialetto napoletano, in cui ad un tratto entra una musica sacra sul calare graduale del buio) L’urdema rapina a facette dint’a ’na bbanca. “A malavita è ’na calamita, nu tipo ’e malatia ca nun s’è mai capita”. Nun da’ retta cumpagno mie, nun ce penza’ proprie… dimmane pò se vede… a rrasu sia quaccosa ddio ce pensa… songhe ie ca sto’ azzeccato compà. Stasera ammanca ll’aria, avota o stommaco, comm’ si stess’ fatt’! Si chiudo ll’oucchie nun veco niente è ovè? Si chiudo ll’uocchie nun veco niente cchiù… Ll’urdema bbanca… ’sti ccancielle… a pattuglia ’ngopp’a Tuscanella… o fummo saglie ’ncielo e Angioletto stiso ’ngopp’o doppio senso… Rosetta incinta … Mamma’ dopp’a sentenza… e pret’ ’e tufo… i vasoli ’nfuse… ce aggia refuso compà… e sorde e sorde e muorte ’nterra… ce aggia refuso compà… …

La musica continua. Quando la luce si riaccende, il mattino seguente, nella cella di Eros c’è Cervello.

 

Ottava Scena

Il giorno della visita del Papa, all’alba.
Cella di Eros. Con lui, Cervello.
Quello che avviene in questa scena non si sente, ma lo si intuisce. I due parlano sussurrando per non farsi sentire, sotto una strana musica sacra ad un volume molto forte.
La mattina, appena sveglio, Eros ha fatto venire Cervello nella sua cella, perché ha un piano per salvarlo: da fare subito. Ha saputo da Capone che durante la visita del Papa ci saranno movimenti di guardie e secondini, per cui l’infermeria del carcere resterà priva di sorveglianza. Cervello deve quindi finire in infermeria, subito: deve tagliarsi, ferirsi, fare qualcosa. Da lì, grazie a una dritta di Eros, Cervello riuscirà a scappare e a dichiarare così la sua guerra al mondo, alla Banca, ai nemici.
Eros tira fuori una lametta e sprona Cervello a tagliarsi. Geremia però non si fida, non è in grado di ferirsi da solo. Prova a tagliarsi ma non ce la fa, allora incita Eros a farlo per lui ma ha paura.
Alla fine, “a tradimento” e sul crescendo musicale, Eros riempie di botte Cervello per farlo finire subito in infermeria e aiutarlo così a evadere, perché sa che è l’unica maniera per salvargli la vita. Lo lascia lì, a terra, mezzo scassato e se ne va.

 

Nona Scena. Epilogo

Tre giorni dopo la visita del Papa e la fuga di Cervello.
Eros si trova nel laboratorio, da solo. Ascolta una radiolina, la stessa della prima scena

VOCE RADIOLINA: … Ancora nessuno sembra in grado di dire dove si trovi attualmente nascosto l’ex trader Geremia Cervello, evaso due giorni fa dall’infermeria del carcere nel quale si trovava rinchiuso, approfittando, a quanto pare, della mancanza di controllo dovuta alla visita del Papa che proprio in quelle ore stava avendo luogo in carcere. Mentre le indagini sulla sua fuga sembrano non portare a nulla, le rivelazioni di Cervello stanno sconvolgendo il mondo politico-finanziario del Paese, attraverso le registrazioni e gli ormai famosi file contenenti dati segreti che l’avvocato del trader, la signora Maria Pastore, sta recapitando di ora in ora a tutte le sedi giuridiche competenti. Secondo le prime ricostruzioni, i dati contenuti nei file proverebbero non solo il coinvolgimento dei più alti vertici della Banca nell’affare Cervello, ma anche una serie di altri gravi reati che coinvolgerebbero, oltre ai vertici della Banca, esponenti politici di spicco e figure di vertice dell’apparato finanziario. Appena le prime indiscrezioni e i primi dati segreti hanno iniziato a circolare, la Borsa ha fatto registrare una serie di crolli, fino alla chiusura anticipata per eccesso di ribasso di queste ultime ore e, secondo i pareri di alcuni esperti, l’intero sistema finanziario del Paese rischia in queste delicatissime ore il crack

A un certo punto, Eros interrompe la radio. È di nuovo solo. Si rimette a lavorare.
Sa che Cervello è fuori grazie a lui. Sa che lui invece rimarrà sempre lì dentro.
Si rimette a lavorare. Accende le macchine. Musica finale.

Buio.