CUORI PADANI

di

Roberto Puddu

SCENA: un tavolo e sei sedie, tutti rigorosamente verdi, una bandiera della Lega a mezz'asta ed una foto di Umberto Bossi sul tavolo.
Giovanni: entra in scena, s’inchina davanti alla bandiera, rivolge un saluto militare alla foto di Bossi poi esclama: respira, Giuàn, respira a pieni polmoni, un'altra giornata sta per inisiare e un'abbondante dose di aria pura può solo aiutare ad affrontarla bene, ansi me ne faccio un'overdose, che oggi ciò dei presentimenti... - così dicendo tira su con il naso, molto rumorosamente, agitando la testa - Ah, che belessa, mi sento come il BREVART (testuale) davanti agli invasori - mima un pugile in guardia.
Si guarda in giro, poi sbotta: ohei, marmaglia, su l'è questo assenteismo da Ufficio Postale di Napoli alle 2 del pomeriggio? Tra un minuto tutti qui per l'alsabandiera, che sennò la giornata inisia sensa senso.
Maria: entra portando un vassoio con una tazzina - calmo Giovanni, calmo che ti viene un infarto - Giovanni si tocca - i ragazzi sono quasi pronti, tra qualche minuto possiamo procedere all'alzabandiera, intanto bevi il caffè.
Giovanni: Maria, Maria, quante volte ti devo dire che in Padania il tempo è denaro, mica possiamo perderlo così, sensa fare niente, a quello ci pensano già gli abitanti del tacco, punta e basso stivale - sta per portare alla bocca la tazzina di caffè, poi guarda Maria - Ohei, donna del Regno Sabaudo, con che acqua l'è che hai preparato la bevanda?
Maria pronta, con tono falsamente servizievole - con l'acqua del Monviso, Giovanni, quella dell'ampollone, come sempre, cos'è questa diffidenza?
Giovanni: niente, niente, è che oggi mi sono svegliato con un sinistro presentimento, mi sento che succederà qualcosa... Poi arrivo qui e non trovo pronto per l'alsabandiera... - scuote la testa - No, mi sento che 'sta giornata marca male.
Maria: ma cosa dici? Ma quali presentimenti... Di sinistra poi. E', e sarà una giornata come tutte le altre. Se i ragazzi arrivano dopo di te, non è mica un dramma, anzi, è meglio, così entrando in cucina vedono, in ordine di importanza il loro papà, Bossi e la bandiera!
Giovanni: Ohei, femmina cresciuta sotto la Mole, su l'è, adesso prendi anche l'inisiativa? Dai le disposisioni, mi consigli?
Prima che Maria risponda, entrano i tre figli, salutano i genitori e si mettono in fila vicino alla bandiera.
Giovanni: Ohei, marmaglia, aprite bene gli auricolari - indica le orecchie - da oggi si cambia: non voglio più trovarvi qui quando arrivo la mattina; ho pensato che è meglio se quando arrivate, vedete le cose più importanti della vostra vita, in ordine la bandiera, l'Umberto e il sciur Giuàn, cioè io, capito bene? Dire di si, per piacere - Maria lo guarda sorridendo.
Ragazzi: - in coro - va bene papà!
Giovanni: ecco, bravi, grassie. Adesso tutti sitti che diamo il benvenuto a questa giornata, vieni Maria, Venesia, metti su il "Va pensiero", Florentia, te canta, Trento, fai l'alsabandiera.
Maria stringe il braccio destro a Giovanni, mentre questi si porta la mano sinistra, aperta, sul cuore..
Finita la cerimonia, Giovanni prende la parola: Maria, porta la colasione, si può inisiare la giornata - Maria esce.
Trento: papà, dobbiamo parlarti!
Giovanni: silensio, errore umano, prima devo mangiare, che già con lo stomaco vuoto sono nervoso, se poi devo sentire le tue cassate, finisce che mi viene un infarto per davvero - si tocca di nuovo.
Florentia: papà devi ascoltarci, abbiamo delle cose molto importanti da dirti!
Venezia: è vero, devi ascoltarci!
Giovanni: - urlando - Ohei, figliame ingrato, su l'è, una sommossa popolare? Avete sognato i comunisti, 'stanotte? Silensio!
Maria - entrando di corsa - cosa c'è, che succede? Giovanni, per carità, stai calmo che... Giovanni - interrompendola - Tiè - con una mano fa le corna e con l'altra si tocca.
I figli parlano contemporaneamente - Trento: mamma, vogliamo solo parlare con te e papà! Venezia: oh, guarda che non gli abbiamo fatto niente! Florentia: abbiamo cose importanti da dirvi.
Giovanni allarga sconsolato le braccia, indicando i figli a Maria - Lo vedi Maria? Te lo dicevo io che oggi era una giornata no, ci avevo il presentimento, ci avevo.
Maria: ragazzi, uscite e lasciateci soli - i ragazzi obbediscono.
Giovanni: Ohei, su l'è, anche l'ammutinamento devo subire? - i tre si fermano - Da quando si fa qualcosa che non ho ordinato io? Cosa fate li fermi adesso? Su l'è, l'imitasione di un romano nel momento di massimo sforso fisico? Fuori dai piedi, padani per sbaglio - i tre escono.
Giovanni: Maria, porta la grappa, quella forte, quella del Mike che grida "allegria", che c'ho bisogno!
Maria: non ti porto un bel niente, piuttosto, mi dici cosa ti costa starli a sentire? Sono grandi oramai, magari vorranno parlarci dei loro progetti, di cosa vogliono fare nella vita!
Giovanni: non ci posso credere, cosa sentono le mie fosche orecchie? Ma cosa vuoi che facciano? Porteranno avanti l'asienda di famiglia, ecco cosa faranno, quindi siccome lo so già è inutile che li ascolti, abbiamo già perso un sacco di tempo, falli entrare e porta la colasione, ansi la colasione loro la saltano, così recuperano.
Maria esce stizzita e rientra con i figli.
Giovanni: cià, avanti, oggi il mio cuore padano si sente generoso, su l'è che ci avete da dire?
Trento: papà, mamma, io non voglio passare la mia vita a mungere vacche e spalare letame, voglio tornare a studiare e prendere una laurea in informatica.
Giovanni: quasi aggredendo il figlio - ma a te la laura (testuale) te la faccio prendere con una badilata sulle gengive, disgrasiato; servono braccia in asienda, mica cervello, e te sei perfetto.
Venezia: Trento ha ragione, papà, neanch'io voglio rimanere in cascina, la provincia mi va stretta, ho un ragazzo, voglio andare a vivere con lui a Milano.
Florentia: per me ha già parlato Venezia, non ho altro da aggiungere.
Giovanni: la grappa, la grappa, Maria, tutta la bottiglia, e aggiungi una cassa di Malox e di cottonfioc che mi sa che non ci sento bene. Su l'è che vi va stretto a voi due? E il fidansato poi, ohei, saràn mia du terùn, neh?
Venezia: no, non sono meridionali.
Giovanni: ah, ecco, meno male.
Venezia: sono extracomunitari... - Silezio glaciale, Giovanni rimane come paralizzato - Il mio è Rumeno, fa il commerciante.
Florentia: il mio e' Marocchino, si occupa di import-export, gas, per la precisione.
Trento: - timoroso - la mia morosa è la sorella del suo fidanzato - indica Florentia.
Giovanni: - con un filo di voce - Maria, lascia stare la bottiglia di grappa, portami direttamente il barile che mi prendo la ciucca e non ci penso più. Poi quando rinsavisco metto su il complesso dei "Neri per casa". Uscite tutti prima che faccia un massacro. Maria fa cenno ai figli di uscire e di non parlare, i ragazzi obbediscono.
Giovanni: è finita, siamo circondati Maria, adesso il nemico è anche in casa, - si rivolge alla foto - Umberto, non potevi mica farlo sul serio il muro del Po?
Maria: non ci sono nemici, Giovanni, ci sono solo dei figli che crescono e hanno bisogno di farsi una loro vita - si siede in braccio al marito e lo coccola - non glielo puoi negare.
Giovanni: e l'asienda? Cosa faccio di tutte le bestie che c'ho? Tre si sposano, forse, se io li lascio, e vanno a vivere a Milano, va bene, ma le altre?
Maria: ci terremo quelle cui riuscirai a stare dietro e venderemo le altre; hai sentito, i loro fidanzati hanno già una posizione, un lavoro, sono sistemate.
Giovanni: discorso pratico, da donna pratica, si sente che nelle tue vene scorre sangue Torinese. I nostri figli sono cresciuti, eh?
Maria: vero! Mi sembra ieri che li abbiamo concepiti, ricordi? Abbiamo deciso di dar loro i nomi delle città in cui... l'abbiamo fatto.
Giovanni: Il maschio a Trento, hotel Gallo d'oro, fuori c'era un temporale che non ti dico - strizzando l'occhio - anche in stansa c'era una bella burrasca, però; peccato per quel tuono che ti ha fatto spaventare proprio in quel momento, mi sa che il bimbo ne risente ancora adesso...
Maria: ma dai, Trento in fondo è un bravo ragazzo, certo non ha la vivacità di Florentia, ricordi?
Giovanni: eccome, Firense, Hotel Arno d'argento, alla sera c'è stata una festa brasiliana, eh eh, poi la samba te l'ho fatta ballare io...
Maria: - sorridendo - ... E poi Venezia, in macchina, sulla tua vecchia 500.
Giovanni: porca l'oca, e chi se ne dimentica? Sul sedile posteriore c'erano anche le culle degli altri pargoli... Roba da Circo Togni... Tutto stretto, sarà per quello che è rimasta piccola? Cià dai, chiama la marmaglia.
Maria esce e rientra seguita dai figli - Giovanni: oggi, come da presentimento, per me è una giornata da schifo, ma mi sa che per voi l'è un giorno fortunato, ho pensato che, visto che siete adulti e maturi - guarda Trento, scuote la testa e allarga le braccia - è giusto che io - calca l'accento sul pronome - vi dia una possibilità di farvi una vita - i tre esultano, abbracci tra tutti - Giovanni: Ohei, frenare gli entusiasmi, non siamo mica come quelli di giù che combinano i matrimoni direttamente alla prima ecografia, prima di dire si, voglio conoscere 'sti fidansati.
Florentia: - eccitata - vado a telefonargli, lo faccio venire qui subito - esce, seguita dagli altri - Venezia: anch'io. Trento: - rivolto a Florentia - digli di portare anche sua sorella.
Maria: Giovanni, sono proprio orgogliosa di te; pensa un pò, stiamo per conoscere i nostri futuri generi, non sei eccitato?
Giovanni: oh, guarda, un'eccitasione che neanche ai comissi dell'Umberto...
Rientrano i figli - Florentia: abbiamo parlato con i nostri fidanzati, arrivano di corsa.
Giovanni: ah, si? Non ho sentito i tam-tam, com'è che avete fatto? Maria lo guarda con aria di rimprovero.
Venezia: papà, guarda che anche loro usano il telefono.
Giovanni: porca l'oca, allora sono già civilissati! Bene, siamo già avanti, un compito in meno!
Suona il campanello, Maria esce di scena - Florentia: E' Selim, è Selim, mi ha detto che lavorava proprio qui vicino.
Entra Maria con Selim, il giovane ha una cassetta appesa al collo, contenente oggetti vari, tipici degli ambulanti di colore - Florentia: - orgogliosa - papà, mamma, questo è Selim! 
Selim: buongiorno Signor Brambilla, buongiorno signora.
Giovanni riprendendosi dallo choc - buongiorno un casso!!! Maria: in tono di rimprovero - Giovanni!
Giovanni: ohei, su l'è? Uno scherso? Te, moretto, dove l'hai preso il negosio lì? - indica la cassetta - Lo tieni in custodia per un tuo amico, neh? L'è mica tuo!
Selim: si, signor Brambilla, è mio.
Giovanni: - guardando Florentia - e questo sarebbe l'import esport del gas? Io dovrei farti sposare uno che va in giro a vendere accendini?
Selim: ah, guardi che non ho mica solo quelli, se vuole... - inizia a mettere sul tavolo la mercanzia - Giovanni: ohei, figlio del Sahara, fai anche lo spiritoso? Va che con me marchi male... - suona di nuovo il campanello - Selim: dev'essere mia sorella.
Giovanni: le disgrasie non vengono mai da sole...
Trento: la mia morosa
Giovanni: ...e si accoppiano con altre disgrasie.
Maria, che è andata ad aprire, rientra con una ragazza.
Trento: è lei! E' lei, è la donna che amo! Le va incontro e la abbraccia.
Giovanni: se non fosse che è del colore sbagliato, quasi quasi l'abbraccerei anch'io, per farle coraggio. Te invece figlia di Allah, com'è che ti chiami?
Trento: Alina.
Giovanni: cos'ha?
Alina: il mio nome è Alina, Sig. Brambilla.
Giovanni: ah, ecco, pensavo fosse una malattia africana; sei impiegata anche te nell'asienda di famiglia? Indica la cassetta di Selim
Alina: no, io lavoro in un ristorante.
Maria: e cosa fai di bello?
Alina: lavo i piatti.
Giovanni: perfetto, cosa posso chiedere di più per un figlio che pensa solo al cibo? Una lavastoviglie come regalo di nosse - altro squillo di campanello.
Venezia: vado io, è sicuramente Umberto.
Giovanni: ferma li, come fai a sapere che è l'Umberto?
Venezia: non è quell'Umberto, papà, è Umberto, il mio fidanzato - esce
Giovanni: ruffiano, cosa pensa, che basta farsi chiamare come il Capo per essere un Padano? 
Entrano Venezia e Umberto, il ragazzo ha in spalla alcuni tappeti. Umberto: Signori Brambilla, sono felicissimo di fare la vostra conoscenza, la mia Venezia mi ha parlato molto di voi.
Giovanni: ohei, ruffiano venuto dall'Est, com'è che giri con i tappeti?
Umberto: li vendo!
Maria: vende i tappeti? E dove ha il negozio?
Umberto: il mio negozio è la strada.
Giovanni: porca l'oca, così non paga le tasse; un estracomunitario che pensa come un romano, Maria, porta il flit che bisogna disinfettare la casa. Bene, adesso che avete avuto il piacere di conoscermi, fuori tutti, matrimoni qui non se ne fanno.
Maria: ma Giovanni, non li hai neanche conosciuti bene, e poi, l'ospitalità padana dove la mettiamo?
Florentia: papà, Selim vuole laurearsi in medicina, è qui per studiare, e per pagarsi gli studi vende quella roba lì; è un uomo onesto e io sono felice di poter dividere con lui la mia vita.
Venezia: - interrompendo il commento del padre - anche Umberto vende tappeti solo per mettere da parte qualche soldo, in realtà lui è laureato in agraria e vorrebbe mettere su una fattoria qui da noi.
Giovanni: - ad Alina - te invece, lavi i piatti però sei un'astronauta in attesa di una missione su Marte?
Alina: a me piacerebbe aprire un ristorante marocchino, al mio paese ho imparato a cucinare molto bene; come si dice da voi, sto facendo gavetta.
Maria guarda Giovanni come a dire: vedi?
Giovanni: Maria, la grappa, ci sediamo attorno al tavolo e ragioniamo meglio.
Florentia: papà, Selim è musulmano, non beve alcoolici.
Giovanni: peggio per te, saladino, bevo con il tappetaio rumeno.
Umberto: vede, Signor Brambilla, i miei genitori sono nati in Turchia e quindi anch'io sono musulmano, non posso farle compagnia.
Giovanni: siamo invasi, Maria.
All'improvviso, Selim, Alina ed Umberto si inginocchiano.
Giovanni: comodi, comodi, dai, non esageriamo con i salamelecchi.
Maria: ma no, stanno pregando il loro Dio, rivolti alla Mecca.
Giovanni: allora, o la Mecca è più di una, o questi qui hanno perso la bussola, ognuno è girato da una parte diversa, mi prenderanno mica in giro?
Maria: Alina è girata verso Ovest, dove c'è il Monviso, Umberto verso Est, verso Venezia, vedi che hanno qualche cosa in comune con i Padani?
Giovanni: ah, si? E allora spiegami perchè il gasista lì è girato verso la terronia?
Venezia: da quella parte c'è la sua terra.
Giovanni: mah, son mica convinto - rivolto ai figli - quante volte al giorno lo fanno?
Florentia: una volta, e solo durante il ramadan?
Giovanni: e su l'è 'sto ramadan?
Trento: il mese di preghiera.
Giovanni: porca l'oca, va che cultura, mi si stanno islamissando i figli; Umberto, Umberto aiutami - rivolto al rumeno - mica te, commerciante dei Balcani, lui - indica la foto. I tre finiscono di pregare.
Maria: ragazzi, vi dispiace lasciarci soli? Io e papà dobbiamo parlare.
Giovanni: ah si? 
Tutti escono, restano Maria e Giovanni.
Maria: secondo me questa è la tua giornata fortunata.
Giovanni: guarda, un culo che nemmeno la Ferilli...
Maria: ma non capisci? I ragazzi hanno bisogno di soldi e per averli sono disposti a fare qualsiasi lavoro; noi li accogliamo nella nostra cascina e gli offriamo un lavoro sicuramente migliore; e poi hai sentito, Umberto vuole mettere su una fattoria, Venezia potrebbe convincersi a restare con noi e così farebbero sicuramente anche gli altri due; avremo ancora qui i nostri figli, l'azienda avrebbe più personale e io un aiuto in casa, che ne dici?
Giovanni: dico di farli entrare, che ho delle comunicasioni importanti da fare.
Maria chiama tutti nella stanza.
Giovanni: allora, 'scoltate un pò cosa ho pensato: voi, figli di Allah lavorerete per me nell'asienda, metterete via i soldi e se non cambierò idea, sposerete le mie figlie; te, Alice, vieni a stare qui e la lavastoviglie la fai per i tuoi futuri suoceri e voi, figli del Giuàn, ve ne state qui in cascina, strette, magari sensa laura, ma con la vostra famiglia, che ne dite?
Tutti assieme: si! Che famiglia! Che bella famiglia!
Abbracci tra tutti, poi ancora Giovanni: oh, sia chiaro... Va che qui comando io!

Fine