… MA E’ DAVVERO UN LIBERTINO?

di

ALFREDO BALDUCCI

 

PERSONAGGI:

UGO

PAOLA

PAULETTE

VITTORIA

LUCIA

MAMMA’

 

Nota: I personaggi femminili sono in scena sempre uno per volta, per cui le attrici possono essere in numero da una a cinque.

 

LA SCENA:

Ambienti diversi che verranno ottenuti con il semplice spostamento di pannelli. Pochi mobili essenziali.

 

PARTE PRIMA

1° QUADRO

E’ mattino. Ugo è a letto nella sua camera. Dall'intelaiatura della finestra filtra una raggio di luce che va a colpirlo sul viso. Ugo apre gli occhi e cerca di difenderli dalla luce, quindi, appoggiandosi su talloni, gomiti e nuca, scorre in un'altra zona dell'ampio letto. Il raggio riprende a colpirlo in pieno viso. Altro spostamento sul letto e altro spostamento del raggio. Si apre la porta ed entra Lucia, la donna di servizio.

Lucia Buongiorno, avvocato.

Ugo (sbadigliando) ... ‘giorno, Lucia... già ora di alzarsi?

Lucia – Guardi un po' lei: io sono in piedi da tre ore. (riordina qualcosa nella stanza)

Ugo – Allora sarebbero?...

Lucia – Le otto passate. La colazione è pronta da un pezzo... e se lei si alzasse, potrei incominciare a rifare la camera.

Ugo (sbadiglia) Mi alzo subito... giornata?

Lucia (spalancando la finestra a un'ondata di luce) Splendida, avvocato venga a vedere che razza di azzurro c’è stamani.

Ugo (scende dal letto e si avvicina alla finestra) Niente da dire... indovinatissimo... e particolarmente intonato con il verde degli alberi, poi. Hai letto l'oroscopo stamani?

Lucia – La giornata è favorevole agli affari, e, dato che Marte è in congiunzione con Venere...

Ugo (interrompendola) ... sarà meglio non disturbarli.

Lucia – Come dice?

(Ugo non risponde: si guarda allo specchio e fischietta. Lucia apre un armadio e tira fuori un abito)

Lucia – La giornata sembra fatta apposta per il suo completo nocciola… (tira fuori un altro abito)... oppure per lo spezzato grigio.

Ugo (si contrae come se fosse stato pugnalato alle spalle) Questo non dovevi farlo.

Lucia – Che cosa non dovevo fare?

Ugo – Tirare fuori due abiti.

Lucia – Volevo darle la possibilità di scegliere.

Ugo – E chi te l'aveva chiesta?

Lucia – Vuole anche negarmi qualche piccola iniziativa?

Ugo – Sì, nel modo più assoluto. Lo sai come la penso, no?

Lucia – E' per il suo bene, lo vuol capire ? Si abitui a prendere qualche decisione.

Ugo – Non ci tengo proprio. Almeno per queste cose. A te, invece, sembra che diverta il fatto di sbattermi davanti a un bivio, senza alcuna indicazione. (entra nel bagno. Rumore d'acqua corrente)

Lucia – Ci sono, le indicazioni. Lei che sa dove deve andare stamani, sa anche che abito mettersi.

Ugo (riappare con l'asciugamano al collo) E invece, per tutto il giorno sarò tormentato da un dubbio: "forse avrei fatto meglio a indossare l'altro vestito". Hai capito cos'hai fatto?

Lucia – Spiacente.

Ugo – Spiacente come ieri, come l'altro ieri, e via di seguito.

Lucia Non accadrà più.

Ugo – Ci posso contare ?

Lucia – Da ora in poi deciderò solo io… (presentando un paio di scarpe)… scarpe nere?

Ugo (ridendo) Le vedi le tue promesse ? basta un attimo e sono già rimangiate.

Lucia – Perché, avvocato ? le ho scelte io le scarpe che deve infilarsi.

Ugo – Sì, ma ci hai messo dietro un punto interrogativo: "scarpe nere?"

Lucia – Una semplice conferma: io avevo già deciso per le nere.

Ugo – Avresti dovuto presentarmele senza chiedere il mio parere. Chissà se esistono davvero quei maggiordomi inglesi dei romanzi o dei film, quelli che decidono in che modo deve occupare la giornata il loro amministrato.

Lucia – Letteratura, avvocato.

Ugo – Pensa che meraviglia!… ore undici appuntamento al circolo... ore dodici telefonare alla zia... mandare i fiori a Francesca che compie gli anni...

Lucia – Una specie di dittatura, insomma

Ugo – Ecco, l'hai detto! una tranquilla, riposante dittatura. Che bellezza! scendere dal letto e trovare già pronto il vestito da infilare, le scarpe, la camicia... fino ai più piccoli particolari... i calzini, la cravatta... (davanti al fascio delle cravatte che sporgono dall'armadio)... già, la cravatta...

Lucia – … la rossa a righe blu, direi... oppure...

Ugo (pronto) No!... la rossa a righe blu va benissimo. (si annoda la cravatta) Una dittatura domestica... mi farebbe subito tornare all'infanzia quando era la mamma a decidere come dovevo vestirmi, che cosa dovevo mangiare... (guarda Lucia che fa dei segni davanti alla finestra)… con chi stai parlando, Lucia?

Lucia – C’è Vincenzo qua sotto: vuol sapere se può incominciare.

Ugo Incominciare che cosa?

Lucia – A tagliare.

Ugo – Tagliare?... (all'improvviso ricorda con terrore)… la quercia!... me ne ero dimenticato!... e pensare che ieri sera non riuscivo ad addormentarmi con quel pensiero, maledizione!

Lucia – Maledizione, perché?

Ugo – Ma come "perché?"... un albero così bello, forte... lo sai che ha passato i cent'anni?... e adesso dobbiamo farlo tagliare.

Lucia – Dispiace a tutti... ma, d'altra parte... Allora, può incominciare?

Ugo – Ma è proprio stamani che...?

Lucia – Quelli dell'impresa arrivano nel pomeriggio: siamo d'accordo che lo spiazzo dev'essere libero.

Ugo – E le radici?

Lucia – A quelle penseranno loro con la ruspa, durante lo scavo.

Ugo (si avvicina alla finestra) Guardala com'è bella, la nostra quercia! A quel ramo là in basso, quand'ero ragazzo, legavo l'altalena... e sul tronco ci sono incisi...

Lucia – Non è il momento di fare il sentimentale, avvocato.

Ugo – Sta per essere abbattuta.

Lucia – Appunto. Pensi a tutti i vantaggi che ne verranno: a quanta più luce avranno tutte le finestre della casa, agli uccelli che all'alba non ci sveglieranno più con il loro chiasso.

Ugo Possiamo consumare il delitto, insomma.

Lucia – Sta a lei decidere

Ugo – Lo so, maledizione! il rimorso sarà tutto mio.

Lucia Ma se pensa che non aveva possibilità di scelta...

Ugo – Dici ?... allora, se è così…

Lucia (alla finestra; forte) Vincenzo, puoi andare. (Uno strappo, quindi rumore di motosega avviata)

Ugo – Un momento!... e che, diamine… "puoi andare"… un momento!

Lucia (alla finestra) Fermo, Vincenzo! (Il rumore di motosega si attenua)

Ugo – Il tempo di fare un pensierino, no?... (guarda dalla finestra)... ma cosa fa con quella lama in movimento, accanto al tronco?!

Lucia (alla finestra) Fermo, ho detto! (Il rumore della motosega si spegne)

Ugo – Sai, a tagliare si fa presto, ma poi...

Lucia – ... se ci si dovesse pentire...

Ugo – ... appunto.

Lucia – Se ancora non se la sente...

Ugo (combattuto)Non è questo… ma poi, come ce la può fare Vincenzo da solo?

Lucia (indicando dalla finestra) S'è portato anche gli aiuti... vede?

Ugo – Ah, ci sono anche...

Lucia – Vuole che mandi via tutti?

Ugo – Sarebbe un'idea... (prima che Lucia gridi l'ordine)... aspetta!... e la piscina?

Lucia Ci rinunciamo.

Ugo – E come facciamo, ormai?

Lucia – In questa casa siamo sempre andati avanti anche senza piscina.

Ugo – Noi sì, ma Paola sembra proprio che non ne possa fare a meno.

Lucia – Non avrebbe dovuto promettergliela.

Ugo – E adesso che cosa le dico... che la piscina non si fa più per non tagliare un albero?

Lucia – Non avrebbe dovuto promettergliela.

Ugo – Non avrei... non avrei... si fa presto a dire... ma in certi momenti...

(Lucia resta immobile, mentre Ugo parla e si muove come se, invece della voce, ci fosse veramente Paola)

Voce Paola – Stanotte non ho fatto che piangere, lo sai?

Ugo – E perché la mia Paoletta non ha fatto che piangere?

Voce Paola – Pensavo a quando saremo sposati.

Ugo (ironico) Ah!... è molto carino che tu veda così il nostro matrimonio.

Voce Paola –Che cosa vuoi dire?

Ugo – Quello che ho detto, cara, né più, né meno.

Voce Paola Ugo, devi smetterla di trattarmi come una povera deficiente.

Ugo – Ma via, micina, ti pare che io...

Voce Paola –E basta con questi stupidi vezzeggiativi!

Ugo – Come vuoi. Vedi, tesoro...

Voce Paola – Ancora?!... (Ugo china la testa mortificato)... dài, non fare così, Ugone...

Ugo – Mi tratti in questo modo...

Voce Paola – E’ colpa tua: mi parli come se fossi una bambina, e non una donna.

Ugo – Che libro stai leggendo in questi giorni?

Voce Paola Una commedia di Ibsen: "Casa di bambola".

Ugo – Me l’ero immaginato! e tua madre ti permette certe letture?

Voce Paola – Me l’ha consigliato lei.

Ugo – Non ti sembra l’ora di staccarti dalle gonnelle di tua madre ? ti rendi conto che vivi come una ragazza del secolo scorso?

Voce Paola – Se non avesse avuto me la mamma, dopo la morte del babbo…

Ugo – Stare vicino a una persona, non significa abbandonarsi, lasciarsi dominare.

Voce Paola – La mamma sa quello che va bene per me. E presto dovrò farne a meno.

Ugo – E’ la vita: una figlia si sposa e...

Voce Paola (piagnucolando) – ... e ieri mi ha dichiarato definitivamente che non verrà a stare con noi...

Ugo (sollevato, ma nello stesso tempo preoccupato di nasconderlo) ...perché tu le avevi offerto di...?

Voce Paola – Avevo detto che tu eri d’accordo...

Ugo – Ah!...

Voce Paola – ... ma lei è troppo attaccata al ricordo di papà per lasciare la nostra casa.

Ugo – Bene!

Voce Paola (sorpresa) Come?

Ugo – Voglio dire che...capisco il sentimento di tua madre... ma tu a casa nostra di mamme ne troverai un’altra: la mia.

Voce Paola – Questa è l’unica consolazione.

Ugo – Proprio l’unica?

Voce Paola – Beh, ci sei anche tu, Ugone, è naturale... (Ugo spinge avanti le labbra per un bacetto)... ma c’è anche quella casa così grande... così piena di vuoto.

Ugo – A volte sei quasi commovente, Paola. Proprio "piena di vuoto" volevi dire?

Voce Paola – Sì, proprio "piena di vuoto".

Ugo – E non ti sembra che ci sia una certa contraddizione?

Voce Paola – E come vuoi descriverle quelle grandi stanze che un tempo erano abitate, e adesso no?

Ugo – Ma quelle stanze, fra poco, saranno riempite dalla mia bella gattina, con le sue risate, i suoi gridolini, le sue corsette...

Voce Paola – Ci risiamo, eh?

Ugo – Scusami, Paola, me n’ero dimenticato... (spingendo ancora avanti le labbra per un bacetto)… d’ora in avanti, però, i libri da leggere te li consiglierò io.

Voce Paola – E poi c’è la faccenda della piscina... (un singhiozzo)

Ugo – La piscina... cosa?

Voce Paola – A casa tua non c’è, e io devo rinunciare alla mia.

Ugo – Beh, in fondo… non si tratta che di una piscina…

Voce Paola – Ah, per te non è niente! ma io d’estate vivo praticamente in acqua, lo sai?

Ugo – … e fai male! tutta quell’umidità è dannosa alla salute.

Voce Paola – Ma io non posso star senza... (incomincia a singhiozzare)

Ugo – Via, micetta... (si ricorda della promessa)... scusami... ma un caso come questo Ibsen non l’aveva previsto.

Voce Paola – … la mia piscina... ih, ih...

Ugo – ... ma ti pare il modo di... su, Paola... per una piscina!

Voce Paola (fra i singhiozzi) … la mia piscina che non avrò più...

Ugo – Ma una piscina si può sempre costruire, no?

Voce Paola (improvvisamente serena) Davvero?... (ancora piangente)... ma a casa tua non c’è il posto adatto..

Ugo – C’è, invece... dietro la casa, dove il fabbricato forma una "U".

Voce Paola – Ma c’è quel grande albero là in mezzo.

Ugo – La quercia?... la faremo tagliare.

Lucia (uscendo dall’immobilità) Eccolo l’errore! Non avrebbe dovuto lasciarsi commuovere.

Ugo – E che si fa adesso?

Lucia – Certo che una promessa è una promessa.

Ugo – E Paola ci s’è attaccata con tutte le forze: non pensa che a quello, non parla che di quello.

Lucia – Allora non rimane... (allarga le braccia)

Ugo – Non rimane...

Lucia (alla finestra) Metti in moto, Vincenzo! (Uno strappo, poi rumore di motosega)

Ugo (gridando) E mia madre?... ferma tutto, presto!

Lucia (alla finestra) Alt! (il rumore cessa)

Ugo – E’ a mia madre che spetta l’ultima parola, non ti pare, Lucia?

Lucia – Sua madre ieri le ha detto: "fai tu come credi meglio".

Ugo – Sì, ha detto così, ma sarebbe bene che ci fosse anche lei qui. In fin dei conti, ha passato tutta la vita con quest’albero davanti alla finestra.

Lucia – La signora non si alza mai prima delle undici. Vuol tenere gli uomini ad aspettare per tre ore?

Ugo – Questo no... e poi, ha veramente detto "fai tu".

Lucia – Ho sentito anch’io.

Ugo – E questo credo che autorizzi...

Lucia – Un’autorizzazione in piena regola... mi sembra.

Ugo – Ti sembra?... non sei sicura?

Lucia – Un modo di dire. Sono sicurissima che la signora l’ha autorizzata ad agire secondo i suoi desideri.

Ugo – Cioè, secondo i desideri di Paola.

Lucia – Appunto. Come vede, la responsabilità non è sua, ma della signorina Paola.

Ugo (sollevato) Eh, sì: non sono io responsabile... (ci ripensa)... ma sono io che devo dare l’ordine!

Lucia – L’ordine lo do io per lei.

Ugo – Sì, fai tu: io non ne sarei mai capace... (ferma Lucia prima che possa dare l’ordine a Vincenzo)… ma siamo sicuri che il taglio vada fatto da quella parte?

Lucia – E’ gente del mestiere, avvocato: sanno tutti il fatto loro. (alla finestra) Metti in moto, Vincenzo! (Riprende il rumore della motosega)

Ugo (con le mani agli orecchi) Non si resisto!... basta, Lucia!

Lucia (alla finestra) Alt! (il rumore cessa)

Ugo – Entra nel cervello... è insopportabile!

Lucia – Dovrà pure sopportarlo, se vuole far tagliare l’albero.

Ugo – "se vuole?"... ma io non ci tengo affatto a tagliarlo.

Lucia – Allora non tagliamo.

Ugo – E la promessa?

Lucia – Allora tagliamo.

Ugo – ... e addio quercia.

Lucia – Allora non tagliamo.

Ugo (disperato) Non c’è scampo, Lucia lo vedi.

Lucia – Nessuno scampo, avvocato.

Ugo – ... soltanto un ordine da dare.

Lucia – Nessun luogo dove nascondersi: è allo scoperto, davanti a una decisione da prendere.

Ugo – E non è tremendo?

Lucia – Sono circostanze che un uomo deve sapere affrontare.

Ugo Anche una condanna a morte va affrontata, qualche volta... (irrigidisce il busto e muove qualche passo, come condannato verso il luogo dell’esecuzione)... procedi, Lucia! (Lucia si avvicina di nuovo alla finestra, ma Ugo l’afferra per un braccio)... le misurazioni sono state eseguite accuratamente, vero?

Lucia – Alla perfezione, avvocato.

Ugo – … ed è stato assodato, in modo inconfutabile, che la quercia...?

Lucia – Non è possibile risparmiarla: capita proprio nel mezzo del rettangolo della piscina.

Ugo – Capisco... capita nel mezzo... (riflette, poi con entusiasmo)… ma allora siamo salvi!

Lucia – Cosa?

Ugo – Siamo salvi!... "nel mezzo del rettangolo della piscina" hai detto?

Lucia – Sì.

Ugo – E perché la piscina deve essere rettangolare?… perché non può avere una forma diversa?!

Lucia – Certo che se si rinuncia...

Ugo – Si rinuncia eccome al rettangolo! Paola può stare a mollo anche in una piscina dalla forma irregolare, non credi?

Lucia – Io dico di sì…

Ugo (felice) Ah, finalmente ci siamo riusciti! l’abbiamo salvato il nostro albero!... telefonerò io stamani all’impresa... parlerò col geometra... che bellezza!... mi sembra di respirare meglio, adesso!... (alla finestra)... potete andare... non c’è più bisogno, grazie... no, la quercia non si taglia più... (a Lucia)… la nostra bella quercia fronzuta... sarebbe stato un delitto... guarda come il sole gioca fra le foglie... ride tutta, vedi?... ha capito anche lei di essere salva... e ringrazia... guarda quel rametto lassù in cima come si agita... vedi?... grazie per avermi salvata, grazie!...

(La camera si spegne. Sottofondo musicale. Ugo attraversa la scena e sparisce a sinistra. Rumore di auto che si mette in moto, di traffico cittadino, di auto che si arresta e di sportello che si chiude.)

 

 

2 QUADRO

 

Ufficio di Ugo. Vittoria, la segretaria, è alla macchina da scrivere. Entra Ugo..

Vittoria – Buongiorno, avvocato.

Ugo … giorno… (esamina la posta sulla scrivania)… nessuna novità?

Vittoria – E’ appena andato via il signor Molinacci: ha aspettato per una decina di minuti.

Ugo – Questa non è una novità... è quasi un capufficio, Molinacci: controlla il mio orario di arrivo al lavoro.

Vittoria (apre un’agenda) Alle 8,50 ha telefonato il dottor Bianchi... alle 9,20 la signora Paulette... e alle 9,22 di nuovo il dottor Bianchi.

Ugo (ha esaminato la corrispondenza, evidentemente senza importanza, che getta in blocco nel cestino) Ho capito. Scusa, Vittoria, devi togliermi una curiosità: ogni volta che entro in ufficio, ti trovo a scrivere a macchina. Posso sapere che cosa scrivi, dato che non hai niente da fare?

Vittoria – Scrivo quello che capita, avvocato. Stamani, per esempio, ho ricopiato una pagina del codice.

Ugo – E perché?

Vittoria – Ma scusi, se dovesse entrare un cliente, è bene che mi trovi indaffarata, no?

Ugo – Non ci avevo pensato.

Vittoria – Quando Molinacci viene in ufficio, butto per aria lo schedario, metto in moto la fotocopiatrice... stamani ho persino telefonato all’aeroporto per chiedere l’orario dei voli per Londra.

Ugo – Sei fantastica, Vittoria! meriteresti uno studio sul serio: qui sei sprecata.

Vittoria – Sono contenta di lavorare con lei, avvocato.

Ugo – Ti ringrazio. Vogliamo sentire che cosa vuole il dottor Bianchi?

Vittoria – Glielo chiamo subito... (compone il numero)... dottor Bianchi?... sì, sono io... le passo l’avvocato... (porge la cornetta a Ugo)

Ugo – Buongiorno, dottore... la mia segretaria mi ha detto... mi dispiace che non mi abbia trovato, ma stamani ho avuto una faccenda delicata da risolvere... in tribunale?... appunto... di che cosa si trattava?... di... di una... una centenaria... beh, cento anni, si fa per dire... magari novanta... novantacinque... ma bella, solida, rigogliosa... un fenomeno, dice?... eh, sì... io l’ho difesa, io solo... volevano abbatterla... moralmente... si capisce... e io sono riuscito a salvarla... grazie, molto gentile... ma veniamo al suo caso... ha ricevuto il mio messaggio?... un po’ deluso?... e perché?... sto lavorando per ottenere un rinvio e mi sembra di... ah, è il rinvio che... preferirebbe affrontare il giudizio... e al rischio, dottor Bianchi, ci ha pensato?… ma come quale rischio?... alla controparte, ci ha pensato?... sì, io sono convinto dei suoi buoni diritti, e ci batteremo per farli trionfare, ma crede che gli altri non faranno nulla per i loro?… cioè, per quelli che credono loro buoni diritti... o meglio, per quelli che vorrebbero far passare per loro buoni diritti... no, io non sono pessimista, ma in tribunale può accadere di tutto... che vantaggio ci può venire da un rinvio?... prima di tutto siamo noi a chiederlo, e questo scompagina i piani della controparte... se l’immagina uno che s’è preparato a un attacco e che non si trova nessuno di fronte?... e poi un rinvio vuol dire più tempo per riflettere; e questo non può che giovare per il raggiungimento di quel po’ di verità che cerchiamo... tutta, dice?... e va bene: di tutta la verità che cerchiamo di raggiungere... dottor Bianchi, un rinvio è la cosa migliore che possa capitare... sempre, mi creda, sempre... il punto di disaccordo si allontana, gli animi si placano... sì, lo so: l’offesa rimane, e di questa chiederemo ragione, naturale... ma un po’ più in là, quando il tempo avrà medicato meglio la scottatura... no, non sono un adoratore del rinvio, ma so che un rinvio può schiudere orizzonti di speranza per un sereno giudizio... comincia a vederlo anche lei?... è quasi sul punto di convincersi?... mi fa piacere, dottor Bianchi... ma il rinvio non c’è ancora... sto lavorando per ottenerlo, ma si fidi di me... farò il possibile... d’accordo... appena c’è qualcosa di nuovo le telefono... arrivederla... (abbassa il ricevitore)… tutti agguerriti, decisi a battersi all’ultimo sangue... calma... calma!...

(Suona il telefono. Vittoria alza il ricevitore)

Vittoria – Pronto?... sì... un momento, guardo se è arrivato... (a Ugo, coprendo con la mano il microfono)… l’ufficio del signor Molinacci... (Ugo fa un gesto di rassegnazione. Vittoria gli porge la cornetta)

Ugo – Pronto... signor Molinacci... ah, viene subito... (tamburella nell’attesa sulla scrivania. A Vittoria)... ha telefonato anche la signora Paulette?

Vittoria (consultando l’agenda) Sì, avvocato, alle 9,20.

Ugo – E che cosa voleva?

Vittoria – Non lo so, avvocato.

Ugo – Ha lasciato detto qualcosa?

Vittoria – Sì... una cosa senza importanza...

Ugo – Che cosa?

Vittoria – Non credo che ne valga la pena.

Ugo – Dimmi pure.

Vittoria – Una cosa che non conta niente, le dico.

Ugo – Lascialo decidere a me! che cosa ti ha detto?

Vittoria – Mi ha detto: "quando viene l’avvocato, gli riferisca mon message... il mio messaggio... merde!"

Ugo – Merde?!… (nel telefono)... ah, Molinacci... no, non dicevo a lei... era qui che... (copre con la mano il microfono. A Vittoria)… come "merde"?

Vittoria – Questo mi ha detto: "merde".

Ugo – Ne parliamo dopo... (nel telefono)... scusi, Molinacci, qui c’è sempre qualcosa di nuovo... basta assentarsi un momento... sì, arrivo adesso da Roma: ho viaggiato tutta la notte... lo so che mi ha aspettato, e mi rincresce... sì, ho esaminato il suo incartamento... sotto ogni aspetto, si capisce... le mie conclusioni?… che possiamo affrontare serenamente la trattativa partendo da una solida base... lei non vuol sentire parlare di trattative?... lei vuole solo il processo?... vuole spezzare, sbriciolare il suo avversario... gettarlo nella polvere, calpestarlo?.. .ma in quale processo succede tutto questo, eh?... ma no, io ho piena fiducia nella giustizia, proprio perché quello che dice lei non può accadere... Perché... perché il male in assoluto non esiste, Molinacci... persino Platone diceva... no, non voglio fare della filosofia, teniamoci a terra, ma si metta nei panni di un giudice: non potrà fare a meno di riconoscere anche le ragioni... eh, sì, in un certo senso "ragioni" del suo avversario... che cosa? le sembra strano che prima le abbia strappato un rinvio e che adesso le consigli una trattativa?... perché so che cosa può succedere in giudizio, Molinacci: un testimone che perde la memoria, un altro che diventa preciso, e via di questo passo... certo, ieri il rinvio e oggi la trattativa, sempre nel suo interesse... ma no, non ho paura a scendere in giudizio: fare l’avvocato è il mio mestiere, ma che vuol dire?... forse che uno deve augurarsi la guerra perché è militare di carriera?... lei non può trattare con chi le ha dato del ladro e del farabutto?... intanto si tratta di un pleonasmo: ha mai sentito di un ladro persona per bene?... lei dice che sarà pleonastico, ma che il ladro e il farabutto ci sono... beh, ci sono e non ci sono: l’errore sintattico annulla il valore effettivo, il peso specifico... sì, rimangono il ladro e il farabutto... in un certo senso... cioè, il secondo è del tutto superfluo, e quindi non esiste... resta il ladro... sì,d’accordo, ma è poi sempre così offensivo questa termine?... no, io non voglio rivalutare, ma ladro è colui che si impossessa di qualcosa che non gli appartiene... se questo termine, per esempio, lo trasportiamo nel settore degli affetti, dei sentimenti... in una sfera più alta, più nobile... sì, lo so, qui è la sfera dei fondi dell’ente che lei amministrava... era pur sempre un ente morale, però!... perdoni la battuta, Molinacci... dunque, non vuole che faccia neanche un tentativo per vedere se la controparte è disposta alla trattativa?... solo a titolo personale?... d’accordo... una semplice occhiata, dice?... ma sì: un "balon d’essai", come lo chiamano i francesi... altrimenti possiamo chiedere una proroga, un altro rinvio... ma sì, Molinacci, non sottovaluti l’aiuto che può dare il tempo: è un grande alleato, sa?... è medico, è giudice, è maestro... ed anche padre per chi si affida a lui con fiducia... bene: sento che lei ha capito perfettamente... ora che ho il suo benestare posso muovermi meglio... la terrò informato... arrivederla, signor Molinacci... (depone il ricevitore con un gesto di stanchezza, ma rivolge subito la testa verso Vittoria)… perché merde?

Vittoria – Come dice?

Ugo – Perché la signora Paulette ha parlato di merde?

Vittoria – Questo non lo so, avvocato.

Ugo – Merde... e poi?

Vittoria – … e poi basta.

Ugo – Merde soltanto?

Vittoria – Soltanto.

Ugo – Strano. Ma forse tu hai avuto troppo fretta di interrompere la comunicazione.

Vittoria – Come sarebbe?

Ugo – Voglio dire: avrai abbassato troppo presto il ricevitore, senza sentire quello che veniva dopo.

Vittoria – Non c’era nessun dopo.

Ugo – Come fai a dirlo, se non l’hai sentito. Riferiscimi per bene il colloquio.

Vittoria – Suona il telefono e io sollevo il ricevitore... "c’è l’avvocato?"... "non è ancora arrivato"...

Ugo – Non hai neanche domandato chi era?

Vittoria – Non c’era bisogno: l’accento della signora Paulette si riconosce subito.

Ugo – Va bene, vai avanti.

Vittoria – "non è ancora arrivato" rispondo "ma sarà qui fra poco. Devo riferire qualcosa?" E lei: "sì, appena arriva gli riferisca mon message, il mio messaggio: merde!"

Ugo – Ah!... ma, metti il caso di una donna che sta telefonando, e che all’improvviso si accorge di una smagliatura nella calza... oppure, che so, urta col gomito l’orlo del tavolo o il bracciolo della sedia... merde!... è istintivo, se è una francese, come Paulette...

Vittoria – Questo la signora Paulette non me l’ha detto.

Ugo – E come faceva a dirtelo se hai interrotto la comunicazione?

Vittoria – Non subito: ho aspettato qualche secondo.

Ugo – Come se qualche secondo fosse sufficiente... guarda… metti la botta al gomito... (fa finta di avere la cornetta all’orecchio e di urtare con il gomito sul tavolo. Fa qualche gesto di dolore, depone la cornetta, si stropiccia la parte, distende il braccio più volte)... oppure la calza... (imita i gesti di una donna che scopre una smagliatura e aggiunge qualche battuta a soggetto, come "un paio di calze nuove...maledizione! le avevo appena messe...ecc.)… visto il tempo che ci vuole?... ma tu hai abbassato il ricevitore...

Vittoria – Credevo che non avesse altro da dirmi.

Ugo – Dovevi immaginartelo! È mai possibile che una signora, sia pure disinvolta... disinibita come Paulette, prenda il telefono per comunicarmi… "merde"?... è mai possibile? (aspetta invano di essere rassicurato. Ugo guarda Vittoria dubbioso)... e se fosse possibile?...

Vittoria – Lei dice che...?

Ugo – ... se quello fosse veramente il messaggio che voleva inviarmi?... potrebbe darsi, no?… con queste straniere può capitare di tutto... valle a capire, certe volte!... e allora... cosa faresti tu, in questo caso, Vittoria?

Vittoria – Cercherei la ragione.

Ugo – ... perché niente accade senza una ragione, è vero?

Vittoria – Direi proprio di sì.

Ugo – Cerchiamola allora questa ragione... (pensando)… un’offesa?... no... uno sgarbo?... nemmeno... Lo sai che non riesco a trovarla questa ragione?

Vittoria – Perché non lo domanda a lei?

Ugo – Ma sì!… stare a rompersi il capo, quando con una telefonata... a volte hai proprio delle idee fantastiche.

Vittoria (con il ricevitore in mano) Chiamo la signora Paulette?

Ugo – Paulette? ma no, che c’entra… Chiama la signorina Paola.

Vittoria (Un po’ stupita) La signorina...? ... va bene... (compone il numero)... buongiorno... qui è lo studio dell’avvocato... (guarda Ugo sorpresa)… ha buttato giù il telefono.

Ugo – Era proprio "merde"! (passeggia nervosamente per la stanza) Non ci sono più dubbi!... e ora cosa faccio?... lascio passare un po’ di tempo... rinvio?... no, si peggiorerebbero le cose: qui bisogna intervenire prima che sia troppo tardi... (a Vittoria)... guarda che appuntamenti ho in mattinata.

Vittoria (apre un’agenda) ... incontro con l’onorevole... telefonata a Parigi... colloquio con Sua Eccellenza... (richiude l’agenda)… ma no! questa è quella da tirar fuori davanti ai clienti… (ne spalanca un’altra su una pagina bianca)… nulla!

Ugo – ... sì, è meglio che vada, prima che tutto precipiti... devo mettere ogni cosa in chiaro... ho deciso di andare di persona... non voglio drammatizzare, ma sbattere giù il telefono… ci sarà una spiegazione... (si avvia verso l’uscita)... per qualcosa di urgente, puoi chiamarmi laggiù…

Vittoria – A casa della signorina Paola?

Ugo – Ma no, che c’entra?!... a casa della signora Paulette, no? (esce)

(L’ufficio si spegne. Sottofondo musicale. Motore di auto, rumori di traffico.)

 

 

3° QUADRO

 

Ingresso dell’appartamento di Paulette. Di fronte, la porta del bagno. La porta esterna è perpendicolare alla ribalta, in modo che dalla platea si possa vedere tanto chi è fuori, quanto chi è dentro. Ugo appare all’esterno dell’appartamento, infila la chiave e tenta di aprire, ma dall’interno è stato messo il catenaccio. Ugo sfila la chiave e suona.

Paulette (sporge la testa dal bagno) Un momento... vengo subito... (Paulette, che stava facendo la doccia, esce avvolgendosi in un accappatoio. Va alla porta e, forse temendo una visita indesiderata, apre solo uno spiraglio)... ah, sei tu?!... hai il coraggio di...

Ugo – Fammi, entrare, Paulette... devo spiegarti... (spinge la porta)

Paulette (respingendolo) Che cosa vuoi spiegare...malheureux!... vai via... va te faire fiche!...

Ugo (è quasi entrato) Non puoi cacciarmi così... io devo spiegare!...

Paulette (tentando ancora di tenerlo fuori) Je n’ai rien à voir avec toi!… traditore... salaud!... vaurien!...

Ugo – E invece mi ascolterai!

Paulette – Va te faire pendre!... crepa!... (visti inutili i suoi sforzi, abbandona la porta e corre a chiudersi nel bagno. Ugo entra, chiude la porta d’ingresso e si avvicina a quella del bagno)

Ugo – Apri, Paulette, ti prego.

Voce Paulette – Jamais!

Ugo – Fra noi non devono esserci incomprensioni.

Voce Paulette – Io ho compreso tutto... je ne veux pas de toi!

Ugo – Via, Paulette, sei una donna intelligente...

Paulette (affaccia la testa dalla porta del bagno e la ritira subito) Libertin... cochon!...

Ugo (rinuncia alla maniera forte e cerca il colloquio) Come puoi trattarmi così, Paulette ?... e proprio tu che vieni da un paese più comprensivo, più tollerante del nostro...

Paulette (ancora affacciando la testa) … e perché io sono francese, devo accettare queste... saloperie?!

Ugo – ... eppure non sei una bambina... hai avuto un marito...

Voce Paulette ... un marito trompeur... un uomo ingannatore come te...

Ugo – Che cosa mai ti hanno raccontato?!

Voce Paulette – Ti piace faire le niais... l’innocent...

Ugo – Sì... ti hanno detto di Paola... ho capito...

Paulette (sporgendo la testa) Mes compliments... sei molto intelligente!

Ugo – … ma ti hanno detto tutto, veramente tutto?

Paulette (come sopra) Non voglio sapere nulla!... fiche le camp!

Ugo (di nuovo all’attacco della porta) Eh, no... non mi puoi liquidare così!... (è riuscito ad aprire uno spiraglio)

Paulette Vai via... non ti voglio più!...

Ugo – Devi ascoltarmi, invece! (dallo spiraglio viene lo spruzzo della doccia. Ugo si allontana scuotendosi l’acqua dalla giacca)... anche con l’acqua ti difendi... guarda in che stato m’hai ridotto!... giornata adatta per il completo nocciola o lo spezzato grigio... (si toglie la giacca e la getta via, quindi fa lo stesso con la camicia)... ma con l’acqua non mi fermerai davvero! (ritorna a spingere la porta e infila la testa nello spiraglio)

Paulette – Va au diable! (lo respinge mettendogli la mano sul viso)

Ugo (si ritrae togliendosi qualcosa di bocca, l’esamina, la getta via disgustato)... la saponetta no, porca miseria!... (si pulisce la bocca, sputacchia, si avvicina di nuovo alla porta del bagno, ma questa volta con calma)... ti hanno raccontato di Paola, ma sai chi è Paola?

Paulette (affacciandosi) E’ la tua futura moglie... le mariage è fissato per settembre.

Ugo – Anche questo ti hanno detto?!... e chi si è preso il disturbo?

Paulette – Tua suocera è stata... quando io le ho telefonato stamani.

Ugo (spaventato) Ah, perché tu, stamani...? (riflettendo)... eh, già... il telefono sbattuto... (riscaldandosi)... ma perché proprio a mia suocera dovevi telefonare?!

Paulette – Ha dovuto parlare tua suocera perché la tua fiancée, la tua Paola non poteva... piangeva troppo.

Ugo (fa qualche gesto di disperazione) Ecco i risultati delle vostre prodezze!.. soddisfatte?... ora è tutto chiaro: l’immorale è smascherato! che importa se si è spezzato il cuore a una povera ragazza...

Paulette – Ma con chi stai parlando?!

Ugo – Con te parlo, con mia suocera e con chi ha avuto l’idea di mettere in piazza i nostri fatti personali!

Paulette – E tu hai il coraggio di accusare...?! ... c’est de la folìe... insensé... incroyable... pazzesco!...

Ugo – Ma tu, Paulette, lo sai chi è Paola? (va verso la porta del bagno)

Paulette Non ti avvicinare!

Ugo (si ferma) Sì, chi è Paola, lo sai?

Paulette E’ la tua fidanzata da più di un anno.

Ugo – Oh, no... è molto di più.

Paulette – E hai il coraggio di dirmelo?!

Ugo – Non vuoi che sia sincero?

Paulette – Prima,dovevi esserlo. Io non sapevo niente del tuo matrimonio.

Ugo – Ma se mi hai detto e ridetto che mai e poi mai avresti accettato di risposarti.

Paulette – Non ti ho detto, però, che ti permettevo un’altra moglie!

Ugo (con un risolino) Una moglie Paola?... tu non la conosci.

Paulette ... e neppure a lei avevi detto niente della nostra relazione… menteur… bugiardo!

Ugo – Paola è un esserino indifeso... un passerotto caduto dal nido che, appena raccolto, senti il bisogno di proteggere.

Paulette – Hai la vocation... la vocazione del protettore, tu! Anche me volevi proteggere quando mi hai conosciuta.

Ugo – Da te stessa volevo proteggerti. Non ricordi più in che condizioni sei arrivata dalla Francia, dopo il fallimento del tuo matrimonio?

Paulette – Ora hai trovato un nuovo soggetto da proteggere, hai trovato Paola. Che cosa cerchi ancora da me?

Ugo – Ora, dici? ma io Paola la proteggo da quando era piccola così... sotto i miei occhi è cresciuta: è la figlia della migliore amica di mia madre... e che avrei dovuto sposarla, lo sapevo fin dai tempi delle elementari...

Paulette – Ma ero io a non sapere nulla!

Ugo – Non ci avevo nemmeno pensato.

Paulette – Incredibile!... nascondermi un fatto come questo!

Ugo – Senza malizia, te lo giuro.

Paulette – Qu’estce qu’il ne faut pas entendre!... che cosa mi tocca sentire!...

Ugo – ... era una tappa obbligata della mia esistenza, un fatto che sarebbe accaduto inevitabilmente, e sul quale era inutile discutere... come la scuola, la laurea, il servizio militare...

Paulette – Non mi avevi detto niente... rien!

Ugo – Ma neppure che a sei anni ho avuto il morbillo, ti avevo detto.

Paulette – Fai anche lo spiritoso, adesso!

Ugo (fa un passo verso la porta) Paulette!...

Paulette – Indietro! (Ugo si arresta)... e perché, allora, non hai raccontato di me a Paola? anch’io ero una tappa obbligata della tua esistenza?... perché non hai raccontato alla tua fidanzata di avere un’amante?!

Ugo – Ma cosa dici!... forse che si spiega l’algebra ai bambini della prima elementare?!

Paulette – Sei un uomo sans moralité... effronté...

Ugo (con un altro passo avanti) Paulette!…

Paulette – Fermati!

Ugo (fermandosi) Non conosci Paola, te l’ho detto.

Paulette – Ah, tu credi?... le ingenue oggi esistono solo alla "Comedie".

Ugo – Non puoi guardare Paola come una rivale.

Paulette – Non è una donna, forse?

Ugo – Non lo so... non ci ho mai pensato.

Paulette – Neppure quando fate l’amore?

Ugo – L’amore con chi... vuoi scherzare ?

Paulette – Vuoi mantenerla verginella per consumarla più tardi!... e quando l’abbracci e la baci?

Ugo – Abbracci... baci... ma cosa dici?

Paulette – Vuoi farmi credere che non l’hai mai baciata?

Ugo – Non so come spiegarti...

Paulette – Avanti... dimmi che la baci sulle guance, come una sorella.

Ugo – Io di sorelle non ne ho mai avute... forse una figlia...

Paulette – Perché, hai avuto qualche figlia?

Ugo – …Come farti capire?... immagina un agnellino, un cucciolo... com’è che li baci? con tenerezza, amorevolezza... sì, provi piacere a tenere fra le mani una cosa viva, calda, ma basta... con te, invece... (va avanti)

Paulette – Indietro, ho detto!

Ugo – Devo spiegarti, Paulette...

Paulette – Non c’è bisogno!

Ugo – … la differenza che c’è fra bacio e bacio...

Paulette (chiudendosi nel bagno) Vai via!... ne te risque pas!... non ti azzardare!...

Ugo (spingendo la porta) Devo, invece, devo... (ha aperto uno spiraglio)

Paulette – Aiuto!... prepotente... brut !... (dallo spiraglio viene ancora lo spruzzo della doccia)

Ugo (continuando a spingere) Non mi fermerai questa volta!

Paulette Fiche le camp!(dallo spiraglio vengono sbuffi di vapore di acqua calda)

Ugo (scottato, si ritrae) E’ bollente!... ma non credere di... (ritorna all’attacco. Dallo spiraglio esce una nuvola bianca. Ugo si ritrae tossendo: Paulette gli ha gettato in faccia la scatola del talco)... basta, sai!.. adesso non... (si getta sulla porta con violenza)

Voce Paulette – Aiuto!... disgraziato... malheureux... cosa vuoi?... (rumori di colluttazione).. .jamais, hai capito?! Jamais!... come osi?!... ahi, ahi!... mi fai male... vigliacco!… cochon... libertin... canaglia!... canaille... petite canaille... petit... oh!... mon petit!...

(Le grida della colluttazione sono ora sospiri. I rumori che escono adesso dal bagno sono relativi all’atto di amore che viene consumato. Dallo spiraglio della porta, a tempo con il ritmo dell’invisibile azione, escono sbuffi di vapore, nuvolette di talco, spruzzi della doccia. La porta si spalanca: escono Ugo e Paulette abbracciati. Paulette si appoggia teneramente sulla spalla di Ugo. Ancora ansanti, scivolano a sedere sul pavimento, appoggiandosi con la schiena alla parete)

Paulette – Questo non me l’aspettavo, sai?

Ugo – Delusa?

Paulette (stringendosi a lui) Stupidone!... avevo giurato che mai più... mai più...

Ugo – Non bisogna mai giurare su nulla. Avete anche una commedia che lo dice, vero?

Paulette – "Il ne faut jurer de rien" di de Musset.

Ugo – Eh, questi classici!... la sapevano lunga! (Si guardano e scoppiano a ridere)

Paulette Ora il mio bambino prende il telefono, chiama la ingenua e le racconta tutto.

Ugo – Come, tutto?

Paulette – Tutto, tutto. Le dice che abbiamo fatto la pace... che abbiamo fatto l’amour... e che tu sei mio, e non suo.

Ugo – … ma come, io dovrei?... vuoi scherzare, vero?

Paulette – A me piacciono le situazioni chiare, pulite, lo sai.

Ugo – Sì, ma... non puoi chiedermi di diventare un assassino.

Paulette – Assassin?!...

Ugo – Di spingere Paola al suicidio, insomma.

Paulette – Non esagerare.

Ugo – Vedi... tu non conosci Paola. Non potrebbe sopportare una notizia del genere.

Paulette – Oh, vedrai che la sopporterà. Se vive in questo mondo, conoscerà anche la vita, no?

Ugo – E invece no. Paola vive solo nel mondo di sua madre. Ah, tu non sai che razza di donna sia quella! è rimasta vedova e si è attaccata alla figlia come il muschio allo scoglio: l’ha dominata, plasmata, fatta crescere come una pianta nella serra... solo insegnanti privati, niente amicizie...

Paulette – Povera ragazza. (ironica) Bisognerebbe salvarla da quella donna.

Ugo (serio) Sarebbe un’opera davvero buona.

Paulette (con energia) Ma non sarai tu a compierla!

Ugo – No di certo, io non...

Paulette – Non ti permetterò di continuare a illuderla. Sarò io ad aprirle gli occhi.

Ugo – No, questo no!

Paulette – E perché?

Ugo – Ma via... c’è bisogno che te lo dica?! proprio tu dovresti... non pensi allo choc?

Paulette Ma sono proprio gli choc che ci fanno maturare.

Ugo – Sono anche quelli che ci fanno commettere atti inconsulti.

Paulette – Non siamo più nell’Ottocento!

Ugo – Ma c’è rimasta Paola, attaccata alle gonne di sua madre.

Paulette Una buona occasione per staccarsi da lei e camminare da sola.

Ugo – E se non ci riuscisse?

Paulette – Peggio per lei: sarebbe un’occasione perduta.

Ugo – E a quello che potrebbe accadere non ci pensi?

Paulette – Oh, insomma, mio caro: devi scegliere fra me e lei!

Ugo (sgomento) Scegliere?... come scegliere... e perché?

Paulette – Perché, anche se io non ti voglio sposare, non ti permetto di avere un’altra donna.

Ugo – … non mi permetti...

Paulette – Forse a te piacerebbe di avere una moglie e un’amante.

Ugo – Ma che dici!... mi hai preso per un libertino?

Paulette – Oh, non saresti un’eccezione, sai... ma a me non piacciono i subterfuges... i sotterfugi, gli inganni... (va a prendere l’apparecchio telefonico)... e quindi, mio caro, devi scegliere fra me e la tua ingenua.

Ugo (impaurito) Ma come?!... oh, mamma mia!... io ora prendo il telefono e... e quella povera ragazza?... via, Paulette, un po’ di cuore!...

Paulette – E’ meglio che sappia subito la verità.

Ugo – Sì, gliela dirò la verità, certo... ma è forse necessario essere spietati?

Paulette – Se vuoi, puoi anche dirglielo con dolcezza.

Ugo – Ecco, dolcemente... a poco, a poco... non posso troncare brutalmente il filo dei suoi sogni: ho bisogno di un po’ di tempo... una proroga...

Paulette – Un rinvio... di un giorno o due?

Ugo – Proprio come dici tu: tre o quattro giorni basteranno.

Paulette – Tre o quattro?

Ugo – Tu non sai quale effetto calmante avrà su di lei uno spazio di cinque o sei giorni!... il tempo è un grande alleato, sai... il tempo è medico, è giudice, è maestro...

Paulette – Guarda che questa filastrocca sul tempo te l’ho sentita ripetere un centinaio di volte.

Ugo – E’ sempre valida, in tutte le circostanze: per un’attesa di anni, oppure di una decina di giorni... come nel nostro caso.

Paulette Siamo già arrivati a dieci giorni?!

Ugo – Dieci o quindici giorni, che cosa vuoi che siano?!... una medicina cattiva spezzata in tante piccole dosi che non hanno più sapore.

Paulette Ma...

Ugo (troncandole la parola) E’ un amico il tempo, Paulette, credimi. Ne vuoi una prova?... guarda, non sono passati che pochi minuti, eppure... (le dice qualcosa all’orecchio)

Paulette (ridendo) Ma è scandaloso!... di già, tu… ?… sei un piccolo spudorato... mon petit...

 

 

 

 

B u i o

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PARTE SECONDA

 

 

 

 

4° QUADRO

 

La mamma di Ugo seduta davanti alla specchiera della sua camera. Ugo è sulla soglia.

Ugo – Posso entrare, mammà?

Mammà – Vieni pure, Ugo. Dev’essere tremendamente tardi, vero?

Ugo – Il pranzo è già pronto.(si avvicina per baciarla su una guancia)

Mammà – Dall’altra parte, dove ho già steso la crema. Com’è andata stamani in studio?

Ugo – Come al solito: il problema è far finta di lavorare.

Mammà – Lo stesso di tuo padre: devi averlo ereditato da lui.

Ugo – E per te... tutto bene, stamani?

Mammà Non me ne parlare! sono stata strappata dal letto a un’ora impossibile... erano appena le dieci.

Ugo – E... chi era?

Mammà – La mamma di Paola, era...

Ugo (rassegnato) Ah!...

Mammà … eppure le ho detto tante volte di non telefonarmi mai prima delle 11.

Ugo – Ma questa volta si è sentita autorizzata... chissà cosa ti avrà detto!...

Mammà – Detto che cosa?

Ugo – Non so... gridava, inveiva, bestemmiava?

Mammà – Per domandarmi quale marca di tè usiamo?

Ugo – Per questo ti ha telefonato?

Mammà – Dice che tè buono come a casa nostra non ne ha mai bevuto... poteva telefonare direttamente a Lucia, no?

Ugo – E non ti ha detto altro?

Mammà – Ha anche confermato l’appuntamento di oggi: devo accompagnarla dalla mia sarta... è la terza che cambia in un anno: nessuna riesce mai ad accontentarla.

Ugo – ... e di me... non ha parlato?...

Mammà – Già, dimenticavo!... ha parlato anche di te e di una francese, una certa...

Ugo – ...Paulette...

Mammà – ... ecco! Chi è?

Ugo – Non te l’ha detto la mamma di Paola?

Mammà Lo sai che di quello che dice lei della gente non bisogna tener conto.

Ugo – ... è una cliente... un’amica che ho assistito in una causa di divorzio.

Mammà – E la mamma di Paola, com’ha fatto a conoscerla?

Ugo – Ti ha detto che la conosce?

Mammà – Da come ne parla sembra che la conosca molto bene.

Ugo – Ne parlerà male, naturalmente.

Mammà Ci sarebbe da meravigliarsi del contrario.

Ugo – E di me... che cosa ha detto?

Mammà – Che fra te e Paola è finito tutto... cosa ne dici della nuova pettinatura?

Ugo – Bella, mammà, bellissima... come, finito tutto?

Mammà – Non trovi che è un po’ troppo da giovane?

Ugo – No, mammà, va benissimo... finito tutto,come?

Mammà – Come, lo saprai tu, no?

Ugo – Non vorrei che, per via di... quell’equivoco...

Mammà –Non vuole più vederti dalle parti di casa sua.

Ugo – Dovrò pure spiegare a Paola...

Mammà –Meglio di no: sua madre ha ancora i fucili da caccia di suo marito e sa sparare molto bene.

Ugo – Questo ti ha detto?

Mammà –Le stesse parole... dovrebbe esserci un pettine là sopra...

Ugo (porgendo) Ecco, mammà... ma se oggi vai con lei dalla sarta, Paola resta sola in casa...?

Mammà Dovrei tirar su questa ciocca. Che ne dici?

Ugo – Ti ho chiesto una cosa importante, mammà: Paola oggi è sola in casa?

Mammà Che cosa vuoi da Paola? non è tutto finito fra voi?

Ugo – E me lo dici così... come una cosa normale?

Mammà – Cosa vuoi che sia, Ugo... anche con tuo padre, fra noi era tutto finito, almeno una dozzina di volte.

Ugo – Prima di sposarvi?

Mammà – Certo. Dopo sono state di più.

Ugo – … Io ti invidio, mammà! vorrei sapere affrontare i fatti della vita alla tua maniera. Esiste qualcosa di serio per te, qualcosa che può farti male?

Mammà (che si sta aggiustando i capelli) Ahi!... le mollette di plastica non le posso soffrire. Cosa dicevi, Ugo?

Ugo – Nulla, mammà. Sì, è meglio tirarla su quella ciocca.

Mammà – Trovi anche tu, vero?... (lavorando)... così?

Ugo – Perfetto.

Mammà ... e per l’affare di Paola, non ti preoccupare: andrà a posto da solo.

Ugo – Dici, mammà?

Mammà Ma certo. tu l’ami quella ragazza, non è vero?

Ugo – E come faccio a saperlo, mammà?

Mammà – Come fai a saperlo?... ma è la ragazza che devi sposare!

Ugo – Appunto: la ragazza che devo sposare. Paola è sempre stata qualcosa di definitivo. Nessuna discussione, nessuna scelta.

Mammà Perché, vorresti scegliere la moglie?

Ugo – Ah, la moglie non...

Mammà – Che cosa dici, Ugo? si scelgono forse la madre, il padre, i figli... o si accettano così, nome la natura ce li manda...?

Ugo – … tu dici che la moglie...

Mammà – La moglie è un parente come gli altri... da accettare e da amare come gli altri.

Ugo – Oh, questa poi!...

Mammà – Se non fosse così, come avrei mai potuto accettare per sorella un tipo come tua zia Camilla?... almeno ne avrei scelto una che sa giocare a bridge, ti pare?

Ugo – Qui si fa confusione, mammà...

Mammà – E’ molto semplice, mio caro… c’è un barattolo di lacca da qualche parte?

Ugo – (porgendo)… Questo?

Mammà – Grazie. Dunque, sono gli amici che si scelgono, i parenti no.

Ugo Questo lo so.

Mammà – E allora, perché vorresti scegliere la tua Paola? deve diventare una tua amica, forse?

Ugo – Io non ci capisco più nulla!

Mammà – Ma è così semplice!... vuoi tenermi fermo lo specchio sulla nuca, per piacere?

Ugo – Sì, mammà.

Mammà – Ricapitoliamo, allora... guarda che io devo vedermi la nuca, non il pavimento.

Ugo – Scusa, mammà.

Mammà – Così va bene. Dunque, mio caro, perché vorresti scegliere la moglie... non ti piace Paola?

Ugo – Sono loro a volere la scelta, non io.

Mammà –Loro chi?

Ugo – Paola e sua madre: vogliono che io scelga fra Paola e Paulette.

Mammà – Perché, hai intenzione di sposare questa Paulette?

Ugo – No, mammà.

Mammà – E allora?... mi sembra una cosa assurda.

Ugo – Proprio quello che dico anch’io.

Mammà – Non si può scegliere fra una moglie e un’amica.

Ugo – … Parole sante, mammà! (scoraggiato)... ma vai a farglielo capire!

Mammà Non senti quest’odore impossibile?

Ugo – Che cosa dovrei fare, secondo te?

Mammà – Aprire un po’ la finestra.

Ugo – Non parlavo di questo.

Mammà Non si respira... senti?

Ugo – E’ la lacca che ti sei messa in testa.

Mammà – Già, la lacca!

Ugo – Che cosa faccio, allora?

Mammà – Aiutami a cercare la lavanda.

Ugo (porgendo) Questa?

Mammà (impugnando uno spruzzatore) Eccola qui... (spruzzando)... ah!... ora va meglio.

Ugo – Allora, mammà, vuoi darmi una mano?

Mammà Certo, caro. Che cosa potrei fare?

Ugo – Potresti parlare alla madre di Paola, per esempio.

Mammà – Non ascolta consigli, e tanto meno da me.

Ugo – Una cosa che non ho mai capito, è come tu abbia fatto a sceglierti un’amica come quella!

Mammà – Scelto che cosa?... ma se te l’ho detto poco fa: è la madre di tua moglie, no?

Ugo – E’ vero!… un lontano parente acquisito... hai dovuto accettarla... e per tutti questi anni... povera mammà!

Mammà – Mi spiace di non poterti dare un aiuto sul serio.

Ugo – Senti, mammà, ogni volta che fra te e il babbo era tutto finito, che cosa facevate per riaggiustare le cose?

Mammà – Non facevamo proprio nulla. Aspettavamo che fosse il tempo a calmare le acque.

Ugo (improvvisamente felice) Il tempo, sì... me n’ero dimenticato!... ma certo!... perché voler forzare i ritmi che la natura ha stabilito?... quello spazio necessario perché ciò che ribolle dentro di noi, si raffreddi e si depositi sul fondo...

Mammà – Perfetto, Ugo, perfetto.

Ugo – Oh, mammà, sei formidabile! con la tua enorme esperienza mi hai indicato la strada giusta... il tempo è un grande alleato: è medico, è giudice, è maestro...

Mammà – Lo sai, Ugo, che mi sembra di sentire tuo padre!

Ugo – Oggi andrò a dire due parole a Paola, mentre tu sei in giro con la madre... e per il resto, lasciamo che il tempo...

Mammà (alzandosi) Mi fa piacere vederti più sereno.

Ugo – … (dandole il braccio) Grazie a te, mammà, ai tuoi preziosi consigli... te ne sarò sempre riconoscente...

Mammà – Non è niente, caro. Che cosa non farebbero le madri per i loro figli!... (escono)

 

 

QUADRO

 

Salottino in casa di Paola. Ugo è solo e sta provando i gesti che farà all’apparire di Paola. Ora si alza di scatto e va verso la ragazza a braccia aperte, ora si solleva lentamente e si presenta a capo chino. E’ esuberante, pentito, paterno, seguendo il corso di immaginari dialoghi. Entra Paola.

Paola – Tu... tu!... io non... non... (è soffocata dell’indignazione; fa per andar via)

Ugo – … (sbarrandole il passo) Vorresti andar via?!

Paola – Lasciami, sai... io... io non...

Ugo – Tu starai buona, buona ad ascoltarmi... (la spinge su una sedia)

Paola – No!... io ti proibisco!... non voglio!... (fa per alzarsi ma Ugo la trattiene)… ho giurato a mia madre che mai... mai più, io...

Ugo – Ancora tua madre?!... ma non vedi come ti ha ridotto?… una povera bestiolina impaurita... (l’accarezza)

Paola – Lasciami stare!... o io...

Ugo – Non ti tocco... te lo prometto.

Paola (indicando) Non devi oltrepassare quella sedia... o io...

Ugo – O tu?

Paola Mi metto a urlare.

Ugo – Mi sembra che tu abbia più voglia di piangere, invece.

Paola – Chi te l’ha detto?

Ugo – I tuoi occhi lo dicono… o meglio, quello che c’è dietro i tuoi occhi: una cascata di lacrime.

Paola – Non è vero: fra noi tutto è finito. Una brutta avventura che è già dimenticata... (piange)

Ugo – La lezioncina della mamma.

Paola – ... ih, ih... non è vero... ih, ih... perché sei venuto qui?

Ugo – Perché sapevo che tua madre non c’era.

Paola – Con lei non vuoi parlare, eh?

Ugo – A lei non ho niente da dire: è a te che devo spiegare.

Paola – Ma io so già tutto.

Ugo – Che cosa sai, quello che ti ha detto tua madre.

Paola – Quello che ci ha detto stamani quella donna al telefono.

Ugo – Parla anche male l’italiano: chissà che cosa hai capito.

Paola – Ho capito tutto: tu ami quella donna.

Ugo – Vedi che non hai capito niente.

Paola – E chi sarebbe, allora, questa donna?

Ugo – Una cliente... o meglio, una ex cliente...

Paola – Ecco: una ex... una cliente che ha cambiato ruolo ed è diventata la tua amante.

Ugo – Non dire certe parole: in bocca tua sembrano persino scandalose.

Paola –Proprio tu vuoi insegnarmi la morale?

Ugo – Che libro ti ha dato da leggere tua madre, stamani?

Paola – Un libro di racconti di Anatole France...

Ugo (rassicurato) Ah!...

Paola – ... "Le sette mogli di Barbablù".

Ugo – Me l’immaginavo. Lo vedi che una spiegazione è necessaria?

Paola – Ma se è già tutto così chiaro... ih, ih...

Ugo – Non fare così, Paola... non sopporto di vederti in questo stato, lo sai.

Paola – Non dovrai più vedermi, né in questo stato, né in altri... ih, ih... fra noi è tutto finito...

Ugo – Su, non piangere più... (l’accarezza)

Paola – Stai indietro!... me l’avevi promesso.

Ugo – Sì, scusami... di qua dalla sedia... ma tu smettila di piangere.

Paola – ... e io faccio come mi pare... ih, ih... tanto fra noi è finito tutto.

Ugo – Che cos’è finito, sciocchina?... finisce il sole di levarsi all’alba e di tramontare la sera?..

Paola (con le mani agli orecchi) Tanto io non ti sto a sentire.

Ugo – ... e come può finire l’attrazione, il sentimento, la tenerezza che sento verso di te?

Paola – E l’altra... la tua a...

Ugo – Zitta! non dire parole troppo grosse per te.

Paola – Ma se è stata lei a dirlo, qui al telefono!

Ugo – "Amant" avrà detto... "Ugo c’est mon amant"... non è vero?

Paola – Sì, questo ha detto... ih, ih...

Ugo – Ma tu credi che "amant" si possa tradurre con l’italiano "amante"?

Paola – E come vorresti tradurlo?

Ugo – Credi che abbia lo stesso significato, lo stesso peso?

Paola – Come lo traduci, allora?

Ugo – E che ne so? non esiste in italiano un rapporto preciso di valori... a volte ti accorgi che la nostra lingua è molto povera... sai, è questione di sfumature, di un niente.

Paola – Vuoi dire, allora, che fra te e quella donna non c’è nulla?

Ugo – Non dico questo.

Paola – E che rapporti ci sono?

Ugo – Appunto... rapporti... d’amant... secondo il significato della parola...

Paola – Lo vedi, dunque!... ih, ih...

Ugo – ... il significato in francese!

Paola – Ma se appena ha saputo che eri fidanzato con me, si è precipitata a telefonarmi!

Ugo – Atteggiamento tipico di un’amant che è piena di attenzioni, di preoccupazioni...

Paola – Tu non le avevi detto niente di me…

Ugo – Difficoltà della lingua. Lo vedi gli equivoci che nascono per un solo vocabolo?

Paola – Vuoi dire che tu e quella donna non siete in rapporti intimi?!

Ugo – "Rapporti intimi"... che parolone! Ma sai bene che cosa vuol dire essere in rapporti intimi con qualcuno?

Paola – Sì che lo so.

Ugo – Vuol dire poter comunicare con il suo animo, leggere i suoi pensieri, scoprire i suoi desideri... e chi mai può presumere di essere in rapporti intimi con qualcuno?

Paola – Insomma, tu e quella donna andate insieme a...

Ugo (brusco) Basta così! che cos’è questa spregiudicatezza?... io non ti permetto, sai...

Paola – Allora dimmelo tu che razza di legami hai con quella donna.

Ugo – Intanto, "quella donna" ha un nome: si chiama Paulette...

Paola – D’accordo.

Ugo – ... poi, non è bello che tu parli con tanto disprezzo di una donna più anziana.

Paola – Non sapevo che fosse una vecchia.

Ugo – Non ho detto "vecchia":ho detto più anziana.

Paola – Quanti anni ha più di me?

Ugo – Non lo so... non ho mai fatto il conto.

Paola – Fallo adesso.

Ugo – L’età precisa non gliel’ho mai domandata.

Paola – Così, a occhio, quanti anni ci sono di differenza?

Ugo – Non so... quattro, cinque... due...

Paola – La chiami più anziana e ha due anni più di me!

Ugo – E’ la maturazione che conta, le esperienze della vita che scavano dentro... e Paulette la vita l’ha affrontata davvero!

Paola – Non mi hai ancora risposto.

Ugo – ... pensa, un marito che dopo sei mesi di matrimonio se ne va con un’altra donna!

Paola – Ti avevo chiesto quali legami...

Ugo (interrompendola) E quali legami potevano sussistere fra Paulette e un uomo del genere?

Paola (spazientita) Ma non fra lei e lui... fra lei e te!

Ugo – Ah... fra lei e... ma la conosci bene, tu, Paulette?

Paola – Cosa vuoi che conosca se le ho parlato appena al telefono.

Ugo – E allora, come puoi capire?

Paola – Hai sempre una scusa per non rispondere.

Ugo – Ma se sono qui per spiegarti.

Paola – Fallo allora! finora non hai spiegato un bel nulla.

Ugo – Calma, Paola, calma.

Paola – … e stai al di là della sedia.

Ugo – D’accordo... al di qua della sedia.

,Paola – Allora?

Ugo – Ti ho già raccontato della disavventura matrimoniale di Paulette,vero?

Paola – Me l’hai già raccontato.

Ugo – Paulette lascia la Francia e viene in Italia… vorrebbe dimenticare ma è sconvolta, distrutta… decide di iniziare subito le pratiche per il divorzio...

Paola – ... ed è venuta da te.

Ugo – Appunto. Io da principio non mi ero reso ben conto della sua tragedia e le avevo sconsigliato il divorzio...

Paola – Doveva tornare insieme a un marito del genere?

Ugo – … cercavo un rinvio della sua decisione, puntavo su un accordo fra le parti... pensavo che il tempo...

Paola – Sì, lo so.

Ugo – Che cosa sai?

Paola – Quello che pensi del tempo. Vai avanti.

Ugo – Un giorno mi capita di vedere l’interno della borsetta di Paulette: c’erano due o tre tubetti di sonnifero, capisci?

Paola – Soffriva di insonnia?

Ugo – Meditava il suicidio: era chiaro! Allora finalmente ho capito: Paulette avrebbe dovuto dimenticare il passato, ricostruire la sua vita...

Paola – Ricostruirla con te, magari...

Ugo – Le ho dato una mano per tirarsi su: ecco tutto. Paulette ha ripreso la sua professione, la fotografia artistica... io l’ho aiutata ad aprire uno studio...

Paola – … e così si è stabilito il vostro rapporto.

Ugo – ... Paulette ha capito quello che avevo fatto per lei e mi è stata riconoscente... tutto qui.

Paola – E’ sufficiente per capire quello che c’è fra voi.

Ugo – Lo vedi che non hai capito nulla.

Paola – E allora spiegamelo tu!

Ugo – Ma se non ho fatto altro dacché sono qui.

Paola – Ih, ih, ih...

Ugo –Perché piangi, sentiamo?

Paola – Mi tratti come una povera deficiente... ih, ih...

Ugo – Ma chi ti ha messo in testa queste cose?

Paola – Non mi hai detto nulla dei sentimenti che ci sono fra voi.

Ugo – Ma se ti ho parlato di senso di riconoscenza, di solidarietà umana... ci sono sentimenti più nobili di questi, dentro di noi?

Paola – E quella donna, ti ama?

Ugo – Certo... credo... dopo quello che ho fatto per lei...

Paola – E tu, l’ami?

Ugo – Ho avuto compassione di lei... l’ho aiutata, protetta... ho seguito il suo ritorno alla vita... e non dovrei amarla?

Paola – Che cosa vuoi ancora da me, allora?... ih, ih...

Ugo – Ma che domande sono?! che cosa posso volere dalla ragazza che deve diventare mia moglie?

Paola – Ma se ami quella donna!

Ugo – E allora? si ama una sola persona nella vita?… che pianta miserabile sarebbe mai quest’amore, se non potesse dare che un solo frutto!

Paola – Ha ragione la mamma: sei un uomo senza morale.

Ugo – Perché ho un grande bisogno di dare e di ricevere amore?

Paola – Perché dài a un’altra donna un amore che dovresti dare a me sola.

Ugo – Il tuo no: quello è solo tuo.

Paola – Non ce ne sono altri.

Ugo – Ce ne sono! credi che l’emozione con la quale mi avvicino a te, sia eguale a quella che provo davanti a Paulette?

Paola – Sei un mostro!

Ugo – Sono sincero, Paola, come non mi è mai capitato: è la tua innocenza a darmi questa forza.

Paola – Un libertino, ecco quello che sei!

Ugo – Preferisci la menzogna, l’ipocrisia, o vuoi guardare in faccia, finalmente, la realtà? Per tutti viene il momento di crescere.

Paola – Io sono diventata vecchia, all’improvviso.

Ugo – Tu e Paulette siete due donne diverse, provenite da pianeti differenti.

Paola – Devi scegliere fra me e lei.

Ugo – Eccola l’idea luminosa: la scelta!... ma che cosa scegliere... e fra chi scegliere, ci hai pensato? fra il male e il bene, si sceglie, fra il brutto e il bello... ma come scegliere fra due sostanze vitali che ti dànno nutrimento?

Paola – Io non so niente di quello che dici, ma so che non puoi avere me e un’altra donna nello stesso momento.

Ugo – Sono piani differenti dove nessuna di voi potrebbe mai incontrare l’altra.

Paola – Ma io non posso nemmeno pensare che fra te e me c’è un’altra donna.

Ugo (dopo una pausa) Lo so, non posso chiederti di capire... è troppo difficile per te. E anche per me, sai, quando cerco di spiegare, non credere che sia tutto chiaro. E’ chiaro qui dentro, nel cervello... ma come riuscire a comunicarlo?

Paola – Vorrei capirti, ma non ci riesco.

Ugo – Lo so, Paola, lo so. Vedi, l’amore, tutto l’amore che io posso esprimere, è un corso d’acqua che può essere arricchito e non deviato da acque diverse...

Paola – Non puoi chiedermi di accettare…

Ugo (interrompendola) Ti ho detto che lo so: non posso chiederti questo compromesso... anche se la nostra vita è un compromesso continuo fra i nostri desideri e le nostre possibilità... i progetti e le realizzazioni... ma in questo campo non si accettano compromessi; si parla di libertà e di altruismo, ma qui si ribadiscono le catene, si esercita l’egoismo più sfrenato...

Paola Io non riesco a seguirti, Ugo.

Ugo – Ti ho detto che lo so. Non posso chiederlo a te un atto di coraggio: la rivolta nasce su altri terreni... altro materiale occorre per costruire un essere nuovo, libero finalmente da condizionamenti e limitazioni... allora sì che si potrebbe arricchire quel corso d’acqua, invece di sottrargli continuamente alimento...

Paola – Io non ti capisco, Ugo.

Ugo – ... ma pensa un po’: timidezza e fermezza, generosità e comprensione, abbandono, dolcezza, e via, e via... credi di trovarla in un solo essere umano tanta ricchezza?

Paola – Anche se non possiede tutte queste doti, Paulette ne ha certo più di me. E’ lei che devi scegliere.

Ugo – E dove trovare, poi, il tuo candore, la tua freschezza?... come posso rinunciare alla sconvolgente sensazione di prenderti per mano e accompagnarti a scoprire ciò che ancora non conosci?

Paola – Oh, Ugo, perché è successo questo? avremmo potuto essere felici... io ero così innamorata di te!

Ugo – "Ero"?... non riesci ad adoperare il presente?

Paola – E’ tutto confuso dentro di me.

Ugo – E pensare che a casa mia alcuni operai stanno scavando una grande fossa...

Paola – La piscina!... ma ormai...

Ugo – E sai quale forma ho voluto dare a quella piscina?

Paola – Non lo so.

Ugo –Prova a indovinare.

Paola – Rettangolare?... (vede che Ugo scuote la testa)… un quadrato?

Ugo – La forma di un cuore!

Paola (commossa)... ih, ih...

Ugo – ... e al centro, su un isolotto, la quercia, come una freccia che attraversa quel cuore.

Paola – ... ih, ih... mi ami ancora?!...

Ugo – E perché ti meravigli?... non hai capito niente del mio discorso, allora?

Paola – No, niente.

Ugo –Vuoi che lo rifaccia daccapo?

Paola – Voglio che tu mi prometta che con quella donna romperai ogni rapporto.

Ugo – Ecco quello che ti sta a cuore: la distruzione, lo scempio!

Paola – Non voglio più rivederti finché fra voi non è tutto finito.

Ugo – C’era una costruzione leggera, delicata... cresciuta quasi spontaneamente, in silenzio... un piccolo capolavoro di eleganza e di discrezione... bisogna distruggerlo, cancellarlo, gettare il sale sulle ceneri!

Paola – Non farmi ancora del male.

Ugo – No... farò come desideri... la scelta.

Paola – Davvero?!

Ugo – Che altro potrei fare, a questo punto?

Paola – Oh, Ugo, come ti amo... come ti amo!... (reprimendo uno slancio di Ugo)… la sedia!

Ugo – Già!... la sedia.

Paola – Le telefoni ora a Paulette?

Ugo – Ora?!... ma via, Paola, ti rendi conto?... ti sembra una faccenda da sbrigare per telefono?

Paola – Tu vuoi rivedere quella donna.

Ugo – Naturale che voglio vederla, e parlarle con calma, con dolcezza, com’è giusto che faccia.

Paola – E quando glielo dirai che...?

Ugo – A poco, a poco... ma con lei dovrò essere molto prudente.

Paola – E’ tutto inutile: lo scoprirà da sola quello che tu non vuoi dirle.

Ugo – Forse... ma col tempo, quando non potrà più farle male.

Paola – Non vuoi vederla soffrire, vero?

Ugo – Io non sopporto la violenza, lo sai.

Paola – E pensare che la mamma dice che sei senza cuore.

Ugo – Tu che cosa ne dici?

Paola (allungando la testa verso di lui) Mmmmmmm… (Ugo fa per abbracciarla)… la sedia... non puoi passare!

Ugo – E come vuoi che...? (rassegnato)... va bene... la sedia... (allunga anche lui la testa oltre la sedia e bacia Paola.)

 

 

6° QUADRO

 

La luce si riaccende subito su Ugo che passeggia lungo la ribalta.

Ugo – ... e ora?... è semplice: vado da Paulette e le dico... già, "le dico", come se fosse facile... le faccio capire... peggio che andar di notte... "j’aime la clarté"... la chiarezza... far capire come?... quella capisce poco anche l’italiano... è vero che certe volte basta un tono di voce, un’occhiata... (prova)... ecco, così... no, così è troppo… magari mi domanda se ho il torcicollo... come si dice torcicollo in francese?... è inutile: il distacco non potrà essere rapido... ci vorrà del tempo... (alza le spalle)... il tempo che ci vuole... tanto per cominciare, adesso dovevo telefonarle, e invece la telefonata non la faccio... non la faccio subito... aspetto una mezz’ora… è già qualcosa per lei che è abituata alla mia precisione... un campanellino di allarme... drin, drin... poi il ritardo sarà di un’ora... drinnnnn... poi di due... din, don... din, don... e finalmente capirà che è successo qualcosa, che fra noi tutto è finito... (terrorizzato)… finito?!... oh, mamma mia!… finito con Paulette, con la sua vitalità, la sua allegria... Paulette è una finestra aperta... e devo rinunciare a lei?!.. si rinuncia all’aria fresca?... ma com’è possibile?!... rinunciare a una donna vera per una ragazzina insipida... un’ochetta che sguazza in piscina tutto il giorno?!... e con l’ombra di quella madre terribile alle spalle!... ma che razza di idiota sarei a perdere Paulette per... eh, no, mi dispiace per Paola, poverina, per i suoi occhioni blu spalancati, per il suo profumo di caramelle di menta, ma... devo rinunciare a lei... ai suoi stupori così commoventi, ai suoi scoppi di gioia infantile... oh, mamma mia!... e come posso lasciarla sola, povera bambina, in questo bosco pauroso?... rinunciare a lei... una cera tenera da modellare, una pagina bianca da riempire... ma com’è possibile... come?!...

(Si accende l’ufficio. Ugo entra. Vittoria sta telefonando)

Vittoria – … sì, è arrivato in questo. momento: glielo passo... (porge la cornetta a Ugo che è crollato su una sedia. Ugo le domanda con un cenno del capo chi è. Vittoria copre con la mano il microfono)… Molinacci: è la quarta volta che chiama...

Ugo (prende i1 ricevitore rassegnato)... Molinacci... come sta?... sì,sono arrivato proprio adesso... la voce stanca? eh, sì... ho avuto una riunione spossante...s e sono in grado?... ma certo, dica pure... sono accaduti fatti nuovi, clamorosi?... eh, se sapesse!... no, non riguardo a lei... mi scusi... altre faccende... sì, l’ascolto, dica pure... sì ho capito... è tutto?... se ho capito bene?... certo che ho capito... che cosa ne dico?... sì, è interessante... perché non sono saltato per aria?.. eh, ci vuol altro per... no, non mi riferivo al suo caso... allora lei dice che bisogna decidere, che siamo di fronte a una scelta... eh, no, per carità... perché no?... perché... perché è meglio non affrettare le cose... anche dopo quello che è accaduto di nuovo... anzi, soprattutto dopo quello che è accaduto... lei vuol prendere subito una decisione?... beato lei!... sì, apprezzo la sua sicurezza, il suo coraggio... no, non sto male, solo che la... riunione di oggi... mi concede un po’ di riposo?... grazie... magari domani... ah, qualche minuto soltanto... la chiamano sull’altro telefono... va bene, più tardi... ha bisogno subito di un consiglio sulla scelta da fare?... speriamo che possa darglielo,Molinacci, speriamo di sì… a più tardi... (depone il ricevitore)... la scelta!... ma com’è possibile andare da un poveraccio e dirgli: da domani dovrai avere una sola gamba... scegli la destra o la sinistra?...

Vittoria – L’affare Molinacci?

Ugo – Macché Molinacci!... la mia situazione. Come faccio a venirne fuori, Vittoria?... a chi rinuncio, a Paola o a Paulette?

Vittoria – Questo lo può decidere soltanto lei.

Ugo – E invece no! Ce l’ho nel sangue tutte e due, capisci? fanno parte di me, ormai.

Vittoria – Scusi, avvocato, ma... non poteva pensarci prima?

Ugo – E chi lo prevedeva? è successo tutto in modo così dolce, naturale... quando me ne sono accorto, ormai era troppo tardi.

Vittoria – Eppure, bisognerà che decida per l’una o per l’altra.

Ugo – Ma sono così. differenti l’una dall’altra! si può scegliere fra due cose simili... ma fra una sinfonia e una poesia, cosa scegli?... scegli la poesia?... bene: dovrai vivere in un mondo privo di musica.

Vittoria – Eppure dovrà farlo, lo capisce, vero?

Ugo – Un’operazione chirurgica...

Vittoria – Dopo un po’ non si ricorderà nemmeno di averla subita.

Ugo – Ma quale organo farsi asportare, se sono tutti sani?

Vittoria – Bisogna scegliere.

Ugo – Lo so: il problema è sempre quello.

Vittoria – E se questa scelta non fosse lei a farla?

Ugo – Cosa vuoi dire?

Vittoria – Se fossero Paola e Paulette a decidere chi deve ritirarsi per lasciare lo spazio libero all’altra?

Ugo – Dici che potrebbe accadere?

Vittoria – Certo che accadrà se si troveranno una di fronte all’altra.

Ugo – Se fosse possibile! non avrei rimorsi, almeno... accetterei la perdita di una di loro come un fatto inevitabile.

Vittoria – Allora, non c’è che farle incontrare.

Ugo – E ti sembra una cosa semplice?

Vittoria – Perché no? basta che non sappiano nulla di quest’incontro.

Ugo – E questo come può accadere?

Vittoria – Se lei dà un appuntamento a tutte e due, alla stessa ora, qui in ufficio...

Ugo – E io dovrei affrontare...?!

Vittoria – Lei non affronterà nessuno perché non ci sarà.

Ugo – ... e Paola e Paulette si troverebbero di fronte... sì… potrebbe funzionare... ma non mi accuseranno di aver teso un tranello?

Vittoria – Sarò io a telefonare per l’appuntamento, e io mi prenderò tutte le colpe: dirò che ho confuso l’ora o il giorno.

Ugo – Ma è un’idea luminosa! Vittoria, sei fantastica!... davvero faresti questo per me?

Vittoria – Non mi piace vederla in questo stato, e se posso darle una mano.

Ugo – Era una pietra, un macigno, una montagna qui sul cuore... grazie, Vittoria: ora posso respirare di nuovo... e... quando pensi che...?

Vittoria – Quando crede lei... anche domani.

Ugo – Perché aspettare?... ora che abbiamo deciso...

Vittoria – Certo. Perché aspettare?

Ugo – Pensi che andrà tutto bene, Vittoria?

Vittoria – Speriamo, avvocato. (Suona il telefono)

Ugo (indicando) Molinacci!... io... (fa il gesto di chi se ne va, ed esce in punta di piedi, mentre Vittoria porta al viso il ricevitore)

 

 

7° QUADRO

 

Ugo entra in casa. E’ in una stanza di soggiorno con poltrone, divano, tavolino con riviste. Ugo è piuttosto nervoso: sfoglia un giornale, lo getta via; accende la radio, cambia tre o quattro stazioni e la spegne. Si alza, muove qualche passo, guarda l’orologio. Finalmente corre al telefono e forma un numero.

Ugo (al telefono)... Vittoria?… se sono ancora lì, butta giù... sono andate via da un pezzo... e, come sono andate via?... come non sai... le avrai viste, no?... tranquille... ti parevano tranquille... su, Vittoria, non ti fare cavare le parole ad una, ad una... io sono qua che friggo... non ce la faccio più ad aspettare, voglio sapere tutto... ma come "tutto che cosa"?... mi meraviglio di te: possibile che tu non capisca?! Chi è arrivata per prima?... Paola... l’hai fatta entrare nel. salottino... bene... poco dopo è arrivata Paulette... come hai fatto a riconoscerla?... ah, già, l’accento!... è entrata anche lei nel salottino... hai fatto le presentazioni?... non ce n’è stato bisogno: Paulette s’è presentata da sola... era da immaginarsi... e poi?… e poi niente?… lo so che non eri con loro, ma anche dal di fuori avrai sentito qualcosa: voci agitate, grida, pianti... nulla!... incredibile!... e quanto tempo sono rimaste là dentro?... un’ora?... ah, dopo mezz’ora hai bussato alla porta, sei entrata e hai chiesto se volevano bere qualcosa... e come le hai trovate... fumavano?... Paulette avrà fumato, non Paola... anche lei?!... se sua madre lo viene a sapere, sviene… hanno preso qualcosa da bere?... sciroppo di lampone?... Paola l’avrà preso… anche Paulette?... strano... allora tu hai fatto l’ordinazione al bar ed è venuto il cameriere a portare le consumazioni... e poi che è successo?… è passata un’altra mezz’ora e sono uscite dal salottino… ti hanno salutato e sono andate via… così… ma le hai guardate, almeno?... e che espressione avevano?… indignate, afflitte, pensierose?… sorridevano?!... di che cosa parlavano quando sono uscite?... di cinema?!... e sorridevano!... valle a capire le donne!… siete degli esseri tremendamente complicati, ecco la verità!... e chi si vanta di conoscervi, dice una grossa stupidaggine: non si può capire ciò che è incomprensibile… no, so quello che dico!... e c’entri anche tu... come donna, si capisce!... uno crede di avere scritto dentro di voi parole indelebili, e si accorge di avere scritto sulla sabbia... (entra Paola che avanza lentamente verso di lui. Ugo la guarda sorpreso e imbarazzato)... e se telefona Molinacci, dica che sono partito... sì, Molinacci... lo so che gli ho parlato stamani, ma potrebbe ritelefonare, no?... cerchi di capire... prenda nota, brava... ci vediamo domattina in ufficio... (abbassa il ricevitore e fa un passo verso Paola che si è seduta in una poltrona)... tu, Paola!... sei tu che...? ... che gioia vederti!... ma... sei sola, vero?

Paola – Chi ci dovrebbe essere con me?

Ugo – Non so... Pau... tua madre, magari...

Paola – Sono sola.

Ugo (con un piccolo sospiro di sollievo) Che gioia, Paola!... sapevo che sarebbe andata così... io la mia scelta l’avevo già fatta, sai... te l’avevo anche detto a casa tua... ma volevo che anche tu...

Paola – Ma di che cosa stai parlando?

Ugo – … così... mi riferivo a questo pomeriggio... all’incontro che hai avuto nel mio ufficio...

Paola – Mi ha fatto piacere conoscere Paulette: è proprio una donna simpatica e intelligente.

Ugo – ... te... te lo dicevo io...

Paola – ... e anche molto bella.

Ugo – ... beh... molto bella, poi…

Paola – Perché, a te non piace?

Ugo – ... sì... ma non... non è questo che...

Paola – Mi ha raccontato la sua vita, di quello che ha passato con suo marito... dopo sei mesi di matrimonio... ah, che uomo!

Ugo – Un vero mascalzone! sembra quasi impossibile che esistano uomini del genere!

Paola – Povera Paulette... che esperienza!

Ugo – Povera Paulette!... ma perché continuiamo a parlare di lei, scusa?

Paola – E perché non dobbiamo parlarne? siamo diventate amiche, sai?

Ugo – Amiche?... amiche, come?

Paola – Che domande?! come si può essere amiche.

Ugo – … e... tua madre?

Paola – E mia madre, che cosa?

Ugo – ... ti permetterà quest’amicizia?

Paola – Perché dovrebbe essere contraria?

Ugo – ... non pensi che...? ... ed io?!

Paola – Vorresti essere contrario tu... tu che sei già suo amico?

Ugo – Ma... ti rendi conto?... così… io dovrei continuare questa amicizia...?

Paola – E perché dovresti interromperla?... e poi, via, ti sembrerebbe bella un’azione del genere?

Ugo – ... no... non è per... vedi, da parte mia...

Paola – Paulette ha bisogno di amicizie... così sola, in un paese straniero...

Ugo – … ma tu non hai paura che...? Io credo che non ti renda ben conto della situazione, Paola.

Paola – Di che cosa non mi rendo conto?

Ugo – Di quello che c’è stato fra me e Paulette.

Paola – Ma se è stata Paulette a raccontarmi tutto!

Ugo – Tutto?!

Paola – Tutto, tutto.

Ugo – E... dopo quello che hai saputo?...

Paola – Anzi, proprio dopo quello che ho saputo.

Ugo – Senti, Paola, io oggi non ti capisco.

Paola – Cosa c’è di cambiato?

Ugo – Il tuo modo di parlare, di comportarti... di guardare, persino.

Paola – Anche il modo di guardare?

Ugo – Sì... c’è una disinvoltura che non conoscevo... una sfacciataggine, addirittura. Intanto so che oggi hai fumato una sigaretta.

Paola – Due ne ho fumate, se vuoi saperlo.

Ugo – Basta allontanarsi per un momento dalla mamma per...

Paola – Se m’hai sempre detto che dovevo staccarmi dalle sue sottane, che era il momento di crescere?!

Ugo – Crescere sì. ma non bruciare le tappe, in questo modo.

Paola – Preferisci la frutta acerba, vero? hai paura che, maturando troppo in fretta, perda il suo sapore.

Ugo – Ma cosa dici?!... ti rendi conto?!... chi ti ha detto queste cose? (riflette) che libro ti ha dato da leggere tua madre?

Paola – L’ho scelto da sola stamani in una libreria... è un classico...

Ugo (tranquillizzato) Ah!

Paola – ..."L’amante di Lady Chatterley".

Ugo – Che cosa?!... ma sei impazzita?!... chi ti ha detto che puoi leggere certa roba?!... incredibile!... dirò a tua madre di sequestrartelo... (fa qualche gesto di dispetto)... a che punto sei arrivata?

Paola – Al momento più avvincente, quando Costanza e il guardiacaccia... (fa un gesto con le mani per dire "vanno insieme")

Ugo – Da stamani che l’hai comperato?!… l’hai divorato!

Paola – Io trovo che è un romanzo molto educativo.

Ugo – Fai anche dello spirito!

Paola – A me ha insegnato molte cose.

Ugo – Resta da vedere se erano cose che dovevi imparare... proprio adesso.

Paola – E invece è proprio adesso che ne ho bisogno: devo risolvere il nostro caso, no?

Ugo – Cosa c’entra il nostro caso con...?

Paola – Perché Costanza va con Oliviero Mellors? perché Clifford, suo marito, non è in grado di...

Ugo – Basta! io con te non voglio entrare in questi argomenti.

Paola – Io invece ci ho riflettuto a lungo, sai... e ho capito che cosa ti ha portato da Paulette: avevi bisogno di quello che da me non trovavi...

Ugo – Vuoi tacere!

Paola – ... io non sapevo nulla di certi desideri che bruciano sotto la pelle...

Ugo – ... e non devi saperne nulla, hai capito?!

Paola – … non sapevo nulla del richiamo del sesso che canta dentro di noi...

Ugo – Basta, ti. ho detto!

Paola (alzandosi e fissando Ugo) ... e allora ho preso la mia decisione...

Ugo – Quale decisione?

Paola (andando verso di lui) … non avrai più motivo di desiderare altre donne...

Ugo – Che cosa significa?... (indietreggia impaurito)

Paola – Perché non ci ho pensato prima?

Ugo (continuando a indietreggiare trova il retro dell’alta spalliera del divano)… che cosa vuoi fare?... sei impazzita?!...

Paola – Perché non ho deciso prima di sacrificarla... quella stupida ripiegatura nella mucosa che si chiama imene...

Ugo – Oh, mamma mia!... e questo dove l’hai letto?

Paola – Sull’enciclopedia.

Ugo (continuando a indietreggiare fa scivolare il divano che si pone longitudinalmente sul palcoscenico) ma io non voglio, hai capito?!... non sono disposto a...

Paola – Cerca di resistere, allora, perché io ce la metterò tutta.

Ugo – ... e tua madre?!...

Paola – Mia madre non c’entra, tesoro: siamo io e te soli...

Ugo – C’è la donna di servizio in casa...

Paola – Lucia è qui fuori, attenta a non fare entrare nessuno.

Ugo – E’ un complotto, allora!... ma io non mi presto, hai capito?... jamais!

Paola – Jamais?

Ugo Volevo dire, mai!

Paola(afferra Ugo) Vieni qui!...

Ugo (si svincola e cerca rifugio dietro la spalliera del divano) Ho detto di no!

Paola (lo segue e l’abbraccia) Dimostrami che mi ami.

Ugo – Non qui!... è "la tua prima volta", capisci?

Paola – Sembra che sia la tua, "prima volta".

Ugo – Non era così. che l’avevo immaginata...

Paola – Sarà bella lo stesso, amore mio... (gli strappa via la giacca)

Ugo – Oh, mamma mia!... cosa fai, Paola?!

Paola – E’ per il tuo bene, non capisci?... (gli strappa via la camicia)

Ugo (più debolmente) Tu non sai quello che fai...

Paola – Lo so bene, invece... ci sarò solo io per te... non avrai più voglia di altre donne... (spariscono abbracciati dietro la spalliera del divano)

Voce di Ugo – Rifletti, Paola... no... non così... (indumenti che volano oltre la spalliera)

Voce di Paola – Amore mio... perché abbiamo aspettato tanto?!...

Ugo (sporge la testa dall’alto della spalliera)... C’est terrible!... (le braccia di Paola gli circondano il collo e lo tirano giù)

(Allegro motivo musicale; luce che si attenua. Qualche secondo dopo la luce si rialza e si affievolisce la musica. Ugo scende dal divano e si allontana di qualche passo: è piuttosto triste. Dalla parte del bracciolo del divano appare la testa di Paola)

Paola (spingendo le labbra in direzione di Ugo)… Mmmmmmm… (Ugo le risponde con un mesto bacetto in aria)… sei arrabbiato, tesoro?

Ugo – Avrei dovuto essere più deciso... riuscire ad oppormi...

Paola (come sopra) Mmmmmmmm…

Ugo – ... ma, cosa vuoi, anch’io sono un uomo, in fondo...

Paola – Doveva pure accadere, prima o dopo.

Ugo – Sarebbe stato meglio dopo... il più tardi possibile: è sempre troppo presto quando si perde l’innocenza.

Paola – Non fare quella faccia... in fin dei conti l’innocenza era mia, e non mi è per niente dispiaciuto averla persa.

Ugo – E a me non ci pensi? non potrò più guardarti come prima.

Paola – Che cosa c’è di cambiato, scioccone?

Ugo – Non c’è più una bambina su quel divano, ma una donna... una donna che sa!

Paola (allunga una mano, prende Ugo per il braccio e lo tira a sé) A proposito, tesoro... sei sicuro di avermi spiegato proprio tutto?…

 

 

8° QUADRO

 

Ugo e Vittoria nell’ufficio.

Ugo – Ora sai com’è andata.

Vittoria – Certo che... se è accaduto così...

Ugo – E’ accaduto così, ti ho detto!

Vittoria – Sì, ci credo... ma non si agiti in questo modo.

Ugo – Un mondo che ti crolla addosso, in pochi attimi... non si può restare indifferenti...

Vittoria – Da quel che mi ha raccontato, proprio indifferente non è stato.

Ugo – Ti metti a fare anche dello spirito?

Vittoria – Mi scusi, avvocato: è venuto da sé.

Ugo – Una bambina che, all’improvviso, si rivela una donna piena di passione...

Vittoria – Anche i bambini crescono.

Ugo – Non così in fretta, però.

Vittoria – Ma, insomma, che cosa c’è di drammatico? Paola deve diventare sua moglie, no?

Ugo – Io non le avevo ancora chiesto di comportarsi come moglie.

Vittoria – Per quello c’era Paulette, vero?

Ugo – Ti metti contro di me?

Vittoria – Di che cosa si lamenta, scusi? della passionalità di Paola? ma se era proprio quello che apprezzava in Paulette!

Ugo – In Paulette sì, ma non in Paola. In Paola era l’innocenza a incantarmi.

Vittoria – Innocenza, però... perdoni, avvocato... che lei si è guardato bene dal rispettare.

Ugo – Mi hai preso per un santo? chi riesce a controllarsi in certi momenti?... specialmente quando ti accorgi che sotto l’innocente c’è una donna.

Vittoria – Una donna vera come Paulette?

Ugo – Come Paulette.

Vittoria – Non ci sono più due donne diverse, allora. Ora sono tutte e due sullo stesso piano: può scegliere, finalmente.

Ugo – Ed è proprio quello che ho fatto.

Vittoria – Ha fatto la sua scelta?!

Ugo – Immediatamente. Ho capito che Paola doveva essere l’unica donna per me.

Vittoria – E allora?

Ugo Allora sono andato da Paulette per metterla al corrente della mia decisione... (si rivolge a Paulette come se fosse nella stanza)… Paulette... è un po’ imbarazzante quello che devo dirti, ma...

Voce Paulette – ... ssstsss... zitto!... so tutto... ho passato un pomeriggio con Paola: è una ragazza deliziosa, meravigliosa... une fleurette de bois...

Ugo – Non bisogna poi credere che...

Voce Paulette – ... zitto!... so che cosa può provare un uomo vicino a lei... ho respirato son ame... la sua anima... e mi sono vergognata, sai... mi sono sentita sporca, accanto alla sua purezza... ah, tu non sai che cosa ho provato!... un retour à l’enfance… e allora ho capito che cosa deve essere una donna per l’uomo... deve essere colei che tira fuori da lui le cose più belle...

Ugo (avanzando) Ma cosa dici, Paulette!...

Voce Paulette – … tu non sai ancora quale forza ci sia dentro una donna che ama... non sai quello che io posso darti... e ci riuscirò, mio caro... vedrai... mon amour...

Ugo (a Vittoria che è rimasta immobile, con un gesto di scoraggiamento) Sentito?

Vittoria – Incredibile!

Ugo – E così, tutto come prima: ancora di fronte due donne diverse.

Vittoria – Ma se lei aveva già scelto, avvocato, doveva parlare chiaramente alla signora Paulette.

Ugo – E spegnere tutto dentro di lei, far cessare il suo incanto? dovevi vederla, mentre mi parlava, com’erano accesi i suoi occhi!... era completamente trasformata... c’era in lei una bellezza che non avevo mai visto... (siede alla sua scrivania e si prende il viso fra le mani)... e sarebbe bastata una sola parola per far cessare tutto... ma potevo mai dirla quella parola?... potevo mai interrompere quella trasformazione miracolosa che era in atto dentro di lei, e che la riempiva di energia, di gioia di vivere?…

Vittoria – Ma lei non si sente bene, avvocato.

Ugo – Non è niente.

Vittoria (andando verso di lui) Non l’ho mai vista con le guance così accese. Ha un po’ di febbre, forse?

Ugo – No... non credo... (si tocca la fronte)… c’è solo un cerchio qui che si stringe, si stringe...

Vittoria – Le faccio un massaggio...vuole?

Ugo – Sì, mi farà bene... grazie... (si rilassa sulla sedia mentre Vittoria gli massaggia le tempie)

Vittoria – Così?

Ugo – ... sì... così va bene... continua...

Vittoria – Posso esprimere un giudizio, avvocato?

Ugo – Lo devi, esprimere... sai che io tengo in gran conto i tuoi pareri… così… brava...

Vittoria – Lei non sa niente delle donne, avvocato.

Ugo – Cosa?!... (ha tolto la testa dalle mani di Vittoria)... ahi!…

Vittoria (riprendendo il massaggio)... lo sa che l’unico innocente vero è proprio lei?

Ugo – ... io ?!... ma cosa dici, Vittoria?!

Vittoria – ... la passionalità e l’ingenuità sono caratteristiche che ogni donna ha dentro di sé...

Ugo – … vuoi dire che le donne tirano fuori questa oppure l’altra, secondo il tipo con cui hanno a che fare?...

Vittoria – Non proprio così… diciamo che queste caratteristiche affiorano secondo i momenti... ma non ci sono solo queste... a volte, per esempìo, c’è l’abbandono fiducioso a chi sentiamo più forte di noi... oppure c’è un senso di protezione, di dolcezza materna verso i più. deboli... (il massaggio è diventato una lieve carezza)

Ugo (solleva la testa e fissa Vittoria con occhi sbarrati)... dolcezza materna?!... no, Vittoria... questo no!

(si alza e fugge a precipizio)

Vittoria – Ma... avvocato?!...

(L’ufficio di spegne. Luce su Ugo che passeggia nervosamente per il proscenio)

Ugo – ... Vittoria no, mai!... ci mancherebbe anche lei, adesso!… lasciarsi catturare dalla dolcezza materna... con quei due chiodi fissi che ho già nel cervello... dovrei essere un pazzo furioso... e poi sì... è proprio vero: le donne sono tutte eguali e hanno gli stessi sentimenti... la loro abilità sta nel saperli scegliere dentro di loro al momento giusto e nello spiattellarteli davanti, quando meno te l’aspetti. Noi, siamo le vittime innocenti, i veri ingenui... Però, com’è limitato, monotono, senza fantasia l’amore dell’uomo! Loro hanno cento, mille maniere di esprimersi con lo sguardo, il riso, la voce, il respiro... e noi?... grigi, opachi, spenti!... e con questi problemi tremendi, insolubili fra capo e collo: Paola o Paulette?... Paulette o Paola?!... Come me la cavo, adesso?... scelgo Paola! bisogna pure premiare il suo slancio coraggioso verso la libertà, verso il suo equilibrio di donna... sì, scelgo Paola... E posso soffocare la nuova vita interiore di Paulette?… posso mortificare il suo impegno di ritrovare il meglio dentro se stessa?... Ma Paola adesso è una compagna ideale per l’esistenza, che cosa posso cercare di più?... forse quello che c’è da riscoprire con Paulette... sentieri dimenticati... profumi nascosti... corde armoniose che vibrano al vento, chissà dove... Ah, ecco che torniamo daccapo!... ha ragione Vittoria: sono un ingenuo e non so niente delle donne... hanno tutte dentro le stesse cose, e quello che cerco qua e là posso trovarlo in una sola!... ma in Paola o in Paulette?... eccola la mia condanna: questa scelta che mi ossessiona... il bivio davanti a me... quale strada devo prendere?... e sono sicuro, poi, che se mi incammino su una, non rimpiangerò subito l’altra?... non è meglio fermarsi, allora, e riflettere un po’?... non è meglio rinviare ogni decisione? Ecco, tutto quello che chiedo, in fondo, è solo un rinvio... nient’altro... anche se poi, magari, qualcuno può pensare che sia un libertino.

Buio