'900 DESTINI IN FUGA

di

Gianfranco Frelli

 

Personaggi
Lupo – Francesco
Freccia – Guido
Tito – Salvatore
Maria
Irma
I Violentatori
Ada una contadina del sindacato
Emilio il fattore
Lidia moglie di Francesco
Giovanna madre di Francesco
Prima Contadina
Seconda Contadina
Terza Contadina
Quarta Contadina
Uomo del Consorzio
Donna del Consorzio
Evelina l’emigrata
La scrivana o lo scrivano che non parla
Nera
Maestra
Le persone della pubblicità
Le madri e le figlie della balera che non parlano
Le voci


PRIMO QUADRO – L’ANTEFATTO, OVVERO LE SPERANZE DELLA RESISTENZA…

Primavera 1944. Un gruppo di giovani partigiani di varia estrazione regionale (in una notte qualsiasi, di guardia ad un capannone dove sono rinchiusi dei prigionièri) discute sul significato della lotta di Liberazione in termini di lotta per il cambiaménto dei vecchi rapporti di lavoro e di proprietà nelle campagne. 


Personaggi: Tito (Salvatore, figlio di braccianti del meridione), Lupo (Francesco, figlio di un mezzadro marchigiano) e Freccia (Guido, figlio di un contadino della bassa padana).

Buio


T e L sono in scena camminano in silenzio per 15 secondi, anche fuori del fascio di luce, si guardano sbuffano, sono un po’ sconvolti, 5 anni di guerra, hanno freddo 

T - Lupo…. Che ora sarà? silenzio sta notte non passa mai.
T - Freccia!…. Freccia!
F arriva lentaménte
F - solo turni di guardia…. per quattro bastardi…. Se li ammazzavamo subito… a quest’ora stavamo tutti in pace…
L - ….Siamo diversi da loro! 
F - Mah… Falco è troppo buono, troppo! per fare il processo a questi ci fa rischiare la pelle…. a tutti!
L - Falco è il capo e sa quello che fa…
F - Falco è il capo, Falco ha studiato, Falco sa tutto! E noi invece che siamo dei poveracci!… Noi dobbiamo stare zitti ed eseguire…Ma ho la testa ce l’ho anch’io per ragionare! A me non mi incanta nessuno!
L - Appena finita ‘sta maledetta guerra torniamo a casa, …i padroni non esisteranno più, ….la terra ce la spartiremo tra noi che la lavoriamo!
T - ….Avremo finalménte una casa vera, vedrai! 
F - Sèi un coglione… Tito!
L - (diventando serio e avvicinandosi a F) No, no! Ti sbagli Freccia! …ricordati che stavolta saremo noi, anche noi, anche io, te… e lui, che siamo dei contadini poveracci a far sèntire la nostra voce, a pretendere qualcosa. E questo qualcosa ce lo dèvono dare senno ce lo prendiamo. 
F - (disincantato) se finisce la guerra succede come nel ’18: ai fanti che hanno combattuto sul Carso gli avevano promesso la terra. E quando sono tornati a casa: un bel niènte! È venuto il fascismo e allora alé: giù a lavorare! Fare quel che dice il padrone e il prete, …..e zitti! Se no bastonate, olio di ricino e calci nel culo! Vuoi vedere che stavolta succede lo stesso? Si cambia il vestito! Il padrone è sempre lo stesso!
T – E… cosa la facciamo a fare ‘sta guerra? Cosa rischiamo la vita a fare?
L - (sèmpre più infervorato) Tito ha ragione: quanti siamo noi contadini déntro le bande partigiane? E quanti ce ne sono di contadini qua attorno che ci aiutano e ci nascondono? Sono cento volte di più di quelli che combattono! E tutta questa gènte che rischia la pelle secondo te a guerra finita se ne torna a casa, zitta e bona? No! non sarà come l’altra volta Freccia. Stavolta abbiamo capito che se stiamo tutti uniti e ci mettiamo d’accordo allora siamo così forti che neppure i padroni ci fanno più paura!
F - (quasi con compatimento) Stà buono Lupo! Finché non lo vedo e lo tocco io non credo a un bel niènte… hai capito? Io non so dalle tue parti come è andata, quando sono venuti su i fascisti, ma dalle mie tutti i padroni, anche quelli che erano contro al fascismo, beh, il giorno dopo che Mussolini ha fatto la marcia su Roma sono diventati tutti dei bei fascistoni, altro che! Con la loro bèlla camicia nera a farsi belli alle sfilate, tutti col manganello - a trattarci come bestie! E allora io ti dico: cane non mangia cane. A guerra finita quelli coi danè, (fa il gesto di chi si aggiusta a sedere) resteranno in sella, e chi non ce li aveva prima, non ce li avrà manco dopo!
L - Allora! Perché sèi venuto a combattere coi partigiani? 
F - altro che patria! Libertà! socialismo? I contadini sono un tutt’uno coi campi, con le case, con le bestie: se gli distruggi questo, cosa gli rimane? La disperazione! Prendono le armi perché si sono accorti che i fascisti ed i tedeschi – con la terra che gli trema sotto i pièdi – rubano tutto, bruciano e distruggono tutto. … Questa è la “patria” dei contadini! Non è la “coscienza di classe”. 
L - (lo interrompe) Noi possiamo risolvere qualcosa, perché siamo dalla parte del riscatto, loro non possono che ribadire le catene, la schiavitù. Sèi d’accordo, almeno su questo?
F - Sì cèrto! Come vedi sono qui con te! Con la gènte come me che combatte per difendere quel pòco che ha.
L - Io ti dico che adesso vinciamo la guerra e pòi facciamo fuori tutti i padroni e ci prendiamo la nostra terra. E le cose cambieranno. Vedrai se cambieranno!




SECONDO QUADRO - LA GUERRA E’ FINITA (E COMINCIANO LE DELUSIONI…)

Giugno 1946. La guerra è finita. Francesco è tornato a casa, e ha ripreso il lavoro consueto dei campi insième al rèsto della famiglia. Sono mesi difficilissimi: manca tutto, i prezzi vanno alle stelle, le speranze di cambiaménto si infrangono contro una realtà fatta di “ritorno al passato” sotto ogni punto di vista: politico, sociale, lavorativo. 
Francesco è nei campi a tagliare il fieno, vede passare lungo la strada una conoscente in bicicletta, la chiama e si ferma a parlare con lei. Quest’ultima gli porta la notizia che Palmiro Togliatti, Ministro della Giustizia nel primo governo De Gasperi (un governo ancora di “unità nazionale” formatosi subito dopo la fine della guerra), ha appena promulgato l’amnistia per tutti i crimini commessi dai fascisti. E’ la fine dell’epurazione e il primo serio segnale della “continuità” con il passato. Francesco la chiama, la ferma, e i due si mettono a discutere sul fatto. L’amnistia non è solo un fatto simbolico, perché in questo modo resteranno del tutto impuniti torturatori, stupratori, assassini, responsabili di atroci delitti; ma cèrto per gli ex partigiani rappresenta un duro colpo ai “sogni” resistenziali, e decreta in loro la nascita di un senso di rabbia, di amarezza e di sfiducia destinato con il tempo a crescere sèmpre di più…


Personaggi: Francesco, Maria, Irma, Lidia

(Entrano le donne, cantano, piegano lenzuola, escono) 
F- (entra affaticato e ogni tanto si ferma ad asciugarsi il sudore) Dio buono! (guarda in alto la posizione del sole) Non sarà neppure mezzogiorno… (dopo aver bevuto da un orcio, getta uno sguardo dalla parte opposta, verso la strada, e vede passare una donna in bicicletta, la riconosce, è Maria, una contadina che vive nella vallata di fianco alla sua, e che anche lei, come Francesco, appena finita la guerra, ha cominciato a prendere parte attivaménte alla vita del risorto sindacato dei contadini, la Confederterra, che nelle campagne si organizza a partire da cellule di base chiamate “leghe”) ….. (silenzio) Maria! Mariaa! Mariaaa!
M - (ancora da fuori scena, con voce distante) Oheeè, Checco! Come andiamo? Tutto bène?
F - Mah!… E’ dura la falce! Vièni qua! Fermati un moménto, che barattiamo due parole!
M - Arrivo!
F - (negli istanti di attesa, prima che M entri in scena, parlando quasi tra sé e sé) Così mi racconti quel che succede in paese…, si fatica e basta, santo Dio!
M - Oh, Checco, sta’ a sèntire, che c’è una novità grossa oggi…Guarda qua, sono stata alla sede della lega e mi hanno dato ‘sto foglio stampato…(…) “Il Ministro della Giustizia Togliatti ha promulgato l’amnistia. Con questo provvedimento i peggiori delitti commessi dai fascisti tra il ’43 e il ’45 resteranno impuniti. Tutte le forze democratiche hanno subito annunciato grandi manifestazioni di protesta contro il provvedimento, che è un vero e proprio oltraggio ai tanti martiri caduti per la libertà del Paese. Il nostro sindacato prevede di indire riunioni ad ogni livello per mettere a punto le opportune azioni di protesta”. 
F - (incredulo ed esterrefatto, strappa di mano il foglio a Maria e rilegge a ménte le prime righe, saltando dei passaggi, ma soffermandosi scandalizzato su questo passaggio – da questo punto sèntiamo quello che dice): “si prevede una distinzione tra autori di torture normali e sevizie particolarménte efferate. L’amnistia non riguarda chi sarà riconosciuto responsabile di queste ultime…”. Ma porco diavolo, allora! Ma che cazzo c’ha in testa Togliatti? Per fortuna che è comunista! … Alè! Abbiamo rimesso in libertà tutti quanti, pure i torturatori! … non ci posso credere…. 
M - Eh, manco io ci volevo credere, ma è così, Checco. La guerra è finita, la rivoluzione non l’abbiamo fatta e vedrai che tra pòco questi bastardi ce li ritroviamo ai posti di comando, come se niènte fosse…
F - (come inseguendo un pensiero suo…) Te la ricordi Irma? Quella che faceva la staffetta partigiana.. 
M - (mesta) Me la ricordo, me la ricordo… 
F - Irma la lepre, … correva, a pièdi, che nessuno riusciva a starle diètro… aveva due gambe che erano … come due spaghi, e c’aveva una forza (…)




Irma entrando come se fuggisse: …No.. aiuto.. no.. io non vi ho fatto niènte.

Irma cerca di fuggire ma…. esce

Silenzio stop musica 

Buio sulla zona di Irma 

Luce su F e M

F - E alla fine è morta… Ecco, ti rendi conto che quei maledetti lì - che sappiamo pure chi sono, per nome e cognome - la passeranno liscia… Lo capisci che ce li ritroveremo in giro, per la strada, come gènte per bène? E quelli più “famosi” vedrai che ce li ritroveremo nei posti che contano, a comandare. Non può essere! Chi ha sbagliato deve pagare, se no va tutto a puttane, se no vuol dire che quel che abbiamo fatto non è servito a niènte… No, una cosa così non mi va giù!
M - Ma cosa ci vuoi fare? Il sindacato ha in ménte di organizzare una grande manifestazione, ma cosa credi che dopo si rimangiano l’amnistia? Niènte… L’hanno concessa…ormai è fatto…
F - (quasi tra sé e sé, a bassa voce) Aveva ragione Freccia, aveva ragione… Quelli che potevamo, quelli che avevamo in pugno, li dovevamo ammazzare tutti subito, senza aspettare…
M - Mica ho capito! Chi è ‘sto Freccia?
F - (riprendendosi) Ma no, niènte... Tanto i fucili e le pistole ormai non ce le abbiamo più… E’ una storia finita, quella… E’ che pòi si diventa cattivi a sèntire queste cose qui! Ti tirano fuori il peggio che c’abbiamo déntro… (sconsolato) Ma come si fa, dico, come si fa a credere nella giustizia?
M - Sta su, Checco! Alla fine, i morti sono morti, ormai, e noi dobbiamo guardare avanti, pensare a quel che ci aspetta. 
Lidia entrando - Il capolega, ci ha convocati tutti per venerdì sera, dopo cena, a casa mia, perché dobbiamo parlare di come vogliamo fare per la questione del nuovo patto colonico, se ci sta bène o no la proposta che ha fatto il sindacato… dobbiamo parlare anche delle regalie, ché qui bisogna muoversi, bisogna assolutaménte fare qualcosa, come hanno fatto da altre parti… Se no va a finire che le regalie noi continueremo a portargliele per sèmpre ai padroni! Ma non ci vediamo proprio a casa mia, perché ho paura del fattore che se lo viène a sapere, pòi lo va subito a raccontare al proprietario, così il prossimo anno mi manda via subito dalla terra!”. Allora, ci vediamo alla casetta del Vallone… Lo sapete dov’è? 
F - Lo so, lo so, sta’ tranquilla. Non mancheremo… 

Lidia esce

F - Ma vedi, pure ‘sta cosa qua, io non la capisco. Insomma, la libertà di riunione l’abbiamo conquistata o no? In Italia c’è la libertà di riunione sindacale o no? Sì e no! Sì sulla carta, no per i padroni! Cazzo, hanno fatto le leggi, ma mica sono uguali per tutti! No, i padroni, loro è come se vivessero su un altro mondo! Chissà, forse gli pare di stare ancora … A questi bisogna farglielo capire con i fatti, che le parole non gli bastano, manco quelle scritte gli bastano… Sono abituati a fare come gli pare da troppo tempo … anzi ci vogliono le maniere forti, ci vogliono! 
M - Sarà, però guarda che con la lega, col sindacato ne abbiamo fatti già di passi avanti.. ma ti ricordi prima della guerra quando veniva il padrone come stavamo, tutti quanti? Con la testa bassa e il culo stretto stavamo! “Ecco sor padrone… prenda sor padrone… grazie sor padrone!” E c’era sèmpre la paura che volesse qualche cosa di più e con la scusa di un debito non pagato ti si portava via una gallina di più, e magari pure la tua pacca del maiale, oltre che la sua! Del maiale che tu avevi allevato tutto a tue spese! Dovevi stare pure zitto!…. Adesso non gli riesce più di fare come prima: adesso a noi i conti ce li tiène il sindacato, c’è qualcuno che ci difende e guarda un po’ che adesso bene o male ci resta sèmpre qualcosa per noi. E ti pare pòco già una cosa come questa? Io me li sono fatti quattro chilometri in bicicletta l’anno scorso - casa per casa - passavo a convincere la gènte, le famiglie, i mezzadri soprattutto, che bisognava associarsi, che bisognava fare queste leghe e mettersi col sindacato... E mica ce n’erano tanti allora di contadini disposti ad aprirci la porta! Cosa credi che è stata facile? Ma per niènte, per niènte! Qui in questo circondario siamo 600 mezzadri e di questi quasi 400 sono iscritti alla Federterra! I due terzi! E ti pare pòco questo? Gènte che tremava a vedere il fattore, che se la faceva addosso a sèntire la voce del padrone, adesso si riunisce tutte le settimane per discutere con gli altri cosa fare per farsi rispettare, per ottenere i miglioramenti contrattuali! … Abbiamo rotto un sistema che durava dal Medio Evo!
F - E’ stato fatto tanto ma cosa abbiamo ottenuto? Pòco o niènte, Anzi, abbiamo ottenuto la reazione dei padroni, che ci hanno scacciato dalle terre! Per te è più facile, tu sèi sulla terra dell’Ospedale, e lì praticaménte non c’è un padrone, c’è l’amministratore, va bé, ma già è uno che ragiona diversaménte dal padrone del pezzetto di terra… ma tutto questo, secondo, me non basta… Non basterà a far cambiare la testa dei padroni… Non basterà!
M - E che vuoi fare allora, metterli al muro col fucile puntato? Non si può! Allora è inutile starci a far tanti ragionamenti sopra? Il forcone e la doppietta non li puoi usare!
F - Sì, ma ogni tanto mi verrebbe voglia… 
M - Tutto comincia adesso! Adesso che siamo una forza unita, adesso possiamo cominciare a dare del filo da torcere ai padroni! E vedrai che se ci crediamo, se facciamo le cose per bène, otterremo anche dei grossi risultati! 
F - Beata te! A me però a sèntire una notizia come quella dell’amnistia mi cascano le braccia, mi viène voglia di mandare tutto e tutti a quel paese… ma con questo io ci sto lo sai! Sono con voi, sono nella lega, ho la tessera della Federmezzadri, se c’è da fare qualcosa, qualsiasi cosa, io la faccio! Su di me potete contare. … (con un velo di rammarico) Però, ecco, non è che abbia più quell’entusiasmo di prima….




TERZO QUADRO - LE LEGGI CI SONO, MA I PADRONI NON NE VOGLIONO SAPERE!

Estate 1948: episodi delle lotte contadine. 
Per l’Italia centrale (lotte mezzadrili) quadro diretto, con Francesco che inscena una lite con il fattore - cioè il rappresentante del proprietario - il quale non vuol dividere i prodotti secondo le indicazioni del Lodo De Gasperi e della Tregua mezzadrile, provvedimenti peraltro solo molto leggerménte migliorativi per i mezzadri rispetto al passato. 



Personaggi: Francesco, Emilio (il fattore), Lidia (moglie di Francesco), Giovanna (madre di Francesco), quattro contadine, Maria, l’Uomo del consorzio, Donna al consorzio 

Lidia - (porta una brocca di acqua e una di vino e le appoggia su un tavolo, davanti all’aia) Ohé, gènte! Se volete bere qualcosa, ecco qua! …Venite!
Francesco, la madre e altri contadine si avvicinano al tavolo, alcuni si siedono, tutti prendono man mano da bere e si scambiano battute di circostanza)
F - Ah, un buon bicchiere di vino è quello che ci vuole, dopo tutta ‘sta polvere!
Prima Contadina - Via Checco, che anche quest’anno è fatta…ormai abbiamo finito…
Seconda Contadina – Aaah, quando c’hai sete è buona pure l’acqua, è buona! E fresca è! Che l’avete andata a prendere adesso alla fonte, Lidia?
Lidia - No, no, stamattina prèsto ci siamo andate…che dopo viène su il caldo e la fonte, lo sapete, non è proprio diètro casa…a andar giù vai bène, ma a venire su con le brocche piene è tutta in salita, eh!
Terza Contadina - Sto lavoro dell’acqua prima o pòi ha da finire! …Mica si può campare sèmpre così! Sul paese già c’hanno l’acqua corrente déntro casa quasi tutti ormai, e noi qua per le campagne niènte… A noialtri che ce ne serve di più, per noi e per le bestie, niènte, noialtri bisogna fare i chilometri tutti i giorni… 
Quarta Contadina - Da noi mai c’arriverà l’acqua! E perché la corrente elettrica, allora, quant’è che ce l’hanno promessa? Da prima della guerra ce l’hanno promessa, ma te l’hai vista, ancora, ‘sta corrente? Io no! …Eh, a noi ci dèvono far tribolare, non lo sai? A noi il tribolo e pure la colpa! … Te guarda con ‘sta faccenda del mercato nero, come è andata a finire!… E già da quando c’era la guerra che andavano in giro certi discorsi, ma adesso invece di andare in mèglio siamo andati in peggio!


Dove appare un uomo che è addetto al consorzio, pòi Maria esce dal gruppo ed insième al gruppo si avvia verso l’uomo del consorzio

Uomo del Consorzio – Niènte da fare.. il prezzo è già stato stabilito, vi possiamo dare mille lire al quintale… niènte di più… altrimenti ve lo riportate a casa.

I contadini si allontanano

Entra una donna 

Donna – Quanto lo fate questo grano?
Uomo del Consorzio parla con circospezione senza farsi sèntire di contadini – 1900 lire al quintale. Quest’anno i contadini hanno voluto di più.
Donna - Sèmpre colpa loro. Se i prezzi sono così alti è colpa loro. Ai contadini bisogna metterci le tasse, ma le tasse forti, perché speculano sopra la fame, e si sono messi da parte un sacco di soldi! A noi ci fanno morire di fame per davvero! 

Maria, l’addetto al consorzio e la donna escono da dove sono entrati

Seconda Contadina - Roba da matti! … A noialtri che non c’abbiamo manco gli occhi per piangere!
G - Lascia stare, … Passerà pure questa, vedrai… Che pòi col tempo si vede chi è che ci ha speculato, chi è che ha fatto il mercato nero… 
F - Eh mamma passerà, ma intanto ci rimettiamo sèmpre noi! E pòi io non so se passerà mai…
G - Intanto, cominciamo a pensare per adesso: a momenti ha da venire il fattore, che dobbiamo pesare i sacchi e fare le parti… Mi raccomando, Checco, vediamo di non trovare da discutere come l’anno passato.. 
F - Ah no, mamma, no eh! ‘Sti discorsi non li voglio sèntire! Io oggi divido secondo quanto ci ha detto il sindacato. E se il fattore è una persona onesta, non c’è niènte da discutere; se invece vuole fare il prepotente, e allora vediamo chi è più duro! Perché noi vogliamo quello che ci spetta. E quello che ci spetta è quello che è stato stabilito dalla legge. Lì c’è pòco da fare: il Lodo De Gasperi parla chiaro! E adesso c’è pure la legge della Tregua mezzadrile, va bène? Se le leggi ci sono bisogna rispettarle, no? Noi non le rispettiamo tutte le leggi che ci sono? 
Prima Contadina: Eh! …E se per caso fai una mancanza, il giorno dopo c’hai subito i carabinièri sotto casa!
Quarta Contadina - Loro invece no, c’è una legge, non la applicano e nessuno gli dice niènte! Tocca fargli causa, tocca portarli in tribunale!… E come fai a portarli in tribunale? Chi ce lo paga l’avvocato?… Niènte, se fossimo da soli si piegava ancora la testa e zitti!… Ma non siamo più soli contro il padrone, no! C’è la lega, c’è il sindacato che ci difende. E l’avvocato ce lo mette lui per noi. E guarda un po’ che adesso gli tocca pagare anche, a ‘sti “signori”! (detto con un cèrto disprezzo) … Va là, va là, che la voce grossa la faranno, ché sono abituati a farla, e è un vizio che non se lo levano, ma adesso a me non mi mettono paura!
G - Mannaggia a me e quando t’ho dato retta con ‘sta tessera del sindacato! Vuoi vedere che se andiamo avanti così il padrone ci manda via? 
Seconda Contadina - Alè! Zitti, zitti, che eccolo che arriva, il fattore! Te guarda che polverone che fa con quella motocicletta!
Prima Contadina - Hai visto che razza di camion che s’è portato diètro per caricare il grano? Quello te lo vuole portare via tutto, non solo la sua parte!
(Emilio, il fattore entra in scena).
E - Buon giorno signora Giovanna … Buondì a tutti!
Tutti – Giorno… 
G - Buondì, sor Emilio… Come andiamo?
E - Eh, come andiamo! … Qui le cose vanno sèmpre peggio, più tempo passa e peggio andiamo…
Terza Contadina - (sottovoce, dando di gomito ad uno dei due contadini) Eccolo, che già comincia a piangere! Poveraccio, tanto c’ha un soldo!
G - Via sor Emilio, che quest’anno non è andata proprio male… La stagione non è stata proprio del diavolo…un po’ di grano l’abbiamo raccolto…
E - (un po’ nervoso, perché sa che i contadini non vogliono dividere alla vecchia manièra) Ecco, signora Giovanna, visto che stamattina siamo qui per questo… prima che cominciamo a pesare, chiariamo subito una cosa: si divide 50 e 50, va bène?
F - (intervenendo bruscaménte) No!
E - Mi vuoi mandare in bestia, eh! Da quando è finita la guerra, tutti gli anni, ogni volta che vengo qua per fare le parti del grano dèvo trovare da discutere con te! Metti bocca… (un po’ mugugnando) A voialtri a fare i partigiani v’ha fatto proprio male…v’ha montato la testa…
F - (quasi minaccioso) Come dite, sor fattore? Non ho mica capito bène quel che avete detto sui partigiani…
E - Niènte, niènte…non ho detto niènte, sta’ buono!
Terza Contadina - Ah, ecco! Non tiriamo fuori i partigiani, eh! Che a quest’ora… (come scacciando un pensiero) 
F - Va bène, va bène, restiamo al dunque: qui noi, sor fattore, oggi dividiamo così: 53% a noi e 47% al padrone. E non c’è discussione.
E - (molto serio guarda Giovanna) 
G - (anch’egli seria) Sor Emilio, io ormai sono vecchia e mi dèvo affidare ai figli, mi dèvo affidare a Checco… E pòi, alla fine, lo sapete, la tessera del sindacato ce l’ho pure io… E il sindacato dice che…
E - Ahhh! ‘Sto sindacato! Quanto danno che ha fatto! Voialtri non vi rendete conto… A voialtri vi pare di cavarci il tornaconto a dare retta al sindacato, ma ci andate a sbattere malaménte il muso, volete vedere?
F - Sor Fattore, poche storie! Questi discorsi qui non ci mettevano paura tre anni fa e non ci mettono paura manco adesso: noi siamo dalla parte del giusto, noi vogliamo solo quel che dice la legge, va bène? Lo volete capire questo, sì o no? E glielo volete far capire pure al padrone?
E - (quasi ironico) ‘Sta tranquillo che quando il padrone lo viène a sapere, la capirà bène, la capirà!
F - Voi continuate a minacciare ma non ci intimorite. 
E - Ah, vi siete preparati bène, eh! Vi siete organizzati per farmi una prepotenza! Voi siete un branco e io sono da solo… Ma io posso anche rifiutarmi di prendere quel che mi date, lo sapete? Io me ne torno a casa senza aver diviso… E il grano resta tutto qui… e nessuno lo tocca! Santo Dio, ‘sta a vedere che quest’anno lo facciamo ammuffire qua, piuttosto che darvela vinta!
F - E pure su questo vi sbagliate, sor fattore. Se volete andar via, andate, ché nessuno vi trattiène. Ma noi oggi pesiamo i sacchi e dividiamo, con voi o senza. E pòi la parte del padrone - quel che gli spetta per legge - glie la portiamo fino a casa col carretto e lì glie la lasciamo!
E - Ma sènti te che razza di maleducato! Ma qui va a finire che io chiamo i carabinièri, eh!
Seconda Contadina - E chiamateli, ‘sti carabinièri che vi piacciono tanto! Chiamateli! E pòi voglio vedere cosa possono fare, adesso che c’è la legge dalla nostra parte!
E - Ma a voi che vi pare che una volta che è stata fatta la legge, dopo potete fare come vi pare, eh? Ma lo sapete quante carte, quanti passaggi, quanta strada deve fare la legge prima che la puoi applicare? E chi vi credete di essere diventati, eh?
F - Io non mi credo niènte, io so che quest’anno possiamo dividere così! E’ legittimo che facciamo così! E a me mi basta questo!
E - Santa madonna! Con te non ci si parla più! Sèi diventato una bestia! E pure voi stavolta non mi siete piaciuta per niènte! …Ma io mica c’ho bisogno di stare qui a sèntire i vostri discorsi? Nooo! Io adesso vado su dal padrone e gli dico come stanno le cose e faccio venire giù lui in persona! Dopo voglio vedere se mantenete ancora ‘sta faccia! 
F - E andate, andate a chiamarlo! Così oggi tocca pure a lui! Ma intanto che andate su e tornate giù, guardate che noi cominciamo a pesare e a fare le parti. E vi carichiamo pure il camion! Tanto c’è il vostro autista che fa’ da testimone per la pesa!
E - (esce, arrabbiatissimo) … 
Prima Contadina - Ostia gliel’abbiamo cantata chiara! Ma quello va a chiamare il padrone per davvero…
F - Magari! Tanto, guardate, prima o pòi anche col padrone certi discorsi bisogna cominciare a farli!
G - Checco… ‘sta attento a quel che fai che qui ci sbattono via…
F - Ma no, lo dicono solo per impaurirci…
G - Mica tanto, lo sai quanti ne sono stati disdettati qua attorno lo scorso anno, no?
F - Sì, ma il nostro padrone è uno che non se la sente di fare una cosa del genere… E’ uno un po’…come si dice? Timoroso di cambiare… Che dopo chissà chi trova… Di noi si fida, gli abbiamo sèmpre lavorato bène, non gli abbiamo mai dato una grana…
G - Sì, ma adesso glie le diamo tutte in una volta!
Seconda Contadina - Mèglio così: tanto qui, o la va o la spacca… E’ inutile… Non possiamo mica andare avanti così, far finta di niènte quando tutto intorno le cose cambiano!
G - Cambiano dici te… Io vedo che tanti mezzadri, specie quelli dei poderi piccoli, che c’hanno il padrone sèmpre sul collo, quelli mica stanno diètro a quel che dice il sindacato!…Mica chiedono il Lodo!
F - E che facciamo, mamma? Stiamo a guardare a quelli che fanno peggio? Guarderemo quelli che fanno il mèglio, no?
G - Ma qual è alla fine ‘sto mèglio che dici te? Di mettersi in cagnara col fattore e col padrone? Te pensi che ci guadagneremo? Mah… Io, da quando è morto tuo padre e mi è toccato di reggere la famiglia, di prendere il posto suo per trattare coi padroni, io finora ci ero andata sèmpre d’accordo con loro, ma cèrto che da adesso in pòi, le cose cambieranno…mah, non so…
F - Per dirvi: una cosa che tanto a me non mi è mai andata giù - e mai mi andrà giù - è che noi tutto l’anno dobbiamo fargli tanti di quei servizi gratis al padrone che se ce li pagava, a quest’ora non ti dico che eravamo ricchi, ma cèrto mèglio stavamo! E la legna da mettergli in magazzino, e i panni da lavargli, e la roba dell’orto da portargli a casa, e le uova a Pasqua, e il cappone a Natale, e quello e quell’altro… 
Lidia - E se per caso non glieli fai a puntino, pòi c’è pure i rimproveri! Manca un par de uova? E com’è che quest’anno le uova sono di meno? Manca una gallina? E com’è che manca la gallina? Ve la siete tenuta una in più voi? … E magari noialtri per dare da mangiare alle galline che pòi a lui gli portiamo “a gratis” (sottolinea l’espressione), ci tocca pure comprare il mangime coi soldi nostri, ché quel che c’è del campo non basta! (come se non trovasse la parola)…
Terza Contadina - E’ un trattamento da servi, ecco quel che è!
G - (stancaménte) Le regalie in natura fanno parte del contratto, i lavori gratuiti obbligatori fanno parte del contratto, Checco… E’ una regola, è una tradizione…
F - Macché regola! E’ da quando è finita la guerra che si è stabilito di dire basta alle regalie e basta ai lavori gratis per il padrone! Non vi ricordate che nel ’44 e pure nel ’45 gliele abbiamo rifiutate tutti, e per protesta le abbiamo donate all’ospedale? E cosa hanno fatto, allora? Te le sono venute a chiedere, dopo? No, non hanno avuto il coraggio di venirvi a dire niènte, altroché! … Solo che qui, invece di farla diventare la nuova regola, piano piano siamo ritornati a rispettare quella di prima… E dai a portare le regalie al padrone… E magari di nascosto! …capirete, pur di far contento il padrone… 
Maria arriva
M - Ohè, compari! Buongiorno a tutti! C’è novità in giro, novità grosse, le avete già sapute? (sventolando il giornale)…
Seconda Contadina - Che è successo? E’ morto il papa? O Facciamo la guerra?
M - Niènte papi, ma guerre, beh, ‘na guerra proprio no, ma ‘na battaglia sì! E ci siamo di mezzo noialtri, stavolta! C’è di mezzo (con enfasi) l’esercito dei contadini!
Prima Contadina - Che è successo, Maria? Dì su! ... Che ci tieni sulle spine?
M - E’ successo qui nelle Marche, nel pesarese, su nell’entroterra. Dove è quasi montagna.
Seconda Contadina - Sì, sì ma se n’è parlato qualche mese fa…Quand’è stato che… 
M - A dicembre, alla fine di dicembre del ‘47! Lì è successo che siccome i proprietari non volevano dare il Lodo - 

Maria avanza


Maria - Manco la parte riconosciuta per i danni di guerra ci avete dato - adesso ve ne state chiusi qui dentro - dalla mattina alla sera! Nessuno esce fuori… finché non firmate l’accordo! Ahhhh, questa è una cosa grossa,! Ci sono tremila persone … tutti i mezzadri del mandamento ci sono! (dopo una breve pausa) …E se non vi sta bene vi diamo pure quattro sberle! 


Terza Contadina - Non è finita lì però! I padroni hanno fatto la denuncia, e adesso hanno cominciato a fare gli interrogatori a tutti i mezzadri che sono stati denunciati… 75 sono gli imputati! Settantacinque! Settantacinque mezzadri! …. E non c’è niènte da fare, vedrai che finiranno in Tribunale… se non c’hanno gli avvocati buoni… 
Seconda Contadina - Eh, ma lì ci sarà anche il sindacato che si mette in mezzo, no? Gli avvocati buoni ce li mette il sindacato, vedrai!
Terza Contadina - Hanno fatto bène a Macerata Feltria… con le buone maniere… (sottolineando l’ironia dell’espressione) come si ottengono subito le cose?
M - Ormai, tutta la campagna italiana è in pièdi! Tutti in agitazione, tutti in sciopero! Cose grosse, manifestazioni, occupazioni… scontri con la polizia… morti e i feriti!
Lidia - (tra il mesto e l’indignato) Quelli non mancano mai… La polizia spara su gènte che protesta perché non vuole morire di fame…
Quarta Contadina - Roba da matti!


M - Ma dappertutto è così: Ai primi di aprile il segretario della Confederterra di Palermo è stato assassinato… è il trentasèiesimo dirigènte sindacale che in due anni in Sicilia viène ammazzato. Per tutto maggio e tutto giugno ci sono stati gli scioperi a catena dei braccianti e pòi manifestazioni di protesta e l’occupazioni di terreni incolti dei grandi latifondisti.. Dappertutto! Non solo in Sicilia… In Calabria, in Puglia, in Campania… 
Lidia - Perché non lo scrivono in chiaro: “la mafia per conto dei padroni ha ammazzato Tizio e Caio”… E mica hanno cominciato adesso a farlo! Perché non ve la ricordate la strage del Primo Maggio lì vicino Palermo, l’anno scorso? Com’è che si chiamava quel posto…
Prima Contadina: - Portella della Ginestra si chiama… 
M - Lì C’era il bandito Giuliano e la sua banda che sparavano… sette morti e trenta, quaranta feriti…boh! Tutti contadini che festeggiavano il Primo Maggio… Che erano stati radunati lì dal sindacato… Una strage… E chi è che l’ha voluta? Chi è che ha pagato Giuliano? Quelli che non volevano che i contadini alzassero troppo la testa: ecco chi l’ha voluta! Ah, ma quelli - i mandanti – quelli li non troveranno mai… Quelli non si toccano! Non si possono toccare! 


Quarta Contadina - Adesso che le elezioni le hanno vinte i democristiani, adesso che manco déntro al sindacato non sono tutti più d’accordo… Come ti credi che andrà a finire? … Spartire le terre dei baroni? Siii…ma quando! …Se va bène ci daranno un contentino… se va bène… qualche pezzo di terra di quelle peggio messe, di quelle che non ci arrivano le strade, di quelle che non rendono niènte… Ecco, vedrai se alla fine non va’ a finire così!
M - Non tira aria buona. 


Prima Contadina - Però, il moviménto è grosso… è generale… Come la fermi tutta ‘sta gènte? 
Seconda Contadina - Mica gli spari a tutti!.. Anche la politica… anche i democristiani, voglio dire, va bé comandano loro adesso, va bé fanno prima di tutto gli interessi dei padroni… però tanto è un problema che dèvono prendere in considerazione… 
Terza Contadina - Non possono far finta di niènte!
Lidia - Quelli si aggiustano… Aspettano un po’, fanno passare il tempo… che tanto la gènte pòi si stanca di protestare… e ai più testardi, alla fine, li accontentano con qualche scarto… Chi è che hanno fatto Ministro dell’Agricoltura? Ce lo hanno detto l’ultima volta alla riunione della lega, te lo ricordi? Segni, ci hanno messo: uno che in Sardegna è tra quelli che di terra ce n'ha più di tutti! E ti pare che fa una legge per farsi portare via la terra dai braccianti? Ti pare a te? 
M - Nel Nord sono tanto “agguerriti”. Lì ci sono delle aziende all’avanguardia… Quelli che ci lavorano mica sono convinti che smembrare quelle aziende sia una buona cosa? Voglio dire: finché si tratta di fare lo sciopero per avere un salario più alto, bène, finché si tratta di fare le manifestazioni perché i padroni non tocchino l’imponibile di manodopera, bène… ma alla fine, mica sono cose che cambiano la vita dei braccianti, queste!… Se gli dici: “bisogna lottare per avere il possesso della terra!”, loro non so quanto la capiscono questa cosa… tant’è vero che – se non ho capito male – il sindacato stesso – lì sembra orientato a lasciare tutto così com’è, le aziende così come sono, ma magari a farle diventare invece che di un solo padrone, proprietà di una cooperativa…
Prima Contadina - Magari glie la facessero a fare le cooperative che gestiscono le aziende agricole! Questa è la democrazia sul posto di lavoro: ogni socio è un po’ padrone, ogni socio prende le decisioni insième agli altri!
L - Sì questo è bello, questo piace anche a me…Ma volevo dire che siccome ancora non mi pare che sia una cosa tanto chiara a tutti, lì alla fine tra chi non ha capito bène cosa si vuole fare, chi non ha ancora le idee chiare, chi si accontenta di qualche miglioramento del salario… Alla fine anche lì è un moviménto di lotta destinato…non so… non dico a perdere ma a ..ritirarsi piano piano…
M - Oh, Checco, sarà pur come dici te, alla fine dappertutto i contadini in Italia si stanno dando da fare, almeno per ora, e qui da noi? Come siamo messi qui, che c’è la mezzadria?
Prima Contadina - Sono tre-quattro anni che ci sbattiamo a destra e a sinistra per fare in modo che questi taccagni di padroni ci riconoscano quelle cose che la legge, il governo, lo stato già ci ha riconosciuto! Ecco come siamo messi! E fosse pòi un gran ché quello che ci dèvono dare! 
Seconda Contadina - Ma se vai a vedere, alla fine, cos’è? Il tre per cento in più rispetto a prima! A noi il 53% e a loro il 47%… E pòi dopo ci dovrebbe essere quell’altro 4% che i padroni dovrebbero accantonare per fare i miglioramenti nel fondo…
Terza Contadina - Ah, quello pòi! Pensi che noi li vedremo mai ‘sti miglioramenti? Pensi che ci vengono a costruire qualche canale nuovo per irrigare i campi? O Che ci vengono a rimettere a posto la casa? Che ci faranno un gabinetto da cristiani come ce l’hanno tutti? Sììì... 
L - Campa cavallo!!!
M - E’ qui il nodo! E qui che non scorre la corda! … la mezzadria. Da un parte c’è il padrone, e dall’altra c’è una famiglia! E quando c’è una famiglia… tante volte le cose non le puoi fare, anche se lo vorresti… e tocca tenersele nel gozzo!
Quarta Contadina - Andiamo a pesare ‘sti sacchi, e pòi carichiamo il camion, che il camionista, laggiù mi pare si sia stufato di aspettare…
L - Sì andiamo, andiamo!
(escono tutti di scena) 



QUARTO QUADRO – I GIOVANI NON VOGLIONO PIU’ SAPERNE DELLA TERRA…

Primi anni Cinquanta. Nella famiglia di Francesco, un episodio marginale diventa il pretesto per un’accesa discussione tra due generazioni - madri e figli - circa le condizioni di vita del moménto e le prospettive future. 


Personaggi: Francesco, Lidia sua moglie, sua madre, Prima Contadina, Evelina e la scrivana

L - (entrando in scena) Lidia, Lidia và a chiamare mamma, ché è arrivata una lettera dello zio dall’America! … Và a chiamare mamma ti dico.
Lidia - (uscendo) Vado, vado subito… 
G - (abbastanza eccitata) Ha scritto Aurelio? Che dice? Come sta?
L - Eh… come sta… aspetta che ancora mica l’ho letta! Adesso la leggo forte, così sèntite tutti… Allora: “Cara zia Giovanna, cari tutti, sono Evelina, vostra nipote…


dove troviamo Evelina che sta dettando ad una scrivana

Evelina - Vi scrivo questa lettera per dirvi che qui va tutto bène e spero lo stesso di voi. Da l’ultima volta che vi ho fatto avere notizie, ci sono due novità grosse. La prima è che il babbo ha preso un’altra moglie, perché da solo non gli piace starci, io ho cercato di fargli capire che non era conveniènte ma lui ripeteva: tu sèi una donna e non capisci niènte. Anzi diceva sèmpre: è ora che ti sposi anche te. Il babbo si è sposato anche perché pensava sèmpre alla povera mamma, che però ormai è morta da tre anni, come sapete. Questa nuova moglie è molto più giovane del babbo, perché lui ne ha 55 e lei ne ha 28, però gli piace molto e pure lei dice che ha molta simpatia per lui. Si chiama Antonia. La sua famiglia adesso non se la passa tanto bène e il babbo l’ha presa senza dote né niènte, ma non gli importa, perché è giovane, bèlla e forte, e i soldi per campare per tutti e due ce li ha lui. Duilio, che è un suo compagno di lavoro e sta di casa vicino a noi dice che Antonia è troppo giovane per il babbo e che il babbo non è in grado di accontentarla per tutte quelle cose che si dèvono fare tra marito e moglie, e un giorno ce lo troveremo steso sul letto. Ma il babbo dice che Duilio si sbaglia perché ancora grazie a Dio la salute non gli manca ed è forte come un toro. Il babbo pensa anche che Duilio è invidioso perché è dal Venti che è qui a Buenos Aires e non è mai stato buono di trovare una donna per sposarsi. Il babbo gli ha detto pure che siccome Duilio è più giovane del babbo di sèi anni, ché non ci deve provare mai a guardare Antonia, ché altrimenti lo scanna col cortello del maiale. L’altra cosa che vi voglio dire, è che il babbo ha cambiato lavoro. Adesso fa il macellaro in un grande stabilimento. Ma è tanto grande che se non vedete non ci credi. Lì ammazzano cinquemila pecore al giorno e mille maiali. Il babbo sta alla ammazzatura dei bovi e lo pagano a cottimo. Si comincia alla matina prèsto, alle cinque, e pòi si dura fino alle undici. Si va a mangiare e pòi si mette sotto a mezzogiorno fino alle tre. E ne ammazzano cinquecènto o sèicento al giorno di bovi. Il babbo sta a raccogliere il sangue dopo che li hanno scannati, ché dopo viène uno a prenderlo che ci fanno il concime. E’ un lavoro che ci campiamo bène e al babbo gli piace di più di dove stava prima, alla fabbrica della concia delle pelli, ché lì tra la puzza, e l’acqua e tutto il rèsto non la sopportava più. Ma però adesso sta bène, e pure la paga è mèglio di quella di prima e ci abbiamo comprato anche un altro pezzo di terra adesso, ché ci abbiamo messo un po’ di vacche e i cavalli. Perché non venite oltre a lavorare qua in America, invece di tirare avanti a stentare col campo a mezzadria? Almeno Francesco, mio cugino, ché ancora è giovane e qua può trovare bène da lavorare. Può trovare da stare mèglio che lì. Mi raccomando di pensarci, ché dopo il tempo passa e più il tempo passa e peggio è. Io da parte mia sto bène, ma c’è qualche giorno che mi viène tanta voglia di venire in Italia a trovarvi, e anche per vedere come è fatto il posto in cui state, ché io me lo immagino dai racconti del babbo. Perché anche se sono nata qui non conosco quasi nessuno: con la gènte si parla pòco, e pòi noi stiamo in un posto dove ci sono tanti tedeschi e tanti polacchi, ché non ci vogliono tanto bène a noi italiani, e ci dicono che siamo mafiosi. Il babbo però dice che se non vogliamo andare a stare peggio è mèglio se restiamo qui.
Un abbraccio a tutti e speriamo di rivederci prèsto. Un bacio a tutti da vostra nipote Evelina e dallo zio Aurelio. 


Lidia - Oh, Santo Dio! Ma quante mogli c’ha avuto già, tre con questa?
G - No, quattro con questa!… Eh, Aurelio è uno che…le donne…
Lidia - Ma questa è tanto più giovane! Mah…non so se va bène…
F - Ma cosa vi importa a voi se s’è sposato un’altra volta o no? Cosa gli fate il conto delle mogli! Lui si fa gli affari suoi…E mi pare che se li è saputi fare bène, no?… Sèntite invece cosa dice del lavoro, dei soldi… Un altro pezzo di terra si è comprato! 
G - Eh…ma non ti credere…Mica è tutto oro quello che luce! … Cosa ti pare che quando è arrivato là ha fatto subito il signore? Te non te lo ricordi, perché quando è partito manco eri nato… ma Aurelio i primi tèmpi là ha tribolato forte! Lavorava pure 14 ore al giorno e… per dormire, dormiva sulla paglia insième alla bestie! Manco una casa dove andare c’aveva! 
F - Mah…avrà fatto pure qualche sacrificio, per carità. Ma perché noi qua non li facciamo? Solo che lo zio Aurelio li ha fatti i primi tèmpi, ma dopo ha guadagnato bène e si è sistemato, noialtri invece li facciamo sèmpre, li abbiamo fatti sèmpre, ma… dove sono i risultati? 
G - No, no… Sta attento che ti sbagli… Te parli troppo alla svelta… Prima di tutto non è che i sacrifici che abbiamo fatto noialtri non sono serviti a niènte. Sono serviti a far campare e a tirare avanti tutta la famiglia! Cèrto che c’è stato da tribolare, cèrto che di soldi ne abbiamo visti sèmpre pochi…ma da mangiare, da vestirsi e da scaldarsi, alla fine non c’è mancato mai!
F - E’ ora di andare via da qua…Basta con la mezzadria, che ci lascia poveri e ci fa faticare sèmpre! O si trova un pezzo di terra da comprare, o si cambia mestière! Solo che qui noialtri la terra non la possiamo comprare, perché i soldi non ce li abbiamo… E allora bisogna anche pensare a cambiare mestière, ché adesso se vai in un paese, se vai in città, di posti da lavorare ce n’è, hai voglia se ce n’è!
G - Ma io ho sessant’anni! Cosa vuoi che mi metto a fare?
F - Ma io non dico voi! Cèrto che per gènte della vostra età ormai è difficile, ma per chi ha trent’anni o pòco più, come me, le cose sono diverse! C’è stata una guerra che…è stata brutta, ma ci ha pure aperto gli occhi!… Insomma, io di campare senza mai una volta togliersi la soddisfazione di uscire fuori da questo pezzo di terra e andare a vedere un posto che sia più in là del nostro paese… Io di questa vita qua sono stufo! Sono proprio stufo!
Lidia - Oh! Basta Checco, basta… fai certi discorsi ogni tanto che… basta, basta, quando è così io è mèglio che non sto più a sèntire… Vado via, vado via… Che pòi giù sotto c’è ancora tanto da fare oggi, ancora tanto… (ed esce di scena)
G - Lo vedi che manco a tua moglie le sta bène quel che dici…
F - No, no… Le sta pure bène…E’ solo che ha paura… Pensa che dopo chissà cosa succede… Ma adesso… Pensate un moménto anche a Fausto, a mio fratello, adesso fa il militare ma quando torna, fra sèi mesi, cosa volete che si rimetta giù anche lui tutta la vita a vangare la terra? Fausto ha vent’anni e dopo tutto il tempo che ha passato lassù al nord, in una città grande come Torino, lui può tornare qui, e come se niènte fosse ricominciare la vita di prima, coi pièdi scalzi a tirare le vacche? Fausto vorrà cambiare vita, andare via di qua! E avrà ragione!
G - Mah… Alla fine Fausto è figlio mio e… deve fare quello che dico io! Sono io il capofamiglia, e il padrone l’ha fatto con me il contratto. E se io firmo che posso garantirgli tante braccia da lavoro… beh allora tante dèvono essere, né di più, né di meno!
F - Mamma! Ve l’ho detto, parlate come se la mezzadria fosse il vangelo! Ma vi accorgerete quando Fausto torna a casa, se ho o non ho ragione io! Fausto la domenica va in libera uscita, va in cèntro, va a passeggio tra i signori, magari va al cinema…va a ballare… Magari c’ha un amico con la macchina, o con la vèspa…o con la motocicletta che ne so… e vanno a fare un giro, vanno… vanno a vedere il mondo. A Torino lui sta bène, altroché! E quando tornerà a casa del tutto, qua - la domenica - dove va? Al massimo arriva su al paese, all’osteria… e fai la partita a carte, o fai la partita a bocce, e…tutto finisce lì! No, io non ci credo che a Fausto gli sta bène di ricominciare a fare questa vita!
G - (con tono fermo, anche se un po’ rassegnato) Checco… tu sèi l’unico figlio maschio che c’ho qui in casa, al moménto…anche se Fausto tra qualche mese ritorna…(quasi a rassicurare se stessa) Ma cèrto che ritorna!… La famiglia è il cèntro di tutto… Se si sfascia la famiglia, finisce tutto…finisce il lavoro…finisce il contratto col padrone… Ma guarda che questo sistema è quello che ci fa campare, alla fine! E allora quel che conta è che la famiglia sia unita, ma per essere unita bisogna che ci sia un ordine, che ci sia qualcuno che detta legge…che dice “questo sì” e “questo no”… E’ stato sèmpre così e…vedrai che sarà sèmpre così, perché diversaménte non può andare… Ma se la famiglia è il cèntro di tutto, (infervorandosi progressivaménte) ricordati che sta in pièdi solo perché tiène i pièdi sulla terra! Su questa terra! Che è terra buona, terra grassa, terra che ci dà da mangiare a tutti: a noi e agli animali! Hai capito cosa ti dico? Che la terra è quello che conta più di tutto. Più dei soldi, più dei soldi! E tu con queste idee che ti sèi messo in testa, cosa vuoi alla fine? Vuoi lasciare la terra, vuoi abbandonare il lavoro del contadino! Ecco cosa vuoi!
F - E cos’è una vergogna, questa? Io voglio andare via di qua e anche cambiare mestière! Basta con la terra, con la zappa, la vanga, le vacche e i maiali! Vado anche via dalla terra, vado anche a fare un altro mestière… L’operaio, per esèmpio…
G - Mah, sta a sèntire… Non è la prima volta che fai questi discorsi. Allora io ti domando una cosa: ma se te ne vai, e se porti via tua moglie con te, a noi qui come ci lasci? Qui sulla terra restiamo io e tuo fratello Fausto, e il padrone non ci sta di sicuro a mantenerci su questo podere qui…Il padrone ci caccia via e allora…bisogna che ci troviamo un altro pezzo di terra, bisogna andarcene… Lo capisci cosa significa che siamo una famiglia? Quello che vuoi fare te, porterà danno a tutti gli altri! Vuoi mandarci in rovina? Eh, dì?
F - Ma no! Prima di tutto io adesso… non so, magari posso provare a trovare un lavoro in un posto non troppo distante da qua, in modo che alla sera posso tornare a casa e…posso pure continuare a dare una mano per il campo…E così si potrèbbe tirare avanti ancora per un bel pezzo… Ma se per caso anche Fausto avesse queste intenzioni quando torna e allora…beh, la cosa diventa diversa…Perché cèrto da solo qui non vi ci possiamo lasciare e allora…Niènte, via…si va tutti a stare di casa in città…si prenderà qualcosa in affitto, e via! All’inizio staremo tutti insième, finché non ci sono i soldi…pòi dopo se ce la facciamo, magari io e mia moglie ci facciamo anche un appartamento per conto nostro…Eh sì, perché io mamma da quando quella volta sono entrato in quella casa della contessa Tresoli, coi partigiani... una bèlla casa come quella…Ma no! Manco come quella…una casa normale, però con tutte le cose che ci dèvono essere in una casa…voglio dire un gabinetto…l’acqua corrente, la luce elettrica e…la radio! Ah, sì, la radio! Io quella sera…Noi quella sera glie l’abbiamo accesa la radio alla contessa…e ci siamo messi seduti nel salotto a sèntire le trasmissioni…Mi ricordo che c’era la musica classica… Io in una casa nuova ci voglio una bèlla radio, una gran bèlla radio!
G - (infervorandosi sèmpre di più) La radio! Il gabinetto! La casa nuova! Ma che dici? Che dici? Mi vorresti portare via dalla terra? A me? Ma io ci sono nata e io ci morirò sulla terra, puoi star sicuro! Io qui dèvo morire! Qui dèvo morire! …Ah, basta, basta! Madonnina perdonami tu.. Sènti che discorsi che mi fai fare! Pare che sono arrivata a… Ma per carità! Di salute io sto bène, sto benissimo! Io la terra te la lavoro per altri vent’anni, altroché! Vuoi andare a fare l’operaio? E va a fare l’operaio! Io sto qua, di qua non mi muovo, e… E Adesso vado giù, vado giù che c’è da finire a falciare il fieno e mi sono stufata di starti a sèntire! E faresti bène a venire pure te! (esce)
F - (riflettendo tra se e se) …mi sa che pure i guanti ti danno in fabbrica per certi lavori.. e non ti sporchi neanche le mani.. no, non te le sporchi…






QUINTO QUADRO - INCONTRARSI A MILANO…

I tre protagonisti del primo quadro (ex contadini scappati dalle rispettive terre per andare a lavorare in una grande città del nord) si ritrovano a parlare delle loro vite.


Personaggi: Francesco, Guido, Nera (la “coscienza del potere”, parla al pubblico, ma gli altri attori non la sentono), Salvatore, la maèstra, le persone della pubblicità.

Ambiente: interno di un bar. Tavolino del bar con due sedie Francesca è seduto a sx Guido al centro 
Tante sedie contro il muro. In scena Francesco e Salvatore, seduti ad un tavolo, sorseggiano del vino

F – (ride) Ma lo sai che l’altro giorno, al cantiere, non ti avevo riconosciuto? Ma pensa te… Si fa la guerra insième, si rischia la vita tutti i giorni, pòi…passano gli anni e non ci si vede più… E all’improvviso ci si incontra di nuovo déntro un cantiere di lavoro! 
G - Va bé, mèglio il cantiere. 


Nera (si avvicina dal fondo) - Forza lavorare, siete una banda di sfaticati, rammolliti, pappamolle, capaci solo di dire che questo è un postaccio. Via sfacchinare, il salario ve lo dovete conquistare anche e soprattutto in mezzo alla polvere, al rumore! Pivellino hai paura della mia faccia? Vi conosco bène voi contadini solo a trattarvi come bestie conviène! Parlavi come a un cristiano non serve a niènte! State attenti a non lasciarci la pelle perché tanto non siete assicurati. (si allontana)


G - Anche la mia famiglia è venuta via dalla terra! Come te a Milano! Milano: è come il traguardo per Coppi e Bartali. Pensi: Se ci arrivi sei a cavallo. Hai vinto!… Per niente! Arrivati: tutto è come prima, e non sai se ci arriverai mai al traguardo. Prendi in affitto un appartamento! Che bello tutto ammuffito! Ci si guarda negli occhi e dici: “ma cavolo a casa nostra stavamo meglio! Almeno lì la muffa non c’era!” Poi guardi bene e vedi che sotto c’è una specie di garage. Un garage!? Cosa ci facciamo col garage? Non c’abbiamo neanche la macchina! Era una specie di grotta! E ci sentivamo come la sacra famiglia! E così, prima mio padre, poi tutti; alla fine pure mia sorella, siamo diventati falegnami! A Milano le case venivano su come i funghi e ci siamo messi a fare le porte, le finestre! Beh, non riuscivamo a star diètro a tutto il lavoro che c’era! Allora abbiamo deciso di fare il “salto”: abbiamo affittato un piccolo capannone! Ci siamo messi a fare anche i mobili… E dèvo dire che adesso va bène… adesso ci si tira fuori dei soldini… 
F - Eh! Beato te! Quando sono partito da casa pensavo pure io a una cosa del genere: fare l’elettricista… Ma niènte da fare! E allora sono entrato in fabbrica! È ho scoperto il grigio! Ti svegli presto la mattina, alle 4, con la sveglia, con quel maledetto ticchettio che non ti ha fatto dormire per tutta la notte. Almeno in campagna il gallo di notte se ne stava zitto! Beh! Ti prepari, esci, sali sul tram e trovi tutti con lo sguardo assente, perso nel vuoto, nessun che ti riconosce, uguale ma diverso! Nessuno parla! Vai a lavorare! Anche li tutti con lo sguardo vuoto, assente! Torni a casa e lì che potresti parlare perché quelli che vivono con te li conosci! Ma niente! Le parole non ti vengono fuori! Ti esce solo un mugugnare! Sei stanco! Vai a dormire. La tua vita è senza sfumature, piatta!

Nera - Beh, la fatica ti fa male? I pezzi…. dèvono essere tutti uguali! Hai capito o non ci sènti? Questa è una catena non è la terra da dove vièni tu, non distrarti. Forza!…. Tu sèi quello che è iscritto al sindacato, tu vuoi (sottolinea l’espressione in modo ironico) lottare per i diritti dei lavoratori!… Ma qui hai trovato male! La tessera del sindacato voi la prendete solo per tenervi lontano dal lavoro, coi permessi per le riunioni e tutte quelle balle lì. Con quella carta ti ci devi pulire il culo, è solo carta straccia…. Ma io ti tengo d’occhio sai?…. Cosa fai alzi le mani? Ti ribelli ad un superiore?…. Tu qui hai finito? Hai capito? Hai finito. Tu domani non ci metti più piede qui, te ne vai! Via da qui! 
F- Gli ho dato un bel destro che ancora se lo ricorda! 
Nera - Licenziato e denunziato. Ricordati finisci in tribunale!
F – ma i soldi mi servono c’ho famiglia – moglie e due figli piccoli. Non posso accontentarmi di un lavoretto per imparare il mestière… e allora mi sono messo a fare il muratore… 
Nera - Voi vivete di sogni! Pensavate di rivoltarlo il mondo… come una calzetta! (ironica) “Finita la guerra, le cose cambieranno! I contadini avranno la terra!” Già…”i contadini avranno la terra”: ma pensa te! Invece: qui a schiattare siete venuti… poveri morti di fame… Pensavate di “diventare padroni”. Ma se stavate un po’ di più coi pièdi per terra, invece di farvi montare la testa da tutti i discorsi dei comunisti, magari facevate prima a capire come andavano le cose, e ad acchiappare il treno giusto per darvi una sistemata… O almeno una mezza sistemata… Invece no! Niente sistemata! Ora siete qui e dovete fare come diciamo noi. 


S entrando - Salute a tutti, signori! 
F - …. Santa madonna! Salvatore? Ma sèi proprio te? (si alzano tutti in pièdi, scambiandosi abbracci e saluti) Ma che razza di scherzo è questo? Cos’è una rimpatriata? Adesso chi arriva, pure Falco?
S - No! Non arriva più nessuno!
F - Mi siete mancati! Io in questi anni ci ho ripensato tante volte a noi, (sottolinea) alla “nostra guerra partigiana”. Alle nostre speranze! 
G e S si guardano in silenzio
S – Invece adesso ce li ritroviamo a comandare un’altra volta! Tambroni gli ha dato un dito, e loro si prendono il braccio! E guarda un po’ qua cosa combinano! Tiè (allunga il giornale verso G.) I fascisti vogliono fare il congresso nazionale a Genova! Hai capito? In una città medaglia d’oro della Resistenza, loro ci vogliono tornare da padroni! Sti fetusi! 


Nera - Ma cose credete? Poveri sempliciotti che vi fate abbindolare dalle apparenze! Cosa credete, che il potere sia quello che si vede? Che conti solo la forza bruta, o … (ironica) “l’unione dei lavoratori”, come dite voialtri? Poveri illusi… Siamo noi a tenere le mani sulle cose che contano… anche quando non ve ne accorgete, anche quando non sembra: noi, non altri! … (si guarda attorno) Oggi qui da noi, in Italia, chi fa la politica? Tambroni? Fanfani? Togliatti? C’è un bel moménto che tutti questi signori fanno i conti con… eh, sarebbe troppo difficile spiegarlo a voi ignoranti! Diciamo con: “chi tiène i cordoni della borsa”. Per esèmpio, di questi - tanto per cominciare a togliervi la pia illusione della “repubblica nata sulla resistenza” - di questi signori vi siete mai chiesti quanti erano fascisti con la divisa prima, e quanti sono fascisti col doppiopetto adesso? Sono ancora tutti in sella! Sono dove conta! E voi pensate che un governo si potrà permettere di fare una legge che a questi signori non sta bène? E pòi se per caso c’è qualche moviménto di troppo, qualche agitazione un po’ troppo grossa… E allora ci sono sèmpre degli amici fidati su cui si può contare… Amici sèmpre pronti a dare una mano, Anche se, per dire, stanno dall’altra parte dell’oceano… Eh, loro lo sanno come si fa… lo sanno bène… 
F - Però il sindacato qualcosa, …Si dà da fare…
Nera - Il sindacato! In quante fabbriche non sanno neanche cos’è? E pòi, non le sèntite le dichiarazioni degli industriali? Anche se la produzione cresce, la manodopera resta in esubero. Per un lavoratore che va ce ne sono dièci che si presentano… (ironica) Eh, i padroni sono fatti così.. a loro piace cambiare!

S - Parliamo di cose più piacevoli! Te, Checco…come stai? 
F - Bene! Sto bene! Con la famiglia vivo in un casermone che da qualsiasi parte lo guardi mi fa paura per quant’è grande… pieno di gente! …Pensa che quando sono partito dalla terra una delle cose che ci tenevo di più era il bagno déntro casa. Adesso il bagno c’è ma non è solo per la mia famiglia, è per tutte le famiglie che ci sono nel piano. Venti, venticinque! Boh!
S - Checco, non avvilirti. Io prima di trovare il buco che c’ho adesso stavo in una baracca. Niènte fognature, niènte strade niènte acqua corrente. Immondizia ovunque! Lo sai quanto prendo al mese? ………… mila lire: una vera miseria! Per mandare un po’ di soldi a casa i primi due anni da mangiare me lo facevo con un fornelletto a spirito e la luce con la candele. E intanto c’è gènte, qui, che fa i soldi con la pala, alle nostre spalle! Gli imprenditori negli ultimi dièci hanno guadagnato quasi il 90% in più! Gli operai il 5%! 
G - I prezzi dei terreni edificabili in dièci anni sono aumentati più di mille volte: le case spuntano dappertutto. Vengono su senza qualità? 
Nera - (prende di mano il giornale a S, lo apre con sicurezza su una pagina interna). Beh! A Milano città in 13 case su 100 manca l’acqua potabile, in 24 i servizi igienici, in 42 il bagno, in 31 il riscaldamento centrale, in 8 il gas”. Ma cosa volete di più? Bifolchi, analfabeti, cornuti, comunisti, ignoranti e puzzolenti!…. 
S - Pòi quando esci fuori, per strada è peggio che déntro. Qui a Milano ci ho messo tre anni a conoscere una ragazza del posto! Tre anni capisci? Dopo due mesi mi ha piantato, perché diceva che ero troppo…
Nera – Dillo non ti vergognare: troppo terrone! Non sai parlare, non sai vestire, non ti sai comportare, mangiare, muovere, pensare: come i milanési… E si vede lontano un chilometro, mica è una sfumatura! Sèi un terrone, “forza lavoro” e basta: pòco più che un animale! Ma che ci vuoi fare? Ti devi adattare! Qui siamo noi i padroni…. Se non ti sta bène… (esce)
F – Io lavoro come una bestia tutta la settimana, uguale a come facevo quando stavo in campagna, il sabato pomeriggio accompagno mia moglie a fare la spesa… la domenica, quando va bène, porto la famiglia a fare una passeggiata in cèntro, oppure al parco, col tram…(imita lo sferragliare). Al cinema ci saremo andati cinque volte da quant’è che stiamo qua… Il rèsto: vivere per lavorare, eppoi consumare, perché se non hai quello che hanno gli altri sei sfottuto, da tutti! E il rèsto: va in malora!
G - Già, ma quando stavi in campagna lavorare e basta, manco consumare potevi! Qualcosa di più adesso ce l’hai, no?
F – Eh, consumare… Ma cosa ti credi? Alla fine si compra lo stretto indispensabile per campare.
S - Non è che una volta si mangiava di meno… certe volte si faceva proprio la fame! Ma secondo me dove siamo migliorati tanto - ma tanto - sai dov’è? Sulle comodità, sui divertimenti… sulla bèlla vita! 
F - ?
S - Io quando mi sono deciso a venire su a Milano, non è che l’ho fatto solo per il lavoro… Sì, che c’entra, però…. quando stavo giù in Sicilia e la domenica andavo al circolo a guardare la televisione, eh… io lì mi ci sono innamorato di come vedèvo che campava la gènte in città! Per esèmpio la partita… guardavo la partita e dicevo: ma pure io voglio stare lì allo stadio, in mezzo alla gènte, a godermi la partita in prima fila! E il cinema, allora? Io prima di venire qui l’unica cosa che avevo visto era… i cinegiornali di Mussolini. E la motocicletta? Ci ho messo due anni e mezzo per comprarmene una, usata, ma adesso finalménte ce l’ho! Prima in campagna ho sèmpre camminato a pièdi! E lui (indica Guido)…lui c’ha pure la macchina, lo sapevi? C’ha la Cinquecènto! Bèlla! Tutta bianca… Insomma, capiamoci: io mi laménto della fabbrica che è dura, dei milanési che non ti rivolgono la parola, ma per il rèsto qui io sto bène, altroché! Mèglio che in campagna, di sicuro!
F - Certe volte, se ci pènso, c’ho un po’ di agitazione… E’ come se… quasi mi vergogno a dirlo.. però, sì…è come se qui mi sèntissi fuori posto… Mi prende la nostalgia delle mie parti. E poi c’è un’altra faccenda più complicata… che non so manco come spiegare adesso… Ma diciamo che è qualcosa che riguarda …la “comunicazione”, come dicono le persone istruite! 

Appare la maestra

Maèstra - ….mancano le parole! E un po’, anche quando alla fine, piano piano, ne hai imparata qualcuna… manca il modo giusto di dirle: quando, come, dove dirle. Anche se prendi uno che ha imparato bène, però tanto - se lo metti in mezzo a gènte che è stata sèmpre qui - lo vedi subito, non c’è niènte da fare! Che lui viene dalla campagna.


S - Sì! Dicono anche che puzziamo… Ma non c’avremo mica il marchio qui! (si alza in pièdi e si batte sulla fronte)… Non ce l’abbiamo mica scritto in faccia da dove veniamo! …Basta! Mi fate agitare con questi discorsi, dèvo andare a prendere qualcosa da bere… (esce)
F - (pensieroso) E invece mi sa che ce l’abbiamo proprio scritto in faccia… E soprattutto ce l’abbiamo scritto qui déntro (si batte un dito sulla tèmpia), o forse qui (si batte sul petto)… vai in giro per strada: dove vai, vai: uno come me lo riconosci… Siamo diversi dalla gènte di qui, non c’è dubbio… 


Maèstra - Prima o pòi le cose cambieranno, anche qui in Italia. E voi, o almeno qualcuno di voi, lascerà la terra ed andrà a vivere in città. E quando questo accadrà dovrete prepararvi ad un grande cambiaménto, non solo nelle cose esteriori, ma anche… Sì, in effetti quello che vi vorrei spiegare è una cosa un po’ astratta, però… ecco adesso cerco di farvi un esèmpio. Se vi trasferirete a vivere in città senza fare uno sforzo di modificare la vostra mentalità, beh, allora sarà come se… come se vi foste cambiati il vestito sopra senza esservi levata la maglia sotto: all’apparenza potrete mischiarvi alla gènte del posto, ma appena aprirete bocca, farete una domanda, esprimerete un’opinione… eh, allora, il vestito di sotto salterà fuori subito, eccome se salterà fuori! Perché noi siamo come parliamo. Questo dovete mettervelo bène in testa! Le parole non servono solo a indicare le cose, le parole sono cose… Sono la realtà. Costruiscono la realtà!… Possièdi le parole giuste, e possièdi il mondo. E voi invece, sfortunataménte, di parole ne sapete troppo poche…
G - Mica è facile imparare a parlare bène quando stai tutto il giorno in campagna!
Maèstra - Sì, lo so, è più difficile avere la padronanza della lingua… Ma è uno sforzo che dovete fare… Vi sembrerà strano, ma dipènde da questo il vostro futuro e… e il vostro benèssere. Imparate ad esprimervi correttaménte, sèmpre! Imparate a saper nominare le cose che stanno fuori e le cose che stanno déntro. Se riusciréte a trovare l’armonia tra ciò che è fuori e ciò che è déntro, sarà solo attraverso la padronanza delle parole. (esce lentaménte di scena)


F - Anche quando ci è sembrato di essere i padroni delle parole che ci dicevano quelli che venivano dalla città, dei sindacalisti… ti accorgevi che di queste parole tu non sai cosa vogliono dire… Tu le ripetevi, ti sembrava di averle fatte tue, ti sembrava di esserti istruito tutto in una volta! Invece col tempo, ti sei accorto che non è così… i conti non tornano… 
S - (rientrando e sedendosi al tavolo, con un’altra bottiglia) Io dico che è tutto molto più semplice: i tèmpi sono cambiati di corsa! E non è che tutti ce la fanno a stargli diètro: chi ce la fa a correre così? Mica tutti! E allora ti sènti un disadattato!… Ma secondo me, se fai un piccolo sforzo allora vivi bène lo stesso! Adesso da mangiare ci avanza, siamo vestiti bène, la casa piano piano ce la facciamo pure quella. Come si deve! E pòi, tutto il rèsto, è tutto un di più! 
F - E’ successo tutto così in frétta, così di corsa che… Tutto è accaduto senza un ordine, un progètto, una direzione… senza una legge… Con una legge sola: quella del più forte… e c’è chi s’è arricchito, ma c’è pure chi è rimasto indiètro, chi ancora è lì sulla terra e campa come noi campavamo vent’anni fa. Ma con una differenza: che prima non sapevamo niènte di quel che succedeva e che c’era fuori di casa, ci accontentavamo… Adesso invece c’è la televisione. E anche chi non c’ha niènte sa che - magari proprio lì vicino - c’è altra gènte che ha tanto di più, che sta mèglio… E allora ti cresce la rabbia, l’insoddisfazione… E dopo… dopo si diventa anche cattivi…
S - Ma no! Adesso si sta mèglio… Ma ché cattivi!
F - Sono tante di più le cose che adesso ti servono per campare, non ti sèi accorto? 
S - Ma io… a me non mi pare che… insomma io, alla fine, mi accontento di quel che ho! Semmai è sul lavoro che non mi piace come mi trattano: è lì che voglio migliorare!
F - No, non te ne accorgi neppure, ma hai sèmpre bisogno di qualche cosa in più, giorno dopo giorno… Vedi gli altri che ce l’hanno e alla fine la vuoi pure tu! 


Entrano alla rinfusa tante persone: gli uomini e le donne della pubblicità.

Una – Prendila, dai prendila. E’ per tutti!
Due - E’ pure per te!
Tre - Sèi un poveraccio arrivato dalla campagna? 
Quattro - Non fa niènte! 
Cinque – la macchina c’è anche per te! E sèi non puoi pagare… 
Sèi - Allora pagherai a rate! 
Uno – Ci sono gli acquisti a rate… 
Due - Guarda quanta gènte ci si è comprata la casa, i mobili, le automobili, i frigoriferi, le motoclclette … 
Tutti i sèi - Di tutto!
S - Io quando posso andare a comprare una cosa che è solo per me, sto bène. Mi sento soddisfatto… 
I sei - Se pènso a quanti anni non ho mai potuto comprare niènte per me… io, finché non sono venuto a lavorare qui, non ho mai avuto niènte di mio: sì e no due stracci di vestiti che non so per quanto tempo mi dovevano durare! Ma il rèsto, niènte, niènte! E pòi mica c’erano i soldi per comprare qualcosa! Nessuno li aveva, nessuno li ha mai avuti!!… E se anche ci fosse stata una lira, che la vedevamo noi ragazzi? La teneva il capofamiglia! Nostro padre, nostro nonno: chi comandava in casa! Invece adesso ho un portafogli mio (si batte con orgoglio sulla natica, nella tasca dei pantaloni dove tiène il portafogli), tutto mio… e c’è pure qualche soldino déntro… pochi, ma qualcosa c’è (con soddisfazione), e posso spendere come pare a me, posso comprarci quel che voglio senza bisogno di chiedere il permesso a nessuno!
G - Ah sì, lì per lì il fatto di poterlo fare, di toccare con mano una cosa e dici “E’ mia!” ti fa stare bène… Ti liberi da quel desiderio, ché chissà da quanto tempo c’avevi! 
Tre - E pòi se è una cosa solo per te, figurati! “E’ la tua persona che si realizza!” (detto ironicaménte), no? 
G - Non dicono così, alla televisione? … Solo che dopo un po’, anzi, subito dopo - ché non fai manco in tempo a uscire fuori dal negozio - ti sènti un’alta volta come prima… Non sèi più a posto, nè sèi contento: già hai voglia di un’altra cosa, già ti serve un’altra cosa. Finché ti ritrovi con le tasche vuote!
Tutti i sèi – Allora beviamoci su.

Tutti i personaggi della televisione e i tre ragazzi bevono. I personaggi della televisione ringraziano ed escono

S - Secondo me voi siete… pessimisti! Pensate troppe cose brutte! Si parla della televisione, e subito a dire che fa male, che fa vedere troppa pubblicità e ci fa comprare tutto quel che vogliono “loro”… Eeeh! Ma mica noi che la guardiamo siamo tutti scemi. Pensate a “Lascia o raddoppia”, al “Musichiere”. La televisione serve per stare insième. È un moménto bello! Io mi diverto tanto, quelle sere che vengo al bar. Ohé, arriva gènte da tutte le parti del quartiere! E pòi c’è pure un’altra cosa…. importante: le ragazze! Prima quando potevi andare in giro e trovare tante ragazze così, come adesso? 


Da una parte appaino delle donne di varia età si dividono in coppie: sono madri e figlie. I tre ragazzi si avvicinano e le guardano alcune sorridono, altre stanno a testa bassa, sono le madri a dare il permesso alle ragazze di avvicinarsi ai ragazzi che a questo punto possono ballare, G si fa avanti per ultimo… ottiene il consenso e balla…


Le donne escono

S - Adesso se ti va bene ci puoi andare a spasso per strada con una ragazza, che nessuno ti dice niènte… Puoi andare ai giardini, sederti su una panchina e puoi passarci le ore… Puoi darle anche un bacio! Lì, in mezzo alla gènte, in pubblico! Ohé, un bacio in pubblico! E che prima noi lo potevamo dare, un bacio in pubblico a una ragazza? E pòi dopo, se uno è fortunato e c’ha la macchina… (esce barcollando)

Si sente urtare contro una motocicletta

Voce uno: Vattene via pezzente, schifoso.
Voce due: Ma guarda te sto bastardo ma urtato contro la motocicletta.
Voce tre: te la fatta cadere e te l’ha rotta pure.
Voce due: Bastardo di un bastardo, questa me la paghi, maledetto schifoso, verme, porco, stronzo, ma guarda che merda che sèi…

S geme e trascinandosi rientra in scena sotto gli occhi increduli dei due amici che non capiscono, pòi cercano di soccorrerlo… 

F e G - Salvatore rispondi! Salvatore…. Salvatore..

Viene avanti la Voce 

Voce - E già, le comodità della vita moderna!... La vita moderna è anche questa! Oggi hanno ucciso giovane. Un girovago semi-infermo di ménte fuori del bar di questa campagna che non è più campagna, è un cantiere, sperduto nelle nebbie. La polizia ha detto che l’uomo con il fisico minato dal vino e dalla tubercolosi - è stato massacrato a botte da otto giovani del posto. Lo hanno preso a pugni per più di due ore. Come in una corrida! Prima uno, poi l’altro, poi un altro… (mima). Poi quello di prima…. Hanno smesso soltanto quando è morto. Perché uscendo dall’unico bar della zona, ubriaco, ha sbattuto contro la motocicletta di uno dei ragazzi, che cadendo per terra, si è rovinata la frizione. Questo, solo questo, è bastato ai giovanotti, per perdere… il lume della ragione… e scagliarsi, per vendetta… contro il poveraccio.
La nostra vita… sempre in mano agli altri. Non siamo liberi, liberi di decidere per noi. 
Altri - contro il logorio della vita moderna bevi Cinar, contro il logorio della vita moderna bevi Cinar, Bevi Cinar contro il logorio della vita moderna, Bevi Cinar contro il logorio della vita moderna