DIAMANTI

Dramma in due atti di

Gaspare Dori 

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA


Interno di un’azienda. Notte. L’arredamento è freddo, essenziale. Lallo e Pappo sono vestiti allo stesso modo: portano un abito che è una via di mezzo tra un’uniforme ed una divisa da carcerati. Dei rumori ripetitivi e monotoni fanno da sottofondo sonoro alla scena: dell’acqua, dei colpi di martello, altre sonorità provenienti da macchinari poco sofisticati. I rumori dovranno dare l’idea del caos: cominciano e si spengono in sequenze disarticolate. Lallo è sdraiato per terra. Pappo è in piedi, con un piede sulla faccia di Lallo.

LALLO Tocca a me. (Un silenzio.) Ti ho detto che tocca a me. (Un silenzio.) Sono già le due e un quarto, la mezz’ora è passata.

PAPPO Non è vero.

LALLO Ma l’hanno detto loro, una mezz’ora ciascuno. (Un silenzio.) Ti volevo chiedere una cosa. 

PAPPO Solo se parli in diagonale. Il mondo è già pieno di frasi inutili.

LALLO A che serve quello che stiamo facendo?

PAPPO Certe volte mi chiedo se tu servi a qualcosa. 

Un silenzio. 

LALLO No, davvero. A te l’hanno detto?

PAPPO La prossima volta che facciamo training insieme mi farai la sacrosanta cortesia di leggerti il Regolamento.

LALLO Non ho avuto tempo.

PAPPO Tu non hai mai tempo. (Un silenzio.) Mi si è addormentato il piede. Aspetta, cambio gamba.

LALLO Sì, ma non premere troppo. Mi fai male.

PAPPO Ti faccio male? Ti faccio male? Ma allora non hai capito niente! Come faccio ad esercitare la mia leadership se tu non provi dolore? Se tutto il tuo corpo non è prostrato davanti a me, sotto di me? Urla, piuttosto, urla!

LALLO Aaah! Aaah! Non mi viene... 

PAPPO Forza, fai vedere che sei un vero sottoposto, che sei succube, che rispetti e temi il tuo leader!

LALLO Il mio leader è buono e santo. Può fare quello che gli pare, io sarò sempre sottomesso e obbediente. Lo rispetterò e gli renderò omaggio, dirò che ha ragione anche quando non ne sono convinto, lo asseconderò in tutti i suoi desideri, mi eclisserò alla sua presenza, anzi cercherò di cancellare tutto il mio essere per far meglio risaltare il suo splendore...! Ecco, l’ho detto...

PAPPO Incredibile, anche degli smidollati come te possono riuscire... 

LALLO Adesso tocca a me, però, la mezz’ora è passata.

PAPPO Non è vero. (Un silenzio.) Peccato. Stavi andando così bene. 

LALLO Quand’è prevista, la prova?

PAPPO Fra dieci giorni. Dieci giorni esatti. Bisogna farsi trovare pronti. Bisognerà essere pronti.

LALLO Hai paura? (Un silenzio.) Hai paura di loro?

PAPPO Non bisogna avere paura. Taci, una buona volta.

LALLO Mi stai facendo male!

PAPPO Non è vero. 

Buio.

SCENA SECONDA

Un aeroporto internazionale. Sala di imbarco. Emma, una donna sui trentacinque anni, è ben vestita, truccata senza eccessi, curata nei particolari; ha con sé un trolley e un beauty-case. Il suo cellulare squilla. 

EMMA Sì. Sì, dimmi. No, mi imbarco tra dieci minuti. Con tutti questi controlli, ci ho messo un’ora per arrivare al gate. Dimmi. (Un silenzio.) E tu che gli hai detto? No, lo richiamo io, certo. Se dovessi risentirlo, glielo dici pure tu, che ci siamo parlati, e che io non compenso un fico secco! Me la paga intera, la fattura! Ci sentiamo quando atterro. Sì, ciao. (Chiude la comunicazione. Un silenzio. Guarda l’orologio, sbuffa. Un nuovo squillo.) Sì. Ah, è lei? Buonasera. No, non si preoccupi, ho ancora cinque minuti, mi sto imbarcando. Sì, rientro stasera. Certo che è tutto pronto. Abbiamo già predisposto il mailing, trovato il tipografo giusto, avvertito i giornalisti. Aspetto solo il via libera per partire. Stia tranquillo, riceverà il solito servizio. Grazie. Troppo buono. Che dice? Domani sera? No, mi dispiace, ho già un impegno. Sabato? No, vengono degli amici a trovarmi. No, no, lo so che vuole vedermi solo per discutere di lavoro. Guardi, mi richiami all’inizio della settimana prossima e ci mettiamo d’accordo. Arrivederci. Grazie, buon week-end anche a lei. E alla sua signora. (Chiude la comunicazione. Un silenzio. Nuovo squillo.) Sì. Sto per imbarcarmi, che c’è? OK, ho capito. Non lo possiamo vedere domani mattina? Ne parliamo domani, eh? Grazie. Ciao, ciao. (Chiude la comunicazione. Un nuovo squillo.) T’avevo detto... ah, sei tu? Sono all’aeroporto, rientro tra pochissimo. Passo direttamente a casa tua, non ce la faccio più. Tra il lavoro che mi chiama in continuazione, i clienti che ci provano... e io che non vedo l’ora di essere tra le tue braccia. Mio padre? Niente di nuovo, poverino. No, ma chi se ne frega? Se devo stare a pensare pure... scusa, stanno imbarcando. A dopo. Aspettami. Ti voglio. Chiude la comunicazione. 


Una voce off legge un comunicato, che Emma sembra non sentire: All’alba, nuovo... tre... insieme al loro bestiame... polizia... esercito... rivendicazione... presidente... stampa. 

Buio.

SCENA TERZA

Stessa azienda della prima scena. Notte. Lallo e Pappo sono impegnati nel cosiddetto “ballo della mela”: si muovono facendo attenzione a non far cadere la mela che tengono con le fronti. Sembra quasi che ballino al ritmo dei rumori meccanici che si sentono in sottofondo.

PAPPO Avresti potuto comprarne una più acerba. Questa non terrà a lungo. Comunque sia, le colpe dei padri ricadranno sui figli. 

LALLO Quali figli?

PAPPO Lo sapevo! Ti sei distratto! Non sei riuscito nella prova di valutazione interfunzionale. Ti devi concentrare solo su di me. Potrei essere un collega invidioso dei tuoi successi (improbabile...), o un cliente insolvente, o un fornitore inadempiente. Devi seguirmi passo passo. 

LALLO Ma lo sto facendo...

PAPPO Errore! Ci sei cascato! La valutazione interfunzionale implica la massima concentrazione sulla missione che ti è affidata ma al tempo stesso il totale controllo di quello che ti circonda. Se guardi solo me, o la mela, potrebbero pugnalarti alle spalle, o farti lo sgambetto senza che te ne accorga...

LALLO Ai miei tempi, questo gioco lo facevamo con le ragazzine: dovevamo mangiare la mela insieme...

PAPPO Mi dispiace, ma qui non sei riuscito nella prova di flessibilità. Mostri un’incapacità cronica ad adattarti ai mutamenti del contesto interno ed esterno, ad accettare nuove realtà e ad apprendere nuovi metodi di lavoro. Mi dispiace. 

LALLO E che dovrei fare?

PAPPO Errore! Noto che difetti di autonomia, non sei in grado di operare autonomamente in assenza di istruzioni e direttive dettagliate.

LALLO Comincio a non sentirmi tanto bene.

PAPPO Lo vedo. Manchi di reattività, non riesci a conservare una stabilità emotiva in situazioni difficili e/o in condizioni di tensione. 

LALLO Guarda! Stanno arrivando!

PAPPO Dove, dove?

Pappo si volta e, così facendo, fa cadere la mela. Lallo ne approfitta per prenderla e addentarla.

LALLO Ti ho fregato, ti ho fregato!

PAPPO Guarda che io... (sta per dargli un manrovescio, ma si trattiene) mangia, mangia pure, chi se ne frega, verrà pure il giorno. E allora sarò io a farmi delle grasse risate! Nemmeno nel test di organizzazione sei riuscito: come vuoi che vada a finire, quel giorno lì? Bada, non ci sarò io a correggerti, a orientarti, a consigliarti. Sarai lì, da solo, di fronte a loro. Avrai il terrore scritto in faccia. Loro si divertiranno con te, godranno come dei porci a vederti fare la marionetta. Sai, c’è un ponte in città. Tu forse non l’hai mai visto, tanto non esci mai di qui. A me l’hanno descritto. E’ un ponte scuro, di ferro antico. Una volta ci andavano gli innamorati. Adesso, da quando hanno trovato uno appeso lì, che penzolava come una pendola, non ci va più nessuno. Nemmeno i gabbiani ci vanno più. Solo i corvi, e qualche avvoltoio. L’altro giorno, un tizio ci è andato, su quel ponte. Ma non c’è rimasto molto. Ha preso la rincorsa e... pluf! Sai dove lavorava, quel tizio? (Lallo non risponde.) Alla divisione B, lavorava. E lo sai qual è l’ultima voce di corridoio? (Lallo continua a non rispondere.) La prova non consiste a selezionare i migliori. Che c’è, non parli più, adesso? Sembra che quello che vogliono fare è trovare i più deboli, gli inefficienti, quelli che si imboscano, quelli che non riescono a lavorare neppure tredici ore al giorno, gli inetti, gli storpi, gli ignoranti, quelli che non superano i test di reattività, di affidabilità, di comunicazione, quelli che non ce la fanno a raggiungere i loro target di produttività, e una volta che hanno scovato tutta questa massa di buoni a nulla, di fetecchie, di schifezze, li prendono e li sbattono alla divisione B.

LALLO Continuiamo col training?

Buio.


SCENA QUARTA

Casa di Emma. Un ambiente qualsiasi, purché non si tratti della stanza da letto. Emma, in piedi, parla ad un uomo. Questi è seduto e dà le spalle al pubblico.

EMMA Voglio partire. Portami con te. Dai, partiamo il prossimo week-end. Perché fai quella faccia? No, non fare così, mi fai paura. Lo so, ho esagerato, ma ti ho già chiesto scusa, no? E poi, avrei voluto vedere te al mio posto... no, dico, ma che ci fa uno con un preservativo nella giacca se non è per...? Sì, va bene, non ricomincio. E’ che... lo so benissimo che sono mesi che non hai più rapporti con tua moglie... e poi... anche se fosse... mica sono gelosa di quella vipera... ci mancherebbe. Dai, portami con te... ti ho perdonato, no? Cioè… ti ho chiesto scusa, no? Allora è tutto risolto. Potremmo andare dove siamo stati l’ultima volta... l’anno scorso... ti ricordi? Abbiamo fatto colazione sulla terrazza, davanti al mare... ma perché mi guardi così? Non voglio che mi guardi così! Non sopporto più i tuoi silenzi! Parla... dimmi qualcosa! No... non è che il week-end prossimo devi passarlo ancora una volta con la tua famiglia? Adesso basta. Ne ho abbastanza. Lo sai che facciamo? Di là ho del veleno per topi. Domani sera glielo metti nella minestra. Così, al secondo cucchiaio... plaf! La vipera cade dritta dritta con la testa nel piatto! Poi arrivo io e la facciamo in tanti pezzettini… mi porto dietro gli attrezzi da giardino. Sarà pure ora che si tolga di torno, questa viperaccia! (L’uomo si alza di scatto.) Ma no, scherzo, non te ne andare... (Emma, con dolcezza, lo fa sedere di nuovo.) Lo sai che non la farei mai, una cosa del genere. Però, tu, un pò di veleno... mica tanto, sai, basta tanto così...

VOCE OFF (come nella seconda scena, Emma non sembra sentire né questo comunicato né quelli che seguiranno) Nuovo... risposta... esercito... dieci morti... feriti... Nazioni Unite... deplorato l’attentato... condannato... violenza...

EMMA Dai, partiamo insieme. Ho bisogno di te, lo capisci? Ho bisogno delle tue mani. Voglio sentirle su di me, voglio che mi facciano fremere di gioia. Voglio godere! Sì, voglio fare l’amore! Adesso, qui, subito! E chi se ne frega di quel vecchio rincoglionito, tanto non sente niente, non può manco camminare... anzi, è meglio se sente, magari gli si risveglia qualcosa... dai, fammi l’amore, fammi l’amore... cos’è, hai deciso di farmi la guerra? Tutte le scuse sono buone, eh? Tua moglie che ti sequestra per il week-end, mio padre che ti inibisce, cos’è, non ce la fai? E’ questa la verità, non ce la fai? E io che ti do ancora retta... è inutile che mi guardi così, me ne sbatto di quel vecchio, hai capito? Questa è casa mia e io urlo quanto mi pare e piace! Ti sei pure scordato del nostro anniversario! (L’uomo le porge un pacchetto.) E questo...? E' una tattica speciale? (Apre il pacchetto. Dentro c’è un anello.) Ma questo... è un diamante! Che meraviglia, un diamante vero! Caro, oh, caro... perdonami... ti avevo giudicato male... un diamante... fammi l’amore, adesso, fammi l’amore...

VOCE OFF “Non ci faremo abbattere!”... governo... territori... territori... territori... territori... 

Buio.


SCENA QUINTA

Una stanza piena di cimeli militari, di stendardi rattoppati, di armi da guerra. Due uomini sono in piena conversazione. Uno dei due, che chiameremo il Capo, ha un’aria indolente, indossa una giubba militare e siede al di qua di una vecchia scrivania, ingombra di oggetti di vario genere. L’altro, più giovane, siede sulla sedia di fronte al Capo e discute con una notevole animosità; lo chiameremo il Volontario. 

VOL. Voglio partire. Subito.

CAPO Ti ho già detto che non è possibile. Sei solo terzo. (Prende un foglio che ha sul tavolo. Lo legge. Si tratta di una lista di volontari.) Anzi, quarto. E quelli che ti precedono hanno la stessa voglia di partire che hai tu.

VOL. Li devo sterminare quei bastardi, capisci? Li devo sterminare! Li devo sventrare, farli a pezzi... Getta per terra degli oggetti che sono sul tavolo. Si alza di scatto. 

CAPO Eh! Calma, ragazzo! Calma! 

VOL. ...staccargli la testa, mangiarne le viscere...

Il Capo gli dà uno schiaffo.

CAPO Intanto ti calmi, bello mio. Poi parliamo. Siediti. E non toccare niente, capito?

Il Volontario si siede, con l’aria dimessa.

CAPO Manco t’avessero ucciso la madre. Che, t’hanno ucciso tua madre?

VOL. No...

CAPO Ecco, vedi. A questo qua, per esempio (indica la lista e la mostra al Volontario), gli hanno trucidato la madre mentre tornava dalla spesa. Non a caso, è secondo.

VOL. E a me hanno sgozzato il fratello, il mio fratellino adorato. E poi non è vero che a quello lì gli hanno trucidato la madre, è a quest’altro (indicando la lista) che hanno ucciso la madre mentre tornava dalla spesa.

CAPO Ah, è quest’altro... appunto! Figura addirittura sesto, mentre dovrebbe starti davanti. Ma chi l’ha fatta la lista? Banda di incompetenti! Comunque, oggi voglio essere buono, la lista la lasciamo così com’è, e tu torni tranquillo a casa tua sapendo di essere quarto. Ti chiameremo, non ti preoccupare.

VOL. Ma io sono quarto perché mio fratello l’hanno ammazzato prima... è tanto che aspetto, li voglio vedere tutti morti, quei pezzi di merda... Afferra un oggetto che si trova sulla scrivania del Capo.

CAPO Basta, ragazzo, basta! E molla il fermacarte... (Il Volontario ubbidisce.) Sì, così...

VOL. Tu parli perché non l’hai visto, mio fratello... era tutto...

CAPO Sì, sì, non è necessario... 

VOL. Se non posso partire subito, mi ammazzo prima...

CAPO No, non è il caso...

VOL. Sì, mi ammazzo, per la gloria di Colui Il Cui Nome Non E’ Lecito Pronunciare.

CAPO Sempre sia lodato. Ma guarda, davvero non è possibile farti partire prima.

VOL. E io mi ammazzo qua! Si apre la giubba e mostra la cintura di esplosivo che si è legato intorno alla vita.

CAPO No, fermo, chi te l’ha data quella roba?

VOL. I tuoi amici, là fuori.

CAPO Continuo a circondarmi di incapaci...

VOL. Mi faccio saltare in aria per la gloria di Colui Il Cui Nome Non E’ Lecito...

CAPO (improvvisamente alterato) ... e se non è lecito perché lo pronunci in continuazione? No, volevo dire... non lo fare, non ci ammazziamo mica tra di noi, no? Mica vogliamo rendergli la vita più facile, a quei bastardi? Ascolta, siediti qua, tranquillo. Non ti muovere. Adesso verifico un paio di cose. Non ti prometto niente, ma forse posso aiutarti. Soprattutto, lascia stare il detonatore là dov’è. Hai portato una lettera per me?

VOL. Sì.

CAPO Bravo. Dammela, senza fare movimenti bruschi.

Il Volontario gliela porge. Il Capo comincia a leggerla.

VOL. Potrei andare anche al mercato, se vuoi. Patapam!

CAPO Sì, sì. Aspetta qui. Soprattutto, non ti muovere. 

Il Capo telefona. Il dialogo tra il Capo ed il suo interlocutore è appena sussurrato. Il Volontario gioca con un coltello a serramanico che ha appena tirato fuori dal fodero. 

CAPO Tuo fratello era dei nostri, vero?

VOL. Sì, gli sarebbe piaciuto tanto partire, ma non era ancora pronto.

CAPO Della tua famiglia c’è qualcun altro che vorrebbe partire?

VOL. Non lo so... no... ma che c’entra? Io li voglio scannare tutti, quei maledetti, mi faccio saltare, mi faccio saltare!

CAPO Eh, ma insomma! Ti calmi, o no? Fallo almeno per la gloria di Colui...

VOL. … Il Cui Nome Non E’ Lecito Pronunciare.

CAPO Sempre sia lodato. Ascolta quello che ti propongo. Noi abbiamo bisogno di volontari. Tu vuoi partire. Trovami due nuovi volontari e partirai per primo.

VOL. Promesso?

CAPO Sulla tomba di tuo fratello. Adesso, togliti lentamente questa roba di dosso e vai a cercare degli altri volontari. Poi torna qui con loro. Ti daremo una missione.

VOL. Nel nome di Colui...

CAPO Sì, sì, va bene. Ti ho detto di toglierti questa cintura. (Il Volontario comincia a liberarsi del pesante carico.) Perfetto, così. Stacca quel filo, delicatamente. Bene. Adesso puoi andare. 

VOL Grazie, grazie...

CAPO Sì, va bene, va bene così... ora finalmente potrai massacrarli, questi bastardi. Tanti, eh? Tanti, tantissimi dovrai farne fuori... Patapam! (Mentre il Volontario sta uscendo, gli cade da una tasca un sacchetto con dell’esplosivo. Esce senza accorgersene.) Ehi, tu!

VOL. (rientrando) Che c’è?

CAPO Guarda che ti è caduto.

VOL. Ah, scusa. Grazie, grazie.

CAPO Sì, vai adesso, eh?

VOL. Vado. Tu non sai che gioia...

CAPO Vai!!! (Il Volontario esce. Il Capo, riavutosi dall’emozione, telefona.) Vieni qua, subito. (Si alza. Va presso una credenza. Apre una scatola e ne estrae un sigaro. Si risiede e si accende il sigaro.) Imbecille!

Buio.


SCENA SESTA

Stessa azienda della scena prima. Notte.

LALLO Una casa.

PAPPO No.

LALLO Una cassa.

PAPPO No.

LALLO Una strada.

PAPPO No.

LALLO Un coltello.

PAPPO No.

LALLO Due coltelli.

PAPPO No.

LALLO La luna.

PAPPO No. Tempo scaduto. 

LALLO Allora, che cos’era?

PAPPO La valvola numero nove di un motore a scoppio a sedici valvole.

LALLO Vabbè, ma lo fai apposta.

PAPPO Questa è una tua illazione, del tutto gratuita e inesatta.

LALLO Ma i dipendenti mica devono saper leggere nel pensiero?

PAPPO Questo lo dici tu. Altrimenti, come farebbero a sapere quello che vogliono i capi?

LALLO Adesso tocca a me. Voglio vedere quello che sai fare. Dai, forza, indovina, leggi! Dai, su, leggi!

PAPPO No. Non abbiamo tempo. 

LALLO Non sono sicuro di aver capito bene. 

PAPPO Non abbiamo tempo, ti ho detto.

LALLO Ma, prima...

PAPPO Prima era prima. Adesso è adesso. E adesso dobbiamo verificare la tua produttività.

LALLO Comincio a sentire una certa pesantezza di testa.

PAPPO La produttività è il primo test. Se non superi il primo test, non ti fanno nemmeno fare le prove di sottomissione generale. Hai fiducia in me?

LALLO Io? Sì...

PAPPO Male. Malissimo. Con la fiducia non si va da nessuna parte. La fiducia ti porta ad abbassare le difese, a calare le braghe. Va proprio male, purtroppo. Temo che non ci sia granché da fare. Comunque, questo sarà un altro capitolo del nostro training. Torniamo alla produttività, adesso. (Gli porge un flacone per fare delle bolle di sapone.) Prendi. Almeno quaranta al minuto. 

Lallo comincia a fare delle bolle di sapone, in modo piuttosto maldestro e sforzandosi di fare presto. Si stancherà rapidamente. 

PAPPO Venti... venticinque... sei fiacco, caro mio, sei fiacco. 

LALLO Senti... se non ce la dovessi fare a superare il test di produttività... Esausto, fa una lunga pausa prima di riprendere a parlare.

PAPPO Siiii?

LALLO Nel senso... se... mi dicessero... insomma... di non poter più... tu pensi che...

PAPPO Vuoi dire che...?

LALLO Sì... voglio dire che...

PAPPO Di filato alla divisione B. Il giorno dopo. Anzi, il giorno stesso. Un minuto dopo saresti già alla divisione B. 

LALLO Ma... che cosa produce la... divisione... B?

PAPPO Vuoi sapere che cosa produce la divisione B?

Buio.

SCENA SETTIMA

Casa di Emma. Stesso ambiente della quarta scena. Emma è al telefono. Ha l’aria sconvolta.

EMMA Ti dico di no, non potrebbe scendere dal letto da solo nemmeno se lo volesse! Non poteva… oddio, non può scendere dal letto da solo, non può aprire la porta della camera. Che? No, se ha un problema chiama la vicina, c’è una suoneria collegata a casa sua, abita giusto al piano di sopra... ma no, lei non c’entra, le ho appena parlato, è devastata quanto me... ma piantala di dire stronzate, ha settantacinque anni, la vicina... no, ma ti rendi conto? Non è possibile che sia successo proprio a me... sono venuti a prenderlo, capisci? Lo hanno portato via! Ma che ne so? Ti pare che se lo sapessi starei qui a parlare con te... no, quali nemici, figurati, mio padre... non lo conoscevi, tu... cioè, non lo conosci... insomma, invece di starmi a fare il terzo grado, vieni qua! Certo che l’ho chiamata la polizia... che ne so quale commissariato? Ho altro a cui pensare... proprio a me... a casa mia...

VOCE OFF Nella notte, due fattorie sono state attaccate. Il bilancio parziale è di dodici morti e due feriti, che versano in condizioni gravissime. Immediata la risposta dell’esercito. 

EMMA Perché non alzi le chiappe e vieni da me? Sono calmissima io, non ho bisogno della tua pietà, ho bisogno di te! Ma tu, come al solito, non ci sei... non ricomincio, non ricomincio... da non crederci... mio padre è appena stato rapito da una banda di delinquenti e tu fai il permaloso... no, non è possibile, io devo sapere, lo devo ritrovare, non posso stare qui con le mani in mano... ancora non hai realizzato? Ma che ne so... non so da che parte cominciare, non lo so... ma fai qualcosa, cazzo! Non puoi continuare a stare lì a dire stronzate, fai qualcosa! Proprio a me... a casa mia... eh? No, non c’è stato nessuno scasso... ma non significa niente… le porte, ormai, le aprono con le lastre per le radiografie, non avevano certo bisogno delle chiavi... chi? Ma no, quelli sparano e basta, a loro non interessa rapire le persone, non fanno prigionieri, preferiscono massacrare sul posto... no, non ci sono tracce di sangue... ma la pianti di fare Sherlock Holmes? Vieni qua, piuttosto! Che cazzo... pure io che ti sto a sentire... no, io esco... non lo so dove, esco... vado, lo cerco...

VOCE OFF In discussione alla Camera il disegno di legge che introduce il silenzio-assenso per la cremazione: se il cittadino non rilascia un’apposita dichiarazione scritta davanti a un notaio o altro pubblico ufficiale, alla morte il suo corpo sarà cremato. Acceso il dibattito in aula. 

Buio.

SCENA OTTAVA

Stessa azienda della prima scena. Notte. 

PAPPO Diamanti. La divisione B produce diamanti.

LALLO Aaah, diamanti. Vabbè, allora non c’è niente di strano. Chissà che pensavo che facesse, la divisione B. Tutti ne parlano, nessuno ne sa niente... no, aspetta: come, “produce”? I diamanti mica si producono... da quello che ne so io, si estraggono... ci sono le miniere... 

PAPPO E’ vero. I diamanti si estraggono. Ma i diamanti della divisione B sono speciali...

LALLO Forse vuoi dire che li lavorano, come si dice... li “tagliano”.

PAPPO No. Li producono, li fabbricano, non sono presi da nessuna miniera, escono luccicanti e pronti per essere venduti dalla divisione B. Adesso basta, però. Stiamo perdendo troppo tempo.

LALLO No, aspetta, spiegami un attimo: come vengono fatti, voglio capire...

PAPPO Lo vuoi sapere veramente?

LALLO Beh, sì, perché?

PAPPO Sei proprio sicuro di volerlo sapere? Pensaci bene.

LALLO Ma che c'è da pensarci? Sì, lo voglio sapere. Allora?

PAPPO Ti avverto: una volta che saprai come vengono prodotti i diamanti, la tua vita non sarà più la stessa. Sei pronto? Sei pronto ad avere un pensiero fisso, ricorrente, che non ti abbandonerà più, nemmeno nei momenti più sereni? Sei pronto a vedere le cose che ti circondano attraverso questi bellissimi, luminosi, fantasmagorici diamanti? Sei pronto?

LALLO Non vedo cosa... sì, sono pronto...

PAPPO Non potrai più tornare indietro una volta che l’avrai saputo. Apri bene le orecchie: i diamanti sono fatti con le ceneri umane. Hai capito? Hai afferrato quello che ho detto? Con le ceneri umane! I corpi dei morti sono bruciati, sono cremati, sono fatti in polvere e poi diventano dei diamanti!

LALLO Ma come... è possibile?

PAPPO Le ceneri umane contengono carbonio, che è l’elemento base dei diamanti. Anni fa hanno messo a punto un procedimento di fabbricazione diabolico, che imita quello naturale. Le ceneri sono sottoposte a un trattamento speciale: vengono messe in un contenitore resistente al calore, e lì per due mesi subiscono una pressione e una temperatura altissime. Ne escono fuori dei diamanti... la Terra ci mette milioni di anni per fare quello che la divisione B fa in otto settimane...

LALLO Stai scherzando... è uno scherzo, vero?

PAPPO Dobbiamo continuare il nostro training...

LALLO No, dimmi: quali ceneri? Dove le prendono?

PAPPO Non abbiamo molto tempo, dammi retta...

LALLO Chi c’è alla divisione B? Perché si chiama così?

PAPPO Mai, dico mai interrompere il training... si perde la concentrazione e poi si fanno delle fesserie, e le fesserie si pagano...

LALLO Insomma, rispondimi! Da quanto tempo producono i diamanti così? Da quanto tempo?

Pappo fa cadere Lallo su di un cavallo a dondolo che si trovava dietro di lui.

PAPPO Perfetto! Dobbiamo testare la capacità del dipendente di resistere alle oscillazioni del mercato, l’abilità a restare sempre in sella!

LALLO Ma chi ha inventato quest’assurdità?

Pappo mette una spada giocattolo nella mano destra di Lallo.

PAPPO Mira dritto davanti a te... punta, punta il cliente, mostra che sai indicare la direzione da seguire alla tua azienda!

LALLO Chi ci lavora alla divisione B? Chi?

Pappo mette una maracas nell’altra mano di Lallo.

PAPPO Ritmo, brio, creatività, è la tendenza aziendale moderna!

LALLO Perché hanno bisogno di altri dipendenti? Che cosa cercano?

Pappo mette un cappello in testa a Lallo.

PAPPO Uscire sempre a testa alta portando l’emblema della nostra azienda sempre con noi...

LALLO Mi vuoi rispondere? Non ne posso più con il tuo training... prima mi parli di diamanti, di ceneri umane, di cremazione, e poi non mi rispondi... voglio capire!

Pappo mette un fischietto in bocca a Lallo.

PAPPO Ecco! Sempre all’erta, sempre vigili!

Lallo fischia nervosamente.

PAPPO Ma che vuoi? Ci vuoi finire veramente alla divisione B? Non lo capisci che così fai il loro gioco? Bisogna assecondarli, fare come dicono loro. Il training! Questo sì, il training! Fra cinque giorni ci sarà la prova, e dovremo essere pronti. Magari non è vero che i peggiori li mandano alla divisione B…

Lallo fischia in senso di disapprovazione.

PAPPO Può essere che ci mandano i migliori...

Lallo fischia ancora più forte.

PAPPO No, questo no... però, chi lo sa, magari non esiste nemmeno la divisione B... io, tra l’altro, non l’ho mai vista... dobbiamo comunque prepararci per la prova, ci mancherebbe che non ci facciamo trovare pronti, chissà che ci farebbero...

Lallo fischia con amarezza.

PAPPO Fermo, resta fermo così. (Pappo prende una macchina fotografica e fa una foto a Lallo.) Perfetta! Vedi quanto è bella la vita, sei qui con un vero amico, in un posto dove tutti ti amano... e poi... progredisci... lentamente... lentamente progredisci... già non sei più lo stesso di dieci minuti fa! No? Pappo toglie il fischietto a Lallo.

LALLO Da quanto tempo? Da quanto tempo fanno i diamanti con le ceneri?

Pappo rimette il fischietto in bocca a Lallo.

PAPPO Forse ci vorrà un po’ di più di dieci minuti, ma anche tu farai dei progressi, non ti preoccupare... dritto, guarda dritto davanti a te, la spada puntata, non oscillare, resta fermo, stabile, una roccia nel mare della concorrenza, la testa eretta, la maracas in movimento, ritmo, ritmo, la testa... eretta, no, tu oscilli, ti ho visto, non oscillare, la maracas... la spada, di là, dritto, dritto... 

Lallo sputa il fischietto. 

LALLO Chi ci lavora? Che gli fanno fare? 

PAPPO Sai che ti dico? Te lo fai da solo il training! Sì, ti allenerai da solo, tu che non hai mai nemmeno sfogliato il Regolamento! Ti voglio vedere, ah, se ti voglio vedere! Quante risate che mi farò!

LALLO No, stai scherzando, non mi puoi lasciare solo... 

PAPPO Ci finisci dritto dritto dritto dritto alla divisione B! Ti prendono, ti guardano, e ti spediscono... prima, però, si divertono un pò con te...

LALLO Non puoi farmi questo...

PAPPO Perché? Me lo ha ordinato il medico di aiutarti per la prova? Di passare le mie notti qui con te? Che sei, mia moglie? No, non sei mia moglie! Sei pure brutto... il training te lo fai da solo, d’ora in poi.

LALLO No, su, non fare così, dai, lo sai che io...

PAPPO ... che tu?

LALLO Sì, insomma... la vita è talmente avara di soddisfazioni... in fondo, chi se ne frega, della divisione B! Sono tutte stronzate, no?

PAPPO Ma sì, sono stronzate!

LALLO E tu... sei generoso, no?

PAPPO Sì, sono generoso...

LALLO E mancano solo cinque giorni alla prova, no?

PAPPO Già, mancano cinque giorni.

LALLO Dov’è il mio fischietto?

Pappo prende il fischietto e lo rimette nella bocca di Lallo. Lallo fischia a lungo.

Buio.


SCENA NONA

Scena muta. Paesaggio urbano notturno. Emma alla ricerca del padre. Incrocia una serie di personaggi, che portano delle maschere mostruose. Chiede loro notizie, ma nessuno sembra sapere nulla. I personaggi, che si presentano in successione sempre più rapida, gradualmente assumono movenze animalesche. Uno di essi si avvicina ad Emma e l'aggredisce. Un ombrellaio, entrato in scena con il suo carrettino, mette in fuga il malintenzionato; dopodiché, fa sedere per terra Emma, visibilmente scossa, ed apre un ombrello dietro di lei, per poi riprendere a riparare ombrelli in piedi accanto al carrettino. 

Buio.

SCENA DECIMA

Stessa azienda della prima scena. Notte. Lallo e Pappo fanno un girotondo.

PAPPO E perché avete chiamato il manager?

LALLO Per la mano.

PAPPO Volevate chiedergli una mano?

LALLO No, è che uno ci ha rimesso una mano.

PAPPO Uno chi?

LALLO Un operaio.

PAPPO Ah!

LALLO Scusa, un dipendente. 

PAPPO Come ha fatto a rimetterci una mano?

LALLO E’ stato il caposquadra.

PAPPO Sei sicuro? Pensaci bene.

LALLO Sì, è il caposquadra che gli ha detto di...

PAPPO Ma allora non capisci proprio niente! (Interrompe il girotondo.) Te l’ho detto mille volte che quando proviamo i circoli di qualità...

LALLO A me sembrava tanto un girotondo...

PAPPO No, è un circolo di qualità... insomma, a che servono i circoli di qualità? A risolvere i problemi! Hai un problema, cerchi la soluzione! E’ semplice, no?

LALLO A me pareva un girotondo...

PAPPO E’ semplice, è fin troppo semplice, ma tu sei testardo... che c’entra il caposquadra? Così non risolvi il problema... identificare, analizzare, risolvere... che, ce l’ho messa io, la mano?

LALLO No, ma guarda...

PAPPO Appunto, non ce l’ho mica messa io la mano. Allora, chi ce l’ha messa, la mano? Forza, su, non è difficile... ce l’hai messa tu, la mano?

LALLO No, non ce l’ho messa io, la mano.
PAPPO Perfetto! Non ce l’hai messa tu, la mano. Ora, sentiamo, ce l’ha messa il caposquadra, la mano?

LALLO Mmmh...

PAPPO Allora? Analizza, analizza...

LALLO No!

PAPPO Esatto, non ce l’ha messa il caposquadra, la mano. Identificare, analizzare, risolvere. Chi ce l’ha messa, allora, questa benedetta mano?

LALLO La mano...

PAPPO Forza, su, che ci sei quasi!

LALLO La mano...

PAPPO Un ultimo sforzo...

LALLO Proprio non mi viene!

PAPPO Il dipendente! Il dipendente ce l’ha messa, la mano! Certo che tu e il Regolamento andate proprio d’accordo. E se il dipendente ci ha messo la mano, che si fa? Si prende il dipendente e lo si sbatte fuori, così impara! Identificare, analizzare, risolvere... sono i principi base di ogni circolo di qualità che si rispetti. Adesso passiamo al test di creatività, che è uno dei più importanti: bisogna dimostrare di saper trovare soluzioni originali, diverse, fantasiose. E’ lì il valore aggiunto del dipendente! Se la produttività è il motore dell’azienda, la creatività è il cuore pulsante... sarà facile per te, vedrai. Quanto guadagni?

LALLO Come, quanto guadagno?

PAPPO Qual è il tuo stipendio?

LALLO Ma non lo so, più o meno...

PAPPO ... più o meno...?

LALLO Più o meno quaranta...

PAPPO Errore!

LALLO Cinquanta...?

PAPPO Peggio!

LALLO Trenta...?

PAPPO Che assurdità!

LALLO Venti...?

PAPPO Che dici, che dici...?

LALLO Non lo so, allora, va bene? Non lo so qual è il mio stipendio, non so quanto guadagno, che vuoi che ne sappia io... ti pare che possa saperlo... sto chiuso qua dentro giorno e notte... dimmelo tu, che sai tutto!

PAPPO E’ semplice: tu non hai stipendio.

LALLO Scusa, non ho capito bene...

PAPPO Tu non hai uno stipendio. Hai delle stock option!

LALLO Ah sì?

PAPPO Sì, stock option. Con quelle un giorno diventerai ricco.

LALLO Un giorno... e adesso? 

PAPPO Adesso che? Adesso il training, solo quello conta! Mi dispiace, hai fallito pure nella prova di creatività. E dire che era quella più facile. Avresti potuto riscattarti, e invece...

Entra in scena Anna, un’addetta alle pulizie assai sciatta, munita dei suoi attrezzi da lavoro; sembra non accorgersi della presenza di Lallo e Pappo. Dovrà essere impersonata dalla stessa attrice che recita il ruolo di Emma.

ANNA Lasciano sempre le luci accese! Ma che c’hanno, dei moncherini al posto delle mani? (Si volta e vede Lallo e Pappo, che nel frattempo stavano osservando in silenzio il suo ingresso in scena.) Ah! Disturbo? E’ che non pensavo di trovare qualcuno... a quest’ora...

PAPPO Ci stiamo preparando...

ANNA Ah, capisco. Vi preparate. Soli soli. Alle due e un quarto di notte. Vabbè. Finisco di passare lo straccio e vi lascio soli, state tranquilli.

PAPPO Guardi che sta prendendo un granchio.

ANNA Mia madre me lo diceva sempre: “Anna, tu non sei troppo cogliona, non ti fare infinocchiare...” parlava d'altro, la buonanima di mamma, ma che ci volete fare, era una che ci azzeccava... vedeva lontano, la mammina... tu non sei troppo cogliona, Anna, mi diceva sempre... 

PAPPO Mi scusi: e lei che ci fa alle due e un quarto a pulire gli uffici?

ANNA Flessibilità, caro mio, flessibilità... rotating seat: un giorno sei manager e fai i contratti, il giorno dopo pulisci i cessi con lo spazzolone... organizzazione del lavoro risorse umane competenze abilità efficienza dinamismo voglia di intraprendere spirito d’équipe teaching coaching circoli di qualità, insomma quella roba lì!

Un silenzio.

PAPPO Che ha detto? Circoli di qualità?

ANNA Chi, io? No.

PAPPO Mi sembrava.

ANNA La mia povera mamma me lo diceva: “Anna, tu non sei troppo cogliona...”

PAPPO Ecco, adesso, se permette... dobbiamo continuare...

ANNA Non ci tengo mica a restare... quella roba lì... per carità! Ve la fate da soli!

LALLO Il mio collega ha ragione...

ANNA Il tuo collega ci ha forse ragione, ma ci aveva ragione pure la mia povera mamma, quando diceva: “Anna, tu non sei troppo cogliona...”.

PAPPO Bene. Allora, se permettete, decido io.

LALLO Tanto è una vita che lo fai.

ANNA (a Lallo) Non ti fare infinocchiare...

LALLO Chi, io?

ANNA No, io. Era la buonanima di mamma che me lo diceva sempre: “Non ti fare infinocchiare...”.

PAPPO La prova è fra due giorni. Bisogna fare presto. La luce.

LALLO Che?

PAPPO E’ per un nuovo test. Spegni la luce.

ANNA Senza di me! Io me ne vado...

LALLO Dov’è l’interruttore?

PAPPO Sei proprio senza speranza. E’ là.

ANNA Non si è ancora asciugato, per terra.

LALLO Dove, qui? Spegne la luce.

Buio.


FINE PRIMO ATTO









ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Seguito della nona scena del primo atto. Emma è seduta a terra, con un ombrello aperto poggiato dietro di lei. L’ombrellaio lavora ai suoi ombrelli, in piedi, accanto al carrettino. E’ notte, ma si cominciano ad intravedere i primi bagliori dell’alba.

EMMA Io cerco mio padre.

OMB. Cercare, cercare, cosa avrete tutti da cercare? Chi cerca una casa, chi un lavoro, chi un marito, chi una moglie, adesso ci mettiamo pure a cercare i padri, le madri, le sorelle? Cos’altro? Una strada, un indirizzo, un numero di telefono, una tromba, dei calzini, un lavoro, una nuova macchina? E perché lei si ostina a cercare, come fanno tutti? Ha due braccia, due gambe, due occhi, una bocca e un apparato genitale, no? Cos’altro cerca?

EMMA Ma mio padre è malato!

OMB. E allora? Sapesse quanta gente è malata... anche lei è malata, anch’io lo sono... eppure non mi cerca nessuno. Bastasse essere malati... troppo semplice, troppo semplice! Che cos'ha suo padre di tanto speciale?

EMMA Mio padre è molto malato. E'… è… handicappato.

OMB. Però, quanto pudore! La dica, questa parola buffa, la dica tutta, le farà bene, vedrà, non se la tenga sulle labbra. Vomiti pure, se crede. Handicappato, handicappato, handicappato… quando l'ho sentita dire per la prima volta, pensavo si trattasse di un dolce. Handicappato alla vaniglia, handicappato alle nocciole con crema di cioccolato fuso… è che sono sempre stato goloso, io. Ha freddo?

EMMA Sì.

OMB. Allora si metta bene dietro all'ombrello. La proteggerà. La gente non sa quante cose si possono fare con un ombrello. Però la parola ombrello non mi ha mai fatto pensare ai dolci. Chissà perché.

EMMA Grazie. Devo andare. E' stato molto gentile con me, sa? Ora me ne devo andare.

OMB. E perché sarei stato gentile? Perché se ne deve andare? Per perdersi ancora una volta, per finire nelle mani di qualche farabutto, per urlare il nome di suo padre? Questa non è un'ora nella quale si può andare da soli, da queste parti. Due occhioni sperduti come i suoi si vedono anche nella nebbia, sono come due fari. Farebbero da miele per le api. Anche nel mare si vedrebbero, i suoi occhioni sperduti. Lei non è di questo quartiere, vero? No, non è di questo quartiere. Le mie chiacchiere l’annoiano?

EMMA No, è che… sono venuti a casa mia… hanno preso mio padre…

OMB. Quanto sangue, eh? Inutile, poi. Che se ne facevano di suo padre? Ma questi non sono fatti miei. Che brutta giornata. Uno certe volte non sa che pesci pigliare. Ma poi passa. Tutto passa. 

EMMA Mi sento come se… è orribile, è orribile! Vedere quella stanza vuota è innaturale, per me. D'un tratto, è come se non ci fosse mai stato nessuno, in quella stanza. Hanno cancellato degli anni interi di vita. Non ce l'ho fatta, non ho resistito, sono dovuta uscire. Non sapevo dove andare, che fare. Non sapevo più niente… non so più niente. 

OMB. E' ancora sotto shock. Beva questo. Le farà bene. Versa del caffè caldo da un thermos in una tazza, che porge ad Emma.

EMMA (beve) Grazie.

OMB. Prego. Adesso, permette che continui il mio lavoro? Tutte queste emozioni mi hanno distratto... e anche un po’ scocciato. Lei può restare quanto le pare, non c'è fretta. 

EMMA Ma lei lavora anche di notte?

OMB. Di notte, di giorno, che differenza fa? Fino a quando ci sarà la luna e ci permetteranno di vederla, fino a quando qualche sparuto lampione le farà concorrenza, per me la notte ed il giorno saranno la stessa cosa. Io resto uguale, sono sempre la stessa persona. Il mio tempo è uguale. Un'ora vale l'altra, un minuto vale l'altro. In più, non ho ricordi. La notte è fatta per questo, no? 

EMMA E non va mai… a casa sua?

OMB. Perché dovrei andare a casa di qualcun altro? Lei continua a sragionare, mi sembra. Le ho già detto che sono sempre la stessa persona. Mi cadesse un albero sulla testa, se non è così. Certo, qui alberi non ce ne sono… poco male. Non sarebbe caduto lo stesso. 

EMMA Io… non sopporto l'idea che siano entrati a casa mia… che abbiano frugato tra le mie cose… mi hanno portato via… è orribile, è assurdo!

OMB. Proprio non vedo come. Disperarsi così! Deve essere una malattia. Casa sua? Perché, lei non è sempre uguale? Non è la stessa persona? Io non la conoscevo prima, ma mi sembra che sia sempre la stessa persona anche lei. Bof… chi ci capisce più niente…

EMMA Ma non le è mai capitata una cosa del genere? Non è mai stato aggredito, non le hanno mai fatto del male? E' fortunato, lei, con i suoi ombrelli. Non pensa a nient'altro… le sembra strano che si possa soffrire? Non ha mai sofferto? Non si è mai sentito il cuore uscire fuori dal petto per il dolore? Non si è mai perso, smarrito? Non ha mai vissuto in una casa? Una casa, quattro mura, un tetto, una porta, delle finestre, magari con qualcuno dentro che non sia lei? Ha passato tutta la vita a riparare ombrelli, andando in giro con questo ridicolo carrettino? Non sa che cos'è la violenza?

Un silenzio.

OMB. Vuole dell'altro caffè? (Emma, stizzita, non risponde.) Che bella chiacchierata! La giornata si sta aggiustando. Qualche volta sono venuti. Anche da me, sono venuti.

EMMA Chi? Di chi parla?

OMB. Ma io li so tenere a bada. Solo una volta mi hanno fatto a pezzi il carrettino. In cinque sono dovuti venire, per farcela. Le altre volte, no. A uno, gli ho cavato gli occhi. No, non dico sul serio. Quando se ne è andato, ce li aveva ancora, gli occhi. Non è più tornato. Chissà come mai. Un altro mistero. Le vede, le canne degli ombrelli? Possono fare molto male, sa? Se la gente sapesse quante cose si possono fare, con gli ombrelli! 

EMMA Perché sono venuti? Che volevano da lei? 

OMB. Se io capissi a che servono i soldi, forse potrei risponderle. Sono degli animali strani… non lasciano mai il quartiere… ci si affezionano, sono dei veri sentimentali. Spaccano tutto, ma lo fanno con trasporto. Certe volte, li vedi saltare giù dalle finestre, rotolarsi per terra, dare fuoco alle panchine… poi festeggiare, con delle grandi bevute e dei canti… sì, festeggiano spesso. Questo dimostra che sono dei sentimentali. Qualche volta ballano pure. Lei sa ballare?

EMMA Che c'entra?

OMB. Mi faccia ballare. Balli con me, la prego. Solo una volta. Non si preoccupi, non la toccherò. A me non interessa. Io voglio solo ballare. Almeno una volta. In queste strade è difficile trovare una donna con cui ballare. E io sono rimasto all'antica. La prego, la prego. Le regalerò un ombrello.

EMMA Ma no, non li voglio i suoi ombrelli.

OMB. Soldi non ne ho. Ma ombrelli, sì. Può scegliere quello che preferisce. Guardi, ce ne sarà almeno uno che le piace. Balli con me. La prego. Una volta soltanto.

EMMA Lei è completamente matto…

L'Ombrellaio si avvicina ad Emma e le porge la mano per invitarla a ballare. 

EMMA Lei è completamente matto, ballare… qui, per strada… di notte, non c'è nemmeno la musica…

OMB. La musica verrà da sola… basta iniziare e la musica segue. Non dobbiamo andarla a cercare, la musica è qui, tra di noi, insieme a noi. E' nelle cose, è nella strada, è nei lampioni che ci rischiarano la via, è nelle cacche di cane… vedrà, vedrà!
Emma si lascia convincere. I due iniziano a ballare al suono di una musica che sembra non venire da nessuna parte. 

EMMA Ma com'è possibile? Da dove viene questa musica? Dov'è il trucco? Nel carrettino? 

OMB. Non rovini tutto, la prego. Non parli. Balli soltanto. La musica è qui per noi. Non facciamola scappare via.

I due continuano a ballare. 

OMB. Sono il brivido e sono il tuono, sono la rana e la salamandra, sono lo scoglio e la ragnatela, siamo la vita e siamo la morte! 

La musica si interrompe. I due smettono di ballare e si separano. 

OMB. Ecco, lo sapevo. Ho esagerato. Succede sempre così. Mi lascio andare, e poi me ne pento. (Un silenzio.) Ma no, non me ne pento affatto. Niente rimorsi. (Continua a ballare da solo, senza musica.) Sono ancora la rana e la salamandra, sono sempre lo scoglio e la ragnatela! Vedo e non vedo la fine del mondo, i suoi colori... sento e non sento i suoi sapori... battiti d’ali scure nelle mie orecchie. Un solo essere, quante parole! (Si ferma. Un silenzio.) Un altro caffè?

EMMA No, grazie.

OMB. Non ha ancora scelto.

EMMA Cosa? Ancora con i suoi ombrelli? 

OMB. Certo, ne scelga uno. 

EMMA Lei straparla, dovrebbe essere rinchiuso, con i suoi ombrelli e la sua musica...

OMB. Lo faccia per me, si abbandoni all’alba che verrà a salutarci tra poco. E’ una bellissima giornata. Lo faccia per me... uno soltanto.

EMMA D’accordo. Ma poi mi dirà... chi sono gli animali strani di cui parla tanto? (Cerca tra gli ombrelli. Ne apre qualcuno.) Perché ce l’hanno con lei? Eppure, lei non fa del male a nessuno... o no?

OMB. La mia voce non arriva di certo alle montagne quando ne ho bisogno. La sua nemmeno, del resto. E se non posso guardare in un pozzo d’acqua limpida senza sporcarmi la faccia, perché devo chiedermi come sono fatte le macchie solari? No, non sono gli animali strani che mi fanno paura. Loro spaccano, picchiano, qualche volta ammazzano, ma sono dei sentimentali. Grandi feste. Grosse risate. Ci si diverte. Si balla. Sono dei sentimentali. (Un silenzio.) Ha scelto?

EMMA Non lo so. Uno vale l’altro, non ho proprio la testa adesso...

OMB. Questo qui è la quarta volta che lo riparo, sembra ancora nuovo. Fra un po' di tempo, non lo sarà più. Sono loro che mi fanno paura. Loro. 

EMMA Loro chi?

OMB. Perché? Perché ostinarsi? Se un ombrello non si può più riparare, significa che non potrà più essere usato, ma deve restare ombrello. Morto, ma ombrello. Il cane che agonizza nella strada e poi muore resta cane. Ha diritto a restare cane. Ha diritto a riposare. Loro no. Negano il diritto al riposo. 

EMMA Ma loro chi? Di chi parla? Mi sembra di diventare matta, a sentirla parlare. Quando potrò andarmene da sola? E’ ancora pericoloso, qui? Vedo già le prime luci del giorno. E’ un segnale. Adesso vado, eh?

OMB. No, resti. Mi stia a sentire. Le farfalle impagliate restano farfalle, no? Conservano la dignità di farfalle. Perché, perché l’uomo non riconosce questa dignità ai suoi simili? Mia moglie era mia moglie anche da morta... perché me l’hanno chiesta? Perché ho accettato di dargliela? Che cosa è diventata, mia moglie? Che cosa è diventato, l’amore di tutta una vita, che ne hanno fatto? Aveva diritto al riposo, come i cani, come le farfalle, come i miei ombrelli... perché glielo hanno negato? Che cosa diventeremo? 

EMMA Ho scelto. Prenderò quello lì (indica l’ombrello aperto che aveva usato come protezione). 

Buio.





SCENA SECONDA

Stanza del Capo. Emma è seduta su una sedia, in un angolo, legata. Il Capo è alla sua scrivania, gioca con un videogame. 

IL CAPO Allora, vediamo un po’ di ricapitolare la sua storiella: c’è una fabbrica che produce diamanti utilizzando resti umani e lei vorrebbe che noi la facessimo saltare in aria. 

EMMA Gliel’ho detto, è così... 

IL CAPO Aspetti! Questo è un passaggio molto delicato. Bisogna fare attenzione, sennò si precipita... ecco, sto per entrare nel covo dei terroristi...

EMMA Mi stia a sentire, la prego!

IL CAPO Fatto! Ora devo stare attento, possono nascondersi dappertutto, questi infami... un attimo... regolo gli occhiali a raggi infrarossi... perfetto! Allora, ammesso che lei non sia una spia, e già qui potrei fermarmi perché lei è sicuramente una spia...

EMMA Non sono una spia, gliel’ho già detto, sono venuta...

IL CAPO Con quel passaporto che aveva addosso, vuole farmi credere di non essere una spia? E perché avrebbe oltrepassato la frontiera? 

EMMA Ma gliel’ho detto mille volte, per...

IL CAPO Aaagh! Maledetto, mi ha preso il coltello! Vedrai che ti faccio... eliminato! Livello superato...

EMMA Sono venuta per incontrare lei! Mi sleghi, adesso...

IL CAPO Dicevo: ammesso che lei non sia una spia, per quale ragione dovremmo fare saltare in aria la sua fabbrica? Noi siamo un’associazione caritatevole...

EMMA Lo so benissimo chi siete. E poi, con questo arsenale che vi ritrovate...

IL CAPO Siamo in guerra, dobbiamo difenderci dal nemico... eccoli, in due arrivano... ve ne approfittate perché non ho più tanta energia, eh? 

EMMA Ma ha capito quello che le ho detto? Producono diamanti utilizzando ceneri umane, scavano nelle tombe per estrarre i cadaveri più freschi e hanno cominciato pure a rapire i malati...

IL CAPO Bastardi! Senzadio! Se ne approfittano... 

EMMA Hanno bisogno delle ceneri di almeno venti persone per produrre un diamante piccolissimo... non sanno più dove andarli a prendere...

IL CAPO Li prendo io, li prendo...

EMMA Chi?

IL CAPO Questi maledetti... ecco! Anche al minimo dell’energia sono sempre il più forte! Livello superato. Ne avevo bisogno. Mi ricarico un pò. 

EMMA Ammazzano la gente per farne diamanti! Ha capito? Si rende conto? 

IL CAPO Sono davvero dei bastardi...

EMMA Hanno preso mio padre, ne sono sicuro, l’hanno rapito...

IL CAPO Lo troverò, lo troverò...

EMMA Come, lo troverà...?

IL CAPO Sono già al quarto quadro, so dove l’hanno nascosto, il Generale della Polizia Segreta Sullivan... lo salverò dalle mani di questi maledetti! 

EMMA Non ci credo, è un incubo... ma mi sta a sentire? Hanno problemi di approvvigionamento, sono a corto di forniture... non so per quale ragione devono aumentare la produzione di diamanti, non so che cosa debbano finanziare...

IL CAPO Lei non sa parecchie cose, mi sembra. 

EMMA Posso procurarmi le piante della fabbrica, i dettagli delle vie di uscita, delle installazioni di sicurezza, l’elenco dei fornitori e di tutti quelli che vi hanno accesso quotidianamente... penso di potermi procurare anche il piano dell’esercito per proteggere la fabbrica e i suoi proprietari! Non le basta?

IL CAPO Chi gliele darebbe tutte queste informazioni?

EMMA Ho dei contatti nell’intelligence.

IL CAPO Ecco, lo dicevo io. Una spia. Finisco qui e la consegno ai miei uomini.

EMMA Ma no, non sono una spia! Li odio quanto voi, ha capito? Li odio! Hanno preso mio padre per... oddio, non voglio nemmeno pensarci! 

IL CAPO Silenzio!

EMMA Che ho detto?

IL CAPO Devo prendere il microfilm... è un’operazione delicatissima, devo riuscire ad agganciarlo con il mio... fatto! Livello superato. Mi sono davvero stufato con la sua storia... ammesso che sia tutto vero, io che ci guadagno?

EMMA Avreste le prime pagine di tutti i giornali. Il vostro nemico sarebbe colpito nel suo territorio e ridicolizzato davanti al mondo intero. Nessuno sa dell’esistenza della fabbrica... se le immagina le reazioni degli Stati amici? L’imbarazzo delle diplomazie per cercare di coprire la notizia, di non farla trapelare, di mettere tutto a tacere...

IL CAPO Controllano la stampa, nessuno saprebbe niente...

EMMA La stampa nazionale, ma non quella estera. Ci penserò io a far recapitare dei dossiers nelle redazioni dei giornali stranieri... non avete interesse a farmi fuori...

IL CAPO Ti massacro!

EMMA Aiuto!

IL CAPO No, non ce l’ho con lei, devo sgozzare un terrorista... sa, ho finito le munizioni, mi resta solo un coltello...

EMMA Ho già preparato tutto. Aspetto solo che facciate esplodere la fabbrica... poi manderò dei plichi anonimi ai giornali con tutte le informazioni necessarie... ho le prove della loro attività... l’opinione pubblica insorgerà...

IL CAPO Livello superato. Non si preoccupa dei contraccolpi politici? E’ pur sempre il suo Paese, no?

EMMA Non me ne frega più niente. Dovrei forse essere patriottica? Onorare la loro bandiera sporca di sangue? Non hanno avuto nessuna pietà davanti al mio vecchio...

IL CAPO Giusto.

EMMA Allora siamo d’accordo. Quando interverrete? Quando?

IL CAPO Quando interverrà, vuole dire.

EMMA Interverrà, chi?

IL CAPO Ma lei, chi altri?

EMMA Io?

IL CAPO Sesto quadro! Ci avviciniamo alla soluzione finale...

EMMA Come sarebbe a dire, io? Che c’entro?

IL CAPO C’entra, c’entra... fino a cinque secondi fa ha sputato sulla bandiera del suo Paese, ha detto che li odiava... ora che fa: si rimangia tutto?

EMMA No, ma...

IL CAPO Deve dimostrare tutto il suo coraggio, la sua dedizione alla causa... 

EMMA No, aspetti: io sono venuta qui per darle delle informazioni confidenziali, non certo per arruolarmi...

IL CAPO Non si preoccupi: le daremo noi i materiali necessari, la seguiremo da vicino... del resto, per lei sarà molto più facile entrare in una fabbrica del suo Paese... senza contare la segretezza... per noi sarebbe praticamente impossibile accedervi.

EMMA No, mi stia a sentire...

IL CAPO Questa poi, mi hanno rotto gli occhiali a raggi infrarossi! Me la pagheranno, altroché se me la pagheranno... 

EMMA Non saprei nemmeno da che parte cominciare, no... è impossibile...

IL CAPO Mi devo ricaricare, presto, presto... allora, accetta?

Buio.

SCENA TERZA

Stessa azienda della prima scena del primo atto. Notte.

LALLO Dici davvero?

PAPPO Sei una mammola.

LALLO No, perché se fa così caldo non ci posso mica andare, alla divisione B.

PAPPO Sei una mozzarella.

LALLO Che ci posso fare io, se soffro il caldo? Svengo, io, quando fa troppo caldo.

PAPPO Sei una pappamolla.

LALLO Glielo dovrei dire? Pensi che dovrei? In fondo ci hanno sempre detto che dobbiamo essere trasparenti, no?

PAPPO Tu non sei trasparente, sei inesistente.

LALLO Credo proprio che ci finirò, alla divisione B... del resto, come potrei evitarla? Ho fallito persino nella prova di tiro alla fune! Agita una corda che tiene tra le mani.

PAPPO Era la prova di resistenza tensio-psicomotoria, non il tiro alla fune. Secondo me gli basterà guardarti in faccia per decidere di inviarti dai loro cari amici della divisione B. Niente prova per te. Niente perdite di tempo. 

LALLO Ci finirò davvero? Dici sul serio? 

PAPPO Certo che ci finirai. In teoria, potresti ancora salvarti. Dipende solo da te. Ricominciamo il training oppure no?

LALLO E’ inutile, non ci riesco.

PAPPO Allora...

LALLO La prova è domani. Vorrei dormire ma non ce la faccio. Potrei mangiare qualcosa, o bere, ma resto inchiodato qui. La prova è domani. E tu sei crudele.

PAPPO Non è vero.

LALLO Sì, sei senza pietà. Basta vedere i risultati delle tue prove, per rendersene conto.

PAPPO Che vuoi insinuare?

LALLO Lo so io, lo so. Sei insensibile. (Un silenzio.) Pensi che potrò conservare la mia uniforme? Me la faranno portare lì tra le fiamme? Non che me ne freghi qualcosa, ma mi ci sono affezionato. Sai com’è. E i miei pesci rossi? Non ce la farò mai a superare la prova. Che disastro. Forse mi ci abituerò. In fin dei conti, che potranno mai farmi, alla divisione B? Ci saranno dei colleghi come qui, dei capi... farà più caldo... magari gli odori... però almeno i prodotti... che meraviglia devono essere questi diamanti...

PAPPO Potresti almeno tacere.

LALLO Non ci voglio andare, alla divisione B...

PAPPO Almeno non ti avrò davanti tutti i giorni.

LALLO Potrò uscirne? Potrò andarmene un giorno?

PAPPO In effetti, la cosa non mi dispiace. No, non potrai uscirne!

LALLO Perché? Perché non potrò uscirne?

PAPPO Non ci sei nemmeno entrato, se è per questo.

LALLO Come posso fare per evitarla? Ci vorrebbe un’idea. Non ci voglio andare alla divisione B... mi sento male, ho le gambe che mi tremano... vedo nero dappertutto...

PAPPO Fermo lì. Basta depressione. Può essere contagiosa. Nuova tecnica.

LALLO No, non ce la faccio più con il tuo training.

PAPPO Non si tratta di training, stavolta. Ricarica di energia, distensione, anti-stress, rafforzamento della personalità. Fai come me.

LALLO Non ce la faccio...

PAPPO Poche chiacchiere. In piedi: ringa pakia! Esegue l’haka, la danza dei Maori.

LALLO Ringa pakia...

PAPPO Più grinta! Uma tirahia...

LALLO Uma tirahia...

PAPPO Che mosceria... ancora: turi whatia...

LALLO Turi whatia...

PAPPO Aggressivo, minaccioso: hope whai ake...

LALLO Hope whai ake...

PAPPO Più forte! Waewae takahia kia kino!

LALLO Waewae takahia... che?

PAPPO Waewae takahia kia kino! Batti i piedi, così...

LALLO Waewae takahia kia kino...

PAPPO Waewae takahia kia kino! Energia! Waewae takahia kia kino!

LALLO Waewae takahia kia kino!

PAPPO Ancora!

LALLO E PAPPO Waewae takahia kia kino!

Entra Anna.

ANNA Ne ho visti di marmocchi, ma come voi...

PAPPO Dimenticato il detersivo?

ANNA Io non vedo niente, e sento ancora meno...

PAPPO Magari fosse vero.

LALLO Io non ci voglio andare, alla divisione B... Riprende la corda, inizia a fare un nodo.

ANNA Stavolta che fate, le prove per un balletto?

PAPPO Cos’è, invidia?

ANNA Fatti vostri. Io non ne so niente.

LALLO Non ci voglio andare.

PAPPO Bè, che aspetta a fare quello che deve fare?

ANNA Ha fretta, il signorino.

PAPPO Dica un pò, ma lei da quanto tempo lavora qui?

ANNA Questi invece sono fatti miei.

PAPPO Sono anche fatti miei, se permette. Io comincio ad avere un certo grado, in quest'azienda.

ANNA Sì, difendila pure, questo schifo di azienda... ma tu lo sai che robaccia produce?

LALLO Non ci posso andare, alla divisione B...

PAPPO Perché? Sentiamo: che produce?

ANNA Diamanti...

PAPPO Intanto, è solo una divisione che li produce. E poi non vedo che c’è di male. Non te l’hanno mai regalato, un diamante, a te. Fischi. Solo fischi hai beccato nella vita. 

ANNA Ma lo sai come li fanno, i tuoi diamanti?

LALLO Piuttosto... Sale su una sedia, fa passare la corda su una trave, si assicura che sia ben salda, mette la testa nel cappio che aveva preparato mentre Anna e Pappo parlavano.

ANNA Li fanno con le ceneri dei morti, questi bastardi! Scavano nei cimiteri, rapiscono la gente, i malati, gli invalidi, ammazzano, sventrano, squartano, bruciano, ecco da che roba vengono i tuoi meravigliosi diamanti!

PAPPO Ma tu...

ANNA E adesso è finita! (Apre il camice da lavoro e mostra la cintura di esplosivo che ha legato intorno alla vita. In realtà, si tratta di Emma.) Faccio saltare tutto in aria!

LALLO ... m'impicco!

PAPPO Ma che vi è preso? Che vi è preso a tutti quanti... (a Emma) no, aspetta no, non ti fare saltare... aspetta... (a Lallo) e tu, scendi, dammi quella corda!

EMMA Ho fatto mettere delle cariche dappertutto... la vostra fabbrichetta non ha scampo!

PAPPO Sì, non ora, non ora... (a Lallo) scendi da lì, togliti quel cappio... non ci finirai, alla divisione B, te lo assicuro... 

LALLO Non ti avvicinare! Non mi farai cambiare idea!

EMMA Salteremo in aria tutti! Questa fogna nella quale sguazzate tornerà all’inferno... 

PAPPO No, ma perché? Siete impazziti? (A Emma) Aspetta... chi ti ha raccontato queste fesserie... (a Lallo) e tu... parlo con lei e arrivo... non t'impiccare, aspetta... (a Emma) sono solo cazzate, non è vero niente!

EMMA Ah sì, e allora se sono solo cazzate perché il tuo amico si vuole impiccare?

PAPPO Ma che ne so... avrà i suoi problemi...

EMMA Problemi di cuore?

PAPPO Esatto, problemi di cuore... ora però, da brava, togliti quell’esplosivo di dosso... (a Lallo) e tu, ma che diamine ti prende? Mi dici che ti prende? Scendi, dobbiamo fermare questa pazza...

EMMA Pazza tua sorella.

LALLO Non ci voglio andare.

PAPPO E non ci andrai! Ora, però, scendi, da bravo, mi devi aiutare...

EMMA Scoppia tutto!

PAPPO Nooo! (A Emma) Ferma, fermati un secondo, aspetta... un secondo solamente, che ti costa...

EMMA Vabbè, un secondo. Già passato. Faccio saltare...

PAPPO Ma si fa per dire, un secondo. Stammi a sentire... (a Lallo) tu, anche tu, stammi a sentire, così almeno per il momento non ti impicchi... (a Emma) che risolvi, facendo saltare in aria tutto?

EMMA Non ti voglio stare a sentire. Sono qui per una missione.

PAPPO Senti solo questa, poi farai come ti pare. E’ la produzione di diamanti che ti ripugna, no? Le ceneri e il resto. Se ti fai saltare in aria, e noi con te, e la fabbrica con te, che risolvi? Che credi di risolvere? Pensi che loro si facciano fregare così facilmente? Avrai distrutto una fabbrica, e allora? Ne rifaranno un’altra prima ancora che tu varchi le porte dell’inferno... e poi, ne vuoi sapere un’altra?

EMMA No. Ti ho sentito, non mi hai convinto, ora bum!

LALLO Io mi impicco.

PAPPO No, piantatela tutti e due. State a sentire, non ho finito! Se ti fai saltare, dove credi che finisca il tuo corpo? Pensi che ricompongano i resti e che ti seppelliscano con amore? Povera illusa! Finirai lì, finiremo tutti lì! Diventeremo tutti splendenti e luccicanti! Anzi, la sai una cosa? Chi ci dice che non ce ne sia un’altra, di fabbrica, che produce lucido da scarpe o telai di biciclette? Potremmo essere usati nella fabbricazione di cuscinetti a sfera, potremmo diventare delle viti, dei piombini, degli utensili da cucina... degli stracci, ecco quello che potremmo diventare! E’ questo che vuoi? E’ per questo che sei venuta? Per diventare materia prima? Vuoi essere una materia prima? Accomodati! Fatti saltare, e con te tutti noi... ma rifletti... l’unica soluzione per te è di partire... partire, andare lontano, in un Paese dove potrai essere libera anche dopo la morte... rifletti...

LALLO Non m'impicco più. 

Buio.



SCENA QUARTA

Stanza del Capo. Il Capo è intento a parlare a qualcuno nel corso di una videoconferenza. Ha un auricolare. Lo schermo non è visibile al pubblico. 

IL CAPO Mi fa piacere sentire che sta bene. Sì, grazie. La vedo in forma, eh? Fa molto sport, eh... io, purtroppo... come dice? Non vede bene? Aspetti che cerco di regolare la telecamera... ecco, lo sapevo, adesso sono io che la vedo a tratti. Se resta un secondo in linea, chiamo l’addetto alle videoconferenze. Grazie. (Appoggia l’auricolare sulla scrivania e prende un altro telefono.) Dove sei? Hai fatto un lavoro di merda, lo sai? Hai capito? Un lavoro di merda! Quando vieni? No, subito! C’è bisogno che ti dica che può succederti se non arrivi subito? No, non è necessario. (Chiude la comunicazione e riprende l’auricolare.) Mi scusi, ma abbiamo qualche problema con la linea... sa, ci hanno messo l'ASDL da poco tempo, noi non siamo certo al vostro livello quanto a tecnologia... ma supereremo presto queste piccole difficoltà di connessione, vedrà, e riusciremo ad organizzare delle videoconferenze ogni quindici giorni, come ci avete richiesto. Allora, di cosa voleva parlare oggi? Ah, mi scusi, prima che me ne dimentichi, volevo ringraziarla per il gentile omaggio... mia moglie ha gradito moltissimo, davvero... la montatura è raffinata, una bellissima pietra... fa un effetto grandioso. Mi scusi per l’interruzione, ma sentivo proprio il bisogno di esprimere... ancora? Eppure la telecamera è nuovissima... (regola la telecamera attraverso un telecomando) aspetti, mi dica se ora va meglio. Perfetto. Allora, dicevamo? Ah, l’accordo di pace. Siete preoccupati? No, no, potete stare tranquilli, le assicuro che potete contare su di noi come e più di prima... certo, le spiego: in termini politici noi siamo e restiamo una fazione indipendente dall’Autorità Centrale, e come tale non ci riteniamo vincolati da accordi di qualsiasi genere che siano siglati dall’Autorità Centrale senza il nostro consenso. Non possono imporci la pace, insomma. Al contrario, un tale accordo rafforza la nostra capacità di attirare dei nuovi aderenti. Sa, la questione identitaria e il bla bla che ne segue... chiaramente ci siamo già riuniti con i capi delle altre fazioni. Abbiamo deciso all’unanimità: continueremo la lotta. Per non parlare dell’impatto mediatico dell’intera faccenda: se prima dell’accordo avevamo cento riflettori puntati su di noi, adesso ne abbiamo mille, diecimila, ed ogni nostra azione è ammirata da centinaia di migliaia di potenziali accoliti. Non ha niente da temere. L’accordo di pace per noi è carta straccia. Anzi, nei prossimi giorni intensificheremo gli interventi. Avrete le forniture richieste nei tempi previsti. Sa una cosa? Credo di potervi inviare un quindici-venti per cento di forniture in più rispetto all’ordinativo. I vostri impianti ce la faranno? Benissimo. Mi tolga una curiosità: quanti diamanti avete prodotto, lo scorso mese? Però. Notevole. Complimenti. Per tornare al nostro discorso di prima, tenga conto che anche il vostro esercito è pronto ad intervenire, nonostante l’accordo. Sanno già quando attaccheremo... ho parlato con il comandante capo delle Zone 1 e 2, l’ho informato per tempo. La loro risposta sarà selvaggia e sproporzionata. Non si preoccupi. Sappiamo dove sarà concentrata l’azione militare. Sarà fulminante e ben circoscritta. Credo che anche da parte loro avrete un notevole contributo. Ah, a questo proposito: visti i livelli delle nostre ultime forniture, vorremmo ridiscutere i nostri accordi commerciali... sì, anche con il vostro esercito... per lei quando sarebbe possibile? Che dice? Cazzo, è andata via la linea! (Si stacca l’auricolare.) E questo deficiente... dove sei? Dove cazzo sei finito, pezzo di merda! Devi essere qui fra trenta secondi! (Chiude la comunicazione.) Ah, si vede di nuovo. (Rimette l’auricolare.) Sì, le stavo dicendo... cosa? Ah, sì. No, si è trattato di un episodio assai buffo. Una tizia che si è precipitata qui... voleva vendicare il padre... una storia ridicola... non ho voluto eliminarla subito, così ho giocato un po’ con lei, le ho dato dell’esplosivo finto, le ho fatto credere che l’avremmo spalleggiata... no, adesso è tutto finito, l’abbiamo neutralizzata... sa, il nostro uomo che è distaccato presso di voi... sì... deve arrivare da un momento all’altro, dobbiamo discutere di un paio di cose... sì, è molto in gamba, sì... come dice? Non le ha ancora mandato il report settimanale? Glielo dirò, stia tranquillo. Sì, va tutto per il meglio: osserva quello che succede nell’azienda, registra tutto, finge con i suoi colleghi... è un bravissimo provocatore... si diverte a metterli alla prova. Non è possibile! La linea è caduta un’altra volta! (Si sente bussare.) Entra, che ti stacco le palle! Ah, sei tu... scusa, pensavo fosse il tecnico.

Entra Lallo, sempre in uniforme aziendale.

Vieni, vieni, non restare sulla porta, siediti pure, come stai?

Lallo porge un plico al Capo. Il Capo lo apre e ne tira fuori delle foto. Nel guardare le foto, i due ridono. Il Capo sceglie una foto, la mostra a Lallo: si tratta della foto di Lallo sul cavallo a dondolo che Pappo aveva scattato nel primo atto, durante il training. Grosse risate.

Bellissima! La mettiamo qua, eh? (Continua a ridere.) Vuoi un sigaro? Gli porge la scatola.

LALLO Volentieri.


SIPARIO