NEL FANGO DEL DIO PALLONE

La storia maledetta di Carlo Petrini, centravanti di serie A
di

Giulio Baraldi e Alessandro Castellucci

(15.10.2004)


Prologo

Una conversazione telefonica. Qualcuno parla da lontano.
…Non insista …non posso parlare, la prego… basta domande, dai… ma quale intervista?! Io rischio la pelle… scusi, devo attaccare… devo attaccare, se no mi rintracciano… sto all’estero, lontano… adesso no, ma un giorno le dirò tutto… click… (riaggancia)

Appare, in controluce, un uomo dimesso. Indossa una tuta blu, vecchio stile. E un paio di occhiali scuri. Fuma un po’, poi spegne la sigaretta.
Un pullman corre sull’autostrada. L’autostrada è la Salerno-Reggio Calabria, piena di curve, difficile non vomitare se la percorri tutta. E’ pomeriggio. Fa un caldo d’inferno. 
Il pullman è uscito da poco dallo stadio di Catanzaro e si dirige verso un albergo.
Sul pullman ci sono dei calciatori. I giocatori del Bologna.
(Si volta indietro) In fondo ce ne stanno sei, cinque, sugli ultimi sedili, più uno. 

(Si volta ancora indietro) “Calmo… ti ho detto di stare calmo… e prima di tutto abbassa la voce, che fai voltare tutti… certo che ho sentito… ma cosa fa quello, piange?” 
(Piangente) “Io mi cago addosso” 
“… Ma dài, staccati dal finestrino… ce li hai i coglioni?” 

Sul pullman, la radio è accesa. Ha appena annunciato che la guardia di finanza… che la guardia di finanza… sulla Salerno-Reggio Calabria… la radio va e viene… “in manette…” qualche nome… poi il pulman esce dall’autostrada e arriva in albergo… 
(Respira a fatica, si alza dal sedile) Si intravedono due lampeggianti… 

“Staccati dal finestrino… non li guardare… basta piangere, Beppe!… Anch’io ho dei figli!... Guarda avanti, sorridi, dài basta, calmati…!” 
Ma che succede? 

Quel giorno è il 23 marzo 1980, il giorno più nero del calcio italiano. 
Il giorno in cui la polizia entra fisicamente negli stadi, per arrestare i calciatori. 
A Roma, Pescara, Palermo, Avellino le volanti entrano sulle piste di atletica e arrestano parecchi giocatori. 
Giordano, Manfredonia, Pino Wilson, Albertosi, Morini…
In manette, via, ancora sudati… in maglietta e calzoncini… neanche il tempo di rimettersi la tuta… manette… via.

23 marzo 1980. 
Il giorno in cui scoppia la bomba; no, non ha fatto morti…
Alvaro Trinca, ristoratore di Roma e Massimo Cruciani, suo fornitore di frutta e verdura han fatto i nomi, hanno preparato una lista di responsabili: decine e decine di giocatori. Venduti.
Uno, due lampeggianti, blu, accesi… 
(Si volta indietro) I sei, sul pulmann, cinque... più uno, (inspira) trattengono il fiato… 

Sono Beppe Dossena, giovane promessa della nazionale, futuro campione del mondo nell’Italia di Bearzot… Beppe Savoldi, il più pagato, il primo giocatore da un miliardo…
C’è Adelmo Paris, c’è Zinetti, c’è Colomba… E su quel pullman c’è pure Carlo Petrini… 
Chi? …Come chi? Carlo Petrini, un centravanti di razza… 
Petrini? Ma sì ha giocato nel Bologna, nella Roma… nel Milan… 
Petrini? Nel Milan…? Sì, è stato campione d’Europa col Milan… 
Ma va’… Sì, nel 1969… Oh, calma eh…
...Nel Milan di Nereo Rocco, con Prati, Rivera, Hamrin… c’era pure Petrini… 
Centravanti di serie A. Centravanti maledetto. 
E questa è la sua storia. 


1.
Buio, rumori da stadio, urla, strepiti. Articolo della gazzetta.
Carlo Petrini: Monticiano, Siena, 1948. 
Orfano di padre, ancora adolescente, 
viene spedito dal Genoa al Lecce, 
perché si faccia le ossa. 
Un anno e poi il ritorno al Genoa, dove,
per farsi un nome come centravanti, 
deve correre, lottare, combattere 
prima nelle giovanili e poi in prima squadra. 

(Incita i calciatori che corrono) “Dài, dài, dài che siete mosci... sù que’e gambe!...”

30 giugno 1968, domenica. Sul campo neutro di Bergamo, sotto un sole africano, si affrontano… il Genoa e il Venezia. E’ uno spareggio di fine campionato, chi vince resta in serie B, chi perde… giù all’inferno. (Batte le mani) 

“Boia can de quel can ma’edeto… l’altra volta senza sfiga avessimo potuto anca vinzer… 
ma oggi, ti Locatelli, no te poi più sbaiar… se no... te mando giù in Teronia… ga capìo?
Ce zochemo tuto, e ti te ga da ‘fulidificàr’… ti, Colombo dovesti incrociare, Colombo… ti dovessi… ti dovresse in… incrocia boia can! 
Pedro, sveglia! Guardame… guardame quando parlo! Cossa se drìo a pensar? A ‘a mona, eh! 
Alora fioi, su bei pronti, ve go dito e véo ripeto: anima, cuore e coioni!” 

Livio Fongaro, da Vicenza, una vita di pallone, quell’anno era il mister del Genoa. 
Poi sostituito da Campatelli.
Non era una cima in italiano, spesso i ragazzi lo prendevano in giro. 
Ma quel giorno non volava una mosca. 
Bisognava salvarsi. 
Ma soprattutto si sapeva che in tribuna c’erano gli osservatori delle squadre di serie A. 
E loro, grandi e grossi, se la facevano sotto: 

Grosso-Caocci-Colombo
Ferrari I°-Bassi-Rivara
Mascheroni-Derlin-Locatelli
Ferrari II° e… Petrini, detto Pedro.

Molti eran giovani, venuti su dal vivaio. Emozionati…
(Urlando) “Dài… Dài… démo! Su, forsa e no femo schersi… dài Locatelli… Colombo, ‘fulidifica’… dài… dài… dài… (Mima come correre alzando le ginocchia) come sempre: anima, cuore e coioni!!! …Pedro vien qua… 
Anca ti… Mimmo… Franco… pure ti, Gigi, dài… e Fulvio… qua… infermeria…”

All’ordine del mister, all’unisono, dietro la tenda dell’infermeria… cinque calzoncini si abbassano, cinque culi… duri, sodi, muscolosi… una siringa, una per tutti, quelle usa e getta non le avevano ancora inventate... Una per tutti, per risparmiare… zac… zac… zac… zac… (Stop) 
La quinta freccia è per il centravanti… l’uomo più prezioso della squadra, il pezzo da novanta… ha solo vent’anni ed è forte come un toro.
La settimana scorsa ‘Genoa Club’ gli ha dedicato la copertina… coi titoloni… 

‘Carlo Petrini: vent’anni, il simbolo di un’epoca nuova… 
ha classe, puntiglio, decisione nel tiro, potenza, stile… 
non può fallire un futuro importante.’

Non può fallire un futuro importante…
(Ultima siringa) “Maiala… se brucia… è diversa dalle altre…” 
“Dài… dài… dài… movi ‘e gambe… movi ‘e gambe… meti in circolo… fa carburar… dài Pedro… è bensina, un poco più forte del so’ito… vai, Pedro, eh… mi conto su di te…” 
Fischio d’inizio, primo tempo. 
(Si mette a giocare una partita immaginaria e l’effetto della ‘benzina’ tende sempre più a stordirlo)
“La bensina va carburata… va carburata…”
(Si muove ancora un po’, sulla sedia, poi si ferma ad asciugare il sudore) 
Caldo africano… fine primo tempo. 
(E si ritrova negli spogliatoi) 
“Boia can… di quel can ma’edeto… no avemo fato un tiro in porta… a ti Pedro te rimando a Lecce, in Terronia, capìo?… Cossa go dito? Anima, cuore e… coioni, ùndizi! Tuti voi!… 
Quarantazinque minuti, ùndizi coioni… sémo il Genoa, capìo? Sémo il GENOA!!
Cos’è, avete caldo? Dài, fora adesso, tuti fora, dài, fora… dai coioni… Pedro, vien quà… 
(Riferndosi alle punture) un altro ci-ci dài… un altro ci-ci per Pedro… tranquilo… 
(Riceve la puntura, che, molto velocemente, comincia a fare effetto)
“Movi ‘e gambe… metti in circolo… la nostra bensina è più forte déa loro”

(Cammina un po’) Secondo tempo… e subito si sente… 
Subito si sente… un gigante! Vede tutti dall’alto in basso… è più alto, è più veloce di tutti gli altri. 
La soglia della fatica non arriva mai... 
“Si, ma dopo?...”
“Ma che ti frega, pensa alla serie A!”
C’è una palla per lui. Il lancio giusto al momento giusto… (In piedi sulla sedia)
E lui corre - corre - corre - come ha sempre fatto… corre… 
...Come sul campo di Monticiano, pieno di buche, quand’era piccolo… corre… 
...Come quando rompeva, col pallone, i vetri della chiesa e le suore... dietro… (Guarda) corre… 
...Come quando era a Lecce, in serie D, per farsi le ossa… corre… corre ...
...Per suo padre… muratore, che non c’è più... corre... cor...
(Dopo un lungo ralenti) GOOOOL di Petrini, il simbolo di un’epoca nuova… siiiii! 

(Dopo aver esultato, si ferma a guardarsi in bocca) “…Bravo Pedro, tutti in difesa dài adesso…” “Locatelli…” 
“Dài, Pedro… che portiamo a casa il risultato…” 
“Aspetta… fermati un attimo…cos’è sta roba…?” (Osserva come una bava verdognola, ai lati della bocca) “Cosa?… Ma dài… in difesa…” 
“Ma cos’è…?” 
“Cosa vuoi che sia… saliva… è l’adrenalina quella… (Ridendo)” 
“Ma… come… verde? Cos’è?” 
“…E’ che te sei Hulk… te sei superman…”
“E poi ‘sta lingua, gonfia, non ci sta più neanche in bocca...”
“Non pensare, corri Petrini, che è buona, corri Petrini… vai, vai, VAI PETRINI, VAI, VAIIIIII!” 

Finì due a zero per il Genoa… salvo. Migliore in campo, davanti al pubblico, davanti agli osservatori di serie A: Petrini! Carlo Petrini! 

(Come se venisse additato) “Cosa? Io? Perché? Anti-doping? Ma dài, siamo tra ragazzi...”
(Impietrito, si pulisce i rimasugli intorno alla bocca. Qualcuno lo chiama, allungandogli qualcosa) 
“Ma no, ce l’ho anch’io l’accappatoio… (Quel qualcuno lo zittisce) ah, devo metterlo… 
...salve, dov’è che devo pisciare… ah, qui? 
(Qualcuno gli fa ancora segno da fuori) ...posso aprire l’acqua? Ah, grazie… 
(Capisce. Estrae qualcosa dalla tasca dell’accappatoio e la sostituisce con la sua urina) Ah… è pulita… 
(Ad alta voce) Ecco qua… Salve dottore, alla prossima.” 

Niente di più facile… un massaggiatore... un accappatoio... un po’ di urina pulita. 
Quelle punture ricostituenti, quelle frecce nel culo e… quegli accappatoi… erano una regola, nello spogliatoio del Genoa di Campatelli.
Importata da un allenatore precedente, Giorgio Ghezzi, ex-portiere della grande Inter.

(Squilla il telefono. Agitato)
Qualche settimana dopo arriva una telefonata, Carlo è agitato, se lo sente, impossibile non averlo notato in quella partita. 
(Si siede) Lo vuole una squadra di seria A. 
Che non bada a spese.
Una squadra stellare: il Milan.

2.
Penombra, ricomincia il tifo, i cori da stadio. Cambia la ma glia del Genoa con quella del Milan.
“Dopo il Genoa, nel 1968, ecco la grande occasione. Andò a vederlo personalmente il grande Nereo Rocco: non voleva sbagliare. La cifra da sborsare per quel giovane era alta, 250 milioni. Alla fine, affare fatto…”

Ingaggio: dieci milioni… più quattordici… eventuali premi partita, fanno due milioni al mese… da spendere. Dieci volte uno stipendio medio di quegli anni. (Pensa) Da spendere...
“...Ce la faccio!… 
…Intanto a Milanello non ci vado con la Mini, che m’han preso anche in giro.” 
Lancia Zagato, grigia metallizzata, due milioni, due posti… reclinabili. Uno spettacolo. 

“Chi t’ha ga dato ‘l permeso de comprar ‘sta roba? Cossa xè ‘sta machina? Voio saver chi t’ha ga dato ‘l permeso?!” 
Un altro allenatore. Un altro veneto… si, va bè… triestino. Molto più grosso. Molto più cattivo.
Nereo Rocco. Il Parón, un uomo pulito. D’altri tempi.
“Primo: dàme ‘e ciavi! Dàme ‘e ciavi che ‘e tengo me… e secondo, da domani quéla stà de fora. Va bén?”. 
“Stai calmo Pedro, stai calmo… stai calmo… calmo…”

Ma come si fa a star calmi? 
Dalla finestra della sua camera, il parcheggio di Milanello sembra un autosalone… soltanto una macchina ‘Sta de fora!’ La sua, la Lancia Zagato nuova. 

(Come guardando dalla finestra) 
…Giulia super, Cudicini… Mercedes 200, Malatrasi…
Lancia Fulvia HP, Trapattoni… Alfa Spider, Schnellinger…
Maserati, quattro porte… Roberto Rosato… color lilla?!… “L’ha scelto la moglie…” ah… 
e poi… Lodetti, Hamrin, Sormani, Prati… i campioni d’Italia…

...E le riserve!… Mica trenta come adesso… le panchine eran corte… tutti potevano giocare… Vecchi, portiere di riserva, Scala, Maldera, Santin, Rognoni e… lui, riserva di Angelo Sormani, il Pelè Bianco, di Kurt Hamrin, l’uccellino di Stoccolma, lui… Petrini, giovane promessa.
Centravanti nato… 

Il Milan è impegnato su tre fronti, Campionato, Coppa Italia... Coppa dei Campioni … 
Ci sarà l’occasione per mettersi in mostra, potrebbe giocare subito… 
Ma il capitano non si fida.

(Con la erre moscia) “Mister, rispettosamente io credo, …per quanto riguarda il nuovo innesto nella formazione,… ehm… capisco che sarebbe opportuno un ragionevole periodo di rodaggio…
però… per il suo esordio, io, aspetterei… cordialmente Gianni.”

“Maledetto…” Calma Pedro… calma!
Il Milan quell’anno è formato da undici campioni, undici eroi greci e il numero dieci, il capitano, è un semi-dio, sceso direttamente dall’Olimpo per insegnare il verbo del calcio. 
Primo pallone d’oro italiano, proprio quella stagione, miglior giocatore del mondo… 
(Con la erre moscia) “Gianni Rivera… Si, il Petrini si dà da fare, ma per l’esordio, aspetterei. Cordialmente…” 
Stai calmo, Pedro… calmo! 
“Quello stronzo…” 
Stai calmo… calmo… pensa ai soldi che guadagni… pensa a tua madre, la puoi sistemare… calmo… pensa da dove sei venuto… calmo…

Ma come fa a star calmo? La promessa del calcio italiano, l’idolo dei ragazzini di mezza Genova, trapiantato qua, in un collegio svizzero… sorvegliato giorno e notte dai colonelli di mister Rocco… “Sta de fora, va bén?” 
Pedro soffre, mastica amaro, ma lavora sodo, si allena, sta zitto e quando non ce la fa più… scappa.

“Do’e ti se’ stà ‘sti do giorni che tuti t’han zercà, eh? Do’e ti se’ stato?” 
“Ero a Genova, da Bianca…”
“Ecco, sempre a pensar ala mona! Sempre in testa ‘a mona!”
“Ma mister, Bianca è mia moglie, aspettiamo un figlio…” 
(Imbarazzato) “Sempre rispondere! Sempre rispondere! Ma’educà! E quando mi te parlo sbasa i oci! Sbasa i oci quando te parlo, capìo! Io voria saver chi casso t’ha portato qui nel Milan?” 
(Subito) “Veramente m’ha voluto lei…” 
“E risponde! Te digo che quando che finché son quà, ti nel Milan non zocherai mai!” 

Nervoso, il Paron. Mancava una settimana all’inizio del campionato. 
“Mi te digo che ti non zocherai mai! Parola!” 

Ma in quella settimana... (Giura, mano sul petto) parola!... Angelo Benedicto Sormani, attaccante titolare... (Colpo al ginocchio) si infortuna. 
“Boia d’un can! Boia d’un can! Boia! Come casso fago adeso? Che casso me toca inventar?” Alternative sono poche. Una sola. E il Parón “sensa vardar” indica la panchina. 
Milan-Sampdoria vedrà al centro dell’attacco rossonero, un nuovo numero 9! 
Carlo Petrini, (In posa per foto album) centravanti nato. 

(Sedendosi sulla panchina) “Mah… Vedémo un po’… 
(dopo averlo, in silenzio, osservato a lungo)

... El ga i coioni ‘sto fiòl…” .
Questo giudizio, espresso dal Paròn nell’unita di misura standard, usata dagli allenatori veneti per definire il talento, ‘coioni’, per Carlo può essere il passaporto per il futuro. 

Quella partita gioca bene… corre, si smarca… ma quanta rabbia c’ha? Segna! No, traversa!
... ma conquista ottantamila tifosi, conquista tutti… E’ il suo momento! 

(Con la ‘erre’ moscia di Rivera) “Beh, io credo che la prestazione del nuovo innesto… è andata discretamente… non gli si può rimproverare la traversa, colpa d’una certa inesperienza sotto porta… considerando che è un centrattacco abituato a giocare nella serie minore… si, credo proprio che al suo pòsto avrei segnato… no, grazie a lei… cordialmente”.


Calmo… calmo… Pedro… che sei andato bene. E tre giorni dopo c’è la coppa dei Campioni. Notizie dall’infermeria? Hamrin... è messo male… 
“...El ghe la fa no!...”
(Esultando) “Vai Pedro… vai che è la tua occasione…” 
Il Milan batte il Malmö 4-1, e passa il turno. Petrini, migliore in campo. 
Gioca quindici partite, corre, si mette in luce, lotta, lotta… e giocherebbe sempre di più ma… 
(Si tiene la coscia destra) …a metà campionato un maledetto strappo lo mette fuori. Per quattro mesi.

“Petrini, ven chi… ven chi che te sistemi mi…” 
L’infermeria del Milan è fornita come una farmacia, di più, come un ospedale… 
“Dài Petrini, ven chi che facciamo l’applicassione… tieni qua.” 
(Tiene come una lastra per ripararsi i genitali) “Cos’è?” 
“Lastra di piombo.” 
“Per fare?” 
“Protégge… ripara…” 
“Eh…” 
“Serve a riparare… come cosa? le bale, no?” 
“Ah, bene… ma scusi, dottore se è pericoloso per le bale… qui…” (Indica la coscia)
“Tas Petrini… dài che poi col Roengen torni a giocare…” 
“Col?” 
“Pedala… pedala, che ci sono gli inglesi!…” 
I benefici si sentono (Saltellando, sempre di più) sì, fa effetto… la coppa, gli inglesi… fa effetto…” 
Sì, ma... (Con la erre moscia di Rivera) “... a parer mio, considerato che ci giochiamo la finale, è meglio non rischiare.”

E così Pedro, in Inghilterra, il 5 maggio 1969 è costretto a seguire la semifinale di Coppa dei Campioni, col Manchester, dalla tribuna… chi vince va in finale… 

(Tra un dirigente e un ragazza) “This is my team... red-black, my team… Mary… Maggie…”
(Voltandosi verso il dirigente) “Mary o Maggie? Maggie.” 
(Tornando verso la ragazza) “Maggie… ah, Mary… I play…
(Indicandoli) ...my amis… ecco… red-black… Ma your team?”
(Al dirigente) “Mancan cinque minuti, cosa aspettano?”
(Alla ragazza) Why?… Why your team… 
(Reagendo a un urlo della folla) Eeeh... eccoli... mamma mia... 
(Al dirigente) Ma chi è quello… lì, il capellone… quello con la pelliccia? 
(Alla ragazza) Who is…? Who…? The Best…?
(Al dirigente) Si è tolto la pelliccia… (Illuminandosi) Ma…ha la maglietta anche lui… numero sette...”

The Best?… 
Best! Quello lì è George Best! Il pallone d’oro 1968. Il calciatore più forte del mondo... 
E’ arrivato allo stadio con la sua Jaguar... e tre bionde... (Guarda stordito e sconsolato Mary)
…Lo chiamavano ‘Il quinto Beatle’. Era finito in miseria e alcolizzato. Da pochi mesi George Best non è più tra noi. Ha passato gli ultimi giorni della sua vita in un ospedale di Londra, mangiato vivo dalla cirrosi epatica. Il 25 novembre 2005 se ne è andato, dopo l’ultimo drink.
E quella purtroppo è un’altra storia...

Ma quella sera Cudicini in porta è insuperabile. Da quel momento Gianni Brera lo chiamerà per sempre “il Ragno Nero” e nonostante le prodezze di Best, il Manchester United non può nulla contro il Milan… che va in finale, al Santiago Bernabeu di Madrid, contro l’Aiax di Johann Crujff. 

“Dài… pronto stavolta…” 
“Ven chi Petrini che finiamo l’applicassione, vieni che facciamo il Roengen…” 
“Ancora?” 
“Dài che è l’ultima… e sei a posto... per sempre…” 
“Bene, dài… son pronto per la finale…”
Prati-Prati-Sormani-Prati. 
Il 28 maggio 1969 il Milan stritola l’Ajax 4-1... E diventa campione d’Europa!

Ma il Parón ha preferito non rischiare e ha lasciato Petrini in tribuna, a guardare la partita.

(In ginocchio gioca a Subbuteo, con la erre moscia) “Io faccio Rivéra!” 
“Ma scusa, avevamo dètto che oggi Rivéra lo facevo io!...”
(Erre moscia) “No, il gioco è mio e io faccio Rivéra…che poi c’ho anche la erre mòscia...” 

Negli anni settanta, sui campetti di Milano, negli oratori, nel Subbuteo, tutti i bambini litigano, vogliono essere i campioni del Milan. I campioni di quel giorno a Madrid…
“Io sono Prati…” 
“Dài, Prati l’ho dètto prima io, tè fai sémpre il Venézia…va bé faccio Sormani... tè... facciamo che tè éri Hamrin, ci stai?...”
…Tutti… tranne Petrini.
Perché lui non c’era… né sul campo, né sulla foto ricordo di quella serata magica di Madrid… Lui, quella sera, era in tribuna… 

Petrini, mestamente, torna nella penombra.
“Carlo… non importa, l’importante è guarire presto. Finire le applicazioni.”
Roengen… Roengen… Roengen… qualcuno diceva che facesse male agli occhi... Roengen...
per un po’ questo nome gli rimbomba in testa, poi se ne dimentica. 
Finché un giorno, qualche anno dopo, un suo vecchio compagno di squadra, calciatore come lui, morirà. A trentacinque anni.

(Come parlando a un funerale) “Cosa è successo? Un incidente?” 
“No, l’è stato un male incurabile …” 
“Come incurabile …?”
“Se l’è incurabile, l’è incurabile...” 
“Ma si può sapere, si può parlare con qualcuno?” 
(Gelido, al pubblico) Con chi? 
“Gazzetta, Nazione e Resto del Carlino, grazie…” 
(Sfogliando il giornale dopo un po’)
“Leucemia… sconosciute le cause… il medico della Fiorentina ammette… 
anni fa il calciatore Bruno Beatrice… sottoposto… per accelerare il recupero da una pubalgia… sotto accusa una potente cura radiologica. Roengen-terapia....” 
(Rabbrividendo, si ferma a pensare, si tasta la coscia destra) 
“...Dài, pensa a giocare...”
3.
Stagione 1969-1970. Petrini si è rimesso in forma e il Milan… lo molla. 
Lo parcheggia nel Torino, altra grande di serie A. In comproprietà. 
“Sì, ma l’ingaggio?” 
“Non c’è problema…” 
“Vorrei vedere… sono campione d’Europa.” 
(Togliendosi la maglia del Milan) “E via ‘sta maglia...”
(Con la maglia del Torino in mano) “Ce l’ha mica in azzurro, il Porsche?” (Ride acido)

Il Toro schiera, in mezzo all’attacco un nuovo centravanti titolare, col numero 9, bello come un attore di Hollywood. In maglia granata. 
Partita d’esordio: Torino-Sampdoria. “Ancora la Samp… è destino, eh...”. 
E il destino vuole che un difensore blu-cerchiato, cattivo e grosso come un camallo, gli entra duro… menisco fottuto… stagione fottuta. 
“Di giorno riposo assoluto, si vive di notte…” (Comincia a ballare con gilet e collana)

“Avanti, un altro giro, offro io, offre Pedro… ma dove andate voi? 
Cos’è? Vi dovete allenare domattina? Eh? …Ah ci tieni alla maglia? Ci tieni alla maglia?
Ma dài!... Va bene, vai a letto, va’, che è meglio...
Aldo, quella ti guarda da mezz’ora… dài, vai... ma ce li hai i coglioni o no?...
Va bè… vado io.
(Fa per andare al centro della pista, zoppica)
“...Bella, iniezione diretta... sedici valvole... duemila… è mia... Dài che ti porto a casa…”
(Si mette a ballare) 
“Aldo, due ore sotto casa sua, non mi mollava, un animale… oh, sono qui con la Mercedes nuova… due e venti…. Ma sai quanto l’ho pagata?... Ma sai quanto mi frega?...
Interni? Radica… Sedili? Ribaltabili… un salotto…” 
“Hai visto stamattina tutta quella gente, fuori dalla fabbrica... cazzo vogliono?”
(Aldo risponde) “Han riempito Torino... Fan le rivendicazioni sindacali... Voglion la tredicesima.” 
“Cazzo… io mica la prendo la tredicesima! Ri-vendicano… anch’io mi voglio ri-vendicare.
Prima o poi lo becco quel bastardo doriano che m’ha fottuto il menisco… 
...che non posso neanche ballare come si deve, cazz…” 

Ma quel campionato ormai è andato... e il successivo resta lì, parcheggiato al Torino. 
(Maglia del Torino) Pedro si è rimesso, gioca bene e il suo finale di stagione è da incorniciare. 
Il Toro va in finale di coppa Italia. Se la gioca col Milan. 
Proprietario al cinquanta per cento del suo cartellino. 
Praticamente... una gamba. 
Con l’altra, quella libera, Pedro darà la caccia per novanta minuti, alle caviglie del suo marcatore… Maserati, quattro porte, lilla… “l’ha scelto la moglie”… “lo so…” 
Se lo ricorda bene… Roberto Rosato. E son botte.

(Nereo Rocco dalla panchina è molto arrabbiato) “Pedro, cossa fai? Làsselo stà! Ti se tuto mato?”
Dalla panchina del Milan... solo bestemmie. Rocco è infuriato. Si va ai rigori. 
L’ultimo tocca a Rivera. (Prende la rincorsa) …Alto. 
(Erre moscia) “Probabilmente è colpa di una zolla, una maledètta zolla proprio sul dischètto del rigore. Son cose che fan male. Brucia un po’, capita.” 

I giocatori del Torino portano a casa Coppa e premio partita. 
Petrini riuscirà a comprare un appartamento per sua madre. 
Rosato, per quell’anno, dovrà tenersi la Maserati di quel colore.

(Beve. Toglie la maglia, tiene quella del Milan in mano)
Estate del ‘71: il Milan lo richiama… per mollarlo definitivamente. 
“Dopo quella partita, eh?... E chi se ne frega!... (Butta la maglia)

(Salendo in piedi, sulla sedia)
“Avanti… chi mi vuole? Chi offre di più? Avanti… chi è? Il Varese… serie B? 
No, non se ne parla” 
“Potvemmo venive incontvo alla sua vichiesta, offvendole il doppio… (Secco) in nevo.” 
“... In contanti? Come al mercato? In nero… è qui il problema?...” 
Pedro è un attore di Hollywood, viziato e quotato bene, e come un attore comincia a recitare… 
...la sua prima stagione da mercenario. (Infila la maglia rossa)

L’anno dopo a Catanzaro. 
“Fin là? Sì, ma l’ingaggio?” 
“Ci mettiamo d’accordo… in Calabbria, tra amici, i sordi se requpperano...” 
E infatti: due fuoriserie in sei mesi, per festeggiare. 
Padre, per la seconda volta e convocato in Nazionale, di serie B, ma da Valcareggi in persona. 

(Seduto a cavalcioni sulla sedia) Poi, la stagione successiva, in Calabria, le cose si complicano. 
Di notte i giocatori fanno tardi... feste, amanti, orge...
E anche lì... bomber indiscusso... (Si volta mostrando il numero 9) il centravanti! (Ride)



‘E’ più dotato a letto che sul campo’, dicono tutti. 

(Si ferma incredulo) Ma Pedro gioca, lo fischiano… gioca anche bene, lo fischiano lo stesso. 
Lui mastica amaro e manda giù. Ha la pelle dura, gioca contro tutti. 
E se non segna... insulti a non finire.
“Bastardi...”

Finché... durante la sfida con il Taranto… lancio lungo, teso, e Pedro … 
(Al ralenti, fa per segnare) Non sbaglia! 
“Su, in piedi! Vi voglio in piedi! Sono io, sono sempre io, il bomber, indiscusso!... 
Guardatemi, guardatemi tutti! Quanti siete, ottomila…” 
(Al ralenti, fa il gesto dell’ombrello) E li manda tutti a fare in culo. Tutti e ottomila. 
(Guarda in alto) In campo piove di tutto. 

(Si toglie la maglia, corre e continua a guardare in alto)
Lo stesso l’anno dopo: un campionato con la Ternana e la retrocessione. 
Piove di tutto. 
E’ l’estate del 1975. (Butta la maglia e continua a correre)


4.
(Indossa la giacca della tuta. Si ferma e ferma la musica) Pedro ha 27 anni e comincia a fare i conti. 
Non resta molto per ramazzare tutto quello che può e sistemarsi per sempre. 
Basta serie B.
Bisogna fare il colpo. 
E il colpo arriva, glielo oganizza... un suo compaesano...

(Tra sé e sé) “...Ma quello lì... (Ad alta voce) Ma come ti sei vestito, Lucianone?...” 
“Dottor Moggi, prego... e non mi prendere in giro!...”
A Monticiano, ragazzini, non hanno mai giocato insieme, troppo diversi. 
Il Dottor Moggi, da bambino, non aveva amici al paese. 
Ora è un giovane dirigente, a libro paga dei grandi del pallone, e di amici comincia ad averne tanti. 
Di lui, poi, si sentirà parlare parecchio... anche per telefono... ma quella è un’altra storia.

29 milioni di ingaggio, alla corte di Niels Liedholm, si parte per Roma!
(Infila la maglia della Roma) Da Terni è un’ora di macchina... ma è un altro pianeta. 
(Stordito, si guarda intorno)
”...’A Pedro! Se domenica segni, giuro che te faccio scopa’ mì moije! ...” 
(Stordito, si guarda intorno)
“Ma è tua quella roba sul comodino?”
“...’A vòi? Io ‘a devo cambia’. Automatica... è meijo.”
“Cos’è? Hai paura dei brigatisti?”
“E cchi so’? Urtràs?”
“No....eehh...brigatisti.”
“Boh.... Que’ fiji de ‘na mignotta da’a Lazio vanno ‘n giro armati... e nnoi? Chi ssémo?”

Un altro pianeta. Anche il ritiro, a Grottaferrata. 
Un pellegrinaggio continuo di politici, giornalisti, attricette di film sexy, industriali, fotografi... ... e tifosi.

“Ahó, ‘o vòi conosce’ er Papa?”
“Eh?”
“...Davéro...’na parola... te faccio ave’ ‘n’udienza privata. Quanno voi...”
Il miglior amico dei calciatori giallorossi. Massimo Cruciani. Fruttivendolo. 
Si diceva in giro che avesse tante conoscenze. 
E un’altra attività. Più redditizia del negozio di frutta e verdura. 
“…Si nun te và, lassa perde. Guarda Pedro che po’ esse rischioso... vabbè...
... no, ora no... quann’ è er momento... poi te chiamo... bono... bono...”

La Roma punta in alto. La stagione è intensa, c’è anche la Coppa UEFA. 
Trasferte continua. Si vola parecchio. Ma ci sono anche i lati positivi… le hostess! Di mezza Europa. 

“...’A bbella!... (Si allunga, per leggere il nome sulla divisa) ... come te chiami?...
...Ingridd-e...‘un me riconosci? So’ Ciccio... ...Er Ciccetto tuo.”
Ciccio Cordova era il fuoriclasse della squadra. 
Con Pedro va d’accordo...hanno parecchio in comune...
“Ahó, Ingridde c’ha ‘n amica, ‘o vvista... ‘na vichinga... C’ ‘a famo?...
...t’o dico, ce scappa ‘n ammucchiata... e vvai!”
(Piccola pausa, poi subito, losco)
“Ma er tuo amico... er fruttarolo der Papa, quanno chiama? Guarda che ce sto anch’io, eh!...
... E nno!?... Io tra du’ anni smetto, devo penza a’a penzione... Sinnò chi ma’a dà, Lidolm?” (Ride) 

Liedholm. L’allenatore.
La sua fissa, per vincere, erano le flebo.
(Tira su la manica) E anche a Roma ci sono quelle giuste. Una prima di ogni partita. 
Nessuno sa cosa c’è dentro, forse solo acqua e zucchero, ma se vuoi giocare, con Liedholm, devi fartele. 

La stagione ’75-’76. Indimenticabile.

23 dicembre 1975. Aria di neve.
All’Olimpico: Roma-Sampdoria… si, Sampdoria.
Cordova sulla sinistra vola come il vento.
Si inventa un traversone che scavalca il portiere. Perfetto per il centravanti, solo in mezzo all’area. 
Pedro va a memoria, la porta è vuota, carica di rabbia il destro… e spara… fuori.

Tutta la curva chiede all’allenatore l’esecuzione.
Liedholm esegue. Ordina alla riserva di prendere il posto del numero nove…
… ma Stefano Pellegrini rifiuta di alzarsi dalla panchina.
Pedro è sempre lì, sotto la curva, a prendersi insulti…
… e … (alza le braccia)… chiede perdono.
Il catino dell’Olimpico si zittisce. 
Non si è mai vista una scena simile su un campo da calcio. 
E forse non si vedrà mai più.

Cinque minuti dopo, altro cross di Cordova, dalla sinistra. Questa volta è difficile, è troppo forte…
L’area è piena di difensori. 
Pedro chiude gli occhi e in mezza rovesciata… colpisce. 
Non è solo un gol. E’ un capolavoro. E’ il gol della vittoria.

Il catino dell’Olimpico si riempe di lacrime.
E a Roma, quel 23 dicembre, comincia a nevicare.

La stagione ’75-’76 è la migliore della carriera di Carlo Petrini.
E’ un attaccante maturo, temuto dagli avversari, e a Roma si sente proprio a casa. 
(In piedi sulla sedia, ancora all’asta)
Ma i mercenari sono sempre all’asta. 

Altre valigie. 
Peccato, a Roma era nato anche Diego, il suo terzo figlio.
Quel ragazzo... che ancora oggi gli è rimasto nel petto come un coltello piantato. 

5.
(Disincantato, ancora sulla sedia, si toglie lentamente la maglia. Rumore di temporale)
Le stagioni successive – Verona, Cesena, Cesena... 

...Stupidi anni, stupide macchine, stupide ammucchiate...
...Stupidi colori, su stupide maglie, per tifosi stupidi. 

Si sente una telefonata. Mentre si infila la maglia del Bologna
Ciao Pe’, stai bbene? Sta settimana nun posso, stò in Vaticano... ma pò esse che ‘n giorno o ll’artro te vengo a trovà. Ho bisogno de parlatte. 
Er giro... s’allarga! A proposito, l’anno prossimo... ‘ndo stai?

Bologna ’79-’80. Ultimi fuochi.
Discreto contratto... come riserva di Beppe Savoldi, idolo del mondo pallonaro, sul viale del tramonto.
Il Bologna. Vecchie glorie, giocatori mediocri...e giovani ambiziosi, di talento... 
...Colomba, Paris, Dossena, gente che corre, corre... come Pedro, ai tempi del Genoa.

(Mima azioni di gioco, ma, affannato, non raggiunge mai la palla)
“...Sono io, il bomber indiscusso, il simbolo di un’epoca nuova...dài Pedro, dài...
(Gioca, ha il fiatone, chiede il cambio e mente) “Crampi...”
Ora sul campo ci sta poco, ma quelle poche partite segneranno la sua vita.

Si sente una telefonata. Mentre si infila la maglia
Pedro, guarda che io ho fatto. Cinquanta mijoni... sur pareggio. 
Ma semo sicuri che a Torino è tutt’a pposto? Davéro Boniperti è d’accordo? Pure l‘allenatore?... Me pare strano... bah! Se ‘o dici te...Ma tu hai parlato coi tuoi? Guarda che me fido, nun famo scherzi...

13 gennaio 1980. Si gioca Bologna-Juventus. 
La Juve è messa male. Per la prima volta rischia la serie B. Almeno fino quel momento…
Alta tensione negli spogliatoi. Specie tra gli allenatori. Perani... e il Trap. 
Due persone serie.
(Stretta di mano e occhiolino) “Giovanni... in bocca al lupo... (Sottovoce) pareggio... zero a zero.”
(Ad alta voce) “Vinca il migliore”
Alta tensione nel sottopassaggio. In realtà la partita sarà una farsa.

(Minuetto. Indossa la maglia della Juve. La partita è una danza al rallentatore sulla musica) 
...Savoldi... (Tira a vanvera)
...Gentile... (Stop di petto)
...Cabrini... (Tira a vanvera)
...Cuccureddu... (Spazza via)
…Prandelli…(Stop di petto)
...Bettega... (Di testa)
...Causio... oh!... gol?!... (Per caso)
...i tifosi... (Gioiscono)
...i giocatori del Bologna... (Furiosi)
...i giocatori della Juve... (Rammaricati)
...Bettega... (Ci pensa lui)
...Brio... “sul palo, stai sul palo!” (Dirige. Poi tira all’indietro)... oh... autogol!
...i tifosi... (Prima gioiscono, poi si fermano increduli e schifati)

Uno a uno. Pareggio. Come concordato.
(Pesca una schedina immaginaria a occhi chiusi, poi ogni volta li apre)
Come Bologna-Napoli, X. Come concordato.
Come Milan-Lazio, 1. Come concordato.
Genoa-Palermo, X. Concordato.
Lanerossi Vicenza-Lecce... Palermo-Lazio... Taranto-Palermo... 
Come concordato.
Bologna-Avellino...X... (Apre gli occhi)... 1. Ha segnato Savoldi. Ma quella era sicura... 
...ha garantito Petrini... E va a puttane la martingala.

Ma cos’è la Martingala? Una danza popolare? ... Forse un gioco... che fanno i bambini in cortile...
(Scende in platea. A uno spettatore, con le mani dietro la schiena) 
Milan o Lazio?... Pensaci bene... Milan o Lazio... (Lo spettatore indovina) Aspetta! (Ride) Se vinci ancora ti dò il doppio...
Vicenza o Lecce?... Puoi anche dirmi ‘tutt’e due’... (Lo spettatore indovina) Aspetta! (Duro) Se vinci ancora ti dò il doppio...
Bologna o Avellino?... Avanti… l’ho appena detto… garantisce Petrini… 
(X) Hai perso. Ha segnato Savoldi. Mi devi 80 milioni... 
(Cattivo) Non sto scherzando, non c’è niente da ridere. Mi devi 80 milioni. Non ce li hai?... Entro una settimana li voglio.

(Ritorna nel ‘ring’) La martingala. Ecco cos’era. Una serie di scommesse al raddoppio. 
E se si riuscivano a combinare più partite insieme, le vincite erano immense. 
Ma era molto rischioso. Bastava che qualcuno non rispettasse gli accordi, che un attaccante invece di sbagliare, segnasse... e tutto crollava.
Criminali. Un castello di criminali, organizzati. 
Pescecani.
Spesso all’oscuro dei maneggi dei pesci più piccoli, gli allibratori... ristoratori, fruttaroli... 
amici di molti giocatori.
Criminali. 
Divinità intoccabili nei televisori nei bar... Miti greci nei cortili di periferia...

“...Io sono Paolo Rossi, anche se il pallone è tuo! Non mi interessa...”
“...Va bene, tanto mia mamma non vuole che sudo... faccio Albertosi... in porta.”

Giordano, Savoldi, Petrini... decine e decine... fantasmi. Vivi solo dentro uno stadio.
(Catapultato dentro lo sradio)
...I cori, le bandiere, i tifosi, le radioline, gli striscioni... 
...e migliaia e migliaia di occhi, che guardano, credono, sognano... e dimenticano. 
Che il Dio Pallone, spesso, rotola nel fango.




6.
(Come nel prologo. Occhiali e giacca della tuta) 
Il pullman riprende a correre sull’autostrada, sulla Salerno-Reggio Calabria. 
Ha lasciato l’albergo. Verso Lamezia Terme. Silenzio. Ora la radio è spenta. 
Fuori dall’aeroporto, altri lampeggianti.
I sei passeggeri in fondo... fantasmi... ancora in apnea. Poi il pullman si ferma. 
Scendono, sotto gli occhi attenti dei finanzieri. 
(Come un finanziere che li vede passare) ... Prendono l’aereo.
(Guarda l’aereo che decolla) ... E’ andata bene.
Ma perché? (Toglie gli occhiali)
Trinca e Cruciani hanno coinvolto anche il Bologna...
(Guarda l’aereo) Han fatto anche i loro nomi... per salvarsi la pelle!
Erano spalle al muro!... Miliardi di debiti, con la camorra, la mafia...
C’erano sulla lista... ma perché li lasciano andare? (Guarda l’aereo) 

Forse perché la partita per cui erano indagati era... 
Bologna-Juv... ah... (Si avvicina alla maglietta della Juve) 

Forse perché i dirigenti bianconeri hanno convinto Cruciani, che li poteva inchiodare in serie B come Milan e Lazio, a non testimoniare, a non presentarsi al processo sportivo... “Come Petrini?” “Con 70 milioni”. Dell’epoca…
Ma questa è una leggenda metropolitana.

La realtà è che tra i tanti indagati di... Milan, Lazio, Perugia, Palermo, Avellino, Bologna...
il 30 giugno 1980, giorno della sentenza, dopo un’inchiesta di mesi e lo sdegno, momentaneo, dell’opinione pubblica...
...Carlo Petrini, spremuto fino all’ultimo, calciatore ormai fuori mercato...
fu uno dei pochi che pagò per tutti.

Fine della farsa.
E comincia il dramma.





7.
Dalla valigia prende l’impermeabile e lo indossa. Come un pugile suonato.
Alle sue spalle alcune immagini di polizia, processi, campi di calcio deserti.
Una telefonata, come la prima che abbiamo sentito, da molto lontano. 
...Era cominciata l’estate, di Bologna-Juve nessuno si ricordava più. Sulle spiagge non si faceva che parlare delle condanne, dei colpevoli. Quello fu il periodo più triste della mia vita. E poi mi misi a lavorare. Basta donne, macchine… e che macchine, Ferrari, Porsche, Jaguar… basta cazzate. Lavoravo nei mercati alla mattina, con mio suocero. Io, che non avevo mai fatto neanche la fila alle poste. Mi stancai presto... Cosa poteva fare un ex calciatore di 36 anni? Aprire una finanziaria. Cambiai mestiere, per conto mio... un sacco di conoscenze… un sacco di clienti… guadagnavo anche dieci milioni al giorno. Sembrava andar bene, ma mi illudevo…
Le immagini finiscono. Si muove e parla con gli interlocutori che seguono come se fossero agli angoli del ring.
Infila gli occhiali. Distribuisce assegni.


A UN CLIENTE DELLA FINANZIARIA
(Ride) “La nostra è una finanziaria solida… chieda in giro!... 
Gli altri, i soldi glieli danno in due mesi…
(Ride) Ma scherza? Son soldi puliti… Siamo negli anni ottanta! Abbiamo un ufficio nostro, si fidi… A Genova mi conoscono tutti! (Ride) … Lei no? (Ride) Perché non è uno sportivo… 
‘L’uomo nuovo del calcio italiano’... (Ride) Una volta…
...Ma si, va bene anche una cambiale.”

AL DIRETTORE DELLA BANCA
“Me li metti sul conto?... Postdatati (Ride) e bè? Che vuol dire? Sono coperti... Uno è per te (Ride)... Abbassa la voce che mi conoscono...” 
(Saluta lontano, dà un appuntamento) “Oh, ci vediamo, si… al Galeone…” 
(Allo sportello) “… Fido? Illimitato, eh?...”

A UN DEBITORE
(Firmando un autografo) “Com’è che vi chiamate?... Eleonora, Vanessa… Giusy … Avete una penna?… No, no, ho chiuso con quell’ambiente... (Ride) Se capita… io di sera son sempre quì …”
(Al debitore) “... M’ hanno visto giocare nel Rapallo, nell’85...
Senti, la cena è pagata, guarda che sei in ritardo, io ho garantito, non si fa così!
Abbassa la voce! (Saluta)
...No, vado che domani è una giornata di merda.”

ALLA MOGLIE
“Bianca, fai la persona seria, fai la persona seria per favore... sì, m’è arrivata la lettera dell’avvocato... ma me l’ha chiesto Diego… abbassa la voce… 
(Guardando Diego) Domenica comincia il torneo...” 
(Al figlio) “Certo che il babbo ti accompagna… prendiamo il pallone…” (Guarda cattivo la moglie) 

A UN DEBITORE
(Ride, poi serio) “T’ho detto che non si fa così! 
Avevamo detto una settimana... Cosa gli dico in banca?”

AL DIRETTORE DELLA BANCA
(Ride, poi preoccupato) “Come sarebbe ‘Il conto è bloccato’? Guarda che a te lo stipendio te lo dò io! 
...Ispezione... quale ispezione?”

ALLA MOGLIE
“Te pensi sempre ai soldi, non mi chiedi neanche come sto... 
Diego è anche mio figlio e ce lo accompagno io, ci tiene!”

A UN DEBITORE
“Eh? A chi usuraio? Comunque con me hai chiuso.”
(Tra sé) “Cosa gli dico adesso?”

AL BOSS
(Spaventato, sdrammatizza) “M’hai fatto paura... 
(Porge delle chiavi) Tò, ti lascio l’appartamento... ma quale ipoteca, questo è quello sul mare! Una settimana, giuro, copro tutto.”

ALLA MOGLIE
“Bianca, domenica alle undici passo a prenderlo!”

AL BOSS
“...Come mi spezzate le gambe?... Ma siamo amici o no?… Due giorni... due giorni...”

Ancora la voce della telefonata
Che casino… ormai ero pieno di debiti… coi mafiosi addosso… ancora più incazzati perché mi ero rifiutato di riciclare denaro sporco… una montagna di soldi… quattrocento milioni a settimana…

(Squilla un telefono). “Che casino….” 
(Comincia a fare la valigia. Poi il telefono tace. Lui si ferma) “No, non posso… Diego comincia il torneo…”
(Riprendono gli squilli. Finisce in fretta la valigia) “Scusa, Diego…”

E la telefonata continua
Ebbi paura… e così, nel giugno dell’ ’89, scappai all’estero…

(Comincia a girare in tondo con la valigia. poi il telefono tace. Lui si ferma) “Por favor... una camera. 
La sauna è compresa?... Comprendes…? Ah, non si parla spagnolo in Portogallo...”

(Ricomincia a girare. Poi si ferma) “Une chambre, svp... ma... piove sempre ici… in Normandia?”

(Molla la valigia.Corre fino al bordo della scogliera) “Margaret!” 
(Terrorizzato, non ci vede più) “Margaret... ma che cos’ho? Aiuto Margaret…”

La telefonata si chiude
… e quel giorno mi spaventai a morte… click.

(Si siede. All’oculista) “Quì?... (Provando la vista) Margaret, digli che adesso ci vedo... da uno.”

(Di spalle. Al telefono) “Mamma... un glaucoma... non ti preoccupare dove sono... sto bene...
Come? Cos’ha Diego?... Ricoverato? Ma che stai dicendo, mamma?... Ma hai sentito un altro dottore? …” 
(Si mette una mano sul viso) “Sì mamma, torno… torno. Te lo giuro.” 
(Dopo aver riagganciato, a Margaret) “Cosa faccio?… Quelli mi trovano… Se torno mi ammazzano... Cosa faccio?… Non lo so… non lo so… non lo so… non lo so… non so più niente… non lo so”

(Comincia a camminare su e giù per qualche istante. Va alla cabina del telefono.
Poi ascolta le notizie di un telegiornale, che annuncia la morte del figlio. 
Resta immobile. 
Si toglie l’impermeabile.
Lo lascia cadere. 
Va sul fondo, poi avanza parlando all’impermeabile) 
“Monsieur?... Monsieur?... Avez vous besoin de quelque chose? Monsieur? Quest que il Y a?...”

C’è un uomo con gli occhi chiusi, seduto dentro una cabina del telefono. 

(Infila gli occhiali.
Piange, in ginocchio sull’impermeabile)
“Perché hai scelto lui? 
Perché hai scelto lui?…
…Dio! 
…Perché hai lasciato quì un bastardo come me?…
Dio… 
Dio… 
Diooooo!!!!”

Buio


Epilogo

(Infila gli occhiali, come all’inizio) 
Primo ottobre 1998. Monticiano. Sono tornato a casa.
Solo. 
Il Dio in cui credevo mi ha voltato le spalle. 
Da quel giorno… in Normandia… i miei occhi non ci vedono quasi più.
Ma ricordo tutto benissimo. 
Ricordo gli spogliatoi, le partite, le scommesse, i debiti...
Le donne… nella mia vita ne ho scopate a centinaia. Ma non ne ho mai amata nessuna.
Ricordo tutto.
Gli amici…
Ricordo i vivi… (Toglie gli occhiali)
E ricordo i morti... sul campo. Senza una spiegazione.

... Bruno Beatrice, Giuliano Taccola, Giorgio Rognoni, Nello Saltutti… 
… Armando Picchi, Renato Curi, Andrea Fortunato, Enrico Cucchi, Gianluca Signorini…

Pallonari d’allevamento, come me, la cui vita valeva meno di una vittoria.

(Urla) Vai Pedro, vai che è buona! Corri, corri, vai Petrini, vaiii!!!
(Subito) E intanto ho perso un figlio. 

Diego, quando giocava a pallone… era uno strafottente… un prepotente, proprio come suo padre.
Se non mi venisse da vomitare direi che era proprio uguale... a me… questo figlio mio.

(Guarda a sinistra)
“Il pallone è mio, faccio io il centravanti…” 
Sono passati quarant’anni, e quel cortile è sempre lì.
Nuovi nomi...
(Guardando i bambini giocare) 
Nuovi nomi, nuovi interessi, nuovi scandali… 
“Ma... Chi glielo dice?... 
(Al pubblico) Eh? Chi glielo dice...”

Mi chiamo Carlo Petrini, ex centravanti di serie A.
Sporco. Stupido. Masticato.
E morto due volte.
Non ho più paura di raccontare questa storia. (Infila gli occhiali)
Posso fare solo questo.

Sulla musica torna alla panchina, toglie la tuta e scherza con un compagno di squadra.
Indossa la maglia del Milan, saluta i tifosi di spalle ed esulta per un gol.

C.S. Corto Circuito, Roma, 15 ottobre 2004