DITTICO

di

Roberto Michilli



1. GIN AND TONIC


PERSONAGGI

Anna, una donna di trentacinque anni
Angelo, un uomo di quarantacinque anni


Un luminoso soggiorno arredato con mobili moderni. Piante da appartamento sparse un po' dovunque. Una finestra sulla sinistra; è aperta: la brezza leggera muove a tratti le tendine bianche. A fianco della finestra, vicino al proscenio, il portoncino d'ingresso, munito di spioncino. Accanto, il citofono. Una porta sulla destra immette nella zona notte. Sulla destra del fondo scena, una porta scorrevole aperta consente di intravedere parte del cucinotto. Si scorge un lavabo colmo di pentole e piatti sporchi.

Anna è distesa sul divano chiaro collocato al centro della scena. Indossa una tuta da ginnastica di colore grigio. Ai piedi ha un paio di calzini bianchi corti. I capelli sono raccolti in un ciuffo sulla cima della testa e tenuti fermi da un mollettone. Legge una rivista di pettegolezzi. Ce ne sono diverse dello stesso tipo sul pavimento, a portata di mano. Ogni tanto pesca un marron glacé da una scatola che tiene posata sullo stomaco. Su un tavolinetto basso sistemato accanto ai suoi piedi, è posato un televisore acceso, tenuto a bassissimo volume. Sullo schermo scorrono le immagini di una di quelle trasmissioni-contenitore che vanno in onda nei pomeriggi domenicali. Di tanto in tanto, Anna smette di leggere e ci butta sopra un'occhiata distratta. 

Squilla il telefono. L'apparecchio è su un cubo di cristallo trasparente, accanto alla testa di Anna, che allunga una mano e tentoni trova il ricevitore.

ANNA Pronto. (Breve pausa per ascoltare. Si mette a sedere di scatto; la scatola di dolci e la rivista cadono a terra) Ciao! Dove sei? (Ascolta; si toglie il mollettone) Di domenica pomeriggio? da solo? (Ascolta) Con la madre... (Ascolta; fa cenni di assenso con la testa). Ho capito. (Ascolta. Si passa una mano tra i capelli). Niente di particolare, stavo finendo di pulire. (Ascolta; fa una risatina) Lo so, è una seccatura, ma se non approfitto della domenica... Che fai, vieni? (Ascolta). Sì, sì, qui è tutto tranquillo. (Ascolta. Sorride) Bene, ti aspetto. (Ascolta. Ride) Sì, d'accordo, il vestito nero... e le calze autoreggenti, va bene. Hai qualche preferenza per la biancheria? (Ascolta) Allora faccio io... Sì, certo, quelle nere col tacco alto... A fra poco... Sì, ciao, ciao. 

Anna riattacca il telefono e con gesti veloci si sfila il pezzo di sopra della tuta. Si toglie poi i calzini e li lancia sul divano. Comincia a togliersi i pantaloni. Saltella su una gamba sola e si appoggia allo stipite della porta di destra per finire di toglierli. Esce.

Rientra dopo pochi secondi. E' scalza, in mutandine nere di pizzo, e cerca di allacciarsi il reggiseno. Ci riesce dopo qualche difficoltà. Prende le riviste e i dolci e li nasconde nel cassetto di un mobile. Esce di nuovo della stanza.

Quando rientra ha indossato un paio di calze nere velate, di quelle che stanno su da sole. Spegne il televisore e mette su un disco. Esce ancora. 

Rientra con addosso un vestito nero molto aderente e molto corto. E' ancora scalza. Sta cercando di chiudere la chiusura lampo. Ci riesce dopo alcune manovre. Prende alcuni libri da uno scaffale e li posa sul tavolino dove è il telefono; uno, che apre a metà, lo mette a faccia in giù sul divano. Esce di nuovo. 

Quando torna, ai piedi ha un paio di scarpe nere lucide con il tacco molto alto e in mano uno specchio rotondo e un bastoncino di rossetto. Va accanto alla finestra aperta e si passa il rossetto sulle labbra. Quando ha finito, posa specchio e rossetto, si scioglie i capelli e scuote la testa. Sistema un po' i capelli con le mani, poi controlla il risultato allo specchio. Esce ancora.

Ritorna con un vaporizzatore di profumo in mano. Se ne cosparge abbondantemente, e ne spruzza poi un po' in giro. Chiude il vaporizzatore in un cassetto. 

In quel momento suona il citofono. Anna va a spingere il pulsante d'apertura. Non alza il ricevitore. Fa correre lo sguardo nella stanza. Si accorge che dalla porta aperta sul fondo si scorge il lavandino carico di piatti e pentole da lavare. Corre a chiuderla.

Nota i calzini di lana che sono rimasti sul divano e si precipita a raccoglierli. Cerca un posto dove nasconderli. Dopo qualche esitazione, li infila nello stesso cassetto dove aveva già nascosto dolci e riviste. 

Guarda ancora una volta tutto intorno, poi si rassetta i capelli e stira la gonna sui fianchi. Adesso accosta l'occhio allo spioncino. Sembra perplessa. Alza il ricevitore del citofono, lo porta all'orecchio, spinge di nuovo il bottone d'apertura. Va ad affacciarsi alla finestra. Torna verso il portoncino d'ingresso, lo apre, poi lo richiude. Va ancora alla finestra.

Suonano. Anna va ad aprire.

Sulla soglia c'è un uomo. Indossa un abito di lino bianco. E' trafelato. Ha in mano una scatola di marron glacé.

ANGELO (con un po' d'affanno) L'ascensore è rotto.

ANNA (sorpresa) Davvero? Mi dispiace, non lo sapevo. Non sono uscita per niente oggi, e ieri sera funzionava. Povero amore mio, cinque piani a piedi...

ANGELO (tendendole la scatola) I fiorai erano chiusi...

ANNA (prende la scatola e gli sfiora le labbra con un bacio) Grazie, ma non dovevi. Lo sai che sono a dieta.

ANGELO (si asciuga il sudore dal collo e dalla fronte con un fazzoletto, e intanto si guarda intorno) Credo di non aver mai visto questa stanza di giorno. E' bella, così, c'è molta luce. (Si dirige verso la finestra e guarda fuori) E che bel panorama. Devo cambiare abitudini.

ANNA (lo raggiunge e lo abbraccia da dietro) Di giorno, però, qualcuno potrebbe vederti, e magari riconoscerti... 

ANGELO (sciogliendosi dall'abbraccio e dirigendosi verso il divano) Già, è vero. Bisogna essere prudenti. Meglio rinunciare al panorama, allora. (Si mette a sedere. Prende il libro aperto che è lì accanto e ne legge il titolo) T'è piaciuto? 

ANNA L'ho appena cominciato. Ti preparo il caffè?

ANGELO (sfogliando le pagine del libro) Meglio una cosa fresca, grazie.

ANNA (si dirige verso la cucina; apre la porta scorrevole) Tè freddo? Acqua tonica? Succo di frutta? Che preferisci?

ANGELO Un'acqua tonica, grazie.

ANNA (è nel cucinino adesso. Scompare un attimo alla vista e poi riappare con in mano due bottigliette. Le stappa e le posa sul ripiano del lavabo. Prende due grossi bicchieri da bibita dallo scolapiatti che sovrasta il lavello e ci versa la bibita) Ci vuoi un po' di gin?

ANGELO (posando il libro) Appena un goccio, grazie.

ANNA (scompare dal riquadro per un istante, il tempo di prendere la bottiglia di liquore dal frigorifero. Versa un po' di gin nei bicchieri con l'acqua tonica, li mette su un vassoio e torna in scena. Posa il vassoio sul tavolo basso accanto al divano. Prende uno dei bicchieri e lo porge all'uomo. Prende l'altro e va a sederglisi vicino. Bevono entrambi) Fa ancora caldo? 

ANGELO Si soffoca. Non c'è un'anima in giro, saranno tutti al mare. (Beve un altro sorso) Qui, però, si sta bene, è fresco.

ANNA (facendo correre lo sguardo per la stanza) E' l'esposizione, la casa è tutta a Nord. D'inverno è una fregatura, ma d'estate, almeno, si respira. (Accende una sigaretta. Non si sente più la musica: il disco è finito. Si alza, va verso l'angolo dove è sistemato l'impianto hi-fi. Sceglie un compact tra quelli che sono su una mensola. Col disco tra le dita si gira verso il divano) Satie, va bene? 

Angelo sembra assente. Ha il bicchiere in grembo, lo sguardo perso nel vuoto.

ANNA (a voce più alta) Ti va bene Satie? 

ANGELO (riscuotendosi) Sì, certo...

ANNA (inserisce il disco nel lettore. Dopo qualche istante si sentono le prime note di una Gymnopedie. Torna a sedersi sul divano. Spegne la sigaretta nel posacenere e si avvicina ad Angelo, che le passa un braccio attorno alle spalle. Anna gli si stringe al petto) Che hai? Sei così silenzioso. C'è qualche problema?

ANGELO (fa cenno di no con la testa) No, niente di particolare, le solite cose.

ANNA Il lavoro?

ANGELO Anche, ma è lei, soprattutto, a preoccuparmi.

ANNA Altre scenate?

ANGELO Già. Negli ultimi giorni è stato un continuo.

ANNA Hai sentito il medico?

ANGELO (sospira) Sì, l'ho sentito: dice che bisogna avere pazienza. Fisicamente adesso sta bene, e per il resto... per il resto dice che ci vuole tempo. Ma è facile dirlo, viverle accanto, invece, è un tantino più complicato.

Anna gli si avvicina e gli offre la bocca. Lui le dà un piccolo bacio e fa per scansarsi, ma lei l'attira a sé e lo bacia con trasporto. Dopo un attimo di esitazione anche Angelo risponde con lo stesso slancio. 

Anna si mette a cavalcioni sulle gambe di Angelo. Per farlo, tira su la gonna. Lui le accarezza le gambe e le natiche. Si baciano ancora. Lui le tira giù la lampo del vestito. Lei allora si alza e se lo toglie. Gli torna accanto; lui la guarda e poi l'accarezza. Lei si china davanti a lui e gli slaccia la cintura; lui si fa scorrere la lampo e si alza a metà per far scendere i pantaloni alle caviglie. Mentre le luci si abbassano e il divano comincia lentamente a ruotare, si vede Anna che fa il gesto di sfilarsi le mutandine e poi sale di nuovo a cavalcioni di Angelo. 

Il divano continua a ruotare. Le luci si abbassano ancora fin quasi a spegnersi del tutto. La musica cresce di volume. Si intravede lei che si muove. Il divano continua la sua lenta rotazione; si sente lei che ansima, sempre più forte, finché si accascia su di lui. Le luci pian piano si alzano; il divano torna a girarsi verso la scena. Si vede lei che scende e si riveste, si intuisce che lui si tira su i pantaloni.

Sono seduti, adesso, e di nuovo vestiti. Lei gli sta accoccolata accanto e fuma; lui le tiene un braccio attorno alla vita.

ANNA Vuoi un caffè? 

ANGELO No, grazie, sto bene così.

Restano in silenzio per qualche istante.

ANNA Ricordi quel concorso da dirigente di cui t'ho parlato? Beh, il bando è uscito, era sulla Gazzetta di ieri.

ANGELO Ah, sì?

ANNA Già. Solo che non ci sono posti qui da noi, come supponevo. E' logico del resto, siamo in soprannumero.

ANGELO E nelle regioni qui intorno?

ANNA Niente. Tutto su al Nord. Il posto più vicino è l'Emilia.

ANGELO Che pensi di fare?

ANNA Non so. Tu che dici?

ANGELO Io lo farei lo stesso. Sei sempre in tempo a rifiutare. Intanto vincilo.

ANNA Dovrei mettermi a studiare, e non ne ho proprio voglia. Col rischio, poi, che non serva a niente...

ANGELO Può anche darsi che ti lascino dove ti trovi. Succede spesso. E anche se dovessi trasferirti, non è detto che sia un male. Potrebbe anche piacerti: dici sempre che qui non c'è niente.

ANNA (gli accarezza il viso) Ci sei tu, qui.

ANGELO (si ritrae, come infastidito) Io? Ma che ci fai con me? Che cosa posso darti io?

ANNA Ma io non voglio niente, sto bene così. Mi basta vederti ogni tanto e sentirti per telefono. Non chiedo altro.

ANGELO E fai male. Fai male. Dovresti chiedere molto di più, invece. Sei una brava ragazza, sei in gamba, sei ancora giovane e sei bella: dovresti trovarti un uomo come si deve invece di stare a perdere tempo con uno più vecchio di te, sposato, con due figli, e con una moglie malata, per di più. Tu così rovini la tua vita, te l'ho già detto tante volte.

ANNA Ma io ti voglio bene...

ANGELO Anch'io ti voglio bene, ma questo non mi impedisce di vedere quello che succede.

ANNA (si stacca da lui, si rialza, lo guarda) Vuoi liberarti di me?

ANGELO (ridacchia) Ma no, che dici, come ti viene in mente? E' che non posso fare a meno di pensare che ti sto sacrificando.

ANNA (seria) Ti sei stancato di me? Non ti piaccio più? Ti ho fatto qualcosa?

ANGELO (alterandosi) Anna, per favore! E che cavolo! Non ti si può dire niente, prendi tutto per il verso sbagliato. 

ANNA Dimmelo se vuoi lasciarmi. Abbi almeno il coraggio di dirmelo in faccia. 

ANGELO E dai, falla finita. Cambiamo discorso.

ANNA No, non cambiamo discorso. Parliamo, invece. Che credi, me ne sono accorta che da un po' di tempo ti sei fatto lontano, sfuggente. Scompari per giorni e giorni, non ti fai nemmeno sentire per telefono e quando vieni qui - sempre di notte, come un ladro - te ne stai silenzioso e triste e sembra quasi che tu non veda l'ora di andar via. Se è finita, dillo apertamente. Mi sembra più corretto, non trovi? Credo di meritare almeno questo riguardo.

ANGELO Anna, per piacere... Ho già tanti problemi, non ti ci mettere pure tu. 

ANNA Vuoi negarlo? Vuoi negare che ti fai vedere sì e no una volta alla settimana e che non telefoni per giorni interi?

ANGELO Non lo nego, ma non lo faccio apposta, non ci sto con la testa, ecco la verità, non sono nello stato d'animo adatto per...

ANNA Per scopare! e dillo! che hai paura di dirlo? Bene! Che considerazione! Grazie! Come se con me si potesse solo scopare. Dopo sei anni, magari, una si aspetta che la si consideri un po' di più, che con lei ci si possa confidare, parlare di questi benedetti problemi, anche. A volte, parlando, vengono in mente delle soluzioni, e se pure non se ne trovano, il solo fatto d'esserci sfogati ci fa sentire meglio. Ma già, questo non si può fare: con le troie si può solo scopare!

ANGELO Anna, ma che dici? Che hai oggi? Ho fatto male a venire, non dovevo chiamarti. 

ANNA No, hai fatto benissimo invece. Era ora di affrontarla questa cosa. Allora? Parla: sei stufo?

ANGELO Ma perché dovrei essere stufo? Che problemi mi dai tu? Sei libera, vivi da sola, vengo qui quando voglio, faccio i comodi miei, non mi hai mai chiesto niente: chi potrebbe stufarsi d'una situazione simile?

ANNA Uno che magari s'è innamorato di un'altra.

ANGELO Un'altra? Ma come ti viene in mente?

ANNA Già, come mi viene in mente... come se una donna non le sentisse queste cose.

ANGELO Beh, allora ci senti male, figlia mia, male assai, perché non c'è proprio nessun'altra donna. Figurarsi! Mi bastano e m'avanzano quelle che ho già.

ANNA (accende una sigaretta; lo fissa intensamente per qualche istante) Bravo! Fa' l'indignato, adesso. Eh, ti viene bene, non c'è che dire. Ma, del resto, sei sempre stato bravo tu a contar balle. Sai come ti chiama Giorgio? Il venditore di fumo! Bello, eh? E vero, soprattutto. Sei un incantatore di serpenti, ma sei fasullo, lo so, anche se saperlo non m'aiuta perché ti amo lo stesso.

ANGELO (cerca d'abbracciarla, ma lei si ritrae) Anch'io ti amo, e lo sai. Dai, smettiamola, non mi va di litigare, non ne ho la forza. 

Angelo fa di nuovo il gesto d'attrarla a sé, ma Anna gli sfugge ancora. 

ANNA Chi è quella bionda con cui prendevi l'aperitivo l'altro giorno?

ANGELO Quale bionda?

ANNA Non fare il finto tonto: ti ho visto. Tu non te ne sei accorto, ma ti ho visto. Ero entrata in quel bar con Luisa per prendere un tè e ti ho visto, seduto nella saletta, a parlare fitto fitto con quella. Eri di spalle, e mi sono ritirata subito. Bella ragazza, non c'è che dire. E' lei la tua nuova fiamma?

ANGELO (ride) Ah, ho capito! E' vero, è stato qualche giorno fa. Si chiama Marta. E' un avvocato, un bravo avvocato. Non è di qui, viene dal Nord, sta seguendo per noi una causa che abbiamo con una ditta di Parma. 

ANNA (sarcastica) L'avvocato, la ditta di Parma: quante palle...

ANGELO Puoi controllare se vuoi, ti dò l'indirizzo e il telefono. Puoi chiedere anche al tuo caro amico Giorgio. E' stato lo studio dell'esimio dottor Gaslini a raccomandarcela, è una sua corrispondente. 

ANNA Giorgio è anche amico tuo.

ANGELO E' il mio commercialista. Quanto al fatto che mi sia anche amico, permettimi di avere qualche dubbio.

ANNA Con me s'è comportato sempre bene.

ANGELO Grazie: spera ancora di portarti a letto.

ANNA Non è detto che non ci riesca.

ANGELO Fa' tu. Sono affari tuoi. Sei libera di andare con chi vuoi.

ANNA Ecco, vedi: può parlare così solo uno a cui non importa niente di un'altra persona. Se davvero mi amassi come dici, non le diresti queste cose.

ANGELO Ma io penso davvero che tu abbia diritto alla tua vita.

ANNA E non ti dispiacerebbe se andassi con un altro uomo?

ANGELO Mi dispiacerebbe, sì, ma lo accetterei.

ANNA (dopo una breve pausa in cui lo ha di nuovo fissato intensamente) Sei un bastardo e un gran figlio di puttana. Ma io non ti mollo lo stesso. Sappilo questo: non mi farò scaricare, non te lo permetterò. Se ci provi, ti rovino, lo giuro.

ANGELO Caspita! Siamo alle minacce aperte, ormai. E dimmi, dimmi: che faresti? Sarei curioso di saperlo.

ANNA Che farei? Semplice: andrei a raccontare tutto a tua moglie.

ANGELO Non ci credo.

ANNA Fai male. Mettimi alla prova.

ANGELO E cosa le diresti?

ANNA Che suo marito, il noto e stimato architetto Angelo Bartoli, ha una relazione con la sottoscritta, una relazione che dura ormai da sei anni.

ANGELO Non ti crederebbe.

ANNA No? Possiamo provare, se credi.

ANGLO Negherei. Nessuno sa di noi. Non ci hanno mai visti insieme: ci siamo incontrati solo qui a casa tua e nessuno mi ha mai visto entrare da te. Sarebbe la tua parola contro la mia.

ANNA E che motivo avrei di mentire?

ANGELO (sembra colpito da questa considerazione. Riflette per qualche istante in silenzio) Direi che t'ho respinta e che ti sei voluta vendicare. E' la verità del resto, o almeno una parte della verità. La tua cara amica Luisa potrebbe testimoniarlo: non fu lei a farti da ruffiana quando ci conoscemmo? E lei sa che per un bel pezzo mi sei corsa dietro inutilmente, me l'hai detto tu che ti ci confidavi. Così come mi hai detto che poi non ha mai saputo della nostra storia. Non gliel'hai voluto dire perché temevi ti portasse sfortuna.

ANNA A me non serve la testimonianza di nessuno: so cose di te che dimostrano senza ombra di dubbio come ti conosco intimamente. 

ANGELO E quali, di grazia?

ANNA So come è fatto il tuo corpo, cosa ti piace fare e cosa dici quando fai l'amore. A una donna questo basta e avanza. Per tua moglie sarebbe la migliore prova.

Angelo adesso tace. Sembra immerso in profondi pensieri. Lei lo stuzzica.

ANNA Non dici niente? Sei rimasto senza parole?

ANGELO (cupo) Una cosa del genere la ucciderebbe.

ANNA Stai tentando di impressionarmi? o forse di commuovermi? Allora sappilo, una volta per tutte: a me di tua moglie e della tua stramaledetta famiglia non me ne frega un cazzo. Ecco, l'ho detto, finalmente! Che viva o che muoia, la cosa mi lascia del tutto indifferente. Possibile che tu non capisca? Andrei a raccontarle tutto non per fare del male a lei, ma per farlo a te! Ti caccerebbe di casa, ne sono certa, e perderesti anche il tuo lavoro e i tuoi soldi. Credi forse non lo sappia che è tutto intestato a lei e che tu non possiedi nulla di tuo? Fabbrica, esposizione, negozi: tutto della signora Lina, erede della fortuna dei mobili Marna. Il brillante architetto Bartoli amministra e dirige, ma la roba non è sua: appartiene tutto alla moglie. Ti ritroveresti in mezzo a una strada in quattro e quattr'otto, mio bell'angioletto. E sai che dico la verità.

Il silenzio dell'uomo stavolta si protrae più a lungo. Appare preoccupato e nervoso. Prende a mangiucchiarsi un'unghia. Anna lo guarda e sorride amaro.

ANNA Vedo che stai cominciando a preoccuparti sul serio. Ma tranquillizzati: lo dico, ma non sarei mai capace di farlo. Perché dovrei far soffrire anche quella poveretta? Che colpa ne ha lei? E' solo un'altra vittima. Sei tu lo stronzo, siete sempre voi uomini, gli stronzi. Non siete capaci di voler bene davvero, questa è la realtà. Vi stufate, volete cambiare. Restate sempre alla superficie delle cose, non vedete e non capite niente. E purtroppo noi continuiamo ad amarvi: siamo masochiste noi donne, ci piace soffrire, evidentemente. E' tutto così triste, così squallido, in fondo. (Alzandosi e recuperando il vassoio e i bicchieri) Ti va un'altra acqua tonica?

ANGELO (appare sollevato, adesso) Sì, grazie.

ANNA (dalla cucina; la si vede armeggiare al lavandino) Piuttosto...

ANGELO Piuttosto?

ANNA Piuttosto ti ammazzerei, e morirei con te. Ecco, questa sì che sarebbe una soluzione.

ANGELO (in tono leggero) A me non sembra un'idea tanto brillante.

ANNA Lo è, invece. Così finirebbe tutto, finalmente. 

ANGELO Cos'è che dovrebbe finire?

ANNA Questa storia, questa squallida storia senza futuro. (A voce più bassa) E la mia povera vita sbagliata.

ANGELO Dovresti suicidarti da sola, allora, perché vuoi che muoia anch'io?

ANNA Perché te lo meriti. Sei un uomo da poco: arido, cinico, incapace di voler bene. Dici di non amare tua moglie, ma continui a stare con lei solo perché ha i soldi. La tradisci, ma stai con lei; e tradisci anche me, ne sono certa. Sei stanco di me, lo sento, e prima o poi ci proverai davvero a lasciarmi, e io non voglio restare sola, non ce la farei a sopravvivere.

ANGELO Ma io non ti lascio, stai tranquilla. Non mi conviene. E dopo quello che mi hai detto stasera, chi ne ha il coraggio? Ormai siamo legati per l'eternità io e te. (Riprende a mangiucchiarsi l'unghia del pollice destro. Si guarda attorno, poi si alza e va verso la finestra aperta. Si affaccia e resta così, con le braccia appoggiate al davanzale).


ANNA (viene raggiunta dalle ultime parole di Angelo mentre è sulla soglia della cucina con i bicchieri in mano. Sembra colpita. Resta ferma dov'è). Già, proprio così, legati per l'eternità, nel bene e nel male. (Torna indietro e posa di nuovo i bicchieri sul lavandino. Si inginocchia, apre lo sportello e prende una boccetta su cui è ben visibile un teschio in rosso. Stappa il flacone e versa un'abbondante dose di anticrittogamico in ciascuno dei bicchieri. Mescola con un cucchiaino. Annusa. Fa una smorfia. Apre il frigo e prende di nuovo la bottiglia del gin. Ne versa un bel po' nei bicchieri. Annusa di nuovo; aggiunge altro liquore; mescola, col dito stavolta. Torna in salotto portando il vassoio con sopra i bicchieri. Posa il vassoio sul tavolo, prende un bicchiere e fa un passo in direzione di Angelo) Forse m'è scappato un po' troppo gin...

ANGELO (col viso che mostra sorpresa) Ma non è Luisa, quella? Non starà mica venendo qui?

ANNA (sinceramente sorpresa posa il bicchiere sul vassoio) Luisa?! (Va verso la finestra e si affaccia). 

Angelo si abbassa, l'afferra per le gambe e la getta di sotto. Si sente un urlo che si fa rapidamente lontano.

Angelo va verso la porta d'ingresso. Con la mano sulla maniglia, dà un'ultima occhiata alla stanza. Nota il vassoio con i bicchieri. Si avvicina al tavolo. Prende il vassoio e va verso il cucinino. Si ferma e beve il contenuto di uno dei bicchieri; quando è vuoto, lo posa sul vassoio. Fa un altro passo, poi si ferma di nuovo per scolare anche l'altra bibita.

Entra nel cucinino. Sciacqua diligentemente i bicchieri, li asciuga e li ripone nello scolapiatti. S'asciuga le mani, appende lo strofinaccio e attraversa di nuovo la scena in direzione del portoncino d'ingresso.

Lascia correre ancora una volta lo sguardo nella stanza. Sembra soddisfatto dell'esame. Apre la porta ed esce.

Sipario.


2. LUNGO VIAGGIO PER MARE

PERSONAGGI

ANNA, una donna di trentasette anni
MARIO, suo marito, di trentotto anni
SANDRO, amico di Mario e suo coetaneo


I


Una sala da pranzo. I mobili e gli arredi sono di buona qualità; nell'insieme l'interno denota agiatezza e un certo gusto. Due porte sul fondo scena. Quella a destra dà sull'ingresso e il salotto; quella di sinistra sulla cucina. 


MARIO (appare di spalle sulla porta di destra. Parla a bassa voce con qualcuno che lo segue ma che non si vede) Vieni, vieni, accomodati... ecco, adesso aspetta qui in salotto, le faremo una sorpresa. (Entrando e a voce alta) Anna, Anna.

ANNA (sopraggiunge dalla cucina. Indossa un grembiule a fiori. In mano ha un cucchiaio di legno) Che c'è? perché strilli così?

MARIO (eccitato) Anna, guarda, un caso straordinario: sono entrato in banca per fare un versamento e chi ti incontro? eh? indovina un po'? 

ANNA (un po' scocciata, avviandosi per tornare in cucina) Ma che ne so io...

MARIO Sandro! C'era Sandro! E non l'ho nemmeno riconosciuto subito, pensa! C'era questo tizio allo sportello, proprio davanti a me, e mi stavo già seccando perché la sua operazione andava per le lunghe, quando s'è girato con delle carte in mano e mi ha urtato. Ci siamo guardati, mi ha sorriso e ha chiesto scusa; io gli ho risposto: "Si figuri", ma non ci siamo riconosciuti! Incredibile! Lui s'è allontanato. Dopo pochi passi, però, s'è voltato verso di me e nello stesso momento anch'io lo stavo fissando e, insomma, ci siamo precipitati l'uno nelle braccia dell'altro. Ma tu pensa: ritrovarsi così dopo tanti anni... Quant'è strano il mondo!

ANNA (girandosi di nuovo verso la cucina) Già, è proprio strano.

MARIO Ma aspetta...

ANNA La pasta scuoce...

MARIO Ma è qui!

ANNA Chi?

MARIO Come chi? Sandro!

ANNA E dove sta?

MARIO E' di là in salotto. Volevamo farti una sorpresa.

ANNA (allunga la testa come per controllare se l'ospite è in vista. A voce bassa ma in tono irato) E tu mi porti uno a casa all'ora di pranzo senza dirmi niente? Con la casa in queste condizioni e io che vado in giro come una profuga albanese? Ma dico: ti ha dato di volta il cervello? 

MARIO (anch'egli a voce bassa) Ma Anna, non è "uno", è Sandro! Il mio amico Sandro! E' più d'un fratello per me, lo sai, te ne ho parlato tante volte. Cosa avrei dovuto fare, dopo quindici anni che non lo vedevo, dirgli ciao e andarmene per i fatti miei? Siamo entrati in un bar, abbiamo parlato un poco, ma non potevo lasciarlo così. Non ho potuto fare a meno di invitarlo. (Prende coraggio) E poi l'ho fatto volentieri: avevo voglia di stare un po' con lui, e volevo anche che tu lo conoscessi e che lui vedesse te... Dai, non te la prendere, ti prego, ci arrangiamo...

ANNA (sciogliendosi il grembiule e passando il cucchiaio di legno al marito) Gira il sugo. Io vado a cambiarmi. (Esce)

MARIO (avvicinandosi all'ingresso) Sandro, Sandro, vieni.

SANDRO (entrando) Te l'avevo detto che non era il caso. A nessuna donna piace vedersi piombare un ospite inatteso in casa, e all'ora di pranzo, per di più.

MARIO E invece ti sbagli. Tu non la conosci: in realtà non è arrabbiata. E' una donna intelligente, te l'ho detto. Dai, vieni in cucina, devo girare il sugo, lei è andata a cambiarsi. Oh, quello che c'è si mangia, d'accordo? Senza storie e senza complimenti. L'importante è stare insieme. Cavolo, Sandro, ma quanti anni sono? Ho detto quindici ad Anna, ma forse sono anche di più.

Mario va verso la cucina; Sandro lo segue. 

II


La stessa scena. I tre sono a tavola. Sandro è seduto sulla sinistra, Anna al centro e Mario sulla destra.


ANNA (a Sandro) Prendi ancora un po' di gelato.

SANDRO Grazie, Anna, ma proprio non saprei dove metterlo: sono pieno come un uovo.

ANNA Allora metto su il caffè (si alza e va in cucina).

SANDRO (seguendola con lo sguardo) E' davvero una donna in gamba. Sei un uomo fortunato, amico mio.

MARIO Te l'avevo detto, è straordinaria. Hai visto che pranzetto ti ha organizzato?

SANDRO Ho visto: tortellini al ragù, genovese con piselli e persino il gelato. Ma come ha fatto? E' un piccolo miracolo: non aveva detto che stava cuocendo la pastasciutta?

ANNA (rientrando con un vassoio in mano) L'ho buttata, e nell'acqua ancora bollente ho messo a cuocere i tortellini. Ci vogliono solo tre minuti per quelli.

SANDRO E la genovese? 

ANNA (dopo aver posato il vassoio sul tavolo, sta prendendo tazze e zuccheriera da un mobile. Va a sistemarle sul vassoio) Già pronta, era per stasera. E di torte come quelle ne tengo sempre un paio nel congelatore. Come vedi, nessun miracolo, basta organizzarsi un po'.

SANDRO Mi scuso ancora per il disturbo che ti ho dato.

ANNA Non preoccuparti, non è stato un disturbo. Il caffè sta uscendo... (esce di nuovo)

MARIO Le sei simpatico, la conosco, e sono sicuro che le sei piaciuto.

SANDRO Anche lei mi è simpatica. Ti invidio davvero, Mario. Hai un lavoro tranquillo e una bella casa con dentro questa donnina straordinaria che aspetta il tuo ritorno e ti prepara deliziosi pranzetti. 

MARIO E io invece invidio te! Chissà quante avventure! Quanti posti meravigliosi avrai visto, quante donne misteriose e affascinanti avrai avuto...

SANDRO La realtà di una vita come la mia è molto diversa da come tu la immagini, caro Mario, molto più squallida. E' fatta di solitudine, di pasti freddi e di incontri furtivi e deludenti. No, da' retta a me: tra i due non sono certo io quello da invidiare.

Torna Anna. Porta con sé una caffettiera fumante. La tiene per il manico usando una presina gialla. Versa il caffè nelle tazze stando in piedi, mentre gli uomini la guardano eseguire l'operazione. Anna mette una tazzina davanti a ciascuno dei due, poi siede al suo posto. Sandro le offre la zuccheriera; Anna prende appena una puntina di zucchero e poi gira a lungo il suo caffè.

ANNA (guardando prima l'uno e poi l'altro) E' proprio vero che vi assomigliate. Mario me lo diceva sempre, ma a vedervi vicini fa una certa impressione... Anche di corporatura siete abbastanza simili...

SANDRO Mario te l'avrà sicuramente raccontato: per questa somiglianza e per il fatto che stavamo sempre attaccati l'uno all'altro, a scuola ci chiamavano "i cugini siamesi".

ANNA (sorridendo) Insomma, se ho capito bene, vi siete persi di vista subito dopo il diploma...

SANDRO Proprio così: dopo la crociera di fine corso ho trovato subito un imbarco. Mi sono messo per mare quindici anni fa e da allora ho posato i piedi a terra solo per brevissimi periodi. Mario, invece, da quello che m'ha detto...

MARIO Io, invece, i piedi ce li ho sempre tenuti a terra, e un po' me ne sono pentito.

ANNA Non è vero che stai sempre a terra. Nei fine settimana ci vai pure tu in barca.

MARIO Sottocosta con un flying junior, figurati! Il Mar di Tasmania, Capo Horn, L'Oceano indiano: questi sono posti da marinai!

SANDRO Non rammaricarti, Mario: secondo me hai fatto la scelta giusta. Sarebbe stato da folli non accettare l'offerta del tuo futuro suocero. Ora ti ritrovi proprietario di una florida azienda...

MARIO (in tono neutro) Non sono il proprietario, è tutto intestato ad Anna, io ho solo una procura per gli affari...

SANDRO Ho capito, ma hai comunque il futuro assicurato. E poi fai una vita tranquilla, hai una bella casa e dei solidi affetti. Guarda me, invece: come ti ho già detto, dopo tanto vagare mi ritrovo a stringere un pugno di mosche, e intanto la gioventù se n'è andata...

MARIO Sì, sarà certo come tu dici, ma non posso fare a meno di pensare a come sarebbe stata la mia vita se anch'io mi fossi imbarcato invece di mettermi a spedire minerali, granaglie e container.

ANNA E io? Se ti fossi imbarcato non mi avresti conosciuta.

MARIO Come fai a dirlo? Se era destino, ci saremmo incontrati o stesso. Come diceva sempre tuo padre: "Ciò che è destinato non manca".

ANNA Si vede allora che non era nel tuo destino andare per mare.

MARIO L'ho sempre desiderato, lo sai, fin da bambino. Una cosa strana, poi, per un figlio di contadini e vignaiuoli. Nessuno nella mia famiglia era mai stato marinaio e ho dovuto combattere per entrare all'Istituto Nautico. I miei volevano che facessi il perito agrario o al massimo il geometra. Quando ho finalmente indossato la divisa blu coi bottoni d'oro ero così fiero... Poi, la vita… Bisogna essere saggi, giudiziosi, prudenti e io lo sono stato: sono stato sempre sin troppo saggio, giudizioso e prudente.

ANNA Non sei felice con me, quindi.

MARIO Ma no, amore, che dici. Mi ritengo un uomo fortunato ad averti incontrata. Ti amo con tutta l'anima e lo sai. Ma i sogni, specie quelli interrotti a metà, restano vivi...

SANDRO Io, invece, già dopo pochi mesi di quella vita, m'ero accorto che non faceva per me.

ANNA E perché non hai cambiato? Eri giovane, avresti potuto farlo.

SANDRO Non è così semplice. A differenza di Mario, il mare per la mia famiglia è una tradizione antica. Sono figlio di un marinaio, e marinai erano mio nonno, il mio bisnonno e su su fino a quando si ricorda. Non ho avuto scelta, ero destinato a questa vita fin da quando sono nato. Anzi, secondo la tradizione avrei dovuto fare anche l'Accademia e diventare ufficiale della Marina Militare, ma lì per fortuna s'è imposta mamma: aveva il terrore delle armi, quella santa donna ed è riuscita a far accettare a mio padre l'idea che il suo unico figlio non avrebbe comandato un incrociatore, come aveva fatto lui, ma al massimo un mercantile o una nave da crociera. E non è stato facile, ve lo assicuro. Così, anche se mi sono accorto che quel lavoro non mi piaceva, ho continuato lo stesso a farlo: sapevo che avrei dato un dolore troppo grande ai miei se avessi lasciato il mare. 

ANNA Se quella non ti piaceva, che genere di vita sognavi? 

SANDRO Avrei voluto un impiego tranquillo, una casa comoda, una moglie affettuosa e comprensiva e tanti bambini.

Alla parola "bambini", è come se nella stanza fosse sceso il gelo. Anna abbassa la testa, Mario copre una mano di lei con la sua.

SANDRO Ho detto qualcosa di sbagliato? Scusatemi... non volevo...

MARIO No, Sandro, non è colpa tua... Il fatto è che anche noi avremmo voluto tanti bambini, ma non...

SANDRO Ma siete ancora giovani, e oggi poi fanno miracoli...

MARIO (in tono piuttosto secco) In questo caso no. Per la sterilità maschile non c'è cura, amico mio

Tacciono tutti e tre adesso. Sandro, in evidente imbarazzo, cerca qualcosa nelle tasche. Tira fuori infine la pipa e la borsa del tabacco.

SANDRO Vi disturba se fumo?

ANNA (riscuotendosi) No, certo che no. Anzi, fumo una sigaretta anch'io; Mario per una volta sopporterà. Vero, amore?

MARIO Certo, non preoccuparti.

SANDRO Non fumi più? Se non ricordo male a scuola fumavi.

MARIO Ho smesso diversi anni fa.

ANNA (accende la sigaretta) E da allora è diventato un crociato intollerante contro tutti quelli che ancora fumano.

MARIO Non sono così intollerante come dici. Mi dà un po' fastidio la puzza, ecco tutto.

SANDRO Allora ne faccio a meno, non è un problema.

MARIO Ma no, fuma pure, il tabacco da pipa poi ha un odore così buono... Forse coprirà quello della sigaretta.

SANDRO Sei sicuro? Non formalizzarti, ti prego, non è una cosa indispensabile.


Mario, per tutta risposta, si alza, prende un posacenere dal piano di un mobile e lo posa davanti all'amico.


ANNA Scusami, avrei dovuto pensarci io...

MARIO Non preocuparti. Il problema è che ce n'è uno solo in casa e così tu, per punizione, getterai la cenere nel piatto.


Sandro intanto ha caricato la pipa. L'accende e tira le prime boccate. 


MARIO (aspirando forte col naso) E' proprio buono. Sa di... di vaniglia!

ANNA (aspira anche lei) Io non sento niente.

MARIO Sfido che non senti niente: il fumo rovina l'olfatto, non lo sai?

SANDRO Neanch'io lo sento. A dire il vero questa miscela non è la mia preferita, ma so che ha un odore gradevole e così la fumo quando sono con altre persone o in luoghi chiusi. 

MARIO E' un buon odore davvero, quasi quasi mi metto a fumarla anch'io la pipa. 

ANNA A un marinaio poi la pipa sta bene.

MARIO (alzandosi, rivolto a Sandro) Lo bevi un whisky?

SANDRO Preferirei un cognac, se per te è lo stesso.

MARIO Per te, Anna, un Amaretto?

ANNA Per una volta, berrò un cognac anch'io.

MARIO (cercando tra le bottiglie posate su un carrello) Allora, cognac per tutti... Dovrebbe esserci una bottiglia di Cordon Bleu quasi piena... Eccola qua. (Torna al tavolo con la bottiglia; la posa e va a prendere i bicchieri. Sono bassi e panciuti. Versa due dita di liquore in ciascuno. Mette un bicchiere davanti a Sandro e un altro va a portarlo alla moglie. Torna a sedersi al suo posto. Alza il bicchiere) Alla nostra. 


Anche gli altri due alzano il bicchiere. Mentre Mario e Anna poi bevono, Sandro, invece, fa girare per tre o quattro volte il liquido nel bicchiere, tenendo questo posato sul tavolo e muovendolo sul piano con lo stelo infilato fra indice e medio della mano destra. Avvicina quindi il bicchiere al naso, ma subito lo allontana. Gli altri due seguono incuriositi la manovra. 


MARIO Non si dovrebbe scaldare col palmo della mano? Ho letto da qualche parte che così il cognac sprigiona tutto il suo aroma. Io non lo bevo quasi mai, e quelle rare volte non ho voglia di star lì a fare tutte quelle manovre. 

SANDRO (dopo aver accostato un altro paio di volte il bicchiere al naso, tenendocelo sempre per pochi istanti) In realtà, non è vero. Nel cognac ci sono spiriti sottili, molto leggeri e volatili, e sostanze grasse, più pesanti. Se lo si scalda, i primi vaporizzano rapidamente e il gusto, poi, si impoverisce. Facendolo girare per due o tre volte, invece, le componenti si rimescolano e il sapore si arricchisce. Il bicchiere va poi accostato al naso un po' alla volta, per non saturare l'olfatto. Quindi ci si bagna appena le labbra, proprio per abituarsi piano piano al gusto. E le piccola sorsate successive si tengono a lungo in bocca, e si schiacciano tra lingua e palato, per assaporare tutte le sfumature. (Fa seguire l'azione alle parole; gli altri lo imitano).

ANNA E' vero. Il sapore cambia. E' come se si fosse aperto un cassetto e ne uscissero dei profumi...

MARIO Il whisky, però, è più sbrigativo, più pratico.

SANDRO Non lo nego. Ma anche certi single malt molto vecchi, per dare il meglio di sé richiedono qualche attenzione.

ANNA Vanno girati anche quelli nel bicchiere? 

SANDRO No, ma vanno serviti senza ghiaccio e ci va aggiunta qualche goccia d'acqua. L'ideale sarebbe quella piovana, ma va bene anche una buona minerale, non gassata e non tanto fredda.

MARIO E che succede? 

SANDRO Il liquore "si apre". E proprio come ha detto Anna poco fa, da un cassetto segreto escono aromi e profumi. Prova, una volta, e mi dirai.

MARIO Lo farò. (Rivolto ad Anna) Abbiamo imparato qualcosa di nuovo, vero, amore? 


Anna ha in bocca una sorsata di cognac e si limita a far cenno di sì con la testa. C'è una pausa di silenzio, riempita da piccole sorsate di cognac e placide boccate di pipa.


SANDRO Posso chiedervi come vi siete conosciuti?

MARIO Quando si dice il destino: pensa, è stato al mio paese. Dopo la crociera ero tornato su a rivedere i miei e lei era lì per i funerali del nonno. Ho saputo poi che ci veniva spesso, fin da bambina, ma io non l'avevo mai vista. Del resto la signorina se ne stava in villa, mica veniva a giocare per strada con noi cafoni.

SANDRO E l'incontro?

ANNA Al cimitero! Dicono che porti bene, comunque.

MARIO Avevo accompagnato mamma che era voluta andare al funerale. Era un'amica d'infanzia della nonna di Anna. Così, quando è andata a salutarla, io mi sono trovato davanti questa signorina molto bella ma con una terribile puzza sotto il naso.

ANNA Non avevo la puzza sotto al naso.

MARIO Ce l'avevi, ce l'avevi. Comunque ci hanno presentati e poi sua nonna mi ha invitato a casa per un tè il giorno dopo. Ho passato una mezz'ora con la signorina e alla fine non la trovavo più così antipatica.

ANNA Stronzo!

SANDRO E poi?

MARIO Poi lei è tornata qui in città. Io mi sono trattenuto in paese ancora qualche giorno, e poi sono venuto qui anch'io, dovevo parlare con un armatore per un ingaggio. Mi ero fatto lasciare il suo numero e l'ho chiamata. E' sembrata contenta di sentirmi. Ci siamo visti, abbiamo passeggiato ai giardini, le ho detto che stavo cercando un imbarco. E' stato allora che lei m'ha parlato di suo padre: faceva lo spedizioniere, mi ha detto, conosceva tanta gente, forse poteva aiutarmi. Ci ho parlato e il resto... Beh, il resto te lo puoi immaginare.

SANDRO Quando vi siete sposati?

ANNA L'anno dopo, nel cinquantasei, a maggio: abbiamo festeggiato il sedicesimo anniversario un mese fa. E tu, Sandro, non hai mai pensato di sposarti?

SANDRO Più di una volta, ma non ho mai trovato la donna giusta. E la vita che ho fatto in questi anni non ha certo favorito la nascita di rapporti profondi e duraturi.

MARIO Chissà quante avventure, però...

SANDRO Nemmeno tante, credimi.

MARIO E la carriera? Cosa sei adesso? Che nave comandi?

SANDRO (ride) No, ma quale comando: non è così facile, sono solo un ufficiale come ce ne sono tanti. Mi piace la vita comoda, e non me la sento di correre rischi, così da diversi anni mi sono imbarcato solo su navi da crociera, e di quelle non è che ce ne siano tante in giro. La gente oggi viaggia in aereo, e solo chi è molto ricco e ha molto tempo da perdere se ne va ancora in giro per il mare sopra quegli alberghi galleggianti: miliardari americani, vecchie zitelle inglesi, sceicchi arabi...

MARIO Ci saranno anche delle belle signore, immagino...

SANDRO Beh, sì, qualcuna ce n'è, ma la maggior parte dei passeggeri sono persone anziane.

ANNA Quanto durano, di solito, queste crociere?

SANDRO Ce ne sono di tutti i tipi, da una settimana a diversi mesi. Quella che sto per fare, ad esempio, durerà due anni interi. Faremo il giro del mondo.

ANNA Tutto questo tempo!

SANDRO Beh, sì, in effetti è davvero tanto tempo, ma per me una lunga o diverse più brevi in fondo è lo stesso: sempre in mare sto. L'unico problema che può dare in più una crociera così lunga, è che se a bordo ti trovi male, poi devi sopportare per mesi e mesi... Mah, speriamo bene, per questa compagnia non ho mai navigato prima.

MARIO Che itinerario farete?

SANDRO Dopo la traversata dell'Atlantico, batteremo per almeno un mese il Mar dei Caraibi. Poi giù dritti verso l'America del Sud: Fortaleza, Recife, Rio, Buenos Aires, le Flakland e quindi la Terra del Fuoco. Doppiato Capo Horn, risaliremo le coste del Cile fino a Valparaiso. Da qui dirigeremo verso l'Isola di Pasqua e la Polinesia. Nei mari del Sud resteremo a lungo. Faremo il giro di tutte le isole maggiori. Ci aspettano successivamente la Nuova Zelanda, l'Australia, la Tasmania e l'Antartico. Torneremo poi verso il Capo di Buona Speranza, per risalire lungo le coste occidentali dell'Africa e rientrare nel Mediterraneo. Visitati Marocco, Algeria e Tunisia ci dirigeremo verso la Grecia e le Isole dell'Egeo. In seguito attraverseremo il Bosforo per arrivare fino a Sebastopoli. Ci aspettano ora la Siria, il Libano, Israele, il Canale di Suez e il Mar Rosso. Ecco L'Arabia, lo Yemen, gli Emirati del Golfo Persico e finalmente l'India. La costeggeremo tutta, da Bombay a Calcutta, per scendere poi lungo le coste delle Birmania fino a Sumatra, Giava e le altre Isole della Sonda. Visiteremo quindi la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, la Cina, il Giappone. Da qui risaliremo verso Nord. Dalle Aleutine, scenderemo lungo le coste dell'Alaska, del Canada e degli Stati Uniti, fino a San Francisco e Los Angeles. Varcato il Canale di Panama, entreremo nel Golfo del Messico, per arrivare in Florida e poi a New York. Attraversato di nuovo l'Atlantico, punteremo verso l'Irlanda e la Scozia. Ci aspetta l'Artico, adesso, via Islanda e Groenlandia. Dalle Svalbard al Mare di Norvegia. Dopo aver visitato i fiordi, attraverso il Kattegat ci porteremo nel Baltico. Svezia e Finlandia per il Golfo di Botnia e poi Leningrado. Quindi Tallin, Riga, Danzica, Amburgo, Amsterdam. Per la manica, ora, e poi lungo le coste di Francia, Spagna e Portogallo. Dopo Lisbona e Cadice, di nuovo Gibilterra, e finalmente a casa.

MARIO (ha ascoltato Sandro con aria estasiata. Ogni tanto ripeteva un nome a fior di labbra) Cavolo, Sandro, che viaggio favoloso! Come mi piacerebbe essere al tuo posto!

SANDRO (guarda per qualche istante l'amico, poi si toglie di bocca la pipa, e armeggia col ferro nel tabacco; parla con grande calma) Prendilo, allora.

MARIO Cosa?

SANDRO Il mio posto.

MARIO (stupito) Sandro... ma che dici?

SANDRO Ti piacerebbe davvero fare questa crociera?

MARIO Certo che mi piacerebbe, ma come...

SANDRO E' più facile di quanto credi. Quella gente non mi conosce, inoltre io e te ci assomigliamo, così non ci saranno problemi nemmeno con i documenti. Di mare ne sai come e forse più di me, e il servizio te lo posso insegnare in un'ora: come vedi, se vuoi si può fare.

MARIO (sorride) Stai scherzando, vero?


Sandro sta caricandola pipa e non risponde. Ha un'espressione seria in viso. Mario guarda allora Anna, ma nemmeno lei ride; fuma, Anna, e sembra lontana coi pensieri. 


MARIO E tu? Tu che faresti?

SANDRO (togliendosi la pipa di bocca) Io? Beh, mi sembra evidente: io prenderò il posto tuo, finché non torni.

MARIO (guarda a bocca aperta l'altro; quasi balbetta) Ma Anna... l'azienda...

SANDRO Penserò io a tutt'e due, non preoccuparti.


Mario guarda la moglie, ma Anna continua a fumare in silenzio. 



III


Un bar in penombra. Davanti al banco, su un alto sgabello, è seduto di spalle un uomo che indossa un cappotto scuro e il cappello. L'uomo si sta soffiando il naso. Quando ha finito, prende il bicchiere che ha davanti e lo porta alla bocca. Rovescia un po' la testa all'indietro per scolare anche l'ultima goccia di liquore. Il barista è all'altro capo del banco; sta rispondendo al telefono. Dopo qualche secondo, riattacca, torna davanti all'uomo vestito di scuro e si appoggia con i gomiti sul banco.


BARISTA E poi cos'è successo?

UOMO (indicando il bicchiere vuoto, con voce nasale) Dammene un altro. (Il barista lo serve; beve ancora un sorso, poi posa il bicchiere).

BARISTA (riprendendo la posizione di prima) Allora?

UOMO (starnutisce; si soffia ancora una volta il naso) Come puoi immaginare, amico mio, il marito ha accettato. 

BARISTA E l'altro?

UOMO L'altro ne ha preso il posto.

BARISTA Per il tempo del viaggio, se ho capito bene. Dopo, ognuno avrebbe dovuto riprendere la sua vita di prima. E' così?

UOMO Già.

BARISTA E i due anni scadono oggi; e dovevate vedervi proprio qui, nel mio bar, perché è qui che siete venuti dopo esservi incontrati in banca.

UOMO Sissignore.

BARISTA Ma uno non è venuto...

UOMO Come puoi vedere.

BARISTA E lei - scusi la curiosità - lei, signore, chi è dei due, il marinaio o l'altro?

L'uomo vestito di scuro non risponde. Si soffia ancora il naso. Poi beve quel che resta del liquore, posa il bicchiere sul banco e fa segno al barista di riempirlo.

Sipario.