DOMENICA
di
Gaetano Mosca
Personaggi:
Domenica:
Fidanzata con Simone da cinque lunghi anni, con lui intenta a ridipingere una
casa che non ha il coraggio di abitare.
Simone:
Compagno di Domenica, docente precario, non ancora pronto per fare il grande
salto. Coinvolto con la sua partner in discussioni su cose che ancora non hanno.
Sax, Andrea;
Musicista inconcludente ed invadente. Abita nel seminterrato. La sua musica sarà
comunque la colonna sonora della commedia.
Valentina:
Amica collega di lavoro di Domenica. Classica sfigata in amore, fino a quando
non troverà sulla sua strada Sax.
tutti i diritti riservati 24 marzo 2005
Domenica
Il sipario si apre su di un ambiente unico: salone-ingresso di un appartamento
in via di ristrutturazione. Sulle pareti si vedono i tentativi di varie scelte
di colori. Per terra ci sono giornali, barattoli mezzi aperti, le salopette che
indosseranno sono poggiate su due sedie sporche di vernice. La casa appartiene a
Simone e Domenica, non più giovanissimi, ormai fidanzati da lungo tempo. I due
entrano portando alcune buste con barattoli di vernice, pennelli di vario
genere. (in alternativa si potrebbero cambiare nella stanza attigua). Tra una
scena e l’altra il tempo sarà scandito dal suono di un sassofono.
Simone: (entrando) Hai spento il cellulare?
Domenica: Adesso controllo!
Simone: Non devi dire controllo! Devi dire: spengo, spegno, astuto, smorzo,
chiudo…. Anche se l’ideale sarebbe: “amore, ma l’ho spento appena ti ho visto,
lo sai che quando sono con te non amo essere disturbata”!
Domenica: Qui di disturbato ci sei solo tu! Adesso dimmi perché dovrei
spegnerlo? Non siamo mica al cinema. Anzi io non lo spengo nemmeno al cinema.
Simone: Purtroppo lo so! Ma qui siamo a casa per lavorare, ristrutturare,
“pittare”. Abbiamo soltanto la domenica per venirci e i lavori non avanzano. Tu
la scorsa settimana, l’hai passata a chiacchierare con quella cavallona di
Valentina.
Domenica: Doveva dirmi delle cose importanti. E poi, non chiamarla cavallona, lo
sai che non mi piace quando dai questi giudizi sulle mie amiche!
Simone: Cose importanti? Ma quella te le deve “nitrire” , cioè dire sempre
quando sei con me? Pare che lo fa apposta. O forse sei tu che ti stanchi di
stare con me e ti passi le mezz’ore al cellulare con lei!
Domenica: Ma noi abbiamo solo la domenica per parlare!
Simone: Soltanto la domenica? Ma se lavorate assieme, vi vedete al negozio tutti
i giorni. State allo stesso reparto: quello che hanno insonorizzato….
Domenica: Perché secondo te in negozio io mi faccio le chiacchierate?... Faccio
salotto?... Non lavoro io?... E già, io gioco! In negozio l’argomento si
accenna, si imbastisce e poi la domenica…
Simone: Ci sono gli aggiornamenti, il supplemento, l’inserto, gli
approfondimenti… “le moviole”.
Domenica: Va bene, quanto sei scocciante! Lo spengo. Ecco fatto! Disattivato.
Adesso sei contento?
Simone: Calma non ti arrabbiare. Sei pronta per il rito?
Domenica: Oh no! Il rito no!
Simone: Il rito si! È fondamentale, oramai è diventata una consuetudine. Dai su,
niente storie, usciamo!
(i due escono per rientrare come gli sposi che varcano per la prima volta
l’uscio di casa, e cantando il famoso motivetto)
Pa pappapa…pa pappapa. Oddio non ce la faccio, ma quanto pesi? Non sarai mica
ingrassata?
Domenica: Ingrassata? Ma se è da Natale che sono a dieta,secondo me sei tu che
ti stai rammollendo.
Simone: Rammollendo io? Ma non lo vedi che ti tengo come king kong teneva “la
bionda Ann Darrow”. E tu non sei una piuma.
Domenica: E neanche bionda! Mi raccomando tienimi, non farmi cadere, ti sento
instabile, che fai cedi?
Simone: Che cedo e cedo, sono una roccia, tu però non ti agitare altrimenti non
ce la faccio a tenerti. Ti ho detto non…ti…agit… non…
Domenica: Così mi fai cadere, attento, cado…(ruzzolando per terra) Ma porca
miseria, brutto scimmione. Sei contento adesso?
Simone: Quando ti tengo in braccio non ti devi muovere!
Domenica: Ma chi si è mossa!
Simone: Tu! Ti muovevi come un’anguilla! Vieni salta su che riproviamo.
Domenica: Salta su? Tu sei scemo! Piuttosto porta dentro gli altri barattoli di
vernice. E ricorda che le tradizioni si possono anche interrompere, specialmente
quelle demenziali come questa.
Simone: (ironicamente parla come un gorilla)
Si badrona, lei moldo umana, moldo buona, io mangia.
(l’abbraccia mordicchiandole il collo).
Domenica: (schernendosi)
Smettila! Non perdiamo tempo, che poi te la prendi con me, dicendo che sono una
scansafatiche.
Simone: (prendendo gli oggetti per lei)
Va bene, va bene. Il capomastro…
Domenica: Il che?...
Simone: Il capomastro che sarei io, ha deciso così! Suddivisione compiti: mentre
io finisco l’ingresso, tu prendi il tuo barattolino, il pennellino e puoi
iniziare a dipingere la cucina.
Domenica: Nessuna allusione spero!
Simone: Allusione? Che intendi dire?
Domenica: Quello che hai capito! Allusione, capomastro mio bello. Sulla cucina.
Lo hai detto come se quello dovesse essere il mio posto di lavoro, il mio regno,
la mia prigione: “Donna! Vai in cucina”….
Simone: (schernendosi)
Ma io l’ho detto così, senza nessuna allusione, senza nessun doppio senso. Per
me puoi iniziare da dove vuoi, anche dalla camera da letto.
Domenica: Ci risiamo, ecco un’altra allusione da mandrillone.
Simone: Mandrillone? Ma che cos’hai? Questa domenica prendi tutto storto, non ti
si può dire niente che ti arrabbi. Avanti dillo tu; dove vorresti lavorare?
Domenica: Qui, accanto a te, insieme al mio… “capo… mostro”. Fianco a fianco,
spalla a spalla.
Simone: Due cuori e un pennello.
Domenica: Si due cuori e una …pennellessa. (si danno un tenero bacio)
Brrr che brivido, meglio che ci mettiamo al lavoro, altrimenti non combiniamo
niente. Prepara i cappellini di carta dai….
Simone: Ma come c’hai il brivido… e io preparo i cappellini? Come si dice: prima
il piacere poi il dovere… cominciamo dopo…
Domenica: Capoma’ fai ‘sti cappellini che è meglio! O finisce male…
Simone: (brontolando)
Finisce male, finisce male! Dipende dai punti di vista….
(Azione mimica. Simone si appresta a costruire un cappello da imbianchino con i
fogli di giornale. Domenica prepara le tinte. Come sottofondo si sente una
musica di sax)
Simone: (non riuscendo a fare il cappello da imbianchino)
Non ho mai capito come fanno gli imbianchini a fare questi dannati cappelli!
Domenica: Dai a me! Guarda e impara…si piega così, così e così, poi arrivati a
questo punto si tirano i due lembi ed ecco…
Simone: Ed ecco il Titanic.
Domenica: Ti dico che si fa così!
Simone: Questa è una barchetta, la so fare anche io. A scuola ero un asso,
aeroplanini e barchette; mi chiamavano l’ingegnere. A scuola coi fogli dei
quaderni sapevo fare tutto!....
Domenica: Meno che scriverci!
Simone: Spiritosa! Ti dico che è’ sbagliato, non si fa così.
Domenica: Giusto! Si fa così! (accartocciandoglielo sulla testa) Il Titanic ha
urtato l’iceberg. Ecco il tuo cappello da muratore.
Simone: Lo dicevo che ti eri svegliata con la luna di traverso. Sarà meglio
cominciare a lavorare. Sfoghiamoci sulle pareti.
Domenica: Forse è meglio.
Simone: Allora ricordi? Tre pennellate verticali, tre orizzontali, tre verticali
tre orizz…
Domenica: (con le braccia conserte guardando la parete)
Bianco, tutto bianco, tu dici che tutto bianco va bene? Non pensi che con
l’andar del tempo possa stancare?
Simone: Tu dici, tu pensi. Ma se è la terza volta che cambiamo il colore alle
pareti. Il verdino proposto da te è passato di moda prima che asciugasse. E il
giallo? Pardon, il tutto giallo, tutto giallo, proposto dal tuo caro amico
arredatore è passato di moda direttamente nei barattoli. Adesso basta! Bianco è,
e bianco resta!
(squilla un telefonino)
Simone: Scusa, ma non avevi spento il telefonino?
Domenica: Il mio è spento, ma se è il tuo che squilla, giuro che il cappello te
lo faccio con il barattolo di vernice.
(si affaccia sull’uscio Sax, inquilino del seminterrato, sassofonista
disoccupato, attraente ma invadente)
Sax: Salve ragazzi! No scusate è il mio! Comunque se il telefono vi disturba lo
spengo! Allora, come procedono i lavori?
Simone: Bene grazie! Ma scusi lei chi è? Come è entr…
Sax: Tutto bianco? Non lo farete tutto bianco spero!
Simone: Dove va? Scusi, di la ce la pittura fresca è tutto in disordine!
Comunque se le interessa è tutto bianco anche di là.
Sax: Bianco? Che orrore! Il bianco è dozzinale!
Simone: Il bianco è economico, va di moda, si addice a tutti i tipi di
arredamento e poi a noi piace.
Sax: Gustibus. Comunque non per intromettermi ma tutto bianco come dicevo è
banale. Io per esempio avrei fatto tutto giallo! Ma non un giallo giallo, ma un
giallo… cioè tipo giallo… una specie di giallo…
Simone: Itterico! Anzi “cinese itterico”…
Domenica: Vedi, lui si che se ne intende!
Simone: Ma se non sa nemmeno che tipo di giallo intende dire! Scusi, lei è
pittore? Architetto, arredatore, imbianchino. E poi casa sua di che colore è?
Sax: Assolutamente e completamente bianca!
Simone: E allora perché parla!
Sax: Ma io l’ho trovata così, e se la cambio il padrone di casa mi caccia.
Allora cerco di consigliare, di aiutare voi.
Simone: Ma si dia il caso che non abbiamo bisogna di consigli. Qua ci dobbiamo
vivere noi.
Sax: Appunto! Cosa dicevo, ci dobbiamo vivere noi: in questa scala siamo tutti
amici, una famiglia, tutti giovani. Nel momento del bisogno ci aiutiamo ci
consigliamo.
Simone: (sarcastico)
Bellissimo! Hai sentito Dome’ che fortuna che ci è capitata! Allora ecco: questo
è il suo pennello e buon lavoro! E mi raccomando: tre pennellate verticali, tre
orizzontali!
Sax: Mi dispiace ma devo proprio andare! Peccato lo avrei fatto volentieri, ma
devo provare un nuovo pezzo, sapete io suono il sassofono… sto preparando un
concerto importante… le mie dita sono preziose … ok ciao.(esce)
(rientrando)
Comunque io lo farei tutto giallo, ma non giallo… un giallo….
Simone: Vada per cortesia, vada!
Domenica: Cosa ti dicevo? Bianco è banale! Il giallo invece…. Ma non giallo
giallo…
Simone: Adesso ti ci metti pure tu?
Domenica: Comunque è simpatico; carino e simpatico! Lo conosci?
Simone: Ma chi lo conosce? Io lo odio quel curioso. Abita nel seminterrato, non
lo senti suonare tutte le domeniche quel maledetto sax.
Domenica: Ah? E’ lui? Bello, bravo e..
Simone: …E’ artista! Lo sai gli artisti… sono tutti un po’… non sai mai da che
parte pendono.
Domenica: Per me pende bene!
Simone: Lavorare, lavorare, oggi non abbiamo concluso niente.
Domenica: Non sarai mica geloso?
Simone: Di chi? Di quello? Ma fammi il piacere. Al lavoro, al lavoro:
Domenica: Lavoro, sempre lavoro. Che dici lo facciamo un break, ho qui degli
“snak” e due “Coca Diet”. Che fai? perche mi guardi con quella faccia, ti sei
imbambolato?
Simone: Ma come parli? Mi sembri una pubblicità vivente! Mi dispiace ma io in
questi casi parlo italiano. Ho qui un bel pacchetto che mi ha preparato mia
madre.
Domenica: (sfottendo)
Ah si! E che cosa ti ha preparato la mammina? La frittatina? O la fettina panata
tanto energetica.
Simone: Per cortesia niente sarcasmo. Qui ci sono due tramezzini fatti in casa,
vediamo: in questo ci sono carciofini con tonno pomodoro rucola e maionese.
Domenica: Bene lo prendo, mi hai convinto!
Simone: Ma io non volevo convincerti affatto! Ne resta uno semplice con pollo
spinaci e mozzarella.
Domenica: Quello lo mangio dopo.
Simone: Troppo tardi, già gli ho dato un morso.
Domenica: Io non mi schifo! A proposito, spero che quando saremo sposati non mi
assillerai con la cucina di mamma’. Tua madre potrà venire a cucinare solo tre
volte alla settimana.
Simone: E gli altri giorni?
Domenica: Andremo noi da lei.
Simone: Cooosa?
Domenica: Sto scherzando, scemo! Guarda che io so cucinare.
(mangiano il panino guardando il lavoro fatto “o meglio non fatto” come due
esperti manovali con la musica di sottofondo)
Domenica: Riprendiamo il lavoro?
Simone: Riprendiamo? Ma se non abbiamo nemmeno iniziato! Non abbiamo combinato
ancora nulla. Ricorda: tre pennellate verticali e tre orizzontali.
Domenica: Non avremo combinato nulla ma io sono già stanca. Perché non andiamo
di là.
Simone: Di là? Perché che cosa c’è di là?
Domenica: (bofonchiando)
C’è la nostra stanzetta, con la rete, il materasso…
Simone: Che stai dicendo, cosa farfugli.
Domenica: C’è il materasso, ci stendiamo un po’, tre verticali, tre orizzontali…
Simone: Ah! Ma non eri stanca?
Domenica: Stanchissima! Ma abbiamo solo la domenica per stare un po’ da soli, io
ho tanta voglia di te e oggi sei così sex.
Simone: Sex!? Conciato in questo modo, devi proprio volermi bene!
Domenica: Un mondo! Mi piaci così: brutto, sporco e cattivo. “Senta
bell’operaio, venga di là, c’è un bel lettone da aggiustare”.
Simone: Adesso che è ‘sta storia dell’operaio?
Domenica: Fantasia erotica! Mi eccita pensare all’operaio che ci prova e mi
sbatte sul letto.
Simone: No! Niente fantasie, tu devi immaginare me e solo me! Lascia stare gli
operai, gli imbianchini…
Domenica: Che scemo! Sei geloso. Ma sei tu il mio capomastro o no? Sei tu
l’amore mio.
(lo abbraccia teneramente)
Li hai portati?
Simone: Che? I tramezzini?
Domenica: Ma che tramezzini!
Simone: Cosa? Gli attrezzi, il secchio e la cazzuola? Cosa dovevo portare?
Domenica: Ma quale attrezzi!... I cosi.
Simone: I cosi? Ahh, i cosini! No, oggi la farmacia era chiusa e…
Domenica: Eee!!!
Simone: Insomma c’era un sacco di gente eeee… e io mi vergognavo, stavano tutti
a guardarmi!
Domenica: E che hai fatto mezz’ora in farmacia?
Simone: Ho comprato le zigulì! / Ne vuoi una?
Domenica: Ma va, va!
Simone: Ma era piena!
Domenica: E che problema c’è? Ormai si trovano dappertutto, ce li ha pure la
nonnetta che vende il castagnaccio. Non fare quella faccia mortificata. Io non
voglio rischiare di restare incinta prima del matrimonio.
Simone: Significa che pure questa domenica si va in bianco.
Domenica: Come al nostro primo appuntamento.
Simone: Al nostro primo appuntamento? Non ricordo, che è successo?
Domenica: Hai rimosso? Parlo del nostro primo, vero, appuntamento, a casa mia,
ti ricordi i miei erano partiti, la cenetta…le mani si sfiorarono…un bacio…e
poi…
Simone: E poi?
Domenica: Io avrei ceduto, ti volevo…ma tu non li avevi…
Simone: I cosini?
Domenica: Esatto, e allora…
Simone: In bianco.
Domenica: In bianco, caro il mio imbranato.
Simone: Adesso imbranato, non esagerare…e poi…
Domenica: E poi?
Simone: E poi e poi devo confessarti una cosa, io quella sera li avevo portati.
Domenica: Come ce li avevi, allora ero io che non ti piacevo, ti vedevi con
un’altra che te li contava.
Simone: Ma che dici, non c’era nessun’altra e tu mi facevi impazzire, è che mi
sembrava brutto, presentarmi al primo appuntamento, con la scorta di
preservativi, come se avessi dato per certo che tu ci saresti stata, non volevo
offenderti, mi sembrava brutto.
Domenica: Che tenero! Allocco allora, allocco adesso. Quella volta non mi sarei
affatto offesa, è adesso che mi offendo, dopo tanti anni un po’ di confidenza ce
l’abbiamo. In bianco allora, in bianco oggi. Con te sempre in bianco.
(si riaffaccia Sax)
Sax: Brava! Lo dicevo, il bianco non va, non regge. Il giallo invece è di moda.
Simone: (tra se):
Ma questo sbuca come i fantasmi!
Sax: Magari con qualche tocco di…
Simone: Il tocco glielo faccio io e come diceva Totò gli faccio anche il
ritocco. E visto che ama così tanto il giallo domani sul giornale, nella pagina
di cronaca nera: ci sarà scritto: “misteriosa morte di un sassofonista”…lei! E
ora mi dica come è entrato?
Sax: Nervoso il tuo amico! (a Domenica) Come ti chiami?
Domenica: Domenica e tu?
Sax: Chiamami Sax, come fanno gli amici.
Simone: Senti Sax….
Sax: Per te sono Andrea…solo gli amici…Sax…
Simone: (ironico) Va bene Andrea…come sei entrato?
Sax: Semplice, ho le chiavi. Prima ci abitava una coppia di amici. Eravamo come
una famiglia, io stavo sempre qua, tutte le sere gli facevo ascoltare i miei
pezzi.
Simone: Tutte le sere?
Sax: Tutte! Poi, senza una ragione hanno deciso di cambiare casa.
Simone: Se è come penso, ne avranno avute mille di buone ragioni; come li
capisco! Ma io saprò difendermi. Adesso per cortesia mi ridia le chiavi e vada
fuori.
Domenica: Per me può anche restare, oramai non possiamo più continuare.
Sax: Perché cosa avevate iniziato?
Simone: Cose nostre. Piuttosto, lei cosa è venuto a fare?
Sax: A salutare due amici, a darvi il benvenuto del “buon vicinato”, a portare
una bottiglia da bere insieme. Io sapevo di questa coppietta che faceva capolino
solo la domenica. Mi sono detto bisogna conoscerli, socializzare, magari suonare
un poco. In pratica quello che si faceva con la coppia precedente.
Simone: No, per carità!
Sax: Ma vista l’accoglienza, vado!
Simone: Bravo! Vada.
Sax: A proposito se avete bisogno di qualche cosa, cosetta… cosini… non fate
complimenti.
Simone: Vada, per cortesia, noi dobbiamo lavorare.
Sax: Vado! Suonerò qualcosa di romantico, per carità niente ringraziamenti, ciao
Domenica.
Domenica: Che simpatico! Peccato, potevamo approfittare della sua gentilezza.
Simone: Simpatico? Si è pure riportato la bottiglia,… di che dovevamo
approfittare?
Domenica: Per i cosini. Adesso ci tocca lavorare.
Simone: Come ci tocca. Prima finiamo i lavori, prima ci veniamo ad abitare. Tu
pensi troppo a quelle cose.
Domenica: E tu ci pensi troppo poco. Se sei così adesso come sarai dopo il
matrimonio: no cara no, stasera no!: Ho avuto una giornata terribile in ufficio,
sai il capo mi ha di nuovo preso nel mirino. E poi scopro che te la sei spassata
con la segretaria!
Simone: Tu vedi troppa TV, troppi “al posto suo, al posto mio”… e simili. Io
insegno e sono pure precario. Piuttosto che ore sono? Ci sono le partite.
Domenica: Ah, le partite si, le coccole no! Poi questa è un’altra cosa da
mettere in chiaro. Io la domenica voglio vedermi “Domenica in”, mi rilassa.
Simone: Ti addormenta, vorrai dire. Comunque nessun problema perché io seguirò
lo sport sull’altro televisore.
Domenica: Un altro? Zia Marta ci regala quello a LED col DVD incorporato e a mia
sorella gli ho detto che preferivo la lavatrice.
Simone: E hai fatto male! Ti dovevi far regalare il televisore con la lavatrice
incorporata. Due televisori fanno sempre comodo, mentre la lavatrice…
Domenica: Attento a quello che stai per dire, perché c’è un pennello pronto a
prendere il volo, destinazione, testa.
Simone: Volevo dire che la lavatrice… la volevo comperare io. (a parte) salvato
in angolo.
Domenica: Ti sei salvato in angolo.
Simone: Rimetti pure il pennello nel fodero…nel secchio.
Domenica: Già che siamo in argomento regali, ho con me la lista di nozze.
Simone: Veramente mi è venuto un po’ di mal di testa. Perché non andiamo di là e
ci rilassiamo un po’?
Domenica: Senza cosini pericolo bambini, ed io voglio sposare in bianco. In
bianco.
Simone: Continuiamo ad andare in bianco.
Domenica: Cosa?
Simone: Continuiamo a dare il bianco.
Un’altra Domenica
(brusio di gente che va via)
Domenica: Ciao, ciao, ci sentiamo presto e tornate a trovarci quando volete!
Sax: Anche domenica prossima se volete, che simpatici, bella gente. Questo è il
momento migliore, tutti se ne vanno, uno si gode il silenzio, la pace… bella
festa.
Simone: Come fa quella canzone? La musica è finita e gli amici se ne vanno…
tutti.
Sax: Capito! Io Simone lo capisco al volo. Parla con lo sguardo.
Simone: No io te lo dico chiaro e tondo con la bocca; guarda il labbiale:
vattene, smamma, prendi il volo. Un momento! Molla la bottiglia.
Sax: Ci vediamo avaraccio!
Simone: Ci vediamo, Purtroppo!
(Sax esce, Simone tira un sospiro di sollievo)
Finalmente se ne sono andati. Sono venuti tutti per vedere cosa? Una casa mezza
tinta di bianco. E tutti a impicciarsi, a dare consigli: quanto l’avete pagata,
chi ha cacciato i soldi, come avete fatto con la banca? qui ci starebbe bene
questo, la ci starebbe bene quello, a quella parete un comò, la stanza dei
bambini dove la fate? E se saranno due dove li mettete? Ma che gli frega a loro.
Domenica: E tu li hai quasi cacciati solo perché sono stati carini e interessati
alla nostra casetta.
Simone: No! Soltanto quando hanno voluto fare il video gridando: “Italia 1” con
sfondo la parete con mille prove di colore.
Domenica: Io l’ho trovata una cosa simpatica!
Simone: Io l’ho trovata demenziale! Io questa pubblicità l’ho trovata sempre
demenziale! In questo modo ci tastano il polso sulla nostra dipendenza dalla TV,
sulla nostra voglia di apparire, di essere sempre protagonisti. Una specie di
termometro della stupidità umana. Come quelli che si mettono dietro gli inviati
e fanno finta di seguire quello che dicono, ma vogliono solo farsi vedere: col
cellulare in mano per chiamare un parente, un amico e dire: corri sto su RAI 2
corri! L’altro corre, accende e si vede le previsioni del tempo perché arriva
tardi. Poi a casa: allora mi hai visto? “Ho visto quanto sei scemo”!
Domenica: Ma perché quella volta a Londra, A “Paternosto” gli sei quasi montato
a cavalcioni.
Simone: Quando? Chi? Io?
Domenica: Verme!
Simone: Ah, si! Ma lì era differente! Mi si era scaricato il cellulare e mia
madre non aveva notizie.
Domenica: Allora hai usato il TG 2 per digli che stavi bene! Ma fammi il
piacere, a chiacchiere siamo tutti bravi! E poi se sono narcisisti a te che te
ne importa!
Simone: A casa mia no!
Domenica: Nostra!
Simone: Vabbè, nostra è uguale. Comunque mi pare un roba da dementi!
Domenica: Adesso non esagerare, non fare il professorino saputello. In fondo
sono nostri amici.
Simone: In fondo sono tutti amici tuoi!
Domenica: Potevi invitare i tuoi di amici.
Simone: Ma perché mi sono rimasti amici? Ti stanno tutti sull’anima. Hai da
ridire su tutti, anche su Claudio il mio amico storico.
Domenica: Credo che il tuo caro amico abbia una cotta per me e faccia di tutto
per allontanarci. E poi mi è antipatico e basta.
Simone: Lo vedi? Questo è il tuo atteggiamento con i miei amici. Ma per chiudere
la discussione, perché io non voglio discutere; frequenteremo solo i tuoi.
Domenica: Noooo! I tuoi! Comunque sei stato scortese, scontroso, li hai quasi
messi alla porta. Tutta questa frenesia per cominciare a pitturare non la
capisco proprio. Perché mi guardi con quella faccia da merluzzo?
Simone: Io non ho nessuna fretta di cominciare a lavorare: anzi potremmo andare
sul nostro bel lettone a…
Domenica: A…a che cosa?
Simone: A…li ho portati!
Domenica: Cosa?
Simone: Dai che hai capito! I cosi! Lo sai che costano un sacco di soldi. Se uno
si fa i conti al mese spende…
Domenica: Che conti e conti! Queste cose non si contano, non si pianificano o
meglio non si dovrebbe. Comunque adesso capisco la tua frenesia, la tua voglia
di mandare via tutti. Caro mandrillone datti una calmata perché io non posso.
Simone: Come non puoi! Perché non puoi?
Domenica: Perché ho le mie cose, e lo sai benissimo che quando ho le mie cose…
Simone: Non si cosa!
Domenica: Bravo! Vedo che impari presto, piuttosto, vai giù in farmacia a
prendermi un pacchetto di assorbenti.
Simone: Ma neanche per sogno! Già mi sono dovuto fare violenza per comprare i
preservativi, con la farmacia piena zeppa di gente, ero tutto sudato; giuro che
avrei preferito comperare una siringa e passare per drogato.
Domenica: Esagerato! Fammi la cortesia, non mi comperare niente. Sei troppo
imbranato. Però ricordati che un giorno potrebbe capitare.
Simone: Noi non lo faremo capitare, ce ne faremo una scorta mensile, annua,
triennale.
Domenica: Così in farmacia penseranno che gestiamo un bordello.
Simone: A proposito di bordello, rimettiamo in ordine e riprendiamo il lavoro.
Domenica: E certo! Siccome io non posso, la fantasia ti è passata e si può
lavorare. Perché io esisto solo quando posso fare sesso. Non esistono le
tenerezze, le coccole o magari parlare un poco.
Simone: Ma non è così?
Domenica: No che non è così. Ci sono delle volte che mi eviti addirittura.
Quando ho le mie cose hai sempre qualcosa da fare, i compiti da correggere, la
partita a calcetto, il mal di testa…
Simone: Ma dai! Vieni qua, dammi un bacio.
Domenica: Se ti avvicini ti do un calcio sugli stinchioni.
Simone: Gli stinchioni?
Domenica: Diciamo che miro agli stinchi, ma se prendo qualcos’altro va bene
ugualmente. E’ meglio che oggi ti togli di torno.
Valentina
(suonano alla porta è Valentina amica cavallona di Domenica e sfigata in amore)
Simone: Suonano alla porta! E adesso chi è? Speriamo che non è Sax, lo butto per
le scale. Ho un brutto presentimento!
Domenica: Apri e saprai!
Simone: Ciao Valentina!
Valentina: Salve ragazzi! Disturbo?
Simone: Me lo sentivo! Da un presentimento a una vera tragedia!
Domenica: Ma che dici? Vieni entra! Che sorpresa! È un piacere. Figurati che qui
non ci viene a trovare mai nessuno.
Simone: Insomma, proprio nessuno non direi.
Domenica: E poi Simone stava andando.
Simone: Si, si è vero stavo andando. Dove stavo andando?
Domenica: Ma la pizza no? Stavi andando a comprare la pizza? A me capricciosa e
prendila anche per Vale.
Simone: Vado! Tu come la vuoi Valentì? Paglia e fieno va bene?
Domenica: (a mezza bocca)
Cretino!
Valentina: Ma mica voglio le fettuccine! Per me la pizza va bene! Margherita,
ben cotta, con un po’ di peperoncino…
Simone: Allora, una capriccio, due margherite…e da bere?
Valentina: E vai! Vai.
Simone: Non bevete? Se poi vi si secca la lingua… (Domenica lo fulmina con lo
sguardo) Vado!
Domenica: Sputa il rospo, che ti è successo ti vedo a pezzi.
Valentina: E’ un bastardo!
Domenica: Che ha fatto questa volta?
Valentina: Il bastardo… nel nostro letto, non credevo ai miei occhi, nel nostro
letto capisci?
Domenica: Nel tuo letto?
Valentina: Esatto, hai capito benissimo. E adesso dove ne trovo un altro.
Domenica: Ma figurati, tu di uomini ne trovi quanti ne vuoi!
Valentina: Ma che hai capito! Il letto, dovrò cambiare il letto, non potrò
dormirci dopo quello che è successo.
Domenica: Hai tutta la mia solidarietà. Tu sei troppo buona. Io lo caccerei di
casa.
Valentina: Lo farei volentieri, ma non posso.
Domenica: Come non puoi? Gli fai trovare le valige fuori la porta, con la
serratura cambiata. Mica vorrai tenere quel porco in casa tua; sotto lo stesso
tetto?
Valentina: La casa è sua! Per il momento cambierò le lenzuola. Brutto verme! Ma
questa non gliela perdono.
Domenica: Brava! La deve pagare, non subito, magari dopo sposati. E ricorda il
miglior perdono è la vendetta e la vendetta è un piatto che va servito freddo.
Valentina: E ti pare facile, sfugge al matrimonio come un’anguilla, tira fuori
sempre la storia della ex che lo ha fatto soffrire e che quindi non se la sente
di impegnarsi a fondo. E voi a che punto siete?
Domenica: Non si vede? Ancora diamo il bianco. Ma continua la tua storia.
Valentina: C’è poco da dire: li trovo nudi come due vermi, gli faccio una
scenata da pescivendola e loro…
Domenica: E loro?
Valentina: Neppure mi filano, giù a continuare. Lo sai come si è giustificato il
verme?
Domenica: Perché c’è pure una giustificazione?
Valentina: Mi ha detto che non è come penso, che le apparenze a volte ingannano,
che quella non conta niente per lui: e poi che certe cose non si lasciano a
metà, che può far male alla salute. Hai capito il porco.
Simone: Ciao, ecco le pizze.
Valentina: Il porco!
Domenica: Porco!
Simone: Porco? Siete impazzite! Ho capito vi siete esaltate con qualche
disavventura di Valentina. Comunque il porco posa le pizze, le birre e va a
lavorare.
Domenica: Vedi allude al fatto che siamo state a chiacchierare un pochino.
Simone: (affacciandosi all’uscio)
Allora non alludo! Avete chiacchierato un’ora e tu la prossima volta vieni a
trovarci dopo sposati quando la casa sarà finalmente finita. Io, dico io, vado
di là a lavorare.
Domenica: E io no! Io resto qua a chiacchierare con la mia amica. Perché tu
adesso mi dici chi era la maiala sorpresa nel letto.
Valentina: Ti interessa davvero?
Domenica: Bisogna sempre conoscere il nemico per combatterlo.
Can Can
Domenica: Allora facciamo così! Il cane, io lo porto giù i giorni pari e tu
quelli dispari.
Simone: Neanche per idea, e se mi capita di domenica? Io la domenica voglio
dormire fino a tardi.
Domenica: Se è per questo, anche a me piace poltrire la domenica.
Simone: Si, ma io gli altri giorni lavoro!
Domenica: E qua ti volevo! Io invece durante il giorno do lo smalto alle unghie:
perché per te pulire casa non è lavorare, fare la spesa, cucinare, non è
lavorare, lavare i panni, stirarli, non è lavorare.
Simone: Per queste faccende potremmo prendere una collaboratrice domestica.
Domenica: Io parlavo in generale. Voglio conoscerti. Voglio sapere con chi andrò
a vivere.
Simone: Torniamo al cane e chi dovrà accudirlo.
Domenica: A me sto cane gia mi ha scocciato, con le sue pipì.
Simone: I papponi.
Domenica: Le zecche, il veterinario.
Simone: I vicini che si lamentano per i latrati.
Domenica: E se ci prendessimo un gatto? Il gatto è più indipendente è caldo,
affettuoso, intelligente, insomma è più femminile.
Simone: Infatti graffia! …le tende i divani. Gli animali o li ami veramente o è
meglio lasciarli stare.
Domenica: Giusto! Ho una proposta alternativa. Facciamo un figlio.
Simone: Un figlio? Ma i pannolini i pianti, l’asilo, il liceo, l’università, la
nuora i con suoceri, le liti per i nipotini…
Domenica: E’ inutile tanto non mi smonti. Vieni andiamo di la sul nostro
lettone.
Simone: Subito, così all’improvviso. Non siamo ancora sposati.
Domenica: Si, ma noi facciamo qualche prova, un po’ di esercizio, non vorrai
arrivare al matrimonio fuori forma.
Simone: Oggi ce la facciamo, i cosini ce li ho.
Domenica: Io le mie cose non ce le ho.
Simone: Dammi un bacio!
Domenica: Ma come si permette! Che cosa fa tocca? Guardi che mio marito può
arrivare da un momento all’altro.
Simone: Ancora con ‘ste fantasie erotiche? Mi preoccupi! Che è sta storia del
marito; l’operaio, il lattaio, non sarai mica una pervertita.
(suonano alla porta)
Suonano! Porca miseria e adesso chi scoccia?
Domenica: Non ne ho idea! Mio marito ha le chiavi! Dai, scherzo, non fare quella
faccia. Non rispondiamo, facciamo finta che non ci siamo. Ho un brutto
presentimento!
Simone: Ma può essere qualche cosa di importante, magari l’amministratore.
(Simone va ad aprire mal volentieri)
Sax: Disturbo?
(i due all’unisono)
Sim - Dom: Si!
Simone: Perché hai suonato?
Sax: Veramente mi avete tolto le chiavi.
Simone: Sbrighiamoci! Che cosa c’è?
Sax: C’è da me una signorina in lacrime che dice di essere vostra amica, pare
sia stata cacciata di casa dal suo ragazzo, almeno credo: sapete tra lacrime e
singhiozzi non ho capito molto.
Simone: E come è capitata da te?
Sax: Non so! Sarà stata attratta dalla mia musica.
Simone: Figurati! Il pifferaio magico, il Fausto Papetti del condominio. Ma sei
sicuro che è una nostra amica? Potrebbe essere una tua “fan” che ha inventato
questa scusa per adescatri!
Domenica: Scemo! Ma non hai capito che si tratta di Valentina.
Simone: L’avevo capito eccome, ma speravo che non fosse.
Domenica: E come mai non è salita da noi?
Sax: Dice che l’ultima volta è stata trattata male, quindi non vuole venire su.
Io ho insistito, sono scapolo, la gente mormora.
Simone Ma figurati! Comunque se non vuol salire…pazienza.
Domenica: Se non vuol salire, scendo io.
Simone: Ma come proprio oggi che tutto quadrava.
Sax: Che cosa quadrava?
Simone: Ma che t’importa!
Domenica: Smettetela voi due! Insomma c’è una ragazza disperata, dobbiamo fare
qualcosa per aiutarla. Io scendo! (esce)
Sax: Aiutarla! Sembra facile. Io che posso fare.
Simone: Un’idea ce l’avrei, potresti portarla al cinema, farla distrarre.
Valentina è carina, ha un buon carattere, tu sei scapolo.
Sax: Si ma il cinema costa, e…
Simone: Mi sacrifico io, in fondo se non ci si aiuta tra amici.
Sax: Amici?
Simone: Non siamo tutta una famiglia? Guarda ho qui due biglietti, me li ero
fatti dare per andarci con Domenica.
Sax: Ma sono per l’Eurcine, sta dall’altra parte della città!
Simone: Embè?
Sax: La benzina, un caffè.
Simone: Ho capito! Qui ci sono venti euro.
Sax: Veramente io li ne vedo trenta. Quella ragazza è disperata, magari gli
viene voglia di una pizza, che figura ci faccio.
Simone: Io resto senza!
Sax: Tanto voi state a casa, che ci fate con i soldi.
Simone: Già che ci facciamo.
Sax: La vostra stanza… poi oggi tutto quadra.
Simone: Va! Va, ah! Se per cortesia fai risalire Domenica…sai dobbiamo finire…
Sax: A proposito se ti servisse qualche cosa per far quadrare meglio…
Simone: Ma fammi il piacere! Io sono autosufficiente, non ho bisogno di nulla e
fai salire…
Sax: La mia ragazza, vado. Poi quando torno ti racconto il film.
Simone: Ma che racconti, che racconti. Porca miseria non ho voglia di fare più
nulla. Senti che pace, a questa casa dovevo lavorarci da solo, alla fine in due
si perde molto più tempo, adesso ci si è messa anche quella squinternata di
Valentina. Del sassofonista non ne parliamo! Secondo me ha messo delle
microspie, telecamere nascoste. Sente tutto, sa tutto. Cerchiamo di combinare
qualcosa, dunque come si possono sistemare i mobili; qua ci potrebbe stare il
divano e di fronte la tele. Sarà una lotta all’ultimo sangue sulla scelta dei
programmi. Abbiamo gusti talmente diversi. D’altronde che fai, ognuno in una
stanza? No insieme! Ma lei odia il calcio. Riuscissi a mimetizzare un televisore
al cesso, nascosto nello specchio, chissà forse i giapponesi ci hanno pensato,
l’avranno realizzato, specchio, specchio delle mie brame. Nel rasoio elettrico
no, me lo scopre…si depila. Mi ci vedo: la coppietta seduta sul divano, mano
nella mano a fare abboffate di reality, buona domenica…ecco! l’idea una
radiolina microscopica inserita nell’orecchio. Tutto questo perché lei odia
quelli con la radiolina…veramente quelli li trovo assurdi pure io…mentre con una
piccola operazione sottocutanea…sintonizzata già sulle partite. Magari mi faccio
dare qualche dritta dal sassofonista, perché io sono convinto che ha disseminato
casa mia di microspie…(cercando) e magari le trovo.
(rientra Domenica)
Domenica: Roba da non credere, Valentina messa alla porta come una venditrice di
aspirapolvere. E sai perché?
Simone: Te lo ha raccontato: ha scoperto il suo ragazzo con…(parla sottovoce
come se ci fossero davvero microspie dappertutto) …con quella…
Domenica: Che cerchi? Perché parli così piano?
Simone: Cose mie!
Domenica: Hanno litigato, pensa che scemi: per una partita in TV. Lei gli ha
spento il televisore e lui l’ha cacciata.
Simone: Bene!
Domenica: Come bene?
Simone: No, dicevo bene, come dire; ho capito. Adesso si è calmata?
Domenica: E’ andata al cinema con Sax, lui aveva due biglietti per l’Eurcine.
Sai quel film che volevo vedere, tutti rimediano i biglietti tranne tu.
Imbranato.
Simone: Vai a fare del bene!
Domenica: Cosa biascichi!
Simone: Dicevo: ti voglio bene. Dammi un bacio e pensiamo un pochino a noi.
Domenica: Dai, stai buono, mi si è storta la giornata. Penso alla povera
Valentina: senza una casa, senza un uomo. Forse possiamo aiutarla facendola
stare qua qualche giorno. Ne parlavo con Sax e anche lui è d’accordo.
Simone: Ah! Se è d’accordo lui allora non ci sono problemi. Che me lo domandi a
fare.
(Domenica lo abbraccia)
Domenica: Solo una settimana.
Simone: Solo una settimana, perché devono montare gli infissi nuovi, e la casa
deve essere vuota. D’accordo?!
Domenica: Sei un angelo!
Simone: Un angelo, ma solo per una settimana.
(sussurrando) Andiamo di là.
Domenica: A che fare?
Simone: Tutto quadra!
Domenica: Ma tu mi ami?
Simone: Ti amo, ti adoro.
Domenica: Mi ami o mi adori?
Simone: Tutte e due le cose! Andiamo di là.
Domenica: Di là? Chi c’è di là.
Simone: Ci siamo noi!
Domenica: Ma noi siamo qua.
Simone: Ho capito! Non ne hai voglia.
Domenica: Certo che ne ho voglia, ma la storia di Valentina mi ha sconvolto.
Senza una casa, senza un uomo…
Simone: Ho capito! Ho capito. Ma la ospiteremo solo per una settimana, mettitelo
in testa. Cosa ho detto? Ripeti!
Domenica: Una settimana.
Simone: Ripeti!
Domenica: Una settimana lo giuro.
Un mese dopo
Valentina: Un mese indimenticabile! Grazie Domenica, sei una vera amica. Ho
passato un mese stupendo.
Domenica: Grazie anche a Simone che ha pazientato.
Valentina: Certo grazie a tutti e due. Domenica, se un giorno avrai bisogno,
puoi contare su di me.
Simone: Io non la caccerò per una partita in TV.
Domenica: Di che ti impicci!
Simone: (tra se e se) La caccerò per molto meno.
Domenica: Hai preso tutto? Sei sicura del passo che stai facendo? Sei ancora in
tempo, puoi ripensarci.
Simone: E no! Ormai la decisione l’ha presa, deve andare.
Valentina: Ha ragione Simone. La decisione è presa. Poi lui è così carino,
gentile. Adesso vado davvero, mi sta aspettando. (a Simone) Portami giù le
valige.
Simone: Per favore! Si dice per favore o per cortesia e poi perché non viene lui
ad aiutarti, visto che è così gentile, ah gia le sue manine, il musicista sta
preparando il grande concerto.
Valentina: Me le porto da me!
Domenica: Sei una bestia, invece di essere contento. Non riusciremo mai a
mantenerci degli amici con il tuo comportamento asociale. Delle volte mi sembri
tua madre.
Simone: Per cortesia non cominciamo con questi discorsi. E poi di cosa dovrei
essere contento? La tua migliore amica, ma anche la più rompiscatole, si va ad
innamorare e sposare, guarda caso dell’uomo più invadente del mondo, il
sassofonista. Roba da cambiare casa, quartiere, città. Dannati biglietti.
Domenica: Stai esagerando come al solito, sei insopportabile! E poi questa casa
che non si finisce mai, mi sembra la fabbrica di S. Pietro; per mettere gli
infissi un mese. E’ che tu di questa casa te ne infischi. Come te ne infischi di
me, non mi ami, mi trascuri. Lo sai quanto tempo è che non facciamo l’amore? E’
lo sai?
Simone: Lo so! lo so benissimo: almeno un mese, praticamente da quando Valentina
è venuta a stare qua. E da quello che molto discretamente mi ha raccontato il
musicista, loro non si sono fatti problemi e ho potuto verificarlo a mie spese,
perché il signorino ha usato tutti i miei cosini.
Domenica: Tutti?
Simone: Fino all’ultimo!
Domenica: Questi significa che noi stasera?
Simone: Ci facciamo una pizza.
Che pizza!
(mangiando pizza)
Simone: Incredibile! Si sposano sul serio, uno regala due biglietti, vanno al
cinema e…
Domenica: Ma che cosa è questa storia dei biglietti che ogni tanto tiri fuori.
Simone: Ormai è inutile tacere! Sono “correo”, complice e siccome tu lo
scopriresti prima o poi, confesserò: i biglietti, i famosi biglietti del cinema
glieli ho dati io. Capisci? Sono responsabile di questa unione.
Domenica: Perché dici responsabile, come se fosse una cosa negativa? Dovresti
essere contento, stanno così bene insieme.
Simone: Sono fatti l’uno per l’altra! Dio li fa e poi li accoppia.
Domenica: Oh! Che sottile sarcasmo! Tu sei invidioso, temi il confronto. Loro si
stanno sposando, tu invece hai sempre una scusa, un motivo per rimandare; la
casa, il lavoro, i genitori malati. La verità è che tu sei un insicuro. Per fare
queste cose ci vuole slancio, coraggio.
Simone: Incoscienza!
Domenica: Si, bravo! Incoscienza! Qualche volta ti preferirei un po’ più
incosciente. Stiamo invecchiando in una casa che hai paura di finire, abbiamo
riempito le stanze di mobili immaginari. E gli altri fanno i fatti! Zia Marta il
televisore con dvd lo regala a Valentina.
Simone: No! Questo no!
Domenica: Questo non è niente, stiamo diventando la favola di tutti. A negozio
mi vergogno, ogni qualvolta entra un cliente: “allora Domenica quando tocca a
te, quando ci porti i confetti”! Ma che confetti e confetti, sono arrivata al
punto di pensare che tu non mi ami affatto.
Simone: Ma che dici?
Domenica: Dico che ho bisogno di stare un po’ da sola.
Simone: Ma queste cose si dicono nei film, o quando due sono già sposati?
Domenica: No caro, queste cose si dicono quando una persona comincia a dubitare:
ho veramente bisogno di stare un poco da sola. Magari fare un viaggio.
Simone: E facciamo sto viaggio! Potremmo andare…
Domenica: Da sola! Se vieni pure tu, è tutto inutile!
Simone: D’accordo! Anzi d’accordissimo. D’altronde anche io ho bisogno di
riflettere un po’. È importante pensare, prima di fare un passo importante come
quello che dobbiamo fare noi.
Domenica: Bene, vedo che non fai drammi!
Simone: E perché dovrei farne! Per chi mi hai preso per “compare Turiddu”, siamo
adulti e vaccinati.
Domenica: Giusto siamo adulti, anche troppo! E poi io non ho ancora visto
Parigi.
Simone: Neanche io…cheee? Vuoi andare a Parigi? E con chi vorresti andare a
Parigi?
Domenica: Con Pina, con un gruppo che non conosci.
Simone: Con Pina? Ma quella è sempre allupata, sempre in cerca di maschi: altri
amici che non conosco! Tutto calcolato, premeditato, magari hai già il biglietto
aereo. Hai capito: la casa non si finisce mai, tu non mi ami…voglio stare un
poco da sola, la stronza se ne va a Parigi con amici che non conosco.
Domenica: E tu eri quello che non faceva drammi? Senti Turiddu io parto quando
mi pare e con chi mi piace.
Simone: Ma neanche per sogno! Tu non vai da nessuna parte.
Domenica: Adesso deve decidere lui se posso partire o no. Adulti, vaccinati. Tu
dovresti vaccinarti contro la gelosia.
Simone: Che geloso e geloso: è che quando hai detto che volevi partire per un
po’ io ho pensato che tu volessi andare da tua madre, a Torvajanica.
Domenica: Ma vacci tu a Torvajanica!
Simone: Che male c’è? Torvajanica è tranquilla. Tu non volevi stare tranquilla?
Domenica: Quanto sei meschino e squallido! Altro che Parigi, vado alle Maldive.
Simone: E allora io me ne vado a Cuba!
Domenica: E io in Brasile!
Simone: E io in Kenia, che ci sono le keniote.
Domenica: E io a casa! Perché mi hai scocciato.
Simone: Ma dove vai! Casa tua è questa.
Domenica: No! Questa è casa tua. La tua bianca casetta.
Simone: La facciamo tutta gialla! Si, tutta gialla come dice Sax! Quel giallo
che non lo sa manco lui!
Domenica: Davvero saresti disposto a cambiare colore?
Simone: Per te si! Lo sai che ti adoro. La facciamo gialla.
Domenica: Comunque Sax ha detto che le nuove tendenze vogliono un colore diverso
per ogni ambiente.
Simone: L’artista maledetto ha parlato! Secondo me arrotonda restaurando
appartamenti. Ecco il perché di quegli amici extracomunitari che stanno sempre
da lui.
Domenica: Ma quello è il percussionista e il bassista!
Simone: Se! Il percussionista, se lo dici tu?
Domenica: Ma tu mi ami?
Simone: Certo che ti amo, non dovresti neppure chiedermelo.
Domenica: Forse dovresti dirmelo ogni tanto, non fa mica male! Mi è venuto un
certo languorino. Perché non vai giù in rosticceria a prendere un poco di pizza?
Ci facciamo una cenetta intima e poi…
Simone: Le discussioni ti fanno venire…gli appetiti. Dammi i soldi.
Domenica: Io non ho un euro! E tu?
Simone: Li ho spesi per l’ultimo barattolo di bianco. (ironico) Dove volevi
andare? Parigi! Ma fammi il piacere!
Domenica: Le keniote! Ma se non abbiamo neanche i soldi per una pizza!
Simone: E adesso?
Domenica: Adesso andiamo avanti con la seconda parte del programma, si va di la
e il resto si vedrà.
Il dopo
Domenica: Adesso smettila di tenere il muso!
Simone: Quale muso?
Domenica: Sono due ore che non parli.
Simone: Vabbè un po’ male ci sono rimasto! Ho sempre pensato che a me non
sarebbe successo.
Domenica: Io dico che non si può fare una tragedia per questo, poi a me è
piaciuto lo stesso.
Simone: Non aggravare la situazione con l’ipocrisia. Se ti fosse piaciuto non ti
saresti distratta a quel modo.
Domenica: Tu non capisci, a volte a noi donne basta un piccolo problema che ci
assentiamo. E poi anche se a me piace fare l’amore, non gli do la stessa
importanza che gli dai tu. Ad esempio a me piacciono molto le coccole, e tu mi
coccoli poco.
Simone: Insomma è colpa mia? E poi non è vero che non ti coccolo. Ti faccio
anche i massaggini.
Domenica: Questo lascialo dire a me! Il problema è che siamo già alla routine,
tu in preliminari batti “Bax Banny” il coniglio: i nostri rapporti non superano
la mezz’ora, compresa la fumata del “dopo”, cosa che a dir poco mi umilia.
Simone: Ti umilia se fumo una sigaretta? Che c’è di male, lo fanno tutti!
Domenica: Ma tutti chi? Nei film scemi che vedi tu, pensa che io invece la vivo
come uno sfregio: la fumata dopo, la conquista, anche stavolta me la sono fatta.
E ti vedo sai che godi di più a riempirti la bocca di fumo che di me. Adesso
dove stai andando?
Simone: A comperare le sigarette! Le ho finite.
Domenica: Se pensi di fumarle “dopo” ti sbagli di grosso, sono soldi buttati. Se
invece è una scusa per scappare in America…buon viaggio.
Simone: Grazie del suggerimento.
Domenica: Visto che stai scendendo, passa da Valentina e chiedile se può salire.
Simone: Brava fatti coccolare da lei? Raccontale tutta la discussione mi
raccomando, così il marito ci può mettere la colonna sonora. (esce)
Domenica: Quando fa così l’ammazzerei! Possibile tanti problemi proprio quando
stiamo per realizzare il nostro sogno? Forse abbiamo aspettato troppo, forse
cinque anni di fidanzamento sono troppi? Ha fatto bene Valentina: gli è piaciuto
e l’ha sposato, ha saltato tutti quei preliminari noiosi del fidanzamento:
“mamma, papà, questa è Domenica la mia fidanzata”. – “Oh ma che carina, che bel
nome Domenica, mamma che fa, papà dove lavora, domenica vi voglio tutti a cena,
mi raccomando ci tengo”. E così oggi dai suoi, domani dai miei, Natale qua,
Pasqua là. Mai un giorno per noi, questa casa che io vedevo come un rifugio, si
sta rivelando una specie di prigione, un fiasco.
(entra Valentina)
Valentina: La prossima volta non farmi chiamare dalla bestia, soprattutto quando
avete litigato.
Domenica: Ormai è un periodo che discutiamo su tutto e ci alteriamo per un
nonnulla. Stavo riflettendo sul nostro rapporto. Che dici cinque anni di
fidanzamento sono troppi? Perché dopo cinque anni, conosco tutti i suoi difetti
e ogni tanto mi viene da pensare: ma chi me lo fa fare a sposarmi, farò bene?
Farò male? Tu in un mese hai risolto.
Valentina: Se vuoi sfogati pure, però non dire che io ho risolto! Io sto
scoprendo delle cose su di lui da sposata, in poco tempo. Tu hai avuto cinque
anni, alcune cose le avrai pure metabolizzate. Ma perché avete litigato? O
meglio quale è stato il pretesto per discutere.
Domenica: Dici bene la scusa. Lui sostiene che mi distraggo quando facciamo
l’amore.
Valentina: Ti distrai?
Domenica: Veramente è successo! Che vuoi che ti dica, più andiamo avanti con la
casa, più mi assalgono i dubbi: credo di avere paura del matrimonio e credo che
lui ne abbia più di me.
Valentina: Comunque se ti può consolare non sei la sola a distrarsi in certi
momenti.
Domenica: Succede anche a te?
Valentina: No a lui! L’ultima volta sul più bello ha gridato: gol! E vai! Ad un
certo punto ho pensato che avesse una radiolina nascosta, sintonizzata sulle
partite. Comunque non ne ho fatto un dramma, in fondo il gol l’aveva fatto.
Domenica: (ridendo) Sei troppo forte! Riesci ad ironizzare su tutto. Che cosa fa
tuo marito?
Valentina: La notte scorsa ha fatto le prove del concerto fino a tardi, ora
dorme come un bimbo.
Domenica: Che ne dici di andarcene al cinema?
Valentina: Dico che è un’ottima idea! Preparati e andiamo.
Domenica: Sono già pronta! Ecco la fortuna di uscire con un amica, si può uscire
come si vuole.
Divorzio?
Valentina: Insomma che cosa è quella faccia, che cosa non va, dai sfogati, ti
farà bene!
Altrimenti a che cosa servono le amiche, oltre a rubarti il ragazzo.
Domenica: (sorridendo) Se vuoi te lo regalo!
Valentina: Ho capito, avete litigato di nuovo.
Domenica: Vale non voglio annoiarti, non me la sento di coinvolgerti nelle mie
crisi. Non voglio essere la solita amica che si sfoga.
Valentina: Che vuoi dire con questo, che quando io vengo a parlare con te sono
noiosa? Comunque questo non accade ormai da lunga pezza.
Domenica: Due giorni!
Valentina: Che?
Domenica: Due giorni! Sono due giorni che ci penso. È stato tutta la domenica
davanti alla TV, tu dirai:allora quando noi guardiamo Beautiful? Si è vero, ma
si tratta di mezz’ora e poi ci rilassa. Per lui si tratta di giornate intere,
trascura pure di lavarsi, sai quell’odore di vecchio, lasciamo stare che mi
viene la nausea. Mangia guardando i telegiornali, naturalmente non ci capisce
niente e non vede quello che mangia: ha messo il parmigiano nel vino e s’è pure
incazzato. Capito! È brutto, puzzolente, abbrutito con quel pancione.
Valentina: Brutto? Pancione?
Domenica: Con quella pelata piena di forfora, con quel ridicolo riporto: lo sai
che ha il riporto?
Valentina: Ma che mi dici? Dai mi prendi in giro!
Domenica: Ti dico che ha il riporto! Poi non ti dico l’alito, magari non si lava
nemmeno la dentiera.
Valentina: Nooo? La dentiera non ci credo!
Domenica: Un vecchio cadente.
Valentina: Ma di chi stiamo parlando? Non stai parlando di Simone!
Domenica: Ma che Simone, di suo padre. Ti rendi conto che se lui mi diventa
così, io mi ammazzo! Tale padre, tale figlio, così dice sempre la madre. Io non
voglio uno che mi ciabatta per la casa tutto il giorno.
Valentina: Scusa Domenica, ma questo discorso non sta né in cielo né in terra.
Tu sei in crisi perché il giorno fatidico si avvicina: ma ti assicuro che è una
cosa che poi passa. È capitato anche a me ed è successo tutto così velocemente
che…certo anche il mio bel sassofonista passa gran parte della giornata davanti
alla televisione. Avevamo fatto un patto: “solo sport”. Hai capito che scema
sono stata, sono caduta nel tranello, fanno cronaca sportiva ventiquattro ore su
ventiquattro. Lui comanda: “che dici me la porti una birretta”, che dici ce lo
facciamo un cognacchino, beve!
Domenica: Beve?
Valentina: Si! Beve e fuma: anche quando gli viene voglia di stare con me, non
si alza nemmeno dalla poltrona. Se dovesse nascere qualcosa, sarebbe un incrocio
tra un televisore e una poltrona, come in fondo è diventato lui. L’ultima volta
che siamo usciti insieme è stato per sposarci, poi c’era il derby e lui mi ha
detto mi siedo un attimo. Sono passati due mesi. Gli è venuta la pancetta e sai
che mi ha risposto? E’colpa dello strumento! E che a forza di soffiare nel sax
gli si è gonfiato lo stomaco.
Domenica: La prossima volta mi confido con la voce amica!
Valentina: Non lo fare! Io ci ho già provato, mi hanno detto che il mio è un
caso senza speranza. Mi hanno comunque dato un consiglio: chiedere una
pensioncina per musicisti pigri e inconcludenti. Quindi non lamentarti, se la
tua è fantascienza, la mia è roba da film horror. Ancora quella faccia?
Domenica: Sono triste, tu se vuoi puoi divorziare! Io… (piangendo) posso! Non
sono neppure sposata.
Casa mia casa mia…per piccina
Simone: quattro scatoloni!
Domenica: Beh? Che c’è!
Simone: Cinque anni di rapporto quattro scatoloni.
Domenica: Visto! Quasi una scatola l’anno. Ci sono le tue cose, controlla pure
c’è tutto.
Simone: Si sicura?
Domenica: Sicurissima!
Simone: C’è entrato tutto?
Domenica: Tutto! Si può sapere che cosa hai?
Simone: E la casa?
Domenica: Che c’entra la casa?
Simone: E già la casa non c’entra!
Domenica: No! La casa nelle scatole non c’entra.
Simone: L’abbiamo trovata insieme, arredata insieme, pitturata insieme.
Domenica: Una rete un materasso, barattoli di vernice, un mucchio di
raccattapolvere.
Simone: Che hai chiuso in quattro scatole e hai mollato a me.
Domenica: Le tue cose! C’ pure il cappellino di carta!
Simone: E la casa a chi resta?
Domenica: A chi resta.
Simone: Dicevo a chi resta?
Domenica: Ti ho risposto! A chi resta. Tu vai, io resta.
Simone: Io mancia!
Domenica: che?
Simone: Niente parlavo da solo.
Domenica: Ti sei organizzato per questa sera? Dove andrai a dormire?
Simone: Non lo so! Dai miei no, ti sono affezionati, mi farebbero un sacco di
domande e alla fine come al solito ti darebbero ragione.
Domenica: Giusto!
Simone: Casomai provo a telefonare a Vittoria.
Domenica: A chi? E chi è questa Vittoria?
Simone: Vittoria, l’abbiamo conosciuta lo scorso capodanno.
Domenica: E tu come mai hai tutta questa confidenza con Vittoria? Vi siete
visti, ci sei uscito a mia insaputa! Hai già dormito da lei! Ci hai scopato!
Simone: Ma che stai dicendo?
Domenica: Sei un viscido, un porco traditore.
Simone: Mi cacci di casa e mi fai le scenate di gelosia.
Domenica: Sei ancora sotto la mia giurisdizione. La mia non è gelosia.
Simone: Senti giurisdizione! Io sono capace di intendere e di volere, come dici
sempre tu. Quindi lasciami andare dove mi pare.
Domenica: Tu non vai da nessuna parte!
Simone: Ah si! E allora dove vado a dormire? Alla casa del poverello?
Domenica: Tu dormi qui con me! Mi racconti tutto e guai a te se mi tocchi con un
dito! Porco.
(entrano Sax ed Valentina)
Valentina: Allora venite al concerto?
Sax: Ragazzi non mi date buca è la mia serata, sono mesi che preparo questo
concerto.
Domenica: E’ che siamo un po’ stanchi.
Valentina: E questi scatoloni?
Domenica: Stavo facendo un po’ di pulizia!
Simone: Etnica!
Valentina: C’è guerra?
(Simone guarda Domenica)
Simone: C’è guerra?
Domenica: Armistizio! (guarda Simone che è molto triste) … C’è pace!
Sax: Allora poche storie! Tutti fuori. Stasera grande concerto al Mattatoio
occupato!
(Sax prima di uscire)
Comunque queste pareti io le farei di un colore psichedelico.
(viene preso per un braccio e tirato via)
SIPARIO