DoppiaMente

di

Rosaria Billeci

Scenografia: bambole sparse, appese, maschere, leggii, sedia con una bambola grande messa come se fosse morta.

L’attrice nei momenti di flashback userà una maschera.


Ora so e il sapere si trasforma in un fiume lento e inarrestabile di lacrime:
GRIDO…..Un sogno: dormo in un lettino solitario della mia infanzia, ho un braccio che penzola fuori dal letto, sul pavimento una bambina bambola rotola verso di me e cerca di afferrare la mia mano...il mio urlo è così forte da svegliare l’uomo che dorme accanto, che nel tentativo di calmarmi mi tocca e questo mi fa urlare ancora di più.
Il contatto con quella bambola bambina mi terrorizzava. Il contatto mi terrorizzava..Perché avrebbe dovuto terrorizzarmi.. perchè? Non capivo..cosa c’era di tanto terribile?.
Meno male che non capivo, altrimenti avrei mai dato ascolto a quel sogno se avessi capito, se avessi previsto il disastro che dopo anni sarebbe avvenuto nella mia vita… previsto tutte le ferite, le umiliazioni, le perdite, per arrivare alla certezza assoluta di non avere vissuto, di avere sprecato gran parte della mia vita? Credetemi non capire è un bene, non capire dove stai andando mentre vai, non capire che stai andando nella direzione opposta a quella che avevi immaginato…altrimenti affronteremmo mai, il dolore che ogni cambiamento interiore porta con sé? Santa ignoranza, santa incoscienza. Senza dolore non c’è trasformazione. Sembra molto cattolico…ma le vie del Signore sono infinite anche se qualche volta sembrano proprio.. finite!!!

Canto Alleluia

Ora so e il sapere si trasforma in un fiume lento e inarrestabile di lacrime, mi guardo indietro e ti vedo bambina.
Si…ero una bambina esagerata, mi consideravo cattiva, invadente, bambolina compiacente, indecente, ficcanaso, morbosa. Non mi piacevo e così me ne sono sbarazzata, potenza e onnipotenza dei nostri meccanismi difensivi. Mi ero sbarazzata di quella bambina esagerata, indecente e mi sono trasformata nella brava ragazza che sono poi diventata.
Lo so siete curiosi…ma non è mica una confessione. Fidatevi era Troppo, troppo, ho dovuto farlo, e così l’ho venduta anzi svenduta e in cambio ne era venuta fuori una ragazza estremamente seria, tutta d’un pezzo, rigida per il mondo intero ma, come sempre l’inconscio opera compromessi…continuavo ad essere una bambina bambola compiacente, ma assolutamente impenetrabile, per il mio eterno marito. Sono come tu mi vuoi, dimmi quello che vuoi e io lo sarò. Il mio piacere? Dare piacere! Altrimenti come avrei potuto mai sostenere questo ruolo?!

Accenno canzone la Bambola

Che brava ragazza che ero! E l’anima? Che fine aveva fatto la sua anima?...l’aveva data via, insieme a quella bambina aveva dato via anche la sua anima, ma senza che lei lo sapesse la cercava disperatamente. Era attratta, infatti da storie passionali fortissime, da donne libere, trasgressive, ma anche.. inquiete, contorte, travagliate. Una volta in un gioco di ruolo, scelsi di essere Madame Bovary. Cosa c’entravo io con Madame Bovary? io così brava ragazza, seria, fedele, tutta casa, letto, solo con mio marito è chiaro e chiesa….no chiesa no…ho mantenuto sempre una certa libertà di spirito, almeno all’esterno. E in effetti lei con me non c’entrava, ma nelle case vuote abitano i fantasmi peggiori.
Jung la chiama enantiotropia, quanto più stiamo in un estremo tanto più tendiamo all’opposto, come un pendolo.

Ora so e il sapere si trasforma in un fiume lento e inarrestabile di lacrime

Ho una immagine chiara della mia trasformazione, risale ai tredici anni: sono a scuola, nella mia classe, i miei compagni gridano allegramente e io guardo fuori dalla finestra, sono assente, io così estroversa, impulsiva, così piena di vita, d’un tratto divento riflessiva, malinconica, triste, senza che me ne fossi accorta…Quando scende la tristezza infondo al cuore come la neve non fa rumore.

Accenno canzone Emozioni

Emozioni!Avete creduto che provassi veramente delle emozioni che sentissi tristezza, malinconia? Lo credevo anch’io… magari avessi provato delle emozioni! Sarebbe stato normale no…sono del mestiere so che questo tipo di cambiamenti fanno parte della crisi adolescenziale…. No miei cari…non provavo il benché minimo sentimento…quei sentimenti erano tutti finti, costruiti, nel senso che fingevo di provarli, e pensavo di sentirli veramente…ma dentro di me non sentivo nulla, dentro di me c’era… il deserto…un DESERTO di ghiaccio, mi ero congelata. Ma mi ero costruita così bene, ero così soddisfatta di me. Dicevo: sono grata alla vita perché mi ha permesso di cambiare, potevo diventare?..cosa potevo diventare?..di cosa avevo paura? Paura di perdermi nel bosco come cappuccetto rosso e diventare preda di tutti i lupi cattivi di questo mondo merda….in una parola..avevo paura di diventare una Puttana...Ecco di cosa avevo paura… Ecco il terrore di quella bambina bambola!
Cazzo! Il mio inconscio aveva lavorato così bene per liberarmi da quell’ingombro, e quella bimba ora si ripresentava con tutta la sua prepotenza e voleva toccandomi, ritornare a me, voleva che la riconoscessi come la mia bambina.. Cazzo capite rischiava di saltare tutto, la ma vita dipinta di tinte pastello… Ho gridato con tutta la forza della precognizione di quello che sarebbe accaduto, del disastro che sarebbe avvenuto da lì a poco nella mia vita, ma a quel punto non potevo più ritornare indietro, me l’ero cercata, anni di psicoterapia individuale, di gruppo, che volevo? E’ come una cascata, quando cade la prima goccia non puoi più fermarla…non si torna indietro. E quante gocce di lacrime ho versate!…un fiume lento e inarrestabile.
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Altro sogno: i miei genitori mi portano in spalla su una lettiga come in un rito funebre e mi abbandonano in una cinquecento. Improvvisamente mi trovo a cavalcare un cavallo che dopo una lunga corsa mi porta in una tribù, infine mi trasformo in una bambola che viene trascinata da un fiume in piena.

Potenza dell’inconscio, in quattro quadri c’era tutta la mia vita! L’abbandono, la rabbia selvaggia, la trasgressione, e la trasformazione in una bambola come unica possibilità di proteggermi da quegli istinti distruttivi…bambola che per anni ha galleggiato nel mare della vita.
E il terremoto? per anni ho sognato il terremoto e poi è avvenuto, dovremmo fidarci del nostro inconscio, lui sa. Jung e la sua funzione trascendente….
La natura ci viene sempre in aiuto per mettere in atto i nostri turpi piani segreti, segreti prima di tutto a noi stessi, ma poi sono cazzi amari perché ad un certo punto ci abbandona e ce la dobbiamo sbrigare da soli….
Turpi piani segreti..Sì! Non è forse turpe buttare via il proprio bambino con l’acqua sporca? Anche se c’era tanta acqua sporca, era pur sempre la mia bambina, dovevo avere pietà di lei e invece l’avevo ripudiata, l’avevo condannata a tre mila anni più le spese.

Accenno canzone di De Andrè

Non ero solo cattiva, indecente, compiacente… un perversa polimorfa come Freud definiva i bambini, ero solo una bambina viva, pulsante, un fiume di passioni, di emozioni, troppo grandi per un petto di bambina ? che per proteggersi da un mondo, che non la proteggeva da sé stessa e dagli altri, si era congelata, si era trasformata in un oggetto, una bambola appunto a cui il suo inconscio, nella sua infinita sapienza, aveva affidato la sua anima bambina.
Per fortuna Nulla va perduto nell’universo, anche in quello interiore..nulla si crea e nulla si distrugge..ma tutto si trasforma, e la mia anima si era conservata intatta in quella bambola, che ora chiedeva prepotentemente di entrare in me, di trasformarsi in un corpo vivo, fatto di carne, sangue lacrime. Non ero solo cattiva, ero anche piena di vita, di passione, spontanea, vitale, curiosa, accattivante, capace di sentire, capace di dolcezza, tenerezza, capace d’amare. Era l’anima che entrava in me: DENTRO DI ME C’ERA LA VITA E FINALMENTE LA SENTIVO! Gridavo: VITA, VITA, VITA, GIOIA, GIOIA, GIOIA!
Avrei voluto gridare: RIVOGLIO INDIETRO TUTTI GLI ANNI CHE LA VITA MI DEVE! Avrei voluto spaccare tutto, gridare al mondo la mia tragedia, volevo essere risarcita per tutti gli anni perduti, quando il mio terapeuta mi diceva: lei ha una nevrosi da risarcimento…lo odiavo! Non era normale che volessi essere risarcita, che qualcuno pagasse per il male che mi avevano fatto! Non riuscivo a rassegnarmi…..ma l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re e se tu non ti rassegni…rischi di perdere anche quei pochi anni che ti rimane da vivere e a pagare sarai sempre tu. D’altra parte in un mondo dove l’ingiustizia regna sovrana, perché tu dovresti essere risarcita…chi sei tu rispetto ad un bambino del Biafra o ad un nino de rua, o uno dello zen…..a quel punto l’unica cosa che mi rimaneva da fare era piangere tutte le lacrime che avevo, un fiume lento e inarrestabile e ripetermi all’infinito: fai del tuo destino la tua vocazione!

Ma quanto tempo c’è voluto per accettarlo, per capirlo…per capire che mi ero IBERNATA, addormentata per non vivere.
E’ da lì, da questi sogni, che inizia tutto il mio percorso di trasformazione interiore che solo lontanamente riflette i cambiamenti esterni.
Una trasformazione necessaria.
ORA SO E IL SAPERE si trasforma in un fiume lento e inarrestabile di lacrime: Mi guardo indietro e ti vedo bambina negata tra i negati, un fiume di passioni, emozioni, troppo grandi per un petto di bambina. Posso solo immaginare la paura che ne avesti se preferisti congelarti…e il gelo fu l’unica salvezza alla mia dissoluzione.
E sento i tanti, troppi anni scivolarmi addosso senza prendere né dare, tranne quel poco che bastava a mantenermi al di sopra dello zero.
Due volte la mia anima mutò aspetto, una per non vivere e una per non morire….
per non morire e scrivere sul mio epitaffio: qui giace colei che ha sprecato la sua vita, colei che non ha vissuto, colei che non ha conosciuto l’Amore. Dante mi avrebbe messo tra gli ignavi:

Per me si va nella città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente.
Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle, facevano un tumulto, il qual s’aggira sempre in quell’aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira. E io ch’avea d’error la testa cinta, dissi. “ Maestro che è quel ch’i odo? E che gent’è che par nel duol sì vinta? ”. Ed elli a me: “Questo misero modo tegnon l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e senza lodo.”

Piccola, povera piccola che strane operazioni è capace di fare la nostra mente, ad un certo punto la fonte della vita si era avvelenata, l’amore si era inquinato, doveva starci lontano e così si era addormentata. Aveva bandito l’amore dalla sua vita e così non era mai cresciuta…senza amore non si cresce, si è così, è terribilmente banale ma è così, senza Amore l’anima si ritrae.
Una bella addormentata nel bosco, che aspettava di essere svegliata da un principe azzurro.. sarebbe rimasta lì, addormentata per sempre se non si fosse decisa a svegliarsi da sola, perché come potete bene immaginare…il principe azzurro non sarebbe mai arrivato…E’ dovuta andarselo a cercare lei il principe azzurro, l’ha preso di petto e gli ha detto esplicitamente: vuoi essere il mio principe?…e lui? Si è rifiutato..ma questa è un’altra storia. Ciò che importa è che a svegliarla non è stato un principe ma ciò che il principe rappresenta, cioè l’amore. E’ l’avere accolto dentro di sè l’amore, come possibilità di sentirlo, di viverlo che l’ha svegliata.

C'era una volta, in una città, un re e una regina, che avevano tre figlie. L'ultima, Psiche, era così bella da suscitare la gelosia di Venere, la quale prega il dio Amore di ispirare alla fanciulla una passione disonorevole per l'uomo più vile della terra. Ma il Dio Amore si invaghisce della ragazza, e la trasporta nel suo palazzo, dov'ella è servita ed onorata come una regina da ancelle invisibili e dove, ogni notte, il dio le procura indimenticabili visite. Ma Psiche deve stare attenta a non vedere il viso del misterioso amante, altrimenti l'incantesimo si sarebbe rotto. Per consolare la sua solitudine, la fanciulla ottiene di far venire nel castello le sue due sorelle; ma queste, invidiose, le suggeriscono che il suo amante è in realtà un serpente mostruoso: allora, Psiche, non resiste alla curiositas, e, armata di pugnale, si avvicina al suo amante per ucciderlo. Ma a lei si rivela nel suo fulgore, il dio Amore che dorme, coi capelli profumati di ambrosia, le ali splendenti e le guance di porpora. Dalla faretra del dio, Psiche trae una saetta, dalla quale resta punta, innamorandosi, così, perdutamente, dell'Amore stesso. Dalla lucerna di Psiche una stilla d'olio cade sul corpo di Amore, e lo sveglia. L'amante allora, fugge da Psiche che ha violato il patto. L'incantesimo, dunque, è rotto, e Psiche, disperata, si mette alla ricerca dell'amato. Deve affrontare l'ira di Venere, che sfoga la sua gelosia imponendole di superare quattro difficilissime prove, l'ultima delle quali comporta la discesa nel regno dei morti e il farsi dare da Persefone un vasetto. Psiche avrebbe dovuto consegnarlo a Venere senza aprirlo, ma la curiosità la prende ancora una volta. La fanciulla viene allora avvolta in un sonno mortale, ma interviene Amore a salvarla; non solo: il dio otterrà per lei da Giove l'immortalità e la farà sua sposa. Dalla loro unione nascerà una figlia, chiamata Voluttà.

Se Psiche-anima conoscerà l’amore, non avrà più pace, lo cercherà fino allo sfinimento e per ricongiungersi ad esso affronterà durissime prove e questo la trasformerà in una DEA, ma se Psiche avrà la sfortuna di nascere in un luogo senza amore o in un posto dove l’amore è avvelenato, il rischio è che l’anima si congeli o che prenda forme aberranti: non solo bambole, belle addormentate, ma anche scarafaggi di kafkiana memoria, zelig o camaleonti come moderni proteus.
Leonard Zelig, il protagonista di un film omonimo di W.Allen, assume le identità delle varie persone con cui viene in contatto, è un vero caso psichiatrico, ma sarà l’amore della sua psichiatra a guarirlo, e così si scopre che Leonard pur di farsi amare è disposto a perdere la sua identità e ad assumere quella di chiunque altro.
Bambole, belle addormentate, camaleonti, Scarafaggi, è necessario che si sveglino, che si mettano in viaggio, per trovare un altrove dove imparare ad amare e farsi amare. Il brutto anatroccolo, deve andare via dal suo stagno e affrontare l’inverno, per incontrare i suoi simili e capire finalmente di essere un Cigno. E Pinocchio diventerà un ragazzo solo grazie all’amore paziente di Geppetto e della fata Turchina.

L’amore un Dio, un Daimon responsabile di tutto…anche di tutto il male. L’amore scardina, devasta, sovverte le idee false che abbiamo di noi, entra dentro le nostre anime con una violenza che i deboli di cuore mal sopporteranno.
L’amore stura vulcani silenti da un’eternità, ma la terra dei vulcani è così verde! Il contrasto con la terra nera la rende così affascinante! l’amore ci mette a nudo, ci fa conoscere nella nostra bellezza ma anche nella nostra bruttezza. e l’amore mi mostrò la mia… bruttezza…mostrò la mia anima denutrita…affamata….vorace…e il mio utero ormai invecchiato…quiescente…la materia segue leggi diverse da quelle della psiche.. l’anima…è tenace …non muore mai…non smette mai di sperare di vivere… il corpo invecchia e muore. E così il mio utero superstimolato dal mio eros rinato cominciò a sanguinare .. .che Dire? dire che l’ho sentito come una beffa è niente..l’ho sentita come una punizione divina…Tu non sarai mai una donna..come dire: Tu partorirai con dolore…tu peregrinerai per il mondo senza pace…tu conoscerai tutte disgrazie…tu conoscerai la della morte! Eva..Adamo..Prometeo…Ulisse…Guai a ribellarsi alle leggi della natura..alle leggi del corpo! E io mi ero ribellata ad esse..Era troppo tardi!
Ma non era questo che volevo essere.. un corpo fatto di Carne sangue e lacrime?…Non è questo che avevo voluto fortissimamente?.. fondermi con la vita.. essere nella vita…essere vita! Semplicemente non avevo capito che nella vita tutto si paga.. che niente e gratis….e che il prezzo a seconda di ciò che vogliamo…può essere altissimo…volevo la mia anima, volevo l’amore…solo a dirlo mi vengono le vertigini e quindi perché stavo a piangere su me stessa…potevo anche sfracellarmi….distruggermi….soccombere….e invece avevo solo un utero che sanguinava….era il prezzo che dovevo pagare per riappropriarmi della mia anima…

L’amore apre porte chiuse dove giacciono le ossa dei nostri cadaveri.

e la prova più terribile che mi è toccato di affrontare è stato che nel momento in cui scopro l’amore nella sua totalità di mente, cuore e corpo il mio utero comincia a sanguinare e non si ferma più…la sentivo come una beffa…nel momento in cui divento donna l’organo femminile del mio corpo si ammala

Musica africana

C’èra una volta una vecchia che viveva in un luogo nascosto che tutti conoscevano ma che pochi hanno visto, è circospetta, pelosa, solitaria, emette suoni animaleschi. L’unica occupazione della vecchia è raccoglier ossa. Raccoglie e conserva in particolare quelle che corrono il pericolo di andare perdute per il mondo. La sua caverna è piena di ossa di vari animali…ma la sua specialità sono i lupi. Striscia setaccia le montagne, i letti dei fiumi, alla ricerca di ossa di lupo, e quando ha riunito un intero scheletro, allora siede accanto al fuoco e pensa a quale canzone cantare. Quando l’ha scelta, si leva sulla creatura, solleva le braccia e prende a cantare. Allora le costole e le ossa delle gambe cominciano a ricoprirsi di carne e le creature si ricoprono di pelo. E mentre canta quasi tutte le creature tornano in vita, con la coda ispida e forte che si rizza. E ancora la Lupa canta e il lupo comincia a respirare. E ancora la lupa canta così profondamente che il fondo del deserto si scuote, e mentre lei canta il lupo apre gli occhi e balza in piedi e corre lontano. In un momento della corsa, per la velocità o perché finisce in un fiume o perché un raggio di sole o di luna lo colpisce alla schiena, il lupo si trasforma in un essere umano che ride e corre libero verso l’orizzonte.