LE DUE SORELLE

 

Atto unico di

Alberto Bassetti

 

 

PROLOGO

 

Mentre il pubblico prende posto nella platea ancora illuminata - mezze luci - due giovani Donne in sottoveste, sedute in proscenio o - dove possibile - sui gradini che portano al palcoscenico, si stanno struccando.

Con gesti calmi, lenti, quasi rituali, tolgono dal viso i resti della loro ultima recita. Senza parole, come assorte nel proprio pensiero, senza comunicare tra loro.

Si avviano dunque verso il fondo, uscendo dalle porte da cui è entrato il pubblico.

Buio in sala.

 

Fascio di luce su una giovane donna. Tutt’intorno è buio.

 

FRANCESCA (con voce leggermente impostata, come di chi recita) "Nostro padre morì precisamente un anno fa, il cinque maggio. Proprio in questo giorno, il giorno del tuo onomastico, Irina"...

 

VOCE DA DIETRO Mi chiamo Susanna, io: Susanna, e lo sai!

 

FRANCESCA ..."Faceva molto freddo, allora, e cadeva la neve"...

 

VOCE DA DIETRO Non chiamarci pure la neve, adesso: ci manca solo quella!

 

FRANCESCA ... "Io credevo proprio di non poter sopravvivere a tanto dolore e tu eri svenuta e parevi morta".

 

 

Luce sulla scena totalmente nera, neutra, spoglia.

Ciascuna delle due donne ha accanto a sè una valigia nera.

 

 

SUSANNA (interrompe l’altra, facendo scongiuri) Adesso esageri: pure morta!

 

FRANCESCA (scuotendo il capo) Ma dai, che c’entri tu, con Cechov?

 

SUSANNA Ah, già, certo: quello è repertorio tuo!

 

FRANCESCA Ancora no, purtroppo! Ma un giorno succederà, sì, su un grande palcoscenico: (con enfasi) il ruolo di Olga nelle "Tre sorelle". Cominciare così, con questa malinconia.

 

SUSANNA Perché invece noi due, qui, a malinconia frustrazioni e disgrazie, stiamo messe male?

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA E adesso?

 

SUSANNA Eh, adesso?

 

FRANCESCA Dove andiamo?

 

SUSANNA Siamo senza benzina.

 

FRANCESCA Se è per quello: non abbiamo più nemmeno la macchina!

 

SUSANNA Tutto: abbiamo perso tutto.

 

FRANCESCA Ricominciamo, tutto daccapo! Facciamo la storia di due sorelle attrici che s’impegnano tutto, ma proprio tutto, per la loro Compagnia. E ne escono pulite, senza debiti ...

 

SUSANNA Lasciamo stare l’argomento ‘debiti’.

 

FRANCESCA Perché? Noi non ne abbiamo: la Compagnia è chiusa, ma ne usciamo a testa alta. (breve pausa) Beh, se non altro, per un po’, finiranno queste tournée estenuanti, in questi postacci ... potremo tornare a casa.

 

SUSANNA A casa?

 

FRANCESCA Dove, sennò?

 

SUSANNA E già. Vuol dire che almeno avremo ... imparato! La lezione, intendo ...

 

FRANCESCA Che pena, quando una cosa finisce! Ritrovarsi così, in mezzo alla strada ...

 

SUSANNA E meno male, sennò perdevamo un altro po’ di soldi! Delle finanze, mi sono sempre occupata io, ma sapessi quant’è difficile.

 

FRANCESCA Sei la sorella maggiore.

 

SUSANNA Il Teatro è una disperazione: fa solo male. Bisogna mettersi a lavorare, come diceva nostra madre!

 

 

Luce solo su Francesca, recitante.

 

 

FRANCESCA "Nostra madre morì precisamente due anni, quattro mesi, e cinque giorni or sono, il nove dicembre".

 

 

Luce in scena.

 

 

SUSANNA Oh, smettila: ti stai proprio fissando con questo Cechov! E poi non ci scherzare, che nostra madre è morta davvero, e non si scherza coi morti!

 

FRANCESCA Non stavo scherzando. La ricordavo ... mammina.

 

SUSANNA Ma già, lo so: tu lo fai per mostrare la tua superiorità, perché hai fatto la scuola tu, l’Actor’s studio, sei stanislavskjana...

 

FRANCESCA Tu mi hai voluta seguire. Fare l’attrice, come me. Chi te l’aveva chiesto?

 

SUSANNA Vuoi proprio saperlo? ... Tuo padre!

 

FRANCESCA Papà?

 

SUSANNA Nostro padre, sì. Aveva paura per te, la piccolina, l’ipersensibile di casa. (scrolla le spalle con stizza) Tzèh!

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA E’ vero, o è un’altra delle tue invenzioni?

 

SUSANNA Vero, vero.

 

FRANCESCA Non me l’hai mai detto.

 

SUSANNA Non voleva che ci separassimo.

 

FRANCESCA ... Papà, com’era dolce, quei suoi occhi verdi ...

 

SUSANNA Tu guarda se uno può ripensare a suo padre e dire: "Aveva gli occhi verdi"!

 

FRANCESCA Perché? Di che colore ce li aveva?

 

SUSANNA Ma non c’entra il colore, non c’entrano gli occhi! Uno deve dire: "Povero papà, morto così giovane, in quel letto di ospedale".

 

FRANCESCA Tu la metti sul ‘dovere’. Guarda che mica è un obbligo ricordare papà. Io voglio ricordarlo, e lo rivedo così, nel salotto di casa, che legge un libro ascoltando musica classica ... Ah, non vedo l’ora di rientrare a casa!

 

SUSANNA Vedi, la nostra casa ... c’è qualche problema.

 

FRANCESCA ‘Qualche’, problema?! Tantissimi, lo so! Il bagno, la cucina ... quanti lavori da fare . Ma sento che ce la faremo! Per me quella casa è tutto .. ossia ... è tanto! Ci sono le nostre cose. I libri di papà. Il suo vecchio giradischi. I suoi ...

 

 

S’interrompe. Prende a sentirsi una musica, un pianoforte che suona una dolce musica che viene presto accompagnata, ma poi come sovrastata e disturbata, da una fisarmonica che intona un malinconico ritmo simile a un tango, per poi cessare di colpo. La conversazione riprende dallo stesso punto in cui era.

 

 

SUSANNA Adesso facci tutto l’inventario di casa! ... Ma no, no, io mi riferivo ad altri problemi. Proprio la casa. Senti, per restare al tuo Cechov ... Cechov.. che poi piace anche a me, Cechov, certo ... è che mi ha sempre confusa un po’. Tutti quei personaggi, in ogni commedia, sempre annoiati e infelici: zii e nipoti, padri e figli, e dottori, veterinari, amanti, maestrine e attrici, sempre a ripetersi: "A Mosca, a Mosca!", e poi non partono mai. Ma una cosa la ricordo bene, altroché! ... La casa, ecco, ce l’ho qui, in testa: "La casa dei ciliegi".

 

FRANCESCA Quale ‘casa’? ..."Il giardino dei ciliegi"!

 

SUSANNA Sarà pure il giardino, sì: ma a noi adesso interessa la casa. Di case, stiamo parlando.

 

FRANCESCA E che c’entra con noi?

 

SUSANNA Non è quella commedia in cui devono vendere la casa, per .. i .. debiti e..

 

FRANCESCA Appunto: che c’entra con noi?

 

SUSANNA Ecco, ti devo parlare.

 

FRANCESCA Oh, adesso non reinventartene una delle tue!

 

SUSANNA Inventare? Che inventare?

 

FRANCESCA Su, non ricominciare con le tue solite ‘pallonate’!

 

SUSANNA Guarda, che se io qualche rara volta ho detto una bugia ... bugia, poi .. accensioni poetiche! Trasformavo leggermente alcuni aspetti della realtà... camuffandoli.

 

FRANCESCA Eh, allora camuffavi molto, moltissimo!

 

SUSANNA Esatto. E sai perché? (tace. L’altra si gira, in attesa) Perché dovevo ricrearmela, la realtà: trasformarla per non soffrire, con te che volevi sempre primeggiare, e tutti a farti i complimenti, e brava a scuola e brava a danza, e brava a tavola e brava in cucina, e brava in palestra e brava in piscina. (la applaude, lentamente) E brava! ...

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA Tu, ce l’hai con me.

 

SUSANNA Io?!? Perché, che ho detto?

 

FRANCESCA (si attacca buffamente a un particolare tra i tanti) Che c’entrava la piscina?

 

SUSANNA Beh? Non vincevi sempre le medaglie, lì, alle gare che facevi?

 

FRANCESCA E allora? Avevi bisogno d’inventarti che eri campionessa europea di tiro con l’arco?

 

SUSANNA Certo: che solo tu dovevi ricevere complimenti?

 

FRANCESCA E proprio di tiro con l’arco?!

 

SUSANNA E’ il solo sport nel nostro paese di cui nessuno sa assolutamente nulla!

 

FRANCESCA (scuote il capo) Hai speso un patrimonio per comprarti quella coppa col tuo nome!

 

SUSANNA Certo: era in argento! Campionessa europea!

 

FRANCESCA E alla fine, ha dovuto pagarla papà.

 

SUSANNA Peggio per lui: non dovevate scoprirlo! Avevo organizzato così bene, col negoziante: non mi avrebbe mai ritrovato.

 

FRANCESCA Pure ladra!

 

SUSANNA Infatti, anche allora ti sei messa di mezzo tu, a fare la spia.

 

FRANCESCA Fare la spia? Certo! Avevi detto che partivi per la Danimarca, ti fai anche accompagnare alla stazione, mamma e papà tutti preoccupati che andavi a stare chissà dove.

 

SUSANNA Avevo lasciato tutti i nomi, gli indirizzi, i numeri di telefono ...

 

FRANCESCA Tutt’inventati.

 

SUSANNA Certo, ma li avevo lasciati, e loro che ne sapevano che erano inventati? Perciò, dovevano star tranquilli: li avevo anche fatti parlare con l’organizzatore.

 

FRANCESCA Lo avevi pagato, quel tipo lì!

 

SUSANNA Era una specie di recita, e gli attori si pagano. Che c’è di male? Anzi, è male non pagarli!

 

FRANCESCA Ma dai, perfino le telefonate! Chiamavi tu dicendo: "Sono a Olstebroo, sono in semifinale!". Poi, in finale, e dopo ti sei pure inventata lo spareggio: la finalissima!

 

SUSANNA (orgogliosa) Bella, eh, l’idea della finalissima!

 

FRANCESCA Stupenda!

 

SUSANNA Sono contenta che approvi!

 

FRANCESCA Poi, guarda caso proprio il giorno della ‘finalissima’ passeggio per la strada, in un quartiere all’altro capo della nostra città. E chi ti vedo?

 

SUSANNA Chi ti vedi?

 

FRANCESCA Già: chi ti vedo?

 

SUSANNA Accidenti: mi sono sempre chiesta come hai fatto a riconoscermi!

 

FRANCESCA Infatti: parevi più Bug’s Bunny. Tutta incappucciata, cappello di lana calato sugli occhi ...

 

SUSANNA Certo: per non farmi riconoscere: perché temevo, temo sempre la sfiga! Ma guarda tu, andarci ad incrociare proprio lì, dall’altra parte della città!

 

FRANCESCA Colpa tua, ti si notava troppo: tutti ti guardavano!

 

SUSANNA Davvero? (fa alcuni passi con charme) Sono proprio così ... interessante?

 

FRANCESCA Come no? Era Maggio, faceva già un caldo pazzesco, e tu eri vestita col berretto di lana.

 

SUSANNA Ero in incognito, te l’ho detto: per non farmi riconoscere!

 

FRANCESCA Vestita con un abito di lana. Ti mancava solo il cappotto.

 

SUSANNA Che dovevo fare? Mamma era sempre lì davanti, mentre facevo la valigia. Mi diceva: "Vestiti pesante, in Danimarca fa freddo". Infatti, anche il cappotto avevo dovuto portare. Però, non lo indossavo.

 

FRANCESCA E già: lo avevi lasciato a casa di quel cretino.

 

SUSANNA Non ti permettere: con Giampiero fu una storia bellissima.

 

FRANCESCA Bellissima: anche allora, con la scusa che ti ospitava, intascò tutti i soldi che papà ti aveva dato per la Danimarca.

 

SUSANNA Poverino, proprio non li voleva. Non sai quanto dovetti forzarlo, per farglieli accettare!

 

FRANCESCA Tu: l’unica ragazza che pagava gli uomini!

 

SUSANNA Ma che stai dicendo? Chi li pagava?! Io gli davo solo quel che potevo: lui non lavorava.

 

FRANCESCA Ma sì, sì ... troppe ne hai inventate! Povero papà, lo facevi disperare.

 

SUSANNA Per quello che si curava di me!

 

FRANCESCA E va bene: allora, hai fatto disperare la mamma, ecco! Lei, almeno, lo ammetti che ti voleva un gran bene, forse più che a me?

 

SUSANNA Certo, la mamma sta dalla parte del figlio più debole. E’ il suo istinto.

 

FRANCESCA Istinto? Se ti avesse dato un po’ di sane sculacciate, fin da quella prima volta, a undici anni!

 

SUSANNA Cos’è questa storia degli undici anni?

 

FRANCESCA Quando t’inventasti che era morta la nonna. (siede sulla propria valigia)

 

SUSANNA La nonna?

 

FRANCESCA Nonna Teresa, sì. Tornavamo tutti contenti: papà, mamma, ed io, da ...

 

SUSANNA (rabbuiata) Ah, sì: eravate andati a visitare le catacombe, e non mi avevate portata!

 

FRANCESCA Fosti tu a fare la storia per non venire!

 

SUSANNA Certo: io soffro di claustrofobia! E voi mi portavate sottoterra! Brr, mi vengono i brividi solo a ripensarci: corridoi bui, freddi e umidi. Ogni metro uno scheletro che ti appare, e poi cataste, cumuli, montagne di teschi... Dio, che impressione!

 

FRANCESCA Ma che impressione, se non ci sei mai stata?!

 

SUSANNA Ho visto le foto. E poi tu, tu ti sei divertita a parlarmene, per giorni interi. Necrofila!

 

FRANCESCA E tu, non ti sei divertita, tu, a farci disperare colla storia della nonna che era morta?

 

SUSANNA Eh, sai che tragedia. In fondo, cos’era? L’anno dopo, la nonna è morta veramente.

 

FRANCESCA Che c’entra, questo?

 

SUSANNA Beh, almeno eravate tutti già più preparati. E anch’io.

 

FRANCESCA Bella preparazione. Mamma svenne. Sparasti la notizia così a bruciapelo, tra le lacrime, un urlo, sembrava vero: "La nonna, nonna Teresa, è morta!".

 

SUSANNA Sì, è vero: allora capii che sarei divenuta una grande attrice.

 

FRANCESCA Effettivamente, inventasti da Dio!

 

SUSANNA Macché inventare. Piangevo veramente. La rabbia di essere rimasta sola, e voi lì a divertirvi, dentro le catacombe. Depravati! (come autoconvincendosi) Divertirsi nelle catacombe!

 

FRANCESCA Una gita culturale, che c’entra divertirsi?

 

SUSANNA Perché, non ti sei divertita?

 

FRANCESCA Altroché. Ma è un divertimento ... spirituale ... artistico: la cultura, l’architettura, la storia ...

 

SUSANNA ... La religione, matematica, e geografia! Sentila: sempre la più colta, preparata, il genietto di casa. Invece, io: "La nonna è morta!". (con soddisfazione) Ah, beccatevi questa, ingozzatevi!

 

FRANCESCA Che cattiveria! E stai parlando di mamma e papà, che sono morti.

 

SUSANNA Sono morti? E com’è successo?

 

FRANCESCA Davvero ti ostini a voler fare dello spirito sui nostri genitori, defunti?!

 

SUSANNA Senti: io a Ma’ e Pa’ gli ho voluto bene, veramente più di quanto loro ne abbiano voluto a me.

 

FRANCESCA Non è vero!

 

SUSANNA E sia: comunque, è più che normale che i genitori muoiano prima dei figli. Perciò ... anch’io, se avrò dei figli, mi auguro di morire prima di loro.

 

FRANCESCA A che età?

 

SUSANNA Minimo novant’anni!

 

FRANCESCA Appunto! Anch’io avrei voluto vedere nostro padre invecchiare, fino ai novant’anni ... Con mamma vicino. Che fosse morto, magari, un Cinque Maggio ...

 

 

Francesca si alza, isolata da un fascio di luce.

 

 

FRANCESCA (recita) "Nostro padre, morì precisamente un anno fa, il Cinque di Maggio ... Proprio in questo giorno, il giorno del tuo onomastico, Irina ..."

 

SUSANNA (voce da dietro, sarcastica) Mi chiamo Susanna!

 

FRANCESCA "Faceva molto freddo, allora, e cadeva la neve".

 

SUSANNA (ancora solo voce) Di Maggio? La neve, di Maggio?

 

FRANCESCA "Io credevo proprio di non poter sopravvivere a tanto dolore e tu eri svenuta e parevi morta".

 

SUSANNA Anche se non sono Irina faccio adeguati scongiuri!

 

 

Torna la luce.

 

 

SUSANNA E smettiamola coi ricordi, veniamo al presente. Siamo in mezzo a una strada, e non sappiamo dove andare.

 

FRANCESCA Beh, torniamo a casa, no?

 

 

Susanna è come colta da un brivido, tesa, poi fa un mugugno di assenso; quindi si sforza di mostrarsi normale, aggrappandosi al discorso di prima.

 

 

SUSANNA E poi non era che uno scherzo. Madonna, quante storie per uno scherzo!

 

FRANCESCA Si precipitarono nell’auto e corsero dalla nonna, al paese.

 

SUSANNA Sbagliarono: potevano prima provare a telefonare.

 

FRANCESCA A chi, se sapevano che era morta? Mamma pianse per tutto il viaggio, papà era così teso che rischiarono anche un incidente per quelle strade di montagna! E come si meravigliarono, all’arrivo, quando tutti li salutavano come niente fosse...

 

SUSANNA Infatti, niente era.

 

FRANCESCA La trovarono in giardino, con una mannaia in mano...

 

SUSANNA Come nei migliori film di Hitchkock!

 

FRANCESCA ... decapitava un pollo, c’era sangue attorno, e questo galletto che faceva qualche passo, senza testa, col collo insanguinato...

 

SUSANNA Mi correggo: non è un giallo, è un film dell’orrore.

 

FRANCESCA ... la mamma impallidì...

 

SUSANNA Ma poi la nonna le fece un bel brodino di pollo...

 

FRANCESCA ... e svenne...

 

SUSANNA Per forza: un gallo senza testa che cammina!

 

FRANCESCA ... alla vista della nonna: viva! Mi è sempre rimasto impresso questo racconto...

 

SUSANNA Invece, dovresti dimenticarlo.

 

FRANCESCA E tu: non sei pentita?

 

SUSANNA Forse sì, appena un po’... perché così, un’altra volta, alle Catacombe non ci andavate!

 

 

Francesca scuote il capo ed apre la valigia, prendendone uno scialle.

 

 

FRANCESCA Comincia a fare freddo. Non vedo l’ora di essere a casa.

 

SUSANNA C’è tempo.

 

FRANCESCA Tempo? Che stiamo a fare qui?

 

SUSANNA Te l’ho detto: passa il pullman, qui. Ci porta direttamente vicino casa.

 

FRANCESCA Addirittura?!? Ci riporta nella nostra città, e proprio vicino casa? ... Eppure, io non vedo una pensilina, non vedo un cartello .: che fermata è?

 

SUSANNA Mica stiamo aspettando l’autobus. Questo è un servizio ‘intercity’, da città a città. Se ti dico che passa qui ...

 

FRANCESCA Allora, perché non c’è nessuno?

 

SUSANNA Eh, perché non è che tutti devono andare dove dobbiamo andare noi!

 

FRANCESCA Se anche ci cerca qualcuno per una scrittura, non ci trova!

 

SUSANNA E chi ci cerca? Abbiamo appena finito questo lavoro ...

 

FRANCESCA Interrotto!

 

SUSANNA Si, interrotto. Non per colpa nostra.

 

FRANCESCA Spero che la prossima parte sia veramente drammatica. E che i teatri paghino, stavolta!

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA Tu, quanto hai?

 

FRANCESCA Io? Giusto i soldi per il biglietto.

 

SUSANNA Sì, ma a casa, in banca ...

 

FRANCESCA Lo direi proprio a te ... così mi convinci a prestarteli, come sempre.

 

SUSANNA Perché: ti ho mai detto che i soldi che mi hai sempre prestato, non te li ridò?!

 

FRANCESCA No, questo non lo hai mai detto.

 

SUSANNA Ah, beh ...

 

FRANCESCA Però, neanche mi hai mai restituito un soldo.

 

SUSANNA E così, questo sarebbe il problema, tra due sorelle? Roba da non crederci!

 

FRANCESCA Susy, dai ... lo sai che non fa niente, dei soldi non m’importa.

 

SUSANNA Importa a me, invece. Sappi che sto tenendo tutti i conti e ti restituirò tutto calcolando interessi di oltre il dieci per cento annuo.

 

FRANCESCA Dai, ti ho detto che non importa ...

 

SUSANNA Importa, importa. Anzi, ti voglio proprio ringraziare per l’aiuto che mi hai sempre dato ... e che magari mi darai ...

 

FRANCESCA Ma su, non ringraziarmi ...

 

SUSANNA Certo, tu, che problema hai coi soldi? Tu sai che arriverà il principe azzurro, prima o poi ...

 

FRANCESCA Quale principe azzurro? Con la vita che facciamo noi attori: sempre di là, di qua ... Sono quasi contenta che ci abbiano interrotto la tournée: non vedo l’ora di essere a casa. La nostra bella casetta: piccola, ma pulita.

 

SUSANNA Pulitissima. Adesso, è davvero pulitissima!

 

FRANCESCA (dopo una breve pausa) Che vuoi dire?

 

SUSANNA No, non ci siamo state ... è certamente pulita!

 

 

Pausa.

Una musica romantica, ma un po’ inquietante, si diffonde nell’aria..

 

 

FRANCESCA A proposito di principi azzurri: come va tra te e Luigi?

 

SUSANNA Bene. Bene.

 

FRANCESCA Secondo me gli fai troppi regali.

 

SUSANNA Eh?

 

FRANCESCA Regali! Una donna, dovrebbe ricevere i regali dal proprio uomo, non farglieli.

 

SUSANNA Certo che me li fa. (mostra il polso) Questo, eh, questo: chi credi me l’abbia comprato?

 

FRANCESCA Il braccialetto brasiliano portafortuna: di stoffa! E tu lo chiami ‘regalo’?!

 

SUSANNA Sicuro! Mica sto a guardare di cosa è fatto, un regalo: valutarlo, magari facendolo pesare dal gioielliere!

 

FRANCESCA Però, a lui regali sempre oggettini d’oro ...

 

SUSANNA Fa la collezione: quello è fissato cogl’oggetti d’oro. Ninnoli, ninnoletti, catenine e braccialetti ... gli ex voto di San Luigi!

 

FRANCESCA Lo vedi? Sei tu che lo vizi!

 

SUSANNA Può darsi. Siccome nessuno ha mai viziato me, in casa ...

 

FRANCESCA Liberati, uffa, liberati! Non sei più una bambina.

 

SUSANNA Eh, adesso dimmi pure che sono vecchia. Grazie.

 

FRANCESCA E chi te lo dice? Siamo quasi coetanee.

 

SUSANNA Cresciute assieme. Come due sorelline.

 

FRANCESCA Noi siamo sorelle.

 

SUSANNA No, si fa per dire: come due gemelline.

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA Sono stufa.

 

 

Mantenendola in posizione verticale, Francesca apre un po’ la valigia, frugandovi. Susanna fa un passo avanti, incuriosita. L’altra ne estrae una mela verde.

 

 

SUSANNA E che fai, ti metti a mangiare?

 

FRANCESCA (la guarda con sufficienza) No, cosa te lo fa pensare? (prende a sgranocchiare la mela)

 

SUSANNA (accenna alla mela) E non ne hai un’altra, per tua sorella?

 

FRANCESCA No.

 

SUSANNA Brava. Ecco, sì: proprio brava, e generosa! Come sempre.

 

FRANCESCA Ma possibile che debba sempre rompere le scatole così? No, non ce l’ho un’altra mela, e a te, tra l’altro, non va per niente una mela, la vuoi solo perché vedi che io la sto mangiando. Ma perché devi ogni volta imitare quello che faccio io? Lo fai solo per farmi sentire sempre in colpa.

 

SUSANNA Quante storie, per una mela! Si sa che poi il mondo va così, che scoppiano le guerre per un nonnulla: quasi mi sbrani perché ti chiedo una mela! Che poi dovresti saperlo che a me le mele verdi nemmeno piacciono, mi fanno schifo, mi danno i brividi e mi ripugnano! A me, piacciono le mele rosse, quelle del Tirolo, mature e farinose.

 

FRANCESCA Ecco, infatti: lo so benissimo! Me la chiedi solo per mandarmela di traverso.

 

SUSANNA Che polemica!

 

FRANCESCA Aspetta, ce l’ho una cosa per te. (prende a cercare nella valigia. Si sente il frinire di un grillo dall’interno)

 

SUSANNA Cos’hai, lì dentro: uno zoo formato viaggio?

 

FRANCESCA Ma no, è solo un grillo.

 

SUSANNA Ah, certo, è normale...

 

FRANCESCA (estrae una scatolina verde) E’ solo quest’affare qui. (gliela porge)

 

SUSANNA (guarda nella scatola) Due finti grilli di metallo, che quando apri il coperchio fanno ‘cri-cri’. Disgustoso.

 

FRANCESCA Smettila, son deliziosi. E funzionano senza batteria nè molla, ecologici al cento per cento.

 

SUSANNA No, sarebbe ecologico che neanche li facessero: tutto materiale risparmiato. Ma è questo che volevi darmi? No, perché allora era proprio meglio la mela, anche se verde ...

 

FRANCESCA No, ecco qua. (le da un’altra scatola riprendendo la prima)

 

SUSANNA (guarda dentro) Che cos’è?

 

FRANCESCA Non vedi?

 

SUSANNA Due palle.

 

FRANCESCA Due palle, sì.

 

SUSANNA Vedo due palle.

 

FRANCESCA Eh, quello sono: devi prenderle in mano e farle girare.

 

SUSANNA Due palle. Le prendo in mano, e le faccio girare.

 

FRANCESCA Proprio così.

 

SUSANNA Ma io te le tiro in testa, due palle!

 

FRANCESCA Macché, stai a guardare: (prende in mano le due sfere argentate) Guarda, così ... (se le fa roteare in una mano, con abilità) Ecco, devi fare così, senti che bel suono leggero che effondono?

 

SUSANNA Effondono?

 

FRANCESCA Sì, un suono lieve e rilassante, i muscoli della mano si esercitano e si fortificano, il cervello s’impegna rilassandosi.

 

SUSANNA Ah.

 

FRANCESCA Ecco, fai un po’ di esercizio, io devo provare un momento un’idea. Così passa il tempo, mentre aspettiamo l’autobus.

 

 

Susanna s’impegna con le due palline, facendole spesso cadere ed ogni volta imprecando mentre le rincorre per il palcoscenico.

Francesca viene in proscenio e prende a compiere strani passi, dapprima molto sconnessi, come di chi stia provando un’idea; poi i movimenti divengono quasi un accenno di danza, sempre più prendendo una struttura, seppur provvisoria, di danza moderna, un movimento simile ai ballerini rap.

Susanna smette di giocare e osserva.

 

 

SUSANNA Che fai?

 

FRANCESCA (proseguendo la propria azione) Zitta!

 

SUSANNA Almeno rispondimi.

 

FRANCESCA Sto lavorando a un’idea.

 

SUSANNA Dimmi quale: sono tua sorella.

 

FRANCESCA (si blocca, con un moto di stizza) Che c’entra che sei mia sorella? Possibile che non mi lasci un attimo in pace: uffa! Uffa uffa uffa!!!

 

 

Francesca compie alcuni esercizi di respirazione, come per sbollire la rabbia.

Susanna la sta a guardare con sufficienza.

 

 

SUSANNA Allora, si può sapere o no questa grande idea?

 

FRANCESCA (dopo una pausa) Rap-Cec.

 

SUSANNA Che?

 

FRANCESCA Rap-Cec. Tutto qui. E non ho mai detto che sia una grande idea. E’ solo una cosa che mi frulla qui, nel cervello, e che devo meditare, pensare e poi provare, sperimentare.

 

SUSANNA Va bene, ma cos’è questa parola: rapcic, repcioc ...

 

FRANCESCA (scandendo le due sillabe) Rap-Cec.

 

SUSANNA Ho capito: Rap-Cec. Ora spiegami che cos’è.

 

FRANCESCA Una novità. L’attualizzazione dei classici. E’ sempre Cechov, Cec infatti sta per Cechov, però recitano tutto sincopato: Rap, appunto, stile duemila.

 

SUSANNA Duemila? Ma scusa: se quello l’ha scritto nell’Ottocento. O Novecento, cos’era?

 

FRANCESCA A cavallo.

 

SUSANNA A cavallo? Cechov scriveva a cavallo?

 

FRANCESCA A cavallo tra Ottocento e Novecento.

 

SUSANNA Ah, certo. E poi per forza: a quell’epoca mica c’erano le automobili!

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA (scuote la testa, decisa a non raccogliere) Ascolta, visto che vuoi sapere ...

L’altro giorno ero a un seminario ...

 

SUSANNA Te la fai coi preti?

 

FRANCESCA No, un seminario, un convegno di autori teatrali, dove dicevano ...

 

SUSANNA E tu com’è che ci sei andata? Sei un’autrice, tu? Ti vuoi mettere anche a scrivere?

 

FRANCESCA (con l’aria di chi si accinge a compiere una buona azione, prende a spiegarsi) La scorsa settimana, ricorderai, c’era in città quel convegno sul Teatro contemporaneo. Sai quel mio amico, quel giovane teatrante ...

 

SUSANNA Teatrante?

 

FRANCESCA Teatrante, sì: che fa Teatro!

 

SUSANNA Ma chi?

 

FRANCESCA Eugenio.

 

SUSANNA Giovane teatrante, quello? Ma se è tutto pelato, si presenta sempre coi figli per mano, e c’ha ...

 

FRANCESCA Proprio lui, sì.

 

SUSANNA Giovane?

 

FRANCESCA Un artista è sempre giovane, finché ...

 

SUSANNA Non gli viene l’artrite, la gotta, e il morbo di Parkinson! (pausa. Riflette) Ti sei fidanzata? ... No, dico: ti sei finalmente messa con quest’Eugenio? O con qualcun altro? No, meglio lui: ha già tre figli, è perfetto, non devi neanche affaticarti a sfornarglieli tu. Però, dico sul serio. Critichi me, ma tu un ragazzo ce l’hai? Oh, sono la tua sorella maggiore, tu non puoi star sola... E neanche quelle compagnie che ti trovi ogni tanto ... che senso ha? Vorrei vederti sistemata, ecco, sì. Ma figurati: tu hai sposato il Teatro, un fidanzato ti farebbe perder tempo.

 

FRANCESCA Sarà stato il tuo esempio. Se gli uomini sono tutti come quelli che scegli tu, meglio star sola!

 

SUSANNA E tu scegliteli come pare a te! Quelli del tuo ... nostro ambiente. Quelli del ... seminario, lì. Visto che neanche sono preti, che ci sarebbe di male?

 

FRANCESCA Bello, sì... certo: avere qualcuno che ti coccola, ti fa regali, ti fa godere il paradiso! ... I primi tre giorni! Se va bene: un mese! E poi? Cominciare la storia delle telefonate, della gelosia, dello "stasera non posso, ho da fare" ... (breve pausa) Io ho il mio lavoro. Per i figli c’è tempo, se ne vorrò.

 

SUSANNA (improvvisamente agitata) Eh no, tu devi volerne: perché a me serve un nipotino! Devo almeno sapere che ci sarà, prima che ...

 

 

Francesca scrolla le spalle, seccata, ed estrae dalla valigia un piccolo riproduttore sonoro mettendone gli auricolari alle orecchie. Accende. Susanna le si avvicina e prende a farle dei cenni muovendo le labbra, fingendo di parlare, come se l’altra non sentisse. Ma la sorella non le dà retta, allora lei le scosta l’auricolare.

 

 

SUSANNA (urlando spropositatamente) Mi senti?

 

 

Francesca con gesto paziente toglie le cuffie.

 

 

SUSANNA Oh, bene. Perché devo parlarti. Qualcosa di serio.

 

FRANCESCA Certo, ho capito benissimo. Vuoi sapere il seguito della storia. Avanti: eccola, così dopo capisci che è importante, e mi lasci un po’ lavorare su questa idea. Va bene?

 

SUSANNA Guarda che ...

 

FRANCESCA Allora, in questo convegno si è discusso il tema, non certo nuovo, della scrittura contemporanea. Come al solito, c’era uno che diceva che la scrittura è sempre contemporanea, anche quella scritta secoli fa, tanto è il regista che è il vero autore e ... insomma, per fartela breve: alla fine si sono picchiati.

 

SUSANNA Chi?

 

FRANCESCA Gli scrittori, e i registi.

 

SUSANNA Davvero?

 

FRANCESCA Sì!

 

SUSANNA Per una volta che era interessante, non c’ero! E com’è andata?

 

FRANCESCA Il caos. Gli attori si sono schierati subito dalla parte dei registi, cercando di farsi notare, pronunciando più volte, fortissimo e con voce ben impostata, il proprio nome. Un regista, che stava per essere strangolato da un autore inferocito, è stato salvato da un attore che prima gli ha chiesto: "Che fai: se ti salvo, poi, mi scritturi?". Lui ha appena fatto in tempo a rispondere sì, muovendo il collo stretto dalle mani dell’autore, che però ha esclamato: "Allora metti in scena un mio testo, e neanche devi più scritturare questo approfittatore, perché ti salvo io!"

 

SUSANNA Incredibile! E poi? Com’è finita?

 

FRANCESCA Si sono tutti calmati. Era arrivato ...

 

SUSANNA Un poliziotto?

 

FRANCESCA No, è entrato un grosso produttore. Son tutti corsi da lui: attori, registi, scrittori, ed anche un critico di passaggio ...

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA (assentendo col capo) E brava, brava Francesca: lo vedi che sei brava anche tu, a spararle grosse?

 

FRANCESCA Visto? E adesso lasciami stare, che io a quel convegno ci sono stata veramente, ed ho una grossa idea da provare: adesso, subito!

 

SUSANNA Un cosa, scusa... Un dubbio.

 

FRANCESCA Dai.

 

SUSANNA Ma... questa storia che hai raccontato, la rissa: non è successa veramente, no?

 

FRANCESCA Certo che no. Se certe cose succedessero veramente, qui da noi, forse il nostro Teatro non sarebbe quella noia mortale che è! E ora, ti prego, lasciami lavorare!

 

 

Francesca prende a compiere strani passi, dapprima sconnessi, poi come una danza moderna, un movimento simile ai ballerini di rap. Susanna la guarda.

 

 

FRANCESCA No-Stropà

Uh

Nostro padre morì

Uh

Uh Uh

Nostro padre morì precisamente un anno

Un anno

Un anno fà - sì, oh sì.

 

SUSANNA (stanca di assistere passivamente, interviene decisa e convinta legandosi perfettamente ai modi e ritmi della sorella)

A te, yeh yeh,

il Teatro fa molto malé!

Perché, perché,

perché mi sa che sei più scema di mé.

Oh yeh!

 

 

Francesca si ferma, e guarda la sorella che a sua volta la osserva con l’aria soddisfatta di chi è consapevole di aver colto nel segno. Sorridono, si scrutano, poi prendono a ridere apertamente. Francesca le si accosta prendendole le mani come per un infantile girotondo. Quindi va a riaccendere il mangianastri e togliendo le cuffie alza il volume al massimo.

Un intenso e coinvolgente motivo funky funge da stimolo per una specie di danza che le due improvvisano abbracciandosi e poi allontanandosi, e cercando di sintonizzarsi su movimenti analoghi. A poco a poco la musica si fonde con la successiva registrazione trasformandosi in un tango sempre più coinvolgente e appassionato, fino ad un finale struggente. I loro movimenti sono sempre più intensi e consapevoli. Poi, il motivo cessa. Le sorelle si fermano e si guardano, con tenerezza che però - non riuscendo a sciogliersi e trasformarsi in spontaneo abbraccio - dopo qualche istante si raffredda, e poi raggela, come per un po’ d’imbarazzo.

Francesca spegne il riproduttore sonoro e lo rimette nella valigia.

Pausa.

 

 

FRANCESCA Sono stufa. (prende in mano la valigia e fa per andare) Non capisco perché mi hai portata qui. Non c’è nessuna fermata, e non passa anima viva. Io cerco la stazione. Vieni?

 

SUSANNA Ma dove vuoi andare, Francesca?

 

FRANCESCA A casa.

 

SUSANNA Quale casa?

 

FRANCESCA La nostra!

 

SUSANNA Veramente, la mia casa.

 

FRANCESCA Nostra!

 

SUSANNA Intestata a me.

 

FRANCESCA Certo, solo perché l’altra che mamma e papà ci avevano lasciato, l’abbiamo venduta per investire, farci una nostra Compagnia Teatrale.

 

SUSANNA Bel risultato.

 

FRANCESCA Intanto, abbiamo sempre lavorato.

 

SUSANNA Perdendo soldi. Ed ora, il fallimento.

 

FRANCESCA (recita) "Mamma aveva già venduto la sua villa presso Mentone. Niente le restava: niente. Anche a me non restava neppure un centesimo: non so come abbiamo fatto a ritornare".

 

SUSANNA Cos’è? Sempre: "Le tre sorelle?".

 

FRANCESCA Ma no: "Il giardino dei ciliegi". Devi impararle, queste parti. E’ Cechov.

 

SUSANNA A te non basta mai: secondo te dovrei imparare a leggerlo in originale, dovrei imparare addirittura il russo?

 

FRANCESCA Proprio così: allora sarebbe un lavoro creativo, il nostro, c’insegnerebbe un sacco di cose. Anche a cambiare lavoro, all’occorrenza. C’è un gran bisogno di interpreti russe, al momento.

 

SUSANNA Interpreti, sì: nel senso di traduttrici, segretarie ... però io in Russia vorrei andarci davvero!

 

FRANCESCA In Russia? A far che?

 

SUSANNA (si sventola il viso come se davvero le mancasse l’aria) Aria, aria: cambiare aria ...

 

FRANCESCA Non buttarti così giù. Ci risolleveremo. Allora, vieni?

 

SUSANNA Dove?

 

FRANCESCA (scuote il capo) E’ pazzesco! Ma come: "Dove?". A casa nostra!

 

SUSANNA Alt: ti ho già detto che la casa è intestata a me.

 

FRANCESCA Ma ... stai dicendo sul serio?

 

SUSANNA Perché, non è vero?

 

FRANCESCA Sì, ma tu sai. Dovevamo sempre andare dal notaio, poi, un po’ il tempo, un po’ le spese del passaggio di proprietà...

 

SUSANNA Non ci siamo andati...

 

FRANCESCA Sempre ripromettendoci di farlo. In fiducia.

 

SUSANNA Comunque, per ora la casa é intestata a me.

 

FRANCESCA A te, sì. E allora?

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA Siediti.

 

FRANCESCA No: parla chiaro, e subito!

 

SUSANNA Siediti, per favore.

 

FRANCESCA Perché?

 

SUSANNA Per ascoltarmi. Seduta, reagirai meglio. (Francesca siede sulla valigia senza spostarsi). Vedi, Fra... il fatto che le nostre cose andassero male, qui, la nostra Compagnia... ecco, non mi sembrava giusto che dovesse risentirne il nostro privato. (aspetta che l’altra dica qualcosa, ma visto che tace, riprende) Sai, stando così lontani ... che ne sai cosa accade? Poi, vedi, lui è talmente geloso ... lo conosci, no?

 

FRANCESCA Veramente, non me n’ero mai accorta. Anzi, mi era sempre sembrato il contrario.

 

SUSANNA Eh, perché magari ero sempre io a chiamarlo, io che andavo da lui e ... vabbeh. Anche se lui non era geloso ... poteva diventarlo: capirai, col lavoro che facciamo, le occasioni...

 

FRANCESCA Quali?

 

SUSANNA Le persone che incontriamo, il pubblico che ci ammira. E poi, gli attori.

 

FRANCESCA I due della nostra Compagnia son gay, e stanno pure insieme. E l’unico tecnico, è contro ogni tentazione. E porta il figlioletto con sé.

 

SUSANNA Che significa? Luigi potrebbe diventare geloso lo stesso. E se si arrabbia, lo sai com’è, no?

 

FRANCESCA No, anche perché mi sembra pacifico come un dromedario. Un’ameba: sbadiglia sempre, annoiato.

 

SUSANNA Perché è stanco.

 

FRANCESCA Di che?

 

SUSANNA Il lavoro.

 

FRANCESCA Se è disoccupato!

 

SUSANNA Ah, lo sai?

 

FRANCESCA Certo.

 

SUSANNA Appunto. Capisci lo stress? Un conto è andare a lavorare: tranquillo, sicuro, pausa pranzo e pausa caffè, magari ti fai anche la pausa pisolino durante le otto ore . Un’altra é girare tutto il giorno alla ricerca ...

 

FRANCESCA Del tempo perduto!

 

SUSANNA Cos’è, una citazione?

 

FRANCESCA No, mi riferisco esattamente a quello che è lui: un perdigiorno!

 

SUSANNA Sbagli. Pensa che l’ultima volta che l’ho visto ... dai, quando ci ha raggiunte a ...

 

FRANCESCA Sì che ricordo. Mandasti me a fargli il biglietto aereo, un pre-pagato. Da te!

 

SUSANNA Certo, doveva fare in fretta. Non voleva venire, il giorno dopo aveva un colloquio di lavoro importantissimo.

 

FRANCESCA Allora?

 

SUSANNA Io, ho cercato di convincerlo.

 

FRANCESCA Di cosa?

 

SUSANNA A venire. Ma lui aveva questo colloquio.

 

FRANCESCA Comunque, poi è venuto. Sei contenta, no? Vi ho anche lasciato la stanza dell’hotel, a disposizione!

 

SUSANNA Già ...

 

FRANCESCA Che c’è?

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA La sai, la sua passione per l’oro ... ecco, per convincerlo a venire, ho detto che gliel’avevo preso ...

 

FRANCESCA ‘Preso’, cosa?

 

SUSANNA Un oggettino; d’oro. Cui sapevo che lui teneva tanto.

 

FRANCESCA Brava: di questi tempi, coi debiti fino alla gola!

 

SUSANNA (urla) Non parlarmi di debiti!!! (l’altra sobbalza. Lei cambia tono) Scusa, ma devo già parlartene io. Ora.

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA Infatti... infatti lo so, che non c’era un soldo. Ma se lui arrivava e scopriva che gli avevo detto una bugia ... ho quasi sperato che non venisse più. Però lui ha detto: ‘sì’. (breve pausa) Ecco, io ho dovuto telefonare ad un amico ...

 

FRANCESCA Un altro amico?

 

SUSANNA Insomma... uno che già qualche volta mi aveva aiutato ...

 

FRANCESCA Chi?

 

SUSANNA Non ha importanza: non li conosci.

 

FRANCESCA ‘Li’, conosci? Ma non era ‘un’ amico?

 

SUSANNA Sì, ma ha anche altri amici. Voglio dire, è una specie di gruppo, capisci?

 

FRANCESCA No.

 

SUSANNA Un’organizzazione.

 

FRANCESCA Organizzazione?

 

SUSANNA Sì, un’organizzazione. (butta fuori il rospo, d’un fiato) Organizzazione, proprio così: gente che presta i soldi!

 

FRANCESCA Non posso crederci! E’ gentaccia!

 

SUSANNA Sì.

 

FRANCESCA Quant’era costato quel ... l’oggettino d’oro?

 

SUSANNA Non era propriamente un oggettino ... e poi ... non è quello il problema.

Sai, avevamo già tanti guai, colla Compagnia ...

 

FRANCESCA Parla chiaro!

 

SUSANNA Ecco, era già un po’... Insomma, sì: c’era qualche arretrato.

 

FRANCESCA Cioè? (pausa) Cioè?

 

SUSANNA Sospesi. Conticini da pagare.

 

FRANCESCA Quanto?

 

SUSANNA (minimizza) Robetta. Poca cosa. I soldi di questa volta ... di quest’oggettino ... più il doppio... e...

 

FRANCESCA Cos’era, quest’oggettino: vogliamo dargli un nome?

 

SUSANNA Eh, la sai, no, la sua passione per gli orologi!?

 

FRANCESCA No. Assolutamente no. Avrei detto che fossero l’ultimo dei suoi interessi, gli orologi: che non li guardasse nemmeno, gli orologi. Non lavora, non fa niente: che se ne fa di un orologio?!

 

SUSANNA Invece è proprio per quello! Pensa se ad un appuntamento, un colloquio di lavoro, si presentasse già in ritardo, la prima volta. Che penserebbero di lui?

 

FRANCESCA Vabbeh, dacci un taglio.

 

SUSANNA E me? Vuoi che resti le ore in mezzo alla strada ad aspettarlo, con le facce che girano?

 

FRANCESCA Allora?!

 

SUSANNA Beh, lui guardava sempre le vetrine della ‘Rolex’.

 

FRANCESCA (ripete) ‘Rolex’.

 

SUSANNA Eh, sì, poverino. Lo voleva tanto, ma come poteva permetterselo?

 

FRANCESCA Tu, invece ...

 

SUSANNA Quand’ho sentito che nemmeno stavolta poteva raggiungermi, con tutto che aveva il biglietto aereo già pagato, ecco... anche per non far sprecare quei soldi: gli ho detto che c’era una bella sorpresa per lui, se veniva.

 

FRANCESCA Brava.

 

SUSANNA Così ho telefonato a quella ... persona, e mi ha mandato qualche ... un po’ di ... (breve pausa) denaro!

 

FRANCESCA Pazza!

 

SUSANNA Pazza, sì ... "Pazza d’amore"! La volevamo mettere in scena questa commedia: "Pazza d’amore", che bel titolo!

 

FRANCESCA Ora l’hai messa in scena veramente!... Quant’era, quel denaro?

 

SUSANNA Che vuoi che fosse ... poco, pochino. Un orologio ...

 

FRANCESCA D’oro!

 

SUSANNA Beh mica puoi prenderglielo d’argento, a uno che fa la collezione di oggettini d’oro ...

 

FRANCESCA Comunque, torniamo a casa. L’unica certezza che ci rimane. Là, risolveremo tutto!

 

SUSANNA Là, invece, c’è il problema più grosso!

 

FRANCESCA Là, dove?

 

SUSANNA Là, a casa!

 

FRANCESCA E quale? Avanti, parla!

 

SUSANNA Ecco, io non son riuscita a rendere i soldi, subito. Quegli altri, soldi ...

precedenti. Speravamo d’incassare, no? Che ne sapevo che la Compagnia chiudeva, che facevamo fiasco completo, che ...

 

FRANCESCA Vieni al dunque.

 

 

Susanna si gira mettendo il volto tra le mani. Francesca in un cono di luce isolato.

 

 

FRANCESCA "Verrà un giorno in cui tutti sapranno il perché sia così, perché tutte queste sofferenze. E non ci saranno più misteri. Ma intanto bisogna vivere, bisogna lavorare, lavorare soltanto! Domani partirò sola, comincerò ad insegnare nella mia scuola e tutta la mia vita la dedicherò a coloro cui forse è necessaria. Ora è l’autunno, presto verrà l’inverno. Tutto sarà coperto di neve ed io lavorerò, lavorerò ...".

 

SUSANNA (da dietro, nel buio, applaude) Brava, Francesca: quanto sei brava! Lo so, tu eri sprecata in questa Compagnia.

 

FRANCESCA (ancora recita, riprendendo l’inizio del monologo) "Verrà un giorno in cui tutti sapranno il perché sia così, perché tutte queste sofferenze. E non ci saranno più misteri".

 

 

Francesca si gira, non recita più.

 

 

FRANCESCA E tutti sapranno quanto sei stata scema, a farci soffrire così... per un orologio... per un po’ di debiti... per... per un uomo che non ti ama, che non è buono, che non vale niente!

 

SUSANNA No, eh: non parlare così di Luigi!

 

FRANCESCA E allora parliamo della casa: voglio tornare a casa! Qual è il problema?

 

SUSANNA (concitata si torce le mani) Tu non sai, non puoi sapere com’è, quella gente là... gli chiedi un milione, già il giorno dopo te ne chiedono due ... dopo una settimana cinque. Dopo un mese ... dieci. Ed io sono stata così cretina! Perché io non gli ho chiesto un milione ... cioè, sì: la prima volta, ma poi non potevo pagarlo, allora gli ho chiesto altri soldi. Tanto cominciava la tournée e i teatri dovevano pagarci. Che ne sapevo?!? I teatri non pagano, neanche rispettano i contratti, non ci danno nemmeno la nostra parte d’incasso, parlano solo di crisi ... Ma abbiamo tanti crediti, no? Ci sono almeno dieci teatri che ci devono ancora i nostri cachet .Infondo, falliamo, sì: fallimento per crediti! ... Bella, questa, no? Invece di ‘fallimento per debiti, ‘fallimento per crediti’. Ah! ... Non ridi, eh, fai bene, fai benissimo a non ridere. Infatti non c’è nulla da ridere ...

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA La casa: parlami della casa.

 

SUSANNA Questa è gente che non risparmia nulla.

 

FRANCESCA Ma che c’entra la casa? Se il tuo debito è di qualche milione, che c’entra la casa?!

 

SUSANNA Sì, è di qualche milione, ma loro ... gente cattiva!

 

FRANCESCA E tu, non lo sapevi, che era gente cattiva?

 

SUSANNA Io, io ... ho solo chiesto un po’ di aiuto.

 

FRANCESCA Aiuto, sì. Ma chi sono, che gente è?

 

SUSANNA Sembravano brava gente. Lui diceva: "Non ti preoccupare".

 

FRANCESCA Lui? Chi, ‘lui’?

 

SUSANNA Eh ...

 

FRANCESCA Lui? ... Non cercare di nascondermelo: è proprio lui?

 

SUSANNA No. Non è lui!

 

FRANCESCA Allora già hai capito chi dico io!

 

SUSANNA Per forza, ce l’hai sempre con quel povero Luigi!

 

FRANCESCA Sì, scusami. (ripensandoci) Invece è stato lui, dimmelo!

 

SUSANNA Lui, sì ... lui, insomma: me li ha presentati, ecco. Ero io che gli dicevo che non avevo più soldi, che ...

 

FRANCESCA Farabutto!

 

SUSANNA Tu dici ... che lo ha fatto ... pensandoci?

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA ... Di proposito?

 

FRANCESCA Adesso, andiamo a casa. Rifletteremo.

 

SUSANNA Quale casa?

 

FRANCESCA La nostra.

 

SUSANNA La loro!

 

FRANCESCA Loro?!

 

SUSANNA Che potevo fare? Su cosa potevo impegnarmi? Quella è gente che non scherza ... è un miracolo uscirne vivi!

 

FRANCESCA "Uscirne vivi"? Ma cosa dici?!

 

SUSANNA Hai letto, di quella famiglia? Col gas. Si sono uccisi tutti quanti. Due giorni fa: debiti.

 

FRANCESCA Chissà quanti ne avevano!

 

SUSANNA Non importa quanti: con loro, non puoi sgarrare. E’ la regola. E’ anche comprensibile, in fondo ... dal loro punto di vista, certo! Se uno solo riuscisse a farla franca, e si risapesse, chi gli darebbe più i soldi indietro? Per questo, loro non possono perdonare.

 

FRANCESCA E di una famiglia morta, che se ne fanno?

 

SUSANNA Nulla ... anzi ... è l’unico modo per batterli. (breve pausa) Suicidio ... titoli sui giornali... subentrano gli eredi, non ne sanno niente, ma la polizia indaga, e la pubblica opinione ...

 

FRANCESCA Serve almeno a farli rinunciare?

 

SUSANNA Per noi, sarebbe il solo modo di salvare la casa.

 

FRANCESCA Che c’entra la casa?!?

 

SUSANNA Fingi di non capire!? (la fissa) Su cosa credi vogliano rifarsi? Non ho che quella!

 

FRANCESCA Non possono prendersi la casa.

 

SUSANNA Possono.

 

FRANCESCA No!!!

 

SUSANNA Vaglielo a dire.

 

FRANCESCA Non rinuncerei mai alla nostra casa. L’unica cosa che ci resta.

 

SUSANNA L’unica.

 

FRANCESCA Abbiamo sbagliato a vendere l’altra.

 

SUSANNA La tua passione per il Teatro.

 

FRANCESCA La nostra!

 

SUSANNA La tua follia!

 

FRANCESCA Andiamo alla polizia!

 

 

Pausa.

 

 

SUSANNA Macché ...

 

FRANCESCA Denunciamoli.

 

SUSANNA Sono in regola, loro. Gli ho firmato una carta.

 

FRANCESCA Una carta? Cosa vuoi che conti una carta estorta con la forza?

 

SUSANNA Nessuna forzatura. Ho firmato, la mano era ferma, la scrittura leggibilissima...

 

FRANCESCA Lo strozzinaggio è un reato, e ...

 

SUSANNA Mi faranno fuori, lo so. L’unica sarebbe trovare il coraggio ...

 

 

Tace. Pausa.

 

 

FRANCESCA Per fare cosa?

 

SUSANNA Prevenirli.

 

FRANCESCA Cioè?

 

SUSANNA C’è un solo modo.

 

FRANCESCA Sì, tentiamo: qual è?

 

SUSANNA Te l’ho detto.

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA Me l’hai detto? Quando? Non ricordo ...

 

SUSANNA Davvero?

 

FRANCESCA Spiegati!

 

SUSANNA (senza inflessioni, piatta) Non ricordi.

 

 

Pausa.

 

 

FRANCESCA No.

 

SUSANNA Meglio così.

 

FRANCESCA Allora, me lo dici?

 

SUSANNA Hai ragione. Forse non te l’ho detto.

 

FRANCESCA Cosa importa? Dimmelo ora.

 

SUSANNA No... (pausa) Vai pure a casa.

 

 

Lunga pausa.

 

 

FRANCESCA A ... casa?

 

SUSANNA Certo. (le sorride) A casa. (sembra improvvisamente ravvivarsi) La nostra casa!

 

FRANCESCA La nostra casa!!!

 

 

Si guardano negli occhi. Francesca comincia a sussultare, come dei singhiozzi, potrebbero essere lacrime, finchè non esplode invece in una fragorosa, liberatoria, interminabile risata.

 

 

FRANCESCA Sei sempre la solita. Hai inventato tutto! Ed io stavo per caderci. Ancora una volta, ancora una volta!!!

 

 

Pausa. Francesca si riprende.

 

 

FRANCESCA (rapida, nervosamente, coinvolta) Come la volta che t’inventasti di essere incinta: come ti venne, così all’improvviso? (imita la voce del padre).... "Cos’hai, perché non mangi, sei di malumore?". Ti giri e vomiti sul tappeto!" Ah, sta male, Dio mio: termometro, lo smacchiatoio, il dottore!?!. "Sono incinta" (lei cambia tono di voce a seconda che parli il padre o la madre) "Colpa tua, colpa tua". E mamma: "No, colpa tua, che le hai comperato la macchina". "La macchina? Che c’entra la macchina?!" "C’entra, c’entra! Chissà dove vanno a farle certe porcherie!" "Porcherie? Quali porcherie?!?" E io: "Non lo so, non l’ho mai vista con nessuno". "Sono già al terzo mese", ripetevi: "Vi dirò tutto Sabato. Sabato saprete ...". Era lunedì, settimana d’inferno... (riprende fiato) Sabato arrivò...

 

 

Pausa. Francesca guarda la sorella.

 

 

SUSANNA Inventato. Era tutto inventato. Ho inventato tutto.

 

 

Lunga pausa.

 

 

FRANCESCA Già, proprio così: avevi inventato tutto. Allora, come ora.

 

 

Francesca le si avvicina e le accarezza la testa, a lungo, in silenzio.

 

 

FRANCESCA Andiamo?

 

SUSANNA Comincia tu. Io devo risolvere una cosa.

 

FRANCESCA Una cosa? Che cosa, qui?

 

SUSANNA Una questione molto importante.

 

FRANCESCA Sì?

 

SUSANNA Per te, per noi.

 

FRANCESCA Sei sicura?

 

SUSANNA Sicurissima.

 

FRANCESCA Non ti serve aiuto?

 

SUSANNA Vai, vai pure. Ti raggiungo.

 

 

Breve pausa.

 

 

FRANCESCA Susanna ... sorella. Tutto bene, no?

 

SUSANNA Bene. Bene. Benissimo.

 

FRANCESCA Beh, allora ... Sei tu la sorella maggiore.

 

 

Francesca si allontana di qualche passo, poi si rigira verso la sorella e si mette scherzosamente sugli ‘attenti’ e fa il saluto militare.

 

 

FRANCESCA Agli ordini, Maggiore !!!

 

 

Giunge da lontano il suono di una banda musicale che suona una marcia. Si mettono in ascolto. Luce su Francesca.

 

 

FRANCESCA (recita) "Questa musica é così gaia, così viva, che c’invoglia quasi alla vita! Dio mio! Passerà il tempo e anche noi scompariremo per sempre. Ci dimenticheremo, dimenticheremo i nostri volti, la nostra voce, e quante eravamo; ma le nostre sofferenze si trasformeranno in gioia per coloro che verranno dopo di noi. Pace e felicità scenderanno sulla terra e gli uomini avranno una buona parola per quelli che vivono ora e li benediranno. O sorella cara, la nostra vita non è ancora finita: vivremo! Questa musica è così gaia, così gioiosa ... E sembra quasi che tra poco potremo sapere perché viviamo, perché soffriamo! ... Ah, saperlo, saperlo!"

 

 

Torna la luce e lei si allontana, verso il fondo. La banda continua a suonare.

Susanna guarda verso la platea, fissando qualcosa - forse il vuoto - con occhi spenti: come senza vita.

Ora la luce si restringe, illuminando lei sola.

 

 

SUSANNA (canticchia, seguendo la musica) "Tara -rià bum-bi jà... Sizù na tumbe ja. Mah, cosa importa? Che importa?".

 

 

BUIO