F I L A X A N G H E L O S

( F I L A X A G G E L O S )

Angelo custode

di Renato Sarti

Segnalato al Premio Riccione per il Teatro 1995

 

PERSONAGGI:

 

ANGHELOS (Angela):

Le conseguenze della guerra e l’impossibilità di aver figli la portano dritta dritta al manicomio nel quale fantastica di fare la donna delle pulizie in una grandissima cattedrale nella quale, in occasione di una cerimonia internazionale alla quale parteciperanno tutte le più importanti personalità della terra, capi di stato, Papa, uomini di cultura e arte, lei "… con il grembo gonfio di pirite!" si farà brillare provocando un’ecatombe. Veste in modo trasandato: un lenzuolo logoro, con un foro in corrispondenza della testa, le fa da unica mantella, ai piedi calza degli zoccoli con dei calzettoni grossi e colorati. In testa una chioma bionda che si rivelerà parrucca.

 

FILAX (Custode)

Anche lui degente del manicomio. Ricoverato ai tempi per la sua passione per le divise e soprattutto per le donne. Proprio questo ultimo aspetto era stato la causa di una menomazione definitiva: una delle tanti degenti con cui aveva avuto un rapporto sessuale lo aveva evirato. Oggi si spaccia per custode del magazzino del manicomio. Magazzino del manicomio che Anghelos, con uno sforzo di fantasia, ha sistemato come una cattedrale. Le "colonne marmoree" non sono altro che una pila di fustoni di detersivo posti l’uno sull’altro, quelle che nella penombra sembrano le canne dell’organo non sono altro che confezioni di carta igienica e il sacro altare risulterà essere una serie di cartoni contenenti confezioni di pomodori, di piselli, würstell (neo copro e sangue di Cristo) e altri generi di consumo. A differenza di Anghelos Filax indossa una divisa da custode estremamente elegante e ordinata. La scarpa nera leggermente a punta e lucida, pantaloni con la piega ben stirata, giacca che per essere di una divisa è impeccabile, camicia e cravatta. Porta gli occhiali dalla montatura nera, capelli corvini con riporto rimarcato e curatissimo, baffi neri. Ha pure un berretto di servizio. Più che il custode di un magazzino di un manicomio per l’eleganza potrebbe sembrare l’autista di una personalità importante.

 

FILAX-ANGHELOS

Filax-Anghelos è la ricongiunzione in una sola persona di un drammatico sdoppiamento che prende corpo solo nell’epilogo finale. Ha una doppia maschera, un doppio costume, un doppio carattere.

 

P.S. Apparentemente i personaggi sono due, ma in realtà l’attore è solo uno: nel primo tempo donna, secondo uomo e nell’epilogo finale entrambi. L’attore può essere sia uomo che donna, anche se personalmente credo sia più efficace che sia un uomo, in quanto fin dall’inizio il dramma assume connotati molto più inquietanti.

 

 

LA SCENA:

 

Come anticipato nella descrizione dei personaggi si tratta di un magazzino di un ospedale psichiatrico che Anghelos organizza a cattedrale. Con l’aiuto della penombra e delle luci filtrate dalle vetrate, ci riesce. Nel secondo atto questo trucco non solo verrà rivelato ma anche distrutto. Questo per dire che l’impegno scenografico (l’avvento del sacro consumismo al sacro religioso) in questo monologo dovrebbe avere il suo giusto peso.

 

 

 

P R I M O A T T O

S C E N A I

"TETTE DI CARTA"

 

ANGHELOS: Questo lavoro mi è sempre... fin da piccina... lavare, stirare, rassettare, più che un gioco una vera mania. Ah! Cosa non avrei dato pur di...

 

ANGHELOS/DIRETTORE IMPRESA DI PULIZIE: Avanti la prossima! (silenzio) Ma... ma questa è ancora una bambina. I genitori la mandano in giro da sola, così? (...) I genitori cosa? Ah, mi dispiace. Non startene impalata, avvicinati. Fatti vedere. Come ti chiami?

 

ANGHELOS "Angela Maria Benedetta Benelli... ".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Corto come nome. Anni?".

 

ANGHELOS "Diciassette... ".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Anni!".

 

ANGHELOS "Dodici... ".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Però! Te l'ha mai detto nessuno che per avere solo dodici anni sei... ".

 

ANGHELOS "Sì lo so, me lo ripetono in troppi!".

 

ANGHELOS/DIRETTORE (fra sé) "E che si fa in questi casi? Non si può... non si dovrebbe! Però è carina forte, ben fatta. (breve riflessione) Mah sì... tanto prima o poi... (forte) Dai! Sfilati il maglioncino, slacciati la camicia sul davanti. Già che ci sei solleva anche la gonna quel tanto che basta per scoprire le cosce. (silenzio) Allora che aspetti?".

 

ANGHELOS "Io... io sono venuta qui per l'inserzione: cercasi... "

 

ANGHELOS/DIRETTORE "...cercasi giovani volonterose per impresa pulizie. Carriera e serietà garantita. Sono io l’inventore di questa inserzione, vuoi che non la conosca?".

 

ANGHELOS (dopo un attimo di smarrimento) "Ah, ho capito: questa è una visita medica e lei è il dottore. Vero che è così? La prego... la supplico... mi dica che le cose vanno in questo modo".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Dottore io? (ride) Sì proprio! Ma quale visita e visita. Senti bene bimba mia bella: hai visto fuori com'è lunga la fila? C'è tanta brama di lavoro in giro. Tu sei una ragazzina sveglia, lo si intuisce all'istante. Sei anche carina, il che ovviamente non guasta. Però siccome non ho molto tempo da perdere, cerca di intendermi in fretta: vuoi lavorare? In quanto cittadina è nel tuo pieno diritto. Come nel mio, in quanto imprenditore, quello di tutelarmi. Tu probabilmente sei in possesso di tutti i requisiti richiesti. Ma io... come faccio ad accertarmene? Questo è un lavoro massacrante, cosa credi. Ho visto più di una schiattarmi a terra davanti distrutta. Devo controllare che siate robuste, tornite. Capisci? Sono costretto! Quindi... spicciati, fai quello che ti ho detto, senza tante storie!".

 

ANGHELOS (ritraendosi) "No! E’ meglio che sia io confessarglielo prima che sia Lei che se ne accorga: gli abiti che porto sono prestati. Tradiscono, sono abbondanti. Io sono molto più mingherlina, ma tengo una tempra ed un nerbo d'acciaio. Mi metta alla prova, non si pentirà. In collegio sto troppo male, ma senza un lavoro fisso capisce che non... la prego".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Vuoi uscire dal collegio? Vuoi piazzarti? Sta tutto qua il problema? Svegliati allora! Cosa aspetti figlia mia, fatti un po' furba. Ma quale tempra e nerbo d'acciaio d'Egitto! Tu tieni due tettozze belle sode come ciliegione. E falle lavorare, falle fare il loro sacrosanto mestiere, santo di un Dio! Falle ballonzolare come si deve. Avvicinati che ti insegno io come si fa stare alla larga dai collegi... ".

 

ANGHELOS (arretrando) "No, nooo! Giù le mani... giù le maniii!".

 

ANGHELOS/DIRETTORE "Ma... carta? Tette di carta! (ride) Questa sì che è bella... tette di per sembrare più… ah ah ah! Ma tornatene la dentro a fare questi giochini, cretina! Avanti la prossima! Sei sorda per caso? Fuoriii!". (pausa)

 

ANGHELOS ... quando si è giovani e fresche... certe esperienze si stampano come un marchio a fuoco, in modo indelebile. Io mi sono chiesta migliaia di volte: perché mai, noi donne, per scoprire il significato profondo dell'essere tali, proprio dalla strada peggiore, da quella più sporca e laida, da quella maggiormente lastricata dallo schifo... da quella che passa diritta diritta attraverso la vergogna, l’umiliazione, lo squallore... e tutto questo nel momento in cui invece... - ero ancora giovanissima, un fiore - più profondo è il bisogno di dolcezza, di... perché?

Oh lo so, lo so... quante volte me l'hanno ripetuto: "E' la vita. Che ci vuoi fare"" (sbigottita) Che risposta è mai questa! E’ poca e a tutt'oggi non mi basta! Oppure: "Vedi... sono esperienze, queste, non certo gradevoli, d'accordo. Ma servono. Mettono a dura prova il carattere di una ragazza. Lo forgiano! Lo temprano!". Ma che mostruosità dite? Si vuole che una ragazza, non sia lo zoccolo di un cavallo e che la sua pelle sia un po’ più morbida, la sua anima un po’ più delicata. E non dovrebbero essere, come spesso avviene, le mani e pratiche da maniscalco il mezzo più idoneo a svezzarla.

La spensieratezza è un bene prezioso, non da poco, da custodire gelosamente dentro il cuore. La mia, troppo presto sparita, ora a chi, da chi la vado a reclamare?

 

S C E N A II

IO ANGELA MARIA BENEDETTA BENELLI: "OH MITERA MU", "OH PATERAS MU"

 

ANGHELOS Io sottoscritta Angela Maria Benedetta Benelli, nata a Firenze, nell’antro di un rifugio antiaereo, durante il primo bombardamento che colpì quella città, in un antro dove lei, mia madre "oh mitera mu", lei... (ha uno scatto di rabbia) Dio se la tenga sempre stretta accanto a sé, ma santissima di una donna! Invece di starsene tranquilla e pacifica in mezzo al rifugio a discorrere con gli altri del più e del meno... no! Lei non poteva. Lei era speciale! Lei doveva andarsi a ficcare in quell’antro basso e buio in preghiera nella speranza di trovare che cosa? Coraggio e conforto. Ebbene non trovò nè l’uno nè l’altro, bensì una trave di due e più quintali che per il vibrare delle esplosioni si posò in modo silenzioso, ma non per questo più indolore, su quel petto che mai mi allattò.

La tragedia si consumò lentamente da sola. Gli altri se ne stavano uscendo felici e spensierati per lo scampato pericolo quando il mio primo vagito... qualcuno di essi, basandosi su quale strampalato principio scientifico proprio non si sa, con sicurezza affermò che fu la pressione di quella trave a sospingermi fuori dal grembo. Qualcun altro: "La pensavo ancora tutta assorta in preghiera... ". Bugiardi! Si erano semplicemente dimenticati di lei. Tutto qui.

Le dita le erano rimaste talmente intricate che, nonostante gli sforzi ripetuti, i becchini furono costretti a calarla nella bara a mani giunte, schiacciate sul petto, per sempre così. (mostra la posizione. Prende fiato)

Questo mia madre.

Mio padre invece, "Oh patèras mu", antinazista incallito, si era arruolato - come non si sa! - nelle gloriose brigate a cavallo polacche. Quelle famose brigate che, con lo sprezzo del pericolo tipico dei valorosi, dei disperati e - ahimè! - a volte degli sprovveduti per non dir fessi, si scagliarono a rotta di collo contro gli allora modernissimi, efficientissimi e di durissimo metallo, panzer tedeschi, sostenute soltanto da una buona dose di coraggio e di... di biada! Lancinante... oooh quanto lancinante fu lo scricchiolare di quei garretti. E' proprio vero: la storia dei popoli e delle sue disparità, a volte disarma, svilisce.

Finì... - e come altrimenti avrebbe potuto finire la propria esistenza un tipo entusiasta così? - con un colpo di pistola alla nuca, con altri quindicimila ufficiali polacchi, pigiati come sardine dentro fosse comuni, in un massacro dapprima attribuito ai tedeschi, e che solo dopo invece poi...

"Povera stela! Propri lù", comunista convinto oltre ogni ragionevole limite, ritrovarsi negli ultimi istanti della sua vita, nudo, avvilito, davanti a quella - perlomeno sino ad allora - tanto "agognata divisa" dalle "còchina astràchia", dalle rosse stellette. E il sapere che siano stati i nazisti, comunisti, russi, americani o giapponesi è fondamentale, lo so, ma poco mi consola: gli occhi suoi belli, mi dicono "trasparenti e puliti come l'acqua marina", personalmente non ho avuto mai la felicità di poterli vedere. (silenzio)

Quale bizzarra coppietta! Mia madre aveva riposto tutte le sue speranze nelle mani della fede. Mio padre in quelle delle politica. Due strade in apparenza diametralmente opposte che però andarono a ricongiungersi molto in fretta in un luogo comune: il camposanto, "gran bidone finale!".

Aaah delusione... figlia unica e malvagia della speranza:

"Io, orfana, di una sola madre dal nome reboante e tetro - guerra! - figlia sono". "Eghò, orfani, miàs monàha mitèras meto stofòndes che scotinò ònoma - polemos! - còri ìme!".

 

 

S C E N A III

IN COLLEGIO: "CORVO MALEDETTO E NERO"

 

ANGHELOS In collegio... in collegio, ogni sera, per un'ora e a volte, come punizione, anche più, prima di coricarsi, immancabilmente "le sacre letture!" Con il freddo, la fame, la stanchezza.

Guardavo le mie compagne sull'attenti a fianco del letto, ossute, sfinite... sfiancate... Ed era talmente tanta la pena che provavo nel vederle che non mi sfiorava l'idea di essere anch'io, ridotta come loro, lì per lì per svenire, per crollare... (sta per scivolare a terra)

 

ANGHELOS/MADRE SUPERIORA "Giù le calze!".

 

ANGHELOS "(si ridesta) No! Non dormivo! Ho... socchiuso gli occhi per concentrarmi meglio sul significato profondo delle parole".

 

ANGHELOS/MADRE SUPERIORA "Eppure che le regole le conosci. Per ogni bugia... dieci? Dieci vergate di... di? Di più".

 

ANGHELOS "La prego...".

 

ANGHELOS/MADRE SUPERIORA "Prega quando si deve, non quando ti va! Giù le calze".

 

ANGHELOS "Sulle piante dei piedi... no... suora... ".

 

ANGHELOS/MADRE SUPERIORA Quante volte te lo devo ripetere? Madre! Madre mi devi chiamare! Non suora! (come se picchiasse) Madre! Madre! Madreee!"

 

ANGHELOS Ahia! Ahia...ahiaaa! No! Suora sei e suora rimani! Madre no! Madre mai! (ascolta attonita. Poi)

"Non è veeerooo! Nel mio cuore lei mia madre non è mai morta! Tu piuttosto, tu corvo maledetto e nero sei morto! Tu, che non sei mai stato vivo! Tu che del bene più prezioso che la vita ti abbia donato - quello di poterla a tua volta ridonare - ne hai fatto profondo scherno. Terribile offesa! Picchia, picchia pure... picchia forte se vuoi. Un giorno potrei anche cedere e chiamarti con quel titolo che non ti appartiene. Tanto comunque... il tuo ventre rimarrà secco, vuoto. Come arido fiume sardo d'estate, solo ciottoli, ciottoli bianchi, ciottoli bianchi levigati e tondi. E ragnatele, ragnatele... imene e ragnatele! (Pausa)

Madre. Madre mia vera dove sei? Avrei bisogno che il tuo caldo respiro allontani da me mostri e draghi. Che una tua dolce nenia per una volta, per una notte soltanto, addormentasse serene le mie membra sempre tese.

Così giovane e già segnata di piaghe. Sotto i piedi e nel mio... il mio cuore come giocattolo di latta, appena costruito, già calpestato e rotto, sanguina, sanguina e sanguina... Chi? Chi riuscirà mai a rimarginare questa ferita?

 

 

S C E N A IV

DHEN THAPREPE NAHA PEDHIA’.

NON POTRO’ AVERE MAI FIGLI

 

 

ANGHELOS (stringe fra le braccia un piccolo secchio) Non potrò... né dovrò... avere mai figli. "Dhen thàprepe nàha pedhià!". Non potrò né dovrò avere mai… o meglio, non avrei dovuto aver figli. Sapevo che sui loro riccioli innocenti - come lava incandescente - si sarebbe riversato tutto l'affetto e l'amore che a me era stato negato; sapevo che li avrei sommersi di baci, di carezze, di ogni tipo di attenzione; sapevo che la paura di perderli mi avrebbe giocato un gran brutto tiro; sapevo che li avrei protetti in modo ossessivo, stringendoli forte, forte stretti al mio petto sino a far loro del... (si avvede che sta schiacciando troppo forte il secchio. Allenta la presa). Sapevo.

Non avrei dovuto aver figli, ma quando un desiderio arde serrato troppo a lungo dentro il cuore, prima o dopo le sue fiamme si sprigionano alte e divampano in ogni dove, pure nella mente e "la ragione di cenere si fa!". Non avrei dovuto, "Dhen thàprepe nàha pedhià!", ed invece...

Per prima cosa scelsi un uomo chiamato marito che nulla contava per me se non per i soldi che aveva. Poi... poi... finalmente il mio Pietro... (culla dolcemente il secchio) Appena nato, sembrava che tutto potesse scorrere in modo sereno e tranquillo. Ma ben presto quei sibili e quei boati tornarono a tormentare il mio già sin troppo esile sonno. Non c'è pace, non ci sarà mai pace né fuori né dentro di me.

 

ANGHELOS/MARITO Che ci fai qui in cantina, con il bimbo, al buio a quest'ora di notte?

 

ANGHELOS Spegni la luce! Sei pazzo? Non hai sentito l'allarme? Fuori c'è il coprifuoco! Sì lo so che i sibili e i boati sono ancora lontani ma bisogna premunirsi prima che sia troppo tardi! Non credi?

 

ANGHELOS/MARITO Ma quale allarme? Quali sibili? Quali boati? Quale coprifuoco? Ma che stai a dire?

 

ANGHELOS Non senti? Fai finta di non sentire! Oppure é il tuo lavoro che ti assorbe e ottunde a tal punto che...

 

ANGHELOS/MARITO Ridestati dalle tue ossessioni. I sibili e i boati esistono solamente nella tua mente sconvolta. Stai passando un momento a dir poco delicato. E' da più di due mesi che ti curo; so… so che scendi qui in cantina ormai quasi ogni notte.

 

ANGHELOS Non è vero. Non è vero...

 

ANGHELOS/MARITO Negare l'evidenza non giova a nessuno. Angela, non ti capisco. Sei una donna piacevole, hai una casa munita di ogni confort, godi di un certo qual agio, hai l'utile e il superfluo. Le amicizie se vuoi non ti mancano, eppure... eppure non ti basta. Io non so più cosa dirti. Cosa darti!

L'unica cosa certa è che a questo tipo di réclame io non ci tengo. (risoluto) La prossima volta che ti scovo ancora venire qua sotto con il bimbo in braccio mi vedrò costretto a rivolgermi a qualche clinica. Ora copri il bimbo, copri anche te e saliamo immediatamente di sopra.

 

(pausa)

 

ANGHELOS (cova la vendetta) "A questo tipo di réclame io non ci tengo"... Réclame lo chiama? Ah, è così che la metti? Appoggio un piede fuori dal letto e salti subito su come un grillo? Hai disseminato di segnali e di allarmi tutta la casa? Sei addirittura riuscito a collegare un cicalino con la porta della cantina? Non vuoi dimostrarti comprensivo? In fondo cosa ti costerebbe lasciarmi scendere giù una volta ogni tanto... magari di giorno. No! L'inflessibilità fatta uomo!

E la guerra che vuoi? E va bene: guerra sia! Dopo non venire a... (sorride) Ma quale dopo? Non ci sarà alcun dopo!

(stringe il secchio con rinnovata forza schiacciandolo a metà) Stai stretto al mio petto. Non piangere bimbo mio! Questi sibili e questi boati? Non ti preoccupare. Io non ripeterò l'errore! Non mi riparerò a pregare in nessun antro basso e buio. Nessuna trave mai penderà sopra di me minacciosa. Non piangere ti ho detto! Il tuo papi? Dorme di un sonno molto profondo, dal quale difficilmente si risveglierà. Non piangere ti ho detto! Sono qua io che ti proteggo. Stai stretto al me, al mio petto. Non piangere...

(con forza bestiale schiaccia il secchio)

 

ANGHELOS/MARITO (mimando una colluttazione per il secchio) "Lascialo! Lascialooo! E’ cianotico! Tu sei pazza. Pazza! (si appropria del secchio) Non mi interessa sapere se quello che hai versato nel bicchiere fosse veleno o sonnifero. Toccherà al giudice stabilire se ti spetta il carcere giudiziario o psichiatrico. Io da oggi di te me ne frego. Scordati il bimbo per sempre. E con lui anche me!".

 

ANGHELOS Nooo... sii buono... in fondo lo sei sempre stato. Se mi togli lui cosa mi resta? E' tutto per me... non puoi...

 

ANGHELOS/MARITO Non solo posso, ma devo! E la legge che mi obbliga a farlo, pena l’arresto. Invece di sprecare fiato raccatta qualche indumento in una borsa. Ho già telefonato, stanno per venirti a prendere...

 

ANGHELOS Hai chiamato la polizia? Brutto, bastardo, schifoso! E' questo il modo di trattare tua moglie? La madre del tuo unico figlio? E va bene! Guarda, prendo una spazzola... tu non immagini quanto so essere perfida io... mi aggiusto un pochino i capelli e... eccomi sistemata! E adesso vedremo chi prenderanno per pazzo, se io o te! Vatti a vedere allo specchio. Quando ti alzi dal letto senza l'aiuto dell'asciugacapelli sembri un istrice! Già me la godo la figuraccia: "Appuntato: mia moglie si rifugia con il bimbo in cantina, di notte per paura delle bombe!". "Paura delle bombe? In tempo di pace? Portatelo via questo matto?". (ride sguaiatamente)

Aaah... che faccia fa ora il tapino? Non te l'aspettavi una sortita del genere! Ti sbeffeggeranno. Ti denigreranno. Sarai additato da mezza città! Perderai prima quella reputazione alla quale tanto tenevi e poi il tuo lavoro! Quel lavoro senza il quale sei un uomo... ma che uomo sei? Preparatelo tu piuttosto un bel baule! Con tanto di cambi di stagione! Il signorino, va ad intentare processi a destra e a manca, senza avere uno schifo di prova, senza avere un - che sia uno! - testimone.

(illusa e perfida) Ho fatto tutto nel silenzio più assoluto. Qui sta la tua fregatura. Nessuno ha udito niente. Nessuno sa nulla. Nessun magistrato potrà mai convocarmi, arrestarmi poi figurarsi! Povero allocco, finirà condannato per calunnia e falsa testimonianza.

 

 

S C E N A V

I GHITONES INE OPOS THA FIDHIA!

(I VICINI DI CASA SON COME LE SERPI)

 

 

ANGHELOS Ma... "I ghìtones ìne òpos tha fìdhia!". I vicini di casa son come le serpi. Si annidano strisciando nell'ombra, dietro le crepe, le fessure, per uscire poi allo scoperto all'improvviso...

 

ANGHELOS/GIUDICE (forte) "In nome del popolo... "

 

ANGHELOS Il popolo, per mia disgrazia, ci sente sin troppo bene! Non c'è bisogno di strillare in questo modo, signor giudice.

 

ANGHELOS/GIUDICE "Non interrompa anche la sentenza o mi vedrò costringerà ad espellerla fuori dall'aula!".

 

ANGHELOS Scusi signor giudice, da quand'è che si può espellere dentro? (ride)

 

ANGHELOS/GIUDICE "Crede di essere spiritosa?".

 

ANGHELOS A giudicare dalle sganasciate che si sono fatti giornalisti, giudici popolari e militi dell'arma presenti si direbbe proprio di sì. Sto zitta! Sto zitta... lo giuro. "La parola a voi della corte!" Nel frattempo noi del cortile n’amo a fasse du spaghi!

Non dia in escandescenze giudice. Se la prenda con il mio avvocato. E’ tutta colpa sua: "Fai la pazza! Fai la pazza! Fai la pazza! Se non ti riconoscono l'infermità mentale sei fritta. Fai la pazza!". Ed io eseguo, le pare? Proceda pure con la sentenza. (...) Non c’è di che.

 

ANGHELOS/GIUDICE (intenzionato solo a finire) "In nome del popolo ecc ecc… la corte di questa assise, letti gli articoli 4 8 3, 4 8 8, 4 7 7... "

 

ANGHELOS Ambo!

 

ANGHELOS/GIUDICE "... codice di procedura penale dichiara: Angela Maria Benedetta Benelli colpevole del reato cui agli articoli 56, 81 capoverso, 5 7 5... "

 

ANGHELOS Cinquina...

 

ANGHELOS/GIUDICE "...codice penale per aver tentato di cagionare la morte del proprio figlio Pietro e del marito qui presente. Imputazione di cui ai capi A e B unificati dal vincolo della continuazione e la condanna alla reclusione di anni diciotto."

 

ANGHELOS (un po’ meno spiritosa) Cazzo, tombola!

 

ANGHELOS/GIUDICE "Visto gli articoli 89, 214 codice penale dispone che l'accusata sia immediatamente posta in casa di cura manicomiale per un periodo non inferiore di anni dieci. La condanna inoltre all'interdizione dai pubblici uffici e al pagamento delle spese processuali".

 

ANGHELOS (riprende la verve) Nooo! L'interdizione dai pubblici uffici no! Il sogno di tutta la mia vita era quello timbrare, timbrare, all’anagrafe, alle poste o negli uffici della Regione! (singhiozza come un clown. Poi di colpo normale, frugando nelle tasche) In quanto alle spese processuali... dovrei avere con me la bellezza di mille... millecentocinquanta... ecco! Milleduecento cinquanta lire! Sempre che non si formalizzi... se vogliamo cominciare a scalare? Si può avere la ricevuta?

 

ANGHELOS/GIUDICE. Prego i tutori dell’ordine di condurre l’imputata dove sanno. Là tutta questa voglia di far la buffona vedrete che di colpo le sparirà. La corte si ritira!"

 

ANGHELOS Dov’è che mi conducono? Non sono un tram! Ehi bei giovanotti perché non ce la filiamo con il cellulare in qualche isoletta... prometto notti fantastiche... ehi! Che modi...

 

 

S C E N A VI

IN MANICOMIO: "THELO NA DHO TO PEDHI’ MU"

(VOGLIO VEDERE MIO FIGLIO)

 

 

ANGHELOS In manicomio: "Thèlo na dho to pedhì mu." "Voglio vedere mio figlio". Lo volevo! Pur di vederlo, ho distrutto tutto quello che... e quando mi hanno levato sotto mano ogni cosa - pensavano di farmi fessa - ... prima i capelli, ciocca per ciocca e poi, senza tenaglie o strumenti, a mani nude... ciak, ciak, ciak: ad uno ad uno tutti i denti… (si togliela protesi) cofì! (se la rimette)

Ad un certo punto, molto più avanti, mi sono... anzi, mi hanno calmata. Non spaccavo più niente, non una ciotola, non un bicchiere. Per forza, non riuscivo nemmeno ad alzarli. "Più pastiglie che pasta!", era questo l'andazzo. Drogata mi hanno. Drogata! Gialle, blu, verdi, bianche... rotonde, ovali, quadrate...di ogni genere e tipo! Fatte ingurgitare all'istante. E guai, guai provare a nasconderle sotto la lingua per cercare poi di sputarle nel cesso.

Il mondo si era dimenticato di me. Io di lui. Fu allora che optai per un amico fidato: "I siopì!", il silenzio! "I siopì plighòni perissotèro aptà loghià". Il silenzio ferisce più delle parole. Per dieci anni (si batte con le dita sulla fronte e sul petto) tutto sigillato nella mia mente e nel mio... io sola con i miei pensieri. Con il mio dolore ficcato dentro, pigiato giù a viva forza. Tutto solo fra me e me. Come un'antica madre nell'orgoglio ferita. In compagnia solo del suo sprezzo e della sua dignità.

A cosa non si sono abbassati - persino picchiato mi hanno - pur di strapparmi di bocca anche mezza parola. Ed invece io muta! Sempre ferma, immobile, stesa su quel letto, con la schiena piagata, con gli occhi chiusi o sbarrati a fissare il soffitto.

(sventola un foglietto) "Voglio vedere mio figlio. Stop!" Avevo scritto su foglietto che di tanto in tanto agitavo. Non mi interessava se la cosa legalmente fosse possibile o meno: "Thèlo na dho to pedhi mu. Stop!". "Voglio vedere mio figlio. Stop!".

E alla fine la mia cocciutaggine... (si mette davanti ad un altro secchio, questa volta più grande) dopo dieci, lunghissimi dieci anni, ha avuto il suo giusto premio.

 

 

S C E N A VII

FIGLIA DEL BOOOM!

 

 

ANGHELOS La prima... la prima parola che riuscii a... a malapena... ad articolare con la bocca quasi anchilosata, con la lingua rattrappita fu: "P... Pi... Pie... Pietro". (...) "Come Gian Andrea?". (...)

"E vuoi che non lo conosca io il tuo nome che fra queste braccia ti ho battezzato? (...) "Zia? Come zia? Aaah capisco... hanno voluto preservarti da ogni possibile... (sospira) Ma perché guardi in continuazione l'orologio? Non sei nemmeno arrivato e hai così già fretta di andare?". (...) "Un televisorino piccolo, piccolo? Non l'avevo notato, fa' vedere. A proposito cosa?". (...) "Perché non vengo io da voi la prossima volta? Dici che se si chiede il permesso lo danno? Cioè... fammi capire, tu vorresti, (...) "ti farebbe tanto piacere" che io venissi a casa vostra invece del contrario? (...) "Tanto!".

Che strano... sembri così... ed invece... (si illude) Oh caro, caro il mio Pietr... il mio Gian Andrea! Ma spiegami: perché ti farebbe così piacere? Zitto! Vediamo se lo indovino. Perché... perché vuoi farmi vedere i tuoi giochi? No. La tua stanzetta? (...) Come quale delle due? I tuoi compiti? Neanche. (...) Presentarmi ai tuoi amici! Men che meno... Fermo, ci sono! Qualcuno ti ha svelato che so inventare e raccontare storie magnifiche come nessun altro al mondo e giustamente ora pretenderesti che... (...)

(incredula) Come? "Con il traffico che c'è a quest'ora, ad attraversare l'intera città, ci si smena... - smena? - più di tre ore e ti perdi che cosa? (...) "I cartoni alla tele? Quelli più belli? Quelli del pomeriggio? Quelli giapponesi?" (...) Oh Santo Dio no! No, non conosco nessun Strombor mostro intergalattico! Conosco te, che in quanto a mostro mi sembra già abbastanza! E che ora... che ora sistemerò per le feste senza l’ausilio di nessuna pistola a raggi infra o ultra..." (Prende di colpo il secchio/bambino come se lo tenesse in ostaggio) Fermi! Indietro! Non un passo di più! Questo è il semplice coperchio di un barattolo di latta ma taglia quanto e più di una lama! Indietro! Non voglio fargli alcun male. Voglio soltanto parlargli... (al secchio) ... il che sarà ancor peggio per te!

(grazie ad alcune sorsate bevute a canna da una bottiglia ingurgita una manciata di pasticche) Tanto per cominciare zia un corno! Zia un bel niente! Se non hanno ancora trovato il coraggio di dirtelo, se si vergognano a farlo... allora stai qui sedutino. (si siede di fronte al secchio posto dinanzi a lei)

E' giunto, mio caro, il momento di scendere da quella bambagia nella quale fino ora - credendo di fare il tuo bene: ah! - ti hanno preservato! Sei cresciutello abbastanza per cominciare a comprendere che la terra proprio del tutto, tutto... diritta, diritta non è, ma che gira quel tantino inclinata che basta per creare il giusto scompiglio, il necessario squilibrio.

Io alla tua età sapevo anche troppo della vita, del mondo, della sua brutalità. Sai come mi chiamavano al mercato, prima di finire all’orfanotrofio? Tua nonna era morta per colpa di una bomba nello stesso momento in cui mi partoriva... e loro, in mezzo a quelle baracche, in quella verità sferzante, schietta, tagliente, sincera... sai come mi chiamavano per prendermi in giro? "Figlia del boommm! Figlia del boom... Figlia del booooommm... ". Ora di qua, ora di là a far commissioni per l'uno e per l'altro, in cambio di qualche spicciolo, qualche frutto, un tozzo di pane... o un calcio nel culo! Ma io, fra quelle montagne di verze, patate, mele, aranci, formaggi, pesci e carni di ogni genere e tipo... io, a metà fra la lepre e l'anguilla - a piedi nudi - correvo, sgusciavo, saltavo, ballavo, cantavo! Quanto ho disobbedito, rubato, picchiato, sputato solo Dio santo lo sa! Sotto il sole e la pioggia, contro il vento. Lì, in quel brevissimo lasso di tempo, lì, sì!, io ero felice! Felice, viva! Viva sul serio! Viva come l'argento! Irrefrenabile e libera come un'onda nel mare, come un refolo di bora improvviso! Io appartenevo al mondo. Lui, il mondo, solo a me! "Nessuno ti fermerà!" gridava... anzi squillava come una tromba una voce forte dentro di me. Nessuno ti... nessuno ti... "

(delusa)... ed invece... ed invece sono state sufficienti due braccia robuste quel tanto che basta per sollevarmi di peso... due braccia di uno stupido uomo con la divisa, armato di un foglio ingiallito con tanto di bollo per togliermi da quel paradiso. "Orfanotrofio io? Quale orfanotrofio? Ma se qui ho cento madri, mille padri! Aiutooo!".

Alle spalle mi ha preso il vigliacco. Altrimenti col cavolo! I polmoni gli avrei fatto sputare! Inutilmente contro i suoi stinchi, duri più del suo cuore, si sono insanguinate le punte dei miei piedi.

"E figlia del boom?". "Dov'è finita figlia del boom?". "Ghe pù". "La xe proprio sparida". Sparita per sempre. Niente più commissioni. Niente più corse, né canti, né balli. Ma chi mai si arrampica più? Addio figlia del booom, hai cessato di vivere come sapevi, come volevi: con allegria. Ti hanno tarpato le ali. Anche al mercato, dopo di allora, non é stato più... non è stato mai più come prima.

(espressamente al secchio) Io, alla tua età sapevo tutte queste cose e tu ancora niente? Eh no, non è giusto mio caro! Ascolta. Io... come dirtelo? Io non sono, come hanno voluto farti credere, tua zia. Io... oh santo Dio, sarebbe stato meglio ti avessero mozzate le orecchie piuttosto di dover udire quello che ora... Vedi, tua madre... la tua vera madre... (viene interrotta) (...)

(Una autentica belva) Nooo! Quella rimasta in casa a cucinare è soltanto una lurida sguattera! Tua madre, tua madre... (si toglie la parrucca. E' calva) Cuccusettete! Eccotela qua la tua bella mammina! Non ti piace? La preferisci... (si leva la dentiera) Cofì fono fovfe più gvafiova? (ride la sciagurata. Si rimette la dentiera) Non è di suo gusto? E come la preferiva il signorino? Dalle fluenti chiome biondo platino? Più slanciata? Più tedesca? Più fata? Tu, giustamente dirai: "Ma perlomeno quelle orrende cicatrici potresti...", lo so, non è un gran bel vedere. Il fatto è che io la richiesta è da mo’ che l'ho inoltrata, ma la mutua, allo stato delle cose, i soldi per la plastica non li passa! E del resto mia gioia, mio cuore, esclusa questa in mezzo, la più profonda, modestamente procurata da sola, tutte le altre... Scommetto che non sai nemmeno come si chiama questo posto! (...)

E difatti non è una casa di cura per anziani. Ma un manicomio. Manicomio, che altro non sarebbe che quel posto nel quale si rinchiudono a forza quelle persone alle quali il cervello o: A) Non funziona del tutto, o B) Sin troppo bene. Ad esempio, quando eri piccolo, queste mani, che bada bene appartengono a quello stesso corpo nel quale per nove mesi sei stato gelosamente custodito, hanno tentato di... (fa il gesto di strozzare) e poco importa alla fine, se nel loro orribile intento, abbiano strozzato forte o meno.

Ma cos'è quella faccia? E' tutto il miele fin qui ti hanno fatto ingurgitare che tutto d'un tratto si trasforma in sale? Brucia? Oh povero il mio cocco... "La stanzetta? Quale delle due?", come c'è rimasto male. La madre, purtroppo per te, non è come un orologio, una maglia, un paio di scarpe o un cartone animato alla tele; non la si può vendere, comprare o cambiare a seconda della marca o del programma più in voga. Né tanto meno andando a frugare con il telecomando fra le varie "Miss buonasera"! Il cielo quella ti ha dato? Quella rimane! (altra sorsata con pasticche)

Ora tu finalmente sai. E di conseguenza puoi anche scegliere. Io per conto mio ti dispenso da ogni possibile obbligo. Cancella pure questa data dal calendario. Fai come se non ci fossimo mai incontrati. Puoi, perché no, è più che normale, vergognarti di me e lasciarmi per sempre qui dentro. Tu sei libero. "Eléftheros!" Libero! (ride) Tanto comunque tu la sistemi la cosa... comunque vada a finire, io - sì io! - sono stata anche quando non c'ero, sono e per sempre sarò... la tua sola, unica, madre! Da questo vincolo non ci si stacca. Di questo vincolo non ci si disfa in fretta.

Il tuo televisorino queste cose non le spiega. Guardati, guardati, ti hanno addobbato di mille colori sgargianti di fuori perché dentro predomina il grigio. Tu che a differenza di me avresti potuto vivere e ci hai rinunciato o t'hanno fatto rinunciare. Che ti hanno ucciso nel modo peggiore: lasciandoti in vita sì, ma abulico, asettico, spento... svuotato di ogni passione, di ogni sentimento.

(ha perso ogni forma e sostanza di buon senso) La visita alla zietta si è rivelata un po’ più movimentata del previsto, convieni? E tira su la testa quando ti... (rifila uno scapaccione al secchio ma rimane basita)

Che ti prende? Perché piangi ora? (...) Vuoi che continui a parlare e non mi fermi? Ma se quello che dico va contro di te e ti ferisce? (...) Come? E' la prima volta... che piangi di lacrime tue? Di lacrime vere? Che anche se brutte sono le prime reali emozioni che provi? Oh caro... caro il mio Pietro, ora sì che finalmente... caro, caro... (stringe il secchio con ardore) Io lo sapevo. Lo sapevo! Che mentre ero qui rinchiusa, là fuori un'altra guerra, strana, di tipo nuovo, senza sibili né boati... solo un brusio continuo ed inquietante di antenne e motori... senza spargimenti di sangue... stava, non per scoppiare, ma "subdolamente" per... eeeh ma il sangue è sangue e al sangue non si comanda!

(senza urlare ma in pieno stata di esaltazione) "Ho nostalgia della guerra. Quella vera! Anche se la più vera è quella terza mondiale attuale. Ho nostalgia di quella guerra fatta di bombe e sangue e non di spot e canali! Ho nostalgia di quella guerra dove uno può dir di aver vissuto anche se muore! (Si accorge di aver stretto troppo forte il secchio e di averlo letteralmente schiacciato a metà fra le sue braccia. Lo lascia cadere inorridita)

Aaah! Madonna santa che ho fatto? Allora il mio é proprio un vizio. (Non sa con chi prendersela, protende il coperchio di latta con rinnovato furore)

Spero che sarete soddisfatti? Ora che siete riusciti a farmi macchiare del più orrendo delitto di cui una madre possa macchiarsi. Assassiniii! Voi che fin dall'inizio non avete fatto altro che ordire questa orrida trama! Preparatevi! Preparatevi tutti! Tu dottore; voi infermieri; tu padre inetto, che solo del produrre sei riuscito ad inebriarti; tu prete che troppo spesso ti sei fatto tentare dal miele dei forti: il denaro! Preparatevi anche voi, giornalisti necrofili, voi che senza ritegno o decoro, armati di flash, telecamere, a spintonate, persino la morte, persino la quiete del sacro regno dell'Ade avete osato profanare, precipitandovi come iene e avvoltoi ovunque vi fosse qualcosa da... da piluccare. E anche voi; forze dell'ordine e della? (sana risata) "Giustizia?"... ah ah ah!

Questa volta il giudice non potrà essere clemente. Tutti insieme in una cella interrata e profonda. Soli con i vostri delitti, con i vostri rimorsi! E non, come nel mio caso, per qualche anno o decennio: ma per i secoli dei secoli, amen!

Ma naturalmente....

 

ANGHELOS/GIUDICE Riscontro con piacere che il suo comportamento è diventato molto più tranquillo, più mite, più civile...

 

ANGHELOS Fatti gli affaracci tuoi e leggi la sentenza che ho voglia di andare fuori da questa aula schifosa.

 

ANGHELOS/GIUDICE "In nome del popolo... eccetera eccetera, letti gli articoli 483, 488, 477... ai capi A e B uniti dal vincolo della continuazione... ".

 

ANGHELOS Insomma altri venti, quasi trenta anni. Trent’anni consumati, interamente, fra le mura e camerate di un manicomio. (silenzio) Interamente. (silenzio) Proprio interamente no. Solo una mezza giornata di permesso speciale, come potrei dimenticarla, passata fuori, perché - data la buona condotta - "perché spetta anche a lei, in quanto anche essa individuo, il diritto di godere della libertà e della felicità consentite a tutti gli altri esseri umani". Un permesso... "speciale" di poche ore. Tentativo andato subito male. (Ripete parecchie volte la stessa frase "Buongiorno! Un litro di latte ed un etto di burro. Grazie". Si fa coraggio, entra)

 

ANGHELOS Buong... 'ndì! Un lit...un litr, unlitrdil...dilt...ed un ett... un ett di bu... unettdibr...unlitrdil...unettdibr (Delle monete le scivolano di mano. China la testa, piange e porta entrambe le mani all'altezza sul pube)

 

ANGHELOS/CLIENTE 1 "Ma cosa dice? Non si capisce niente!".

 

ANGHELOS/CLIENTE 2 "Guardi che le sono cadute le monete di mano..."

ANGHELOS/CLIENTE 3 "Oh Madona santissima. Fate in fretta, andate a prendere uno straccio. Altro che monete cadute a terra: si è pisciata addosso".

 

ANGHELOS/CLIENTE 2 "Proprio in mezzo al negozio. Povera creatura, è proprio conciata".

 

ANGHELOS/CLIENTE 1 Non è per dire ma si vede subito che non è normale, io non so perché lasciano girare libera certa ridotta gente così!

 

ANGHELOS (ferma nella posizione di chi se l’è fatta addosso. Dopo alcuni secondi) Mezz’ora di libertà che si è trasformata in mezz’ora di incubo. Ma... inutile stare qui a rivangare. (raccoglie le monete) Anche perché ora, oggi come oggi, mi sento molto in forma, fortunatamente sto bene. E' tutta acqua passata. Acqua passata che ormai non mi tange né tocca... Aaaah! (L’alcool, le pasticche o il ricordo sortiscono questo effetto: porta la mano al cuore e si piega in due, in ginocchio, per il dolore. Rimane a lungo, immobile, in quella posizione. Piange a dirotto)

Quanto, quanto male... quanto male mi hanno fatto... oh Dio mio, quanto!

 

 

S C E N A VIII

SE CANENA IDHOS EXUSSIAS

IME EDHO’ GHIA’ NA CATHARISSO

 

 

ANGHELOS (Dopo un bel po' si riprende e si mette a pulire mestamente)

"Se canéna", a nessun, "se canéna ìdhos exussìas", a nessun tipo di potere, di qualsivoglia natura o specie; "se canéna" a nessun tipo di potere spirituale o temporale del passato più recente o quello più remoto; a nessun, "se canéna", a nessun, tipo di potere, nemmeno al più spietato e feroce è stato mai concesso, come a quello sordido, attuale in corso... il privilegio perfido e raro di infiltrarsi attraverso le fitte maglie della ragione per andare ad insinuarsi negli anfratti più reconditi e nascosti dello spirito umano nel bieco tentativo di: A) Minare. B) Costringere...C) Mutilare, le ali della - a seconda di come la si preferisca chiamare - fantasia o follia? E del suo libero, poetico vagare. Ah! potenza della persuasione. Gli spazi si sono notevolmente contriti. Quasi del tutto... vanificati.

Ed é per questo che io sono qua... (apre alcune vetrate in alto. Due o tre chiazze colorate vanno ad illuminare la scena. Intorno a lei c'è tutto l'occorrente necessario per le pulizie: scope, ramazze, stracci, un paio di secchi) In questa immensa cattedrale! Luogo di antichi incontri, di sacri riti, dalle possenti, levigate, secolari, marmoree colonne! In questo posto dove le canne dell'organo vibrano alte. In questa vastità nella quale mi perdo del tutto, ma proprio per questo anche del tutto mi ritrovo. Io sono qui in compagnia della mia fede e del mio profondo, cementato, senso del sacro!

Io sono qui a pulire! "Egho ìme edhò ghià na catharìsso!". Io sono qui a pulire, per bene. E in profondità!

(Incomincia a pulire. Sibillina) Fra pochi giorni, in questa cattedrale, per la prima volta nella storia della televisione mondiale, tutte le nazioni tutte, saranno simultaneamente collegate per la più importante cerimonia, che la storia dei popoli avrà mai a ricordare. Nello stesso giorno e luogo - qui! - due riti così differenti fra loro:

A) Un funerale! Quello dell'"Ultimo grande imperatore", per alcuni, "truce e bieco aguzzino per i più".

Che tra l'altro, seguendo un copione più volte già felicemente collaudato, non è vero, non è vero che l'Imperatore sia morto da poco. Da mesi e mesi, come selvaggina, è lungo steso nel freezer, in attesa di una festa degna per la sua commemorazione. Nel suo per tradizione bianco vestito, più che scongelato, sarà letteralmente, dai potenti riflettori collocati dalle tivù di ogni stato, rosolato, cotto a puntino, per essere servito a tavola prima del telegiornale o immediatamente dopo le ultimissime "news". Ad ogni brava famigliola, piccoli avidi cannibali compostamente riuniti a cena attorno al tavolo e di fronte al nuovo "totem-tivù", verrà elargita la sua giusta razione. Un solo quesito: come antipasto o dessert?

Altro che profumino, fetidi miasmi esalerà fra la calca astante il suo corpo. E solo una bara in precedenza opportunamente ben pressurizzata, impedirà agli illustrissimi ospiti di esprimersi nel modo a loro più confacente e congeniale: a conati!

A) un funerale, B) Un battesimo. Quello di quella bambina africana strappata agli stenti e alla fame, che diverrà simbolo, mascotte - con relativo sfruttamento di immagine - per questo nuovo organismo mondiale di cui tanto si parla e in nome del quale poco o niente si fa. Organismo al quale ovviamente hanno aderito tutte le nazioni in un programma comune a difesa "della natura, delle minoranze etnico-linguistico-religiose" e soprattutto "contro l'alcol e? (ridendo sguaiatamente e sorseggiando da una bottiglia ingurgita una manciata di pillole) ... contro l’alcool e la droga!". (si fa seria) Perché la televisione come droga è cosa leggera? Non dà assuefazione, stordimento, dipendenza o altro? Si azzardino a toglierla allora. Ipocriti, come al solito, della più spregevole e abbietta delle speci.

 

A malapena, salveranno qualche balena,

qualche boschetto, qualche ragno raro.

Qualche pigmeo nano lo renderanno civile e schiavo.

Mentre la distruzione, quella vera e totale

ora sotto falso nome di imperdonabile distrazione

ora sotto falso nome di fatale umano errore,

continuerà imperterrita nella sua ribalda corsa,

petroliere e petroliere contro gli scogli,

centrali su centrali nucleari, guaste…

continuerà imperterrita a trionfare.

 

Non appena la nostra scura mascotte sarà cresciuta e nelle sue forme si sarà bellamente tornita... ben dritte e tese le orecchie dovrà rizzare. Da innumerevoli "premurose" e "disinteressate" attenzioni si dovrà ben guardare. "Oooh come sarà dolce da corteggiare ma ancor più dolce risulterà il poterla traviare". (molto incisivo) Come a dire che...

 

Noi, paesi maestri nell’arte della penetrazione e del depredare

A quelli del terzo mondo siamo costretti ad accostarci

E’ lo stesso marciume nel quale sguazziamo

A sospingerci inesorabilmente verso di loro.

 

Aaah, era meglio per te perire di stenti, in Africa, sporca negretta,

Che almeno lì, forse, saresti cresciuta e morta pulita.

 

Che se un giorno, malauguratamente, comprenderai fino in fondo l'uso che è stato fatto di te, della tua miseria, del color della tua pelle, a scudo di quali interessi è stato adoprato... allora sì, allora sì che non ti rimarrebbe altro che di annegarti in quello stesso alcool o finirti con quella stessa droga contro i quali – alcool e droga ! – contro i quali ti avevano eletta ed elevata, a tua insaputa e tuo malgrado, a estremo baluardo.

Funerale/battesimo: immagini che solcheranno "Tin ghi che ton uranò; ton uranò che tin ghi!" il cielo e la terra, la terra ed il cielo! Immagini che verranno trasmesse persino in quelle due navicelle spaziali che da più di tre anni stanno circumnavigando nello spazio per "rilevamenti scientifici tanto importanti quanto segreti".

Per dar meglio fiato alle trombe sempre pronte della propaganda, a questa squallida fiera delle buone intenzioni, accorreranno anche le più acclamate star del cinema, dello sport e della canzone. E’ prevista pure una gran chitarrata finale con tanto di braccia levate di scimuniti, che mano nella mano, ondeggiando ritmano, in coro:

"Libertà per i popoli oppressi!"

quando fra i più oppressi

- ma come fanno a non accorgersi? -

sono proprio loro.

Su jet personali o militari, e quindi fin qui scortati da macchine superblindate, tutti gli artisti invitati arriveranno con in tasca contratti e sponsorizzazioni pluriennali già pronti per, fra un'elargizione ed un'altra, fra un'opera di beneficenza ed un'altra, in un fiume di bla bla bla in piena... pronti per essere iperbolicamente firmati, suggellati e vidimati da scaltri notai dell'alta finanza internazionale.

Si mormora che a suggellare l’intera manifestazione, celebrando la Santa Messa, verrà niente meno che... proprio lui... in diretta, la vera grande star Sua Santità in persona, dal vivo, in carne e ossa, con tanto di Parkinson ed efisema polmonare incluso!

Oh... già mi immagino i giornali: "Una spaventosa ecatombe senza precedenti! Mentre il terrorismo internazionale esulta per la sua nefasta vittoria, la terra attonita piange le sue menti ed i suoi figli migliori". "Con l'intera copertura dell'antica cattedrale crollano anche le speranze per un mondo di pace." "Posti in stato di all'erta gli eserciti delle superpotenze. Solo il Giappone si oppone ad un summit comune". "Primi contraccolpi internazionali: tentativi di colpo di stato in Asia Minore, Africa centrale...". "Sul fronte delle indagini posti in stato di fermo quattro anarchici svizzeri. Pesanti sospetti gravano sull'orga-nizzazione pacifista dietro la quale si celavano!"...

Stampino pure quello che vogliono. Terrorista io? Anche se la maggior parte di coloro che si fossero trovati di fronte alle avversità alle quali io mi sono trovata avrebbero desistito - tantissimi per molto meno già lo hanno fatto! - lo lascerò scritto per bene: alla sottoscritta Angela Maria Benedetta Benelli la fede ed il senso del sacro non sono mai venuti a meno! Scettica no. Scettica mai! (impugna la scopa) E difatti eccomi ancora qua, al mio posto, per l'ennesima volta in prima fila. Pronta a battagliare contro tutto e tutti! Sino all'ultimo istante, sino all'ultimo tenue sospiro.

 

 

 

S C E N A IX

SALMO 58

 

ANGHELOS Terrorista io? (scuote il capo) Io non ho fatto altro che seguire "quella voce" che proprio qui, il secondo giorno, primo di lavoro effettivo... ancora tutta sbigottita dalla vastità di questo luogo, dove ci si sente osservati anche quando si è soli, dove anche lo strofinio silenzioso dello straccio si trasforma in rimbombo... proprio qui, mentre il vibrato dell'organo... (leggero vibrato di organo) come adesso, si espandeva leggero... "quella voce" da pretino, che mai più ho udito... come scheggia appuntita nel mio cuore e nella mia mente si è andata a conficcare...

 

ANGHELOS/PRETINO

Parlate davvero con giustizia, o potenti?...

 

ANGHELOS Ma chi è?

 

ANGHELOS/PRETINO

Rettamente giudicate? No, che nel cuore commettete iniquità!

Le vostri mani fanno pesare la violenza su tutta la terra.

Traviano gli empi sin dal seno materno.

Si pervertono i bugiardi fin dal seno della madre.

O dio spezza loro nella bocca i denti!...

 

ANGHELOS Perché... perché queste parole, come potente magnete, attirano la mia attenzione?

 

ANGHELOS/PRETINO

Schianta, o Signore, le loro zanne di leoncelli!

Spariscano come acqua che si dilegua.

Se lanciano frecce siano spuntate.

Siano lumaca che chiudendosi in sé sparisce!

Come aborto di donna che non vide il sole...

 

ANGHELOS Oh mio Dio... la vista... la vista mi si offusca. Sulle gambe più non mi reggo... lo straccio si è fatto di marmo e non mi riesce più di spostarlo nemmeno di un dito.

 

ANGHELOS/PRETINO

Si rallegrerà il giusto nel veder la vendetta.

Nel sangue dell'empio si laverà i piedi!

Dirà ognuno: c'è ricompensa per il giusto.

C'è un Dio sulla terra."

 

ANGHELOS Spezza loro nella bocca i denti?", "Nel sangue si laverà i piedi?". Fatti vedere! Da quale pulpito parli? Dove ti nascondi? Rispondimiii! Chi sei tu che osi profanare con queste parole immonde di sangue questo luogo di pace? E da dove, da dove le hai imparate? Rispondi! (...)

Come? Se questa è una spiritosaggine è di pessimo gusto. Da un salmo? Dalle antiche scritture? No. No, sui muri lerci e sozzi delle città contaminate! Forse. Oppure dall’opuscolo farneticante di qualche orrendo gruppetto o brigata. (estrae di tasca una piccola Bibbia) La Bibbia io la conosco. Saprei citarne a memoria passo per passo, senza averla mai letta. (sfogliando) Questa l’ho conservata dai tempi del collegio, ma fa lo stesso, tanto un pezzo come questo qui dentro non c’è. Perché se ci fosse stato, le suore ce l’avrebbero letto. E se ce l’avessero letto... a quei tempi tutto un continuo pregare-credere-obbedire-combattere, pregare-credere-obbedire-combattere... un pezzo così avrebbe fatto il suo giusto scalpore. (ascolta attento)

(...) E sentiamo, di quale salmo si tratterebbe? (...) Il cinquantotto? (ride e sfoglia) Bene vediamo, così poniamo termine a questa penosa discussione. Ecco... (basito) Ma non è possibile... strappata! Perché mai uno dovrebbe strappare una pagina... la sola! A che scopo?

(esce e rientra con una Bibbia enorme) Questa è sicuramente completa. Da qui non si scappa... Cinquanta, cinquantadue... cinquantasei... sette... ecco qua, finalmente... salmo 58! (legge sorpreso) "... spezza loro nella bocca i denti?... zanne di leoncelli... Nel sangue si laverà i denti?". Ma allora... allora esiste sul serio il salmo cinquantotto: "contro gli ingiusti magistrati ed i potenti". (riposa deluso la Bibbia grande).Allora c’è, c’è chi... (indica in alto) ed è proprio Lui che lo fa... è lui che ci esorta a impugnare le armi e... (impugna la scopa e riprende a pulire di gran lena, con forza. Poi si ferma di colpo)

Quello che però io mi chiedo è: ma fra miliardi e miliardi di esseri al mondo, la persona sulla quale dovrebbe ricadere la terribile responsabilità di far subire agli eventi della storia un mutamento così brusco... la persona che dovrebbe far crollare l'intera copertura di questa cattedrale, sulla testa non di uno sparuto gregge di turisti tedeschi, americani o giapponesi... no! Sulla testa di tutte le più potenti, importanti e - ahimé - protette personalità della terra intera... come se il destino, gli astri e le forze del cielo si fossero riuniti e avessero deciso: "Tu!" Io? Così esile, minuta, esposta come sono alla più impercettibile variazione d'umore, io, "Eghò" dovrei... "Sì, proprio tu!". Ma nemmeno ad un membro dell’IRA, dell’ETA, delle BR della Bader Meinhoff, o al più esaltato fondamentalista islamico, nemmeno al più esperto e scafato terrorista nel ramo riuscirebbe in una simile, proibitiva, impresa. Figurarsi se io da sola, perché di aiuti qui non se ne parla... vero? (attende inutilmente una risposta) No, no... mai potrei...

(silenzio. Ci rimugina sopra) Oddio... d'altra parte però se uno viene chiamato in causa per una missione... - perché sia ben chiaro che di missione si tratta! - così importante, sulla soglia dell'estremo sacrificio, del martirio assoluto... beh, modestamente devo ammettere: da quando ho cominciato ad accarezzare sul serio l'ipotesi di portare a termine questo progetto sono stata io stessa la prima a stupirmi del sangue freddo che mai e poi mai avrei sospettato di possedere. (si rimbocca le maniche e riprende a pulire di buona lena)

Da domani, tanto per fare un esempio, anche la ristrettissima cerchia di persone alle quali sarà consentito di accedere ancora nella cattedrale, fra le quali ovviamente la donna delle pulizie, cioè io, dovrà sottoporsi a minuziosissime perquisizioni effettuate con cani, metaldetector e con l'ausilio delle più recenti e sofisticate strumentazioni fornite dai laboratori dell'antiterrorismo mondiale? Giusta precauzione! Tanto i riccioli sono solo da spazzolare; al costume basta un piccolo rammendo; delle ali di cartapesta deve solo asciugare la colla; il timer, la spoletta e l’esplosivo è da un pezzo che sono a posto.

(si accarezza il ventre rigonfio, in modo innaturale) Vero? Vero bimbo mio bello? Fatto e voluto con tutto l'affetto e l'amore di cui sono capace, ma soprattutto... (da sotto il vestito estrae il pacchetto che le donava un innaturale rigonfiamento) ... soprattutto con la giusta e dosata miscela di: acido nitrico, solforico, glicerina addizionata con nitroglicole e quindi gelatinata con... Mancano pochi giorni per il tuo candido parto, ma per il momento non ti agitare! Non è proprio il caso. (rimette al suo posto il pacchetto)

 

 

 

 

 

S C E N A X

UNA LUNGA SERIE DI COMBINAZIONI, COINCIDENZE... FATALITA’

 

 

ANGHELOS Quante volte mi sono detta: "Angela, lascia perdere. Ma di cosa ti immischi? Sono cose più grandi di te. E' impossibile, Angela! Impossibile!"

Già. Ma... ma Lui, l'impossibile, se posto al cospetto del... che lo si voglia o no, faccia piacere o meno, la mia vicenda ha sicuramente del miracoloso... e l'impossibile, Lui, se posto al cospetto del miracoloso rivela tutta la sua impotenza e cala impietosamente le braghe.

E difatti quando tutta una serie di combinazioni, di coincidenze, di fatalità... (profondamente assorto) ma quale forza tremenda, si cela dietro queste parole?... (piccola pausa di riflessione poi si riprende) quando tutta una serie di coincidenze, combinazioni e fatalità hanno cominciato a ruotarmi intorno come... come ad esempio il trovare lavoro proprio in questa cattedrale nello stesso periodo e luogo della Gran Cerimonia funerale/battesimo; aver sentito la predica del pretino, quel salmo, il cinquantotto; e da dove mi è venuta l’idea di sostituirmi ad una delle statue di angelo sospese là in alto nel vuoto, ad una spanna dalla trave portante? Da un abito da carnevale.

(delirio e sessuofobia qui giungono al limite) Il carnevale! Uomini vestiti da suore; donne da preti, è una festa che ho sempre detestato. Eppure quest'anno... sarà stato il gaio vociare dei bimbi provenire dalla strada, sarà stato il sole che in febbraio riscaldava più che d'agosto... o perlomeno all’inizio, quando mi sono precipitata fuori, perché appena ho cominciato a ballare per strada con un ragazzotto niente male - con il quale ho intuito che avrei danzato fino a notte inoltrata, fino sopra le stelle... - d'un tratto, in meno di cinque minuti, proveniente non si sa da dove... si è levato un temporale terribile; nubi basse, nere come la pece, sospinte da un vento gelido che penetrava le ossa, che in un istante vecchi e bambini ha letteralmente sollevato di peso e scaraventato lontano. E pioggia, pioggia a cataratte! Con gocce grosse come pugni, ma soprattutto... non d'acqua dolce, non d'acqua piovana no, ma salate! Salateee! Altro che pioggia! Altro che gocce! Quelli erano inconfutabilmente grossi lacrimoniii!

"Ma porca di una miseria sozza schifosa... " mi son detta "perché se per una volta, una volta soltanto, che io quaggiù decido di lasciarmi andare senza limiti o freni, o cerco perlomeno di farlo, lassù un altro che nemmeno conosco, si dispera fino a piangere a dirotto in questo modo?

Dove sta la miracolosa coincidenza in tutto ciò? Nella scelta dell’abito di carnevale dicevo. Principessa, strega o fata Morgana? Niente di tutto questo; dell'unico abito trovato in soffitta. Identico, identico, solo non di legno ma in stoffa ovviamente, ad uno di quelle statue lassù. Statue fra le quali, fra pochi giorni in occasione della Gran cerimonia, sostituendomi ad una di esse, fra esse, perfettamente immobile - e imbottita - mi confonderò.

Solo con il senno del poi... posso ora affermare che mi è andata più che bene. Quel ragazzotto con il quale avevo cominciato a ballare, in un bar puzzolente di aliti fetidi di vino, birra e grappa, dove ero entrata a ripararmi, dopo, da vicino e meglio, l'ho rivisto. Prima, fuori, non l'avevo notato l’occhio strabico; il labbro impercettibilmente leporino e i denti? Per lo più marci, quei pochi; una gamba, mentre ballava aveva simulato in maniera perfetta, sifula; e volgare! Soprattutto volgare: (imitando un ubriacone) "Finalmente potremo svelare l'arcano mistero degli angeli e del loro sesso. Ovvero se siano maschietti o... tanto a me stasera, negli stati in cui mi ritrovo ve bene di tutto amore... anche gli animali!" (imita una risata sguaiata)

Nonostante i tacchi e lo smalto alle unghie che avrebbe potuto far pensare a qualcosa di gentile le mani erano ben dure e callose. Tipiche da manovale e difficili da tenere lontane. (si riprende)

Altra miracolosa coincidenza, fatalità, combinazione? Il fidanzato. Calma! Fidanzato un corno! Fidanzato un bel niente! Fidanzato per modo di dire! Era lui che faceva di tutto pur di... non io! Più brufoli che capelli! Grasso e grosso più di un maiale! Così ripugnante che nemmeno quando mi ha detto il lavoro che faceva lo stavo ad ascoltar... (...)

"Come? Che lavoro fai? (...) No, ricercatore geofisico quello ho capito, ma dopo, dopo. Dopo!" (...) "Esperto artificiere!" (sorride) "Mine, tritolo, polveri e miscugli di ogni genere e tipo", questo il tuo pane? "Un vero genio del botto". (a parte) Proprio l’ultimo anello che mancava per completare il mio piano! La ciliegina finale!

Peccato, per lui, che per ogni informazione in cambio pretendesse? Un sorriso. Per ogni formula o miscela? Un bacio. Cosa aveva preteso per un marchingegno come quello che ho già sistemato? "Una promessa". Quale? Aaah come sono noiosi, monomaniacali, ripetitivi gli uomini: sempre quella promessa, sempre la stessa! Quella che da che mondo è mondo vogliono sentirsi dire - e soprattutto dare - dalla loro bella. Ma io, una volta ottenuto quello che mi interessava, in una cava buia fuori mano e fuori orario dove il porcello sperava di combinare...

(con voce suadente) "Aspettami qui per cinque minuti. Vado a farmi bella per te, di una bellezza sconcertante, a dir poco… esplosiva! Da perder la testa... ed altro". (se la ride) Trenta secondi di miccia son davvero pochi. Mentre scappavo a gambe levate l’ho visto appena con la coda dell’occhio, il pollastro: fermo, posizionato nudo. Che orrore!

Con una delle tante miscele da lui stesso preparate ha fatto un volo... (interrompe il ragionamento)... quello che mi fa ridere è il modo di dire; ma come? Uno si spampana completamente, per un raggio di centinaia e centinaia di metri... che come la cava si fa ghiaia... e qual’ é il verbo usato? Brillare? Brillare? Ma è ridicolo dai... (sorride e pulisce. Dopo un po’ smette di pulire. Pensierosa)

E la maga? Ancora prima che cominciasse tutta questa storia, solo ora mi sovviene, un sabato sera una maga... una di quelle cartomanti da quattro lire, con sgabello e tavolino sul marciapiede, per filo e per segno quello che poi si sarebbe verificato... lei lo previde:

 

ANGHELOS/MAGA "Tu... Angela hai detto di chiamarti, vero? Tu Angela sei un caso... unico e raro. La tua esistenza, e quella dell'umanità intera, in te e con te si conclude in un ciclo armonico e naturale come il sorger del sole o il rincorrersi delle stagioni nel quale tutto ritorna e tutto si ritrova. Un ciclo nel quale la vita e la morte, la morte e la vita si susseguono a ritmo... ecco il punto: tu non temi né l'uno né l'altra. (con gravità) Tu sei stata prescelta: di casi come il tuo ne capita uno ogni... uno su... oh santo Dio! (forte) chi sei tu? Che mi costringi a parlare di evi? Tu, che giochi al futuro, al presente, al passato! Tu che nel giro di pochi, rapidi istanti sorvoli i millenni! Tu Angela, - Anghelos! - potente messaggero di Dio ricordati bene queste parole: "Come sei nata" - sono gli astri ad aver sentenziato - "Come sei nata... così sei destinata a morire!". (lungo silenzio)

 

ANGHELOS Come son nata... - con un’esplosione! - così mi toccherà di...". Io a quelle parole rimasi di pietra. Lei invece infilò lesta sottobraccio sgabello, tavolino e borsetta - la mia! - con l’intero stipendio del mese. Predisse, scappò e chi mai più la rivide.

 

 

S C E N A XI

TUTTI AI MIEI PIEDI, "OLI STO PODHIA’ MU!"

TUTTI IN MIA MANO! "OLI STO HERI MU!"

 

ANGHELOS (ci rimugina sopra) "Come son nata così... " beh, certo come prospettiva non è uno spasso... ma una volta accettata una causa... "Della intera sua vita ne fece l’unico suo scopo!".

(si avvicina ad una scala a pioli sul muro) Come son nata così... ebbene sia! "Avanti Anghelos, cosa aspetti? Oh Potente messaggero di Dio! Oh tu Angelo della Morte! Tu, tu Neo Arcangelo Michele, che seppur privo delle possenti milizie celesti... su forza, cosa aspetti, sali! Saliii! Ambisci a sistemare con cura gli ultimi preparativi che ti collocheranno sulle più alte vette della cronaca e della storia!

Preparati per il momento in cui... (sale un paio di pioli di una scaletta che scorre lungo una parete. Guardando in alto) Io, fra pochi giorni, lassù... loro sotto in basso in una brodaglia malsana e nauseabonda... tutti ai miei piedi! "Oli sto podhià mu!". Tutti in mia mano! "Oli sto heri mu!". Io lassù, lassù... io lassù... (guarda bene in alto. Ridiscende a terra) ... io lassù, a mani nude, col fischio che ci vado!

(estrae da un secchio una un’imbragatura di colore sgargiante. Se la mette attorno alla vita) "1.65O chili per lungo, 65O per largo"; se regge ad uno strappo del genere, vuoi che non regga anche la sottoscritta? Sarà poco dignitoso d’accordo, ma se le producono le imbragature perché non approfittarne?

Lo so, lo so che ci sono teorie che asseriscono che soffrire di mal di macchina o vertigini sia il sintomo più chiaro di uno stato psichico decisamente precario. Teorizzino quel che gli pare! Io so solo che come salgo il primo gradino dell'autobus se mi volgo a guardare di sotto o vomito o svengo. (comincia a salire) Moschettone, manina... piedino! Piedino, manina... "Minimo tre punti d’appoggio sicuro: due piedi e una mano o due mani e un piede. Questo consiglia il manuale dell’alpinismo. Altrimenti...

Manina... piedino... finalmente pronta per "il grande balzo", per "il prodigioso volo!". Pronta per "librare sospesa a mezz'aria". Io lassù, fra pochi giorni, come quando son nata, ma questa volta, di una trave, non in un angolo antro basso e buio indifesa sotto... ma bensì, di quella portante centrale, quella irrorata dalla luce dei coloratissimi raggi sgargianti filtrati dalle vetrate laterali, baldanzosa e imbottita, a cavalcioni e a gambe larghe, sopra! (si accarezza il ventre)

Oooh dolce bimbo mio bello, il tuo potente vagito squarcerà l'aria per centinaia, migliaia di chilometri. Per centinaia e migliaia di secoli! (sparisce in alto)

"To schédio ine télio", il piano è perfetto, "... che dhen th’apotichi!"... e non fallirà. "Olcliros o cathedhricòs naos tha cochinissi!", questa cattedrale si farà tutta rossa! Prima di fuoco e di fiamme... "Pròta apò flòghes che fotià"... e dopo "che metà... éma!"... sangue. Sangue, sangue e ancora sangue. "Olcliros o cathedhricòs naos tha cochinissi. Pròta apò flòghes che fotià che metà ema. Ema, ema, che akomi ema!".

E quando il mio corpo, come manciata di coriandoli si sbriciolerà per aria, ci sarà dolore? No! "Ohi!", ma "Ecstasi! Mono ecstasi!" Estasi! Solo estasi, nel tripudio più alto, nel tripudio finale! Manina piedino, moschettone... Manina piedino, moschettone... Manina piedino, moschettone... (la sua voce si perde in alto. Dopo una lunga pausa)

 

FILAX (entra con aria furtiva, nella penombra. La sua figura si intravede appena) Cavalleria polacca? E con tutte le città che ci sono... perché mai Firenze? Mah? L’è füra. Il suo Pietro, tzc! (ride) L’è füra, l’è füra. L’è propri füra. Salendo su in alto scivolasse e si spiaccicasse almeno! Ma simili grazie, a me, si sa... (canticchiando) ... non le fanno. (buio. Sipario)

 

 

 

 

 

B U I O

 

 

 

 

S E C O N D O A T T O

 

ANGHELOS (fuori scena, si sente solo la sua voce proveniente dall’alto)

Benvenuti, wellcome, willkommen, bienvenu, yokoso irasshaimashita

Cattedrale, fra poco sarai gremita!

Entrate, accomodatevi, pigiatevi per ben bene,

Le navate immense tutti vi contiene.

Entrate come più vi aggrada; cauti, diffidenti, lesti

Purché non uno di voi fuori resti.

Benvenuti, wellcome, willkommen, yokoso irasshaimashita

Che il "festino" abbia buona riuscita.

Ai posti d'onore magnacci, prelati bancari,

Spacciatori, star, dive, somari.

Dietro l'immenso stuolo di ruffiani.

In prima fila quelli doc: italiani/nostrani.

Benvenuti, willkommen, bienvenu, yokoso irasshaimashita,

Dura per voi sarà questa partita.

Voi, che ben celati dietro propaganda e menzogna

Elargite ogni tipo di mine e bombe

E bimbi e vecchi e donne... oh vergogna, vergogna!

Tramutate in tombe, tombe e tombe!

Wellcome, bienvenu, yokoso irasshamashita,

Finalmente, cattedrale, sei gremita

Degli "illustrissimi" l'ultimo è entrato!

Portale, sii forte e ben serrato!

Presto Agghelos, dalla tasca estraila in fretta,

E piazzala con cura quella spoletta.

 

Benvenuti, wellcome, bienvenu, yokoso irasshaimashita,

Cattedrale di sangue sarai riempita!

E mentre al polo destro il filo rosso avvicino,

Il nero saldo a quello mancino

Non uno che sospetti o alzi al cielo lo sguardo

Eppure il ghigno mio di Angelo

– Ouh! Son de legno! - si fa beffardo

 

Benvenuti, wellcome, willkommen, bienvenu, yokoso irasshaimashita,

Questo si che si chiama far piazza pulita.

Fra solo due brevi minuti di timer esatti

Tutti rimarranno sepolti dilaniati!

Tutto è pronto, tutto è a posto ed innestato

Mondo, trema, sarai sconquassato!

 

Io! Che quando voglio sono ora Tristano, ora Odino

Nel mentre stesso Isotta e Dio persino

Io che fra Auschwitz e Katyn a lungo ho penato,

"e dove il riso non era più pilato"

Io a voi offro dopo profondissima meditazione

Questa sofferta e lunga gestazione.

Questo contributo per un mondo più giusto e mite:

Questo mio grembo stracolmo di pirite.

 

(una manciata di coriandoli cade dall'alto)

 

Coriandoli? In chiesa, ad un funerale? Resto basita.

Di dubbio gusto è questa sortita!

Sfortuna, disdetta, e iella, da dove son comparsi?

"Spuffo" dannato rovini la mia catarsi!

Estraendo la spoletta la tasca si è rivoltata,

Ed è uscita galeotta questa manciata.

 

Oh carnevale che tu sia per sempre maledetto!

E con te pure il tuo simbolo prediletto!

Ora alzano sì lo sguardo ad indicarmi tutti

Piani bellicosi miei, di colpo, distrutti.

Sull'entusiasmo la delusione e lo scoramento

Prendono decisi il sopravvento.

 

Opportuno sarà staccar fili, timer, spoletta

Non è felice e gaio perir sola soletta.

Ma strinsi troppo in modo arcigno e rude

Non mi riesce di mollare a mani nude!

Due minuti son pochi, affrettare mi tocca

Strapperò tutto con denti e bocca!

(cade dall'alto una protesi)

 

Povca puttana! La pvotefi male eva adattata!

Completata ova è la fvittata.

Già tutta quanta la folla è fuggita lefta,

Contvo la tvave fbattevei questa vuota tefta!

Ma uvlav non fevve, bestemmiav nemmeno

Nulla ottengo se piango o mi dimeno.

 

Addio, adieu, fevvuf, fave well, falabà,

La cattedvale folo pev me tomba favà.

 

Addio, adieu, fevvuf, fave well, falabà,

Il mondo una gvan vifata fi favà.

 

Addio, adieu, fevvuf, fave well, falabà,

Non mi vefta che accettav quefto tvito e vitvito copione:

Efplodev in avia fola foletta come un coglione!

Falabà, fevvuf, addio fave well, adieu,

Della vostva Anghelof 3, 2, 1, non sentirete più!

 

(Una serie di espolsioni e di bagliori, provenienti dalla parte alta, nascosta del palco, squarciano l'aria. Entra in scena Filax. Attende pazientemente la fine di quel fracasso, poi applaude)

 

FILAX (verso l'alto) Brava! Complimenti! Bis! Stupendo, stupendo! Ma che dico stupendo: superlativo! Suggestivo il clima; ottima l'ambientazione; intrigante le trama; con una giusta dose di ironia sparsa qua e là... quest’ultima manciata di coriandoli per esempio. Fra l’altro nella gran confusione, fra i più lesti degli "illustrissimi", a sottane sollevate, che sgomitava più di un tre quarti del Celtic, brandendo la mitria come una clava sai chi mi è parso di incrociare entrando? Proprio lui: Sua Santità, in persona. Che disdetta. E che velocità soprattutto.

Io nell'esplosione avrei aggiunto qualche tricchete tracchete a discapito di qualche bengala... ma queste sono sfumature, quisquilie. Sai cosa mi ha colpito più di ogni altra invenzione? Quel termine: "Figlia del boom!" Eccezionale. Azzeccato. Nella sua doppia accezione: sia economica che... confessa: è copiata.

Perché l'immagine del mercato cosa non era! Fantastico! I piedi nudi, la verdura fresca, quel tuo sgattaiolare... il senso di freschezza, di brio, di libertà innata, vibrante! Descritto tutto poi in un modo così perfetto nei suoi colori, sapori, che quel mercato, senza averlo mai visto, mi pareva di essere lì… di esserci nato! Per non parlare dell’autentica zampata finale, il vero tocco del genio: i versi. Da un'ignorante autentica come sei, non me la sarei mai aspettata. Oddio... se da in qualche maniera la costruzione rammenta quella dell’"incremental progress" inglese... dall’altra ricorda un po’ anche una pubblicità di una non quale marca di lavatrice che faceva: "Or che bravo sono stato/posso fare anche il bucato?/No, il bucato in casa c’è/chi lo fa meglio di te!". Ma dall’altra invece con il suo uso hai ottenuto l'effetto probabilmente voluto: epico. Epico veramente! Né troppo, né poco, quel tanto che basta. Perché il verso, per quanto "magnifico", alla lunga, oggi - detto fra noi - du' palle! Il tutto inserito in un insieme davvero degno del più grande teatro. Già, proprio così: del più grande! (silenzio)

 

Peccato che... che questo... questo che circonda... un teatro non lo sia. E confondere la vita con il teatro, e il teatro con la vita, la realtà con la finzione e viceversa, non so dare una spiegazione logica così su due piedi, ma di primo acchito la cosa non mi ispira niente bene. Dipenderà dal fatto che l'idea che uno reciti quando dovrebbe esser sé stesso, e sia sé stesso quando dovrebbe... non lo so, non mi persuade!

(Si fa serio, verso l’alto) Tu! Ehi, dico a te che te ne stai a cavalcioni su quella trave... credi che non ti ho visto? Tu che te ne intendi, è vero che così facendo si corre il rischio non da poco, di non percepire, cosa di per sé gia molto ardua, dove alloggi, giaccia, il proprio se stesso? Se più dentro più fuori, più a destra o sinistra, se più in basso o più in alto?

(non c’è risposta)

Che fai, non rispondi? Opti per il "siopì?", il silenzio? Non dirmi che si è già esaurita la micidiale miscela alcool/pastiglie che ti sorreggeva? Una bottiglia di grappa della marca peggiore e quasi un flacone di pastiglie - che aspirine proprio non sono! -... ti sei ingurgitata in meno di un'ora! Altro che elisir! Con una simile pozione in corpo anch'io mi sentirei Odino, Tristano, Isotta...e "Dio persino!".

Ma ora è finita la festa. (accalorandosi)

Rammenti cosa ti avevo detto quando, insieme alle chiavi, ti ho dato anche il permesso di entrare qui dentro per l'ennesima volta? Certo che lo rammenti. Di darti una regolatina, altrimenti...

Ma dico: le lascio le chiavi; le permetto di usufruire a suo totale piacimento di questo locale e delle che cose che ci stanno dentro; la lascio fare i suoi porci comodi... e lei, la signora con quale moneta mi ripaga? Fesso! Fesso e fesso! Ecco quello che sono! Fesso! I fuochi d'artificio mi va a scoppiare. E se prende fuoco tutto? E se il direttore mi viene a chiedere: "Lei che è il custode di quel magazzino - magazzino! Non cattedrale, magazzino! - avrebbe la compiacenza di spiegarmi cosa diavolo succede lì dentro?". Io che gli rispondo? Dimmelo! Che ho un irrefrenabile passione per i botti ed appena tengo cinque minuti liberi mi precipito qui e mi scateno?

Il livello di parossismo che hai raggiunto non lo reggo! Stai diventando pericolosa anche per gli altri. Non ti reggo più! Da oggi, da questo preciso istante, tu qui non ci metti più piede! Scordatelo questo posto.

Vuoi piazzarti uno scolapasta in testa? Infilare la mano nella giacca? Sentirti Napoleone a tutti gli effetti? Prendere a cannonate sul serio o per finta l'intera città? Purché tu lo faccia fuori di qui... la cosa personalmente non mi riguarda!

Certi favoritismi sono finiti mia cara. Questo è un manicomio. Altro che cattedrale. Altro che esplosioni e attentati! Devi scendere con i piedi per terra. Posa le chiavi e sparisci! Fuori! Levati dai piedi! Mi hai sentito? Scendi! (inutile attesa)

Non si smentisce, testarda come sempre! E va bene, se preferisci che sia io a farti posare i piedi tuoi belli, se preferisci che sia io a doverti smontare tassello per tassello, questa impalcatura, sorretta dal niente, sulla quale ti sorreggi... ebbene se è questo che desideri... esser sgradevole non mi piace, ma se costretto è il mio forte!

(si toglie il cappello di ordinanza e si leva la giacca)

Vedi... non ho mai avuto il coraggio di dirtelo... anche perché non se n'era mai presentata la necessità... ma sai cosa mi stupisce di te? Che acuta come sei per tante altre cose, non ti renda conto che... che non sei più la reginetta di un tempo! "Miss padiglioni", mia cara, non c'è più! E' sparita da un pezzo. Anche ai tempi spaccavi, rompevi, distruggevi mandando in frantumi ogni cosa... solo che allora, piccolo particolare, eri molto giovane. E quindi più bella! Certi tuoi eccessi ti si perdonavano volentieri. Le imperfezioni della tua mente non andavano a pari passo con quelle del tuo corpo. Erano due cose completamente distinte. Fortunatamente separate. Eri perfetta. Una dea, una ninfa, una statua. Una pelle così delicata che a guardarti sembravi di alabastro.

Ma il tempo che passa, delle condanne, è di gran lunga la peggiore. E pure su di te impietoso.... forse non te ne sei accorta ma qualche ruga profonda solca ora il tuo volto; la schiena è leggermente ricurva; i fianchi, una volta stretti e snelli si sono molto allargati. Il ventre liscio, piatto, dov'é finito? E quei seni torniti, sodi, che si sostenevano spavaldi da soli, oggi cadono non poco e cominciano ad... eeeh, "avvizzire"... gran brutta parola.

Sarà anche vero, come profetizzò la tua maga, che tu non temi né l'una nè l'altra! Ma delle due, questa, é la seconda - la morte! - che avanza e che sulla prima - la vita - comincia a trionfare.

Per moltissimi uomini - io non vorrei essere fra quelli, ma non ci riesco! - la forza, il potere, il fascino di una donna risiede tutto nel suo fondo schiena, nel dimenarlo, e nel farne il suo giusto uso.

Per anni sono stato completamente in balia dei tuoi eccessi di furia o di gioia! Di ogni tua depressione, di ogni tuo entusiasmo. Ma ora chiuso!

 

(Esce di scena. Rientra con un sacco. Estrae una gran quantità di cartelle ed alcuni grossi volumi che sparge tutt'intorno a lui. Cerca di dare un certo ordine a tutto quel materiale)

 

E va bene... mentre sistemo tutta questa roba, è materiale che ti riguarda, poi ti spiego di cosa si tratta... potrei chiederti due grosse cortesie? Prima: e piantala con il greco. Sei ridicola! Sembra tunisino! Qui non siamo a La... Lor... come si chiama? A Leros! Qui non siamo ad uno sputo dalla costa turca, in nessuna isola greca dell’Egeo, come nella tua megalomania ti sei fissata.

Qui non ci sono gabbie, reticolati, letti di contenzione e camicie di forza. Quel lenzuolo cencioso usato, quegli zoccoli, quei calzettoni tutti arrotolati sulle caviglie, sei tu, di tua scelta, che hai deciso di conciarti in quel modo! Qui grazie a Dio, al buon senso dei primari e al sudore degli inservienti, non si dorme nella sporcizia; ne tanto meno si mangia negli stessi recipienti dove si defeca. Qui non c'è nessun famigerato "decaexi" - sedicesimo - padiglione! Questo è un manicomio qualsiasi, né tanto meglio, nè tanto peggio della maggioranza degli altri. E poi... ma chi te l'ha detto che quello di Leros sia il peggiore del Mediterraneo? Nel campo della psichiatria, come in quello della reclusione stai cauta, diffida, le chicche migliori sono sempre ben nascoste.

(continua a mettere in ordine il materiale)

Seconda cortesia: visto che, sei tu che l’hai detto, hai "gironzolato" in lungo e in largo attraverso le stragi e gli eccidi di mezza Europa, Auschwitz, Katyn, "dove il riso non era più pilato.", buh? non ti ha mai assalito il prurito di farti una bella gitarella a Bolanski, Glina, Vukovar o altri paesini della Bosnia, o della Serbia? Sarebbe stato istruttivo sai rendersi conto che l’hobby preferito di alcuni fraticelli francescani non era coltivar l’orto né conversare con i passerotttini, ma bensì: "Questi ortodossi non vogliono saperne di convertirsi? Non voglio metterla a posto? Niente problemi, basta mozzargliela". Decapitare teste! Serbo ortodosse, non cattoliche, ovviamente.

Messa giù così potrebbe anche far ridere se non fosse per strani, macabri record e se fosse per il fatto che l’allora santo protettore dei poveri fraticelli, nientemeno che l’ustascia "poglavnik" Pavelic... complessivamente, guardandosi bene dall’entrare nei dettagli… (legge da un volume) 700, 750.000 circa ne hanno fatto fuori. Il tutto, e qui arriva il bello, con il tacito assenso del "gran Papa muto" - sordo e cieco no, perché relazioni ben circonstaziate provenienti da quelle regioni gli arrivavano eccome -... e di qualche altro suo strettissimo collaboratore, in seguito successore, come l’allora sostituto alla segreteria di Stato, certo Mons punto Montini.

Perché ti dico questo? Lungi da me urtare il tuo profondo cementato senso del sacro, va bene ora rosse, ora nere, ma alla facciaccia della "pietas" e del "Cantico delle creature", la Chiesa? Intruffolata com’è un po’ dappertutto nelle più alte gerarchie di stati o regimi, da questo tipo di festicciole con tanto di schizzi di sangue finale, si deve sempre a tutti i costi lasciarla fuori?

Oooh là! Ecco sistemato! Ti riesce di scorgere da lassù cosa sia tutta questa montagna di roba? Mi sono rifornito: una enciclopedia universale, un paio di storia, una di geografia... e queste pile di cartelle ingiallite lo sai di chi sono? Esatto! Più di venti, quasi trenta, con relativi dati anagrafici, quadri clinici, motivi dei ricoveri, anno per anno, mese dopo mese, quasi settimana per settimana... la tua biografia completa a portata di quale mano? La mia! Ho assestato un bel colpo, vero? Lassù l'equilibrio comincia a farsi un po’ più precario?

Sii ragionevole, scendi di tua spontanea volontà che è meglio. (silenzio)Dai getto tutto via. (silenzio) No? D'accordo, l'hai voluto tu! (prende in mano un grosso volume. Inforca quella che da adesso in poi sarà la sua arma: gli occhiali)

Procediamo con ordine, cioé dalla tua nascita. (consulta un volume) Parlando della morte di tuo padre. Quindicimila ufficiali polacchi, colpo alla nuca, fosse comuni... sicuramente ti riferisci alla famosa, ma neanche tanto, strage consumata a Katyn, in territorio russo fra Smolensk e Minsk. Quel birbone di un Stalin, o qualche suo degno compare, quale pensata ti va a fare? "I tedeschi hanno trucidato milioni di polacchi? E allora... anche se gli rifiliamo sul gobbo quindicimila ufficiali in più, praticamente la futura classe dirigente in toto, chi vuoi che se accorga? E anche se ne accorgessero chi se ne frega; mi sono appena alleato con Churchill e Roosevelt per cosa? Faranno finta di niente". Come in seguito, difatti...

Un fatto storico significativo e a te che in questo campo il fiuto non manca, te lo sei subito accaparrato e fatto tuo. Anche se con alcune imprecisioni... (legge dai libri e dalle cartelle) gli ufficiali polacchi non erano nudi, furono ritrovati in divisa con tanto di mostrine in bella evidenza fra i liquami della putrefazione; solo cinquemila furono i corpi rinvenuti. E degli altri diecimila? Buh, mistero.

Ma non divaghiamo: rimaniamo ancorati alle cose certe, alle date. Perché è già da lì che risalta la contraddizione. Quesito: se tuo padre è morto nelle fosse di Katyn nella... (controlla) primavera del ‘40, come avrà potuto tua madre partorirti in quel di Firenze durante il primo bombardamento se questo si verificò solo nel settembre del ‘43? Va bene che sei un fenomeno ma tre anni di parto non ti sembrano un po’ tanti? Quando sei uscita pesavi come un vitello. (sorride. Incomincia il suo trionfo brandendo in alto delle cartelle)

E' vero che: "nulla mette a più dura prova la verità della menzogna". Ma è altrettanto vero che c'è sempre un limite a tutto!

No... consultando fra i vari volumi non risulta ci siano stati italiani arruolati nelle brigate a cavallo polacche. E tu non sei nata a Firenze in piena guerra, nel '43 ma nei primi giorni del '46... (legge bene) Codigoro? Ti dice niente questo nome? (sorride)

Immagino le imprecazioni che starai tirando: "Maledetta me! Sapevo! Sapevo che avrei dovuto eliminarle, bruciarle quelle maledette cartelle!". Le ho trafugate dall'archivio vecchio, quello nel sottoscala. (consultando uno dei volumi) "Codigoro! Paesino della bassa ferrarese. Nel Medioevo Caput Gauri". A capo del Gauri. Il Gauri cos’è? Una delle tante formazioni d'acqua quasi stagnante tipiche del delta del Po e della bassa ferrarese. Una fossa! Oggi se non erro é un fiume tombato. Codigoro, gente simpatica, ospitale, di una giovialità rara. "I fa' i turlin c'lè 'na meraviglia!". Peccato per quella fossa... in alcuni periodi dell'anno maleodorante, grigiastra, verdastra... hai presente? (silenzio)

No? Strano! Eppure su quel ciglio di quella fossa, in bilico non si sa se in una copertina o lenzuolo... qui sull'atto di nascita sta scritto semplicemente: "Avvolta nuda, con ancora il cordone attaccato, dentro una..." non meglio precisata "stoffa."... su quel ciglio hai passato una nottata tutt'altro che bella. La prima.

Sarebbe bastato che nel tuo sgambettare forsennato ti fossi girata su un fianco, dalla parte sbagliata, e quella spintarella che tua madre o tuo padre o tutti e due insieme, o chi per essi... non avevano trovato il coraggio di darti, te la saresti gagliardamente procurata da sola e nella breve scarpata... splaf!

Non ricordi, non sai, non t'ha detto nulla nessuno, vero? Già, certo. Qui! Qui in gola! Di traverso - come una lisca di pesce! Né su né giù! - ti é rimasta quella fossa! Altro che Firenze... "città dell'arte!" altro che "cavalleria polacca"...

(verso l'alto) Angela Maria Benedetta Benelli, tu aspiri ad elevarti molto, molto in alto, ma purtroppo per te parti troppo dal basso: dalla melma, dal fango o dagli immediati paraggi. In seguito ti sei appioppata questo nome musicalmente molto bello. Ma anche molto lungo, quando invece il tuo, quello vero - dal latino "Nomen nescio", non conosco il nome: N.N. - è decisamente più corto.

Fortuna ha voluto, se di fortuna in questi casi si può parlare, che te la cavassi con qualche puntura d'insetto e qualche leggera abrasione. Illesa! Perfetta! Pronta per affrontare "il suo roseo futuro!".

(sorride)

Non sai chi sei. Non sai da chi provieni. Non sai nemmeno se tuo padre fosse italiano, francese o americano. Soldato collaborazionista o partigiano. O pensa addirittura se... rabbrividisco solo al pensiero, ma facendo i conti attentamente... dunque, dunque... (confronta dei volumi) le truppe tedesche hanno lasciato la bassa ferrarese nel marzo, aprile del '45... tu sei nata nei primi giorni del '46... eh sì, non si scappa: giorno più giorno meno, nove, nove mesi dopo! Pensa, pensa se tu fossi l'estremo saluto, sulla via della fuga, perpetrato con violenza, per spregio o disprezzo, da un... - altro che antinazista incallito; altro che comunista convinto oltre ogni ragionevole limite! - da "ein Deutscher... ein schoener stattlicher Soldat", appena tradito e sconfitto, e proprio per questo ancor più maiale feroce e incazzato? (sorride)

Altro che ponti, stazioni, fabbriche, obiettivi strategici fatti saltare alle spalle! Se così fosse tu allora saresti veramente il frutto della più terribile, della più tremenda, della più profonda ed intima delle deflagrazioni!

Perché di tua madre? Di lei che ne sai? Che ne sai di quale delle due, "se più di Artemide o di Afrodite, si professasse seguace? Se insomma fosse più vergine o troia. Più Madonna o puttana.

Tu non sai niente. Ti sei inventata tutto nel tentativo di arricchire, ingigantire, colorire, ammantare di un che di grande e di storico un' esistenza - la tua! - che di storico e di grande, squallore e miseria esclusi, non ha proprio niente. Niente.

Mania di grandezza e di persecuzione, ecco il micidiale cocktail di cui sei composta! Per anni ti sei cullata nell'illusione che prima o poi, per rifarti del modo anonimo nel quale eri nata, saresti riuscita a collocare la tua figura stagliata bene in alto, al centro del mondo e della sua attenzione.

Se tu fossi stata almeno in grado di combinare qualcosa di importante forse saresti anche riuscita a ritagliarti uno spazio sulla ribaltà della notorietà. Ma spiacente, la tua vita come nel nulla è sboccciata così nel nulla è destinata a svanire. Senza trionfi, gloria, onori! Non ci sarà libro, enciclopedia, rivista o giornale sul quale sarà riportato il tuo nome. Nessuna commemorazione, nessun epitafio, mai un cinquantenario!

Oooh lo so, tu ora asserirai che il destino, gli astri, le forze del cielo, si sono accaniti contro. Ed invece, la realtà è che non sei all'altezza delle tue ambizioni. E fantasticare per te a questo punto, non è un gioco, ma un obbligo.

E del resto ma cosa diavolo vai mai a cercare? Che bisogno hai che la storia consacri? Il tuo è un dramma di ben altra portata. di ben altre dimensioni. E’ più antico, va al di là della storia, si perde ai suoi albori. Voglio dire che degli N.N. non sei il primo, non sarai certo l’ultimo.

Altro che sibili, bombe, attentati o altro fragore! In casi come il tuo "solo una una gelida brezza, spira: quella della dimenticanza". E comprenderai bene che come il tuo fantasticare abbia poco o nulla a che fare con il gioco, ma che serva piuttosto a colmare, mascherare un - almeno per te perchè io, sia ben chiaro, me ne fotto - un tragico, terribile vuoto.

(ripone nel taschino gli occhiali e mette via alcuni volumi)

Che poi... la cosa può sembrare secondaria ma non lo è te lo assicuro... non si tratta di un fantasticare il tuo. Lo è sì, ma solo in parte. Alla base di ogni tua invenzione c'è sempre qualcosa di molto pratico, di vissuto, di vero.

Prendiamo ad esempio la tua nascita: da dove pensi ti sia partita la brillante idea di essere orfana? Dal nulla? No. E’ evidente che sia partita dal tuo stesso stato anagrafico: fra l’essere orfano o N.N. in fin dei conti non c'è poi tutta questa gran differenza.

Altro esempio. Le fosse, lo so anch'io che fra quelle della bassa ferrarese e quelle di Katyn corre un abisso... eppure, non fosse altro che per il termine, non foss’altro per il fetore... è come se le une fossero state inconsciamente... quasi magicamente, evocate dalle altre.

Stesso discorso vale per la trave. Figuriamoci se poteva bastarti di salirci a cavalcioni ora; già che c’era qui fra i piedi, perché non piazzarla anche all'inizio, a causa del parto, addirittura?

Idem con patate l'abito: lo "trovi in cantina". Lo adoperi per quella scorribanda a carnevale... tra parentesi, concedimi un secondo: "gocce grosse come pugni?", "Salata la pioggia?". (ride) Boh, gli incubi son incubi, ma proprio per questo è meglio starne alla larga. Dicevo: trova un abito da angelo e in un batter d’occhio ti diventa... "Angelo della morte!" "Messaggero di Dio!", nonché "Neo arcangelo Michele che anche se pur priva delle milizie celesti"... e chi più ne ha più ne metta.

La moderazione - si sa! - non è certo il tuo forte. Procedendo su questa via sono sicuro che se andassimo ad indagare sull'"esperto artificiere"... quello "grasso e grosso"... "innamorato"... che ti ha fornito "l'esplosivo", che in una "cava buia e lontana" "sperava" e che è morto "brillato"... se andassimo ad indagare scopriremmo che non si tratta altro del cartolaio, quello tutto casa, lavoro e chiesa. Quello smilzo del negozio tutto luce e vetri qui dietro l'angolo, che probabilmente pur di levarti dalle palle - a volte sai essere assillante - ti ha regalato qualche botto per Capodanno. Fra l’altro stamane abbiamo preso il caffé insieme, sta benone, gode di ottima salute lui e tutta la sua famiglia.

Nelle condizioni di allucinazione in cui sei sprofondata se stasera prima di coricarti ti accorgessi di avere il classico "sassolino nella scarpa, ahi!", non mi stupirebbe, imbottita come ti ritrovi - convengo con te; chiamarli psicofarmaci o sedativi queste pillole è puro eufemismo! -... non mi stupirebbe di ritrovarti dopo in giardino con le vesti stracciate, ad urlare disperata: "Al masso! Al massooo! Sta rovinandomi addosso!". (sorride)

Tu parti da cose piccole, minuscole, reali, banali... ma questo non deve trarre in inganno: se lo fai è solo per prendere una rincorsa maggiore nella speranza di spiccare il "grande balzo", il "prodigioso volo!".

 

In cuor tuo miri in alto, all'assoluto!

Ed invece tonfi! Solo tonfi, e tanti,

e di quelli più brutali e pesanti

per te, Anghelos, prevedo.

 

(pausa)

 

La lezione ti basta? Ora puoi scendere. (silenzio) Non ti ho demolito a sufficienza? (ancora silenzio assoluto) Come preferisci. Continuiamo. In fondo un po' anch'io mi diverto. (inforca nuovamente gli occhiali e prende alcune cartelle). Arriviamo al dunque.

"Non avrei dovuto aver figli! Non avrei dovuto aver..." (ride) Ma quando mai? Hai fatto di tutto per averli, questo sì, ma non ci sei riuscita. E la cosa, se non ti spiace, è un tantino diversa. Specie per una come te che su questa storia dei figli... quanto la fai lunga!

Mettiti il cuore in pace. Quello che era in tuo potere di fare, l'hai fatto! Ci hai provato in tutte le maniere possibili e immaginabili. Ti sei fatta - lo so che non è un gran bel termine, lo ammetto, ma é sicuramente il più azzeccato - montare, montare dagli uomini delle risme e dalle misure più svariate: alti, bassi, grassi o magri; ricchi, poveri, ignoranti o intellettuali; bianchi, mulatti, negri, persino svizzeri e giapponesi! Al fiume, al mare, ai laghi, in montagna! In inverno, in primavera, d'estate, d'autunno. Costringendo questi tuoi "torelli", alle imprese più strampalate. Dalle astinenze più ferree prima del rapporto, ai rapporti più estenuati. Per non parlar delle diete! Da quelle più rigorosamente vegetariane macrobiotiche, a quelle - come potrei dimenticarle! - tutto a base di toro: sangue e palle! Puah...

Tutto questo nel tentativo disperato di... no, non dipendeva da loro. I poverini ci davano dentro eccome. Prova ne sia che tu incinta... più o meno puntualmente, ci rimanevi. Ma è proprio lì che sorgevano i veri problemi! Non appena ti rendevi conto di essere gravida, eccoti spuntare tutta una lunghissima serie di sintomi strani. Un vero e proprio sconquasso generale che solo in seguito i medici riuscirono a collegare.

(leggendo da varie cartelle) "...la paziente" - cioè tu! - "denuncia cefalee continue, ronzii auricolari, disturbi visivi..." (altro foglio) Senti qua: "Stanchezza; debolezza; emorragie cutanee; forme piuttosto intense e fastidiose di prurito in varie parti del corpo specie dopo bagno o doccia calda". (altro foglio) "Dichiara inoltre di avvertire come un continuo peso all'addome... milza ingrossata". (altro foglio) "Perdita della memoria; faccia dal colorito molto acceso, particolarmente evidente sulle labbra, guance e punta del naso". E ancora... (altro foglio) "Eruttazione; stitichezza; sudorazione eccessiva; perdita di peso". (altro foglio) "Echimosi; epistassi; saguinamento delle gengive... ". (fa volare i fogli in aria)

Insomma, più chiaro di così: policitimia bella e buona! Chiamata anche... tu che il greco lo bazzichi, poliglobulia. Troppi globuli. Rossi nella fattispecie. All'idea di un figlio tutto tuo, molto prima della tua mente, loro e solo loro, davano di matto e si riproducevano a dismisura.

Ovvia la conclusione: nonostante il ricorso quasi sistematico a salassi, allora era ancora d’uso ricorrere alle sanguisughe... (legge da vari fogli) uno, due, tre... cinque, sei, sette, otto... (rinuncia a leggere) insomma innumerevoli aborti più o meno spontanei.

E proprio a ridosso di uno di questi... (legge da un'altra cartella) "Conseguentemente al verificarsi di un ennesimo episodio abortivo, la suddetta cadeva in preda ad allucinazioni di natura acustica, con contenuto minaccioso/persecutorio. In evidente stato di dissociazione del pensiero, con trasformazione oniroide della realtà, descriveva la presenza di sibili e boati". (chiude la cartella) Da qui il tuo primo - ai tempi breve - ricovero in manicomio.

 

"Come non ho avuto figli io?", protesterai tu, "E quello strangolato? Per il quale mi sono preso - la sto ancora scontando! - la mia bella condanna?".

(accalorandosi) Da sempre mi ero battuto! Da sempre, fin dai tempi non sospetti, prima dell’irreparabile, ero stato contrario! "Nemmeno durante le visite?". "No!". "Nemmeno se rimangono ad aspettare fuori dai padiglioni, nel giardino antistante?". "No! No! E ancora no! C'è un bel cancello? E cosa l'hanno costruito a fare? Come ottimo esempio di artigianato del ferro battuto? I bambini, dal manicomio, meglio che siano tenuti il più lontano possibile!".

Ma come si fa ad essere così beceri da non capire; da non prevedere! Vuoi che un bambino con tutta la carica di affetto, di vitalità, di entusiasmo, di ingenuità che si porta addosso, con la sua presenza soltanto... per il fatto stesso di essere lì, in mezzo a queste menti lacerate... vuoi che non scateni in almeno qualcuna di queste, prima o dopo, una serie incontrollabile di reazioni a catena?".

(rallenta) Quella domenica ce l'ho ancora stampata qui nella mia memoria! Maledizione a me! Avevo intuito qualcosa di strano, eri vestita in modo meno trasandato del solito. Dispensavi a destra e a manca larghi ed ampi... ecco! Quello che mi fece insospettire: sorridevi! Molto strano a quei tempi per te. Facevi di tutto per offrire un'immagine rassicurante. E se sugli altri... sui visitatori, parenti - gli stessi ricoverati! - in quel brulicare festoso della visita domenicale, la cosa funzionava, su di me invece sortì l'esatto opposto; fece scattare una specie di allarme.

Maledizione a me! Avessi seguito quello che l'istinto mi suggeriva di fare: fermarti e perquisirti sull'istante.

Questione di un attimo. I genitori troppo distratti a seguire le bizze del nonno ricoverato; il figlio in calzoni corti che si allontana a giocare con la ghiaia del giardino; tu che lo punti; tu che non dispensi più sorrisi ma un ghigno; io, appena me ne accorgo, che scatto... ma troppo tardi! Quella strana arma... quel coperchio di latta, sulla sua gola bianca, già luccicava.

Parapiglia. Gente che urla. Gente che scappa. La madre, la sua, quella vera, che sviene. Intorno a te il vuoto. Immediatamente dopo un cordone.

Il resto di quella orribile scena - di te che ti togli parrucca e dentiera... che mentre lo strozzi urli in faccia a quel poveretto: "Io tua madre qua, tua madre là... " - troppo impressa mi è rimasta.

(raccoglie il secchio fra le braccia) Non solo non sei stata capace di avere un figlio tuo, ma sei riuscita a completare il disastro assassinandone un altro, che nonostante le tue assurde pretese, - non l’avevi mai visto prima! - tuo non era! (Getta via il secchio. Momento di riflessione)

 

Di scendere... ancora niente? (silenzio) Che carogna che sei. Approfitti della mia pazienza perché sai che raramente la perdo. Ma sai anche però che quando la perdo... è proprio quello che vai cercando? (silenzio) O che canaglia che sei. E’ il gioco pesante che cerchi. Solo con quello ormai ti diverti. Ammetto: pure io. Devo spicciarmi. Fra poco è ora di cena. Visto che con le buone non funziona vediamo se...

(si aggira per lo spazio, si guarda intorno. Si rimbocca le maniche e si toglie gli occhiali)

Bella! Veramente bella! Chissà il tempo, per non parlare della fatica e dell'ingegno che ci sarà voluto per costruirla. Immensa, maestosa! E tenuta anche molto bene. Complimenti. Questa cattedrale... (lascia la frase a metà e si capisce che non la riprenderà)... perché questa è una cattedrale, vero? "Uh! Ci sono le colonne e le vetrate, ti sei tolto gli occhiali Filax, non vedi?".

Mah! A volte non vuol dire. Potrebbe anche trattarsi... che ne so? Sparo la prima a caso? Delle colonne e delle vetrate di un'ex cappella da tempo sconsacrata e conglobata all'interno del comprensorio manicomiale, che del manicomio stesso in seguito è diventato il magazzino. Una ex cappella declassata di rango a deposito. Chissà? Non resta altro che vedere. (si aggira curiosando intorno)

Una catena? Prima non l'avevo mai notata... (la maneggia. Dall'alto, scende un grosso gancio) Un paranco? Oh mio Dio, questa sì che è bella. Questa me la devi spiegare... non vorrai farmi credere che... capisco le colonne, capisco le vetrate, l'organo, il sacerdote, capisco il sacrista un po' scemo... ma un paranco, che ci fa in una cattedrale?

Ma sorvoliamo e andiamo a godere da vicino queste "alte, possenti, secolari, marmoree colonne", fatte di un marmo... ma di un marmo che - ohibò! - (batte contro con le nocche per saggiarne la consistenza) ... del marmo avrà tutto fuorchè il rumore: inequivocabile cartone! Nella penombra non ci avevo mai fatto caso: cosa sono tutte queste giunture?

(osserva da vicino, fintamente sorpreso) Una miriade di fustini uno sopra l'altro! Contenenti cosa? Ci vuol poco per scoprirlo, basta... (sospinge il gancio del paranco nella direzione opposta alla colonna) Allora scendi? (silenzio) Lei non scende? Ed io mollo!

(Lascia andare il gancio che, come un pendolo micidiale, fa crollare numerosi fustini. Una montagna di detersivo in polvere bianca si riversa sul pavimento. Filax annusa la polvere)

Detersivo... detersivo! Questo il "prodigioso tarlo" che si insinuato nelle tue secolari colonne!

Toglimi una curiosità Anghelos: la tua fede e il tuo profondo senso del sacro sono cementati altrettanto allegramente? Destinati alla centrifuga fra lenzuola, asciugamani, tovaglie, magliette sporche di sugo, di erba o di unto? O peggio ancora fra calzini puzzolenti o mutande?

Certo che se queste sono le marmoree colonne, chissà con quale lega speciale saranno state forgiate "le canne dell’organo che vibrano alte"... (Getta un oggetto qualsiasi contro quelle che sembravano le canne dell'organo che invece si rivelano per quello che sono: confezioni di carta igienica uno sopra l'altro. Alcuni rotoli si svolgono lungo il palco come enormi serpentoni bianchi)

Miserabile carta igienica! (srotola una confezione di carta igienica) E se questo non proprio nobile rotolo fa da metallo, meglio risparmiarci qualsiasi ironia di bassa lega sul tipo di "caldo fiato" dalle quali le canne sono fatte vibrare e del relativo profumino che lo accompagna. (risospinge il gancio nella direzione opposta alla sagoma dell’altare)

Ma se di tal fatta son le colonne, e di tal fatta son "le canne dell'organo" che scoreggiano alto - oh santo Dio! - chissà di quale dura pietra, sarà fatto il nostro massiccio, sacro altare?

(trattiene a fatica il gancio)...

Lo so che per costruire tutto questo ci hai impiegato tantissimo, ma dato che non scendi... (molla il gancio. Altro sconquasso. La sagoma dell'altare si sfascia e rivela che altro non era che un accurato insieme di cartoni contenenti confezioni di vetro barattoli e latte di svariate misure, le quali, rotolano, andandosi ad assommare allo sfacelo già esistente sul palco. Filax raccoglie più barattoli, li apre, li svuota sul detersivo a terra e legge l’etichetta)

"Picnic! Pasticcio di carne suina, bovina e fagioli. la forza della fantasia in gelatina animale". Gelatina? E’ questo il granito o l’alabastro del tuo massiccio altare? (ride. Con finta apprensione)

Ma che sbaglio tremendo ho fatto distruggendolo in modo così sconsiderato. Come farò ad individuare, in mezzo a questo marasma, qual'è il tabernacolo dove molto gelosamente dovrebbe essere custodito... (legge da un barattolo) "Senza coloranti o conservanti!"... il corpo del nostro Gesù? Forse qui?, "Medio, medio/fini, fini, extra/fini". Piselli? "Una grandezza per ogni palato!". No, non scherziamo su queste cose... (raccoglie una latta) Eccolo trovato! E' questo! "Bockwurste in zarter Eighaut". Tipico salsicciotto nel gusto naturale. "Bayerischert!" Alla bavarese! Sotto vuoto spinto! "Luftdicht verpackt!".

Questo il corpo! Ed il sangue? (raccoglie un'altra latta grande. La buca e ne versa il contenuto a terra sopra la polvere bianca) "Pomodorò! Dei pelati l'unico, il vero, il solo autentico re del passato!". Eccoli fortunatamente recuperati... il sangue ed il corpo di questo tuo Cristo decisamente sgangherato!

Come sei, come siamo, caduti in basso.

(verso l’alto, forte) Lo vuoi fare un bell’attentato? Sul serio? Un attentato che lasci davvero un segno?

Ebbene ponila, ponila pure una bella bomba. Ma dentro e non fuori di te! Spazzando tutti gli incubi che pullulano la tua mente confusa. Come? Partendo da dove? Innanzitutto (raccoglie a terra una bottiglia ed un paio di flaconi che getta lontano) innanzitutto... e basta con alcool e pasticche! Via tutte queste bottiglie! Via questi flaconiii!

E poi continua dalle cose più semplici. Ogni mattina appena ti svegli e prendi il primo oggetto che ti capita sotto mano. (raccoglie un barattolo) Un barattolo va bene? Un barattolo va bene! Lo guardi attentamente e ti sforzi di ripetere: "Questo è un barattolo e basta. Questo è un barattolo e basta!". Dieci, cento, mille volte! "Questo è un barattolo e basta!". E continui così, non dico all’infinito ma perlomeno finché non avrai imparato a distinguere le cose. i luoghi, le persone e i fatti per quello che realmente sono e non per quello che tu vorresti che fossero! Questo come inizio.

E poi spiegami che cavolo significhi rinchiudersi in un posto così? Ma non lo senti che qui dentro è tutto impegnato di muffa, che tutto sa di marcio, di vecchio, di stantio. Che cos’è buio catacombale? Basta! Aria! Luce! Luce, aria, vita! Vitaaa! (apre luci e finestre, la scena finalmente illuminata si rivela per quello che veramente è: un magazzino, completamente distrutto).

Vai! Esci! Fuori! Via! Affronta quello che è per te il tuo vero Leros, il tuo vero manicomio: il mondo fuori! La gente! Abbi coraggio, gettati nella mischia, immergiti nel vivere quotidiano e trascinare dal suo flusso.

(estrae dalla tasca un foglio che agita verso l'alto)

Lo vedi questo foglio? E' molto di più di un semplice certificato di guarigione. E’ un foglio di uscita. Tutto tuo! La data? Sorpresa delle sorprese: oggi! Sei "miracolosamente" guarita di colpo. Ti hanno dichiarata sana. Quindi... puoi... non puoi, ma devi uscire! Lo so, qui hai la tua stanzetta personale, i tuoi libri, il tuo impianto hi-fi, le tue varie riviste, i tuoi compact. Ti sei costruita un tuo piccolo mondo, una tua piccola tana. Certo fosse dipeso da te un’iniziativa del genere mai e poi sarebbe partita.

Ma... ma per fortuna, cara la mia Anghelos, che c'é qui lo "Zio Filax", il custode del tuo bene.

Credevi che la mia presenza qui si limitasse al controllo dei chili e quintali della merce in entrata ed uscita? In tutti questi anni ne ho visti sfilare di casi al limite e ho acquisito un certa esperienza e i medici, i "luminari della psichiatria" questo lo sanno. E difatti non è la prima volta che, dopo consulti su consulti, test su test, conversazioni su conversazioni, alla fine a chi danno ascolto ogni tanto? Al sottoscritto, pensa te, e a quello che loro chiamano "il mio saggio tocco del proletariato!". Rispetto a questo foglio di uscita, modestamente... per tirarli dalla mia, non ho dovuto impegnarmi più di quel tanto.

Era tutto previsto, tutto calcolato. Pensa che non c’è nemmeno bisogno che tu passi dalla tua stanza. Non temere; mi sono raccomandato che tutto fosse imballato il massimo del riguardo. I tuoi bagagli sono nella guardiola d'ingresso, vicino al cancello. In attesa di essere, insieme a te, caricati e...

(silenzio)

Ma come? Non ti capisco. Dopo quasi trent'anni di internamento continuo... non si brinda? Non si balla? Non si intonano alti inni di gioia? Puoi finalmente uscire! Fare quel che ti pare. (se la ride sotto i baffi) Niente vero? (solito silenzio) E già...

 

(pausa. Molto serio)

 

Visto quanto poco ci voleva per demolire questa tua eccentrica, personalissima cattedrale, queste tue particolarissime colonne, le alte canne dell'organo, il sacro altare. Poco più di mezz'ora, appena un'ora in tutto, per devastare la logorroica impalcatura sulla quale ti sorreggevi.

Ed ora, per concludere veramente, con una poderosa spallata finale, non mi resta che demolire anche... la tua parte più sensibile... più... (a fatica, sa che questo scatenerà il suo furore) non so se ti sia giunto all'orecchio... se qualcuno ti abbia fatto cenno di una certa... (sorride) ... perché sorrido? Se penso che in questo magazzino, dimenticati in giacenza chissà dove, dovrebbero esserci tre o quattro cartoni pieni zeppi di calze di nylon, che se non sbaglio, parecchio tempo fa ero io che volevo gettarli e tu, proprio tu - ironia della sorte - che hai insistito per impedirmelo... "Non si sa mai... potrebbero sempre tornare utili... ".

Quale lungimiranza mia cara. Mi scappa da sorridere se penso che oggi, per uno solo, stai bene attenta non di cartoni, ma di paia... per un miserabile paia di calze di nylon, nemmeno delle marche migliori... Cervinovcenka - una nuova ricoverata che tu non conosci, fresca d'espatrio -... in cambio è disposta a donarmi... l'ho capito dagli occhi dolci con i quali mi fissava... è disposta a donarmi quella freschezza che tu, ex reginetta, ex Miss Padiglione ormai da tempo... iiih! Quella freschezza che per me, per quello sono, è l'unica, inequivocabile, tangibile, possibile "resurrezione della carne!".

Cervinovcenka. Terribile come nome, vero? Sì, ma solo il nome, solo quello. Perché non è terribile la sua pelle candida come la neve; non sono terribili le sue cosce affusolate e interminabili; non sono terribili le sue labbra sottili che al momento opportuno sanno diventare carnose; non è terribile il suo corpo, che si muove ancora in modo sgraziato ma sembra plasmato, come la sabbia, da una lievissima, lunga onda del mare.

Dopo una sana, necessaria, lunga doccia... basterà appiopparle un nome grazioso, all'inglese... tipo Cervy, farle sentire da vicino il profumo del rossetto, della seta e di qualche vetrina e... come per la negretta di cui accennavi, "oh come sarà dolce da corteggiare. Ma ancora più dolce il poterla traviare". D’accordissimo con te "A quelli - io direi quelle - del terzo mondo siamo costretti ad accostarci. E’ lo stesso marciume nel quale sguazziamo che ci sospinge inesorabilmente verso di loro". Ma una volta effettuato questo accostamento... (rammentare quel contatto lo rapisce)... diciamocelo, è un contatto che emana davvero le più sublimi, le più soavi delle sensazioni.

(Si riprende. Sorride)

(sinceramente dispiaciuto) Anghelos, noi due ci siamo amati come nessuno al mondo può nemmeno immaginare. Abbiamo vissuto attimi che resteranno per sempre scolpiti nella nostra mente e nei nostri cuori. Conficcati nella carne! Ma purtroppo tu riduci tutto allo stremo, porti ogni cosa all’eccesso. Un certo equilibrio già precario si è decisamente incrinato... e rotto. Io alla mia "Cervy" non ci rinuncio. Rassegnati a sparire dalla mia vita. La tua presenza qui finirebbe per farmi inciampare contro i mille ricordi che in tutti questi anni ci hanno avvinghiato. Saresti un intralcio. Per cui... evitiamo scenate, quello che si deve fare lo si faccia in fretta e chiuso! Niente lacrime, abbracci o rimpianti. E’ finita. Finita! Scendi e fila!

(silenzio per alcuni secondi. Poi risolutivo) Io ora esco e se fra una quindicina di minuti, quando sarò di ritorno, ti ritrovo ancora aggrappata a quella trave, saprò io, che non soffro di vertigini, come esaudire i tuoi sogni di "librare sospesa a mezz'aria", di "spiccare un grande balzo, un autentico prodigioso volo!". (canticchia divertito e sinistro) Basta una piccola spinta e... "Sempre a testa in giù! Sempre a testa in giù...".

(logico) Del resto soffri di vertigini, ti arrampichi dove non dovresti, preda come sei di continue crisi depressive… anche nella remota ipotesi che mi intentassero un processo posso sempre sostenere di essere salito lassù nel disperato tentativo di fermare un tuo insano proposito di sfracellarti e non del contrario. Bestiale tutto ciò? Può darsi. Un quarto d’ora ti resta poi salgo, stacco il moschettone e... (si avvia canticchiando) "sempre a testa in giù, sempre a testa in giù... ".

(si ferma sulla soglia. Sa su quale banana far scivolare il suo pollo. Infame, leggero)

Ah! Dimenticavo. Oggi è venerdì. Giorno di pesce. Ho detto al cuoco di preparare per noi due le polpette, sai quelle solite, niente di speciale: solita carne di vitello fresca... chiara, deve sapere ancora un pochino di latte; un po' di pancetta o prosciutto grasso; solito aglio, prezzemolo, grana, uovo, prezzemolo tritato fine naturalmente... il tutto impastato per ben bene nel pane, messo a mollo, poi infarinato, gettato nell'olio bollente e di colpo... croccanti fuori, come soave crema dentro.

Se prima di andartene - perché tu oggi da qui, ficcatelo bene in testa, in piedi o distesa, esci! - vuoi favorire, bene. Se invece preferisci partire a stomaco vuoto... liberissima di farlo. (l’ultima frecciata) Tanto con la fame atavica che si porta dietro quell'altra, Cervy, le polpette non vanno gettate, stanne certa. Pensa che l'altra settimana, dopo essersi letteralmente divorata tre piatti di pastasciutta in pochi minuti, sgrana quei occhioni suoi dolci e mi fa: "Tanto buono. Tanto! E ancora?". Poverina, dovresti vederla. Nel giro di pochi giorni ha imparato una quantità di parole. Tiene una volontà, un entusiasmo, una voglia di imparare per noi... incredibile. (fa per andarsene Si ferma ad un passo prima di uscire)

Inutile rammentarti che appena tolte dall’olio bollente mangiate al volo sono strepitose; lasciate lì tiepide o fredde - le polpette - sono peggio della malta. ... "sempre a testa in giù"… fa un inchino di tipo giapponese, gira sui tacchi ed esce)

 

(Pausa)

 

 

ANGHELOS (Fuori scena, dall’alto) Mofchettone, manina... piedino. Piedino, manina... mofchettone. Piedino... (dall’alto, sulla scala a muro, scende Anghelos. E' vestita di tutto punto da angelo, con tanto di ali appiccicate e riccioli d'oro. Unica nota estranea un’imbragatura attorno alla vita. Per la fretta come posa i piedi a terra si stacca una delle due ali ma lei non se ne occupa. Cerca la protesi).

In un Venevdì di luvido, puffolente, fcongelato, peffe... in un epoca di pefticidi e confevanti, di sughi a bafe di cancvo davanti ad un piatto di fane polpette, (... la trova) croccanti fuori, come soffice crema dentro, non è che si possa o non si possa rinunciare: semplicemente, non si deve!

Prima andiamo a riempirci la "panza", poi vedremo chi sarà l’ultimo a cantare... "Sempre a testa in giù. Sempre a testa in... " (esce di scena)

 

 

EPILOGO

LA RESA DEI CONTI: "UNA PARTE DI ME

SI RIBELLA A QUELL’ALTRA

 

FILAX (appena uscita Anghelos. Fuori scena) Ah aaah! Potenza dell'acquolina! Ero sicuro che avresti ceduto su qualcosa di molto banale: buona l’idea delle polpette per farti scendere, vero! (ride)

 

ANGHELOS (f.s.) Bastardo!

 

FILAX (f.s.) Importante è farsene un vanto non un problema. Puah! Puzzi da vomitare! Quando ti farai una doccia?

 

ANGHELOS (f.s.) Quando finirai di innaffiarti di profumo. Lo zotico si lava, si lecca, si stira, persino i baffetti si tinge. Ore e ore sprecate davanti allo specchio per cosa? Un contadino della Vojvodina, che alla domenica posteggia l'asino davanti alla chiesa, è molto più raffinato di te!

 

FILAX (f.s.) Che fai? Non ti azzardare... posa quell'attrezzo.

 

ANGHELOS (f.s.) Questo attrezzo ha un suo nome!

 

FILAX (f.s.) Lasciala appesa alla parete, altrimenti...

 

ANGHELOS (f.s.) Altrimenti cosa?

 

FILAX (f.s.) Sorpresa! (ride) Con l'aria che tirava fra noi due in questi ultimi tempi, avresti dovuto immaginarlo che non mi sarei presentato disarmato. Ho intenzione di liberarmi di te!

 

ANGHELOS (f.s.scoppia in una fragorosissima risata) Questa si che è buona. Questa Cervy ha accelerato il tuo rincoglionimento. Ma non dirle queste assurdità. Lo sai che è impossibile sbarazzarti di me. Ma anche così fosse, sentiamo, sentiamo in quale modo avresti pensato per sbarazzarti di me? Sentiamo, che sono proprio curiosa.

 

FILAX Sei così curiosa? Subito soddisfatta: semplicemente così! (si sente uno sparo. Anghelos urla) Visto com’è facile? Una piccola pressione sul grilletto e... (ride)

 

ANGHELOS (f.s.) Pazzo Filax. Pazzo. Pazzo! E ride pure... ma come è possibile che tu... ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti rendi conto quale inesorabile meccanismo hai... (lui ride) ridi, ridi pure, riderai meno quando ti accorgerai che il chiavistello del portale è bloccato.

 

FILAX (f.s.) Non mi freghi con questi trucchetti Anghelos. Sono stato l'ultimo, dopo di me nessun altro è entrato. Ed io il portone, non portale - me lo ricordo perfettamente! - l'ho lasciato bene apert... ma... o porca miseria, chi è che... (Si sente qualcuno che cerca di aprire un portone. Lo sbatte e picchia forte) Maledizione, aprite! Apriteee! Tu stai indietro, non ti avvicinare! (bussa ancora. Desiste) E allora? Pensi che mi perda d'animo per così poco? Anche se il portone è stato chiuso cosa significa? Gli scrupoli, se uno deve proprio farseli, se li fa venire per il primo sparo, al secondo decisamente meno... (sparo. Agghelos urla) al terzo non più... (idem) al quarto, figurarsi, subentra un certo qual di divertimento... (idem) idem per il quinto... (idem) e al sesto l’unica cosa che conta... (idem) è muori maledetta! Muori Anghelos, muoriii!

 

(dopo qualche secondo di attesa, sempre fuori scena)

 

ANGHELOS (f.s. Con la fatica di chi è stato ferito mortalmente) La resistenza è una bella dote... Filax... e a me di certo non difetta. Ah! (ride) E' inutile, arretrando non fai che rinchiuderti sempre più in un angolo dal quale non avrai scampo...

 

FILAX (f.s.) Posala quella lancia Anghelos...

 

ANGHELOS (f.s.) Non vedi che tre sono le punte? E’ un alabarda, non una lancia, ignorante. E' molto più comoda, perchè dopo averti arpionato con una delle due laterali... arcuate... (Filax urla) a me ti attiro e poi da dietro, alle spalle vigliacco, con quella centrale... parte per parte ti... (un urlo terribile squarcia l’aria) ...ti trafiggo!

 

(Di colpo, come se fosse stato spinto, entra in scena brancolando una orribile figura a metà fra Filax e Anghelos: la giacca di Filax è indossata solo in parte sopra il lenzuolo lercio che fungeva da tunica per Anghelos; una gamba ha il pantalone di Filax perfettamente stirato ma al piede porta uno zoccolo seminascosto da un calzettone rosso di lana grossa arrotolato; l’altra gamba per controverso è nuda ma con calzino blu leggero, reggicalzino e scarpa nera lucida; la cravatta è annodata perfettamente sopra la camicia, ma questa è abbottonata sulla schiena e non sul petto; gli occhiali e i baffi, insieme al parrucchino scuro, sono puntati al contrario sulla nuca calva; sul volto, coprendolo solo in parte, cade una parrucca bionda.

La figura, che sembra munita di doppia faccia - doppia maschera - ora si comprime il ventre, ora impugna con entrambe le mani l’asta dell’alabarda conficcata nella schiena, a seconda che sia rispettivamente più Filax o Anghelos. Distinzione questa che si farà sempre più difficile e impalpabile. Nel frattempo, inoltre, Filax/Anghelos si graffia e si morde in modo prima leggero, poi via via sempre più esasperato)

FILAX/ANGHELOS Maledetta... maledettaaa...

 

ANGHELOS/FILAX Oh mio Dio... lo sapevo che fra le doti che possediamo l'equilibrio certo non abbonda. Nonostante questo però ero convinta che davanti a quella soglia "dalla quale nessuno è tornato mai indietro", saremmo stati in grado fermarci.

Disfarsi di me! Ah! Encomiabile è la caparbia con la quale ti ostini per una tua autonomia, una tua indipendenza, ma... ma dimenticarsi che non sei in possesso di un corpo solo tuo, né di una mente solo tua... che in tutto e per tutto è anche da me che dipendi... suvvia Filax, questo non è da illusi ma da ottusi!

Ma come! Io gli dono il sangue, l'anima, il cuore... sei frutto del mio tatto, del mio sguardo, del mio olfatto. Senza di me tu non esisti, non saresti mai stato vivo! Ma come si fa a non capire? E' così lampante e chiaro. Anche se io accettassi, anche se io acconsentissi... non ci si può Filax, non ci si può disfare della stessa sostanza di cui si è composti!

Il chiavistello, tanto per aprirti gli occhi, non era bloccato. Il portone non si poteva aprire perché? Perché c'era qualcosa, che facendo ostruzione, glielo impediva. Cosa? Attento: il mio piede. Cioé uno stesso dei tuoi due. (è un ghigno sofferto il suo)

Realizzi? Caspita! Bastava, semplicemente, spo-star-lo! Ma non sempre si è in grado di far compiere al proprio corpo le operazioni più banali.

Specie quando è la mente ad aver seri problemi.

Specie quando hai la sensazione che quel corpo,

il tuo, in parte o del tutto più non ti appartiene.

Certo, tu potresti controbattere: "Come mai allora tu, non hai impedito al mio dito, che secondo questa stessa logica è anche il tuo, di premere su quel dannato grilletto?".

"Una parte di me si ribella a quell'altra!", "Una parte di me si ribella a quell'altra!" Io questo motto ce l'avevo ben presente. Tu invece, se sei arrivato a questo punto, a sparare, evidentemente meno, molto meno!

 

FILAX/ANGHELOS Eccoci! Ci avrei giurato non so cosa, Anghelos... che te ne saresti uscita con la tua solita litania... "che io non esisto, che sei tu che mi hai creato... che della stessa sostanza... ". Uffa, che noia che sei! Tanto te lo ripeterò finché avrò fiato: con te, oltre, non ci voglio restare nemmeno un minuto! Voglio, ho bisogno, di respirare aria nuova. Di avere un’altra vita, solo mia. Voglio, perché no, un’altra donna - Cervy od un’altra - purché sia tutta mia.

 

ANGHELOS/FILAX (ride) Una donna tua? (ride) Comico! (ride) E allora, burlone che non sei altro, rispondi: e quando arrivi al dunque? Sai, per quanto tu possa tirare per le lunghe, tergiversare, per quanto fresca di espatrio e quindi forse un po’ ingenua... insomma, una donna prima o poi quell’aggieggio lo pretende. E tu? Arrivati a quel fatidico punto, con quella... diciamo... "piccola menomazione" che ti ritrovi, davanti alla sua… delusione? Raccapriccio? Stupore? Che ne sai tu di come possa reagire una di quei paesi? Quella magari è capace di sbellicarsi dalle risate. Ma reazioni sue a parte, tu comunque a quel punto cosa le inventi? Nada, rien, tipota! Gar nichts, nothing! Niente! Sei senza. Senzaaa!

 

FILAX/ANGHELOS Tu Anghelos... proprio tu parli? Tu che...

 

ANGHELOS/FILAX Io cosa? Non confondiamo! Io mio caro, visto che nessuno sembrava sapesse... visto che nessuno sembrava volesse... non mi viene data la gioia di averne? D'accordo! Accetto! Va bene! Ma ad un patto: che il discorso figli sia chiuso definitivamente! Asportato del tutto e poi quasi del tutto... "solo per le strette necessità fisiologiche!"... ricucito!

L'operazione sono stata io a volerla; io, con queste mani a farmela! Va bene che molto tempo è passato, ma dimentichi? Eppure che sei stato tu Filax, mio custode, il primo ad accorrere, il primo a rabbrividire, l'unico ad assistermi, il primo a tamponare!

 

FILAX/ANGHELOS Già ai tempi la solita volpe...

 

ANGHELOS/FILAX Hai poco da far dello spirito! A differenza della tua, la mia menomazione aveva almeno un motivo molto serio e profondo: i figli! E non...

 

FILAX/ANGHELOS (più che altro nel tentativodi fermarla) ... quanto sei patetica Anghelos...

 

ANGHELOS/FILAX (prosegue imperterrita) ...e non... "Emozioni! Emozioni! Emozioni sempre più forti!". Il nostro play boy da strapazzo in mancanza di altro dove se le andava a raccattare le sue gallinelle? Schizofrenche, celebrolese, paranoiche, maniacali... quale stupenda vetrina! Quale meravigliosa, ampia gamma, fra i vari reparti!

Eh ma per fortuna Dio vede, Dio provvede. Scherza con il fuoco oggi, scherza domani... alla fine uno si ritrova? La punizione "come una mannaia" è calata esemplare. Chi avrebbe potuto immaginare che quella, a differenza delle precedenti, era una ricoverata seria, capace di colpi di testa davvero inaspettati, estroversi, geniali! Ed è lì che ho trovato la strada spianata anch'io. Ma del resto quale altra donna avrebbe scegliere come proprio compagno un uomo privo del suo ben di Dio, se non io che del mio ero altrettanto priva, cioè io?

"Mal comune, mezzo gaudio".

Sei sempre stato così riservato, così ritroso rispetto a quell’episodio, Filax. (quando l’ironia si fa pesante, in dialetto romano) "Ammazzateo oh, e te credo! Con un sol morso, di netto, te l'ha... vero?.

 

FILAX/ANGHELOS (fra i denti) Mille volte ti ho detto, non tocare questo tasto...

 

ANGHELOS/FILAX Ma se è l'unico che ci accomuna veramente! Aaah! Piantala con quei maledetti morsi! Mi strappi la carne!

 

FILAX/ANGHELOS Perché le tue unghie - veri e propri artigli affilati - pensi che siano da meno!

 

(Oltre il parossismo è impossibile andare. In Filax Anghelos avviene un mutamento. Lentamente la sua furia si placa. I morsi e i graffi diminuiscono di violenza ed intensità)

 

FILAX/ANGHELOS E’ inutile. Perché stupirsi: se è vero che questa volta ci siamo spinti decisamente oltre; se è vero che ci siamo fatti prendere la mano; se è vero che troppo "una parte si è ribellata a quell'altra".... è vero anche che tutto questo, alabarda, spari, morsi, graffi... tutto questo è perfettamente in stile, perfettamente in sintonia e conseguente, a quello che fino a qui è stato il nostro rapporto. Il quale, volta più, volta meno, ma cos'è stato se non che un lento, continuo... inesorabile, estenuante, dilaniarsi, a fasi e stadi sempre crescenti. Coerenti sino in fondo! Fino alla fine. Fino allo sbranamento totale!

(solo a questo punto finisce di mordersi e graffiarsi veramente. Si ridotto in uno stato pietoso. E’ esausto. Sanguina. Dopo alcuni secondi si dà un piccolo bacio sulla mano)

Ma che fai ora Anghelos? Oh santo Dio! Io simili, bruschi ribaltamenti più non li reggo. Ma... ma ti rendi conto? Noi due ci siamo appena sparati, trafitti. Come a belve a morsi e a strappi orribilmente sbranati e tu... (una mano ostacola l’altra) tu Anghelos con quelle stesse mani che fino a pochi attimi fa... guarda: sino alle ossaaa!... tu... oh Anghelos, amore mio, mia vita, mio bene... oh è incredibile di quali tenere, vellutate carezze le tue mani ancora grondanti siano capaci.

E’ la solita storia, il solito mistero del nostro amore che "miracolosamente", fra noi due, quando meno ci si aspetta, sempre uguale si rinnova. Del nostro amore che proprio quando - e quanto più - facciamo di tutto per annientarlo, più lui, il disgraziato, nell’atto specifico di tale distruzione, nel suo centro e nel suo cuore cosa va a trovare? Il morbido capezzolo al quale avvinghiarsi a succhiare nuova, indispensabile - pena l’estinzione - linfa vitale.

Che sia questo il solo modo per noi di... non lo so. Altri più teneri, meno... a noi, ahimé, io non li conosco. (una mano cede: l’altra accarezza con passionalità sempre crescente)

Una finestra su un mondo completamente diverso si spalanca. Ssst! La senti? La senti lontano che avanza... e quel gran senso di pace che l’accompagna? Vasta... vasta è la marea che come a periodi si ritrae così sistematicamente, metodicamente ricompare. E tutto, tutto... tutto penetra. E tutto, tutto, oh dolce Anghelos... tutto soavemente pervade.

 

ANGHELOS/FILAX Non credere... anche tu Filax... hai voglia di mimetizzarti. Ti sforzi di apparire sempre a posto, inappuntabile, serio. Negli ultimi tempi addirittura arcigno, spigoloso, rude.

Ma se... ma se anche dalla roccia più compatta, inattaccabile e dura - dopo un percorso fra inaccessibili crepe e fenditure - un minuscolo rivolo d'acqua sorgiva limpida e pura, brioso, argenteo, sempre fresco, nuovo e vivo, riesce improvvisamente a sgorgare repentino... vuoi che... che anche da te che... "altro che roccia compatta", che tutt’al più ti sei "bardato" da futili, quanto roboanti - ma che si sgonfiano da sole - convenzioni... (la sua voce si fa calda, larga) vuoi che anche da te non sia fuoriuscito qualche cosa di altrettanto... e difatti no, non è come tu credi, non sono state le mie innumerevoli carezze a placare la nostra furia. E' stato uno, uno solo dei tuoi morsi tremendi che mentre parlavi, senza nemmeno che te ne rendessi conto, si è trasformato come d’incanto in un piccolo... un minuscolo... e a quel minuscolo, piccolo, dolce bacio, i macigni di ghiaccio che albergano ospiti fissi nel mio cuore... - iceberg spropositati per il piccolo petto che li contiene - si sono liquefatti in un'ondata devastante che, a differenza della tua marea non avanza lenta, né "soavemente tutto pervade"... ma con un impatto pari solo a quello del maremoto, la mia mente e il mio cuore ha completamente... oooh Filax, Filax amore mio... sì, completamente... (una fitta terribile) Aaah!

 

FILAX/ANGHELOS Oooh! Anghelos, dolce mio angelo, una lunga ombra nera... peccato che troppo poco sia il tempo che ci rimane... e troppo breve...

 

ANGHELOS/FILAX Troppo poco? Troppo breve? Filax, ma che dici? Proprio adesso mi diventi banale? Anche la folgore si consuma breve, rapida, secca, concisa... ma non per questo il suo accecante bagliore affascina meno del lento, pigro, spegnersi della fiammella di una candela.

(un’altra fitta tremenda) Presto Filax, sento che le mie forze ti stanno per abbandonare...

 

FILAX/ANGHELOS Anghelos... stringimi forte al mio petto! Sei tuo?

 

ANGHELOS/FILAX Si sono mio, baciati tutta... per l’ennesima volta... oh che gioia, per l’ennesima volta...

 

FILAX/ANGHELOS (completamente integrato FilaxAnghelos si assicura al gancio del paranco con la imbracatura. Poi, azionando da sé il comando, sale lento. Contemporaneamente comincia a spogliarsi rivelando la sua nuditidà del tutto priva di organi sessuali)

 

... e per l'ennesima volta... come solo a me

- proprio perché non mi è stato concesso -

è concesso di sapere...

 

Per l'ennesima volta...

in questa unione più prossima a... "Ieròs gamòs"

- matrimonio sacro -... che ad uno legale, civile, banale...

 

per l’ennesima volta

in un coacervo di sostanza e di stile, nel quale...

singolare, plurale, maschile... femminile si

intrecciano, ostacolano, compenetrano... compendiano

 

Per l'ennesima volta, io...

ma questa volta è speciale: la più temuta ed attesa,

l'ultima, la più grande, quella finale!

 

Per l'ennesima volta, io, Filax/Anghelos...

per quanto poco probabile e bislacco...

allo stato attuale delle cose unico angelo custode possibile e...

 

Per l'ennesima volta...

io ci... tu vi, noi mi... voi ti...

me agapò, ich liebe mich, tu m'aime, You love myself...

watashigaskides...

 

Per l'ennesima volta... io Filax-Anghelos...

eghò... "merely"... meramente, semplicemente... puramente io...

io mi ti… (qualcosa non quadra, riprova)

tu mi amo… (qualcosa non quadra, riprova)

io ti mi… (qualcosa non quadra, riprova)amo… ami

iomiti… (insiste) ami amo (finalmente intuisce)

ami… amo… (come aveva fatto non pensarci prima, è logico)

ami… amo

(sottovoce fra) amiamo?

(al pubblico con le braccia allargate)

semplicemente… amiamo

(Sempre appesa al gancio del paranco Filax Anghelos sparisce in alto)

 

(Sipario)