Fratello cannibale maestro d’amore

di

Eduardo Fiorito


Personaggi
Bernardo: un uomo sui quarant’anni. Ha una cicatrice sul collo e un vestito bianco su cui sono accennati i tratti di un corpo nudo.
Giudice: Un uomo somigliante a Bernardo in tenuta da golf.
Giudice a latere: Un uomo effeminato somigliante a Bernardo che veste una toga da giudice.
Claudia: Una donna sui trent’anni.

L’azione si svolge ai giorni nostri

La scena
Tutta la scenografia, comprensiva di strutture e oggetti, deve essere bianca. 
Un leggio in stile quiz show in proscenio a sinistra. Ancora a sinistra ma sul fondo un monumento cadente a grandezza naturale di Bernardo; più avanti una casseruola dalla quale il Giudice a Latere, nel corso dello spettacolo, estrarrà alcuni oggetti (ordinanza, glossario, tovagliette…). A destra un lettino d’ospedale su cui giace il corpo di Bernardo (sarà un manichino fatto di fogli di giornale, coperto da un lenzuolo) alimentato da una flebo collegata ad una piccola televisione posta per terra accanto al lettino. 
Un grande schermo sul fondo della scena sul quale verranno proiettate le sequenze video. 
Dalla base dello schermo un telo di PVC bianco fuoriesce come debordandovi simile ad una rampa che va dallo schermo al palcoscenico realizzando una superficie inclinata della forma di un trapezio la cui base minore è adiacente al lato inferiore dello schermo; quella maggiore è la base che poggia sul palcoscenico. Su questa rampa (dell’altezza circa di un paio di metri) sono realizzati due buchi da cui usciranno il Giudice a Latere – sx – ed il Giudice – dx). Sulla parte inferiore della rampa, in posizione centrale, un buco della forma di triangolo isoscele sarà l’unico ingresso praticabile, dal quale gli attori potranno entrare in scena esclusivamente carponi.
Il palcoscenico è circoscritto perimetralmente da una striscia di PVC bianco - larga all’incirca 25 cm. - e diviso a metà da un corridoio sempre in PVC – della larghezza di 1 m. circa - che, uscendo dall’ingresso a forma di triangolo posto sotto la rampa, arriverà fino al proscenio.

Legenda
Per praticità ho impaginato a due allineamenti differenti i dialoghi e le didascalie che riguardano la scena teatrale rispetto a quelli inerenti al video. Va specificato che la sovrapposizione dei linguaggi, in questo caso, ha lo scopo di creare un piano significativo che non può ridursi alla citazione degli elementi da cui è composto. Per inteso il copione non può esaurire in sé tutte le esigenze di comprensione che solo l’armonizzazione dell’elemento cinematografico, teatrale e musicale può dare. Qualsiasi cosa detta, e quindi riportata nel copione, per essere compresa va quindi considerata alla luce di tutto ciò che in quel preciso momento, contemporaneamente, viene realizzato dalle immagini mostrate dal video, dalle azioni degli altri attori, dalla musica.
Atto unico


AUDIO
Inizia la colonna sonora 

SCENA VIDEO
Lo schermo lampeggia ad intermittenza di giallo ocra mentre 

AUDIO
Il bip dell’elettrocardiogramma viene intervallato da alcune voci
Voce 1: (uomo giovane) Dottor Fulgenzi, io le volevo dire che a proposito di quel documento non so se posso davvero fornirle i dati che mi aveva chiesto.
Voce 2: (donna) Non è più quello di una volta.
Voce 3: (uomo) Ho già pagato qualcuno, prima ce ne liberiamo e meglio è. 
Voce 4: (uomo) Vedrai che domani prenderà una vacanza all’obitorio. 
Voce 5: (donna) Mi avevi detto che l’avresti lasciata.
Voce 6: (uomo) Sono le case che pignoriamo a chi non ce la fa a pagarci il mutuo.
Voce 7: (donna) Ho visto i prospetti, fino all’altr’anno era un mostro, ha fatto guadagnare all’azienda due milioni di miliardi. 
Voce 8: (donna) Ti amo Bernardo. 
Voce 7: (uomo) Come fa un dirigente di un’azienda come la nostra a mettersi con una mignotta…?
Voce8 e poi 9 e poi 10 e poi11: Bernardo…

SCENA VIDEO
Il campo si allarga ed il giallo ocra si intuisce essere quello della freccia di direzione di un BMW che, da una stazione di rifornimento posta al lato di una strada provinciale, sta per introdursi in carreggiata. Appare in sovrimpressione la scritta 20 Aprile 2003. Alla guida del BMW scopriamo esservi Bernardo mentre, al posto del passeggero, Claudia. La macchina comincia il suo viaggio seguita, a distanza, da un’altra vettura della quale i protagonisti non possono avvedersi. All’interno dell’abitacolo del BMW si respira comunque un’atmosfera fortemente tesa.

DIALOGO in video
BERNARDO: Sono nella cartellina arancione (Claudia è con una ventiquattrore aperta sulle ginocchia. Fra le mani ha una cartellina arancione su cui è stilata una lista di nomi)
CLAUDIA: (leggendo) Devi essere pazzo! Come ti è venuto in mente di prenderla?! (Bernardo pare troppo assorto nei suoi pensieri per ascoltarla) Bernardo… Bernardo, guardami! (Bernardo la guarda) Sei sicuro di quello che stai facendo? 
BERNARDO: No.
CLAUDIA: Fermati. Fermiamoci un secondo da qualche parte. 
BERNARDO: Deve esserci un Motel. Dopo la galleria. Più a nord.
CLAUDIA: (continuando a scorrere la lista dei nomi all’interno della cartellina arancione) Santo dio! Il tuo nome è dappertutto!. Chi sono queste persone? Tu come le conosci? Non è gente dell’azienda. Lavora per te? 
BERNARDO: Alcuni.
CLAUDIA: Quanti?
BERNARDO: Non lo so. 
CLAUDIA: Quanti!
BERNARDO: Alcuni, abbastanza!
CLAUDIA: Da farti ammazzare, è così?
BERNARDO: Si è così, da farmi ammazzare!

Il BMW guidato da Bernardo entra all’interno di una galleria. La macchina che segue il BMW si accosta ad un centinaio di metri dall’ingresso della galleria. L’uomo al volante estrae dal cassettino porta oggetti un telecomando artigianale che punta in direzione del BMW già entrato in galleria. 
Stacco.
Interno del BMW. Primo piano di Bernardo. Dissolvenza su bianco. In audio ascoltiamo lo stridere dei freni, lo slittare delle pneumatici sull’asfalto, il frastuono delle lamiere infrante, la sirena dell’ambulanza. 
Assolvenza da bianco. Una serie di fotografie vedono Bernardo, all’interno della galleria, disteso sull’asfalto con gli occhi sbarrati, la camicia slacciata e la ferita che ha intorno la gola scoperta. Dei guanti bianchi gli sentono il pulsare della vena della gola.
Dissolvenza incrociata. Vediamo, in soggettiva, Bernardo guardare le luci al neon di una corsia d’ospedale scorrere davanti ai suoi occhi. Sempre in soggettiva il volto di Claudia e poi dei due medici affacciarsi all’interno del suo angolo ottico. In audio rumori che suggeriscono la presenza di una realtà ospedaliera. La soggettiva di Bernardo che osserva le luci al neon continua per tutto il monologo seguente.

SCENA TEATRALE
Un sagomatore di taglio illumina la fronte di Bernardo in coma – il fantoccio disteso sul lettino d’ospedale - Claudia parla al fantoccio.
CLAUDIA: (accarezza un lenzuolo imbottito di giornali come dando una forma al corpo di Bernardo sul lettino) Bernardo… Bernardo… riesci a sentirmi?… dicono che quando stai per morire la vita ti passa davanti come un film… io l’ho vista, sai… la vita passarti davanti come fosse di un’altra persona… eppure sono qui, che ti parlo. Non avere paura amore, qualunque cosa tu stia vedendo, non devi avere paura. 

SCENA VIDEO
Il giallo ad intermittenza delle luci al neon sfuma lasciando apparire il video/quadro raffigurante la folla presente nell’aula di tribunale – quiz show televisivo. Sulla destra di detto video/quadro c’è la figura della madre di Bernardo e a sinistra quella del padre. Fisicamente in corrispondenza di dette figure, in piedi davanti al video, vi sono il Giudice a Latere ed il Giudice.
AUDIO: Inizia di sottofondo un brusio di folla

CLAUDIA: Apri gli occhi, Bernardo, guardami. Voglio cambiare, con te, più di quanto non abbia già fatto. Non la accetterò mai questa solitudine, questo…
GIUDICE A LATERE: (f.c.) / Silenzio!
CLAUDIA: Questo dolore… 
DONNA1: (audio) Ha una ferita alla gola
CLAUDIA: Che mi costringe a continuare, ad andare avanti, a cercare una luce. Guarda
MADRE: (audio) Bernardo… 
CLAUDIA: Quanti ricordi dentro di me.
UOMO3: (audio) Non ti dimenticare! 
CLAUDIA: Non morire. Non uccidermi. 
MEDICO: (audio) Il cuore non gli tiene più. 
INFERMIERA: (audio) Se continua? 
MEDICO: (audio) Stacchiamo i macchinari… 
CLAUDIA: Ho sentito che tua madre passerà stasera a leggere la liberatoria.
INFERMIERA: (audio) La firma? Ha detto che la firma? 
MEDICO: (audio) Se la firma procediamo. 

GIUDICE A LATERE: (Entra. Parla un po’ come un animatore di villaggio vacanze ed un po’ come un educatore di giardino d’infanzia) Per tutte le vacche apoplettiche dell’agro pontino! E’ da stamattina che me la menate con questo biascicare! Cosa credete? Di essere capitati ad un cocktail della Martini! Ahahahah! Dategliela una voce a quella scatola di vermi imputriditi che avete al posto del cervello! (La folla si placa. Ascolta attentamente. C’è il silenzio assoluto) Ascoltate la vostra amica della seconda serata e parcheggiate i vostri begli occhioni tutti qui, fra il mio palmo destro e questo sinistro (mette le mani aperte ai lati del viso, ad incorniciarlo. Un faro illumina solamente la sua testa, lui/lei sussurra eccitatissimo). Ci siamo tutte? Benissimo… ributtanti eminenze di una corte in sfacelo, alte rimostranze di una giustizia per topi, gioiose iraconde e gaudenti imbecilli è con piacere quasi profetico che vi annuncio, così come duemil’anni or sono il compagno Gabriele fece alla beneamata compagna Maria, niente poco di meno che (incitando un’assente orchestra) - rullo di tamburi, Santo Dio! - il Giudice! 

AUDIO: un enorme boato di folla. Delle grida sparse ed euforiche. Una musica festosa accompagna il balletto che il Giudice, bucato lo schermo in alto a destra - ed il Giudice a , in alto a sinistra, faranno prima di iniziare il processo.

SCENA TEATRALE
Dopo qualche secondo di ballo Il Giudice, stanco, comincia a battere con la mazza da golf sul sostegno offerto dal Giudice a Latere per placare la folla. Il rumore di questo martellare continua, a livello audio…* 

SCENA VIDEO
- dissolvenza dal quadro al nero –
appare la scritta 3 Marzo 1980
Dissolvenza dal nero
flashback. 
Interno giorno. Casa del piccolo Bernardo.
*…nel bussare della mano della Madre di Bernardo contro la porta del bagno dove il piccolo Bernardo si sta preparando

MADRE: (è truccata fino al parossismo, vestita in un tailleur tutto pizzi e merletti sul nero. Dal Padre non ottiene risposta. Torna a bussare contro la porta) Bernardo… Bernardo, riesci a sentirmi? Zia Lunetta ha detto che tra venti minuti bisogna essere lì. Se facciamo tardi, parcheggio non lo si trova neanche in Papa-mobile! Salsicciotto, sono già le nove… pensa al Pontefice, a quel suo grande cappellone bianco che è sempre piaciuto ai bambini, pieno di forme, di figure… non piace anche a te? Oggi lo indosserà solo per pochi intimi, quindici famiglie cattoliche scelte fra quelle di tutto il mondo… quindici famiglie che avranno il privilegio di avere gli ultimi nati, battezzati direttamente dalla mano di Sua Santità. Non sei felice tu, che sei solo un bambino, di essere parte di una di queste famiglie? Al posto tuo io non starei più nella pelle… in Vaticano, pensa, aspettano tutti noi...
PADRE: (mentre finisce di prepararsi abbastanza svogliatamente appare in fondo al corridoio per un istante. Sfottendo) Uh! (sparisce nuovamente)
MADRE: Ma amore… vuoi farmi preoccupare… (bussa) ci sei?… sei lì?… (si inchina a guardare dallo spioncino) Bernardo… ci sei?… 
Stacco. 
Effetto della mdp che guarda attraverso lo spioncino. Si intravede Bernardo Junior – dieci anni – davanti allo specchio, sta sciogliendosi il papillon. Una serie di Flash compongono la microsequenza. Il volto di B.J. Il volto di B.J. allo specchio. Panoramica sulla ferita. Le mani che slacciano il colletto della camicia. La ferita in primo piano. La ferita in primo piano riflessa nello specchio. Lo stile è nervoso, a flash, sincopato, velocissimo, scioccante.
MADRE: (off. E’ una voce deformata, piena di echi e riverberi) Ti stai slacciando il papillon?!! Figlio mio! Figlio mio! Che fai, figlio mio! Si vede tutta la ferita così! Coprila! Coprila! Si vede tutta la ferita così! 
Stacco.
Vediamo ancora la Madre, da fuori la porta parlare al figlio. Lo stile torna naturale, così come la voce.
Stacco.
La madre che ha smesso di guardare dallo spioncino adesso batte con entrambi i pugni contro la porta
MADRE: Guarda che chiamo l’uomo nero se non esci subito! Lo chiamo? Devo chiamarlo, allora? (chiama) Gengy! Gengy! Gengy! 
PADRE: (Entra e comincia a bussare alla porta vigorosamente simulando una voce da nero) Signorino, esca! Per favore, non faccia fare tardi a sua madre. L’autista aspetta in macchina ed io devo ancora comprare ostriche e lavare pesce per festa di battesimo! Faccia per me, signorino. Faccia, la prego! Bernardo… 
MADRE: Esci! 
PADRE: Esca!
MADRE: Esci! 
PADRE: Esca!
PADRE: Esci! 
GENGY: Esca!
PADRE: Esci! 
GENGY: Esca!

-dissolvenza-
Nel quadro che rappresenta l’aula di tribunale
Torna la musica di prima, festosa e concitata al ritmo delle ultime battute del padre e della madre. Il Giudice e il Giudice a Latere entrano ballando dall’ingresso centrale, prendendosi gioco di Bernardo. Arrivano al leggio. Il Giudice intima il silenzio, il Giudice a Latere gli porge l’apposito sostegno su cui il Giudice comincia a battere. Il GAL. comincia a mimare con la bocca il grido “Silenzio”, che si inizierà a sentire solo quando si abbasserà di volume la musica. La sua ultima ed udibile battuta sarà:

GIUDICE A LATERE: Silenzio! Cosa deve farci, un buco?
Il GAL comincia ad apparecchiare la tavola sul leggio del Giudice.
GIUDICE: Cosa abbiamo per cena stasera? 
GIUDICE A LATERE: (stirando la tovaglia e consegnandogli l’ordinanza) Lo Stato contro Fulgenzi Bernardo, Eccellenza!
GIUDICE: (che non ha capito, fregandosi comunque le mani per la fame, pensando si riferisca ad una pietanza) “Lostato”? Cos’è “Lostato”?
GIUDICE A LATERE: Lo Stato è lei Eccellenza.
GIUDICE: (Colpito) No. Allora no. Lo Stato siete voi! 
GIUDICE A LATERE: (si volta verso il pubblico, emozionato) Siamo noi!

CORO: (audio) LO STATO SIAMO NOI!

GIUDICE: Chi era contro? 
GIUDICE A LATERE: Bernardo… (indica Bernardo) il dottor Fulgenzi. 
GIUDICE: (lo guarda per la prima volta. Notando la sua nudità concettuale manifestata dall’abito. Stornando lo sguardo) Si copra per favore. 
GIUDICE A LATERE: Purtroppo non è una di quelle belle feste a base di coca e prostitute che lei sapeva organizzare con tanto gusto in quella depandance così suggestiva, quel nido di piacere ricavato da un angolo del suo villino a Montecarlo dove la rosa dei poteri economici per una notte poteva permettersi di piegare il suo ramo fra le cosce di una thailandese (continua mentre il Giudice continua a parlare) di una slovacca, una canadese…
GIUDICE: Lo vede dove siamo ora?
GIUDICE A LATERE: una rumena, un’afghana…
GIUDICE: Non c’è più niente.
GIUDICE A LATERE: una newyorkese…
GIUDICE: Si rivesta.
GIUDICE A LATERE: una curda…
GIUDICE: Non è più nessuno
GIUDICE A LATERE: un’italiana. 

CORO: (audio) SI RIVESTA! SI RIVESTA! OHHHH! SI RIVESTA! 

GIUDICE: Ha sentito?
BERNARDO: Si. Ho sentito.
GIUDICE: Ok!
BERNARDO: Quello che lei ha sentito. 
GIUDICE: Lei chi? 
BERNARDO: Io credo d’averlo sentito dentro di me. Come dovrei vestirmi adesso? Come?

SCENA VIDEO
Il Padre, la Madre e Bernardo sono in Vaticano (la location ovviamente può essere simbolica). La Madre parla al piccolo Bernardo.
MADRE: A te stanno bene i maglioni a collo alto, tesoro. Per carità, non si vede nulla… ma la gente ci butta l’occhio, sai com’è fatta...

GIUDICE A LATERE : E’ diversi anni che non la (riferito alla ferita visibile in video) vedevamo, dottor Fulgenzi.
GIUDICE: Dal giorno in cui sua cugina non riuscì più ad essere battezzata, dal nostro Pontifex Maximus 
GIUDICE A LATERE: A causa di una di quelle imbarazzanti allucinazioni che quel piccolo squarcietto usava indurle, persino in pubblico
GIUDICE: Nel momento in cui gli si permetteva, è vero, di far capoccetta fra i foulard
GIUDICE A LATERE: Le cravatte.
GIUDICE: I papillon.
GIUDICE A LATERE: Venticinque anni fa, ricorda?
BERNARDO: Chi sono queste persone?

SCENA VIDEO
MADRE: Amici, tesoro. 
BERNARDO JUNIOR: (c.s.) La mia testa… 
PADRE: Dov’è tuo figlio? 
BERNARDO JUNIOR: Sta volando via… 

BERNARDO: Si è mai chiesto perché immaginando le cose da un punto di vista diverso poi sentiamo dentro di noi anche la possibilità di cambiarle? 

(la mdp si alza e si sentono in audio le voci preoccupate) 
Voce 1: (donna) Ma che sta facendo? E’ impazzito…
BERNARDO: Guardavo dall’alto le quindici famiglie cattoliche 
Voce 3 (uomo) Portatelo via!
BERNARDO: Lasciare la chiesa 
Voce 5: (padre) Tua madre si sta sentendo male 
BERNARDO: Terrorizzate da una piccola testa 
Voce 6: (madre) Sta piangendo fra le ginocchia del Pontefice!
BERNARDO: Che sopra le loro…
Voce 6: (madre) Non sto piangendo!
BERNARDO: Volava
Voce 7: (coro) Scendi! Scendi! Ohhh! Scendi!
BERNARDO: Sarebbe bastato così poco… 

VIDEO
Il piccolo Bernardo, seduto sul tetto, lascia volare il palloncino.
Dissolvenza. Il Padre e la Madre sono in cucina a far colazione. Dal soppalco, senza essere visto, il piccolo Bernardo ascolta ciò che dicono. 

PADRE: (off) Penso che tutto dipenda da quella ferita. Dalla ferita che ha intorno al collo. Quando va in giro ne fa mostra come fosse un fenomeno da baraccone. Non ne ha pudore. Non ha vergogna. La gente lo allontana e a lui non gliene frega niente. Io dico che se gli altri smettessero di avvertirlo come un diverso, lui smetterebbe di sentirsi diverso. Di essere diverso. La smetterebbe. Diventerebbe come gli altri. Come tutti gli altri.

BERNARDO: (Portandosi una mano alla ferita) Bastò coprirla… ma da quella mattina stranamente non riuscii più a farla volare.
GIUDICE A LATERE: Ognuno dei presenti sono sicuro che darebbe il mulo per diventare ciò che lei ha rappresentato (indicando sullo schermo uno schemino dove la vita di Bernardo è rappresentata come un grafico di borsa) dal 3 marzo 1990 al 2 giugno 2002.
GIUDICE: Escluso.
GIUDICE A LATERE: Escluso.
GIUDICE: Quindi, dottor Fulgenzi, vuole spiegarci gentilmente cosa è accaduto nel periodo che va dal 2 Giugno 2002 al 20 Aprile 2003?
BERNARDO: Qualcosa
GIUDICE A LATERE: Qual cosa?
BERNARDO: Che mi ha cambiato 
GIUDICE: Qual cosa?
GIUDICE A LATERE: Tipo questa? (indica, con la punta della bacchetta il sesso di Claudia)
BERNARDO: Che mi ha fatto vedere le cose che avevo intorno da un’angolazione diversa 
GIUDICE A LATERE: Molto bassa. 
BERNARDO: Che mi ha portato a tradire ciò che fino ad allora mi aveva rappresentato 
GIUDICE A LATERE: Il Gal passa alla sx del G. Qualcosa tipo il rincoglionente che questa stronza (indicando Claudia) ti ha messo sul prepuzio mentre ti sfilava dalla testa quello che la tua azienda le aveva tolto?!
GIUDICE: Il lavoro, la casa, la vita, la macchina, la famiglia, la casa… 
GIUDICE A LATERE: Qual cosa ha potuto tanto su di te?
GIUDICE: Il lavoro, la macchina, la vita, la casa… 
BERNARDO: Qualcosa come
GIUDICE: La vita, la famiglia… 
BERNARDO: …questo mio 
GIUDICE: La vita…
BERNARDO: Interminabile

SCENA VIDEO
Passa la scritta sul montaggio fotografico di cui prima. “Radioso immortale…

BERNARDO: Sconfinato

“…Invincibile pietoso…”

BERNARDO Ribelle

“…Scheggiato sublime distrutto evanescente disumano…”

CLAUDIA: …Amore… Amore… riesci a sentirmi? 

SCENA VIDEO
BERNARDO JUNIOR: Dicono che quando ritrovi qualcosa che avevi perduto 
puoi lasciare il tuo corpo cedere alla corrente come a quella di un fiume 
passare fra le sbarre di questa galera
gonfiarti di pianto 
piangere le strade, le case, i tetti sepolti
nel cuore della notte
avvolgerli
nel cuore della notte
esplodere come un’alba

CLAUDIA: Ti amo Bernardo. Ti amo e non ti amerò per sempre. Ti amo e non amerò soltanto te perché posso vivere senza di te ti amo e non ti sposerò mai perché questo amarti sarà ogni giorno di più perché sei diverso e continuerò ad amarti anche quando avrò smesso perché la tua vita vale quanto - la mia vita - non è la tua vita ma il tuo dolore è il mio dolore la mia felicità la tua felicità. Ti amo perché non sei tutto quello che ho ma tutto quello che ho posso donartelo perché sono viva e vivo in te e in te vive quello che io sono perché sei libero ti amo ed hai il coraggio di essere fragile perché attraverso di te ho imparato ad amare questo giorno che finirà perché tutto un giorno finirà perché tutto ora è vivo ti amo (la voce si spezza, pronuncia le parole come una pellicola cinematografica imperfetta il cui piccolo difetto ne evidenzia l’artefazione) perché tu mi ami ti amo perché tu mi ami ti amo perché tu mi ami ti amo perché tu mi ami ti amo… (finisce il tema musicale che si avvolgeva attorno la musica)
GIUDICE: Il rumore di un canino ficcato nel tessuto cerebrale… 
CLAUDIA: Ti amo perché tu mi ami ti amo perché tu mi ami ti amo perché…
GIUDICE A LATERE: Deve essere terribilmente simile. 
CLAUDIA: Ti amo perché tu mi ami ti amo perché tu mi ami ti amo perché…
GIUDICE: Si rende conto lei, vero, dottor Fulgenzi, di avere per questo bel faccino abbondantemente defecato nel bel mezzo del nostro Paradiso Terrestre? 
GIUDICE A LATERE: Un nido-box su misura che io e Sua Eccellenza le avevamo costruito attorno, dove avrebbe potuto muoversi sicuro come un tigrotto che passa la giornata slinguazzando tartine al fegato di concorrenza. Non ricorda come, prima di finire su quel lettino, giocava e rigiocava con i suoi jet privati e con tutti i completini che le cucivamo addosso… era commovente, non sto scherzando, vederla spupazzare divertito le bambole anche da quattro, cinquemila euro a notte che gli affaristi, suoi colleghi, le mandavano in albergo per ben disporla alla transazione dell’indomani. 

SCENA VIDEO
Parte una musica soft, da ballo lento. Un taglio blu illumina il Padre e la madre di Bernardo impegnati in un ballo lento. 
PADRE: Abbiamo fatto un capolavoro
MADRE: L’hai visto come lo guardano gli altri?
PADRE: Le donne lo mangiano con gli occhi.
MADRE: La mia famiglia non fa che chiedermi di lui.
PADRE: Sono felice. Sono proprio felice. Mi sembra di vedere in lui quello che…
MADRE: (gli posa un dito sulle labbra) Shhh… (lo bacia sulla bocca) pensare che non ti potevo neanche vedere, tanti anni fa, quando ci incontrammo la prima volta… eri esattamente come è lui adesso. La stessa intraprendenza, la stessa voglia di farti conoscere, di affermarti.
MADRE: Come sono felice.
PADRE: Si, sono felice anch’io.
MADRE: Ti stimano tutti ora. 
PADRE: Ci stimano tutti.
MADRE: Ora che Bernardo è diventato l’uomo che tutti vorrebbero.
Buio. 

GIUDICE: Anch’io ero felice
GIUDICE A LATERE: Anch’io, cazzo.
GIUDICE: Tutto avremmo potuto fare prima (indica il fantoccio sul lettino) di finire lì sopra.
GIUDICE A LATERE: Prima che quella donna trovasse tempo e modo di separarci l’uno dall’altro.
GIUDICE: Tutto.
GIUDICE A LATERE: A patto 
GIUDICE: Di non tradire il patto
GIUDICE A LATERE: A patto
GIUDICE: Di non sputar nel piatto.
GIUDICE A LATERE: A patto
CLAUDIA: Come l’hai avuti? 
GIUDICE: (allontanandosi all’indietro fino a raggiungere il posto dove Claudia è stesa per guardarla negli occhi) Come si meraviglia che le persone a lei più vicine, quelle che si sono fidate di lei, che le hanno dato delle responsabilità…
GIUDICE A LATERE: Quelle che ha tradito all’affacciarsi del suo primo discretissimo senso di colpa
GIUDICE: Come si meraviglia che abbiano poi tentato di metterla fuori servizio?
GIUDICE A LATERE: Mandarla fuori gioco?
GIUDICE: E rispedire al mittente i fascicoli rubati alla direzione generale?
CLAUDIA: Se n’è accorto qualcuno?
GIUDICE: E tu che dici?
BERNARDO: E’ stato un incidente. 
GIUDICE A LATERE: Forse.
GIUDICE: O forse la microcarica al tritolo legata al condotto dei freni della macchina che guidava è stata fatta esplodere da un telecomandino nelle mani del tipo al volante della macchina che l’ha seguita da quando ha lasciato l’albergo a poco prima che entrasse nella galleria. 
GIUDICE A LATERE: Forse. 
GIUDICE: Non dico che sia così 
GIUDICE A LATERE: Ma forse…
BERNARDO: Non è stato un incidente. 
CLAUDIA: Bernardo… 
BERNARDO: Riesci a sentirmi? 
CLAUDIA: Sono i documenti di cui mi hai parlato? 
GIUDICE: I fascicoli che avrebbero mandato in gattabuia sedici stimati professionisti, fra dirigenti ed amministratori delegati di almeno tre fra le maggiori multinazionali praticamente in affari con la banca per cui lavorava. Sarebbero quei fogli lì, che la tua Claudia non saprebbe neanche da che parte cominciare a leggere a spedire in cassa integrazione ottomila dipendenti, a far crollare, se resi pubblici, l’indice MIB a meno venti, tagliando, con questo persino il traguardo argentino. 
GIUDICE A LATERE: Olé!
GIUDICE: Avranno pur avuto ragione a volerti togliere di mezzo 
GIUDICE A LATERE: Almeno prima che questo bel corpicino trovasse tempo e modo di portare quelle carte al magistrato. 
GIUDICE: Copriti Bernardo… 

VIDEO
Parte in loop un montaggio della scena 1 – incidente – Lo stile è più onirico, deformato, nervoso rispetto alla versione cinematografica che abbiamo visto ad inizio spettacolo.

GIUDICE A LATERE: Perché ci hai fatto imboccare una strada così funesta? 
BERNARDO: Non riuscivo più ad essere indifferente al dolore degli altri.
GIUDICE: Era l’unica regola del gioco. 
CLAUDIA: Fermati allora.
GIUDICE: Dottor Fulgenzi.
CLAUDIA: Fermiamoci un secondo da qualche parte. 
BERNARDO: Dovrebbe esserci un Motel, più a nord. 
GIUDICE: Non ci sarà nessun Motel.
CLAUDIA: Più a nord.
GIUDICE A LATERE: Non per te.
CLAUDIA: Dovrebbe essere qui intorno.
GIUDICE: Che ci vada da sola, allora, tu vai a farti una caffè, vedo che ne hai bisogno, sei stanco, non capisci più niente… 
CLAUDIA: Devi essere pazzo…
GIUDICE A LATERE: Lo dice anche lei.
GIUDICE: Gli innumerevoli espedienti che in una relazione una donna come lei adotta per distruggere l’uomo che ama avresti dovuto viverli piuttosto come delle prove che la vita ti metteva davanti per vedere di che pasta eri fatto. Lei sapeva benissimo che avresti rubato quelle carte, dal giorno in cui l’hai squagliata in quel maledetto ascensore a quello in cui hanno tentato di mandarti al creatore. Ogni gesto, ogni parola che nell’ultimo biennio hai sentito uscire dalla sua bocca ha avuto l’unico scopo di produrre questo.
(Claudia sorride istericamente) 
GIUDICE A LATERE: Ha sorriso! Ha sorriso! Hai visto?
GIUDICE: Non è colpa sua se adesso sei in coma
GIUDICE A LATERE: Ha sorriso! Ha sorriso ancora! 
GIUDICE: E’ colpa tua che le hai dato ascolto. Lei ha dovuto pianificare la tua fine attimo dopo attimo. (cambia tono) Certo, poi, alla fine sperava che ad andarci di mezzo non sarebbe stata anche lei.
GIUDICE A LATERE: Tié! Cocca bella! T’ha detto male! Tié! Tié! Tié!
GIUDICE: Neanche troppo. In fondo se ci pensi, adesso si starà probabilmente facendo martellare il culo nella piscina della tua villa a Montecarlo.
GIUDICE A LATERE: Magari da qualcuno estratto a sorte da quella lista (indicando la cartellina arancione in scena).
CLAUDIA: Chi sono queste persone?
GIUDICE A LATERE: Amici tesoro.

VIDEO
Fine del montaggio onirico deformato, evocato dalla prima scena

CLAUDIA: Perché lo hai fatto?
BERNARDO: Per te l’ho fatto.
CLAUDIA: Come le conosci? 
GIUDICE A LATERE: (A Claudia) Tu come le conosci?
CLAUDIA: E’ gente della banca?
GIUDICE A LATERE: E’ gente normale.
CLAUDIA: Lavora per te?
GIUDICE A LATERE: Chi, nella vita, almeno una volta, non ha lavorato per te?
CLAUDIA: Il tuo nome è dappertutto. Ci andrai di mezzo anche tu. Ti metteranno in galera.
GIUDICE: E’ la testa d’ariete che bussa alla porta di Regina Coeli
GIUDICE A LATERE: (a Claudia) Hai presente i samurai quando vengono disonorati? Il dottor Fulgenzi sta facendo Harakiri e ti sta gentilmente chiedendo di tagliargli la testa.
CLAUDIA: Bernardo… Bernardo guardami! Sei sicuro sei sicuro di quello che stai facendo?
GIUDICE A LATERE: (dopo una pausa imbarazzata) Bene! Il dottor Fulgenzi può adesso tentare la fortuna scegliendo una vita sostanzialmente fatta di consolazioni, rimpianti, sogni adolescenziali consumati con una tipa strappata alla prostituzione d’alto bordo ed elevata attraverso il fidanzamento al proprio livello sociale 
GIUDICE: Coimputata tra l’altro di aver creato nella mente del dottor Fulgenzi le condizioni, non diciamo favorevoli, ma indispensabili all’esecuzione materiale del furto di quei documenti ed alla vagheggiata consegna di quelle carte al magistrato. Oppure 
GIUDICE A LATERE: Scegliere
GIUDICE: E non è poco, guardi.
GIUDICE A LATERE: Scegliere
GIUDICE: E’ l’unica cosa che un uomo può fare per esercitare veramente la propria libertà.

VIDEO
(Parte in audio l’applauso). Una serie di grafici grotteschi esplicano fumettisticamente i premi che il GAL propone a Bernardo

GIUDICE A LATERE: La macchina con l’autista! 
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CORO: (audio) EH! 
GIUDICE A LATERE: La villa a Montecarlo!
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CORO: (audio) EH!
GIUDICE A LATERE: La piscina all’aperto con l’idromassaggio e le luci sott’acqua! 
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CORO: (audio) EH!
GIUDICE A LATERE: Una letterina a sera che con le gambe le schiuda la porta del Paraiso!
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CORO: (audio) EH! 
GIUDICE A LATERE: And last but not least il suo posto da delegato unico per gli affari esteri della banca adesso più rilevante sul panorama economico mondiale.
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CLAUDIA: Bernardo, Bernardo… guardami. Sei sicuro di quello che stai facendo?
GIUDICE A LATERE: Rifletta, dottor Fulgenzi.
GIUDICE: Distaccarsi dal problema aiuta a comprenderne l’entità
BERNARDO: Cosa vuole che…
GIUDICE: Le dica che questa relazione, questo rapporto, questo come cazzo vuole chiamarlo, è stata la più imbarazzante perdita di tempo dal giorno in cui lei è stato cagato su questa terra. Le dica che quei documenti non sono cosa vostra, che per una svista ormonale è stato abbagliato da un immaturo giustizialismo. Le dica che non cambierà mai. Le dica…
GIUDICE A LATERE: Di scendere. Le dica
GIUDICE: Di scendere. C’è una fermata dell’autobus a meno di un chilometro. Vedrai che la porterà diritta alla stazione. 
GIUDICE A LATERE: Lo capirà, stazione, secondo te?
GIUDICE: Fermi quella macchina, dottor Fulgenzi.
GIUDICE A LATERE: Torni indietro, non continui nell’errore, l’azienda è la sua famiglia. 
GIUDICE: Se mi promette di riportare quelle carte dove le ha prese, la farò svegliare dal coma (guarda l’orologio) ora. O comunque prima che i dottori abbiano il tempo di staccare i macchinari. Lei (estraendo l’auricolare del cellulare ed utilizzandolo come un pendolo da ipnosi nei confronti di Bernardo) dovrà solo prestarmi tutta l’attenzione di cui è capace perché al mio tre lei riaprirà gli occhi e ritroverà il suo letto, i suoi dobermann, il suo lavoro, il suo beneamatissimo trialbero e tutte le persone che circondandola, la faranno di nuovo sentire un uomo felicemente produttivo e riproduttivo!
GIUDICE A LATERE: (Suggerendo) Digli quella dello sfratto …
GIUDICE: Ah, per carità, dimenticherà anche quello.
GIUDICE A LATERE: La sua banca ha fatto di peggio.
GIUDICE: Se distinguiamo ciò che è migliore da ciò che lo è meno sulla base dei parametri elaborati dal suo cervello condizionato da un anno a questa parte. 
GIUDICE A LATERE: Da un anno, non di più, perché prima non era così. Prima le fusioni bancarie che lei personalmente realizzava mettevano a pecoroni paesi interi, altro che quella gnocchetta che abbiamo costretto a prostituirsi perché le abbiamo troncato il finanziamento per pagarsi il mutuo. 
GIUDICE: Mi creda, Dottor Fulgenzi, le parlo da padre. 

SCENA VIDEO
PADRE: (Parla a Bernardo, ormai adulto) Tengo al tuo futuro più di quanto non riesca a fare tu in questo momento. Non dormo più, credimi, da quando ho saputo che una puttana… o quello che è, ti sta rovinando la vita. Se fosse stata coerente avrebbe dovuto lasciarti nel momento stesso in cui le hai detto di lavorare per l’azienda che le aveva bloccato il mutuo. Invece adesso dorme nel tuo letto, sei diventato lo zimbello dell’azienda e i tuoi capi si sono accorti che non sei più quello di una volta. Non mandare tutto a puttane per una donna.

GIUDICE: Cui non bastava una bella scopata.
GIUDICE A LATERE: Voleva anche l’anima del cliente.
BERNARDO: (agitando i documenti nella cartellina arancione, presi dal leggio su cui precedentemente il Gal li aveva ordinati) La carica di esplosivo l’hanno messa queste persone sotto la mia macchina!
GIUDICE: Ad ucciderti è stata lei (riferito a Claudia). 
GIUDICE A LATERE: Loro hanno rimosso il cadavere.
GIUDICE: Ma è stato quel demonio che, invece di prenderti a calci nel culo, ha pensato bene di spompinarti fino a farti intenerire. Lei è scivolata nel tuo letto, come acqua in una roccia, ti ha mandato in pappa il cervello… per quella donna entrata nella tua vita, per la sua storia patetica sei diventato patetico pure tu! Ti sei impietosito, hai cominciato ad interrogarti su quello facevi, su come lo facevi e perché. Ma il detto lo conosci… 
GIUDICE A LATERE: Quando il sole e la luna si metteranno a dubitare cesseranno di splendere immediatamente! 

SCENA VIDEO
GIUDICE: (Dal video parla a Bernardo) Bernardo

GIUDICE A LATERE: Ho detto bene? 

GIUDICE: Bernardo…

GIUDICE A LATERE: Era così, no? 

GIUDICE: Riesci a sentirmi?

GIUDICE A LATERE: Quando il sole e la luna… 

GIUDICE: Dicono che nel momento in cui si sta per dare un taglio alla propria vita

GIUDICE A LATERE: E’ così no? 

GIUDICE: Qualcosa, veramente, io non dico tanto, ma qualcosa dai calcinacci di questo gran bel pezzo di monumento (indicando dal video il monumento cadente presente sulla scena) tu dovresti cominciare a raccoglierla… salvarla, rimetterla un po’ a posto… non pensi anche tu, eh? Non credi… sia arrivato il momento di chiudere questa parentesi pustolosa della tua vita? Di tornare quello che sei sempre stato? Che siete sempre stati prima di annegare l’uno nell’altro?

GIUDICE A LATERE: Eccellenza! Eccellenza! Claudia ha portato delle pastarelle!
GIUDICE: Così mi piaci, bella! (va ad assaggiare) Accipicchiopacchionzo! Ma non sono pastarelle!
GIUDICE A LATERE: No?
GIUDICE: Hmmm… sgonfiotti di carne! 

SCENA VIDEO
Bernardo, in un ristorante, a cena. Primo piano. Parla mentre mangia la sua bistecca
BERNARDO: Io non lo so Claudia, se alla fine abbiamo scelto quello che davvero era meglio per noi.

Il Giudice, il Gal e Claudia sono nel mezzo del palcoscenico con un piatto di carne davanti a loro. Mangiano avidamente.
GIUDICE: (A Claudia) Li ha fatti lei?

BERNARDO: Penso che abbiamo soltanto seguito quello che sentivamo dentro. 

GIUDICE A LATERE: C’è un biglietto (lo legge) “Con tutto il cuore…” (lo passa al G).

BERNARDO: Io ero geloso. 

GIUDICE: (Lo dà a Bernardo) Per te. 

BERNARDO: Geloso che tu andassi con altri uomini. Che ci andassi a letto, che li toccassi soltanto. Sentivo mancarmi l’aria dentro. Io penso che davvero adesso abbiamo trovato la soluzione migliore… 

GIUDICE A LATERE: Per una mignotta d’alto borgo. 

BERNARDO: Per entrambi, no? Tu che ne dici? 
(La mdp allarga il suo angolo ottico. Davanti Bernardo non c’è nessuno. Egli sta infatti parlando con la sua bistecca) 

GIUDICE: All’inizio la digerivo un po’ male
GIUDICE A LATERE: Ma adesso…

BERNARDO: Mi sembra la soluzione migliore. 

BERNARDO: No!

BERNARDO: La soluzione migliore.

BERNARDO: (corre verso il banchetto che il Giudice ed il Giudice a Latere hanno imbastito attorno a Claudia e getta tutto per aria) No!
GIUDICE: Ma che fa?
GIUDICE A LATERE: Se ne voleva, bastava chiederlo.
BERNARDO: Io non voglio più. Non voglio più!
GIUDICE: Vivere come un vegetale?
GIUDICE A LATERE: Potevo preparare un contorno.
GIUDICE: Non ho detto con un vegetale ma come un vegetale! Vuole…
BERNARDO: Ho sentito…
GIUDICE: (offrendo) Prego!
BERNARDO: …quello che lei ha sentito. Io ho cominciato a sentirlo, con il tempo, in questo tempo passato assieme è come se lei alla fine mi avesse attraversato fino ad abitarmi. Io non posso più farle del male. Non posso più farmi del male.
GIUDICE A LATERE: Ma quale male? Guarda che è buonissima. E’ solo un gesto d’amore come questo a poter colmare persino in un uomo come Sua Eccellenza, quello spaventoso senso vuoto che a volte sente crescere dentro di sé.
GIUDICE: (fa un enorme rutto, si pulisce educatamente la bocca con il fazzoletto) E’ sicuro di non volerne neanche un po’? Le piaceva, mi pare.
BERNARDO: Basta.
GIUDICE A LATERE: (tenta di imboccarlo con il pezzo di sgonfiotto rimastogli nella mano) Dai… 
BERNARDO: Sto dando
GIUDICE A LATERE: Dai…
BERNARDO: Credimi…
GIUDICE A LATERE: Dai…
BERNARDO: Tutto quello che posso.
GIUDICE A LATERE: Porta l’aeroplano… te lo ricordi, un pezzo di un umano! Vola l’aeroplano… guardami, col pezzo di una mano! Crolla l’aeroplano… nel ventre di un caimano! Amore perché… 
BERNARDO: Non mi ami tu.
GIUDICE A LATERE: Non mi ami?
BERNARDO: Tu non ti ami.
GIUDICE A LATERE: Ma io chiamo l’uomo nero se voglio! Te lo devi ricordare! Te lo devi ricordare che ho sempre un uomo nero da chiavare io. Lo chiamo? Devo chiavarlo l’uomo nero. Lo chiamo? (urlando nell’orecchio del Giudice) Gengy!
BERNARDO: Non c’è.
GIUDICE A LATERE: Gengy!
BERNARDO: Non c’è.
GIUDICE A LATERE: Gengy! 
GIUDICE: Santo Dio!
BERNARDO: Non c’è?
GIUDICE: Come non c’è? Cosa devo fare?
BERNARDO: Liberami. Va via. Liberami.
GIUDICE A LATERE: Se lui se ne va… (facendo il segno della croce) Te ne vai anche tu.
BERNARDO: Guardati.
GIUDICE A LATERE: Fai come lui, guardalo. 
BERNARDO: Ma eri diverso. Diverso.
GIUDICE: Crunch, crunch… 
BERNARDO: E se adesso non te ne vai da quell’uomo cialtrone e arrogante che sei sempre stato è perché per un attimo hai saputo farne a meno. E guardami! Cristo, guardami! Si può sapere cos’hai da perdere? 
GIUDICE: (si alza, guarda in regia) Spegnete le luci per favore (si illumina una luce di servizio, fredda, il G. vive il suo unico momento di verità) Tu mi piaci Bernardo. Avrei voluto un figlio come te. Mi piace la tua strafottenza, la tua arroganza, il tuo senso di superiorità. Quando vado a letto immagino di essere come te, di svegliarmi al mattino e di avere la tua voce, il tuo sguardo, la tua certezza di saperti nel giusto. Mi rigiro in quelle coperte pesanti come cemento anche per ore, ad immaginarmi come non sono, feroce, imperscrutabile, assassino, mentre mia moglie dorme. Mia moglie, quella donna che non mi appartiene, che mi dà fastidio qualsiasi cosa faccia, che mi sputa in faccia la mia sconfitta con la sua sola presenza. Io vorrei aver fatto i tuoi viaggi, guadagnato i tuoi soldi, ucciso i tuoi nemici, usato i tuoi amici. Io vorrei esserti… come tu puoi credere adesso che io possa credere alla storia di essere cambiato?

VIDEO
Si visualizza un quadro digitale raffigurante Bernardo che cannibalizza Claudia

BERNARDO: Io non sono più quella persona. 
GIUDICE A LATERE: (Gli alza la testa e lo costringe a guardare lo schermo) Sei tu prima che lei ti mandasse in pappa il cervello con questi discorsi del cazzo. (nel video le prime avvisaglie di sangue) Sei tu. Lo sei stato per anni, anche con lei. Agli inizi andava tutto bene. Avevi bisogno di nutrirti. E ne hai tuttora, non capisco perché tu abbia smesso di farlo. 
GIUDICE: Ti piaceva…
GIUDICE A LATERE: Le piaceva…
GIUDICE: Bernardo…
GIUDICE A LATERE: Ci piaceva.
BERNARDO: Quanto a un tossico la sua dose. 
GIUDICE A LATERE: Ad un indiano i propri scalpi. 
BERNARDO: Ad un peccatore i propri peccati.
GIUDICE: Un peccatore ama sempre i propri peccati.
BERNARDO: Perché crede che finché ci sarà un peccato ci sarà anche un riscatto. 
GIUDICE: Ed il riscatto in effetti per lei c’era. Eccome se c’era. Era nel peccato stesso. 
GIUDICE A LATERE: Perché a lei piaceva! 
GIUDICE: Da impazzire piaceva! 
GIUDICE A LATERE: A tutti.
GIUDICE: Piaceva anche a quelli della lista…
GIUDICE A LATERE: E a quelli della lista che diceva?
GIUDICE: Che diceva a quelli della lista? 
BERNARDO: Nulla.
GIUDICE A LATERE: Pensa tu.
BERNARDO: Facevano lo stesso
GIUDICE A LATERE: Da qualche parte.
GIUDICE: Con qualcun altro, facevano lo stesso. 
BERNARDO: Lo facevo anch’io. 
GIUDICE: Sperava di farlo anche lei (riferendosi a Claudia)
GIUDICE A LATERE: Sperava.
GIUDICE: Perché adesso non spera neanche più… Lo fa! 
GIUDICE A LATERE: Il lavoro… la casa… la famiglia.
BERNARDO: Le avevamo preso tutto.
GIUDICE: La vita
GIUDICE A LATERE: Si è ripresa tutto.
BERNARDO: Quella notte in ascensore non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto. Era ancora una donna come tutte le altre. 
GIUDICE A LATERE: Beh, si accontentava di un assegno. 
GIUDICE: Da qualche parte doveva pur trovarli i soldi per pagarsi il mutuo. 
GIUDICE A LATERE: Ha sorriso. Ha sorriso, ha visto?
BERNARDO: Una persona che mi doveva un favore aveva pensato di farmela trovare in albergo per quando fossi rientrato. 
GIUDICE A LATERE: Che dolce.
BERNARDO: Ci siamo incontrati nell’ascensore prima che avesse il tempo di farsi trovare in camera. 
GIUDICE A LATERE: Io mi domando cosa si sia bloccato nel suo cervello. Perché questa persona, perché proprio lei ha potuto tanto sulla sua psiche?
BERNARDO: I primi mesi continuavo a chiamarla senza farci neanche caso. Un giorno rimase in camera fino alle sei, prima di andare via, mentre aveva quasi finito di vestirsi, cominciò a raccontarmi dei soldi, il mutuo, e tutto quanto. D’improvviso quella figura che si vestiva davanti al mio letto, quell’estranea, divenne per me una persona e sentii in quel momento che non tutto sarebbe potuto rimanere come prima. Era appena l’inizio, lei cominciò ad entrarmi dentro, diventò un’ossessione. Pesava nel mio corpo, nelle mie mani, non riuscivo più a muovermi, a volte dovevo stendermi e restare così aspettando che passasse. Con il tempo divenne impossibile continuare a fare tutto ciò che avevo fatto, a pensare quello che avevo pensato, a credere in ciò che mi identificava. Era come se lei continuasse a parlarmi in un linguaggio che ancora non potevo capire fino in fondo ma che in qualche modo arrivava dentro di me e cominciava ad abitarmi. Mi allontanai gradualmente da me stesso, da quello che ero stato fino ad allora. Lei sembrava capirlo e forse, in qualche modo, lo stava facendo anche lei. 
(Il Giudice a Latere va dal Giudice per calmarlo come una moglie premurosa)
GIUDICE A LATERE: Vedi Bernardo, noi, per te, non ci siamo inventati storie, non abbiamo cercato coincidenze, non ci siamo travestiti da salvatori… noi, per te Bernardo, ci siamo (scandendo) ven-du-ti. Sisifo, a me e Sua Eccellenza, con tutto il dovuto rispetto, ci fa una pippa! Siamo stati noi e non lei a spingere per vent’anni la poltrona su cui era seduto, dalla merda alla cima dell’iceberg! Noi, e non lei, ci siamo appecoronati come cani a leccare le mani dei nostri nemici, sapendo che questo un giorno sarebbe valso a farla splendere come un faro sulla nostra civiltà. 
BERNARDO: Non è più la mia civiltà questa. 
GIUDICE: Ahhhhhhhhh! Ma quale sarebbe allora la tua civiltà?!
(a queste parole decine di palloncini spiccano il volo verso il cielo. Parte la musica. Gli attori restano a guardarli)
GIUDICE A LATERE: (Al Giudice che appare visibilmente provato.) Sta male?
GIUDICE: (si volta di scatto verso Bernardo) Chi sei tu? Per dirmi di star male?
GIUDICE A LATERE: (chiamandolo come si fa con chi non riconosce una sorgente di voce familiare) Eccellenza…
GIUDICE: (smarrito dalla situazione si guarda attorno e comincia a vacillare) Chi è?
BERNARDO: (va verso il Giudice accostandosi sulla dx e mettendogli una mano sulla spalla) Fratello. 
GIUDICE A LATERE: (A Bernardo) Lascialo!
GIUDICE: (Squadra Bernardo dall’alto al basso) Cannibale…
GIUDICE A LATERE: (A Bernardo) Lascialo!
GIUDICE: Sto male 
GIUDICE A LATERE: (Al Giudice) Fratello!
BERNARDO: Sto male
GIUDICE A LATERE: (A Bernardo) Cannibale!
GIUDICE: (guardando Bernardo negli occhi) Fratello...?
BERNARDO: (Al Giudice riferendosi al GAL) Lascialo.
Buio

GIUDICE: (intanto il Giudice a Latere mangia la torta di carne) Massoneria, Satanismo, P2, occultismo… niente, di fratelli cannibali neanche l’ombra. Ci aiuti a comprendere dottor Fulgenzi… chi erano i nomi sulla lista che, tutto contento, andava a portare ai magistrati romani per spedirli in gattabuia? Esponenti di una loggia, una setta satanica? E chi erano le vittime sacrificali?
GIUDICE A LATERE: (con la bocca piena) Chi erano?
GIUDICE: C’è un piano di rinascita democratica di cui non sono a conoscenza? (agitando la cartellina arancione) Anche qui ci sono trentatré livelli come nella massoneria? E lei, cos’era lei? Un trentatré? Dica…
GIUDICE A LATERE: Trentatré
GIUDICE: Beh?
GIUDICE A LATERE: Eh?
GIUDICE: Cos’hai?
GIUDICE A LATERE: Mi sento poco bene... 
GIUDICE: Sarà quella torta…
GIUDICE A LATERE: Un bagno… oddio, mi sento male… un bagno, un bagno per favore! Un bagno! Dov’è? (esce)
GIUDICE: Esiste un rapporto fra (sempre con la cartellina in mano) loro e – (indicando Claudia) lei.
BERNARDO: Mi ha aiutato ad uscirne.
GIUDICE: Avevate un albo?
BERNARDO: No.
GIUDICE: Un sede?
BERNARDO: No.
GIUDICE: (con delle foto in mano) Queste… (in regia) scusa mi dai la tre per favore? Si vede? Più in alto? Va bene, così? Ecco… (a Bernardo) queste, mi chiedevo, sono le foto delle persone che lei avrebbe voluto denunciare, dei “Fratelli cannibali” come lei li ha definiti? Dei praticanti, per intenderci? (sono foto di party, di folle, di gente di ogni tipo e strato sociale)
BERNARDO: Si.
GIUDICE: E dov’è che praticavano? (continua a mostrare foto)
BERNARDO: Ovunque. Feste, uffici, discoteche…
GIUDICE: Ascensori…
BERNARDO: Ovunque.
GIUDICE: Ma se questa è la lista dei fratelli e sorelle cannibali dov’è quella delle aspiranti bistecche? 
BERNARDO: Le facce sono le stesse. 
GIUDICE: I ruoli cambiano. 
BERNARDO: Ma il rapporto resta identico. 
GIUDICE: Scusi ma quando (scegliendo un nome a caso dalla lista) Vincenzo Mustaneri si trovava davanti (sceglie un altro nome dalla lista) Gigliola Tagliapane come faceva a riconoscerla come potenziale merenda? C’era un segnale? Una parola segreta per identificarsi? Burzum… Burgum… 
BERNARDO: Non ha mai incontrato qualcuno che subisse la sua identità a tal punto da volerne divenire letteralmente parte. Qualcuno che si sentisse talmente al di sotto di lei, del suo status, della sua personalità da poter supplire a questo sentimento solo attraverso la prostrazione?
GIUDICE: (fa parossisticamente il vago) No, giuro, no…
BERNARDO: Tanto più forte era allora l’umiliazione, l’annullamento che l’altro operava su sé stesso, tanto più completa diventava la fusione con l’uomo che egli venerava. E’ come il rapporto del religioso con il proprio Dio. In realtà più che venerarlo, mi sembra ovvio, egli vuole esserlo.
GIUDICE: (in regia) Scusa mi torni alle foto per favore… si vedono… più in alto? Più in basso? Così? Bene… perché, dottor Fulgenzi non mi parla di qualcosa di meno specifico, che so… 
Foto
La struttura… la composizione del club?
Foto
La protezione, le connivenze con la mafia?
Foto con il Giudice (cerchiato in rosso)
Se veramente di cannibali si parlava, perché nessuno parlava? 
Foto con il Giudice
Perché nessuno correva a denunciarvi?
Foto. In quest’ultima il Giudice in primo piano come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata.
BERNARDO: Denunciarci a chi?
Buio
GIUDICE: (controllando la foto ed accorgendosi della sua presenza) Oh cazzo…
Buio

VIDEO
GIUDICE A LATERE: (grida isterico in un bagno pubblico) Insomma, qualcuno avrà pur avuto qualcosa da obiettare sul menù, non foss’altro che il cannibalizzato! (si sente il rumore dello sciacquone)

In scena tutti eccetto il Giudice
GIUDICE A LATERE: (Cerca freneticamente il G. per la scena) Eccellenza! Eccellenza! E’ sparita, dov’è andata! Eccellenza! Eccellenza! Ci ha abbandonato. Eccellenza! Eccellenza (Da sotto il lettino d’ospedale, carponi esce il Giudice)
GIUDICE: (preoccupato) Sono venuti a prenderci?
GIUDICE A LATERE: Eccellenza, è qui?
GIUDICE: Ci hanno beccato?
GIUDICE A LATERE: Ma chi doveva beccarci?
GIUDICE: E non so! Chi sbatte in galera le persone?
GIUDICE A LATERE: Ma Eccellenza, è lei a sbattere in galera le persone!
GIUDICE: E allora perché la toga da giudice ce l’hai tu?
GIUDICE A LATERE: Ma Eccellenza, è stato lei a dirmi di farlo!
GIUDICE: Io? 
GIUDICE A LATERE: Ha detto che al pubblico sarebbe piaciuto. Loro vanno matti per la divisione dei poteri…
GIUDICE: Così ho detto?
GIUDICE A LATERE: Le decisioni poi tanto alla fine le prende lei! Io sto qui perché me lo ha detto lei, Eccellenza. Se vuole che mi tolga la toga io me la tolgo. Che faccio? Mi tolgo la toga, me la tolgo?
GIUDICE: No, no, per carità… (si tranquillizza, esce un poco dal lettino come una lumaca dal suo guscio) Sicché…
GIUDICE A LATERE: Vado?!
GIUDICE: Non verrà nessuno a sbattermi in galera?
GIUDICE A LATERE: Assolutamente nessuno, Eccellenza.
GIUDICE: (ridandosi un tono esce quasi del tutto) Ha visto, dottor Fulgenzi? Non c’è ragione di preoccuparsi. Che senso ha essersi fatti prendere da questo immaturo giustizialismo?
GIUDICE A LATERE: Immaturo.
GIUDICE: Era un’associazione libera, di persone libere e volontarie. Nessuno veniva costretto, forzato, persino la vittima aveva la sua parte.
BERNARDO: Se la torta avesse un desiderio.
GIUDICE A LATERE: Sarebbe quello di essere mangiata da chi se ne intende.
GIUDICE: E detto fra noi, Dottor Fulgenzi, lei francamente se ne intendeva. 
GIUDICE A LATERE: Se la vittima avesse smesso di essere tale.
BERNARDO: L’avrebbe smessa anche il carnefice. 
CLAUDIA: Bernardo… 
GIUDICE A LATERE: Chi è?
CLAUDIA: Bernardo apri gli occhi! 
GIUDICE A LATERE: Bernardo…
GIUDICE: Dottor Fulgenzi.
CLAUDIA: Voglio tornare indietro con te. Più in là di quanto riescano ad andare i ricordi. CLAUDIA: Stringimi, Bernardo! Sfonda questo muro di indifferenza che mi… 
GIUDICE: In questo circolo, questa associazione di fratelli cannibali…
CLAUDIA: Esistono giorni
GIUDICE: Dottor Fulgenzi, 
CLAUDIA: Che abbiamo dimenticato… 
GIUDICE: Lei accusava vagamente gli iscritti, i componenti di questa loggia 
GIUDICE A LATERE: Se così vogliamo chiamarla.
GIUDICE: Molto esposta.
GIUDICE A LATERE: Molto tranquilla
CLAUDIA: Voglio abbracciarti 
BERNARDO: E diventare quanto sino ad oggi ho disperato.
GIUDICE: Mi diceva che eleggevano democraticamente, in tacito accordo.
BERNARDO: Voglio vivere
CLAUDIA: Voglio scegliere
GIUDICE A LATERE: Davvero? 
CLAUDIA: Di vivere.
BERNARDO: Davvero.
GIUDICE: Aiutami.
GIUDICE A LATERE: Come si passava ai morsi dalle parole.
BERNARDO: In modo addirittura naturale.
GIUDICE A LATERE: Ha detto bene?
GIUDICE: Non poteva dire meglio. Tutto ciò che è naturale per noi è bellissimo! Giusto e sacrosanto! La legge del più forte, la catena alimentare, l’indifferenza per ciò che non ci riguarda, la voglia di eliminare fisicamente ciò che non si comprende… sono tutte cose naturali! Basta guardare come fanno i cani! Che fanno? Abortiscono i cani? Indicono elezioni? Votano democraticamente? Rispettano il più debole? No, per carità! (brandendo la cartellina arancione) E allora perché questa gente avrebbe dovuto farlo! Avrebbe voluto vederla andare contro natura? Dio ce ne guardi! Dio anzi benedica questa nobile volontà che ha animato queste persone di divenire parte di un altro uomo! Questo desiderio intimo di fusione, di compenetrazione con chi riceveva la loro stima profonda, la loro ammirazione, la loro venerazione! E come altro avrebbero dovuto fare se non come Lui (indica il cielo) stesso aveva loro insegnato. Ricorda lei, dottor Fulgenzi, che è stato un uomo devoto? “Questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue”. 
CLAUDIA: Aiutami 
(Il G. scrive qualcosa su un pezzo di carta) 
GIUDICE A LATERE: L’imputato si alzi. 
GIUDICE: Non così tanto. (dà il pezzo di carta al Giudice a Latere che corre a prenderlo e si mette al centro del proscenio a dx per non impallare B. a leggerlo) 
CLAUDIA: Guardami negli occhi, Bernardo. Portami via da questo posto 
GIUDICE A LATERE: Visto e considerato 
CLAUDIA: Portami fuori 
GIUDICE A LATERE: Che i membri del circolo da cui ha inteso distaccarsi 
CLAUDIA: Portami via 
GIUDICE A LATERE: identificati dall’imputato 
CLAUDIA: Come una fiamma che divampa 
GIUDICE A LATERE: Alle pagine 22 e 23 
CLAUDIA: Un urlo disumano. 
GIUDICE A LATERE: Come fratelli cannibali
CLAUDIA: Guardami negli occhi, Bernardo. Entrami
GIUDICE A LATERE: Nel pieno rispetto delle leggi di Stato e di Natura (al Giudice a Latere), 
CLAUDIA: Negli occhi.
GIUDICE A LATERE: E presa visione del fatto 
GIUDICE: Dottor Fulgenzi.
GIUDICE A LATERE: Che il sentimento di diversità da lei ostentato con grave imbarazzo della società benestante 
CLAUDIA: Fuori da qui Bernardo…
GIUDICE A LATERE: dal ‘72 all’80 
CLAUDIA: C’è tutta una vita, Bernardo. 
GIUDICE: Si lasci andare.
CLAUDIA: C’è tutta una vita.
GIUDICE A LATERE: Poi criminosamente rimesso in essere dal 2001 al 2003 
CLAUDIA: Che vuole viverti.
GIUDICE A LATERE: Così come da verbale 1 e 2, l’imputato non mostra chiaramente alcun senso di pentimento
GIUDICE: E’ stato un piacere Bernardo.
GIUDICE A LATERE: Questo tribunale non può che giudicarla…
CORO: (Audio) COLPEVOLE! COLPEVOLE! OHHHH! COLPEVOLE! 
GIUDICE A LATERE: E condannarla, così come d’accordo, alla pena capitale
GIUDICE: (Chiude libro e se ne va sotto braccio con il GAL) Detto questo chiudiamo baracca e burattini. E andiamocene a casa. Ricordati di spegnere la luce.
Il bip quasi continuo indica che il cuore sta cessando di battere
BERNARDO: Claudia… Claudia…
CLAUDIA: Ti ascolto. 
BERNARDO: C’è stato un momento
CLAUDIA: Lo so.
BERNARDO: in cui ho scelto di amarti… è un istante, che nel profondo ho sentito come un confine passato il quale non avrei potuto, neanche volendo, tornare indietro. In quel momento ho lasciato tutta quella vita che si era attaccata a me, che non abbandonavo solo per paura di perderla, di restare senza, di farmi male. Invece mi sono sentito come senza peso, la mia mente poi ha cominciato a correre indietro come impazzita passando attraverso tutte le cose che avevo visto, sentito, cambiato… che mi avevano cambiato – le ho viste rinascere, prendere vita come immagini, sentirle imprimersi, affondare nella mia pelle ed accedere dentro di me per darmi il senso di ciò che sono, riempire il mio essere ed, attraverso di te, consegnarmi al domani. 
BERNARDO JUNIOR: (Audio) Così grande è questo desiderio di saperti da qualche parte, così immenso che io sono convinto alla fine nascerai dall’aria, nascerai dai miei occhi e sarai capace di amare.
BERNARDO: Posso.
Tutti i fotogrammi più rappresentativi della sua vita scorrono sullo schermo. Lui da bambino, da adulto. I fotogrammi corrono sempre più veloci. Fino a che c’è il primo piano sul volto di Bernardo disteso sul lettino. L’immagine ricorda quella della prima scena, dopo l’incidente automobilistico. 
Bernardo apre gli occhi.
Il bip torna regolare

Buio