La Fraternal Compagnia di Messer Millefacce

di

Marco Luly


(Entra un gruppo di maschere, con oggetti vari, suonando strumenti a percussione. Il rumore si ode da lontano. Arrivati, si fermano e si sistemano)

Coro
Già che ci siete, già che ci siamo,
i fatti nostri vi raccontiamo.
E batti il tamburo, e sbatti sul piatto,
che vi raccontiamo un bellissimo fatto.
Girammo pe'l mondo, giungemmo laggiù,
oh, posti da dove non si torna mai più!
E invece siam qui, siam noi per davvero
per dirvi di luoghi dove il bianco par nero,
dove l' acqua ubriaca, dove il vino non c' è,
dove contano niente le regine ed i re.
Che storie, che fatti, che stranissimi affari,
tornammo da poco, che or non è guari.
E batti il tamburo, e sbatti sul piatto,
che vi raccontiamo un bellissimo fatto.
Girammo pe'l mondo, giungemmo laggiù,
oh, posti da dove non si torna mai più!

A Ma noi invece siamo qui! Siamo tra voi, gente. Grazie, grazie per essere venuti a riceverci nel giorno del nostro ritorno a casa, dopo tanto girare per il mondo. Siamo tornati.
Calpestare ancora il suolo della nostra terra, rivedere le nostre strade e le nostre case, le facce conosciute della gente come noi. Gli amici, i vicoli, le osterie. Siamo tornati, insomma, per dirvi, mostrarvi, svelarvi!
B A che serve, infatti viaggiare se non per poi ritornare e raccontare quanto si e' visto, udito, annusato?
Voi sarete curiosi, pero' di sapere dove siamo stati, chi abbiamo incontrato, cosa abbiamo riportato. Bene siamo qui anche per soddisfare queste vostre curiosita'.
C Una semplice Compagnia di comici erranti guidata da messer Millefacce, nome d' arte, cosa puo' aver visto, dove puo' esser stata, chi puo' aver incontrato?
Abbiamo visto Paesi e popoli strani, lontani da noi, bizzarri per noi. Ma dove, dove eravamo quando li abbiamo incontrati?
E In Cina, in India, nel Siam, nel Borneo, in Malesia o in Indonesia? Chi lo sa…Si, perche' quei Paesi che noi chiamiamo in questi modi, sono da quelle genti chiamati altrimenti.
Dov' e' "La terra di mezzo", e "La terra degli uomini liberi", e "Le terre nel mare", e "Le montagne degli uomini" e "Il regno dorato"?
Chi sa dove eravamo quando abbiamo visto quello che abbiamo visto!
F Ed oggi siamo qui per raccontarvi tutto, per farvi vedere le cose piu' strane e sorprendenti che abbiamo riportato, e per dividere con voi la nostra avventura, con tutte le sue sorprese e le cose straordinarie che ci sono dentro, signori. Preparatevi!


(a lato della scena, scostato dai comici)

Censore Comparisce alle volte in una città una Compagnia di questi galantuomini: essi spargono voce di voler servire il pubblico, raccontando cose e fatti straordinari, vendendo eccellenti segreti e facendo belle commedie per dar spasso e piacere, senza pagamento. Essi conducono seco donne bene all' ordine, eleggono un luogo sulla pubblica piazza per esercitare prima la professione di ciarlatano e poi quella di commediante. Ogni giorno, ad ora comoda, comparisce in quella scena una maschera o un altro di simil fatta e comincia, o sonando, o cantando, o recitando, ad allettare il popolo. Poco dopo si fa veder un altro, ed un altro ancora ed anche spesso una donna; e quivi tutti insieme fanno un miscuglio di popolari allettamenti. Quand' ecco che poi viene il principale, che è lo divulgatore del segreto, l' arciciarlatano dalle millefacce che, con buone maniere s' introduce alla lode grande ed incomparabile del suo meraviglioso medicamento. Di cui, fattosi buono spaccio e radunati i soldi, si termina quella vendita principale; dopo di lui un altro ciarlatano comincia la sua, e poi un altro ed un altro ancora, e poi anche la signora spaccia le sue carabattole. 
Alla fine si avvisa il popolo così: "Orsù, la commedia comincia, la commedia!"
E serrati i bauli e levate le robe, il banco si cangia in scena ed ogni ciarlatano in commediante e si dà finalmente principio ad una recita che all' uso comico intrattiene il popolo con festa, con riso, con sollazzo.



(iniziano le scene delle "vendite", al termine delle quali gli attori scendono tra il pubblico cercando di vendere il prodotto decantato)

Inciampata

DO A momenti inciampavo! Se fossi caduto, mi sarei fatto male…se mi fossi fatto male sarebbe venuto il medico…il medico avrebbe ordinato le medicine…le medicine sono fatte di droghe…le droghe vengono da levante… da levante vengono i venti…i venti sono quattro, secondo quanto afferma…
A Icaro!
DO No!
B Sofocle!
DO No!
C Pericle!
DO …Aristotele.
C Aristotele.
DO Aristotele è stato il maestro di? Il maestro di? di?
A Di matematica!
DO Di Alessandro Magno!
B Di Alessandro Magno!
DO Alessandro Magno era il padrone del…
B Mondo!
DO Il mondo lo sosteneva A…
B …tlante!
DO Per sostenere il mondo ci vuole una gran…
B Forza!
DO Una metafora della forza sono le…
B Colonne!
DO Le colonne tengono su i…
B Palazzi!
DO I palazzi li fanno? Li fanno…
A Gli architetti! Gl' ingegneri! Il genio civile!
DO I muratori! Gli architetti danno il disegno…il disegno viene dalla pittura…la pittura è un' arte liberale…le arti liberali sono sette…sette furono i savi della Grecia che attendevano all' eloquenza.
B Il principe dell' eloquenza è stato…è stato…è stato…
DO Cicerone! Cicerone era senatore di Roma…Roma è stata governata dai Cesari…i Cesari furono dodici: Cesare primo…
B Cesare secondo…
C Cesare terzo…
A Cesare me lo sono scordato…
DO Dodici sono i mesi dell' anno…l' anno è governato dalle stagioni…le stagioni sono quattro…quattro sono gli elementi…
A Acqua…
B Aria…
C Fuoco…
DO Terra! La terra affinché frutti, bisogna ararla…per ararla si usano i buoi…i buoi si scorticano, la carne si mangia…
A Buona.
DO La pelle si fa conciare. Con la pelle conciata si fanno le scarpe…le scarpe servono per i piedi…i piedi servono per camminare…e camminando io a momenti inciampavo! Ah, è vero: a momenti inciampavo…


(c.s.)

Censore Osserva le voci degli spettatori, guarda le loro facce, i loro occhi, esamina le loro parole, interpreta i sospiri, i loro cenni, e dovrai riconoscere con me quante male azioni questi comici commettono. Gli interessi familiari sono del tutto trascurati se osservi quel che fanno i padri. L' avidità degli spettatori regna anche tra gli artigiani ed i contadini che accorrono in molti, abbandonando il lavoro quotidiano. Vengono in massa i servi, le matrone lasciano le case e portano con sé le figlie e le fanciulle adolescenti affinchè imparino cose che non hanno mai sentito, perché la fiamma della libidine le investa più rapidamente.


Racconto di come nacqui.

S Signore, perché non gli raccontate di quando nasceste?
CA Di quando io nacqui?
S Si, signore. E' una storia bellissima ed inverosimile.
CA E va bene, la racconterò, a patto che dopo loro non mi chiedano altro e non pretendano di acquistare i miei miracolosi intrugli, per diventare belli, forti e coraggiosi come me! 
S No, vedrete che non lo faranno…su raccontate!
CA E sia, racconterò.
S (al pubblico) Forse dopo lo convincerò ad vendere un po’ dei suoi miracolosi rimedi…ma silenzio, ora.
CA Quando io nacqui…
S Mille anni fa!
CA Almeno…Io nacqui diversamente dal nascere di ogni altro essere umano, perciò, nota! 
Gli altri fanciulli nascono ignudi e piangenti, io no! Io nacqui vestito di maglia di ferro, ruggendo come febbricitante leone!
Gli altri fanciulli appena nati, subito sono vestiti con fasce di lino e garze, e nutriti con latte e con pappe! Io no! Io fui coperto con la mia armatura e nutrito con succo di cicuta!
Gli altri fanciulli dopo un po’ sono mandati alla scuola per imparare a leggere e a scrivere, per studiare la filosofia, la geografia, la geometria, la legge, la grammatica, la storia, la matematica …io no! 
S Che culo!!!
CA Io fui subito mandato alla scuola degli ammazzatori per imparare ad uccidere ed a squartare. Ed è per questo motivo, che non passa giorno che io non ferisca…non tagli…non uccida…non faccia a pezzi qualcuno!!!

(c.s.)

Censore A che sono serviti i decreti del Concilio Tridentino con i quali si presero così diligentemente provvedimenti contro i libri osceni da comandare che vengano bruciati, estirpati dalla memoria degli uomini? Quanto più penetra nell' anima ciò che gli occhi vedono di ciò che si può leggere in libri di quel genere? Mai non riescono gli occhi nostri al demonio al Demonio più adattati al suo fine che nei teatri, dove i libri sono vivi, le pitture sono vocali, la vista è congiunta alla parola, le parole sono animate.
Suvvia, lo confesso o figli: mentre io sonnecchiavo il nemico ha seminato questa zizzania!
Ma noi non permetteremo più che questo genere di spettacolo si rappresenti nei giorni di festa: infatti sarebbe una cosa indegna che la domenica si disertassero le chiese e si affollassero i teatri, per mortificare quel giorno con colpe di ogni sorta!
Fate la carità!

P Fate la carità a un povero cieco.
S Cieco? E quando sei diventato cieco?
P Sono cieco dalla nascita.
S Ma se stamattina ci vedevi?!
P Stamattina ci vedevo, ma sono cieco dalla nascita…
S Cieco…quindi tu non puoi vedere questa mano?
P Quella lì? No.
S Non vedi nulla, insomma. Allora una moneta te la do. No, ce l' ho nell' altra tasca…no, nel taschino…
P Non vi disturbate, vengo io…dove in questa tasca?
S Allora, la vuoi questa moneta?
P Questa qua? Si, datemela, datemela.
S Ti faccio un gioco: di qua, di là, laggiù! 
(gli dà un calcio e lo manda via)

P Fate la carità a un povero sordo.
S Ah, sei sordo ora?
P Sordo.
S Completamente?
P Completamente?
S Non senti nulla, quindi?
P Non sento nulla, quindi.
S La vuoi la monetina?
P Si, la voglio la monetina.
S Ti faccio un gioco: di qua, di là, laggiù!
(calcio c.s.)

P (mima la richiesta di una moneta, muove la bocca ma senza emettere suoni)
S Come? Che dici?
P (c.s.)
S Non ti sento, parla chiaramente.
P (c.s.)
S Non ti capisco! Ma cos' hai, che ti è successo? Che vuoi?
P Fate la carità a un povero muto!!!
S Ah, muto!
P Muto, muto! E quanto ci voleva a capirlo. Non vedete che non parlo? Se non parlo, perché non parlo? Perché sono muto, è ovvio…se non fossi muto potrei parlare e dire che sono muto, ma siccome sono muto, non posso parla…non posso…(realizza) Aspettate, vi voglio agevolare: mi faccio un gioco, di qua, di là, laggiù!
(si dà un calcio da solo)
P Fate la carità a un povero paralitico.
S Paralitico, ora? E dove?
P La mano destra, non la posso muovere.
S Non la puoi muovere, eh? 
P No, non posso muoverla…non posso più lavorare.
S E che lavoro facevi prima?
P Disoccupato.
S E allora se non puoi più lavorare ti devo dare questa monetina.
(fa per dargliela, ma P la protende per prendere la moneta)
P No, scusate, mi sono sbagliato…è l' altra mano, la sinistra.
S Ah, ti sei sbagliato, vero? La sinistra, allora? Tieni la monetina.
(c.s.)
P No, mi sono sbagliato ancora…si muove. E' che trattasi di paralisi semovente cardiocircolatoria. Oggi si paralizza un braccio, domani un orecchio, poi il naso, i denti, il cervello…
S Ma vattene, sparisci!
P Non posso. Mi si sono paralizzate le gambe: non le sento più. Fate la carità!
S Le gambe, non le senti hai detto?
P No, non sento niente. Sono insensibili.
S Quindi se mi avvicino e ti dò un calcio…
P Alt! Ecco…mi sembra…mi muovo…miracolo! Miracolo!
S Ehi, tu!
P Si?
S Le tue gambe sono guarite?
P Si, avete fatto il miracolo. Mi avete guarito. Grazie.
S Allora vieni qui.
P Vengo, signore.
S Dammi una monetina per il miracolo.
P Io a voi?
S Non hai detto che ti ho miracolato? Allora paga!
P Mannaggia la morte…m' ha fregato. Un momento, vi faccio un gioco: di qua, di là, laggiù…
(gli dà un calcio e fugge inseguito)



Censore Istrioni e saltimbanchi. Planipedi e buffoni. Ruffiane ed imbroglioni. Briganti e birbanti. Falsi e bugiardi venditori di chincaglierie! Queste loro mercanzie sono principalmente nient' altro che olii, erbe, acque medicinali, ed una gran quantità di pasticci. Tutto questo è solo menzogna, rimedi capaci di avvelenare l' organismo e provocare nuove malattie!


L' erbolaro

E Signori che qui siete venuti, grandi e piccoli, vecchi e giovani, gran ventura v' è capitata! 
Sappiate in verità ch' io non vi voglio certo ingannare e ben lo potrete constatare, prima che me ne vada.
Sedetevi, non fate chiasso e ascoltate, se non vi dispiace.
Brava gente, io non sono di quei poveri ciarlatani, o di quei poveri erbolari che gironzolano davanti alle chiese, in povere palandrane scucite, e portano addosso sacchetti e sacchettini e stendono perfino un tappeto. No, sappiate che io non sono uno di costoro! 
Io sono un medico e sono stato in mille contrade.
Il Signore del Cairo con sé m' ha tenuto più d' un' estate; gran ricchezza mi sono là procurato.
Ho traversato il mare e per la Morea me ne sono tornato, dove molto a lungo ho soggiornato, e per Salerno, per Burienna, e per Biterno. In Puglia, in Calabria, a Palermo…ho raccolto erbe che di meravigliose virtù sono dotate, erbe che fanno resuscitare i morti: su qualunque male vengono messe, se non c' è, il male scompare da sè!
Quest' erbe voi non le mangerete perché non v' è bue così forte in questo Paese, né sì forte destriero che se ne avesse sulla lingua solo un pochettino non ne muoia di morte istantanea tanto esse sono forti e amare; e quel che è amaro alla bocca è buono invece al cuore. Ma le metterete invece tre giorni a riposare in un buon bicchiere di vino rosso…vino bianco…acqua…poiché uno ha magari un pozzo davanti alla porta e non ha una botte di vino in cantina.
Ne prenderete dunque a digiuno per tredici mattine, e se ne salterete una…se ne salterete una…prendetela il giorno dopo perché non si tratta di una formula magica! 
Ed io vi dico, per la passione che sofferse maledetto da Dio Gorbitaz giudeo, che forgiò le trenta monete d' argento sulla torre di Alibant a tre leghe da Gerusalemme per le quali Dio fu venduto…ed io vi dico che sarete guariti da svariate malattie e da svariati mali, da tutte le febbri in meno d' una settimana!
1 Anche la quartana?
E No, la quartana, no. Da ogni forma di gotta!
2 Anche la paralisi?
E No, la paralisi, no! Dall' enfiagione del corpo e dalla vena del didietro se vi batte.
1 Ti batte?
2 Ti batte?
E No! Infino al fiume che mormora del fruscìo delle gemme notte e giorno, io sono stato a cercar pietre che preziosissime di là porto. Pietre, signori miei che fanno resuscitare morti: sono pietre ferrigne ed elitropie, diamanti e crisoprasi, rubini, giacinti e margarite, granate e topazi!
Più non temerà minaccia di morte colui che le porta, e ben pazzo è se si scoraggia! Non avrà più paura che una lepre lo rovesci, se sta ben saldo. E non avrà paura di ringhio di cane legato né di raglio di vecchio asino slegato, se non è vigliacco. Non avrà davvero paura di iente.
Carbonchi e turchesi d' un bel colore violetto ed erbe io porto dai deserti dell' India!
1 E dalla terra di Licorindia, che giace sull' onda nelle quattro parti del mondo, così come mi viene, in tondo in tondo!
E Or datemi retta: voi non sapete chi avete davanti, voi non sapete chi io sia, mentre io so chi siete voi! Tacete allora e ascoltate! Ecco qua il mio erbario. Ed io vi dico, per Santa Maria, che certo non è porcheria! Ma anzi, ben nobile cosa. Con poca fatica, da ogni febbre io so guarire in meno d' una settimana! 
1 Anche la quartana?
E No, la quartana no! Da ogni forma di gotta!
2 Anche la paralisi?
E No, la paralisi no! Dall' enfiagione del corpo e dalla vena del didietro se vi batte. 
1 Ti batte?
E No!
1 No!
2 Si…
E E ora signori se a qualcuno di voi fa male un dente, io vi guarisco nel modo più evidente, solo con un pochino d' unguento che ora vi dirò. Sentite come lo impasterò: e sull' impasto certo non mentirò, non si discute. Prendete del grasso di marmotta, e un po’ di sterco di fanello al martedi mattina. E qualche foglia di piantagine, e della polvere di granchio, e della ruggine della falce, e un po’ di lana, e un po’ di scorza d' avena pestata il primo giorno della settimana e ne farete un empiastro: col sugo sciacquate il dente e l' empiastro ve lo metterete sopra la guancia. Dormite un po’, ve lo raccomando. E quando vi alzate, se sulla faccia non vi trovate sterco o fango…che Dio vi scanni! Ascoltate se non vi dispiace, non è certo una porca di giornata, questa per voi. Se c' è qualcuno di voi che sia sordo, fatelo venire alla mia corte e ben presto sarà sano.
E ora signori, solo per voi, solo per questo gentile e amabile pubblico, l' offerta della settimana: io sono in grado di farvi dimagrire venti chili in cinque giorni…ma che dico? Trenta chili in due giorni e mezzo…ma che dico? Cento chili in dieci ore!!!


Censore Alla fine delle vendite si avvisa il popolo così: "Orsù, la commedia comincia, la commedia!"
A Orsù, la commedia comincia! 
B La commedia! Il titolo è: "Menippo all' Inferno"!
C La commedia comincia! "Menippo all' Inferno!"
Censore E serrati i bauli e levate le robe, il banco si cangia in scena e ogni ciarlatano in commediante e si dà finalmente principio ad una recita che all' uso comico intrattiene il popolo con festa, con riso, con sollazzo.


Menippo all' Inferno.

V Come Menippo perse ai tarocchi, incontrò la morte e le fece la corte.
E come, sceso all' inferno e da lì discacciato, perse e riacquistò la favella
grazie ad artificio scenico!

Scena prima: M e i due Giocatori di Tarocchi.

1g Allora, giochiamo ai tarocchi?
M Giochiamo.
2g Quanto facciamo di posta?
M Ho solo mezzo soldo.
1g Non fa niente, mezzo soldo per cominciare.
2g Gioca!
M Il cavallo sull' asino, la vergine sul vizioso e mi becco tutto io!
1g Aspetta a cantar vittoria, non è mica già finita la partita.
M Buon giorno maestà…sire, vi dispiace andarmi a prendere la corona di quel vostro collega? Ah ah ah!
2g Ci sei caduto col re! Io ti ci sbatto sopra l' imperatore!
M Guarda cosa gli faccio al tuo imperatore: l' assassino te lo ammazza come un cane!
1g E io ti arresto l' assassino col capitano.
M E io ti faccio venir la guerra, così il capitano deve partire.
2g Ed io ti sbatto la carestia, la peste e il colera che fanno terminare la guerra.
M E allora riparatevi, che io ti sputo un diluvio universale che lava ogni pestilenza! 
1g Si salvi chi può!
2g Cavaliere con spadone.
1g Regina con bastone.
M Strega con caprone.
2g Il bambino innocente.
1g La sfinge che non dice niente.
M Il dio onnipotente.
2g Il ladro e l' avvocato.
1g Il boia e l' impiccato.
M Il papa e la papessa.
2g Il prete che fa messa.
1g La vita bella e allegra.
M La morte bianca e negra…La morte. Possibile, la morte? Ho perso, allora. Ma come ho fatto a perdere?
2g Come hai fatto?
1g Semplice: non sai giocare, caro mio.
M M' avete pelato completamente. Il mio mezzo soldo…e dire che non mi pareva proprio d' avercela io quella carta della morte. Non c' era nel mio mazzo.
(Sul fondo appare la Morte, immobile)
2g Mamma mia! Chi è quella?
1g La strega! La morte!
(I due fuggono precipitosamente, mentre M, che volta le spalle alla Morte, è concentrato sulla partita a carte)

Scena seconda: M e la Morte

M Si, la morte. La carta mi è arrivata all' improvviso. Oh, che freddo…ehi, voi due! Dove vi siete cacciati? Ho un freddo che mi penetra nelle ossa. Che sia improvvisamente arrivato l' inverno?
(sbircia la morte) Salve…brr…che spiffero gelato! Cerca qualcuno, madama?
W Io cerco sempre qualcuno.
M E non lo trova mai? Poverina.
W Non sempre lo stesso, intendo.
M Beh, se vuole dare un' occhiata qui intorno, può darsi che trovi…
W Grazie ma io preferisco aspettare.
M Ma adesso che ci penso, signora, ora che la guardo più da vicino, mi sembra di averla già conosciuta.
W Impossibile, io sono una che si conosce una volta sola.
M Ad ogni modo, signora, mi permetta di dirle che la trovo un po’ pallidina, dall' ultima volta che non l' ho conosciuta.
W Io sono eternamente pallida, il pallore è il mio colore naturale: io sono la Morte.
M Ah, la morte…ah, lei è la morte in carne ed ossa. Oh, guarda che combinazione: gioco ai tarocchi e incontro la morte. 
W Sono venuta per te. ( a M trema una gamba) Ti faccio paura?
M Paura? No, al contrario, lei mi piace.
W E allora perché tremi?
M La gamba? No questa gamba non è mia. La mia vera l' ho persa in guerra…e allora ne ho presa una di un capitano che era morto…la sua gamba si muoveva ancora come una coda di lucertola…solo che quel capitano doveva essere un codardo…ecco, la vede come trema? Eppoi si capisce che non è mia, vede? E' più corta di una spanna…(zoppica)
Ohè, stà buona gamba che ti riporto dal capitano morto! Andiamo…a terra…appoggiati, non si deve aver paura di una signora madonna illustrissima!
W Sei ben gentile a chiamarmi così.
M E' che voi mi siete simpatica, anzi mi piacete madama.
W Dici che ti piaccio?
M Sicuro! Tutto mi piace di voi, signora: il profumo di crisantemi che avete addosso, il pallore smorto della faccia…la brezza gelida che muove i capelli.
W Mi fai arrossire, matto che non sei altro! Non ero mai arrossita io.
(si scioglie i capelli)
M Oh, che bella che sei con questi capelli lunghi, che io coglierei tutti i fiori della terra per buttarteli addosso da coprirti tutta sotto un gran mucchio di petali…e poi mi butterei anch' io in quel mucchio e ti spoglierei dei fiori…e di tutto!
W Mi fai venire un gran caldo con queste parole…ma adesso dobbiamo andare.
M Ma è un piacere, pallidina, venire con te. In fondo cosa lascio qui? Non molto, sai. Una gamba vigliacca, un po’ di debiti…il mondo è fatto di imbroglioni, prepotenti…
W Andiamo.
M Si andiamo, sono curioso di vedere come è fatto l' aldilà. E poi l' idea del viaggio con te, mi alletta. (uscendo la prende sottobraccio) Dimmi, è lungo il viaggio, spero…E su, slacciati questo mantello, che voglio vedere la tua pelle color della luna piena…
W Ti prego…io sono una vecchia signora…mi vergogno tutta…



(Entra un personaggio declamando)

V Per me si va nella città dolente, per me si va nell' eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente…lasciate ogni speranza voi ch' entrate.


Scena terza: M e Caronte

(entra C inseguendo M)
C Pagami maledetto! Pagami il prezzo del traghetto!
M Urla quanto vuoi, Caronte. Strilla, grida, strepita! Tanto il soldo per te non ce l' ho!
C Paga ti dico! Paga il prezzo della traversata! Ti ho portato nel regno dei morti, e ora mi devi pagare!
M Come puoi riscuotere da chi non ha?
C E ci può essere qualcuno che non ha nulla?
M Beh…io.
C Se non mi paghi…se non mi paghi disgraziato…ti ucciderò, ti strozzerò, ti impiccherò, ti affogherò, ti stramaledirò!!!
M Vuoi uccidere un morto?
C Ahhh! Credi che potrai raccontare di aver fatto gratis una così lunga traversata?
M Veramente sulla tua barca mi ci hanno messo…non ci sono venuto da me.
C Maledetto! Pagami il prezzo del nolo! Ma non sapevi che bisogna portare un obolo?
M Lo sapevo, ma non l'avevo. Ebbene dovevo forse non morire per questo? A noi poveri non è più concesso nemmeno di morire???
C Tu solo dunque ti vanterai d esser passato gratis?
M E allora, rimandami in vita.
C Pagami…(M esce) Ahi ahi…ohi ohi…Non mi ha pagato. Cane, cane maledetto…Ma se ti prendo un' altra volta…no, come faccio? Nessuno passa due volte di qua…sono rovinato…rovinato.



Scena quarta: M, Elena e Narciso

E Specchio, specchio fatato, chi è la più bella del creato?
S Biancaneve!
E Specchio scemo e opaco! E' Elena di Troia la più bella del creato.
(continua a soggetto da sé)
N Datemi un lago, un laghetto, una fonte, una pozza d' acqua…c' è qualche cosa in cui io mi possa specchiare, riflettere, rivedere? Devo essere bellissimo, oggi.
(a soggetto da sé. Si accorgono l' uno dell' altra)
E Narciso!
N Elena!
(si fanno incontro come per abbracciarsi, ma proseguono senza toccarsi, prendendo l' uno il posto dell' altra, abbracciando e baciando se stessi)
E Sono splendida!
N Mi trovo veramente in forma.
E Come sono contenta!
N Che piacere vedermi!
E Bella.
N Bello.
E Lascia che io mi abbracci ancora.
N Fammi dare un altro bacio.
(a soggetto ripetono "io" in continuazione, in diversi toni e sfumature)
V Menippo, tu sei nuovo qui. Mi raccomando, comportati in maniera degna del luogo che ci ospita e non creare altri problemi, dopo la storia con Caronte. Cerca di ambientarti in fretta tra i tuoi nuovi compagni. Ti mostrerò alcune tra le anime che soggiornano in questo luogo. Vedi, per esempio, questi sono i belli e le belle dell' antichità.
(entra M)
M I belli e le belle? O bella, e dove sono?
V Guardati intorno, sono tutti qui: Elena e Narciso, Giacinto, Nireo, Leda, Adone, Venere e Apollo. So cosa pensi, ora che hanno perso tutta la loro bellezza. Eppure i poeti cantarono meraviglie di questi brutti ceffi.
M (guarda Elena) E…per questa…mille navi salparono, tanti uomini caddero?…
V Ma tu la vedi ora! Non puoi giudicare un fiore quando è appassito.
M Se fossi una farfalla, preferirei posarmi su una cacca di gallina che su quel fiore. 
V Zitto! Sono così sucettibili. (escono)
E Hai..hai sentito, nobile Narciso?
N Ho sentito, o dea, le sue parole sacrileghe.
E Mi, mi ha paragonata…alla…cacca di gallina…capisci? Cacca di gallina a noi.
N …a te. (si guardano)
E.N (insieme) A noi.
E Destino infame e crudele! La mia bellezza svanita…Mi strapperei i capelli dalla rabbia, se li avessi ancora, e mi graffierei il viso, se avessi ancora la pelle! Poi mi rotolerei nel fango e mi ferirei il corpo gettandomi tra i rovi…se avessi ancora il mio corpo.
(piangono fragorosamente)
N Hai detto che strapperesti i tuoi bei capelli, se li avessi?
E I miei bei capelli…erano belli, vero?
N I capelli di Elena erano bellissimi, tutti lo sanno.
(lentamente cessano di piangere)
N E ti graffieresti il viso?
E Il mio bel viso…il mio sorriso…
N Che fece girare la testa di tanti uomini.
E Ero proprio bella.
N Che delitto sarebbe se precipitassi il tuo splendido corpo tra i rovi e nel fango…se lo avessi ancora.
E Sarebbe un delitto, vero?
N Non dovresti farlo...
E …no, credo di no…
N …se avessi ancora il tuo corpo. 
E …se lo avessi ancora, certo…(escono)



Scena quinta: M, Ulisse e Circe

U Il mio cavallo! Dov' è il mio cavallo? Il mio regno per un cavallo!
V E' Ulisse…vuole il suo cavalluccio di legno. 
M E' fissato con i cavalli di legno!
V Mi raccomando, però! E' stato un eroe.
U Non è possibile, per tutti gli dei, che io, Ulisse, Odisseo, re di Itaca, colui che ha conquistato 28 città, 15 arcipelaghi, ucciso 20 eserciti di 10.000 nemici, sconfitto draghi, mostri, fantasmi, ciclopi e maghi, messo in catene due catene montuose, non è possibile che ogni giorno io debba cercare invano il mio cavallo! (a M) Stalliere, datti da fare, su!
M Ma questo è l' inferno o il manicomio?
U Come osi? Ti farò trasferire ai porcili!
M Beh…di porci, caro Ulisse, te ne intendi bene, vero? Ti ricordi di Circe?
U Ma chi è questo fantasma che mi avete messo accanto? Se non se ne va subito lui, me ne vado io! Sono Ulisse, perbacco, e non posso tollerare simili persone vicino. 
Ascoltate, signori: quando tornai dalla guerra di Troia, andai subito a combattere la quarta guerra punica, nell' attesa della seconda guerra d' indipendenza, ma quella la vinsi subito e così, per ammazzare il tempo, diedi inizio alla guerra dei cent' anni. E lì, tra cannonate…
M Buummm!
U (fa un salto per lo spavento)…tra colpi di spada, clangore di frecce e spari di mortaio…una battaglia furiosa, passai il tempo che ancora mi divideva dalla guerra dell' oppio. Dovevate vedermi in azione tra i fumi…
M Dell' oppio…
C Ma ti troverò, un giorno!
U Sottocoperta, presto! (si nasconde dietro M)
C Non rinuncerò mai a cercarti, verme!
U (a M) Devo andare…pensa al cavallo.
M Ma chi siete, signora? E chi cercate?
C Io sono Circe, la maga Circe, e cerco Ulisse, il vile Ulisse, che mi ha lasciata, mi ha abbandonata, e come un verme se ne è scappato!
Vi racconterò la mia storia, da quando quel figlio di Itaca giunse da me: lo sfamai, lo lavai, lo rassettai, ahi, ahi…finchè ahimè, mi disse un dì.
U Circetta, mia cara, non mi aspettare per pranzo oggi, vado a pesca.
C Io, non intuendo alcun inganno nelle parole di quel cobra, gli chiesi ingenua: ma se vai a pesca, Odisseo mio bello, perché hai caricato la barca con tutte le tue valige e porti con te provviste ed acqua per almeno due mesi di navigazione?
M E lui falso, rispose.
U Cose di uomini, non puoi capire, c' è il mare mosso.
C Da quel giorno, non l' ho più rivisto. Lo cercai per mari e per monti, ad oriente ed occidente. Ma un giorno lo troverò, anche quaggiù, dove so che si nasconde, ed allora con un incantesimo lo trasformerò in un rospo!!!
(U in rospo) O in una statua!!! (U in statua) O in una mummia imbalsamata!!! (U in mummia) Ulisse, lo so che ci sei! Ti troverò, prima o poi! (esce)
U Ma chi cercava quella? Non ho capito una parola di quello che ha detto. Allora, dicevamo…la quarta guerra di secessione…di liberazione…di occupazione…di…
M Trombone! Ce ne sono di millantatori, sputafuoco e cacasentenze quaggiù, ma come te…! (U va via lamentandosi)

Scena sesta: M, Creso, Mida e Sardanapalo

V Vuoi smetterla di importunare le anime in pena? Da quando sei qui, quaggiù è una baraonda, una babele, i lamenti si sono moltiplicati: è un inferno!
Mi Non possiamo più sopportare che questo tipo passi accanto a noi il resto dell' eternità.
Cr Ogni volta che noi ci lamentiamo, ricordando le nostre ricchezze di lassù, lui ci deride e ci sfotte.
Sa Mida del suo oro…(Mi piange forte) Creso dei suoi tesori…(Cr piange) Ed io, Sardanapalo, del mio gran lusso!
(piangono forte)
Mi E ci chiama "schiavi"…
Cr …spazzatura del volgo…
Sa …feccia! Talvolta per disturbare i nostri lamenti di dannati, lui canta!
Cr Talvolta, lui canta.
Mi …talvolta…
Sa …lui canta.
Cr (chiamando a sé gli altri due) Coretto!
Tutti Talvolta, talvolta, lui canta, lui canta,
talvolta lui canta, lui canta in verità,
in verità, in verità, in verità!
Cr Talvolta, lui canta, talvolta…
Sa Ehi!
Cr Oh?
Sa E' finita!
Cr Ah, peccato però, perché veniva bene…
(a soggetto commenti dei tre sulla canzone)
M (entrando) Ah, siete qui! Tirchiacci, avaracci, spilorci!
Tutti Via! Fuori! Vattene!
M Ma che canaglie…guardateli, anche da morti sono rimasti attaccati alle cose di lassù. (ai tre) Che ve ne fareste quaggiù di tutte le vostre ricchezze?
(al pubblico) In terra pretendevano di essere adorati come dei, avevano migliaia di schiavi…e proprietà, ori, ricchezze, terre…
(continua a soggetto col pubblico)
Sa (mentre M parla col pubblico) Io credo che sia un mezzo matto, costui.
Cr Lui crede che sia un mezzo matto.
Mi Crede che sia matto.
Sa (a M) Mi scusi, gentiluomo, state bene?
M Come un pascià.
Sa Ah, è un pascià…
Cr E' un pascià…
Mi Un pascià.
Sa Siete qui di passaggio o vi fermate a lungo?
M Bhe, insomma, dunque, all' incirca…più o meno…un, due tre…otto o nove…una ventina, un centinaio…bene o male, così così…
Sa Mi pare che stia dando i numeri.
Cr Gli pare che stia dando i numeri.
Mi Sta dando i numeri.
M Un milione di anni!!!
(Sa cade sulle ginocchia di Cr che cade su quelle di Mi. Gran respiro di M ed i tre tornano in piedi, arretrando di un passo ad ogni battuta di M il quale avanza. Così escono) 
Un' eternità: per tormentarvi, per rinfacciarvi, i vostri ori, le vostre ricchezze, la presunzione, la superbia, l' arroganza!

(entra con aria solenne)

V La decisione è stata presa da Plutone, re degli Inferi, in persona: non potendosi più sopportare le sue ironie ed i suoi sberleffi, Menippo sarà cacciato dall' Inferno. Verrà rimandato sulla terra, ma sarà privato della favella…della voce, in modo che non possa più disturbare e nuocere ad alcuno! Tutte le vocali e le consonanti che aveva in bocca sono state estirpate e cancellate dalla sua lingua. Finalmente, ora, non può più parlare!!!


Scena settima: il Cieco e lo Storpio

(entrano in scena quasi contemporaneamente il Cieco e lo Storpio, da ds e da si)

C Aiutatemi brave gente, fatemi la carità, son povero e disgraziato, orbo di due occhi!
S Oh gente di cuore, abbiate pietà di me che son conciato così male da farmi pena da me medesimo, storpio come sono!
C Ahi, che non mi posso muovere senza sbattere la testa contro tutto quello che ho davanti, case, colonne, alberi e rocce.
S Dio, fammi la grazia!
C Signore, pietà di me, fammi la grazie!
S Aiuto Dio, la grazia a me!
C E no, a me che ho cominciato per primo a lamentarmi.
S No, a me che sono zoppo.
C A me che sono cieco. E poi c' ero prima io!
S Ma fatti guardare un po’…sì, ma s' sei tu! Il mio compare del gioco dei tarocchi! Quanti ne abbiamo fregati con quel trucchetto.
C Ah! Non mi far pensare ai tarocchi, non mi ci far pensare, che se quel giorno non avessimo incontrato quel tale Menippo, ora non saremmo conciati così.
S Come ci siamo ridotti per fuggire alla Morte…che se lo porti via, quel maledetto!
C Ma veramente se l' è già portato via.
S Io caddi in un precipizio…
C …ed io finii in un cespuglio di rose: ogni rosa una spina così. 
S Ma vieni, vieni più vicino a me, cecato, da quest' altra parte della strada, che cercherò di aiutarti…
C Non posso venire lì, non posso muovermi senza sbattere la testa a destra e a manca!
S Io nemmeno posso muovermi, che cado subito a terra come una pera marcia.
C Se potessi venire io da te, ti caricherei sulle spalle e ci trasformeremmo in una sola persona.
S Di nuovo inseparabili come ai bei tempi!
C Io andrei in giro con i tuoi occhi e tu vedresti con le mie gambe...cioè, io vedrei con i tuoi occhi e tu cammineresti con le mie gambe…insomma, hai capito.
S Oh, che pensata! Devi avere un gran cervello, tu.
C Seguita a parlare che mi orizzonto. Vado bene così? (si muove verso S)
S Vieni tranquillo che sei sulla rotta giusta.
C Guidami bene, non mi far dar testate.
S Vieni così…appoggia un po’ a sinistra…no, esagerato, quella è una virata! Raddrizza, raddrizza! Fuori i remi…spiega le vele…a dritta! Vai col vento in poppa…attento alle secche…vieni sicuro ora, il porto è vicino!
C Oh! Ma mi hai preso per un galeone? Allungami una mano, piuttosto.
S Te le allungo tutt' e due le mani, amico mio. Forza che ci sei! No, perbacco, non te ne andare di deriva…scarrocci…raddrizzaaaa! Bravo, vieni adesso, senza timore. Oh, ecco il mio bel barcone di salvataggio. (si toccano)
C Ti ho centrato in pieno. Sei tu?
S Sono io, bel guercione, fatti abbracciare!
C Non sto più nella pelle per la gioia, caro il mio sciancato. Vieni qui che ti carico subito, monta sulle mie spalle.
S Si che ci monto…voltati…ecco, girati, così…salgo.
C Piano…piano…bene, sali. No, fai attenzione che sei pesante come il piombo! Boia, ho il mondo addosso.
S Ihu hu! Cavalca cavallo!
C E non sbattermi il ginocchio sui reni, che mi spezzi!
S Scusa, è la prima volta che monto a cavallo. Ma dici che sono al sicuro, qui su?
C Tu guidami bene e stai tranquillo. Diavolo, quanto pesi.
S Pesante io? Se non mangio da una settimana?
C Ma neanche cachi, però!
(si sente fischiare da lontano)
S Ascolta, non senti niente?
C La schiena che mi fa male. Da qua sotto non sento altro.
S Sta arrivando qualcuno…ma è Menippo! Quello dei tarocchi!
C Oh, gli occhi ce li hai tu, qui! Cerca di guardare bene, oppure scendi! Bestia, Menippo è morto! 
(tra sé) Ma non sarà mica un furbastro questo qua, cieco anche lui, oltre che zoppo, che si vuol far scarrozzare.
S E' lui, Menippo, ne sono certo!
C Non vorrai scherzare, vero? Menippo è morto.
S Ti dico che è lui…sta venendo verso di noi.
C Beh, se è lui…allora sarà un fantasma.
(insieme gridano terrorizzati, cercano di scappare)
C&S Aiuto, un fantasma! Su salvi chi può! E' una parola.
M (fischia e sorride)
S No…non sei un fantasma?
C Che dice, che fa, dov' è?
S Dice che non è un fantasma e non vuole mangiarci.
C Grazie signor fantasma.
S Ma non è un fantasma! Scusalo, ma quando vede i fantasmi…cioè. Ma allora, se non sei un fantasma…chi sei?
M (cs)
S (lo tocca) Ma è Menippo! Menippo in carne e ossa!
C Lo dicevo io…
S Allora non sei morto…
C …lo dicevo io, è vivo.
S Ma se ti abbiamo visto noi, mentre la Morte ti portava via.
M (fa segno di avvicinarsi e mima con gesti e suoni la sua avventura)
S&C (ripetono increduli quello che hanno capito)
S Ti ha preso la Morte pallidina e coi capelli…
C …ti ha portato nell' aldilà…
S …ma non avevi i soldi per il traghetto…
C …perché te li avevamo vinti noi.
S Allora sei entrato lo stesso senza pagare…
C …vergogna. Poi c' erano i belli e le belle…
S Ulisse…i ricchi scemi…e tu ti divertivi da morire…ehm…da morire…
S Ma loro non si divertivano e così, per punizione, ti hanno tolto la parola e ti hanno risbattuto su questa valle di lacrime…
C …dove non c' è niente da ridere.
(durante queste battute M risponde con gesti e suoni di assenso)
S Quindi Menippo è come rinato!
C Bisogna festeggiare, allora.
M (fischio di gioia)
S Si, ma così ridotti…
C Così conciati…non possiamo cantare, ballare, ridere…che festa è?
M (fischio di delusione)
S Che peccato, come siamo sfortunati.
C Che disgrazia.
S Che jella.
M (fischio funebre)


(entra da lontano un ciarlatano, annunciato da suoni, fischi, tamburi, piatti, campanelli, con un assistente)

Cia Salute a voi, gente fortunata di questo felice paese! Che il Signore vi mantenga sempre allegri, prosperi ed in buona salute! (musica)
Che il riso che fa buon sangue e la prosperità non abbandonino mai le vostre anime ed i vostri corpi, perché so ben io quale fortuna sia possedere buon umore e salute di ferro! (musica)
Ma se c' è qui tra voi qualcuno malfermo e bisognoso di cure, eccomi qua io, pronto con ogni rimedio, chè son guaritore e stregone di fama chiarissima! 
I miei prodigiosi elisir, le mie pomate miracolose ed altro ancora io son venuto qui ad presentare! (musica)
A testimone della bontà delle mie parole, posso chiamare un illustre paziente: sua Maestà il re di Francia, che io guarii da un' ostinata forma diarrotica che ne stava consumando fin la mente! (tamburi)
Anche il grande Gengis Kan, zar di tutte le Russie e imperatore del Peloponneso, io curai, facendogli passare in breve tempo un tremendo mal di testa al fegato! (tamburi)
Ed anche al Papa io prestai soccorso offrendogli una lozione speciale, direi divina, per fargli ricrescere i capelli da mettere sotto la papalina! (tamburi) 

Son qui, approfittate, chiedetemi osate,
chiedete e guarite o genti ammalate!
E batti il tamburo, e sbatti sul piatto,
e chi non guarisce è uno stupido affatto!
S
Ascolta signore il mio grido accorato,
son zoppo non vedi? Cammino sciancato!
Son messo assai male, co' sta gamba scassata,
e va beh tutt' e due, l' altra m' era scappata.
C
Ed io che son cieco non posso guarire?
Se mi curi la vista ti farò benedire.
Non ti pago, lo sai, perché soldi non ho,
Ma nelle preci serali ti ricorderò!
S&C
E salva Menippo che ha perso la voce,
che pena' sto muto, non vedi che croce?
Ti paga senz' altro, non corri alcun rischio,
ti paga stai certo, ti paga col fischio!

(fischia forte)


Cia
Venite, accorrete, sarete curati,
sia i poveri in canna, sia quelli spiantati.
Lo so non c' è paga, si sbattano i piatti,
anche mò, come sempre, non c' è trippa pe' gatti!
Tutti
Venite, accorrete, sarete curati,
sia i poveri in canna, sia quelli spiantati.
Lo so non c' è paga, si sbattano i piatti,
anche mò, come sempre, non c' è trippa pe' gatti!
E batti il tamburo, e sbatti sul piatto,
e chi non guarisce è uno stupido affatto!
E batti il tamburo, e sbatti sul piatto,
e chi non guarisce è uno stupido affatto!


Fine