Freud e il caso di Dora

di

Luigi Gozzi


spettacolo meccanico per due attori veri e un grande schermo

Un grande schermo che chiuda il boccascena e sul quale in retroproiezione multipla sia possibile proiettare le immagini (film o altro) riguardanti ciò che accade tra i due protagonisti. Nello schermo si aprono una porta e due finestre, l'una sovrastante l'altra.
Quando comincia lo spettacolo il grande schermo è fermo e buio. Freud è davanti allo schermo.

Freud - Signore e signori
anzi signori ...e signore:
l’esposizione di un caso clinico
è sempre un compito difficile;
ci sono delle difficoltà di ordine tecnico
e a1tre difficoltà che derivano
dalla natura stessa delle circostanze
che si debbono esporre.
Infatti si debbono svelare
delle intimità - direi quasi
tradire dei segreti, forzando
la naturale tendenza alla discrezione
del terapeuta, cioè mia
e del paziente, cioè in questo caso
della paziente della quale tuttavia
nessuno riuscirà mai a scoprire la vera identità.
La paziente perciò non subirà alcun danno
non apprendendo nulla che già non sappia
perfino le parole cosiddette oscene
che sarò costretto a usare
la paziente le conosce già tutte
come ho potuto personalmente costatare.
Certo l’esperienza riuscirà per i più stupefacente specie per quel che riguarda l’interpretazione
dei sogni che sono sempre così importanti
nelle nostre cure, ma badate bene,
non si tratta di un romanzo;
il carattere stupefacente è inerente alla natura stessa della nevrosi isterica
di cui la paziente è affetta
e che è un fenomeno complesso. Un tempo io la curavo sintomo per sintomo: ad esempio la paziente (perché si tratta quasi sempre di signore)
aveva male a un ginocchio?
allora: che cosa c’è dietro
questo ginocchio? lo stesso
per un gomito, un occhio
una coscia, due cosce
il fondo schiena, il naso
il ventre, il polpaccio, la gola
l’orecchio (sordità), la bocca
(mutismo, afonia), i denti
il sedere (diarrea, disturbi intestinali)
eccetera.
Ho capito che era il sistema sbagliato
bisogna comprendere i fatti tutti insieme
non trascurare un indizio
non tralasciare un segno
non omettere nulla.
Dunque questa nostra paziente
che per discrezione chiamerò Dora...

Da dentro lo schermo voce, rauca e tossicolosa, di Dora

Dora - Non mi piace, non mi piace

Freud - ...questa nostra paziente
una paziente - una piacente giovane
di diciott’anni che era stata portata dal padre...
Il padre, un facoltoso commerciante di V.
sosteneva che Dora...

Voce (voce rauca e tossicolosa di Dora)

Dora - Non mi piace, non mi piace!

Freud - Vi prego di scusarmi.

Freud entra dalla porta nello schermo che subito si anima

Freud (dall'interno) - Non è il caso di ritornare qui
sull’esposizione confusa che ebbi
dalla paziente dei suoi sintomi
e della sua storia: alcune
immagini risultavano nitidissime
altre sfuocate confuse enigmatiche
quando non si tratta di ampie
e incomprensibili lacune, buchi, omissioni
insincerità, amnesie, paramnesie
vere e proprie falsificazioni
infingimenti, sostituzioni...
Ci vuole molta pazienza
ma qualcosa ho accertato:
il padre, facoltoso commerciante,
uomo intelligente
ma debole, inetto, molte malattie,
malattie anche nervose, si lamenta spesso;
la madre, una nullità, sempre intenta
a pulire la casa, lustrare, mettere in ordine,
c‘è anche un fratello poco importante
che tiene per la madre
(mentre la paziente tiene per il padre)
qualche zio un po’nevrotico e poi -
poi viene l’interessante, anche se non fanno
ufficialmente parte della famiglia:
i signori K. - per discrezione, li presentiamo
insieme, per discrezione stanno
ancora insieme, anche per via dei figli.
Sono molto amici della famiglia della paziente:
il signor K., un bell’uomo senza dubbio,
la signora K. affascinante dicono tutti
specie il padre
ci si potrebbe soffermare su questo legame
su questa liaison tra la signora K. e il padre
di Dora. Il signor K. ...

voce (rauca e tossicolosa!) di Dora

Dora - Non mi piace, non mi piace!

Freud - Un momento! Un momento! Allora:
storia dei disturbi nervosi della paziente.
A otto anni difficoltà di respiro
(dopo una gita in montagna)
a dodici anni cefalgie prolungate
tosse nervosa, ancora difficoltà
di respiro, a sedici anni lunghi
accessi di tosse, depressione, raucedine
frequente, intere settimane di afonia.
Lo stato attuale non e cambiato. Dora ...

Dora (compare alla finestra; sempre tossendo)-
Ho già detto
che non mi piace
questa storia
questo modo
questo modo di fare
di raccontare
la storia
che non mi piace
bisogna togliere
oppure aggiungere
qualcosa

Freud - Aggiungere qualche
particolare sulla depressione

Dora - sulla depressione
della tosse della voce
che si vede
si sente
è estremamente depressiva.

Freud - Sulla depressione
generale, intendo dire

Dora - Anch’io intendo dire
intenderei -meglio - dire
se non ci fosse di mezzo
la tosse
la raucedine

Freud - E lo stato di depressione

Dora - che non mi lascia dire

Freud - ma che la lascia scrivere.
Scrivere una lettera in cui
minaccia un suicidio
ovviamente non attuato

Dora tossendo si ritira dalla finestra. Pausa

Freud - Si potrebbe diagnosticare
une pétite hystérie
ai nostri giorni molto frequente
specie fra le signore.
Un caso interessante? Non direi
si tratta di fenomeni psicosomatici
dei più communi:tosse nervosa
dispnea
afasia
forte emicrania
e insieme depressione
taedium vitae
probabilmente non del tutto sincero.
Niente, che so? insensibilità cutanea
riduzione del campo visivo
grande attacco -
oh, se ci fosse il grande attacco!
o cose del genere.
Aggiungo: conosciamo anche che cosa
è all’origine di tutto questo, il trauma
voglio dire, perché un trauma c’è sempre
alla base dell’insorgere della malattia.
Non è vero, Dora?

Lo schermo ora espone un vero e proprio spezzone di storia ossia di film: la dichiarazione alla signorina Dora, scena detta 'la scena del lago' (per via di un lago lì vicino ). L'attrice Dora fa la sua parte nel film (in controluce, vera e falsa, reale e proiettata nello stesso tempo ).

Dora - Non mi piace
questa storia del lago
che devo ripetere
come comincia
e come finisce
questa storia
delle proposte amorose
di...di qualcuno comincia così...

Nel film il signor K. dichiara a gesti il suo amore a Dora

Freud - Vuole dire le proposte
del signor K.?

Dora- E poi finisce
che non sono
nemmeno creduta
da qualche altro

Freud - Allude a suo padre
forse?

Dora - Non solo a lui
non solo a lui
ma anche a lei

Freud - Si rivolge al signor K.?
oppure si riferisce a me?

Dora - Riferisco a lei
la scena del lago
che comincia con le proposte
del signor K.
e finisce un po’ bruscamente

Nel film Dora dà uno schiaffo a K.

Freud - Finisce proprio cosi?

Dora - Finisce
che qualcuno
si ostina a negare
che qualcunaltro
si ostina a non credere
che qualcunaltro ancora
si ostina a farmi ripetere;
oppure è sempre la stessa persona?

Freud - Capisco che lei sia
depressa avvilita
forse si sente abbandonata.
Ma perché la tosse, la raucedine,
l’afasia - perché manifestarlo
in questo modo, perché dirlo -
o meglio non dirlo - così!

C’è un altro spezzone di film: " la scena del negozio ", durante la quale K. cerca di baciare Dora ovvero l’ombra dell'attrice che fa Dora.

Dora - La scena comincia qua dentro - qua dentro
qualcuno aveva approfittato di una zona buia
di un momento forse di amnesia - io ho allora
poco più di quattordici anni - tutta questa
scena si svolge nel negozio
del già citato signor K.
bisogna, credo, parlarne in un certo modo
bisogna suscitare la sensazione
che non solo è vero - è accaduto...
ma è inevitabile...cioè era inevitabile
e...non è stato evitato...e non era evitabile.
Sono appena arrivata nella scena
e dico - dico qualcosa non mi diverto
a ricordarlo - lo ricordo perfino male
ci sono troppe parole - alcune straniere
mais il faut attrapper le chat par la queue -
non lasciar perdere al contrario spiega lui,
il signor K.; e io l’ho preso questo gatto
(in francese ), l’occasione - mi correggo -
cambio posizione, l’ho preso il gatto?
s’intende lui il signor K. per la coda
lui m'ha preso forse anche lui - e io ho
appreso che avevo appena quattordici anni -
questa scena precede la precedente penosa
penso scena - e infatti ci sono
anche troppi pensieri, mentre le parole
si sono diradate e non fa altro, lui
che ripetere, mi ricordo, se ricordo bene
"ma perché non andiamo di sopra ?"
che mi risuona, mi rimbomba nella testa
insieme ad altre confuse manovre -
manovre nel senso di manomissioni
manose manate, toccamenti con la mano,
anche con...
E mi chiedo e mi continuo a chiedere anche
"perché di sopra"? oppure
"perché di sotto?" infatti lui
aveva allungato e più o meno abbassato
le mani di sotto - dalle parti di sotto,
"di sopra" ripeto e poi aveva chiuso
la bocca la mia bocca con la sua bocca
le sue parole ormai mute perché comincia di sotto, voleva dire, parlare di sotto - io mi accorgo
mi ricordo che prima - prima della bocca di sotto
aveva detto ancora esplicitamente in francese
"pour faire une omelette il faut casser les oeufs"
e allora sentivo una spinta dal basso una spinta
una pressione in basso-
senza dubbio per via delle uova
che erano state nominate e la spinta saliva
su su contro la bocca premuta
contro la sua bocca, una spinta saliva
e mi accorsi che era saliva
secondo me nausea era un po’disgusto sebbene
non volessi, non volessi confessarmelo
e poi questa spinta era arrivata più su più su
fino alla testa, fino al cervello
dove ancora mi sforzavo di pensare,
mi sforzavo di piacere
dove forse non pensavo più, non ricordavo,
e allora mi misi in testa che fosse amarezza,
che fosse disgusto e poi pensai
che fosse disprezzo
e piano piano provai a dire
-sempre nella testa -
non sentivo più il resto,
provai a dire "disprezzo", "disgusto"
e poi "schifo".
Ero rimasta sola.
E non riuscivo più a respirare.

Freud - Difficoltà di respiro?
Nausea, eh?
Vomito, magari anche?
Senso di oppressione?
al petto, vuol dire?
sì insomma nella parte
superiore del corpo:
Dora, lei sa benissimo cosa succede
agli uomini quando baciano !

Dora si affaccia alla finestra e vomita con violenza

Freud - D’accordo. D’accordo
mettiamo, come lei dice
le carte in tavola, cosa
che lei in fondo già sta facendo,
che cosa mi dice infatti d’altro in fondo?
Lei dice: accuso mio padre,
lei rende palese questa accusa,
vede, anche suo padre dice:
rendo palese la mia relazione
con la signora K., in fondo
è vero, in fondo e vero.
D’altronde il signor K. rende
altrettanto palesi le sue fondamentali
intenzioni verso di lei.
Come vede, siamo in fondo d’accordo.
Siamo tutti d’accordo, no?
E io esplicitamente le dico:
voglio sapere da lei che cosa
in fondo vogliono dire queste accuse
al padre al signor K. e forse,
dico forse anche a me,
e dico ancora: non nascondono forse
delle accuse verso se stessa
delle autoaccuse, che sarebbe
come dire mettiamo davvero
queste carte sulla tavola:
in fondo, lei è molto
innamorata del signor K.!

Dora ha smesso di vomitare. Ha chiuso la finestra.

Freud - Dora, lei deve ammettere almeno qualcosa

Dora - Io non ammetto niente, sia chiaro

Freud - Per esempio prendiamo il caso
della signora K. e del padre,
soli sono stati visti, diverse volte soli

Dora - Non mi ricordo, e poi non l’ammetto

Freud - In queste circostanze lei si sente
venduta, lei si sente scambiata

Dora - Vuole dire che mi stanno prendendo per un’altra?

Freud - Voglio dire che hanno preso un’altra
al posto suo. Il padre prende
la signora K. al posto della piccola Dora.

Dora - Ma sarà lei che mi sta scambiando per un’altra!

Freud - Prendiamo allora la questione più importante:
i regali del signor K. Lei li ha accettati o no?
Erano tanti quei regali. Allora lei l’ama!

Dora - Io amo chi? A questo punto chi dovrei amare?

Freud - Lei dovrebbe amare il signor K., credo!
Anzi lei l’ama intensamente.

Dora - Bugiardo! Bugiardo! Lei e un gran bugiardo!

Freud - Bugiardo io? Ma la bugiarda è lei!

Dora - A me bugiarda? Lei bugiardo-bugiardo! ,

Freud - Bene, come vuole; mi ci ha costretto lei,
non si lamenti dopo!

Da qualche parte della schermo compaiono le figure richiamate da Freud.

Freud - Avanti la cugina premurosa
lei sa cosa si prova, cosa
si sente in quegli istanti

voce della cugina - Ma Dora è addirittura
pazza per quell’uomo

Freud - Viene la cameriera osservatrice
dice: quando il signor K. non c’era
la signorina stava molto male

Voce della cameriera - Ma Dora è addirittura
pazza per quell’uomo

Freud - Osserva la portinaia ficcanaso
dal signor K. per caso arrivavano
per la signorina splendidi regali

Voce della portinaia - Ma Dora è addirittura
pazza per quell’uomo

Freud - I vicini di casa, les vendeuses
i fattorini conoscevano bene l’indirizzo
"per la signorina Dora da parte del signor K."

Voci dei vicini ecc.- Ma Dora è addirittura
pazza per quell'uomo

Freud - C’è anche la governante di Dora
innamorata tuttora del signor K.
pardon volevo dire del padre,
Dora capì subito che non
le poteva essere amica

Voce della governante - Ma Dora è addirittura
pazza per quell’uomo

Lo schermo si popola di tutti questi personaggi generici e gioiosi: si festeggiano le nozze o quanto meno il fidanzamento di Dora. Poi la luce cinematografica bianca illumina Dora che dà la sua versione degli avvenimenti.

Dora - Succede che ti sbagli
succede che poco di quello
che ti succede - la storia, la vicenda
che nel frattempo va avanti
corrisponda nella coscienza
e nella realtà -
nella realtà e nella coscienza -
ti sbagli, capisci?,
ti sei sbagliata
per esempio il padre
scompariva - sveniva - era malato
e subito saltava fuori questo signor K.
presentato-presentatosi come amico di famiglia
il più delle volte chiamato da me Babbo Natale
per via dei numerosi regali che mi portava sempre
nel frattempo il padre era opportunamente svenuto
lui il padre non voleva mai nulla se non
le sue malattie vere o false che fossero
le sue medicine, boccette e boccettine,
fiale e fialette e pantofole calde
e senapismi e cataplasmi;
non ero io, non potevo essere io
a giudicare le malattie oppure a provocare
le malattie stesse, casomai il contrario.
C’entrava quell’altra cioè l’ambigua signora K.
mandata a spiare 'che cosa stai facendo',
mandata a sobillare la madre piuttosto incerta
(a parte la pulizia generale tra tante medicine e malattie e relativi stracci scope scopettoni)
venuta a sobillare la perfida, la terribile signora K. non solo il padre; non solo
il padre, non solo quell’altro cioè il signor K. ovviamente, ma perfino, perfino un personaggio come la mia governante la quale dopo avermi blandito dopo avermi accarezzato
per i più svariati motivi e avermi fatto -
anche lei! anche lei!- i più svariati regalucci finisce per svelare palesemente che a lei unicamente interessava una cosa e cioè il padre
e perciò io avevo costruito una storia
completamente sbagliata, mentre la governante veniva licenziata e la signora K.
che era stata mandata a sobillare anche me!
anche me! scompare anche lei!,
ma veniva quotidianamente visitata dal padre
che recava in mano oltre a numerosi medicinali
nelle forme più svariate
altrettanti doni o regali che sottraeva
fingendosi malato a me sua legittima erede,
alla sua legittima sposa, cioè alla madre
- invece il solito signor K. - detto anche
in famiglia il...ma lasciamo perdere...
insomma saltava fuori che era lui quello
che doveva chiarire spiegare la storia
e questo non era in contrasto con la sua originale parte di donatore- e infatti i regali da parte sua aumentavano di numero e di consistenza,
mentre era chiaro che non c’era più niente
da aspettarsi dal padre e che mi ero
ancora una volta sbagliata. ..

E' buio. Lunga pausa. Nel buio la voce di Freud

Freud - Avrei forse
dovuto dirglielo
prima di...
ma non esageriamo
con questi "prima"
altrimenti...
Avrei dovuto
metterla in guardia
da tutti questi personaggi
da tutti questi oggetti -
ci sono troppi oggetti. ..
ci sono io, no?
La smetta
con questa assenza
con questo silenzio
con questo compiacimento
con questo
silenzio compiacente
verso le sue
compiacenze
verso i suoi oggetti compiacenti
insomma le cose che si vedono che si toccano.
Ci sono io, no?

Luce. Dora alla finestra. Sullo schermo immagini insistite dei signor K.

Freud - Avrei dovuto
dirglielo
soprattutto
dei momenti
bui, dei momenti
confusi - quelli in cui
la libido
che è quella cosa
che dobbiamo continuamente
spendere, come...il denaro,
che dobbiamo continuamente cambiare
come... il sangue, che dobbiamo
continuamente mettere in circolazione
come...il linguaggio, volevo dire
quei momenti in cui il linguaggio
o anche la libido - dicevo dunque,
eh si, balbetta - si confonde
anche lui, anche lei! ah! ah!
non ce la fa, cioè a volte
ricorre a delle immagini
bambinesche, infantili!

Dora alla finestra si succhia il dito

Freud - Massì, sono qua io
io, io
io
per questo
si dice
il medico - eh, il medico !
si dice
il terapeuta - d’accordo!
si dice
l’analista - benissimo!
ma si possono anche dire
altri nomi
altri termini
per esempio,
per esempio
diciamo: padre
diciamo: amante
diciamo: padre amante
o anche amante padre
che sono quasi la
stessa cosa, infatti
la bambina ama
il pene per via dell’invidia
del padre, chiedo scusa
è il contrario,
e così io posso ben capire
che lei mi investa
con le sue immagini
infantili
con la sua libido
attuale...

Dora succhia rumorosamente il microfono oppure succhia altrettanto rumorosamente il suo dito

Freud - La smetta
la smetta
lei sa benissimo
che il transfert
il nostro rapporto
si svolge tutto
verbalmente;
verbalmente
ho detto
non oralmente.
La smetta
la smetta
con i colpi
di testa
con i colpi
di...bocca
di lingua!
lei sa benissimo
che questo non
è il momento
dei colpi di scena!
Volevo dire
non vorrà
ricominciare
col silenzio
col diniego
con la fuga, anche.
Dora
non vorrà
ricominciare
a dirmi
qualcosa?

Dora, che si è ritirata dalla finestra, spiega il suo sogno che viene proiettato sullo schermo.

Dora - In una casa
si sviluppa un incendio.
Mio padre è in piedi
davanti al mio letto
e mi sveglia allarmato.
Io mi vesto rapidamente.
La mamma vuole salvare
il suo scrigno dei gioielli
ma il babbo dicembre
'non voglio che mia figlia
bruci per il tuo scrigno dei gioielli'.
Allora usciamo in fretta
e appena io sono fuori mi sveglio.

Freud - Ha già fatto questo sogno?

Dora - Diverse volte

Freud - Analizzi
le cose che
le vengono in mente
una per una

Dora - L'altro giorno
mio padre
ha litigato
con mia madre
dice: non va bene
chiudere a chiave
le stanze di notte
può sempre succedere
qualcosa per cui
si debba uscire

Freud - Lei pensò ad un incendio?

Dora - Per forza...

Freud - Per forza?

Dora - Anche quando
io e il babbo
fummo ospiti dei K.
e ci fu la scena del lago
si parlò di un incendio
la casa era di legno. ..

Freud - E poi?

Dora - Il signor K.
cercava sempre
di entrare nella mia stanza
io stavo all’erta
mi vestivo sempre in fretta
nel sogno...

Freud - Nel sogno lei sostituisce
al signor K. suo padre

Dora - Mio padre?

Freud - Lei risveglia il suo amore
per suo padre per difendersi
dall’amore di K.

Dora - Non è vero

Freud - E lo scrigno da gioielli
che sua madre vuole salvare?

Dora - Le piacciano molto i gioielli
che mia padre le regalava

Freud - Non è questo il punto
piuttosto: il padre
a chi regala di più?
A sua madre o alla signora K.?
Alla signora K. o a lei?
A Dora o alla madre di Dora?

Dora - Non mi piace...

Freud - Non le piacciono i gioielli?

Dora - Mi piacevano molto
ora non più, sono malata...

Freud - Perché non è più la rivale
di sua madre rispetto
a suo padre, voglio dire.
E posso anche dire che naturalmente
è diventata la rivale della signora K.
Il signor K. non le ha regalato
uno scrigno da gioielli
come quello del sogno?

Dora - Sì, ma...

Freud - Scrigno da gioielli, lei sa
è un’espressione molto usuale
come anche: borsa
borsellino
scatola
scatolino
cameretta
cucina
pentola
serratura
vaso
buco
per indicare il genitale femminile

Dora - Sapevo che lei
avrebbe detto questo

Freud - Questo significa
che lei lo sapeva.
Nel sogno lo dice:
quest’uomo, il signor K.
mi perseguita, vuole
penetrare nella mia camera,
nel sogno suo padre
la salva, salva
il suo scrigno da gioielli.
C’è anche sua madre
che fa la parte
della signora K., è lei
che parla dello scrigno
è lei che non vuole
più concederlo al
signor K. Tutto questo
prova quanto fosse,
quanto sia intenso
il suo amore per lui.

Dora - Non mi piace
questa interpretazione,
non è vero
non ci sto

Freud - Non ha ancora
capito, Dora
che a questo punto
in analisi
non si può dire "no"?
Mi dica: che cosa c’è
dentro lo scrigno dei gioielli?

Illuminata dalla luce cinematografica bianca Dora dà una sua nuova e privata spiegazione del caso

Dora - dentro, dice, dentro
"non guardare là dentro" dice
si sentono allora cigolare
le porte, e io allungavo il collo
tendevo l’orecchio e pensavo
chi stava facendo i passi furtivi
chi stava ansando là dentro
là dietro il padre si agita
sbuffa dice "non guardare chiudi
gli occhi gli orecchi" lui e quell'altra
lei e quell'altro mi si parano davanti...
...mi si parano davanti e dicono
"tu che cosa nascondi ?" che cosa
hai nascosto là dentro per esempio
là dietro, voltati e rivoltati
due o tre volte e tu credi di non
aver proprio più nulla da nascondere e ti gira
anche un poco la testa come se fosse
stata svitata e barcollando ("perché barcolli ?")
ti appoggi al muro
(pensando "ho le spalle al muro")
e anche lui come te cede
perché siamo tutti uguali
gli uomini come le cose
le cose come gli uomini. ..
...almeno pensi per un po’ guardando le facce
le facce intorno e da una di quelle facce invece
per esempio quella del padre
o quella del signor K. esce il comando
"non fare quella faccia" oppure
più bonariamente "cosa nascondi dietro
quella faccia?" vuol dire che è venuto
che sarebbe venuto il momento
il momento delle spiegazioni...
...e io volevo dire "e allora dillo, no?"
e poi di continuo - questa sarebbe la spiegazione
il contributo alla discussione -
"ipocrita!","non sai nemmeno mentire!"
e "come reciti male!" eccetera...
...dopo non dice più mente - e io
mi tengo il mio segreto - ma me lo
sono tenuto davvero?- non si sente più
niente nessun rumore nessun sussurro
e alla fine non si vede nemmeno più
niente - niente di niente

Fine della proiezione bianca

Freud - Lei ha un segreto
lei ha un segreto
che non vuole svelare
lei ha un segreto
che vorrebbe tenere
tutto per sé, Dora
ma non si deve
non si può
è pericoloso, Dora
tenersi un segreto
tutto per sé
è come scherzare col fuoco
"non giocare coi fuoco"
altrimenti...altrimenti
si dice ai bambini vivaci
ai bambini maldestri
non giocare coi fuoco, Dora
altrimenti...fai la piscia nel letto:
nel sogno suo padre la sveglia
per questo, la svegliava un tempo
per questo, quand’era quel tempo il momento...

Dora piscia sulla testa di Freud

Freud (riparandosi) - Lei ha ancora
un segreto, Dora
un segreto più
segreto di quello
che ha confessato
più segreto ancora...
però, come dire?,
- glielo dico -
abbastanza vicino
a quello,abbastanza
prossimo, andiamo
cerchi, si sforzi
acqua, ancora acqua
(l’acqua, sì, il liquido
è quello di prima)
adesso fuoco, fuochino
fuochino, si fa il gioco così
fuoco fuoco fuoco
esatto! fuoco fiato
e fiato e fuoco e fiato
e fuoco e fiato e fuoco
si dice cosi - si dice
anche : masturbazione.
E si continua cosi
si bagna il letto per
spegnere l’incendio
il fuoco - si soffia
si sbuffa si tosse
anche si ride
si bagna
su e giù
su e giù
su e giù il fuoco
sale l’acqua scende

Lo schermo si è riempito di fumo a significare...
Poi viene proiettato il secondo sogno di Dora

Dora - Passeggio per una città
che non conosco, vedo strade
e piazze che non mi sono familiari.
In una piazza c’è un monumento.

Freud- Che città?

Dora - Non l’ho mai vista
solo in fotografia

Freud - Lei vuole andare
da sola?

Dora - Alla fine giungo ad una casa dove abito
vado nella mia camera e trovo una lettera
dove c’è scritto che il babbo
è stato malato e adesso è morto

Freud - Lei vuole vendicarsi
di suo padre

Dora - Forse

Freud - Ma lei prova anche
rimorso per questo

Dora - Sì

Freud - Così si affida ad una lettera
come quella che aveva scritto
quando voleva suicidarsi
farla finita

Dora - Vado alla stazione, chiedo dov’è
mi dicono "a cinque minuti"
poi vedo davanti a me un fitto bosco
di lontano scorgo la stazione ma
non la posso raggiungere e provo molta angoscia

Freud - Un bosco? come quello
dove ci fu la scena con K.?

Dora - Del tutto simile, anzi è proprio quello

Freud - La stazione indica certamente il genitale
femminile, per questo intorno c’è un fitto bosco,
e lei non può raggiungere la stazione,
capisce Dora?

Dora - No

Freud - La stazione cioè il genitale femminile
non può essere raggiunta,
ci sono degli ostacoli, almeno
di ordine psicologico, ci
sono - diciamo meglio - delle
angosce da superare, dei tabù
da infrangere, per essere più
precisi: c’è qualcosa da infrangere,
capito, adesso?

Dora - All’improvviso sono a casa. Non mi
ricordo come ho fatto il viaggio.
La cameriera mi apre e dice
"la mamma e gli altri sono già tutti al cimitero". Allora vado tranquilla nella mia stanza
e comincio a leggere un grosso libro
che sta sui mio scrittoio.

Freud - Vediamo: suo padre è morto
adesso lei può leggere liberamente
sul grosso libro che poi non è
altro che un vocabolario,
come fanno di nascosto
i ragazzi che sul vocabolario cercano
sempre le parole sporche.
Dora, questo è l’ultimo segreto:
che cosa cercava, che cosa ha trovato
sul vocabolario?

Dora - Appendice!

Freud - Appendice?

Dora scompare. Fine della proiezione.

Freud - Debbo confessare che a tutta prima
rimasi perplesso: che cosa significava
questa ricerca sull’appendice del vocabolario
che di solito, quando c’è, si trova in fondo
e non contiene argomenti essenziali; voleva forse
dire che la paziente non riteneva fondamentali
le cose che in fondo si sarebbero scoperte
che si andavano scoprendo: oppure voleva
dire che in fondo Dora accusava l’intera storia
di essere banale, una sorta di romanzo
appunto d’appendice, buono al massimo per
una serva e non per una ragazza istruita come lei.
Stavo così molto indeciso e anche turbato
quando mi ricordai che in fondo per prima cosa
io sono un medico e capii che non tanto di
appendice si parlava quanto di appendicite
ovvero infiammazione (eh sì mi dissi ancora
una volta e fuoco e fiamme) dell’appendice
ileo-cecale o vermiforme, supposi anche
per un momento qualche insulto per me
che forse venivo detto cieco
(erroneamente da ceco, parte dell’intestino)
e per giunta verme, ma non ci feci caso
e mi ricordai che l’infiammazione
appunto dell'appendice comporta rigonfiamento del ventre e dolori addominali
e viene attribuita ad un errore o fallo
nell’alimentazione, e si confondono
questi sintomi con quelli della gravidanza...
insomma era come se Dora si fosse immaginata
di restare incinta per via dell’amore di K., dell’abbraccio di K. ...

Dora si affaccia alla finestra, brandendo un bambolotto

Dora - Non mi piace! Non mi piace
questo bambino immaginario
della storia con il signor K.
questo bambino immaginato
nel corso dell‘analisi per soddisfare
l’immaginazione del padre
l’immaginazione del K.
l’immaginazione del Freud!
Questo bambino appendice
non è necessario non serve
questo bambino appendice
è per giunta anche banale
questo bambino appendice
lo si può
eliminare
buttare
tagliare
cancellare
questo bambino non voglio
che sia un’appendice!
Non mi piace!
Butta il bambolotto e scompare

Freud- Gentilissima signorina
ho accuratamente esaminato
la breve scena che lei ha recitato
e la trovo assai efficace
per la rappresentazione di un conflitto
infantile non risolto: infatti
il bambino vola giù dalla finestra.
Gentilissima signorina
fin qui sono d’accordo con lei ma poi
questo linguaggio mi pare
si sviluppi eccessivamente in un senso
che è senza dubbio fortemente
simbolico anche troppo;
questo simbolo è poco discorsivo
e anche troppo riassuntivo
è, come dire?, un po’ troppo simbolo;
oppure - altro caso - io non vorrei
essere costretto a raccogliere
il pupazzo già caduto non vorrei
che si ripetesse il gioco più
e più volte non vorrei si
facesse confusione su questo argomento:
io debbo stare a sentire io non debbo agire;
faccio ancora un esempio: si dice
'via non facciamo i bambini'
è un modo di dire, è un modo
di fare che fino a un certo punto mi piace
ma che alla lunga non ritengo più efficace.
Gentilissima signorina
non vorrei ulteriori confusioni
non vorrei nemmeno successive simbolizzazioni
via la prego di smetterla, anzi
non la prego le impongo di troncare
un taglio netto, una cesura
nel discorso che altrimenti fluisce
via limpido oppure torbido
non so, non ne sono molto sicuro
vorrei essere anzi rassicurato
sulla limpidezza o meno
di questo discorso sulla sua
simbolicità e su altre cose ancora
che sto cancellando che
sto rifiutando. La prego
gentilissima signorina...

Tutto lo schermo si illumina.
Sullo schermo non c'è più nessun segno.
Buio.
Dora alla finestra, pronta per uscire

Dora- Dottor Freud
oggi e l’ultima
volta che vengo qui,
l’ultima!

Freud - Quando ha preso
questa decisione?
Mi dica quando.

Dora - Quindici giorni fa,
sarà stato
quindici giorni.

Freud - Quindici giorni come
quelli che si danno
a una persona di servizio,
a una serva

Dora - Come alla serva
dei K.
come alla governante
di casa K.
corteggiata
dal signor K.
sedotta
dal signor K.
abbandonata
dal signor K.
Era successo
poco tempo prima
della mia visita

Freud - Vuole dire
poco prima
della scena del lago?

Dora – Sì allora

Freud - Lei si sentì
allora trattata
come una serva
corteggiata come una serva
sedotta come una serva
poi successivamente
abbandonata come appunto
si fa colle serve
mentre invece
si era immaginata
che si trattasse
di una cosa seria

Dora - Anche lei!

Buio. Dora finalmente esce dalla porta, dallo schermo e forse dall'analisi.

Dora - Anche lui -
intendo dire il signor K. -
pensava che si trattasse
di una cosa seria
o quantomeno
di una cosa importante
di una storia, come si dice,
di una storia significativa
sono sicura che la pensava proprio così
il signor K. -ci scommetto!
posso anch’io fare una scommessa, no?
Anzi voglio fare una scommessa
come quella del signor K.
come quella del dottor Freud
come quella
del padre e di tutti quanti.
Tutti quanti d’accordo nel costruire
una bella storia
equilibrata, serena
col lieto fine
matrimoniale, forse
oppure una commedia
amara di costume
un po’angosciosa certo
nella quale tutti alla fine riprendono
il ruolo iniziale: la madre,
il padre, i signori K.
E anch’io debbo riprendere
con il mutismo, l’afonia
la tosse, la dispnea
dalla quale sono sicura invece
di essere momentaneamente guarita.
Pausa. Colpo improvviso di tosse
Voglio dire: dovrei riprendere
con la solita scommessa
dello star zitta nel gran gioco
dello star zitti e del parlare
del domandare e del rispondere
dell’affermare e del negare
del gridare
del sussurrare
del balbettare
del ridere e del piangere.
Del ridere, ecco -
eccessivo, forse
nevrotico, anche
isterico, aggiungiamo
del fou rire, si dice cosi
ma come faccio altrimenti
come posso fare altrimenti
a raccontare
come davvero sia finita
la storia col signor K. -
ecco io passavo un giorno
per la strada, poco tempo dopo
pochi giorni dopo, tutta contegnosa
tutta riservata e nemmeno lo salutai
il signor K. - e lui a fissarmi
come intimorito, come intorpidito
e in quel momento, sì insomma
in uno di quei momenti
perché la scena durò un poco di più
un poco di più del necessario
gli arrivò addosso una carrozza
una carrozza con tutti i cavalli
e il signor K. restò lì per terra
tutto tramortito
tutto inzaccherato
pensai per un momento
addirittura ferito. Solo
per un momento lo pensai:
perché in realtà non si era fatto niente.
Non si era fatto niente,
non era successo niente,
se non un ridicolo banale
incidente. E allora?
Forse ha ragione il dottor Freud,
penso che abbia ragione lui
quando dice che la psicoanalisi
svolge lo stesso compito del destino.
Con una differenza, dice:
che per il destino è tutto
molto, ma molto più facile.
Pausa
Oggi è il trentun dicembre millenovecento.

fine