Fuoco Lento

di

Daniele Falleri



Segnalazione della Giuria
48° Premio Teatrale VALLECORSI - Ed. 2000

Segnalazione della Giuria
Premio Teatrale CAPPELLINO - Ed. 2000


Tutti i diritti riservati a norma di legge


Personaggi:

Padre - (sessantacinque anni circa) 
Paolo - figlio (trent’anni)
Betti - figlia (ha 4 anni piu' di Paolo)
Natale - genero (coetaneo di Betti)




Ambientazioni:

La casa sul lago
Il lago




SCENA 1°

Soggiorno della casa sul lago. 
La luce è accesa anche se è da poco passato mezzogiorno. 
Fuori il cielo è plumbeo. 
La stanza è spaziosa, ma le finestre e la porta sono piccole. 
L'arredamento finto rustico stenta a riscaldare l'ambiente. 
In un angolo il caminetto, spento.
Nell'angolo cottura la cucina a gas ha i fornelli accesi e sopra due pentole con i coperchi.

Betti La brocca d'argento non c'è più?

Padre Perché?

Betti C'è o non c'è?

Padre Non lo so.

Betti Così facciamo una riapertura come si deve.
Un vero pranzo inaugurale.

Padre Non ci sei mai venuta tutto l'inverno?

Betti Mai.
Ci sarà venuto Paolo.

Padre Non credo.
(guardandosi intorno) Ogni anno mi sembra più grande.

Betti Sei tu che sei rimpicciolito. Siediti.

Betti apre uno sportello del mobile sopra i fornelli e comincia a buttare roba nella spazzatura.

Padre Cos'era?

Betti Tutto andato a male.

Padre Il sale, no. (lo riprende dalla pattumiera) 
Neppure gli stuzzicadenti. (li riprende)

Betti Ti ho ricomprato tutto.

Il Padre ripone sale e stuzzicadenti in un altro scaffale.

Betti Vai a vedere che cosa combinano i bambini mentre apparecchio.
L'altro ieri sono andata a parlare con i professori: Giorgino è un fenomeno. 
Ha un talento per la matematica e per tutte le materie scientifiche. Va bene anche in italiano, ma scrivere lo annoia. 
E' quell’incapace del professore che non lo stimola.
Giorgino è un bambino moderno, fa i compiti col computer e quel deficiente si ostina a volerlo far scrivere a penna anche quando non serve.

Padre E il piccolo?

Betti Hmm, è bravino anche Filippo. Ma è più pigro.
Su, va' fuori a vedere dove sono, che quel lago mi ha sempre fatto paura.

Betti estrae un mestolo di legno dallo scaffale.

Padre Quel mestolo lascialo.

Betti Manca un pezzo di manico.

Padre (glielo sfila di mano) E' qui da vent'anni.

Betti Appunto. 

Betti lo riprende, lo spezza e lo butta nella spazzatura. 

Betti Ho pensato di dare una risistemata alla camera blu. Così possiamo venire tutti i fine settimana a trovarti senza sacrificarci troppo.

Padre La camera blu? E io?

Betti Tu? Tu vai nella camerina col balcone, che è anche più luminosa.

Padre Ma c'è il letto singolo.

Betti Beh... Ormai quello matrimoniale non ti serve più. Sentirai meno freddo.

Padre Non riesco a dormire in un letto singolo.

Betti Allora ce ne compriamo uno matrimoniale.

Padre In camerina non ci sta.

Betti Prendiamo una rete francese. Sono più strette. Non ti preoccupare, c'entrerà benissimo, vedrai. 

Betti gli toglie di mano una piccola fetta di pane e la 
rimette nel cestino sulla tavola.

Betti Che bello, qui.
Abbiamo invitato delle coppie di amici a passare le prossime domeniche con noi. Non soffrirai di solitudine. 
Almeno nei week-end. Te lo garantisco.

Padre Ho deciso di venire a stare qua proprio per stare un po' solo.
Non ho paura della solitudine. Ora.

Betti Che ne sai, che ne sai. Gli anni passano. I giorni sono lunghi sul lago. E con mamma accanto per tutta la vita non hai neppure la più pallida idea di cosa voglia dire sentirsi solo.

Padre Non abbiamo mai parlato molto, tua madre ed io.

Betti Ma se quando stava bene non faceva altro.

Padre Infatti, era lei che parlava, non io. Si dava anche le mie di risposte.

Betti Non è vero, parlavate. Parlavate tutti e due.

Padre Non ricordo di aver mai finito un discorso. Io li iniziavo e lei li concludeva. A modo suo.

Betti Perché ti conosceva bene.
Al posto delle poltrone ci mettiamo un divano-letto in pelle ed acciaio, bellissimo.

Padre Fa freddo d'inverno sulla pelle.

Betti Ha una specie di piano d'appoggio per i bicchieri che diventa comodino quando è letto.

Padre D'estate sulla pelle ci si appiccica il sudore...

Betti Non costa neppure molto, l'abbiamo ordinato da un designer amico mio che in pratica ce lo regala. 
Lo paghiamo a mezzo, dopo tutto lo userai più tu di noi.

Il Padre la fissa perplesso. 

Betti Va' fuori, va' fuori, che in cucina mi devo muovere liberamente altrimenti ci metto il doppio.

Lo spinge verso la porta, ma il Padre resiste.

Padre Volevo parlarti un secondo, aspetta.

Betti Mi parli dopo, a pranzo, che fra poco arrivano.

Padre Proprio per questo, volevo chiederti una cosa di Paolo.

Betti Cos'ha Paolo, adesso?

Padre Niente, volevo sapere se tu ci parli, vi vedete?

Betti Perché, che c'è?

Padre No, è solo che lo sento... distante. Mi sembra solo...
Forse ha bisogno di qualcosa. Tu sai niente?

Betti Paolo sta benissimo. Ogni tanto tira giù la saracinesca, ma poi la riapre, la riapre. E' fatto così.
Dovresti esserci abituato con mamma.

Padre Ma voi vi sentite spesso? Parlate?

Betti Certo, mi telefona. E' attaccatissimo ai bambini. 
Mi sembra che si stia vivendo la vita che si è scelto. L'aveva sempre detto che non si sarebbe mai sposato. C'è poco da capire. Secondo me, bene bene, non si capisce neppure lui.

Padre Ma sta bene?

Betti Sì, che sta bene. Ci corrono troppi anni tra voi. Non puoi pretendere più di tanto, le generazioni separano.
Io sono una donna, per me è diverso, sono più intuitiva. Posso avere dialogo con te, con lui, con i miei figli, perché sono più diretta.
Sono una donna, sto su un altro piano, mi tengo fuori dalle vostre lotte di competizione. Dalle vostre conquiste di territorio. 
Tutti i vostri territori in fondo sono miei. Ho libera circolazione ovunque.

Padre Vorrei parlarci di più con Paolo.

Betti E fallo. Il suo telefono ce l'hai, no?

Padre Ma per telefono... è difficile.

Betti Oddio, quanto sei noioso. Allora, cogli l'occasione al volo, fra poco arriva e gli parli.

Padre Beh...

Betti Chiedilo direttamente a lui come sta. "Come stai?" "Telefonami più spesso." "Vienimi a trovare qui al lago, che mi sentirò solo."
Non ci vuole molto.
Tu prendi l'iniziativa, da cosa nasce cosa...
Ti darò una mano io.

Padre No, no. Ti prego, non voglio forzarlo. Mi metteresti in imbarazzo. Non gli dire niente. Ci penso io. Va bene?

Betti Va bene, come preferisci. Sarò muta come un pesce.
Ma se ti vedo in difficoltà intervengo.

Padre Fa conto che non ti abbia detto niente, Betti.

Betti Ormai è tardi, non puoi pretendere che faccia finta di non aver sentito quello che mi hai chiesto.
Se ci sono dei dissapori fra voi sta a me aiutarvi.
Se non lo faccio io, ora che la mamma non c'è più, chi dovrebbe farlo?

Padre Non c'è nessun dissapore. E' solo che... vorrei vederlo felice, mi sembra sempre... distante.

Betti Ancora! Sono tutte fisime tue. E' sempre stato così. Punto e basta.
E adesso...

Padre ... vado a dare un'occhiata ai bambini.

Betti Bravo!
E che non si azzardino a togliere il guinzaglio al gatto.

Il Padre esce.
Betti sistema velocemente la tavola, si toglie il grembiule da cucina e scompare in un'altra stanza della casa.
Entra Paolo. Jeans scuri, camicia chiara, al collo si intravede una collana di chicchi variopinti. Ha una borsa da viaggio semivuota a tracolla e due grossi cuscini da divano sotto il braccio.
Si guarda intorno serio e misura i movimenti. Posa i cuscini e la borsa su una poltrona e rimane come in attesa.
Dopo pochi secondi entra Natale carico di sacchetti ed una cassetta di bottiglie di acqua.

Natale Un giorno sul lago: un trasloco.
Fai bene tu Paolo, goditela la vita! Niente mogli, niente figli. 
(canticchia) "Sempre libera degg'io folleggiare di gioia in gioia. 
Vo' che scorra il viver mio fra i sentieri del piacer..."

Natale esce.
Entra Betti indossando un tailleur a quadri rosa.

Betti Ecco il mio fratellino preferito. 

Betti gli butta le braccia al collo e lo bacia sulla bocca.

Paolo Che ti sei messa?

Betti Che dovrei fare? Buttare via tutto il guardaroba di mamma?
Abbiamo la stessa taglia. Mi vanno solo un po' lunghe le gonne.

Betti continua i preparativi. Paolo la osserva perplesso.

Paolo Siete proprio diverse.

Betti Stai scherzando? Mi stanno perfino le scarpe. 
(fa un giro su se stessa) Sono la parte solare di mamma. 
Senza i suoi buchi neri.

Entra Natale con altri sacchetti.

Betti Ecco il mio maritino preferito.

Natale Che ti sei messa?

Betti (secca) Arrivi tardi, a questa domanda è già stata data una risposta. 
Non appoggiarli lì! Hai finito con la roba?

Natale C'è ancora mezza macchina piena.

Betti E allora sbrigati. Sbrigati, che fra poco è pronto.

Natale esce. Paolo fa per seguirlo.

Betti No. Tu resta qui, che non ti vedo mai. 
Gli fa bene muoversi un po', passa la vita seduto.
Fatto buon viaggio?

Paolo Sì, ho letto.

Betti Mi dovresti fare una lista di libri. Ora che i bambini sono più grandi e che ho più tempo libero voglio riprendere a leggere. Ma non a caso. Di te mi fido.
Escludi tutti i titoli su crisi esistenziali.

Paolo Quindi vuoi raccolte a fumetti.

Betti Non prendermi in giro. Segnami qualche best-seller, quelli di cui si parla.

Paolo Papà dov'è?

Betti E' fuori con i bambini. 
E' invecchiato, sai. Da quando è morta mamma ha fatto dieci anni.
Si fa problemi per tutto. Ha da ridire se veniamo a trovarlo. Se gli rimetto a posto la casa. 
Ha finito proprio cinque minuti fa di lamentarsi di te. Che non ci sei mai. Che sei scorbutico.
Parlaci un po', dopotutto è rimasto solo. Dagli un po' di soddisfazione. Chiedigli qualcosa, che fa, come sta.
Gli fa piacere, dai.

Paolo Filippo, come va con la gamba?

Betti Ma hai sentito cosa ti ho detto di papà?

Paolo Sì, ho capito. 
Gli fa più male la gamba?

Betti Paolo, bisogna prendere dei provvedimenti.
Ora poi che si è intestardito che vuole rimanere ad abitare qui tutto l'anno.
Io sono disposta a fare sacrifici e a venire anche tutti i fine settimana quest'estate. Ma poi? 
Intanto a luglio si sposa la figlia di Sonia, e già un week-end lo saltiamo di sicuro. 
Ci devi venire tu, il 27 luglio.

Paolo (sorride) Ma se non so neppure dove sarò domani.

Betti Domani puoi essere dove vuoi. Il 27 ed il 28 luglio il mio fratellino sarà qui al lago. Ti porti un po' delle tue tavole, dei colori, e disegni qui.

Paolo Cos'è la vita al lago lo sa meglio di noi.

Betti No, che non lo sa. E' sempre venuto con mamma, ora è solo.

Paolo Anch'io sono solo...

Betti Ma la tua è una scelta. Lui ci si è ritrovato e non lo sa neanche che pozzo nero è la solitudine. 
E non c'entra niente con l'avere o meno gente intorno. E' più un fattore psicologico che altro. 
Se ti convinci di essere solo va a finire che solo lo diventi davvero. Anche se hai cento persone intorno che si prendono cura di te. 

Paolo E questo è il caso di papà?

Betti E voler venire ad abitare qui cos'altro è? Una sfida. 
Ci vuole mettere alla prova per vedere quanto può tirare la corda. 
A me questi atteggiamenti mi fanno saltare i nervi.
Dovrebbe reagire e non fare sempre la vittima. 
Ma che ci possiamo fare?

Paolo Non è facile. Deve ricominciare. 
E' difficile ricominciare...

Betti E pensi che per me sia facile?
Solo perché ho un marito e due figli non dovrei sentire la mancanza di mamma?

Paolo Nessuno lo mette in dubbio. 

Betti sposta la pentola dell'acqua sul fuoco.

Betti Ah!

Paolo Ti sei bruciata? (le si avvicina)

Betti, con un gesto brusco, lo allontana. Poi…

Betti (sorridendo) Lascia stare non è niente.

Entra Natale con altri bagagli.

Natale E con questo è tutto. Per i prossimi sei mesi non moriremo né di fame né di freddo.

Betti Fai meno lo spiritoso e chiama i bambini che è pronto.

Paolo Vado io.

Paolo esce.

Paolo (voce off) Filippo!

Betti Hanno tolto il guinzaglio al gatto?

Natale No, no. 
(con estrema delicatezza) Ti posso aiutare?

Betti Ho già fatto tutto. Vatti a lavare le mani.

Natale si avvicina al lavandino della cucina.

Betti Non qui, in bagno.

Natale Stai benissimo con quest'abito. Ti dà più luce.

Betti Lo so.

Natale va in un'altra stanza.
Entra il Padre, sorridente, asciugandosi con il dorso della mano la fronte imperlata di sudore.

Padre Mi faranno morire.

Il Padre nota il nuovo abbigliamento di Betti. Cambia espressione. 

Padre Ma che ti sei messa?

Betti Niente!

Betti si sfila la giacca e la lancia con rabbia sulla poltrona.

Betti Era uno scherzo!





Fine scena 1.







SCENA 2°



Fine pranzo. 
Il Padre, Paolo e Natale sono ancora seduti a tavola. 
Oltre ai loro ci sono due coperti in più, lasciati dai bambini che sono tornati fuori a giocare.
Paolo sfoglia un album di figurine in bianco e nero dei nipoti.
Betti è sulla soglia di casa.

Betti Giorgino, tienilo tu il gatto!
E state lontani dal lago!

Natale Dovremmo spargere la voce che una sera all'imbrunire abbiamo visto un'enorme figura ricoperta di squame emergere dal lago. A pochi metri dalla riva. Con gli occhi iniettati di fuoco e sbuffi di fumo dal naso. Ci ha guardato, ha visto Betti ed è scappato sibilando, per scomparire di nuovo negli abissi del grande lago di Hook. (si versa del vino)
Sì, perché a questo punto dovremmo anche cambiare nome al lago per renderlo più leggendario. 
The lonely sailor. Il marinaio solitario.
Faremmo miliardi con questa casa. A vendere...

Padre Come va il lavoro, Natale?

Natale Questo è un colpo basso. Non le permetto di annientare con una domanda l'euforia che due bicchierini di vino sono faticosamente riusciti a farmi salire.

Padre Problemi?

Betti (intromettendosi) No, papà, nessun problema. 

Padre (a Natale) Siete in ritardo con la consegna del campionario?

Natale E' Petrelli che rende la vita difficile. 

Padre E tu digli di sì e poi fa' come ti pare. Petrelli fa l'incazzato per strategia. 
Quando lavoravamo con la Max & Spencer feci spedire un'intera collezione, cinquemila capi, tre giorni prima della scadenza che aveva segnato. 
Lui era irreperibile, a Praga o in una di quelle mostre dell'Est, e bisognava decidere subito per evitare uno sciopero degli aerei. 
Gli salvai una stagione, gli salvai. 
Facemmo gli straordinari in quindici, per due notti. 
Mica pretendevo una medaglia d'oro, ma almeno una pacca sulla spalla. 
Un "bravo", cazzo.

Betti Papà! Ci sono i bambini.

Padre Petrelli è fatto così: un figlio di puttana. 

Betti scuote la testa.

Padre Fa' il tuo lavoro e fregatene. Non ne vale la pena di farsi il sangue amaro.

Natale Prima o poi andrà in pensione anche lui.

Padre Non ci contare. Doveva andare in pensione tre anni prima di me, e io sono qui e lui è sempre lì a sbraitare e a contare i soldi.

Natale Gli sta venendo l'artrosi alle gambe. Zoppica.

Padre Petrelli? Questo mi dispiace.

Betti Se lo merita. Devono capitare solo alla gente per bene i guai?

Padre Ma Petrelli non è cattivo. Solo non ha mai capito che la vita va oltre il fatturato di un'azienda.
E' lui la prima vittima del suo carattere.

Betti Chiamalo vittima, ha tre case.

Natale Avessi i suoi soldi mi comprerei un superattico con un giardino prensile...

Paolo Pensile. 

Paolo rovescia sul tavolo un astuccio pieno di pennarelli 
ed inizia a colorare le figure dell’album dei nipoti.

Natale Con un giardino pensile. E ci terrei un paio di cani, di Shar-pei. Altro che quel leccafico di quel gatto.

Betti Non ti basta tuo figlio? Guarda qua. Mangia come un extracomunitario. 

Betti indica la tovaglia piena di briciole dove era seduto Filippo.

Betti Poi lo meno. Perché sì. 
Gliel'ho detto mille volte di non fare le briciole col pane e lui lo fa apposta. 
Ma gliele metto tutte in conto. Mi tengo, mi tengo, ma poi c'è la goccia che fa traboccare il vaso e allora gliele do tutte. Anche quelle degli altri giorni. 
A Giorgino basta dirgliele mezza volta le cose. Una soddisfazione. Quell'altro ti fa perdere il lume dagli occhi. 
Ma glielo dico sempre: "Tu, non si sa da chi hai preso. Ti hanno scambiato quando sei nato e non me ne sono accorta." (Ride)

Natale Non mi piace quando fai questi discorsi.

Betti Sapessi quanti ne fai tu che non piacciono a me.

Padre (interrompendoli) Vi va un caffè?

Betti Ve lo faccio subito, un attimo! Datemi il tempo di sparecchiare.

Padre Lascia, lo preparo io. Che poi ho una sorpresa. 
(gli luccicano gli occhi) Vi devo far vedere una cosa...

Betti Stai seduto. 
Te ne potrai preparare a decine quando sarai da solo. 
(si dà un bacio sul dito indice e gli tocca la fronte) A proposito, non conterai di stare qua per tutta l'estate senza muoverti nemmeno un giorno...?

Padre Non ho fatto programmi.

Betti Perfetto. 

Betti si asciuga le mani al grembiule ed estrae delle carte dalla borsetta 

Betti Ti ho portato dei depliants di una ditta serissima che organizza gite settimanali. 
Guarda qua: Roma, Venezia, Napoli, Pompei...
Pompei, adorerei tornarci anch'io. Ho dei ricordi bellissimi della gita a Pompei. Ero una ragazzina così, a capo di una classe di ragazzine alla conquista del mondo. I professori ce li rigiravamo intorno al dito come volevamo. 
Una settimana da favola. Pensano a tutto loro, ti prendono e ti riportano. Prenotazioni, tour, alberghi, ristoranti, tutto organizzato. Non devi far altro che fare le valige e divertirti. 

Padre Ma...

Betti Ti prenoto l'ultima settimana di luglio (fa l'occhiolino a Paolo) che è il periodo di punta ed il pacchetto è più ricco.

Paolo (senza sollevare la testa dall'album) Se vuole restare qui, sta qui.

Betti Una settimana! 
Ho detto tre mesi intorno al mondo? No, ho detto una settimana. A Pompei, a due passi da qua, in mezzo a gente della sua età.
Si diverte, cambia aria e poi ritorna qui al lago per altri cent'anni.

Il Padre prende il depliant dalle mani di Betti.

Padre Lo guarderò, poi ti faccio sapere. 
Per ora non ho proprio l'intenzione, ma non si sa mai. Lo leggo. Grazie, Betti.

Betti Se dev'essere un sacrificio. (sfila il depliant dalle mani del Padre) 
Ecco qua. (strappa il depliant in due e lo butta nella spazzatura) 
Se un pensiero carino si deve trasformare in un sacrificio, non ci sono problemi. 
(ostentando un sorriso) Caffè per tutti?

Paolo Per me no, grazie. 
(al Padre) Di che sorpresa parlavi?

Natale (a Paolo) Non fumi neppure?

Il Padre estrae un pacchetto da sotto il cappotto.

Paolo Spinelli.

Betti Paolo!

Natale (ride divertito) Siamo tutti grandi.

Betti Lui queste cose è capace di dirle anche se ci sono i bambini.

Natale Ma tuo fratello è un artista, non puoi limitarlo. 
(canticchia) "Tutto è follia nel mondo ciò che non è piacer... Godiam fugace e rapido..."

Padre (a Paolo, preoccupato) E' droga?

Paolo No, papà. E' erba.

Betti Poi però diventi dipendente e non puoi più farne a meno.

Paolo Nello stesso rapporto in cui tutti quelli che fanno una carezza ad un bambino diventano pedofili.

Betti (al Padre) Lo senti?!

Padre (a Paolo) Non si può provare tutto nella vita.
Ci sono delle esperienze che sono irreversibili.

Paolo (sollevando la testa dall'album) Davvero? Proprio tu me lo dici?

Il Padre lo fissa muto.

Natale (al Padre) Mi creda, uno spinello è reversibile.

Betti (a Natale) Idiota.

Natale (al Padre, come per giustificarsi) Sempre dolcissima sua figlia.

Betti Lo sai che ci sono degli argomenti su cui non mi va di scherzare. 
Con due bambini, col mondo d'oggi. E tu lo fai apposta. 
La tragedia della gamba di Filippo mi basta.

Natale si alza e l'abbraccia alle spalle mentre Betti ai fornelli prepara il caffè.

Betti Rovescio tutto.

Natale la segue nei movimenti sempre abbracciandola in vita di spalle.

Betti (sorride) Mi fai inciampare.

Natale (con enfasi) E allora cadremo insieme rotolandoci nel grano maturo con la pelle arsa dal sole di agosto...

Betti Ora gli prendono i due minuti di delirio senile, poi gli passano.

Natale ... Ed insieme raggiungeremo la nostra capanna e spetaleremo una margherita sul fieno appena trebbiato. 
(al Padre) Si trebbia il fieno? 
Ma che significa di preciso trebbiare?

Padre Separare i chicchi di grano dalle spighe. 

Natale (scherzoso) Allora nella nostra capannuccia non trebbieremo il grano. Le spighe mi piacciono coi chicchi. 

Betti (spazientita) I due minuti sono scaduti.

Natale (comicamente rassegnato) L'ultimo petalo era: "Non m'ama".
(la lascia) Lasciami indovinare, non ti è piaciuta l'idea della capanna? Basta chiedere, la prossima volta trebbieremo in una reggia.
(si siede e si versa un altro bicchiere di vino)
O almeno in una villetta a schiera.
Mi sono informato sui prezzi delle nuove palazzine che hanno costruito dietro l'Erremoda.

Betti ha un sussulto. 

Betti Brutte! Quando le ho viste mi sono detta: "Dio, come sono brutte!" Ma quelle che hanno dipinto tutte di rosa? Sembrano case popolari.
Quelle che hanno gli infissi bianchi, tutti uguali? Una dietro l'altra, una dietro l'altra, tutte uguali per un chilometro? Brutte.
Sembrano case popolari.
E che in ogni giardinetto ci hanno piantato un pino striminzito con tre pali che lo tengono su, tutti uguali? Che fra poco saranno invase da un esercito di settenani e biancanevi di gesso?
Brutte. Popolari.
Se intendi quelle, non mi piacciono.

Natale Andiamo a vederle, per curiosità. Non costa niente.

Betti Mai.

Natale Mica dobbiamo comprarla per forza. Ci facciamo un'idea di quello che offre il mercato.

Betti Perché dovrei venire a sprecare il mio tempo a visitare una casa che solo a vederla mi deprime?
(a Paolo) Diglielo tu che ho ragione.

Paolo Io non ce l'ho una casa...

Betti Allora rimaniamo dove stiamo.
Sono sempre andata avanti in vita mia. Posso essere disposta a battere il passo per un breve periodo, ma a tornare indietro, mai.

Natale Ma che indietro. Lì sarei a due passi dalla ditta e non dovrei farmi tutti quei chilometri quattro volte al giorno.

Betti Ci sacrificheremo. Ma quelle case non le voglio vedere neppure dipinte. Non ti azzardare neanche ad avvicinartici.

Natale Ho già fissato un appuntamento per...

Betti (sconfortata) Io non lo so, non lo so. 
(a Paolo) Cosa devo fare per sopravvivere con accanto un uomo così?
(al Padre) Scusa, vammi a dare un'occhiata ai bambini.
Le case dietro l'Erremoda! No, questa non me l'aspettavo.
(a Paolo) Dovresti vederle: brutte. Aiutami a dir brutte. Popolari.

Padre Le ho viste anch'io. Di primo acchito mi sono sembrate ospitali.

Betti (al Padre) Vai a dare un'occhiata ai tuoi nipoti!

Padre (di getto) Non alzare la voce!

Betti (sorpresa) Vi siete messi d’accordo? Tutti quanti? Mi volete rovinare la domenica?

Natale Betti, calmati.

Betti (si siede bruscamente) Ecco. (rigida) Sono calma. 
E quando dovremmo andarla a vedere questa casa?

Silenzio.
Betti annuisce con la testa.

Betti Spalleggiatevi l'un l'altro.
Ci fosse stata mamma...
Qualcuno di voi mi farebbe la cortesia, dato che non sono un polipo e non posso fare dieci cose allo stesso momento, di affacciarsi fuori e dare un'occhiata ai bambini? 
Se non chiedo troppo.

Natale si alza ed esce.
Betti tira un profondo sospiro come se dovesse raccogliere le forze per alzarsi.
Si alza e va al lavello.

Betti (al Padre) Cos'hai preso prima da sotto il cappotto?

Il Padre poggia al centro del tavolo, appena pulito da Betti, un libretto.

Betti (sollevando le mani bagnate) Cos'è? Senza occhiali non ci vedo.
(dà una gomitata a Paolo) Cos'è?

Paolo (legge) "Fuoco lento". Poesie di Mario Baroni.

Betti gli toglie il libretto di mano.

Betti (al Padre) Le hai scritte tu?
(sfoglia il libretto) E quando?
(a Paolo) Tu lo sapevi che scriveva poesie?

Paolo No.

Betti apre una pagina a caso.

Betti (legge a voce alta)
“Nella mia mano.
Un sole di arancio tramonta nel palmo
la valle si accende svelando l’incanto
Le gocce son fiumi nelle pieghe del regno
e scorron veloci come frecce nel segno 

Si guarda intorno, trattenendosi dal ridere.

Betti (continua) Quattro son colli ed un monte universo
un mare ch’è un sorso disseta chi è perso
Tu ridi e ricadi sulla vena del polso
non temere non stringo il mio pugno di orso.”
(sinceramente stupita. A bocca aperta) Veramente l'hai scritta tu? 
Bella.
(a Paolo) E' bella?
(al Padre) L'hai scritta a mamma?

Padre A Paolo.

Betti Oh, allora non l'ho capita. 

Betti si appoggia ai fornelli per rileggerla più attentamente.

Padre Lo puoi tenere, ve ne ho portata una copia per uno.
Questa è per te. (porge un libretto a Paolo)

Betti Le hai fatte stampare tu?

Padre No, un piccolo editore. Ha voluto solo un contributo...

Betti E quanto costa "un contributo"?

Padre Meno di una settimana a Pompei.

Rientra Natale.
Betti si volta verso di lui. Fa per dire qualcosa, ma Natale la precede. .

Natale Non hanno tolto il guinzaglio al gatto.

Betti (porgendogli il libro) Guarda qua, papà ha scritto un libro di poesie.

Natale Oh, allora gli artisti in casa sono due.
(a Paolo) Buon sangue non mente.
(Canticchia) "Che spero or più?... Che far degg'io!... Gioire..."

Paolo Scusami, Natale, perché continui a paragonarmi ad una puttana?

Natale (preso alla sprovvista) Non sono parole mie, è "La Traviata".

Paolo Appunto.

Natale E' un modo di dire. Adoro l'opera.

Paolo Esiste anche il "Don Giovanni". Prendi qualche spunto anche da lì.

Natale Conosco solo "La Traviata"...

Paolo Oppure tira fuori le palle e sii più diretto se hai qualcosa da dire.

Betti (a Paolo) Non voleva offenderti. Natale è inoffensivo.

Padre Paolo, c'è qualcosa che non va...?

Paolo Secondo te?

Betti (a Paolo. Pungente. Senza guardarlo in faccia) Io non so come fai a fare la vita che fai.
Sempre chiuso a disegnare quelle tavole di fumetti.
Belle, nessuno lo mette in dubbio, ma quante ne hai vendute finora?

Paolo Non mi interessa.
Solo chi ha fede arriva.

Betti (scuote la testa) Mi sembri fuori dal mondo.

Paolo Sì, vivo fuori dal mondo. 
E sono il primo a stupirmi di quante volte il mio mondo apparentemente coincida con il vostro.

Betti Non sei più un ragazzino, il tempo passa anche per te.

Paolo Non mi interessa se il tempo passa, mi interessa come lo vivo.

Padre Il tempo. 
Se non ci fosse il tempo saremmo eterni. 
Come gli animali. 
Chi ha inventato le ore ha trasformato l'uomo in un topo impazzito intrappolato in una conduttura del gas. Che corre corre per sfuggire una dopo l'altra tutte le valvole che gli si parano davanti pensando di volta in volta di essersi salvato. Ma non sa, il topo, che morirà asfissiato anche se si apre una delle valvole che si è lasciato alle spalle. Pufft!
Io no. Io volevo fermarmi e rosicchiarlo quel tubo, invece di correrci dentro per sempre.

Betti Ma che diavolo stai dicendo, papà?

Paolo (aggressivo) E tutti quelli che hai calpestato mentre correvi? 
Loro li vuoi lasciare da soli dentro al tubo. Ad agonizzare!

Betti Ma vi siete messi a parlare in codice?

Padre (sulle difensive) Ognuno ha il proprio tubo. Non potrei salvarli neppure se volessi. Se non lo fanno da soli...

Paolo (con una punta di disprezzo) Sei scontato.

Betti (si siede alla tavola) Eh, no. Questa me la spiegate anche a me.

Paolo afferra il libretto di poesie del Padre e lo sventola in aria. 

Paolo (al Padre) E questo cos'è, il tuo testamento?
Dovrei ricordarti leggendo tuoi versi quando non ci sarai più?
O è una spugna? 
Si cancelli tutto, si ricomincia da capo!
(sbatte il libretto sul tavolo)
Non ci sto papà!

Silenzio.

Paolo Domani me ne vado. Parto.

Betti Dove vai?

Paolo (avvicinando la sua faccia a quella di lei) Fuori dal mondo.

Voce di bambino fuori scena: Mamma!!!

Betti Il lago!




Fine Scena 2.







SCENA 3°



Paolo è seduto in riva al lago.
Il Padre gli si avvicina.

Padre Sono partiti.

Paolo Filippo?

Padre Dormiva già, sul sedile di dietro.
Ha già dimenticato tutto.

Paolo Non doveva picchiarlo così.

Il Padre si siede sull'erba accanto a Paolo.

Padre Si era presa un bello spavento.

Paolo E Filippo no?

Padre Ma non è successo niente, si è solo bagnato...

Paolo Appunto. Che bisogno c'era di picchiarlo così.

Il Padre guarda il cielo ed ascolta i rumori.

Padre Se mi svegliassi da un letargo e mettessi fuori la testa da una caverna non direi mai che siamo in primavera.

Paolo Cambierà il tempo.

Padre Il pesco si è fermato. Se gela niente macedonie quest'estate.

Paolo Meglio.

Padre Ti sono sempre piaciute le pesche.

Paolo Sono sempre piaciute a te.

Padre (ironico) E tu le mangiavi solo per farmi piacere.

Paolo (serio) Sì.

Padre (scettico) Chi l'avrebbe mai detto.

Paolo Mamma lo sapeva.

Padre Le pesche fanno bene, sono ricche di iodio. 

Paolo si alza.

Padre Dove vai?

Paolo Torno in casa ho freddo.

Padre Tieni. (gli porge il suo maglione)

Paolo Ai piedi.

Padre Vuoi le mie scarpe?

Paolo lo guarda in faccia per la prima volta.
Il Padre abbassa gli occhi.
Paolo si siede di nuovo.

Padre Gli stivali di gomma hanno preso la muffa.

Paolo Anche gli impermeabili.

Padre Ah, sì?
Non si toglierà mai la muffa da questa casa.

Paolo Bastava lasciare le ante aperte per far circolare l'aria.

Padre Non ci avevo pensato.

Paolo Lo abbiamo sempre fatto.

Padre Ci pensava tua madre.

Paolo Detestava il lago.
Quanto può valere la casa?

Padre Centotrenta, centocinquantamila euro.

Paolo Solo?

Padre Non ho nessuna intenzione di venderla.

Paolo Anche con tutto il terreno?

Padre Non mi sembrano pochi centocinquantamila euro..

Paolo Non ci compri un monolocale in città.

Padre Sono pazzi in città.

Paolo Non sopravviverei un inverno qui.

Padre Non sopravviverei un mese in città.

Paolo Però ogni tanto ci vieni.

Padre L'ultima volta è stato con tua madre due anni fa.

Paolo L’altra settimana eri al bar del Duomo.

Padre Che bar?...

Paolo Ti ha visto Fausto.

Padre Fausto è pazzo.

Paolo Certo.

Padre Non sono più stato in città dall'autunno di due anni fa...

Paolo (taglia corto) Va bene.

Padre Era stato il tuo compleanno qualche giorno prima...

Paolo Ho detto va bene. Si è sbagliato Fausto.

Padre Si è sbagliato sì!

Paolo si alza di nuovo.

Padre (severo) Non andartene!

Paolo Ora che ti prende?

Padre Mi scansi sempre. Non c'è modo di stare nella stessa stanza per più di tre minuti. Pensi che non me ne sia accorto?

Paolo Le stagioni si alternano.

Padre Non ti capisco più.

Paolo Meglio.

Padre Finiscila con questo atteggiamento!

Paolo (strafottente) Oh, oh. Sennò mi metti in castigo?

Padre Non si può proprio parlare con te.

Paolo (secco) Non ti sei mai sforzato di farlo.

Padre Hai sempre preferito tua madre. Tutto quello che sapevo di te me lo riferiva lei. Quello che facevi... E anche quello che pensavi.
Ultimamente mi parlava di te tutte le notti.

Paolo Mi immagino le belle dormite che ti sei fatto.

Padre L'ascoltavo...

Paolo ... con trepidazione.

Il Padre ha un gesto di sconforto.

Paolo Esatto: non c'è speranza.
Tra poco viene Angiolino e mi porta alla stazione. 

Padre Potevo accompagnarti io.

Paolo Anche mio cognato poteva accompagnarmi. Ma con la macchina piena, i bambini, il gatto...

Padre Chiamo Angiolino e gli dico che non importa.

Paolo Ormai sarà già partito.

Padre Allora quando arriva lo rimando via...

Paolo No, ho voglia di rivederlo. Da bambino è stato l'unico a perdersi dietro di me per insegnarmi qualcosa.

Padre Angiolino?! E che ti avrebbe insegnato se non sa neppure mettere insieme due parole.

Paolo A spaccare la legna, a riconoscere i funghi.

Padre Allora era stato lui a fartici fissare. 
Sempre a portare funghi in casa. Ti piacciono ancora?

Paolo E tu li buttavi.

Padre Erano velenosi.

Paolo No. Li sapevo distinguere quelli velenosi da quelli buoni.

Padre Meglio non rischiare.

Paolo Bastava darmi un minimo di soddisfazione.

Padre E farmi crepare avvelenato.

Paolo Potevi non buttarli nel bidone senza neppure guardarli.

Padre Non mi fido dei funghi trovati. Si può essere sicuri solo di quelli coltivati in serra.

Paolo E allora potevi scambiarli con quelli senza che me ne accorgessi e farmi credere che mangiavi i miei.

Padre E prenderti in giro. Non sei tu quello che predica sempre la verità, la spontaneità a qualsiasi costo?

Paolo Ero un bambino. Avevo bisogno di te.

Padre Di me?
Se mi contraddicevi su tutto. Qualunque cosa dicessi tu sostenevi il contrario.

Paolo Colpa tua.

Padre Colpa mia?! Ma se ho sempre fatto di tutto...
(Paolo si alza di scatto)

Paolo Cosa ci sto a fare qui?

Padre Era da tanto che non rimanevamo più soli noi due.

Paolo Ci sarà un motivo.

Padre Io... Non so cosa ti stia succedendo.

Paolo (fremendo) Papà, papà! 
E non mi guardare con quegli occhi!

Padre Mi fai paura... Volevo solo parlare... con te.

Paolo E allora parla! Ti ascolto.

Padre Paolo...

Paolo Allora?

Padre Così non ce la faccio mi mancano le parole...

Paolo (duro) Vuol dire che non avevi niente da dirmi.

Si avvia verso casa.
Il Padre gli corre dietro.

Padre Non te ne andare, non te ne andare. 

Lo abbraccia alle spalle.

Paolo Papà! Lasciami! (si divincola violentemente) Non mi toccare.

Padre Ti ho sempre voluto bene. Tua madre e tua sorella mi hanno sempre frenato. Ma con te era diverso. Esistevi solo tu per me.

Paolo Per un niente mi picchiavi.

Padre Ti amavo.

Paolo E poi mi baciavi. Mi hai sempre fatto schifo.

Padre Ti amavo.

Paolo E mi toccavi. Entravi nel mio letto e mi toccavi.

Padre Non ti addormentavi se non ti accarezzavo.

Paolo Ero un bambino! Mi hai distrutto.

Padre Ma che dici...?

Paolo Mi hai distrutto.

Padre (con un filo di voce) Non ti addormentavi.

Paolo Avevo il terrore che mamma ti vedesse.

Padre (col fiato corto) Che mi vedesse a far cosa?

Paolo (lo guarda dritto negli occhi) Lo sai a far cosa.

Betti (voce off) Paolo, papà!

Entra Betti.
Il Padre in piedi immobile.

Betti (indispettita) Perso! Il gatto non si trova più.
Siamo partiti senza il gatto! Mi faranno perdere anche la testa. L'avete visto?

Paolo No.

Betti Datemi una mano a cercarlo altrimenti stasera è la volta buona che viene giù il mondo.

Il Padre si allontana verso casa.

Betti Papà, tu guarda nel capanno degli attrezzi. 
(a Paolo) Tu fammi il favore di guardare sotto le querce?

Si volta nella direzione in cui si è allontanato il Padre. 

Betti Papà, nel capanno! Dove stai andando? 
Papà!

Paolo Lascialo in pace.

Betti Io gli chiedo se per favore mi dà un'occhiata nel capanno e quello se ne va in casa. Almeno rispondimi, dimmi: "Betti, scusa, devo andare un secondo in casa, nel capanno ti ci guardo dopo."

Paolo Ti ci guardo io.

Betti Che hai? E' stato lui? Si è lamentato anche con te? 
Dio, è diventato così deprimente quell'uomo. 
Gliel'ho detto chiaro e tondo: "Non rovinare la giornata anche a Paolo. E' tanto che non vi vedete, non lo ammorbare con la storia che sei vecchio, che la mamma non c'è più."

Paolo Betti...

Betti La vita continua.
Ma lui, niente. Più duro delle pigne verdi.

Paolo Betti.

Betti Sì?

Paolo Non mi ricordavo che parlassi tanto, sei un martello pneumatico.

Betti rimane senza parole. Immobile, come impietrita. 
Dopo alcuni secondi, lentamente, si siede per terra.

Paolo Che fai?

Betti (fissando il lago) Rimango qui e non se ne parla più. 
Mi dovrete sollevare di peso. 
Non dirò più una parola. Non muoverò più un dito. 
Fatelo voi per me per una settimana quello che faccio io. Poi mi verrete a dire. 
Sempre che il cervello non vi sia saltato prima.

Paolo si accuccia accanto a lei.

Paolo Come fanno a starti vicini tuo marito ed i tuoi figli se non fai altro che lamentarti?

Betti Non azzardarti a parlarmi così!
Siete cinque uomini, mi state tutti addosso, tutti a chiedere, a pretendere. Devo fare i tripli salti mortali per barcamenarmi con le vostre pretese. 
Vi seguo tutti, uno per uno. Sono sempre presente, sempre disponibile a risolvere i vostri problemi o a porgervi la spalla per piangere. 
Quello è in crisi. Quell'altro si sente solo. Quell'altro se non si prende per il verso giusto si stranisce.
E ora mi sono stranita io!
Trovatelo voi il verso giusto per prendermi.
Ma vi siete messi in testa che sono d'acciaio? Anch'io ho le mie esigenze. Anch'io voglio dire due cazzate ogni tanto. Anch’io voglio andare fuori con le mie amiche "per rompere la monotonia". Anch'io ho voglia di appoggiarmi a qualcuno. Ma se mi appoggio a voi crolliamo tutti insieme.

Paolo Ci hai mai provato?

Betti Certo che ci ho provato!

Paolo E quando?

Betti "Quando"... 
Ci ho provato. Lo so io quando.

Paolo Fallo adesso. Appoggiati ora.

Betti "Appoggiati ora". Che dovrei fare, appoggiarmi alla tua spalla e farmi un piantino? A comando? 
Mica sono una macchinetta.

Paolo avvicina dolcemente la testa di Betti alla sua spalla.
Betti piange.
Pausa. Si scosta da Paolo e tira su col naso.

Betti Mamma è morta. Non ce la faccio.

Pausa.

Betti Tu ce la fai?

Paolo Sì.

Pausa.
Betti si asciuga le lacrime e si soffia il naso.

Betti Per te è più facile, sei solo.

Paolo (sospirando) E' più facile.

Betti Se vuoi chiuderti in casa e non alzarti dal letto per tre giorni puoi farlo. 

Paolo Posso farlo.

Betti Ma io con i bambini... Vuoi che passino quello che abbiamo passato noi? 
Te la ricordi mamma chiusa in camera?
(pausa) E poi non sopporto di vedere papà in quelle condizioni.

Paolo Non mi sembra che se la stia cavando male.

Betti Non se ne rende ancora conto, fra un po' avrà un crollo.

Betti si soffia energicamente il naso e dà una scrollata di spalle come un uccello che si ravvia le piume.

Betti E allora ci sarà bisogno di sostenere anche lui. Qui, al lago, a cinquanta chilometri da casa. 
(riprendendo il solito tono) Mi vedo già, su e giù, su e giù. Un colpo di qua, un colpo di là.

Betti si alza.

Paolo Ha solo detto che vuole stare in pace. 
Non ti ha chiesto niente.

Betti E' proprio vero che a voi uomini manca un sesto senso. 
Ha solo chiesto di stare in pace? 
Prova davvero a lasciarcelo in pace. Poi lo vedi come te lo rinfaccia. 
Come se non vi conoscessi.

Paolo Me la prendo io la responsabilità. 
Tu pensa a te e alla tua famiglia, a lui e a me ci penso io.

Betti Bene. (gelida)
Ci siamo arrivati.
Mamma lo diceva sempre: "Quando non ci sarò più io questa famiglia andrà alla deriva". 
Non credevo sarebbe successo così presto.

Pausa.

Betti Non dici niente?

Pausa. Paolo sospira.

Betti Sei cambiato Paolo. 
In peggio.

Pausa.

Betti Hai sentito cosa ti ho detto?

Paolo Mi dispiace.

Betti Metti i piedi per terra.
Ma non la senti la necessità di farti un punto fermo?
Non sei più un bambino. 
Quanto pensi di andare ancora avanti a fare "l'artista"?
I bohemienne nel duemila si chiamano disadattati.
Non posso stare sempre con l'ansia di saperti vagabondo senza mai un euro in tasca.

Paolo (con commiserazione) Povera Betti.

Betti gli dà un violento schiaffo.

Betti Oddio, perdonami. Ti ho fatto male?
Dio mio, è la stanchezza. Ho bisogno di staccare. Va tutto bene?

Natale (voce off) Bettiii! L'ho trovato. Era entrato in casa sotto il letto.

Betti (a Paolo) Non è successo niente?

Paolo Non è successo niente.

Betti Su, dimmelo davvero che non è successo niente.
Chi è il mio fratellino preferito? 

Natale (voce off) Bettiii! Dove sei? L'ho trovato!

Betti Chi è? Dai, rispondimi.

Paolo Io sono. 
Io, Betti. 
Io sono il tuo fratellino!

Betti (sottovoce) E non alzare la voce che ti sentono i bambini. 
Oggi è proprio una giornata strana.

Entra Natale.

Natale Betti! L'ho trovato.

Betti (a Natale) Bravo! 
E ora attacca il guinzaglio ad un ramo alto e impiccacelo! 

Natale la fissa per un istante, poi gira su se stesso ed esce.

Betti (a Paolo) Dov'ero rimasta?

Paolo Ne parliamo un'altra volta.

Betti Forse è meglio. Ti chiamo domani. Quando i bambini sono a scuola... 
Perdonami.

Betti si dà un bacio sulla punta di un dito e tocca la fronte di Paolo. Poi si avvia verso l’uscita in direzione di Natale.

Betti Scherzavo! Mica te la sarai presa?
Natale, tesoro...
Che bravo, hai ritrovato il micio?




Fine Scena 3.





SCENA 4°



Soggiorno della casa sul lago.
Chinato di fronte al camino il Padre sta accendendo il fuoco.
Pausa.
Entra Paolo.
Pausa.

Paolo Papà...

Padre (senza voltarsi) Vattene.
Prendi la borsa e vattene.
Puoi aspettarlo fuori Angiolino.

Paolo si siede alla tavola.
Pausa.

Paolo Ho appena chiuso una storia...
La storia più importante della mia vita.

Pausa.

Paolo Ci siamo massacrati.

Padre (ancora di spalle) Hai detto che dovevi andartene.

Paolo Me ne vado. E non torno più...
Dimmi perché lo hai fatto.

Il Padre si volta verso di lui, poi torna ad attizzare ilfuoco.

Paolo Chiedimi solo scusa.
Ed io me ne vado. Senza rancore.

Padre Non ho fatto niente perché debba chiederti scusa!

Paolo Papà, è l'ultima possibilità.
Per tutti e due.

Padre Ha ragione tua sorella, vivi in un altro mondo.

Paolo Perché questo me lo hai fatto odiare tu!

Il Padre si alza e lo afferra per il giubbotto.

Padre Adesso basta. Fuori. Va' via.
Vai a far del male a qualcun'altro.
Ho quasi settant'anni, non ho più forze per te!

Paolo Sei un vigliacco.

Padre Fuori!

Paolo si divincola e si risiede.

Paolo E il mio dolore chi me lo ripaga? 
Questa vita di merda che faccio! 
Una poesia da quattro soldi, una pacca sulla spalla e sei in pace?
E io rimango un disco che si inceppa per tutta la vita.

Padre (sconcertato) Ma dove l'hai tenuto tutto questo rancore...?

Paolo (disperato) Non ce la faccio a tenere in piedi una storia. 
Odio chi mi ama. 

Batte i pugni sul tavolo. Si prende la testa fra le mani.

Paolo Non voglio star solo.

Il Padre, colpito dalla disperazione del figlio, gli si avvicina.

Padre Ci sono qua io...

Paolo scatta in piedi.

Paolo Non mi toccare! Mi hai distrutto.

Padre Ti prego, basta.

Paolo I bambini sono delicati, un meccanismo perfetto, un cristallo di neve.
Puoi mettertelo in tasca un cristallo di neve?

Pausa.

Paolo (con violenza) Rispondimi, papà, puoi mettertelo in tasca un cristallo di neve?

Papà No...

Paolo No!!!

Padre Non ti capisco...

Paolo si preme i pugni sul petto. 

Paolo Mi fa male.
(in un lamento) Ho bisogno di parlarne...
Con chi posso farlo se non posso farlo con te?

Padre Certo che puoi parlare con me. Spiegami...

Paolo O preferisci che lo dica a tutti?
Che ne parli con Betti? Con zio?
Che mi confessi ad un giornale?

Il Padre tace.
Pausa.

Padre Stai male...

Paolo Io sarei un altro senza di te.
Sarei un altro se tu non mi avessi toccato.
Dimmi se almeno questo lo capisci.

Padre No, che non lo capisco...

Paolo Sei un bastardo.

Padre Non ho mai fatto niente per farti del male.

Paolo Ogni carezza era un incubo.
La tua barba che mi bucava il collo. 

Fa un gesto come per scacciare un fantasma.

Padre Non sapevo...
(come una rivelazione) Mi hai sempre odiato.

Paolo Mai!
Avevo paura.

Padre Lo so. La vedevo nei tuoi occhi spalancati. 
Ti stringevo a me per fartela passare, la paura.

Paolo Eri tu che mi spaventavi!

Padre Io...? 
Non puoi dirmi questo. Non puoi rimproverarmi di non averti voluto bene. 
Ti stavo sempre vicino...

Paolo Anche quando mi hai violentato!

Padre Che vuoi dire Paolo, che vuoi dire non ti capisco...

Paolo Ero piccolo...

Padre Ma cosa dici, dove? Come?

Paolo Dove, come, lo sai meglio di me! Io ero piccolo.

Padre (con fermezza) Non ho mai fatto niente di simile.

Paolo lo afferra per la nuca e gli preme la faccia sul tavolo.

Paolo Papà, no! Non mentire, te lo chiedo in ginocchio.

Padre (cerca di liberarsi) Lasciami! Mi fai male!

Paolo Ti supplico, papà. Dimmi che mi hai toccato.

Padre Non ti ho mai fatto niente, mi manca il respiro, lasciami!

Paolo (premendo più forte) Dio! 
Mi hai toccato!!!

Padre Non è vero!

Paolo Il tuo anello mi ha graffiato qui! 

Paolo si tocca l'inguine.

Padre Non respiro!

Il Padre cerca di liberarsi dalla morsa del figlio, ma Paolo stringe ancora più forte.

Paolo (fuori di sé) Dimmi di sì!

Padre (urla) Sììì!!!

Paolo lascia la presa. Il Padre fa un passo indietro.
Paolo si appoggia con tutto il corpo al tavolo come per arginare un'onda di emozioni.

Paolo Ecco. (deglutisce)
Non ci voleva molto.

Si schiarisce la gola. Deglutisce di nuovo.
Solleva la borsa da terra, se la mette a tracolla e si avvia verso l’uscita.
Il Padre lo osserva dall’angolo opposto della stanza.

Paolo Ora posso ricominciare...

Padre (rabbioso) Sì! A mentire!

Paolo si blocca.

Padre Non posso entrare nella tua testa e non so dove vuoi arrivare, ma non ce la farai a farmi impazzire!
Sei malato Paolo!
Hai bisogno di aiuto.

Paolo lascia cadere la borsa.

Padre (impaurito) Non ti avvicinare!

Paolo Ho sperato tante volte che tu scomparissi dalla faccia della terra, ma non credevo di dover essere io a farlo.

Il Padre afferra l'attizzatoio del camino. 

Padre Paolo, no!
(mostrandosi accondiscendente) Ce la faremo, vedrai. Guarirai.
Ti dirò tutto quello che vuoi! 

Il Padre brandisce il ferro per aria.

Padre Sta' lontano!
Fallo per mamma!

Paolo L'avrebbe fatto anche lei se avesse potuto.
Mamma è passata per la mia stessa strada.
Era una bambina!

Padre (disorientato) Ma che ti hanno detto?

Paolo si avventa sul Padre.
Il Padre lo colpisce violentemente con l'attizzatoio su una spalla.

Paolo Ahh!

Paolo gli sfila il ferro di mano.
Il Padre cade per terra e Paolo gli si fa sopra brandendo il ferro a due mani.
Il Padre si trascina contro la parete.

Paolo Pagherai per tutti e due.

Padre Paolo, ti prego.

Paolo E' tutta colpa tua!

Padre Stai delirando.

Paolo tende le braccia come per sferrare il colpo.

Padre (urla) Non ti ho fatto niente!!!

Paolo Niente?! 

Padre Aiuto! Posa quel ferro!

Paolo Tu mi hai ucciso! 

Padre Che stai dicendo!? Chi ti ha ucciso?

Paolo Tu!!!
(guardando lontano)
Ero solo una bambina!

Padre Paolo…

Paolo (in un lamento) Mi hai fatto male, papà!
(barcolla per la potenza dei ricordi) Ero una bambina... Bionda...
Come la mamma. 

Paolo abbassa il ferro.

Paolo (si sfiora il petto) Portavo al collo il crocefisso dorato di Betti. Col nastro bianco di seta. Eravamo appena tornati dalla sua Comunione.
Il sangue... Sulla coscia... Tu mi hai tagliato con l'anello. (si tocca) Qui, sull'inguine. Ti ricordi? 

Il padre lo guarda senza capire. 
Paolo vacilla su se stesso.
Poi getta il ferro a terra. 

Paolo (confuso) Oddio, il sangue non usciva da qui… Ma dalla mano… Mi avevi graffiato il palmo della mano con le chiavi della macchina nuova. 
Le avevo nascoste per farti uno scherzo e tu me l'avevi sfilate con forza e mi avevi tagliato.
Mi ero sporcato i pantaloni bianchi di sangue. Mamma aveva avuto una delle sue crisi. Era andata fuori di testa: "Il sangue non va via nemmeno a lavarlo!" Ripeteva: "Il sangue non va via nemmeno a lavarlo!"
Anche il suo abito bianco si era sporcato di sangue quando il nonno l'aveva “toccata” e la nonna non era mai riuscita a mandare via quell'alone di rosso. E aveva continuato a metterglielo, con quella piccola striscia di scura che quasi non si vedeva. 
E si infuriava quando mamma non lo voleva indossare. Senza un perché, solo per una piccola macchia di sangue. Non capiva che quell'abito le scottava le cosce, il collo, la schiena.
Era come infilarsi "un'armatura accesa". Così mi disse la mamma. 
Ma c'era la guerra, non c'erano i soldi per un altro vestitino buono. Né c'era pietà per una bambina così vanitosa da non voler indossare un abito solo perché aveva una piccola macchia, che nessuno vedeva. 
Mamma mi trascinò in camera vostra e mi spinse sul lettone. Come una furia mi strappò di dosso i pantaloni macchiati. Anche il nonno aveva fatto così col suo vestitino. E mentre le allargava le cosce l'aveva tagliata qui col diamante dell’anello e le aveva sporcato di sangue il suo vestito, come i miei pantaloni…

Si protegge con le mani l'incavo fra la coscia e il sesso.

Paolo Era sopra di me. Piangeva. Le sue lacrime mi cadevano dentro gli occhi.
Torcevo la testa per evitarle. Ero perso.

Il Padre, ancora per terra ai suoi piedi, tenta invano di alzarsi.

Paolo Mise un piede sul letto per farmi vedere il filo bianco della cicatrice sulla pelle. 
Insisteva, ma io non lo vedevo. 
Si spostò le mutandine per scoprirlo. Non vedevo più niente.
Mi gridava che eravamo uguali. Che a tutti e due, i nostri padri…
(fa una pausa) 
Fu allora che entrò Betti. Ci trovò così. Mamma mezza nuda sopra di me. Rimase lì, a guardarci a bocca aperta. Senza dire niente.
Le saltai addosso. La presi a pugni e calci. 
Non so perché mi scagliai su di lei con quella violenza. Non ne abbiamo più parlato. Ce ne siamo dimenticati per sempre. 
(sorride) Povera Betti. Fino al giorno prima era stata sempre lei a darmele.

Il Padre, a fatica, si alza da terra. 

Paolo (con un filo di voce) Papà, hai ragione tu, ho bisogno di aiuto.

Il Padre senza voltarsi si trascina all'armadietto, estrae una bottiglia, si versa due dita di liquido ambrato in un piccolo bicchiere di cristallo.
Silenzio.
Lontano dal figlio.

Padre Sai cosa mi diceva? "E' solo un nodo. Un nodo di quelli in cui tutti inciampano prima di crescere. Chi non ce l'ha?"
Non ho mai avuto il coraggio di farle una domanda in più. 
Nè a lei, nè a tuo nonno. 
Come facevo? Chi ero io per decidere di distruggere la vita degli altri?
Per me l'unica verità era tua madre. E il nostro futuro. 
Il passato era passato. E col futuro l'avremmo annientato. Ignorato. Dimenticato.

Paolo (dal lato opposto della stanza) Mi è scivolata dentro. La paura di mamma è diventata la mia.
Me la sono trascinata dietro da allora.
(stringe un pugno) Com'è possibile che non mi sia mai fermato a guardarla...?

Padre Ci sposammo, tutto bene.
Nacque Betti, tutto bene.
Nascesti tu, tutto bene.
Ma tua sorella raggiunse la sua età. 
L'età che aveva lei quando suo padre... 
(si corregge) Quando le successe quello che le successe.
Non voleva più che mi avvicinassi a Betti.
Non voleva che prendessi in braccio mia figlia. Che rimanessi solo con lei. 
Che l'abbracciassi e la baciassi, come avevo fatto da quando era nata.
Potevo farlo solo con te. Tu eri un maschietto. 
Eri piccolo. Stavamo sempre insieme. 
Te lo ricordi?!

Paolo Mi ricordo che mi baciavi e che mi accarezzavi come non facevi mai a Betti.

Padre Come avrei potuto?
Tua madre si agitava, smaniava. Era più forte di lei. Quante volte mi ha pregato di perdonarla.
Poi si dava un bacio sulla punta del dito e mi toccava la fronte. Era sincera.
Avrei dovuto odiarla? 
Non era colpa sua, era più forte di lei.
Se mi avvicinavo a Betti le mancava il fiato.
Erano altri tempi. O uno era sano, o era pazzo.

Paolo Ogni volta che davi il bacio della buonanotte solo a me, Betti me la faceva pagare. 
Si avvicinava al mio letto nel buio, agitando la madonnina fosforescente nell'aria come fosse un fantasma. 
(ride) Mi terrorizzava.

Padre Poi d’improvviso cambiasti anche tu. Adesso capisco. Lo sentivo che ti inquietavi se ti venivo vicino. 
Ma credevo fosse perché stavi crescendo.
Avevi quasi sette anni e volevi che ti trattassi da uomo e non da bambino. 
Me lo gridavi inferocito che non eri un bambino.
Tanto da farti venire la faccia blu.

Paolo si sbottona la camicia e scopre la spalla.
Il colpo inferto dal Padre ha lasciato un segno scuro per tutta la larghezza del braccio.

Paolo Dovevi andare da nonno e spaccargli la faccia.

Paolo bagna un canovaccio con l'acqua fredda e lo poggia sul livido.

Padre Pover'uomo anche lui.

Paolo Pover’uomo?!

Il Padre finisce con un solo sorso il contenuto del bicchiere.

Padre Non sono mai stato sicuro che quella storia fosse veramente successa. 

Paolo Che vuoi dire?!

Padre Anche se per la fantasia di tua madre questo sarebbe stato un dettaglio irrilevante.

Paolo Si era inventata tutto?

Padre No. Forse no. Non lo so.
Era una bambina... 
(si passa la mano sulla fronte) 
Voglio solo dire che quando siamo stati insieme per la prima volta... 
Quando feci l'amore con mamma dopo le nozze fu veramente la prima volta per lei.
Non significa niente? Anche lei stessa si sorprese.
(butta indietro la testa)
Dio, quanto tempo era che non ci pensavo più a tutta questa faccenda.
Non credevo fosse ancora viva.

Paolo raccoglie da terra il ferro del camino e lo riappende al gancio.

Padre Ho sempre amato te come ho sempre amato Betti. 
Mi illudevo che ignorandolo voi bambini non vi sareste mai accorti di niente.
Ma gli occhi dei bambini vedono più dei grandi... Forse anche più dei vecchi.
Spero solo che il Signore, prima di andarmene, mi dia l'opportunità di parlare anche con Betti come sto facendo con te.

Prende il suo libretto di poesie abbandonato da Betti sulla mensola del camino.

Padre Lo ha dimenticato qui. (amaro) Mi odia anche lei.

Paolo (con dolcezza) Riportaglielo tu.
E leggile una poesia che hai scritto apposta per lei.

Padre e figlio si guardano negli occhi da lontano.
Un fascio di luce illumina la finestra per un attimo. Un'auto frena davanti alla casa.

Paolo E' Angiolino.

Paolo lancia il canovaccio bagnato nel lavello, si richiude la camicia e ravviandosi i capelli esce.
Il Padre si siede e appoggia la fronte sulle braccia conserte.
Poco dopo Paolo rientra.
Il Padre si alza dalla sedia e fa un passo indietro.

Paolo Se ne è andato. Ti saluta...

Padre (sorpreso) Ti accompagno io alla stazione?

Paolo No. Resto. 
Partirò... 

Padre (di getto) Vado a rifarti il letto nella camerina.

Paolo Quello tuo e di mamma è già a posto?

Padre (interdetto) Sì.

Paolo si volta a raccogliere la borsa.

Paolo Allora è abbastanza grande per due.

Il Padre si copre la faccia con le mani.


F i n e