IL MIO GATTO MI CREDE UN GATTO… MA E’ UNA BRAVA PERSONA!

monologo di

Renato Capitani



Il mio gatto mi crede un gatto!... Non so perché questa idea mi si sia formata lentamente in mente e stia diventando sempre più una convinzione assoluta. Giornali e libri ci hanno sempre raccontato e descritto come gli animali domestici, mi riferisco naturalmente a cani e gatti, tendenzialmente si adattino agli umani. Alle loro abitudini, stravaganze, difetti, paranoie… sfilate per cani e gatti belli… concorso per il cane più lungo, per i gatto più peloso… addirittura per i cani e i gatti più brutti!... Mai ho sentito parlare di un premio al padrone più coglione!... Sono gli animali che si rincoglioniscono seguendo i comportamenti, a volte squilibrati, dei loro padroni. Si sa, no?... E soprattutto si vede in giro: a padrone o padrona nevrotici corrisponde cane o gatto isterico. A padrone o padrona narcisisti, corrisponde animale domestico che “se la tira”. Come?... Facile notarlo anche per strada. Guardate mentre passeggia una tipa che si crede una “ficona.” Se passeggia insieme ad un cane, questo avrà un modo di camminare consono alla sua padrona (si muove ancheggiando e imitando il movimento del cane “narcisista”.) Ma i gatti non sono così, penserete voi. Sono più autonomi, più indipendenti, meno inclini ad assecondare i padroni. Più dignitosi, insomma. Certo, d’accordo. Ma un gatto normale, domestico cioè, cresciuto da piccolo in una casa, una certa dipendenza dal padrone la subisce sempre. (Innervosendosi) Almeno miagola per chiederti da mangiare, porca miseria!.... Oppure gratta la porta con le unghie quando vuole uscire… o non so, dorme sui divani, sulle poltrone… sugli abiti appena stirati. Tutte cose che appartengono agli umani e che un gatto casalingo che si rispetti fa e da cui dipende almeno un po’, no?... (Arrabbiandosi) Altrimenti perché uno si porterebbe a casa un gatto?!... (Riflettendo) Perché in fondo si sente anche un po’ animalista. (Serio) Invece è il mio gatto che è un umanista!... (Sempre più serio) ormai ho concluso che è lui che crede di avermi adottato!... No, no, non sto delirando, vi assicuro che è così. Lui pensa di avermi preso in custodia e si è messo in testa di educarmi come un vero gatto. Un gatto con i contro coglioni, insomma!... Ecco alcuni esempi che dimostrano questa sua convinzione. Quando un amico me l’ha portato a casa, era appena un cucciolo di due mesi. Invece di rimanere intimorito, di nascondersi, da qualche parte, come farebbe un qualsiasi tenero gattino che si ritrova improvvisamente in un ambiente nuovo, sconosciuto, a contatto con una persona mai vista… si è fiondato subito verso il magazzino, dove avevo predisposto una lettiera per i suoi bisognini, ma di cui non avevo certamente informato nessuno, lui compreso. Come faceva a saperlo, senza conoscere nemmeno la casa!... E non posso pensare che abbia visto le foto della casa su internet prima di venire da me… lo so, sono sicuro, lo giuro, io non sono nemmeno su face book!... Figuriamoci se metto le foto dei particolari di casa mia!... (Pausa) Eppure lui, appena entrato, è andato proprio direttamente nel mio magazzino, in quella piccola stanzetta dove era sicuro di trovare il suo bagno personale… e ha tranquillamente pisciato e defecato dentro la lettiera, come un gatto veramente ben istruito. Poi, ultimate le sue funzioni fisiologiche, mi ha guardato con uno sguardo interlocutorio, come per dirmi: “ il mio bagno non è un gran che, ma può andare… e il mio posto per dormire?... Non penserai che io dorma come te, sul letto, oppure sdraiato su di un divano, come un comunissimo gatto domestico!”… Poi senza aspettare una mia qualsivoglia decisione che, come padrone di casa mi sarebbe legittimamente spettata di diritto, è entrato in bagno, il mio bagno, e si è adagiato dentro il bidè, assumendo una tipica posizione da gatto, a ciambella, quella che di solito questi simpatici felini prediligono per dormire. Ed infatti ha socchiuso gli occhi e lentamente si è addormentato. (Pausa. Con espressione sbigottita) Dentro il mio bidè!... Acciambellato!... Era chiaro e perentorio il messaggio: “io dormo qui!”… Avrei voluto avvertirlo che quella cosa che lui, tenero cuccioletto di appena due mesi, aveva scambiato per una culla, (con tono un po’ melenso) forse in un momento di nostalgia per il ricordo dell’abbraccio delle tenere zampette della sua mamma gatta, in realtà gli umani la usano per servizi molto meno sentimentali. Ma poi, col tempo, ho capito che non era così come pensavo. La forma del bidè è perfetta per una comoda posizione da gatto. Oltretutto il bidè, per la materia con cui è fatto, è funzionale sia d’estate, perché sempre fresco, ed anche d’inverno, perché isolato dall’esterno, essendo costruito come una specie di “contenitore”. Chiaramente questa sarà stata la sua riflessione da gatto. Cioè… abbastanza dissimile dalla mia riflessione, naturalmente più umana. Anzi, in seguito, vedendomi seduto in poltrona, sdraiato sul divano o disteso nel letto… deve avere sempre pensato:”ma come fa il mio coinquilino”…- chiaramente non ha mai pensato nemmeno per un attimo che io potessi essere il suo padrone… -“come fa”- ha pensato- “il mio coinquilino a non accorgersi che il bidè è il posto più comodo per riposarsi!”… Perché il mio gatto crede sicuramente che io sia un gatto… magari un gatto con abitudini strane. Per questo una volta diventato adulto, diciamo a circa due anni, ha deciso di educarmi, visto che, secondo il suo punto di vista, naturalmente stavo deragliando dalla mia, da lui “supposta”, vera natura. In che modo?... Per esempio rifiutando puntualmente il cibo che io premurosamente gli offrivo. Croccantini, bocconcini, patè… e tutti i soliti prodotti confezionati per gatti e naturalmente inscatolati dagli umani. Guardava con disprezzo la ciotolina piena delle su citate leccornie per gatti, che gli porgevo con tanta cura ed affetto. Poi si allontanava, uscendo nel piccolo giardino di casa. E tornava, portandomi ora una mosca, ora una lucertola… un verme. A volte in giornate di caccia più fortunate anche qualche uccellino morto… capitato in una giornata per lui meno fortunata. Mi metteva davanti ai piedi la sua preda appena cacciata e mi guardava severo, come per dirmi: “ma quando imparerai a fare a meno del supermercato?… Il giardino ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno per nutrirci e tu continui imperterrito ad aprire assurde scatolette!”... E poi consumava con indiferrenza il pasto che si che si era procacciato. (Con tristezza) Ho rinunciato anche a fare con lui quei bei giochini che gli umani fanno di solito con i loro gatti. (Con atteggiamento infantile) La pallina che gira su sé stessa… l’inseguimento di una cordicella trascinata… non so… un gomitolo che si srotola… sì, insomma, tutti quei giochini per cui gli altri gatti domestici impazziscono. Lui no. Lui mi guardava sempre con perplessità… come se io fosso un animale ritardato. Era attratto solo dagli agguati. Naturalmente quelli che lui fa a me. (Con malinconica ironia) Un attacco alle spalle mentre guardo la tv … morsi alle caviglie da sotto il tavolo mentre mangio. Anche aggressioni alle gambe all’improvviso, da dietro, mentre cammino. Insomma tutte quelle azioni che lui ritiene necessarie alla mia formazione da felino predatore. (Con convinzione) Ed io, a fatica, sto imparando. A fatica, ma lentamente imparo. Per ora mi esercito solo con lui… ma quando mi sentirò più preparato… sono intenzionato ad esercitarmi anche fuori dall’ambito domestico. (Pausa) ma la cosa più sorprendente del mio gatto… cioè, del mio coinquilino felino… è la sua ironia. E’ un gatto ironico. No, non mi riferisco agli agguati, quelli per lui sono una cosa seria, non uno scherzo… ma soprattutto al fatto che miagola raramente, quasi mai, ma si fa capire solo con i movimenti del corpo. (Sorride) stavo per dire senza uso della parola. Insomma, è un gatto mimo. (Mima alcune espressioni tra l’umano e l’animalesco) questa è la sua espressione di quando cerco di chiamarlo con il tipico suono fatto con le labbra (esegue ed imita la reazione mimica di sorpresa del gatto.) Questa è la sua espressione di quando dico battute che io credo comiche per far divertire gli amici che mi vengono a trovare… (esegue ed imita la stessa reazione mimica di sorpresa del gatto, uguale a quella di prima.) Io ho capito cosa pensa in queste situazioni: “questo gatto così enorme con cui convivo”- pensa - “troppo spesso manca di dignità… è banale, ovvio… a volte assomiglia ad un uomo!...” Allora la sua ironia lo porta a comunicarmi il suo pensiero con una gestualità sintetica, con semplicità animalesca, che però risulta di un’efficacia straordinaria. Nessuna parola, frase, espressione potrebbe superare questa ironia così naturale. (Quasi esaltato) Il mio gatto mi crede un gatto… ma è una brava persona!... E poi finalmente ho capito perché è ironico. Perché guarda sempre la vita dal basso in alto. Ma ben piantato in terra su quattro zampe. L’ho capito una volta che ho cercato con impegno di scoprire il suo segreto. Mi sono messo ad osservarlo mentre fissava il cielo, seguendo chissà che cosa… un volo d’uccelli… una nuvola di passaggio… o forse niente di particolare. Guardava e basta. “Come fa a non annoiarsi e ad essere sempre così incuriosito, interessato…”- ho detto tra me e me - “… a concentrarsi a guardare sempre le stesse cose e a volte perfino a non guardare nulla di particolare. Il cielo vuoto. Il tetto di un palazzo. Il cornicione di un terrazzo. Allora ho provato anch’io a mettermi a quattro zampe, carponi per terra, imitandolo. E mi sono messo a guardare esattamente come lui. Il cielo… il volo degli uccelli… tutto, proprio come lui. Sorprendente!... E’ vero, il mondo era diverso!... Il mondo osservato da sotto è proprio un’altra cosa!... Dal basso in alto è un altro mondo, un’altra vita. Siamo noi umani che ci sforziamo tanto di guardare tutto dall’alto in basso. Perché sollevarci, secondo il nostro pensiero, ci fa sentire meglio. Più attivi, più vivi. Più importanti. Invece il mio gatto alza sempre la testa per relazionarsi, per guardare oltre… e questo gli dà un aspetto dignitoso, ma non altezzoso… fiero, insomma. Mentre chi guarda, o vuole o è costretto a guardare dall’alto in basso, cioè noi, è obbligato ad abbassare la testa. E questo ci dà un aspetto addirittura goffo, il contrario della fierezza. Ecco la differenza: noi guardiamo tutto dall’alto in basso, appoggiati instabilmente su due gambe. Il mio gatto guarda invece dal basso in alto, poggiato stabilmente su quattro zampe. Per questo è un grande osservatore e, questa sua grande capacità di osservazione lo porta spontaneamente all’ironia. (Improvvisamente triste) E mi è sembrato ironico anche il giorno che l’ho trovato dentro il bidè, acciambellato come al solito… ma immobile… irrigidito… allora, prima di piangere… ho sorriso. (Fingendo di parlare con il gatto immaginario.) “Ehi, gatto! Non si lascia il proprio coinquilino così… acciambellati dentro un bidè!”... Ma poi ho pensato che, in fondo, ognuno di noi vorrebbe andarsene in questo modo, dormendo nel proprio letto… e non ci sarebbe nemmeno la stessa ironia. (Pausa) L’ho seppellito su una piccola collina che ho trovato percorrendo a caso una strada di campagna. Né troppo in alto né troppo in basso. A metà. Dove ci sono delle piante e l’erba è sempre alta, perché vicino scorre un piccolo ruscello. In modo che, andando là, non si debba guardare né troppo in alto né troppo in basso. Ho scavato anche un canale per portare l’acqua fino alla fossa del mio gatto, che naturalmente ho creato a forma di bidè. E’ un posto molto adatto agli agguati, perché sicuramente passano altri animali, vista la vicinanza dell’acqua o addirittura… passano anche delle persone. Potrò andarci spesso anch’io, non è troppo lontano… è anche comodo per “cacciare” i piccoli animali. Ho pensato che anche ai gatti, quando muoiono, piacerebbe ritrovare nell’aldilà il mondo come l’hanno conosciuto nella loro vita.(Sorride) Proprio come pensano gli umani di loro stessi. (Si sente amplificato il miagolio di un gatto.) Hai ragione, gatto, anche oggi ho parlato di te, scusa. Tu non l’avresti fatto. Ti prometto che da domani non lo farò più. (Si sente di nuovo il miagolio.) Forse.


FINE