PROCESSO AL GATTO CON GLI STIVALI

Commedia per ragazzi
di 

Massimo Nicoli





Personaggi:
Il Gatto con gli stivali
Il Giudice, poi Re
L'Avvocato, poi Marchese di Carabas
Il pubblico Ministero, poi Cuoco e Orco
Il Cancelliere, poi Principessa
Voce del Giornalista



In scena il Cancelliere e il Giudice dormono. La musica di inizio si ripete tre volte. Nella breve pausa fra le ripetizioni si sente russare sonoramente. Al termine della terza ripetizione entra il Pubblico Ministero imbarazzato e indispettito.

PUBBLICO MINISTERO: Svegliatevi, Vostro Onore, si svegli. Sveglia...Vostro Onore.
GIUDICE: Ouh! Non stavo dormendo: riflettevo. Anzi dirò di più: riflettevo, non stavo dormendo. Perché mi ha svegl...perché mi ha distolto dalle mie riflessioni avvocato?
P.M.: Il processo.
GIUDICE: Eh?
P.M.: Il processo, Vostro Onore. Sono le 10. E' ora di iniziare il processo.
GIUDICE: Quale? Forse quello di quei due fratelli, Hansel e Gretel, accusati di essersi mangiati la casa del pasticcere?
P.M.: No, Vostro Onore.
GIUDICE: Quello di quel tale truffato perché ha preso lucciole per lanterne?
P.M.: Neanche.
GIUDICE: Furto con destrezza di un ago in un pagliaio?
P.M.: No.
GIUDICE: Furto di un acciarino magico con scasso, sconquasso e fracasso? 
P.M.: Ma no!
GIUDICE: E allora quale? mi fate il favore di dirmelo?
Cancelliereee...(batte un martello di legno sul banco. Il cancelliere si sveglia di soprassalto).
CANCELLIERE:....ai sensi degli articoli 35 e 423, comma 1,2 e 3 del codice penale, e successive modificazioni, concesse le attenuanti generiche delle aggravanti specifiche, si stabilisce che: imputato si alzi, si sieda, si rialzi, si giri su un fianco, si inchini sull'altro, casca la guerra, tutti giù per terra... (gli altri eseguono) L'imputato! Dov'è l'imputato?
GIUDICE: L'imputato di che?
CANCELLIERE: L'imputato del processo.
GIUDICE: Di quale processo?
P.M.: Di quello intentato per truffa, menzogna, appropriazione indebita del titolo onorifico di marchese di Carabas, nonché di violazione di domicilio con cancellata forzata e occultazione di cadavere.
GIUDICE: E dov'è?
P.M.: Chi?
CANCELLIERE: Il cadavere?
GIUDICE: L'imputato.
P.M.: Attende di essere fatto entrare in aula.
GIUDICE: E fatelo entrare.
CANCELLIERE: Fate entrare l'imputato.
Entra il Gatto e fa un inchino.
GATTO: Vostro Onore, signori della Corte.
GIUDICE: Condanno immediatamente costui a tre anni di galera e a una multa di cinque milioni per oltraggio alla corte. Cancelliere, metta a verbale.
P.M.: Ma come, Vostro Onore, senza neppure avere ascoltato l'accusa?
GIUDICE: Costui poteva presentarsi davanti alla Corte con un aspetto meno indecente: poteva tagliarsi barba e capelli.
P.M.: Ma no che non può.
GIUDICE: Non può?
P.M.: E' un gatto.
GIUDICE: Un gatto? Siamo matti? Da quando in qua si giudicano gatti.
P.M.: E' un gatto speciale.
GIUDICE: E che ha fatto di tanto speciale questo gatto? Si è forse mangiato un ratto?
P.M.: Anche questo, Vostro Onore, anche questo. Ma ciascuna cosa a suo tempo.
GIUDICE: Cancelliere, cancelli tutto. Io me la batto.
P.M.: Tatto, Vostro Onore, tatto. Dopo tutto questo sarà il caso dell'anno, ne parleranno i giornali. 
GIUDICE: Voi dite? 
P.M.: Certo, anche quelli stranieri.
GIUDICE: Anche quelli stranieri?
P.M.: Vi intervisteranno, magari scriveranno anche un libro, faranno un film, le vostre foto andranno a ruba, riceverete un premio, sarete il giudice più famoso del mondo. 
GIUDICE: Anche di Perry Mason?
P.M.: Si.
GIUDICE: Cosa aspettiamo a dare inizio al processo?
CANCELLIERE: Manca l'avvocato della difesa.
GIUDICE: E' un ritardo colpevole. Lo punisco con un' ammenda.
P.M.: Chi?
CANCELLIERE: Il ritardo?
GIUDICE: L'avvocato.
CANCELLIERE: Ma non ha detto che è colpevole il ritardo?
GIUDICE: L'avvocato è colpevole di ritardo colpevole. Beh, vorrà dire che faremo più in fretta. Visti i capi d'accusa, condanno l'imputato a cinque anni di galera e a una multa di tre milioni.
CANCELLIERE: E' il contrario Vostro Onore.
GIUDICE:Ah! Allora condanno l'imputato a tre milioni di galera e a una multa di cinque anni.
P.M.: Ma no! tre anni di galera e cinque milioni di multa.
GATTO: Un momento. Se non arriva il mio avvocato chiedo di potermi difendere da solo.
P.M.: Mi oppongo. Non esiste alcuna legge che consenta a un gatto di difendersi da solo.
GIUDICE: Obiezione accolta.
GATTO: Ma esiste una legge che lo impedisca?
P.M.: Mi oppongo; l'imputato non può fare delle domande.
GIUDICE: Obiezione accolta.
GATTO: Per mille topi di Hamelin, sono proprio nei guai. (Rivolto al pubblico). Scusate, nessuno ha visto il mio avvocato difensore? Se non arriva in tempo rischia di essere eliminata una delle fiabe più belle, e io sparirò con essa.
GIUDICE: Cancelliere, si svegli. Ha visto l'avvocato?
CANCELLIERE: No, Vostro Onore, non c'era neanche nei camerini. Nessuno sa dove sia finito.
GIUDICE: Avete provato a telefonargli a casa?
CANCELLIERE: Si, ma non risponde.
Entra trafelato l'avvocato.
AVVOCATO: Eccomi, eccomi. Scusate il ritardo, ce l'ho messa tutta, ma niente da fare.
GIUDICE: Avvocato, le sembra questo il momento di arrivare? Spero abbia dei buoni motivi.
AVVOCATO: Si, certo.
GIUDICE: Ce li illustri.
AVVOCATO: Come?
GIUDICE: Ce li illustri.
AVVOCATO: E' un problema! in disegno sono sempre stato una frana.
GIUDICE: Ce li dica, ci racconti questi buoni motivi.
AVVOCATO: Sono stato punto da una zanzara.
GIUDICE: Una zanzara? e quando?
AVVOCATO: Ieri.
GIUDICE: E per la puntura di una zanzara avvenuta ieri, lei, stamani, arriva in ritardo?
AVVOCATO: Si.
GIUDICE: Si spieghi meglio avvocato.
AVVOCATO: Qualche minuto dopo essere stato punto, ho cominciato ad avere dei capogiri. Per tranquillizzarmi mi sono recato dal medico, il quale mi ha detto che non dovevo preoccuparmi e mi ha dato da prendere alcune pastiglie.
GIUDICE: Fin qui tutto chiaro...
P.M.: Tranne il perché del ritardo.
GIUDICE: Non mi tolga le parole di bocca lei. Cancelliere sta scrivendo?
CANCELLIERE: Certo, Vostro Onore, il teste si è recato dal medico con una zanzara che soffriva di capogiri. Il medico le ha assolutamente vietato le punture e le ha ordinato dei tranquillanti.
GIUDICE: Dia qua (strappa i fogli). Stia più attento. Prosegua avvocato e venga al dunque.
AVVOCATO: A causa di certi lavori all'acquedotto, questa mattina in casa non arrivava l'acqua, e non se ne andava nemmeno, insomma non c'era proprio, così ho pensato di mandar giù la pastiglia con un pò di latte e, siccome va presa dopo i pasti, ho pensato "già che ci sono lo scaldo e faccio colazione". Ho acceso il fornello, messo a scaldare il latte, poi ho pensato di telefonare per
prenotare un taxi e poter così giungere puntuale in tribunale. Non sono riuscito a prendere subito la linea ma, dopo aver insistito per un po', finalmente ce l'ho fatta.
P.M. e CANCELLIERE: Oooh!
GIUDICE: E allora perché non è giunto puntuale?
AVVOCATO: Perché intanto il latte era bollito spegnendo la fiamma del fornello, mentre il gas continuava a fuoriuscire. Quando sono tornato in cucina ho acceso la luce innescando una scintilla che ha fatto saltare tutto per aria.
CANCELLIERE: Buumm! Devo scrivere buumm?
Sguardo di rimprovero dei presenti.
AVVOCATO: Fortunatamente non mi sono fatto nulla ma sono accorsi i pompieri che si sono scontrati con il taxi che veniva a prendermi, proprio sotto casa mia. Così la casa è bruciata e io sono rimasto senza taxi.
P.M.: E con cosa è giunto fin qui?
AVVOCATO: Solitamente prendo l'autobus che parte da piazza S.Venceslao e arriva nel mezzo dell'entrata laterale della stazione Centrale ma ieri l'altro hanno soppresso la fermata di piazza S.Venceslao...
GIUDICE: E' un particolare di poca importanza. Procediamo.
CANCELLIERE: Avvocato, vi ricordo che siete in colpa.
AVVOCATO: Di che?
CANCELLIERE: Di aver colpevolizzato il ritardo che è colpevole ma non è colpevole.
AVVOCATO: Come?
CANCELLIERE: Si, perché voi siete colpevole, non il ritardo, che è pure colpevole ma per colpa vostra e non per colpa sua.
GIUDICE: Cancelliere lasciamo perdere e andiamo avanti, anzi, dirò di più, andiamo avanti e lasciamo perdere. Siamo al completo: si dia inizio al processo.
CANCELLIERE: Addì, (data del giorno in cui avviene la rappresentazione) si da inizio al processo al gatto con gli stivali, nota fiaba dove si sono riscontrati numerosi reati contenuti al capoverso del comma B del terzo paragrafo della
quarta cartella agli atti processuali. 
GATTO (Rivolgendosi al suo avvocato): E' il suo primo processo?
AVVOCATO: No, sono già al quarto.
GATTO: E come sono andati gli altri?
AVVOCATO: Il primo l'ho perso ma ero emozionato. Al secondo mi sono preparato bene ma non l'ho vinto.
GATTO: E il terzo?
AVVOCATO: Il mio assistito si è preso solo l'ergastolo.
GATTO: Solo?
AVVOCATO: Beh, lei rischia la testa.
GATTO: La testa?
AVVOCATO: Si, ma stia tranquillo, andrà tutto bene, questa volta non posso perdere.
GATTO: Ma....
GIUDICE: Silenzio in aula. Cancelliere. 
CANCELLIERE: Si?
GIUDICE: Il giuramento.
CANCELLIERE: Giuro di dire la verità, tutta la...
GIUDICE: Non lei l'imputato.
CANCELLIERE: Giuri di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.
GATTO: Lo giuro.
GIUDICE: Bene, Avvocato può cominciare con le domande. 
P.M.: Grazie Vostro Onore. E' vero che lei apparteneva a un vecchio mugnaio?
GATTO: Si.
P.M.: Ed è vero che il mugnaio morendo l'ha lasciata in eredità al più giovane dei suoi figli?
GATTO: Esatto.
P.M.: Risponde a verità che lei, dopo essersi fatto dare un paio di stivali, ha costretto il suo padrone a fingere di essere il Marchese di Carabas?
GATTO: Si.
P.M.: Dunque lei ammette la colpa.
GATTO: Quale colpa?
P.M.: Lei ha usato il suo padrone per poter entrare nelle grazie del re.
GATTO: No.
P.M.: E in seguito per impossessarsi del castello dell'Orco.
GATTO: No.
P.M. (rivolto al Giudice): Vostro Onore, costui, con astuzia e malvagità, ha usato il suo padrone per imbrogliare il re e sopprimere l'Orco nascondendone il cadavere. Chiedo che venga condannato alla pena di morte.
AVVOCATO: Mi oppongo.
GIUDICE: Opposizione respinta. Avete altro da aggiungere avvocato?
P.M.: No, Vostro Onore.
GIUDICE: E voi, avvocato, avete qualche domanda da rivolgere al teste?
AVVOCATO: Nessuna domanda.
GATTO: Ehi, così non vincerete alcun processo. Ne va della mia testa.
GIUDICE: Imputato, avete qualcosa da dire a vostra discolpa?
GATTO: Certamente. Questa accusa è falsa, a cominciare dall'eredità. In realtà io ero la vittima di quella situazione. Vostro Onore permettete che io vi mostri come sono andate le cose.
GIUDICE: Vi mostri? Come vi mostri?
GATTO: Si, se gli illustrissimi avvocati saranno disponibili, mi sarà più facile chiarire i fatti.
GIUDICE: Disponibili a che?
GATTO: A rappresentare gli avvenimenti avvenuti come se avvenissero ora.
P.M.: Mi oppongo.
GIUDICE: Respinta. L'idea mi piace e forse il processo sarà meno noioso degli altri.
CANCELLIERE: Che bello! Da bambina facevo sempre la parte dell'alabardiere al teatro delle suore.
P.M.: Io sono un avvocato accusatore e non un saltimbanco.
AVVOCATO: Appoggio la richiesta del mio assistito. Servirà a meglio far luce su quanto è realmente accaduto.
GIUDICE: Avanti dunque.
GATTO: Bene. Tenete questi fogli. Sono segnate le parti che dovete interpretare. Signori avvocati, Cancelliere, immaginate di essere tre fratelli il cui padre, lascia questo testamento. Avanti signor giudice, tocca a lei, lei era il padre.
GIUDICE: Figlioli, ecco le ultime volontà di vostro padre. Lascio al più grande il mulino, al mezzano il mulo e al più piccolo il gatto. E' Tutto ciò che possiedo. Che la foruna vi assista.
CANCELLIERE: Io non sono il più piccolo.
P.M.: Io sono il più grande.
AVVOCATO: Eh no, il più grande sono io.
CANCELLIERE: Un metro, non c'è un metro?
(Ha inizio un gioco in cui ciascuno cerca di essere più alto dell'altro)
GIUDICE: Fermi tutti. Silenzio. Silenzio o faccio sgomberare l'aula. Il testamento parla del più grande nel senso dell'età e non dell'altezza. Chi è il più giovane fra voi?
AVVOCATO: Io.
GIUDICE: Ecco il gatto è suo.
P.M.: Ben detto. Buona fortuna fratello.
CANCELLIERE: Uno e settantuno. Un metro e settantuno. A me il mulino, a me il mulino, sono io il più grande.
P.M.: Asino, a te va il mulo così farete una coppia perfetta insieme.
CANCELLIERE: Ma come?
P.M.: Vieni te lo spiego dopo. A pensarci bene: muli e mulini stanno bene vicini.
CANCELLIERE: Ma il mulo è più grande del mulino?
(Si siedono)
AVVOCATO: I miei fratelli potranno campare onestamente mettendosi in società; ma io quando mi sarò mangiato il gatto e mi sarò fatto un bavero con la sua pelliccia, dovrò rassegnarmi a morire di fame. Approposito dove si è cacciato? Micio, micio, micio, micio.... dove sei bel micetto, vieni qua.
GATTO: A che pro?
AVVOCATO: Voglio mangiar... voglio conoscerti meglio.
GATTO: Sono un gatto: non sono matto.
AVVOCATO: Voglio solo stritolar... accarezzarti.
GATTO: Solo a un patto: che non finisca su un piatto.
AVVOCATO: No, su un piatto no. Direttamente in padella: arrosto o stufato.
GATTO: Se è per questo, ti garantisco che mi hai già stufato ma preferisco essere stufato che diventare stufato.
AVVOCATO: Vieni qua, (L'avvocato insegue il gatto) fermati, ubbidisci al tuo padrone.
GATTO: Tu non sei il mio padrone.
AVVOCATO: E invece si.
GATTO: Non è vero.
AVVOCATO: E' vero. Lo afferma il testamento.
GATTO: Cosa sento? Il testamento? mi credi senza testa? menti!
AVVOCATO: Anche tu hai un testamento?
GATTO: Si.
AVVOCATO: E dove? cosa dice?
GATTO: Eccolo. Qua, davanti a te: testa, mento e tutto il resto e dicono che vogliono vivere per tanti anni ancora, svegli e in piena salute.
AVVOCATO: Ah, mi prendi in giro? 
GATTO: Qui se c'è qualcuno che vuol prendere l'altro, quello sei tu.
AVVOCATO: Gattaccio dei miei stivali. Bada che la mia pazienza ha un limite. Stai attento.
GATTO: Un momento! Dove sono?
AVVOCATO: Chi?
GATTO: Gli stivali.
AVVOCATO: Quali stivali?
GATTO: I miei.
AVVOCATO: Tu possiedi degli stivali?
GATTO: Eh no, non ancora.
AVVOCATO: E allora?
GATTO: Ma tu hai detto "gattaccio dei miei stivali".
AVVOCATO: E' vero.
GATTO: E allora perché io non possiedo un paio di stivali?
AVVOCATO: Non lo so. Non capisco. Ma mica ho detto "stivali del mio gattaccio".
GATTO: Già! ma se il padrone di un gatto ha una casa: il gatto ha una casa; se il suo padrone ha del latte: il gatto beve il latte. Se tu affermi di essere il mio padrone e porti gli stivali: anche il tuo gatto deve indossare un paio di stivali.
AVVOCATO: Ah! ma io come faccio? Ho solo quattro soldi. Saranno appena sufficienti per un paio di stivali. E poi come farò a campare?
GATTO: Non affliggerti, padron mio. Con quegli stivali potrò camminare tra i rovi senza ferirmi. Procurami anche un sacco e ti dimostrerò che la parte che ti è toccata non è tanto misera come credi.
AVVOCATO: Non ho altra scelta. Vado dal calzolaio.
GATTO: Bene, vai pure e dì a mastro Ciabatta che li voglio neri e col tacco. Chiedigli che ti faccia credito. Lo pagheremo presto.
P.M. (interrompendo la dimostrazione dei fatti): Avete sentito? il gatto è reo confesso. Con questa deposizione si è accusato da sé.
AVVOCATO: Ha solo dimostrato di aver agito per legittima difesa, signor giudice. Chi, di fronte alla minaccia di essere sgozzato e divorato, chi non avrebbe reagito così?
GATTO: E poi, come i fatti dimostreranno, io non ho mentito.
GIUDICE: Siamo solo all'inizio, Avvocato, lasci proseguire l'imputato nella ricostruzione dell'accaduto.
CANCELLIERE: Come sono andata? Posso ritenermi la rivelazione dell'anno?
GIUDICE: Non proprio.
CANCELLIERE: L'astro nascente?
GIUDICE: L'astro nascente? No, qualcosa di più.
CANCELLIERE: Più di un astro nascente?
GIUDICE: Si, un disastro vivente. Andiamo avanti.
Riprende la dimostrazione dei fatti.
AVVOCATO: Ecco gli stivali ed ecco il sacco.
GATTO: Ben fatto. Fidatevi di me.
AVVOCATO: Lo spero. Mi capitava di osservarti mentre ti fingevi morto per ingannare i sorci e catturarli. Mi auguro che la tua astuzia mi sia d'aiuto. Del resto il sacco è di juta. E, come dice quel famoso proverbio del Caucaso: "Chi ha la juta, qualcuno l'aiuta. (Si siede)
GATTO: Piazzerò qua il sacco con un pò di erbetta tenera e, quando un coniglio entrerà per mangiarla, sarà uno scherzetto intrappolarlo. Ecco fatto, non ci rimane che aspettare.
Il Cancelliere e il Pubblico Ministero si mettono tra il sacco e il gatto.
CANCELLIERE: Senta avvocato vorrei proporle uno scambio.
P.M.: Che scambio?
CANCELLIERE: Nella prossima scena io dovrei interpretare la parte della figlia del re.
P.M.: E io quella del cuoco di corte, ebbene?
CANCELLIERE: Io sono sempre stata eccellente nella parte dell'alabardiere e non me la sento di interpretare la parte della principessa.
GATTO: Signori, sareste così gentili da spostarvi un po' più in là. State rovinando la mia battuta di caccia.
P.M.: Ma la parte dell'alabardiere qui non è prevista.
CANCELLIERE: Purtroppo è vero ma mi accontenterei di interpretare il cuoco di corte.
P.M.: E io dovrei interpretare la principessa?
CANCELLIERE: Si.
P.M.: Ma lei è matta.
GATTO: Signori, vi prego, risolvete le vostre questioni da un' altra parte.
CANCELLIERE: La principessa non mi piace.
P.M.: A me non piace nulla ma la principessa men che meno.
GATTO: La mia battuta di caccia!
CANCELLIERE: La prego.
P.M.: Non insista. (Esce)
CANCELLIERE: Voglio fare l'alabardiere.
GATTO: La mia battuta di caccia.
CANCELLIERE: Avvocato mi aspetti. (Esce)
GATTO: Per la barba di un pifferaio magico! Credevo proprio di non riuscire più a liberarmene. Ehi! guarda un po'. Nonostante il trambusto un coniglio è entrato nel sacco. Preso...gnam gnam gloup ciomp gnam ciom ciom brut...ottimo. Oh, ma che sciocco! non dovevo mangiarmelo. Ora mi toccherà aspettare ancora. Ma no, che fortuna, eccone un altro. (Anche questo viene divorato dal gatto). Ma sto proprio rincitrullendo. Se continuo così non ci sarà più selvaggina perché me la sarò mangiata tutta io. Cambierò posto e prenderò qualche precauzione. (Si imbavaglia e esce).




LA CORTE REALE
CANCELLIERE: Vostro Onore, a questo punto dovrebbe esserci la scena della Corte Reale. Se mi consentite mi sono permesso di scrivere una poesiola al riguardo e sarei felice di poterla declamare per introdurre la nuova scena.
AVVOCATO: Beh, sentiamola.
P.M.: Purché si sbrighi.
GIUDICE: Avanti, la ascoltiamo.
CANCELLIERE: Titolo: Corte Reale. Oh, Corte Reale! / sei reale o irreale? / Per me sei reale e non irreale / sei forte e leale, Corte Reale. / Sei il nostro ideale ma...reale, / sei Reale e reale. / E voi, Altezza Reale / non siete certo corto e irreale, / anche la vostra altezza è reale / o Altezza Reale. / "Specchio, specchio delle mie brame, qual'è la Corte Reale più regale del Reame?" / "La più regale sei tu, che regalo vuoi di più?"
Durante l'esposizione della poesia avvengono scene di insofferenza e di disgusto da parte dei presenti.
AVVOCATO: Che schifo! (Esce)
GIUDICE: Spero che lei non abbia messo agli atti questa robaccia. Cestini subito tutto quanto e andiamo avanti. Noi abbiamo realmente una fame reale e desideriamo un banchetto regale. Sentiamo cosa ha da proporre il cuoco di corte. (Entra il cuoco visibilmente contrariato). Ma che ha fatto?
P.M.: Una scottatura: mi sono distratto mentre ascoltavo quella schifez.. magnifica poesia declamata con garbo dalla vostra figliola.
GIUDICE: No no, è una schifezza, potete ben dirlo. La mia figliola dovrà dedicarsi ancora a lungo per affinare quest'arte. Anche se io spero che ci rinunci del tutto. Mi auguro di udire da voi ben altri versi. Dunque cosa ci avete preparato di gustoso oggi?
P.M.: Il menù di oggi: antipatici misti, pasta pesta al pesto, girocollo di pollo, parata fessa di patata lessa e torta ritorta al rum.
GIUDICE: Possibile che non ci sia mai l'opportunità di mangiare della selvaggina? Mi piace così tanto la selvaggina. Non so cosa darei per una lepre in salmì o per l'anatra all'arancia o per un risotto con le quaglie.
GATTO: (inchinandosi) Maestà.
GIUDICE: Tagliate subito la testa a quel gatto impertinente che ha osato presentarsi a me senza....che avete lì?
GATTO: Un coniglio di riserva che il mio padrone, il signor Marchese di Carabas, mi ha incaricato di presentarvi per parte sua.
GIUDICE: Cosa odono le mie orecchie e cosa vedono le mie fosche pupille: un coniglio in carne ed ossa! Cuoco cucinatelo immediatamente e guai a voi se lo fate bruciare. Come avete detto che si chiama il vostro padrone?
GATTO: Marchese di Carabas.
GIUDICE: Mai sentito nominare. Dite al Marchese di Baracas che lo ringrazio molto.
GATTO: Ho lasciato nelle cucine anche due pernici e un fagiano...
GIUDICE: Riferite al Marchese di Sarabac che gli sono molto riconoscente.
GATTO:...quattro quaglie e una gallina faraona...
GIUDICE: ... che lo ricompenserò abbondantemente.
GATTO: ...una lepre e tre anatre selvatiche...
GIUDICE: ..desidero conoscerlo immediatamente.
GATTO: Riferirò. (Esce)
GIUDICE: Però che uomo quel Rabacas!
CANCELLIERE: Carabas, padre, Carabas. Come fate a dirlo se non lo conoscete?
GIUDICE: Da solo ha preso più selvaggina di tutti i cacciatori del re messi insieme.
CANCELLIERE: Ma Maestà! L'ultimo cacciatore l'avete cacciato voi perché si era cacciato in un bel pasticcio di fegato d'oca preparato in vostro onore dal cuoco di Corte.
GIUDICE: E quello prima l'ho cacciato perché era un cacciatore che invece di cacciare la cacciagione, nel senso di darle la caccia, la cacciava nel senso di mandarla altrove e, ogni volta, si presentava a me con un pugno di mosche. Puah! Ora, però, con questo Marchese di Rasbacas...
CANCELLIERE: Carabas.
GIUDICE: Appunto, Baracas, credo proprio di aver trovato il mio salvatore. Andiamo a mangiare qualcosa. Poi andremo a conoscerlo.
Escono. Entrano il Gatto e l'Avvocato.
AVVOCATO: Si può?
GATTO: Certamente, venga avvocato.
AVVOCATO: Dove sono gli altri?
GATTO: Sono andati a prendere un caffé. Il processo riprenderà tra dieci minuti.
AVVOCATO: Non posso più difendervi.
GATTO: Come? ma siete impazzito? che vi succede?
AVVOCATO: Ho un grosso...problema, enorme.
GATTO: Cioè?
AVVOCATO: Mi si sono scuciti i pantaloni.
GATTO: Ah ah ah!
AVVOCATO: Ridete, ridete, ma che figura ci faccio io. Rischio di diventare lo zimbello del tribunale. Mi radieranno dall'albo, non potrò più guardare in faccia i miei colleghi e camminare a testa alta per le vie della città.
GATTO: Eeh, per un taglio nel di dietro dei pantaloni! Comunque non preoccupatevi. So io come rimediare. Da ora in poi voi sarete il Marchese di Carabas. Ricordatevelo. Carabas. Come vi chiamate?
AVVOCATO: Federico.
GATTO: No, voi siete Carabas, Carabas, capito? Ora andate di là e aspettate fiducioso.
AVVOCATO: Ma io non ce la faccio ad aspettare.
GATTO: Occhio! non fate orecchie da mercante. Ho naso in queste cose e con un po' d'astuzia e un po' di tatto... comunque: acqua in bocca.
AVVOCATO: Acqua in che?!?
GATTO: E' un modo di dire, andate di là, andate.
Rientrano gli altri.
GATTO: Maestà.
P.M.: Signor giudice.
GATTO: Illustrissima Maestà.
P.M.: Eccellentissimo Signor giudice.
GATTO: Suprema Maestà.
P.M.: Giudice Supremo.
GATTO: Divina Maestà.
P.M.: Insuperabile Maestà.
GATTO: Appunto.
P.M.: No...
GIUDICE: Ma insomma! decidiamoci. O l'uno o l'altro. Che volete Pubblico Ministero?
P.M.: Costui mi confonde. Voglio ricordare ai fini processuali che il gatto, cacciando nella sua riserva, cioè, nella riserva del re, è un cacciatore di frodo.
GATTO: Eh no! Ho cacciato lepri, pernici, fagiani. Ma non ho mai cacciato un frodo.
P.M.: Ma il frodo non è...
GATTO: Lo sappiamo benissimo cos'è un frodo. Ne ho visti a frotte di frodi. 
P.M.: Il frodo non è...
GATTO: Vostra Maestà avrà sicuramente bevuto ancora il brodo di frodo oppure avrà assaporato la delizia di un frodo sodo. C'è chi preferisce il frodo freddo a quello caldo. Comunque è sempre meglio un frodo di un finferlo.
P.M.: Un finferlo?!?
GATTO: Ecco, vedete, non conoscete nemmeno i finferli. Siete un incompetente. E ora possiamo continuare con la dimostrazione dei fatti? Maestà, il mio padrone, il Marchese di Carabas, ha rischiato di annegare e, mentre faceva il bagno nel laghetto vicino, i ladri gli hanno rubato i vestiti.
GIUDICE: Procurate immediatamente dei vestiti nuovi per il Marchese di Sacarab.
GATTO: Carabas.
GIUDICE: Appunto. Finalmente potrò fare la conoscenza di questo nobile generoso.
CANCELLIERE: Mi dica messer gatto, il Marchese di Carabas è sposato?
GATTO: No.
CANCELLIERE: No?
GATTO: No.
CANCELLIERE: Ma proprio no?
GATTO: Si.
CANCELLIERE: Ah, si!
GATTO: Nooo.
CANCELLIERE: Insomma, si o no?
GATTO: No, è celibe.
CANCELLIERE: Oh! poteva dirlo subito. Ed è un bel giovanotto?
GATTO: Sii...
CANCELLIERE: Insomma, si o no?
GATTO: Giudichi lei stessa. Ecco il Marchese di Carabas.
AVVOCATO (Entra indossando un paio di pantaloni sproporzionati e si rivolge al gatto): Non sono proprio della mia misura! Maestà, le porgo i saluti del Marchese di Carabas che io rappresento ma non che rappresento perché in realtà io sia un altro ma perché egli è me medesimo ovvero io sono lui medesimo e noi...
GATTO: Basta così, basta così.
GIUDICE: Finalmente ho il piacere di conoscerla caro Carasab.
AVVOCATO: Carabas.
GIUDICE: Appunto.
AVVOCATO: Il piacere è tutto mio Maestà.
GIUDICE: Eh no. Il piacere è mio.
AVVOCATO: Non vorrei contraddirla ma il piacere è anche mio.
CANCELLIERE: Per la verità anch'io ho il piacere di...
GIUDICE: Figlia mia di che ti impicci. Io ho piacere a...
CANCELLIERE: Un terzo di piacere è mio, padre, a meno che anche lei messer gatto abbia piacere...
GATTO: Sono lieto che vi siate conosciuti e penso sia meglio che tutti insieme ci rechiamo al palazzo del Marchese.
AVVOCATO: Giusto...che palazzo?
GATTO: Il suo.
AVVOCATO: Ah già, il mio! Ma io non ho...non ho avvisato la servitù.
GIUDICE: Com'è il suo palazzo, Marchese?
AVVOCATO: Il mio palazzo...è un palazzo...quadrato, rettangolare, quasi circolare. C'è una torre.
CANCELLIERE: Una sola?
AVVOCATO: Su un lato. Sull'altro lato ce n'è un' altra, ma, vista da giù, sembrano due.
CANCELLIERE: E dov'è?
AVVOCATO: Per terra.
GIUDICE: Come, per terra? Ah! vuol dire che c'è anche il fossato?
AVVOCATO: Si.
GATTO: (Rivolgendosi sottovoce all'avvocato) Stia un po' più sulle generali con la descrizione.
AVVOCATO: A volte c'è l'acqua nel fossato, altre volte no. Anzi qualche volta lo riempiamo di terra e sparisce del tutto.
GIUDICE: E il ponte levatoio?
AVVOCATO: Lo leviamo.
CANCELLIERE: Meraviglioso! così ogni volta è diverso.
AVVOCATO: Proprio così.
GIUDICE: Molto curioso. E' grande?
AVVOCATO: Beh, grande grande no però non si può dire neanche che sia piccolo. Sarà così... (Indica con le mani una forma molto piccola. Gli altri lo guardano esterefatti) il modellino; così era il modellino...il palazzo (allarga le braccia)...questa è una porta.
CANCELLIERE: Ci sono merli sulle mura?
AVVOCATO: Certo, una volta ho visto anche due cicogne.
GATTO: Sarà meglio che andiamo a vederlo questo castello, così non perdiamo altro tempo e non rischiamo di fare castelli in aria. Io vi precederò per avvisare la servitù. (Esce).
GIUDICE: Un momento. Noi intanto qui che si fa?
P.M.: Non potremmo finirla qui? Ce n'è a sufficienza per condannarlo all'ergastolo.
GIUDICE: Ma non dica sciocchezze! Proprio ora che comincio a divertirmi. Si lasci andare, avvocato, anzi dirò di più, avvocato, si lasci andare.
P.M.: Ma io finora ho fatto solo un fratello e il cuoco. Un po' poco.
GIUDICE: Per forza, continuate a lamentarvi. Su, andiamo a sentire cosa ha da proporci quel diabolico gatto. (Escono)
AVVOCATO:Volevo approfittare del fatto che siamo rimasti soli per esternarvi la mia ammirazione. La vostra interpretazione della principessa è stupenda.
CANCELLIERE: Oh, grazie! Peccato non abbiate potuto vedermi quando interpretavo l'alabardiere al teatrino del collegio. Fu la mia migliore interpretazione. Ma anche voi siete bravissimo.
AVVOCATO: Grazie, grazie. Volevo anche dirvi che siete molto carina e che...
GATTO: Ehi, voi due! Tenete queste robe. (porge loro attrezzi e cappelli da contadino) Brava gente, se non direte al re che tutto questo grano appartiene al Marchese di Carabas, sarete tagliati a pezzettini come carne da salsiccia.
AVVOCATO: Grazie per averci avvisati. (esce il gatto, entra il re)
CANCELLIERE: Maestà.
GIUDICE (con il copione in mano): Buongiorno brava gente. Vi sarei grato se mi diceste a chi appartengono tutti questi campi di grana.
CANCELLIERE: Di grana?
AVVOCATO: Nuova scoperta della moderna tecnologia agricola: si seminano gocce di latte, spuntano forme di grana.
GIUDICE: Beh, che c'è? Io questo devo chiedere: a chi appartengono questi campi di grana.
CANCELLIERE: Si, di parmigiano reggiano.
AVVOCATO: Faccia un po' vedere. E' un errore di stampa. I campi sono di grano, non di grana.
GIUDICE: Va beh! Grano, granturco o gramigna ma a chi appartengono?
Avvocato e Cancelliere cantano sul motivo di "Maramao perché sei morto?"
AVVOCATO: Carabas Marchese accorto,
pane e vin non mancan mai,
l'insalata è là nell'orto
e contenti siamo noi.
AVVOCATO E Viva lui, Carabas,
CANCELLIERE: cantiam tutti in coro
Carabas, Carabas
tanta gloria al nostro ras
CANCELLIERE: Le contadine innamorate 
che lo vedono passare,
nelle ceste gli ananas,
gridan: viva Carabas.
GIUDICE: Ah, ma allora il Marchese di Carabas è ricco! E a chi appartengono quei frati laggiù?
AVVOCATO: Ma quali frati!
GIUDICE (controllando il copione): Quei prati laggiù.
CANCELLIERE: Al Marchese di Carabas.
GIUDICE: E quei boschi quaggiù?
CANCELLIERE: Al Marchese di Carabas.
GIUDICE: E quelle pecore?
CANCELLIERE: Al Marchese di Carabas.
GIUDICE: E quei..?
CANCELLIERE: Al Marchese di Carabas.
GIUDICE: E..?
CANCELLIERE: Al Marchese di Carabas.
GIUDICE: !?!
CANCELLIERE: Carabas.
GIUDICE: Ma è ricchissimo! Sono proprio curioso di vedere dove abita? (esce).
AVVOCATO: Come stavo cercando di dirle prima, lei è molto carina...
Rientra il gatto.
GATTO: Brava gente.
AVVOCATO: Ma non si può stare soli un momento!
CANCELLIERE: Anche lei vuol sapere a chi appartengono quelle terre?
GATTO: No, mi interessa sapere a chi appartiene quel castello.
AVVOCATO: E' un castello lercio che appartiene a un orco sudicio.
GATTO: Uhm! E' una faccenda sporca. (fa per uscire)
CANCELLIERE: Dove va?
GATTO: A far visita all'orco.
CANCELLIERE: Ma è una serpe aspra.
GATTO: Starò attento a non farmi mordere.
AVVOCATO: L'orco lercio è una buccia marcia sulla quale è meglio non scivolare.
GATTO: Cercherò di non metterci il piede sopra.
CANCELLIERE: E' un morso gigantesco al cuore.
GATTO: Penserò di avere un cuore di pietra.
AVVOCATO: E' un cane malvagio che ringhia e fa spavento.
GATTO: Eh no! non tiratemi in ballo i cani: non li sopporto. Ma insomma! quante cose è questo orco?
CANCELLIERRE: E' un mago maligno che si trasforma.
AVVOCATO: Assume qualsiasi forma.
CANCELLIERE: Si sforma e si riforma.
AVVOCATO: Non puoi seguirne l'orma.
GATTO : Per la barba di un pifferaio magico! dovrò tenere gli occhi ben aperti e usare tutta la mia astuzia.

IL CASTELLO DELL'ORCO
ORCO: Pazzo, chi osa entrare nel mio palazzo?
GATTO: Messer gatto: vostro umile servo, eccellenza. E..e...ecci!
ORCO: Paura eh?
GATTO: No, polvere. Orco un poco roco, vivi in un loco sporco.
ORCO: Mi piace tanto lo sporco che mangerei anche quello. Ma tu come sai chi sono?
GATTO: La vostra fama è pari alla vostra fame.
ORCO: E non hai paura?
GATTO: Tantissima eccellenza, dai baffi alla coda.
ORCO: Ammiro la tua schiettezza, ti divorerò con un po' di rammarico. Ma qual'è il motivo che ti ha spinto fin qui?
GATTO: Mi hanno detto che voi avete il dono di potervi mutare in qualsiasi specie animale. E' vero? Ad esempio in un leone o addirittura in un elefante.
ORCO: Verissimo. Vuoi che mi trasformi in elefante o in leone?
GATTO: In leone: è un mio lontano parente.
ORCO: Benone, vada per il leone ma bada..
GATTO: Si?
ORCO: Che tipo di leone?
GATTO: !?!
ORCO: C'è il leone di Lione, nato in cattività e, per questo motivo, più cattivo degli altri. Oppure c'è il leone senza nome: è un leone né Leo né Ne, si chiama con un fischio e arriva a balzelleoni. Poi c'è il leone frittellone.
GATTO: Una pasta di leone?
ORCO: No, al contrario, chi lo incontra è fritto.
GATTO: Ma non c'è un leone un po' più mite?
ORCO: Il leone beone.
GATTO: Sta bene questo.
ORCO: E sta bene anche a me. Del resto non voglio rischiare di sbranarti da leone, voglio divorarti da orco. Stai a vedere.
(L'orco si trasforma in leone)
Su non temer, su non tremar, sono un leone mite;
non ho timor, non ho tremor, possiedo sette vite.
Mi fa venir la bile chi dice che son vile,
allor, da buono e mite, divento dinamite.
Guai ad accendere la miccia: micio mi sei amico o nemico?
GATTO: Ti sono amico se non mi fai del male ma, se mi fai del male, l'amicizia a che vale?
ORCO: Data la domanda posta, ben data la risposta. Ora rispondi a questa: vai a caccia di guai o guai a chi va a caccia?
GATTO: E' nei guai chi va a caccia di guai e non scaccia guai chi caccia guai. Piaccia o non piaccia a domanda riposta non si scosta la risposta.
ORCO: Non hai peli sulla lingua matto d'un gatto.
GATTO: Se è per questo nemmeno teli sugli occhi, veli su per il naso o meli nelle orecchie.
L'orco riprende le sue fattezze originali.
ORCO: Ah ah ah ah! Sei buffo messer baffo. Mi dispiacerà un po' di mangiarti. Ti concedo un ultimo desiderio.
GATTO: Mi hanno detto, ma questo non lo credo affatto, che avete anche il potere di assumere la forma di animali piccoli, ad esempio di un sorcio. Penso che mi abbiano raccontato una bella frottola.
ORCO: Ah no? Non ci credi? Detto fatto: eccomi trasformato in ratto.
L'orco si trasforma in topo e il gatto se lo mangia.
GATTO: Mangiato il topo, raggiunto lo scopo.
Entrano Giudice, Avvocato e Cancelliere.
GIUDICE: E' permesso?
GATTO: Benvenuti nel castello del Marchese di Carabas.
CANCELLIERE: Oh! ma allora è proprio il vostro.
AVVOCATO : Si, ora, lo riconosco. (cenni di intesa col gatto).
GATTO: Su, l'ultima scena, l'ultima scena e poi il verdetto.
GIUDICE: Comincio io, l'ultima spetta a me. Com'è che fa? Ah, si. Signori, oggi qualcuno di voi mi tradirà.
GATTO: Ma che dice? L'ultima scena, non l'ultima cena.
GIUDICE: Ah, perbacco! Mi pareva che qualcosa non quadrasse. Scusate, mi sono lasciato prendere la mano. Dunque, caro Marchese di Taracas.
AVVOCATO: Carabas.
GIUDICE: Appunto! Sarei lieto di concederle la mano di mia figlia.
AVVOCATO: E io sono onorato e lieto di accettare, Maestà. Principessa.
CANCELLIERE: Avvocato.
GATTO: Ecco, la vicenda che mi riguarda finì proprio così, con un lieto fine.
GIUDICE: Perbacco, abbiamo già terminato? Ma non si potrebbe continuare? Ora io potrei ordinare al Marchese di Pataciac di sconfiggere un gigante che semina terrore e fa crescere la paura nel mio regno e voi messer gatto lo potreste aiutare.
GATTO: Ma Vostro Onore, la mia storia finisce qua.
GIUDICE: Oppure un malvagio stregone fa cadere su di noi un tremendo incantesimo. Non facciamo in tempo a spostarci che..zac.. ci ritroviamo trasformati in statue: io in quella di un coraggioso condottiero.
CANCELLIERE: Io in quella di un alabardiere.
GIUDICE: E voi...
AVVOCATO: Vostro Onore, mi consenta, la ricostruzione dei fatti è questa. Ora bisogna concludere il processo e dichiarare messer Gatto colpevole o innocente.
GIUDICE: Va beh, Pubblico Ministero.
P.M.: (ancora con voce da orco) Che c'è? chi osa disturbarmi?
GIUDICE: Ma che fate? Voi siete morto.
P.M.: Morto io? Illusi, io non sono mai morto.
GATTO: Proprio quello che io volevo dimostrare.
GIUDICE: Come non siete morto?
P.M.: Mi sono già trasferito nella fiaba di Pollicino.
GIUDICE: Non vale.
CANCELLIERE: C'è un alabardiere nella fiaba di Pollicino?
AVVOCATO: Signori la recita è finita. Il mio assistito attende la sentenza.
GIUDICE: Pubblico Ministero la richiamo all'ordine. Ora si deve dare inizio all'arringa dell'accusa.
P.M.: Oh, è stato troppo bello! Nessun raggiro. E' stata una prova di lealtà, di astuzia, di ingegno. Questo gatto è straordinario.
AVVOCATO (rivolto al gatto): Credo che ce l'abbiamo fatta.
GATTO: Lo credo anch'io. Complimenti avvocato.
GIUDICE: Cancelliere.
CANCELLIERE: Si? Vostro Onore.
GIUDICE: Sta prendendo nota?
CANCELLIERE: Subito.
GIUDICE: E per quanto riguarda la cancellata forzata?
P.M.: E' stato un errore grossolano: il castello dell'orco non ha cancellata.
GIUDICE: Cancelliere l'ha cancellata?
CANCELLIERE: Cosa?
GIUDICE: La cancellata.
CANCELLIERE: Che cosa?
GIUDICE: La cancellata.
CANCELLIERE: L'ho cancellata cosa?
GIUDICE: Cancelliere, cancelli la cancellata!
CANCELLIERE: Ah, si. Non ho più gomma per cancellare. Dovrò fare domanda in cancelleria.
GIUDICE: E per quanto riguarda gli altri crimini contestati?
P.M.: Se qualche reato è stato sfiorato è solo per legittima difesa e ha rafforzato le doti di coraggio e la fedeltà dell'imputato.
GIUDICE: E' la prima volta che mi capita di ascoltare un' arringa dell'accusa così favorevole all'imputato. Lei, avvocato, ha altro da aggiungere?
AVVOCATO: Solamente che il gatto sia assolto con formula piena.
GIUDICE: Bene, credo non ci sia nemmeno bisogno di chiudersi in camera di consiglio.
CANCELLIERE: Imputato si alzi.
GIUDICE: Dopo attento esame dei fatti e dopo aver ascoltato le arringhe dell'accusa e della difesa, questa Corte ha deciso di dichiarare l'imputato innocente.
GATTO: Yuppih!
P.M.: Congratulazioni.
AVVOCATO: Meglio di così non poteva andare.
CANCELLIERE: Complimenti. Ecco i giornalisti.
Brusìo di voci che va crescendo.
GIORNALISTA: Vostro Onore, apprendiamo ora che messer Gatto è stato giudicato innocente.
GIUDICE: Esatto..
GIORNALISTA: Come si spiegano allora le menzogne dell'imputato nei confronti del suo ingenuo padrone?
GIUDICE: Ma quali menzogne! Piccole bugie quotidiane a fin di bene.
GIORNALISTA: Ah si? e il raggiro ai danni del re?
GIUDICE: Ma così il re diventerà nonno.
GIORNALISTA: Nonno? Non ci sembra un valido motivo per liquidare la questione. C'è anche violazione di domicilio con una cancellata forzata.
AVVOCATO: Abbiamo appurato che non esisteva alcuna cancellata.
CANCELLIERE: Io l'ho cancellata.
GIORNALISTA: Va bene, ma ci sono state anche truffa e raggiro.
GIUDICE: Macché raggiro, macché truffa. Quando uno è truffato subisce un danno. Qui tutti ne hanno tratto solamente vantaggi.
GIORNALISTA: Ah, si? E come la mettiamo con quel cadavere che non salta più fuori?
P.M.: (Con voce da orco) Stanotte verrò a farle una visitina.
GIORNALISTA: Come?
CANCELLIERE: Non è mai stato un reato che un gatto mangi un topo.
GIORNALISTA: Qui non si tratta di topi ma di un nobiluomo scomparso nel nulla.
P.M.:(Sempre con voce da orco) Stanotte verrò a tirarla per i piedi.
GIORNALISTA: Ma come! Che dice? Chi parla?
AVVOCATO: Si è trattato di legittima difesa. E poi voi confondete realtà e immaginazione. E' un po' pericoloso!
GIORNALISTA: Il pericolo vero siete voi. La sentenza è scandalosa. Tutto questo processo è una montatura.
P.M.: La corte ha deciso così.
GIORNALISTA: E' uno scandalo. Il più grosso scandalo di questo secolo. Noi protestiamo. Lo scriveremo sui nostri giornali. La gente deve sapere.
GIUDICE: Si, che la gente sappia.
GIORNALISTI: Vogliamo la pena di morte. Condannatelo. Al rogo il gatto con gli stivali.
Urla, sirene, spari, fari che girano vorticosamente. I protagonisti del processo si barricano, indossano elmetti e resistono.