Generazioni Scorrette

di

Alessandro Martorelli



Storie di persone, di situazioni e di emozioni socialmente non corrette



Barrumba, croci e cocaina

Ma come no! Certo che si!
Ho mai dato buca? Ok... ok mi correggo. Qualche volta è capitato, ma per cause di forza maggiore.
E poi vuoi che non venga a festeggiare il tu compleanno! Cazzo Mauri, entri ufficialmente negli "anta", deve essere una serata memorabile.
Stai invecchiando ciccio...
No, no amico mio! Sei tu che stai invecchiando! Anche se ho un paio  di anni più di te, sono più in tiro di uno di vent'anni.
No, coglionazzo, il Viagra te lo prendi tu! (ride)
Oh... ma insomma dimmi meglio...
Queste che vengono stasera quanti anni hanno? Lo sai no? Over 35 sono out. Mica ti vuoi rovinare il compleanno! Lo sai meglio di me che se a quell'età se sono sole un motivo c'è no?
Esatto... bravo... o sono pazze o sono divorziate, magari con prole. E sono due categorie che non sopporto.
E per favore evita anche quelle "rotte".
Come quali sono? Le ragazze rotte dai... quelle che stanno in quella fase "esistenzialista" della loro vita.
Esatto, bravo, quelle lì. Quelle che fanno tanto le fighe e poi scoppiano a piangere improvvisamente quando siamo al momento del dunque e ti martellano con le loro pippe mentali.
Questa serata deve essere memorabile. No no tranquillo, ho solo il solito impegno alle 6 e poi sono libero.
Hai prenotato il tavolo al Barrumba? Perfetto. E... (alludendo) agli "additivi"? Non è che mi ritrovo a vomitare per una giornata intera come l'ultima volta no? (ride) Ah ci pensa Giorgione...
Ok. Allora non mi resta che sentire Giorgione... Si, dai, dovremmo essere noi 3, Lucio e le tue amiche.
Perfetto! Sì sì, lo chiamo io Giorgione... Sono appena rientrato, fammi preparare e lo chiamo.
Allora a dopo! Ciao grandissimo! Cosa? Certo che sarò bello in palla! Che cazzo di domande mi fai?
Ciao... ciao...
(sorride e chiude il cellulare)
Sentiamo subito il Giorgione...
(si blocca e si guarda in giro, passa un dito sul pavimento e sbuffa)
Ma non è possibile!
E che diavolo! Mi sono raccomandato.
Ah, ma stavolta non gliela faccio passare liscia. Mi ha proprio rotto le palle questa. Adesso mi sente.
(prende il cellulare e compone un numero borbottando tra sé)
Pronto? Irina?
E così non va bella mia. Così non va proprio.
Come di che parlo? Ma possibile che ogni volta è la stessa storia? Eppure mi sembra di essere stato chiaro, no? Qui dentro deve brillare tutto come uno specchio!
E no che non lo è! Ma mi prendi in giro? Vuoi venire a vedere?
Eh si! "Io no capisco", tu non capisci solo quello che ti fa comodo, poi però quando si tratta di essere pagata capisci tutto.
(sbottando) Irina! Il pavimento non l'hai pulito perché è pieno di polvere, i fiori stanno morendo, e le vetrate lo vedo da qui che sono ancora sporche.
Non ricominciare con la storia che non ci arrivi a pulirle perché ti ho comprato l'attrezzo per farlo.
Eh sì, non lo so usare... Ma che ci vuole?
Basta basta, che mi stai facendo incazzare. Basta Irina, dalla prossima settimana non venire più che mi rivolgo ad un'altra.
Mi dispiace, ma è così. Non posso continuare a pagarti 7 euro l'ora per non fare nulla.
Lasciamo perdere e...
Non piangere! Smettila di fare questa sceneggiata. (seccato) Lo so che hai un figlio, lo so bene. Ma che ci posso fare io? E' colpa tua. Se non fai bene il tuo lavoro, questi sono i risultati.
(alzando gli occhi al cielo e sbuffando) O Dio Santissimo! Va bene va bene basta che la smetti. Ma è l'ultima volta capito? Se anche la prossima settimana fai un lavoro di merda, abbiamo chiuso ok?
Eh si... grazie... (chiude la comunicazione)
(tra sé) Dico io, elemosini il lavoro, uno te lo da, e poi lo fai male? Mah... capisco che bisogna aiutare chi è in difficoltà... ma mica te ne puoi approfittare poi.
Va beh, fammi preparare che qui si sta facendo tardi.
(guardando l'ora) Uh! La Contessa Terzanti! Quasi dimenticavo! Se non la chiamo quella cariatide si indispettisce e non sgancia più niente. (componendo il numero) Ci manca solo che per una stronzata mi perdo il maggior finanziatore di tutta la baracca. Allora sì che sarebbero guai.
(assumendo un tono di voce pacato)
Contessa carissima. Come sta?
Mi scuso se la chiamo in ritardo, ma sa, con la mia attività gli impegni spuntano fuori all'improvviso.
(in attesa) Sante parole Contessa. Lei sì che capisce le difficoltà che incontriamo ogni giorno.  La gente non si rende conto della delicatezza con cui si deve svolgere questo lavoro.
(in attesa) Sì esatto, Contessa. Lei ha perfettamente ragione, questo non è un lavoro, ma una vera e propria missione. Per fortuna ci sono delle sante persone come Lei, che ci danno una mano, un sostegno per portare avanti questo nostro compito.
Sì Contessa. Assolutamente, ho controllato ed è tutto a posto. Il suo bonifico è stato eseguito correttamente. (in attesa, poi ride forzatamente) Ma cosa dice? Lei è ancora in forze e soprattutto lucidissima. Lei ci seppellirà a tutti Contessa! Si fidi! (altra risata)
La ringrazio ancora, e la saluto. Ci vediamo domattina no? Perfetto. Buona serata Contessa.
(chiude la comunicazione, fissa il cellulare)
Cara la mia vecchia baldracca, speriamo tu possa campare altri cinquanta anni!
Cavolo è tardi! Ma prima devo chiamare Giorgione.
(effettua la chiamata)
Testa di minchiaaaaaaaaaaaaaaa! Hai staccato? Beato te.
Macché io ancora devo fare l'ultima. E certo, come no! Fallo tu il mestiere mio e poi vediamo. Sei tu quello che timbra e non fa niente tutto il giorno.
Comunque, ti chiamo per confermare stasera per il compleanno di Mauri. Sì, al Barrumba. E certo che ci stanno le ragazze. Me l'ha garantito lui. E si,  stai calmo lo sa quale sono le nostre direttive in merito (ride)Tu piuttosto come stai messo a... Come? Davvero? Da dove viene? Amsterdam? Deve essere roba buona allora. Dobbiamo farci un altro weekendino da quelle parti prima o poi. Dai dai che stasera mi sfascio alla grande!
Che? Ma chissenefrega! Lo so pure io che alle 8 devo stare bello lucido! Ma tranquillo, faccio come le altre volte. Tutta una tirata fino all'alba! E poi ci sei tu che mi rimetti in piedi con la tua pozione magica no? Ecco bravo. E adesso fammi andare che se faccio tardi mi devo sentire pure le lamentele.
A più tardi grandissimo!
(chiude la comunicazione)
Grandissimo Giorgione! Stasera mi faccio proprio male! Cavolo come è tardi!
(si gira spalle al pubblico e indossa il  collarino bianco, poi si volta e si rivolge verso l'alto)
E' inutile che mi fissi da lì con quell'aria imbronciata.
Sono un prete, mica un santo.
(poi incamminandosi verso l'uscita)
Sorelle carissime, preghiamo!

 
La quarta volta non si scorda mai


Ok ci siamo.
Movimenti veloci e decisi, niente incertezze.
Eh lo so Bob! Tu mi guardi e sorridi. Per te è facile, sarà la tua centesima rapina questa. Ma per me no. Per me è la quarta, e tutte da gregario. Non sono mai stato l'ariete.
Mi sto cagando addosso. Ma tu non lo saprai mai Bob. Mica mi voglio far prendere per il culo per tutta la vita.
Ok stiamo calmi. Due minuti e siamo fuori. Come in quel film. Come si chiamava? Ah si "I Killer". Quelli si che c'avevano le palle.  Due cazzutissimi minuti. Che ci vuole? Il tempo di una pisciatina e siamo fuori.
Respira respira respira...
Ok su il passamontagna.
Sono dentro.
L'agente alla mia sinistra, veloce veloce veloce...
(verso il pubblico) - Fermo così amico se non vuoi che ti pianti una pallottola nel cervello. E adesso cammina.

Bravo, così va bene. COSI' VA BENE!
Quanti sono? Tre clienti e quattro cassieri. Più questo idiota d'agente. Tutto come previsto.
(verso il pubblico) - Zitti! Se solo uno di voi cassieri si azzarda a premere l'allarme, qui siete tutti carne morta. Afferrato l'idea?

Ok, bravi, non fate gli eroi, perché non sarei nemmeno capace di sparare in aria! Bravi così restate fermi.
Perfetto. Un minuto e trenta e siamo fuori. Dov'è Bob?
Ah eccolo. Esatto, l'avevo dimenticato. Dobbiamo immobilizzare questo coglione d'agente. Ma che li mettono a fare? Tanto sono inutili.
Dai Bob, legalo bene.  Sbrigati però.
Ma perché è così calmo? Come cazzo fa ad essere così calmo???
E muoviti lardoso di merda! Vai a prendere i soldi delle casse! Se arriva la polizia giuro che ti sparo prima io.
(verso il pubblico) - Apritegli!

Bravo chicco, non fare l'eroe e apri quella porta di sicurezza.
Dai Bob, fai riempire quei sacchetti! Ma perché sei così lento? Dai dai dai! Un minuto. SOLO UN MINUTO!
Che c'è? Perché mi guardi? Che vuoi?
Aspetta aspetta! Perché c'è una sedia vuota? Dove cazzo è finita la cassiera?
(verso il pubblico) - Di chi è quel posto? E allora muoviti culona e riempi la borsa
Che idiota, l'avevo vista prima. Stava parlando con quell'altro coglione.

Devo stare calmo, non posso fare queste cazzate.
(verso il pubblico) - Chi ha parlato? Chi è stato? Ehi! Furbone! T'ho forse detto di parlare? Allora chiudi quella fogna.

Certa gente è proprio idiota. Che ti costa stare zitto? Poi succedono i casini e ci scappa il morto...
Non ci credo. Ancora sta parlando.
(verso il pubblico) - Ehi tu, sei sordo o cosa?

Adesso ti faccio stringere un po' le chiappe e vediamo se con una pistola puntata in fronte ancora parli.
(verso il pubblico) - Pensi che gioco? Allora piantala! Perché cazzo mi fissi così? Ti piaccio furbone? Hai voglia di ciucciarmi l'uccello? Ma che fai mi sfidi? Smettila di fissarmi! SMETTILA! Ecco bravo, non fissarmi più. E non abbassare la testa. Non devi vedere nulla. Non giù. Su!E adesso resta così, a guardare il soffitto, così non vedo più la tua faccia da cazzo.

Ma quanto ci mette Bob? Cristo santo quanto è lento. Sarà pure un esperto, ma cazzo quanto è lento.
E muoviti brutto lardoso ciccione! Dai dai dai! Trenta secondi. Trenta secondi e siamo fuori.
Chissà quanto abbiamo fatto... Spero qualche pezzo da mille, altrimenti...
Ma che fa quest’idiota? Sorride? Adesso mi fa incazzare davvero!

(verso il pubblico) - Che hai da ridere?Non mi prendere per il culo idiota! Non farmi saltare i nervi! Pensi che sono comico? Pensi che sono una specie di pagliaccio?Pensi che puoi prendermi per il culo?Smettila deficiente, smettila. Togliti quel ghigno del cazzo dalla faccia. Non farmi incazzare, te lo chiedo per favore. NON FARMI INCAZZARE!Tu prendimi per il culo, e diventi vermi per cibo!

Che ho detto? Vermi per cibo? Cristo santo non riesco nemmeno più a parlare.

Che cazzo si ride questo? CHE CAZZO SI RIDE? Si prende gioco di me. MI STA PRENDENDO PER IL CULO!

(verso il pubblico) - BRUTTO IDIOTA DEL CAZZO SMETTILA DI RIDERE!!!!.SMETTILA DI RIDERE! DEFICIENTE! SMETTILA! SMETTILA ALTRIMENTI T'AMMAZZO!SMETTTILAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!

Oddio. Che cazzo ho combinato?




Hai finito di fissarmi?

L’attore entra e si siede su una sedia.
Per alcuni secondi sfoglia il giornale in silenzio.

Guarda che ti ho visto. (continua a sfogliare il giornale in silenzio poi) L’hai rifatto. Ti ho visto. (c.s.) Ancora? (chiude il giornale e si rivolge ad un uomo a caso tra il pubblico) Ma che credi che sono scemo? Ti vedo. Almeno abbi la decenza di non farti accorgere. (pausa) Facciamo i finti tonti eh?
Mah… tutti così. Che poi che c’avrete da fissare?
Mica lo capisco. Cos’è che vi attrae in particolare? Mica ho la faccia verde e le antenne? Non mi sembra neanche di avere tre braccia. O quattro gambe.
E ho detto quattro gambe e non tre perché sennò subito ti si disegnava in faccia una battuta idiota.
Sbaglio?
Dai su, finiamola, altrimenti ritorni a casa con questo dubbio amletico, e sia mai che tu non riesca a dormire per causa mia!
Puoi smettere di fissarmi con quegli occhioni indagatori. Sono gay. Quindi bravo il mio Sherlock Holmes, la tua deduzione era esatta.
E magari adesso mi dici che non mi stavi fissando per quello, vero? Per favore, non fare il patetico. Dai Sherlock, facciamo aumentare il tuo grado di successo personale. Da cosa l’hai capito? Dal rossetto e dall’ombretto? Dallo smalto sulle unghie? Dalla parrucca bionda? Dalle arance che ho messo per fare le tette? Noooo… non è da questo, a meno che questa mattina io non sia stato rapito e drogato da un orda di drag queen al soldo di Platinette che dopo aver abusato di me, mi abbiano vestito a loro immagine e somiglianza, senza che io me ne accorgessi… E allora cos’è che ti ha provocato questa illuminazione rivelatoria in quella fantastica testolina? Il mio modo di sedere? Di leggere? Di bere il caffè? Niente eh? Va bene. Non importa. L’importante è che adesso tu sia finalmente felice e soddisfatto di questa tua esatta deduzione. Sono gay, e adesso che lo sai finalmente la tua vita assumerà una parvenza di significato.
E che facciamo non vogliamo festeggiare? Magari questa sera organizza una bella bevuta con i tuoi amici, e poi un bel puttan-tour della felicità. E tanto che ci sei, fatti un giro con qualche ragazzina dell’est Europa, così, giusto per affermare ancora di più la tua prorompente mascolinità.  Oppure preferisci il brivido del proibito con un bel trans nigeriano di due metri? E non sto parlando della sua altezza.

(riprende il giornale)
Cose da pazzi. Abbiamo la tecnologia per farci vivere su marte, ma socialmente ancora ci spaventano i topolini!
Lasciamo perdere va. Guarda, guarda pure. Cerca di non consumarmi però. Ma togliti quell’espressione dalla faccia. Di quale espressione parlo? Di quella che dice “Ma guarda che io sono un tipo aperto, a me non importa niente dei tuoi gusti sessuali, e poi ho un sacco di amici gay” Ecco. Di questa espressione.
Che poi, vorrei conoscerli tutti ‘sti amici gay che hai.
Se il tuo modo per fare amicizia è quello di fissarli insistentemente fino a quando non sbottano, non credo tu te ne sia fatti molti.
Che poi, adesso, dire di avere un amico o un’amica omosessuale sembra che sia di moda.
“Sai, ho un mio amico gay, ma devi vedere quanto è simpatico”. Ma che cavolo significa? Gay e simpatico sono termini opposti?
Che poi la cosa che mi fa più ridere dei maschi che veramente hanno amici gay, è vedere come si comportano in loro presenza.  Improvvisamente diventano dei maestri nell’utilizzo dei sinonimi insensati.
 Vi faccio un esempio. Diciamo che c’è una cena tra amici, tutti rigorosamente maschi alfa etero, e diciamo che uno, tra questi amici non è d’accordo sulla bellezza di, non so, di una megagnocca. Tipo Belen. Che poi, tra parentesi, se a qualche maschio non piace Belen, forse non è così maschio… ma tralasciamo queste tautologiche ipotesi e andiamo avanti. Ora, secondo voi, cosa diranno i suoi amici di questa sua considerazione? Più o meno, ritenendo un minimo margine di errore il sunto potrebbe essere: “Ahò! Ma che sei diventato frocio tutt’assieme? Non è che te comincia a piacé il flauto di carne? Magari preferisci un pisello da trenta centimetri che ti sfonda quel bel culetto?” (si ricompone) Forse sembra un po’ troppo colorito come linguaggio, ma vi assicuro che mi sono contenuto. Comunque, mettiamo che ora, insieme a quegli amici orgogliosamente etero, ce ne sia uno omosessuale. Bene, lo stesso concetto, improvvisamente, verrebbe espresso così: “ Ahò! Ma che sei diventato… scemo tutt’assieme? Non è che te comincia a piacé il flauto… traverso? Magari preferisci un …trapano da trenta centimetri che ti sfonda quel bel… muretto?”
Neanche ci si trovasse in una congrega di catechisti.
E non ditemi che non è così. Prendiamo poi i casi in cui si utilizzano dei modi di dire. Ora, sin da quando si sono accorti di essere maschi li hanno pronunciati in un determinato modo. Ma con un amico gay nei pressi, improvvisamente questi vengono sostituiti da versioni ripulite. L’insulto “Vattela a pija ‘n der culo” diventa un meno traumatico, ma più definitivo “va a morì ammazzato”.  La minaccia “Se te pijo te sfonno er culo”  diventa un più cavalleresco “Se ti prendo, ti riempio di cazzotti” e il proverbio “So’ tutti froci col culo degli altri” si trasforma completamente in una parafrasi  ottocentesca tipo:“E’ sicuramente più facile esprimere dei giudizi e commenti su fatti o cose che non riguardano personalmente la nostra essenza, ma quella di qualcuno a cui tali fatti o cose sono capitate”.
Ma per favore!
Per non parlare poi delle donne. Ah, le donne, che affascinante idiozia.
Non si sa per quale motivo loro non desiderano solamente avere un amico gay. Ma lo bramano! Lo cercano dappertutto e si riconoscono facilmente. Vanno da Zara o Ikea con la stessa frequenza con cui io prendo un caffè al bar. E si aggirano furtive e guardinghe, facendo finta di essere interessate a chissà cosa. Non appena individuano un potenziale omosessuale, lo pedinano e cercano il momento buono per attaccare bottone. Di solito cominciano a parlare ad alta voce, per farsi notare, usano frasi del tipo “Madonna che bella questa maglia, ma chissà come mi sta?” o “Chissà se le piastrelle verde acido della cucina fanno pandant con quei mobiletti rosa shocking?”
Non si sa per quale motivo, ma la donna pensa che tu, in quanto gay sia stilista o arredatore, al limite architetto, e ti vorrebbe al suo fianco. Per lei, l’amico gay ideale è un ibrido tra Enzo Miccio e Fuksas.
E che poi sia anche il suo psicologo personale, che gli spieghi perché si innamorano sempre del maschio più stronzo.
Beh, care ragazze, vi rivelo un segreto. Io sono un fisico quantistico, e a me delle vostre turbe mentali, non me ne frega niente! Lasciatemi in pace! Lasciateci in pace! Rompetevi le scatole tra di voi, nella vostra ristretta cerchia di ormoni impazziti stile Sex and the City!

(riprende il giornale)
Roba da matti. Una volta noi eravamo quelli particolari, quelli strani, quelli malati… La feccia della società. Adesso siamo “in”, siamo “cool”, siamo “trendy”. Ma per favore!
In un caso o nell’altro siamo etichettati.  Dobbiamo sempre avere un termine di riconoscimento. E adesso questo termine, almeno in pubblico,deve essere anche “politacally correct” perché altrimenti sei omofobo! Sei un razzista! Un classista! Un fascista!
(chiude il giornale e si alza)
Sapete che vi dico? Spero di vivere abbastanza da poter entrare un giorno in un bar, sfogliare il mio giornale, e sentire qualcuno che bisbiglia sottovoce: Hai visto quello? Si ok, lascia stare che sembra un  banalissimo frocio seduto. Oh, quello è uno con le palle!



E se non snevica?

L'attore è seduto su uno sgabello, ha un bicchiere in mano ed è visibilmente alticcio.

Me ne dai un altro per favore?
Andiamo, non fare quella faccia. Solo un altro, giuro che è l'ultimo.
E dai... senti...(incerto) cosa... Cioè, no scusa, non volevo chiamarti cosa... Non so il tuo nome... Cioè, lo so, ma in questo momento mi sfugge... perdonami... Com'è che ti chiami? Ah... già...Miranda. E' un bellissimo nome. Chissà come ho fatto a scordarlo. No, no, non sono ubriaco...fidati. E' stato un vuoto di memoria... un... un... com'è che si dice? Ah, si! Un lapsus...lapsus...(tra sé) lapsus... boh. (alla barista) Comunque è un nome bellissimo. E anche tu sei bellissima...(rendendosi conto) No, scusa! Non volevo... E' venuto fuori spontaneo. Non volevo dirti che sei bellissima...cioè, lo sei... (confusionario) ma non volevo che tu pensassi che te l'ho detto solo perché poi pensi che io ho voglia di fare ciò che in realtà non voglio...cioè mi piacerebbe, perché sei bellissima, ma non bellissima perché uno vuole solo passare una notte per poi... cioè non è che bisogna sposarsi... Oddio Santo!
Per favore, me lo riempi? Grazie.
Però cambiamo, dammi un goccio di quello lì giù... No, non quello... quell'altro...no...quello più giù (con malizia) ecco si accucciati, un po' più giù... (guarda il pubblico sorridendo soddisfatto)...si quello (ride). No, non ridevo di te... Mi è venuta in mente una cosa... Si si, ti giuro che è l'ultimo. Non ti preoccupare, sono a piedi, non devo guidare. Eh già... Hai visto come nevica? Cavolo la manda giù come se non ci fosse un domani. Se continua così altro che nevicata del '56... Che poi che ne so io della nevicata del '56, sono nato 20 anni dopo. Però mi ricordo la nevicata del '12... 2012 ovviamente (ride) Cavolo devo farmi un bel pezzo a piedi. E sono entrato per aspettare che snevicasse (si interrompe dubbioso) Snevicasse? Ma si può dire snevica? No? Però spiove si! E allora perché snevica no? Mah... i misteri della lingua italica. Comunque aspetto che "smette di nevicare" e vado a casa. Sempre se non restiamo bloccati qui dentro.
(fissa per qualche secondo la neve che cade, poi tra sé) Mi piace la neve... mi piace... perché fa sparire tutto... (a Miranda) Ora ti dico un segreto, ma tienilo per te. Miranda, tu mi sei simpatica, quindi te lo dico... Con la neve puoi sparire anche tu sai? Puf! Svanire nel nulla... Eh eh eh, non mi credi vero? E invece dovresti.  E' più semplice di quanto tu pensi. Sai come si fa? Vieni, avvicinati che te lo dico...
(si guarda attorno, poi quasi sottovoce) Basta camminare sulle proprie orme all'indietro! Capisci? Prima avanti e poi indietro! (mima il gesto con le mani) Non mi credi eh? Ma basta veramente solo questo! E se lasci un giubbotto, ben ripiegato,  in riva ad un lago ghiacciato sparisci anche meglio!
E poi... via...in qualche parte...e ciao a tutti!
Mi stai guardando come se fossi un pazzo eh? Ma non lo sono! Forse un po' ubriaco... te lo concedo, ma di sicuro non sono pazzo (ride)
Te lo giuro! Se fai così sparisci per sempre!Puff! Svanito!
Te lo giuro! Quant'è vero che mi chiamo Fabrizio (stupito)... Fabrizio? Volevo dire Giacomo... Chissà perché ho detto Fabrizio! Chissà perché mi è venuto in mente Fabrizio!
Proprio oggi poi... Fabrizio... (guarda fuori dalla vetrata) sarà questa neve che me l'ha fatto ricordare...
(Dopo un pausa, più serio ma sempre brillo) Fabrizio... E' un mio vecchio amico... O meglio, era.
No, no, non abbiamo litigato. Magari... Il mio amico non c'è più...
Semplicemente un giorno ha deciso di farla finita. Sparire... per sempre.
Era in gamba Fabrizio.
Era il mio migliore amico. Stavamo sempre assieme, sin da quando eravamo bambini.
Passavamo delle gran belle giornate assieme. Io e lui da soli... ma anche assieme agli altri.
Passavamo certe giornate, Miranda... Che giornate...e che nottate! (ride)
 Era un bel tipo...Oh, ci provava con tutte! Di sicuro c'avrebbe provato anche con te. Quando incontrava una ragazza che era il suo tipo, stai pur certa che al 99% ci avrebbe passato la notte assieme. E tu saresti stata proprio il suo tipo.
No, no, non fare così! Ci sapeva fare veramente... Era spiritoso, divertente...
Ci sapeva fare in generale, con tutti.
 E con i clienti poi! Pensa, aveva messo su un' azienda informatica dal niente... All'inizio era solo lui...ma, oh, non ci crederai, nel giro di un anno aveva già 5 dipendenti...
Una Mercedes e un bel conto in banca.
Che belle giornate, Miranda... Si, ci si divertiva parecchio assieme...Parecchio...
Il sole splendeva su quei giorni, Miranda...
Soprattutto quando poi ha incontrato Sonia, l'amore della sua vita.
(guarda la finestra, quasi tra sé) Sai la cosa strana? Anche quando ha conosciuto Sonia nevicava... come stasera. Si, come stasera...Erano proprio belli assieme... proprio belli...
Pensa, avevano pure fissato la data del matrimonio,  avevano acceso un mutuo per acquistare una casa bellissima... e poi...
(destandosi, poi alla barista) Ti ho incuriosito vero? Vedo la curiosità che fiammeggia in quei tuoi splendidi occhi...azzurri come il cielo sopra queste nuvole grigie... (ride) Scusami... Stupide frasette da romanzo rosa... Mi sono uscite così... sarà colpa della neve...Tante cose sono per colpa della neve
La neve copre tutto Miranda. Ed è un bene. Ma tante volte copre anche cose che dovresti vedere. Cose che accadono, ma che tu non le puoi vedere. E che saltano fuori solo quando la neve si scioglie... ma ormai è troppo tardi...
E mentre tu vivi la tua vita avvolto nella quiete di quel soffice manto bianco, sotto di esso crescono silenziosi e invisibili gli embrioni della rovina...
Le cose andavano bene a Fabrizio, Miranda, ed era felice, ma non si è accorto degl'embrioni sotto la neve.
Tutto ciò che aveva gli si è praticamente sciolto tra le mani...
La sua azienda ha cominciato ad andare male, investimenti sbagliati, scelte errate... Gli embrioni Miranda... poi sempre meno clienti... e i soldi... sempre meno... sempre meno... e le rate del mutuo cominciano a saltare... e a questo punto che fa l'idiota? Per tamponare le perdite si fa fare un prestito da "un amico di un amico"...
E il suo grande amore? Fuggito via, all'improvviso, con uno dei suoi dipendenti (ride amaro) Avevano una relazione da due anni... Due anni Miranda! E lui non si è accorto di nulla... l'idiota... Ma che ci vuoi fare?
Comunque... Nel giro di poco si è trovato da solo, pieno di debiti in pieno fallimento finanziario e umano.
Ah certo, non è rimasto con le mani in mano... ha provato a combattere... a tenere un po' di neve nelle sue mani.
Ma come fai a trattenere la neve quando si trasforma in acqua?
E così una sera... dopo che l'"amico del suo amico" ha mandato un paio di commessi a barattare una dilazione di pagamento con qualche osso del suo scheletro... ha deciso che ne aveva avuto abbastanza.
Ha preso la sua Panda verde ramarro che tempo prima aveva preso al posto della Mercedes e si è messo in moto.
Nevicava anche quella sera, Miranda, come stasera...
Fabrizio viaggiava nella notte, in quelle strade innevate, con in testa chissà quali pensieri... Forse avrà fatto il bilancio della sua vita, avrà analizzato i suoi errori, le sue sfortune... e forse avrà capito che ormai era in un tunnel senza uscita... quindi si è fermato e...
(silenzio,poi) Un camionista ha notato una Panda verde ramarro parcheggiata male su ciglio della strada... la portiera del guidatore era spalancata... i fari erano accesi e puntavano verso il lago, ormai quasi completamente ghiacciato... Le sue orme terminavano sulla riva... proprio accanto al giubbotto, piegato con cura e lasciato a terra...
(silenzio, sorride, poi guarda di nuovo verso la finestra)
Miranda!
Ha snevicato!



La chiave della notte

L'attrice entra e si avvicina alla sedia posta al centro della scena.
Ha una camicia bianca, un pantalone nero e una giacca sul cui taschino c'è attaccata una targhetta con il suo nome. Ha l'aria visibilmente stanca.

Buongiorno.
 Mi siedo qui? Grazie.
(si siede stancamente sulla sedia)
Mi scusi, ma sono veramente stanca. Non ho dormito molto questa notte.
A dire il vero non dormo da un po' di tempo. E' per questo che ho chiesto di affidarmi il turno di notte come receptionist nell'Hotel dove lavoro. La paga è anche migliore...
Da quanto non dormo? Oggi che giorno è?
(attende la risposta e fa un calcolo a mente)
Con questa notte...fanno esattamente... quattordici mesi e ventuno giorni. (sorride stancamente)
Le sembra impossibile vero? E invece le assicuro che è così. Dormo solo se assumo dei farmaci, ma non posso farlo sempre. E comunque anche con i farmaci al massimo dormo due ore e poi il mio cervello si riattiva immediatamente. E sono quasi quindici mesi che va avanti questa storia. E mi creda, se l'inferno esiste, io il mio, lo sto vivendo adesso.
So cosa sta pensando. Vuole sapere cosa voglio da lei, visto che non è un medico e non può di certo aiutarmi.
Invece pensi, è proprio per questo motivo che ho chiesto di vederla.
(fa una pausa, poi si mette in ascolto quasi allarmata) Non la smette più questo vento vero? Dio santissimo non vuole smetterla di soffiare così forte. Lo sento qui, dentro la mia testa. Mette in subbuglio tutti i miei pensieri, sconvolge anche i più banali ragionamenti e spazza via tutti i ricordi.
Tutti. Tranne uno. Che è fisso qui, infilzato nel mio cranio come un chiodo nel muro.
(tra sé con aria quasi assente) Ma anche se per qualche motivo riuscisse a sparire, ci sarebbe sempre lei a riportarmelo davanti gli occhi.
(pausa)
La prima volta che l'ho vista soffiava il vento, forte, come oggi.
Era quasi l'alba e lei se ne stava nella hall, vicino le vetrate d'ingresso, che guardava fuori.
A dire il vero, molto probabilmente l'ho vista anche prima, ma non aveva mai catturato la mia attenzione.
Sa, ne vedo così tante che entrano ogni sera. E quando arrivano davanti a me e mi chiedono il numero di stanza di un tizio piuttosto che di un altro, nemmeno le guardo in faccia. Dico il numero e basta.
Io lavoro in quell'Hotel da nove anni, e per quanto ne posso sapere, funziona così da sempre.
Di solito la chiamata arriva verso le undici.
Per la maggior parte sono uomini, di solito molto importanti. Ma spesso anche donne. La formula è sempre la stessa, mi chiedono se posso fargli recapitare in stanza la "chiave della notte",magari qualcuno specifica anche di che colore la vuole: gialla per le orientali, bianca per quelle dell'est Europa, caffè per le sudamericane e così via.
Io allora faccio un numero e riporto "l'ordinazione". Nel giro di venti minuti sono già in stanza.
Si lo so che è illegale. Ma per favore non facciamo i falsi moralisti e poi non è per questo motivo che sono venuta da lei... Commissario.
Ne vedo tante ogni sera. E dopo un po', qualunque sia il colore, diventano tutte uguali. Quindi come le dicevo, probabile che l'abbia vista altre volte, ma solo quella sera ha catturato la mia attenzione.
Se ne stava lì, immobile. Per un po' l'ho lasciata stare, ma poi visto che non si muoveva mi sono avvicinata e le ho chiesto se ci fosse qualche problema.
Lei si è girata con un sussulto e in quel momento mi sono accorto che era tanto bella quanto terrorizzata.
"E' il vento" mi ha detto "mi fa paura". Mi sembrava una frase così sciocca, ma poi quando le ho chiesto il motivo mi si è gelato il sangue.
"Perché so che morirò in una notte di vento". Proprio così mi ha detto. E nei suoi occhi si vedeva così tanto la sua convinzione che nemmeno per un secondo ho pensato che fosse pazza.
Per tranquillizzarla le ho offerto una tisana, in attesa che si calmasse il vento, o almeno che spuntasse il sole.
Non so perché, forse perché le ispiravo fiducia, ma ha cominciato a raccontarmi la sua storia. Tristemente comune a molte purtroppo.
Il suo vero nome era Dijana Psica, ma tutti la chiamavano Diana. Ma non le piaceva, avrebbe preferito che la chiamassero con il suo cognome Psica, che tradotto significa Lupa. E lei diceva di sentirsi così. Una lupa solitaria, abituata a doversela cavare senza l'aiuto di nessuno per sopravvivere. Aveva ventuno anni, e da circa sedici era in Italia. I suoi genitori la nascosero dentro un container per farle attraversare il confine durante la guerra in Jugoslavia. Le avevano promesso che l'avrebbero raggiunta subito e che per un po' sarebbe dovuta restare con lo zio Matej. E' rimasta una notte intera chiusa dentro il container, pieno di barili da cui usciva una puzza nauseabonda, insieme ad altre cinque ragazze della sua età. Di quella notte non ricorda quasi nulla, se non il rumore del vento che soffiava senza sosta.
Comunque, per farvela breve commissario, come può immaginare, i genitori non tornarono mai a prenderla, probabilmente morirono durante i bombardamenti, e Matej dopo qualche tempo si dimostrò tutt'altro che uno zio affabile. A dodici anni decise di fuggire e cominciò a vivere come una "Psica". E forse non era nemmeno il peggio che potesse capitarle.
Insomma Commissario, da quella sera la presi in simpatia. Dopo il suo "lavoro", se ero di turno,si fermava volentieri con me a bere una tisana. E chiacchieravamo... un po' di tutto. Probabilmente eravamo diventate amiche, anche se così differenti.
(pausa) Poi, arrivò quella maledetta notte di quattordici mesi e ventuno giorni fa. Ero io di turno. Erano le due e ventitré minuti quando squillò il telefono della reception. Risposi subito, perché a quel numero corrispondeva la suite dove alloggiava uno dei nostri clienti abituali più importanti.
Una voce maschile mi intimò di salire subito. Bussai e mi aprì un uomo enorme in abito scuro. Lo riconobbi subito. Era una delle sue due guardie del corpo. L'altra era vicino al letto che ripuliva con un fazzoletto la testiera e i comodini. Mentre lui se ne stava seduto in un angolo, con solo le mutande e una camicia aperta che lasciava vedere il fisico vecchio e flaccido. Il nostro caro Ministro Bonsanti. Si reggeva la testa tra le mani e la osservava come se fosse un'opera d'arte. Dijana era stesa sul letto, nuda, con le gambe larghe e una corda stretta intorno al collo.
Ho cominciato a urlare, a inveire contro di lui. "Che cazzo hai fatto?" strillavo e poi "Lurido porco assassino", ma lui non mi degnava nemmeno di uno sguardo. Avrei voluto prenderlo a schiaffi, strangolarlo con le mie mani, ma fui subito bloccata dal suo gorilla. Allora mi misi a urlare che avrei chiamato subito la polizia, che l'avrei fatto sbattere in galera per il resto della sua vita, che avrei raccontato tutto ai giornali...
E in quel momento mi arrivò uno schiaffo in piena faccia, così forte che mi fece cadere all'indietro...
Il gorilla si portò a due centimetri dal mio viso, e nonostante fosse furioso cominciò a parlarmi molto lentamente. Mi disse che io non avrei chiamato proprio nessuno, e anzi, che li avrei aiutati a ripulire la stanza da ogni traccia di quella "piccola puttana" e di imprimermi bene nella mente che quella sera nessuno era salito in camera del Ministro. E se solo mi fossi rifiutata di farlo, sarei stata io a passare il resto della mia vita in galera. Gli chiesi che cosa avrebbero fatto di Dijana, ma mi zittì dicendo che non erano affari miei.
Ero terrorizzata, cercai aiuto negli occhi del Ministro che mi fissava come un ebete, ma lui si girò dall'altra parte.
Lo odiai con tutta me stessa, lo maledii, lo insultai ma...
(con aria distaccata) Ma feci tutto quello che mi chiesero.
Li accompagnai anche alla porta di servizio per farli uscire dal retro con il corpo di Dijana dentro un sacco dell'immondizia. Appena aprii la porta cominciai a piangere a dirotto.
Il vento... il vento urlava tutta la sua rabbia e lo faceva contro di me...
(pausa) Quattordici mesi e ventuno giorni.
Lei si sta chiedendo perché ho impiegato tutto questo tempo per venirle a raccontare questa storia orribile.
Semplice, perché avevo paura. E non sarei mai venuta da lei... Mi dica che sono codarda, vigliacca, o qualsiasi termine voglia usare... Avrebbe ragione in ogni caso.
Vuole sapere perché sono qui a raccontarle tutto questo allora?
(ride stancamente) Perché è qui che la storia si fa interessante Commissario...
Lei torna.
Lei torna da me ogni notte di vento.
Se ne sta lì, vicino all'ingresso della hall, ma non guarda fuori, no.
Guarda me. E non dice nulla. Ma i suoi occhi tristi sono carichi di tante parole. Ed io le comprendo tutte.
E non ce la faccio più a essere sommersa da questo mare di angoscia e pena.
E so anche che tutta questa mia confessione non sortirà alcun effetto. Non ho prove di ciò che è stato fatto. E' stato cancellato tutto, compreso il corpo di Dijana.
Di sicuro sarò fatta passare per pazza e internata in qualche manicomio.
Ma non mi importa più nulla.
Non mi importa più nemmeno del Ministro... L'ho visto sa? Non so come faccia lui a parlare ancora di morale, famiglia, principi e a vivere con questo peso sulla coscienza. Probabilmente per fare quel mestiere non devi averla, la coscienza.
(pausa) Adesso sa tutto Commissario. Ed io finalmente mi sento leggera, e tanto stanca.
Decida lei cosa fare di me.
(abbassa la testa, poi la alza come a fissare qualcuno che è davanti a lei, unisce i polsi, e sempre mantenendoli uniti si alza sorridendo)
Ha fatto la scelta giusta.
(fa due passi verso l'uscita, poi si blocca e segue con lo sguardo qualcosa. Torna a fissare davanti a sé, sorridendo in maniera più evidente)
So di peggiorare la mia situazione Commissario. Ma le giuro che adesso lei è qui. E sta sorridendo.
(chiude gli occhi, fa un respiro profondo)
Sente? Il vento ha smesso di urlare.
 

Il giorno più bello della mia vita

L'attrice è seduta al centro della scena in abito da sposa.

(sognante)Non ci posso credere... oggi è davvero il giorno del mio matrimonio.
Sembra solo ieri che lo sognavo ad occhi aperti, mentre giocavo con le mie Barbie. Mi ricordo che pensavo a come doveva essere, al vestito, i fiori, la musica... Lo immaginavo come un evento importantissimo, e perciò doveva essere tutto curato nei minimi dettagli. E adesso eccomi qui.
Con l'abito bianco, pronta per essere la protagonista di questa splendida festa.
E tutto va esattamente come avevo pianificato.
(fissa un punto davanti a sé, come se si stesse guardando allo specchio e sbraita, furiosa)
Ma che diavolo ti salta in mente! Ma cosa sono questi ridicoli riccioli sulle tempie? Eppure mi sembra di essere stata chiara no? Voglio un'acconciatura elegante e sobria! Mica sono la principessa Raperonzolo!
Ma dove hai studiato per fare il parrucchiere? Alla Disney?
(sognante, come prima) E' che io ho sempre desiderato un matrimonio molto semplice. Sobrio. Quasi spartano.
(verso dx)Come? Hai detto che la carrozza trainata con quattro cavalli bianchi non è ancora arrivata?
(furiosa) Ed io adesso come ci arrivo in chiesa eh? A piedi?
Non me ne frega niente che siamo a 100 metri, trova quella dannata carrozza o quanto è vero Dio stasera gli invitati mangeranno carne di cavallo bianco!
(dolce) Io poi proprio non capisco quelle spose che hanno delle pretese assurde! Il matrimonio è importante come simbolo, tutto il contorno è solo un'inutile scenografia.
(verso sx, in silenzio, in ascolto poi acida) No cara mia, non me ne frega niente se l'organista non la conosce. Io pretendo l'Ave Maria di Rheinberger, ma dal quarto movimento in sol maggiore, che quella in fa diesis è troppo commerciale.  Digli che se la studiasse immediatamente o sostituisco i tasti neri dell'organo con le sue dita.
(dolce)Il matrimonio deve essere una festa per tutti.  Tutti devono divertirsi, a cominciare dagli invitati. Se non c'è baldoria che festa è?
(acida, verso dx) A proposito, ti sei assicurato che non venga servita nemmeno una goccia d'alcol durante il ricevimento? Bene. Perfetto. Non ho alcuna intenzione di vedere gente ubriaca che canta in maniera orrenda le splendide canzoni di Guccini che accompagneranno tutto il pranzo. E ricordati anche di dire ai camerieri che non togliessero i piatti fino a quando non sono perfettamente sgombri dal cibo. Odio gli sprechi, io. E ovviamente, mi raccomando il servizio d'ordine. Non è che ci si può alzare dai tavoli così, a proprio piacimento. L'ordine innanzitutto.
(dolce, dopo che è rimasta un po' sovrappensiero)Ma ci pensate? Oggi mi sposo. Oggi si celebrerà la formazione di una nuova famiglia. Ci sarà la consacrazione dell'unione di due anime che si ameranno, si rispetteranno, e si onoreranno finché morte non li separi... Che cosa romantica...
(scocciata, verso sx) Che c'è ancora? Cosa? Ha detto Giuseppe che sta entrando in chiesa adesso? E chi è Giuseppe?
(superficiale) Ah...già, il mio futuro "marito". Forse. E certo, mica è detto. Ancora è tutto da decidere.
Se non ha indossato il vestito in stile ottocentesco con bastone, monocolo e cilindro, digli pure che può tornarsene a casa. Mi sposo da sola.
(alzandosi, dolce) Bene. Mamma, papà, possiamo andare.
Siete felici anche voi per me vero? Lo vedo dalla vostra aria sollevata. Anche se so che vi mancherò, una volta uscita da questa casa. Ma è giunto il momento che io prenda la mia strada. Ormai sono una donna.
Una volta uscita da qui, dovrò cavarmela da sola. E adesso andiamo a vivere il giorno più bello della mia vita.
 (si incammina verso l'uscita, poi si blocca) A proposito mamma, appena tornata dal viaggio di nozze ricordami di portarti i vestiti da lavare e stirare. E mi raccomando, stacci attenta.
(esce)


L'occhio dell'amore

Fabrizio entra in scena parlando al telefonino.
E' in giacca sportiva e jeans, e indossa degli occhiali scuri.

Fabrizio
- Ma sì. Figurati. Certo che ci sarò. Come faccio a mancare al compleanno di Ciccio? E chi se lo sente poi? Dove andiamo? Come? No... Dai non scherziamo... Che ristorante è? "Erba di casa mia"? E che roba è? Veramente? Cucina Vegana? Ma stai scherzando? Ma mi fa schifo... E poi a me le verdure mi fanno sentire male. Mi si gonfia la pancia e poi passo le nottate seduto sul water... Cavolo! E che mi frega che è il ristorante preferito di Marianna! Scusa il compleanno è di Ciccio e il posto lo decide Marianna? Che poi 'sta cosa mi fa ridere, fino a ieri lui considerava cibo solo ciò che sanguinava. Il suo piatto preferito era la lombata di vitello porchettata, con ripieno di trippa e coratella, il tutto ammorbidito da "qualche" fettina di lardo di Colonnata. E adesso festeggia il suo compleanno mangiando erba? Mah... guarda, da quando si è messo con 'sta tipa si è proprio rincoglionito. E dai, che c'ho ragione e lo sai. Quella femmina lo sta rovinando e lui è talmente rincoglionito dall'amore che non lo capisce. E su... Lo scorso anno hanno passato le vacanze in una comunità hippie in toscana a ristrutturare le stalle del casale! Oh, ma ti rendi conto! A ristrutturare le stalle! Lui, che al massimo in vita sua avrà ristrutturato la casa di Barbie della sorella! Lui, quello che quando è in vacanza poggia la birra sulla pancia e la beve con la cannuccia per non stancarsi le braccia... Eh... appunto... Quella donna l'ha proprio rincoglionito. Io mi domando e dico, ma come fai a farti mettere i piedi in testa in questo modo? E caccia le palle cavolo! Sei un uomo! Comunque che ti devo dire? Vengo, vengo. E' pur sempre il nostro Ciccio. Lorella? No, ancora non gliel'ho detto, ma non ci sono problemi. Viene anche lei. Figurati per lei Ciccio è come un fratello e poi Marianna è la sua migliore amica... Si, si, segna due posti. Vai tranquillo. E poi dove vuoi che vada? Se vengo io deve venire pure lei! Ok, dai, ci vediamo stasera allora... Come? Ah, si. Macché, guarda, una stronzata. Si, è successo l'altro ieri. Ma che ne so! Ad un certo punto questo arriva e mi da una botta sul braccio e mi fa rovesciare il whisky sulla camicia. Io l'ho guardato e lui non m'ha detto nulla. Allora gli ho detto "Puoi pure chiedere scusa". E questo che fa? Comincia a sfottere. " Che t'ho rovinato il vestitino della comunione?" mi fa. Ed io già sentivo il sangue che mi ribolliva dentro. Ma con tutta calma gli rispondo "Guarda, non mi va di litigare, chiedimi scusa e finisce qui". Apriti cielo! Questo comincia a urlare e a provocare. Ma io fermo, immobile. Insomma per fartela breve, questo parte e mi tira un cazzotto in faccia, così a tradimento (si toglie gli occhiali e mostra un vistoso livido nero attorno all'occhio). Mi sono girato verso di lui e con calma gli ho detto "Adesso mi sa che devi correre". E lui "Perché?". "Perché altrimenti non cammini più!". Che ho fatto? Beh ti dico solo che io c'ho un occhio nero, ma lui mi sa camminerà con due bastoni di ferro per un bel po' (mima le stampelle). Vabbè dai, adesso fammi andare. Allora ci vediamo più tardi. Avviso Lorella. Ciao. (attacca)

Entra Lorella. Ha in mano una busta della spesa.
Fabrizio si irrigidisce leggermente.

Lorella
- (stupita) Amore, sei qui! Già sei rientrato?

Fabrizio
- Ciao stella. Eh sì.

Lorella
- E come mai non sei andato in palestra?

Fabrizio
- Eh beh... (indicando l'occhio) Non mi andava di dare troppe spiegazioni...

Lorella si avvicina a Fabrizio, che si irrigidisce ulteriormente.

Lorella
- (osservando l'occhio nero) Ma guarda qui! Ti fa male?

Fabrizio
- Non troppo... solo se lo tocco...

Lorella
- Povero il mio amoruccio delicato! Ma hai fatto male a non andare in palestra. Te l'ho detto mille volte, devi mettere su massa. Devi buttare via questa pancia e mettere su un po' di muscoli. Siamo troppo gracilini... giusto?

Fabrizio
- Giusto...

Lorella
- (indicando l'occhio) E poi accadono questi spiacevoli inconvenienti...

Fabrizio
- Eh già... inconvenienti...

Lorella
- E poi ti serve anche una dieta equilibrata. Tu mangi troppe schifezze. E' per questo che stasera cucineremo qualcosa di proteico e sano!

Fabrizio
- Tipo?

Lorella
- Minestrone di tofu, soia e semi di lino.

Fabrizio
- Cosa?

Lorella
- (dura) Hai qualcosa in contrario?

Fabrizio
- No, è che a me la verdura gonfia la pancia e...

Lorella
- (c.s.) Ho detto per caso che è verdura? Dov'è la verdura nel tofu, nella soia e nei semi di lino?

Fabrizio
- Si, va bene... ma...

Lorella
- (c.s.) Ma? Hai qualche dubbio?

Fabrizio
- (in difficoltà) No, no... è solo che non sapevo che il lino... si mangiasse... Ho un paio di pantaloni di lino e...

Lorella
- (dolce, accarezzandolo) Ma quanto è stupidino il mio amore! Certo che si mangia e fa anche molto bene.

Fabrizio
- Certo... (illuminandosi) Solo che stasera siamo invitati.

Lorella
- E dove?

Fabrizio
- E' il compleanno di Ciccio e andiamo...

Lorella
- (interrompendolo) Ciccio? Hai detto Ciccio?

Fabrizio
- Si...

Lorella
- Ma tu lo sai che io odio Ciccio! Io proprio non lo reggo! E' il più stupido tra i tuoi amici! E gli altri hanno un quoziente intellettivo pari ad un acaro. Quindi renditi conto.

Fabrizio
- Ma sono i miei amici e...

Lorella
- Appunto. Sono i tuoi amici. Anche se non capisco come tu possa ritenerli tali.

Fabrizio
- Beh, ci sono cresciuto assieme...

Lorella
- A maggior ragione è giunto il momento di troncare no? Alla lunga le cose stufano.

Fabrizio
- Comunque c'è anche Marianna...

Lorella
- (sarcastica) Ah beh, se c'è Marianna allora...

Fabrizio
- Ma a me sembra che andiate d'accordo, voglio dire quando vi vedete sembrate grandi amiche.

Lorella
- Hai detto bene, sembriamo. Ma secondo te posso andare d'accordo con una che compra i vestiti da Zara?

Fabrizio
- Perché cos'hanno di particolare i vestiti di Zara?

Lorella
- Niente! Proprio per questo chi compra lì non può avere nulla di interessante! Ma poi che parlo a fare con te di moda, che non hai mai capito niente. Guarda come vai vestito...

Fabrizio
- (guardandosi) Ma questa roba me l'hai regalata tu.

Lorella
- (stupita) Ehi? Sveglia! Te li ho comprati l'anno scorso. Adesso sono fuori moda. (addolcendosi) Che tenero il mio amore che non capisce proprio nulla di niente.

Fabrizio
- (mortificato) Eheheheh... già... Non capisco proprio nulla. Allora cosa facciamo per il compleanno di Ciccio?

Lorella
- Ma come che facciamo? E' ovvio. Non ci andiamo. O meglio io non ci vengo. (dura) Per caso vuoi andarci da solo?

Fabrizio
- (allarmato) No, no... ci mancherebbe...

Fabrizio si siede mortificato.

Lorella
- Bravo il mio amore! Adesso sai che facciamo? Tu prepari il minestrone mentre io faccio una doccia

Fabrizio
- Ma non ho mai cucinato il tofu e quella roba lì...

Lorella
- (dura) E vorresti che sia io a cucinartela? E certo! Come no! Perché solo lui lavora qui dentro! Solo lui è stanco! Ed io non posso farmi nemmeno una doccia! (andandogli sotto con ferocia) Ma che c'è scritto "schiava" qui sopra? Eh, dimmi! Sono la tua serva? Sono la tua badante?

Fabrizio
- (impaurito) No, no! Lo faccio io il... minestrone... Non preoccuparti...

Lorella
- (dolce, sedendosi accanto a lui) Lo vedi che se vuoi riesci a non farmi arrabbiare? (gli si avvicina maliziosa) Dai, che poi, dopo il minestrone c'è il dolce (lo accarezza) o magari vuoi prima il dolce? (cerca di baciarlo, ma Fabrizio resta immobile) Beh? (dura) Che c'è?

Fabrizio
- No... niente...

Lorella
- E allora sbrigati! Fai il tuo dovere da maschio!

Lorella si avvicina di nuovo a Fabrizio, ma questo resta immobile

Lorella
- Allora? Si può sapere che ti succede? Mi stai respingendo per caso?

Fabrizio
- (si alza) No... è che io... oggi... sono... indisposto...

Lorella
- (fissandolo allibita) Questa è la più grossa stronzata che tu potessi dire! Indisposto? Mi stai dicendo che hai le tue cose? (ride) Certe volte sei proprio più stupido del solito! (maliziosa) Dai vieni qui e fai il maschio (lo prende per una mano e lo attira a sé)

Fabrizio
- (sbottando) No, no e no! Ho detto che non ho voglia! Cosa credi che sia un robot? Credi che abbia un pulsante che mi accende e mi spegne a tuo comando? Io non ce la faccio più! Hai capito? Non ce la faccio più! Sono stanco dei tuoi soprusi, della tua arroganza, dei tuo ordini! Mi tratti come se fossi il tuo schiavetto!"Fabrizio fai questo, Fabrizio fai quello, adesso fai il maschio". Basta! Capito? Basta! Io sono una persona! Sono un essere umano con una propria dignità! Io voglio essere apprezzato per la mia testa e non solo per il mio corpo!(sognante) A me piace fare anche quelle cose che tu reputi ridicole. Tipo parlare per ore e ore sorseggiando del vino, passeggiare mano nella mano sulla spiaggia, ballare al suono del cinguettio degli uccelli, dormire a cucchiaio... (commuovendosi) Io sono un uomo! Lo capisci questo? E non solo un maschio! Sono un uomo! Con tutti i miei pregi e i miei difetti. Ma soprattutto con tutti i miei sentimenti, le mie emozioni... i miei desideri...  i miei sogni... Sono un pacchetto completo. E tu non puoi prendere solo ciò che ti fa comodo. Quindi... o mi prendi per quello che sono... oppure... oppure è meglio che tu mi lasci andar via.

Lorella ha ascoltato tutto il monologo fissandolo in silenzio con aria interessata.

Lorella
- (dolce) Fabrizio...

Fabrizio
- Si?

Lorella
- (dolce) Anche l'altra sera mi hai fatto questo discorso, vero?

Fabrizio
- Si...

Lorella
- E ricordi cosa ti ho detto io?

Fabrizio lentamente si indica l'occhio nero.

Lorella
- (c.s.) Esatto. Quindi tu lo sai adesso quello che devi fare?

Fabrizio
- Il minestrone...

Lorella
- Bravo il mio amore. Vieni (prendendolo per mano) facciamoci una passeggiata mano nella mano... fino alla cucina!

Escono.
Buio.
Metamorfosi di un dolore

L'attore entra e prende il centro della scena

(Verso sx)
Perché, mi chiedi?
Perché tutto questo?
(Pausa e poi verso il pubblico, ma quasi se parlasse a sé stesso)
No, non credere alle stronzate che si sentono in giro.
Queste cose non accadono all''improvviso.
In fondo lo senti quando sta per succedere.
Lo sai che arriverà, non sai quando, ma arriverà.
Solo che non pensi sia così doloroso.
Cazzo se fa male.
Cazzo - se - fa - male.
E non puoi fare nulla.
Hai milioni di parole da dire, ma le corde vocali ti si bloccano. Non esce suono dalla bocca. Se non sottoforma di singhiozzo silenzioso. Hai ritardato, procrastinato questo momento per concederti il gusto di un' illusione. Vana, improbabile. Ma pur sempre possibile nella tua mente. Ben consapevole che la disillusione ti avrebbe distrutto. Le parole, che di solito sono tue alleate, ti hanno tradito. Ti hanno colto alla sprovvista, pur credendo di essere preparato.
Cinque parole sono bastate per annientare e dissolvere l'illusione.
"Io-non-ti-amo-più".
Cinque parole semplici che non ammettono contraddittorio. Che calano come una lapide su una storia troppo bella per essere lunga. Ma nonostante ciò, tu cerchi una fessura in questo marmo, perché non ci credi. Perché non è possibile sia capitato a te, a voi. Perché voi no. Non siete come gli altri. Siete diversi.
Siamo diversi.
A noi queste cose non succederanno mai.
Ti dici.
E invece accadono. Perché tu sei come gli altri. Anzi, tu sei gli altri.
E gli altri ti parlano.
Passa, dicono, vedrai che passa.
Dicono.
E tu ci credi. O meglio ci speri. E ti ci aggrappi con le unghie a quella speranza.
Passa, ti dici, vedrai che passa.
E per un po' sembra funzionare. I giorni si alternano, e tu li vivi come un automa.
Non pensi a nulla. Esegui solamente. Sei distaccato dalle emozioni, lontano dalle sensazioni, e tutto sommato, piacevolmente insensibile.
E allora sì che ci credi. Ci credi che alla fine sopravviverai a quel dolore infame.
Quello squarcio che hai nell'anima si ricucirà e tu potrai tornare a vivere.
Ci credi, sì...
Ma poi un giorno ti svegli, accendi il cellulare, apri il tuo account Facebook e la prima foto che vedi ti manda il cuore nello stomaco e lo riporta su. La foto è banale, un semplice selfie sorridente. Una foto stupida no? Non c'è nulla di male.
E infatti quello che ti crea questo ascensore cardiaco, non è quello che c'è, ma quello che manca. E quello che manca è te stesso. E quello che c'è è la scritta di una destinazione che ti riporta indietro nel tempo, quando tu invece avresti la necessità di andare solo avanti. Lei sta tornando nel posto dove tutto era ancora perfetto, e l'illusione di un tempo eternamente magico era ancora viva.
E allora ti lasci trasportare dal pensiero del passato che ha un gusto dolce e avvolgente.
Ti ci perdi dentro per forza.
Ma poi respiri, annusi l'aria e torni al presente. Alla realtà.
E lei ti prende a pugni. Perché lei fa così.
Viso, bocca, petto e stomaco. Colpisce tutto. Ti lascia solo le palle.
Forse perché pensa che potrebbero servirti ancora.
E non serve gridare basta, per favore. No. Lei continua a suo piacimento. Anzi, sembra prenderci gusto.
È stronza la realtà, perché a volte ti illude di essere tua alleata. E invece è una bastarda.
Perché appena molla la presa, e pensi di essere un po' tranquillo, ricomincia a prenderti a pugni.
Viso, bocca, petto e stomaco.
Ed è talmente stronza che lo fa dicendo che è per te, perché devi rafforzarti.
Ma il combattimento è impari, perciò finisci subito al tappeto.
Ti rialzi, e di nuovo sei al tappeto senza accorgertene.
Senti l'arbitro che conta. E' al cinque quando tu ti rialzi di nuovo.
Ma dopo altri cinque secondi sei di nuovo schiena a terra.
Quindi eccoti di nuovo al tappeto. E l'arbitro conta. E si, lo sai che ti rialzerai, ma questa volta lo farai al nove. Perché sei stanco. Perché devi riposarti. Perché stavolta t'ha fatto male. T'ha fatto male veramente questa merdosa realtà. E devi riflettere. Ed un secondo in più può cambiare tante cose.
Ed è allora che succede. Proprio in quel secondo in più.
Ti rialzi, ma c'è qualcosa di diverso in te.
Tutte quelle botte hanno svegliato qualcosa che non ricordavi di avere: la rabbia.
E ti senti incazzato. Tanto incazzato.
E cominci a sentire il veleno che ti gonfia le vene.
Riguardi la foto e la odi. Sì, la odi perché non è giusto. Perché tu non lo meriti. Perché ti sei rotto il cazzo di farti prendere a cazzotti senza darne nemmeno uno. E allora cominci a sferrare pugni. Che magari colpiscono solo l'aria, ma non te ne accorgi  tanto sei guidato dall' odio cieco.
E odi.
Odi con tutte le pieghe del tuo corpo. Urli, sbavi, sputi e scalci contro il nulla.
Ma soprattutto odi.
Anche se il tuo è un odio strano. Perché è pieno d'amore. Odi l'amore che t'ha portato all'odio. Odi l'amore che non riesci a smettere d'amare. E il cervello si dilania in questo paradosso di emozioni e ti senti deflagare mentre continui a tirare inutili cazzotti contro il nulla.
Finché non arriva il knock out che ti salva.
Buio. Stacco. È finito.
Almeno per ora è tutto finito.
Quando riapri gli occhi sei solo. L'arbitro ha smesso di contare da un pezzo.
Ti sollevi e ti ritrovi carponi sul pavimento. Una pozza di lacrime e saliva davanti agli occhi gonfi di dolore e rabbia. Respiri a fatica. Ti senti piegato, ma ti alzi. Sei tornato ad essere un automa ora. Ti sei vestito e nemmeno te lo ricordi. Prendi la giacca e fai per uscire. Ma prima un'ultima occhiata allo specchio. Tutto ok. Sembri sereno. La maschera che indossi non sembra aver subito danni. È importante che sia perfetta, perché lì fuori, le persone ferite fanno paura. Le persone sensibili creano disagio.
Perché sensibilità è sinonimo errato di fragilità. Ma tu non lo sei fragile.
Non lo sei più.
Anzi.
Sei uscito dal dolore e non hai paura più di soffrire.
Sei uscito dal dolore, e cerchi solo vendetta.
Perché è giusto che sia così.

(Si rivolge a sx)
Quindi, amore mio, adesso che sai il motivo, per favore smettila di chiedermi perché ti faccio questo.
Avresti dovuto pensarci bene, prima di pronunciare quelle cinque stupide parole.
E per evitare spiacevoli equivoci ti rispondo subito di sì alla domanda muta che mi stai ponendo con i tuoi splendidi occhi terrorizzati.
(estrae un coltello)
Ti farò tanto male.

L'illusione di un amore

L'attrice entra da dx e ha in mano una busta della spesa.
E' sorridente e si muove con leggerezza.

(tra sé) Finalmente a casa!
(verso il lato sx) Mamma mia che giornata!

Poggia la busta sul tavolo e comincia ad esaminare i prodotti nel suo interno, sempre continuando a parlare verso il suo interlocutore.
Non puoi immaginare a lavoro che casino. Giuliani si è ammalato e ho dovuto fare io tutte le pratiche per la dichiarazione della Iacomini Consulting.
Cioè la scadenza è domani, ti rendi conto?
Portano sempre all'ultimo il materiale che gli chiediamo, e poi dobbiamo affannarci per non far pagare loro la mora. Ti rendi conto? Ed è un mucchio di roba da rimettere a posto. Quell'azienda è immensa...
Va beh, è pur vero che non mi posso lamentare, visto che praticamente la metà del mio stipendio annuale arriva da loro.

Preoccupata si gira verso sx
Ma hai mangiato?

Si incammina verso sx
Devi mangiare tesoro. Altrimenti non ti rimetti più.

Si accuccia come ad esaminare una scodella per terra
Non hai toccato cibo. Non va bene. Non va bene per niente. Come devo fare con te? Eppure questa roba ti piaceva tanto. Mi stai facendo preoccupare sai?

Si rialza e torna al tavolo con la busta. Sorride di nuovo e parla verso sx
Questa sera resto con te fino a quando non avrai finito tutto. Devi tornare bello in forma. Devi rimettere su peso se vuoi essere pronto per il mare amore mio. Vedrai come ci divertiremo. Passeremo quindici giorni da favola. Io, te, il sole, il mare e taaaaanto relax. E potrai fare tutte le corse in spiaggia che vorrai. Lo so che le adori.

Sorride tra sé. Poi si incupisce e mormora sottovoce.
Smettila.
Silenzio
Smettila.
Silenzio
Ho detto smettila.
Silenzio. Poi furiosa verso sx
SMETTILA!!!!!!!!

Afferra un coltello da dentro la busta e poi si volta di scatto verso sx.
FINISCILA CAZZO!NON CE LA FACCIO PIU' A SENTIRE QUESTO FRIGNARE!
VUOI CHE TE LO PIANTO IN GOLA EH? VUOI CHE LO FACCIO?

Si calma. Sorride, ed assume un'aria sadica.
Bravo il mio amore. Tu si che mi conosci e sai bene quando non devi farmi innervosire.

Si avvicina verso sx e si accuccia sempre con il coltello in mano.
Amore mio. Lo capisci che lo sto facendo per te tutto questo? Capisci che è necessario? Che è l'unica soluzione possibile per salvare il nostro amore?
Ma come perché?
Perché sei malato.
Ma non ti preoccupare è solo un momento transitorio.
Devi stare tranquillo, che con il mio aiuto passerà tutto.
E' una brutta malattia che ti fa pensare cose non vere. Che ti fa fare cose che non vorresti fare.
E purtroppo devo legarti, perché altrimenti combineresti solo guai.
Fino a quando non tornerai in te, dovrò adottare questa drastica soluzione.
Tra poco quei pensieri brutti che fai svaniranno.
Perché sono dei brutti pensieri che ti hanno fatto fare cose brutte.
Ma non è colpa tua amore mio! E' questa stupida malattia che ti ha fatto credere cose non vere.
Perché il mio amore, il mio bellissimo amore, non penserebbe mai di lasciarmi. Non potrebbe mai pensare di lasciare me, la sua ragione di vita, la sua splendida ragazza che è nata solo per condividere la vita assieme alla sua.

Dolcissima
E soprattutto il mio amore non potrebbe mai credere di essere innamorato di un' altra...

Rabbiosa tra sé
Quella stronza... Quella lurida cagna in calore...

Esplodendo
QUELLA TROIA MALEDETTA! QUELLA PUTTANA CHE SI E' APPROFITTATA DI TE. CHE TI HA RACCONTATO QUEL MUCCHIO DI CAZZATE DICENDOTI CHE IO E TE CI SIAMO LASCIATI DA TANTI ANNI! E CHE TI HA FATTO CREDERE DI ESSERE TUA MOGLIE.
    
Dolce verso dx
Ma non è così luce della mia vita e lo sai bene.
Io e te non ci siamo mai lasciati. E tu sei ancora innamorato di me. Così come io lo sono di te.
Sono riuscita a strapparti dalle grinfie di quella scrofa giusto in tempo e ti ho riportato qui con me.
A casa nostra...

Parlando tra sé con aria stralunata e soddisfatta agitando lentamente il coltello
Oh, lei ha avuto quello che meritava. L'ho dovuta punire per quello che ti ha fatto. Le ho fatto uno squarcio dritto dritto dalla fica al buco del culo. Così potrà farsi scopare anche dai cavalli... (ride)
Ma basta parlare di lei. Adesso pensiamo a te e a farti guarire.

Ma che fai? Stai piangendo?
Piccolo amore mio bello. Perché piangi?
Ma sì che sei malato! Non fare così. Non dire di no.
Vedi che lo sei? Stai piangendo per lei. Ancora credi di essere innamorato di lei.
Ma stai tranquillo. Passerà tutto. E tutto tornerà come prima. Esattamente come prima.
Te lo giuro.

Si alza e con tono allegro
E adesso prepariamo la cena!

Buio


...e il mondo vivrà in armonia


L'attore passeggia lentamente da dx a sx.

Ho detto che non ho freddo! Ed ora fatela finita, lasciatemi solo. Devo riflettere con calma

Continua a passeggiare.

Lo so io quello che devo fare. Lo so io!
Silenzio
Sono cinque ore... Cinque ore che sto qui al gelo...
Lo so. Dovevo farlo prima. Dovevo farlo subito... Ma non potevo!
Dovevo averne la certezza.
E adesso lo so. E so che è la cosa giusta da fare perche l'ho visto.
Ho avuto la conferma cinque ore fa, quando mi si è avvicinato. L'ho visto nei suoi occhi.
Aveva i classici occhi dell'ipocrita. Ipocrita e bastardo!
Parla bene lui... Sa proprio parlare bene... Parla...parla... e tutti che lo stanno a sentire... e lo ammirano... e lo amano... Ma io non sono come loro. No.
E invece...

(si blocca e guarda in alto) Ma guarda tu dove cazzo vive! Chissà quanti soldi spende per vivere qui. E chissà quanti soldi guadagna ogni giorno! Bastardo ipocrita! E poi parla di povertà...
E io che ci sono cascato! Ci credevo veramente a quello che diceva.

Zitti! Ho detto che non dovete parlare. Sto ragionando...

Ma adesso è finita la storia amico mio... Hai finito di prendere per il culo la gente!

(alzando la voce) Ho detto che dovete stare zitti! Che c'è? Cosa è tutto questo casino che fate?
Cosa?
Ripensarci? Non se ne parla proprio!
Ripensarci...
Ma avete capito o no che lui è il Male? Che se le cose vanno male in questa merda di mondo è per  colpa di persone come lui? Persone false, ipocrite, che si approfittano della brava gente onesta per il proprio tornaconto. Non capite che queste persone ci vogliono tutti uguali? Tutti sottomessi? Omologati? Quelli come lui non vogliono che la gente usi il proprio cervello. Non vogliono che tu pensi. Cercano di opprimerti, di impedirti di essere diversi da come ti vogliono...
Ripensarci...
Come potete chiedermi di ripensarci? Dopo tutto quello che c'ha fatto! Dopo tutto quello che mi ha fatto!
Vi sembra giusto? No, dico, vi sembra giusto?
Ma mi avete visto? Avete visto come sono? Avete visto chi sono?
Io non sono niente! Io non ho niente! Mentre lui ha tutto! Lui è tutto!
Perché lui deve essere così... così grande? E io invece sono solo uno dei miliardi di inutili burattini che popolano questo cazzo di mondo!
Chi è lui più di me? Cosa ha lui più di me?
Ve lo dico io! Niente! E solo stato più fortunato, e la sua falsità ha poi fatto il resto. E adesso ci troviamo con un bugiardo, un verme che con le sue parole finte sta plagiando le menti di milioni di persone. E sta facendo danni su danni.
Avete visto no? Avete visto come tutti quei pupazzi lo stanno ad ascoltare, incantanti dalla sua lingua biforcuta! Per loro lui è un Dio! L'oracolo della verità assoluta!
Poveri idioti illusi. Non hanno capito niente. Non sono in grado di capire niente
Ma invece io so. Io ho capito tutto. E ho capito anche che quell'uomo deve essere fermato prima che faccia altri danni. Lui non può stare lì. E' sbagliato! E' tutto sbagliato. Questa gente... queste persone ignoranti hanno bisogno di ben altri uomini in grado di aprire le loro menti.
Uomini giusti. Capaci. E soprattutto onesti.
Se fossi stato io al suo posto... Se ci fossi stato io, adesso staremmo tutti raccontando un'altra storia.
Una storia vera però! Non falsa come le sue.
Fratellanza, amore, rispetto... ma che cazzo ne sa lui di queste cose? Che ne sa se vive come un Re!
E' la gente come me che potrebbe fare qualcosa di buono per questo mondo. E' la gente umile e onesta come me che riuscirebbe a parlare davvero ai cuori delle persone.
A me, le persone dovrebbero stare a sentire!
E invece no... Pendono dalle sue labbra. Ma non hanno capito ancora che è tutto un bluff? Che è un impostore? Come fanno a non capirlo?
Ma adesso questa storia sta per finire.
E non dite più un altra parola! Questa è l'unica soluzione che abbiamo per vedere la fine di questo tunnel.
Lui ha distrutto la mia vita. Se sono così adesso, è solo per colpa sua.
E' inevitabile.
Noi siamo come due treni che corrono l'uno contro l'altro sullo stesso binario.
Il suo "tutto" e il mio "nulla" finiranno per scontrarsi frontalmente. E allora sì che il mondo si accorgerà di me. E mi ringrazierà per averlo liberato da tutta quell'ipocrisia e quella falsità con cui lui è riuscito ad incatenarlo!
Il mondo sta per conoscere finalmente il suo vero...
Si blocca, si porta sul lato sx del palco e osserva il lato opposto.
Zitti! State zitti! Fatemi vedere...
Eccolo! E' arrivato!
Cinque ore passate al gelo... Ma ne è valsa la pena.
Guardatelo! Guardatelo con che macchina è arrivato il bastardo. Non si vergogna nemmeno un po' di ostentare la sua ricchezza.
Lo fa apposta lo stronzo. Mi vuole sbattere in faccia il suo successo.
Zitti cazzo! Zitti! Ho detto che non dovete parlare! Io sono il vostro presidente, piccoli inutili ometti, e sono io che comando qui!
Ormai la decisione è presa!
Eccolo, guarda che faccia da bugiardo che ha. E guarda quella stronza della moglie come è vestita.
Vieni bastardo, vieni... andiamo...
Quanto hai lasciato di mancia a quel poveraccio che ti ha aperto la portiera?
Avanti avvicinati...
(in crescendo concitato) Eccolo, eccolo... Mi viene incontro...
(si autoincita) Fallo...
Ancora qualche passo...
Ancora qualche passo!
Che ti sorridi? Che cazzo hai da sorridere?
Fallo! Fallo Mark! Fallo
...E il mondo vivrà in armonia!

Estrae una pistola da sotto la giacca e urla

"Ehi, Mr Lennon!"

Spara cinque colpi.


Obiezione di Coscienza

L'Attore entra in scena con un camice da chirurgo imbrattato di sangue, mascherina, cuffietta e guanti in lattice.
Sbuffa e si toglie la mascherina.

Uff... E pure per oggi è andata.
Che ora è? Mmm... 43 minuti. Potevo fare molto meglio.
(togliendosi i guanti) Per una mastoplastica additiva è veramente troppo.
Comunque ho fatto un buon lavoro. Adesso la signora avrà una coppa C da sfoggiare durante il thé con le altre sue amiche cariatidi.
Mah. A 61 anni suonati rifarsi le tette... Mi spieghi che significato ha? Sai che figura fantastica fai quando tutto il resto ti cade giù ma le tette restano su?
Ah sì, certo, sicuramente poi ci saranno altri ritocchini. E che non vogliamo ritirare su pure il culo? E una stiratina alla faccia come la vedi?
Boh... Lasciamo stare va...
A che ora è il prossimo intervento? Le 11? Ok, ho un po' di tempo per fare colazione.
Che dobbiamo fare? Ah, vero, una rinoplastica.
Beh sì, poverina. Ha 20 anni e c'ha un naso che sembra il manico di una teiera. (ride)
Ma che me ne frega! Tanto mica mi sente?
E poi sarà abituata agli insulti no?
Oddio, e sì, lo so non dovrei prendere in giro le pazienti, soprattutto se giovani, perché sono già complessate. Ma primo non la sto prendendo in giro, perché sto affermando un fatto concreto. Ha il naso a brocca. Non è scientificamente corretto, ma il senso è quello. E secondo, io sono colui che la rimetterà a posto e che ringrazierà per sempre. Sono una specie di santo per lei.
(enfatico) L'eroe che l'ha salvata da una vita impregnata di vergogna. Il principe che l'ha sottratta dagli sguardi stupiti di chi la guarda come un fenomeno da baraccone. Il cavaliere che l'ha protetta con il suo scudo dalle frecciatine sarcastiche e velenose delle persone meschine e vigliacche.
In questi casi posso dirti che il mio non è un mestiere, ma una missione.
(tornando in sé) Come? Non ho capito.
(stupito) Una malaroplastica?  Veramente hai detto che deve fare anche una malaroplastica?
Mi stai prendendo per il culo?
No che non lo sapevo! Durante la visita non mi ha detto nulla del genere.
Se ne occupa il Dottor Verdini? E quando aveva intenzione di dirmelo?
Ma poi a che pro? Ha 20 anni Cristo Santo! Per quale cazzo di motivo deve aumentare i suoi zigomi?
(si agita in scena camminando da un lato all'altro e togliendosi la cuffia)
No, no, no, no,no...
(sbottando) Ha 20 anni! Lo capisci che ha solo 20 anni? Non alcun senso farsi i zigomi a quella età! Ma a chi cazzo è venuto in mente di acconsentire a questo intervento?
Ho capito che è un desiderio della paziente! Ma il Dottor Verdini doveva opporsi! Noi facciamo belle persone, non le distruggiamo! Ma Santo Dio, Nina Moric non ha insegnato nulla a 'ste ragazzette?
Come perché Nina Moric?
Ma non l'hai vista? E' riuscita a farsi distruggere la faccia!
Era bella come una Madonna di Michelangelo, poi ha deciso di rifarsi le labbra e zigomi ed è diventata tale e quale al pagliaccio di McDonald! Ma non l'hai vista la sua faccia sformata, con quelle labbra a canotto e le guance simili a quelle di Pluto.
Se avesse chiesto a me di fare uno scempio del genere mi sarei rifiutato senza deroghe! Chiama il Dottor Verdini digli che se lui le tocca gli zigomi io le lascio quel  manico di teiera che in mezzo alla faccia.
Non sto scherzando! Sono stufo! Sono veramente stufo!
(agitandosi come prima)
Non è possibile! Non è possibile! Io sono stufo di queste stronzate! Hai capito che sono stufo?
Non ce la faccio più ad acconsentire alle cazzate che mi propinano questi pseudopazienti.
Non ce la faccio più a sentire le loro stupide motivazioni per giustificare interventi estetici assolutamente inutili.  O decisamente impossibili!
Cristo Santo l'altro giorno è arrivato uno con una cartellina piena di ritagli di giornale.
Te lo giuro! Ha cominciato a tirar fuori queste foto di attori strafighi e ha cominciato a dirmi: "Allora, vorrei il taglio degli occhi come Di Caprio, le labbra come Brad Pitt, il naso come Hugh Jackman e il sorriso come Tom Cruise, come posso fare?"
Vai a Lourdes! Prega e vedi se la Madonna ti fa il miracolo! Come cazzo puoi pensare di voler assomigliare ad un figo di Hollywood se sei la copia sputata di Lino Banfi!
Cosa gli ho detto? Nulla. Ho solo ritagliato dalle foto gli occhi di Di Caprio, le labbra di Brad Pitt eccetera le ho attaccate assieme e gli ho detto che poteva andare in giro con quella maschera in faccia. Che cosa dovevo dirgli?
Non ce la faccio più! Non e la faccio più! Poi soprattutto con le vecchie! Si, quelle vecchie che vogliono il dono dell'immortalità! Cristo Santo, ma se stai invecchiando devi fartene una ragione! E' la natura umana! Cerca di accettare la cosa con dignità! E invece no! E allora che fanno? Continuano a stirarsi la pelle come se la faccia fosse fatta di pongo! O a gonfiarsi di botox come se fosse un palloncino! Tanto vale mettersi direttamente una maschera di lattice con le sembianze di Donatella Versace.
 Poi le vedi che vanno in giro rigide come se avessero una scopa nel culo. Con gli occhi sbarrati, le labbra rigide e la fronte piatta. E se devono girarsi, lo fanno con tutto il corpo, perché non possono girare il collo.
Sono talmente stirate, che la pelle gli si è accorciata. Perciò se girano la testa da un lato, automaticamente le labbra e gli occhi cominciano a tirare dall'altro ed esce fuori un espressione di questo tipo (gira la testa da un lato, ma chiude un occhio e piega all'ingiù le labbra del lato opposto)
Che poi ancora non hanno capito che le prendiamo per il culo! Eppure la dimostrazione ce l'hanno davanti agli occhi. Ancora non hanno capito che sono tutte uguali!
Loro vengono da noi e ci dicono "vorrei gli occhi così, le labbra così, le tette così e così".
Noi gli diciamo di ì, e poi facciamo un semplice copia e incolla con la paziente precedente.
E ti ringraziano pure!!!
(innervosendosi) Sì, sì, lo so che vengo pagato e pure profumatamente per fare questo lavoro!
Ma sai che ti dico? Che ho talmente tanti soldi che non so cosa farmene!
Ci credi che non so come spenderli? Non ho nemmeno dei vizi per scialacquarli.
Andrei a mignotte! Ma la maggior parte le ho rifatte io! Ti immagini la scena? Chiamo una di loro, lei arriva e si spoglia nuda davanti a me. E io che comincio ad esaminare il lavoro fatto. Tetta destra morbida al tatto, la sinistra un po' più dura. Leggera asimmetria. Labbro superiore perfetto, quello inferiore raschia un pochino.  In pratica è come se le facessi il tagliando!
Bah... che devo dirti?
Quando ho deciso di fare questa specializzazione credevo che avrei potuto fare anche del bene .
Sai, pensavo alle ricostruzioni, agli interventi per far tornare alla normalità chi era stato sfigurato, o per migliorare la qualità di vita a coloro vessati dalle loro deformità fisiche.
E poi invece, quando mi sono reso conto che queste cose sono solamente una minima parte di tutto il mio lavoro, ho cominciato a concentrarmi solo ai soldi che avrei potuto farmi.
E adesso invece...
Mah... comunque sai che ti dico? Mi sa che tocca rassegnarmi alla stupidità umana.
D'altronde si sa.
La perfezione è di Dio, la vanità è del  Diavolo, ma l'idiozia è solo dell'uomo.
Andiamo a sistemare quella brocca, va...


Gravidanze inattese

L'attrice entra con camice e cuffia da ostetrica.
Ha un sorriso smagliante e trasmette sicurezza.

Allora tesoro siamo pronte?
Ma no no... nun te preoccupà che va tutto bene.  Ormai ci siamo. Un paio de spintarelle ed è tutto finito.
Come?
Beh, bella mia, mica se possono prevedé certe cose. Non lo so se ce la facciamo entro le cinque.
Ma devi sta tranquilla. Andrà tutto bene.
E lui chi è?
Ahhhh... Che caruccio.  E come se chiama? Coccolino?
Ma certo che te lo puoi tené. Scommetto che è un peluche che c'hai da quanno sei bambina ve'?
Ma che tenera che sei.
Allora, quanto è il tempo tra una contrazione e l'altra?
Perfetto allora ci siamo... Mo quando te lo dico io cominci a spingere, e a respirare come t'hanno insegnato al corso...
Ma no no... stella mia, stai calma. E' il primo figlio? Che tenerezza che me fai... Come sei piccolina... Quant'anni c'hai? 27? Ne dimostri 16...
No, nun te lo posso di' se finiamo prima delle cinque... Mò iniziamo. Appena arriva la contrazione comincia a spinge.

(NdA: Nelle battute seguenti l'attrice effettuerà i movimenti da ostetrica e di volta in volta sposterà lo sguardo dal suo operato alla madre)

Ok, spingi! Brava così! Spingi! Forte! Ancora! Dai!!!!
(divertita) Ahò e da do' l'hai cacciata sta voce da tenore? Piccola piccola ma me pari Pavarotti.
Dai, respira! E spingi! Forte!
(stupita) Ah... ma allora sai pure le parolacce? (dolce) Nun ti preoccupare, pensa a spingere. Dai!
Ancora? Nun lo so se ce la facciamo entro le cinque, ma che c'hai fretta? Spingi.
(stupita) Li morté, sembri 'na bamboletta, ma tiri giù i santi come un camionista de Avezzano!
Dai Dai! Spingi.
Ammazza quanto urli! Spingi. Spingi!
Ah beh... Sei brava pure a offende!
(nervosa) AHO' E BASTA! T'ho detto che nun lo so se sta creatura esce prima delle cinque! Statti tranquilla e pensa a spigne!!! Daje!
(allibita)Ma che m' hai insultato? era un insulto quello? No perché 'na cosa der genere nun l'avevo mai sentita! E pure so anni che faccio 'sto mestiere. C'hai fantasia...
Dai che vedo la testa! Forza spingi! Spingi!
(allarmata) Ahò fermate che stai a staccà la testa all'orsacchiotto! Ma è inutile che te la pigli co' lui! Mica t'ha messo incinta! Stai calma! Ma nun je di' così! Ma come perché? Ma poi di' a un peluche "maledetto pisello moscio" ? E daje su... e che te po risponne?
SENZA CHE URLI! DEVI DA STARE CALMA! E' un pupazzo! E inutile che lo cerchi! Nun ce l'ha! Nun glielo puoi staccà a mozzichi! Spingi. Dai che ci siamo! Pensa a spigne!
(infastidita)Ahò... a cosa... mo stai a esagera! Vabbé le offese, ma mo nun te stai a regolà!
Guarda che me poi pure insultà quanto te pare, ma t'ho detto CHE NUN LO SO SE ESCE PRIMA DELLE CINQUEEEEE! SPIGNI! ZITTA E SPIGNI!
(c.s.) Ancora? Guarda che stai a sgravà de brutto! NO QUELLO CE SEI TE E TRE QUARTI DELLA PALAZZINA TUA!
ARIDAJE! A bella, me ce stai a trova? Eh dillo, me ce stai a trova?
(rabbiosa) Guarda che se nun la finisci non solo nun te faccio uscì niente da qua sotto, ma c'infilo pure quer pupazzo!

(NdA: Il testo che segue deve essere interpretato in un crescendo convulso e rabbioso, fino ad arrivare all'esasperazione.)

MO M'HAI PROPRIO ROTTO! VOI SCOMMETTE CHE SE ESCE PRIMA DELLE CINQUE LO RIMETTO DENTRO?
LA DEVI DA FARE FINITA! SPIGNI
A TE E TUA MADRE.
SPIGNI!
TUA SORELLA LO FA GRATIS.
SPIGNI!!
A TE, TE CE S'INFILANO I TRENI!
SPIGNI!!!
TU INVECE LA USI COME RIMESSA PE 'E BARCHE!
SPIGNIIIIII!
A TE TE PIACE FALLO CO 20 VENTI CANGURI CIRCONCISI CHE CANTANO ROSAMUNDA!
SPIGNIIIIIIII!
MANCO TU FIGLIO VOLE ESCI' PE NUN STATTE A SENTI!
ANCORA UN PAIO DE SPINTE!
MA MO CHE C'ENTRA CHE TU MARITO E' BIONDO CO L'OCCHI AZZURRI?
SPIGNIIIIII!
NUN LO SO CHE ORA E'! E MANCO ME NE FREGA NIENTE!
DAJE CHE E' USCITA LA TESTA! SPIGNI!
L'HO CAPITO CHE A TE TE FREGA, E MO ME VOI DI' PE QUALE CAZZO DE MOTIVO STO BAMBINO DEVE USCI' PRIMA DELLE CINQUE????????????
DAJE CHE MANCANO SOLO I PIEDI! SPIGNIIIIIIIIII!!!!!
E CHE PROBLEMA C'E' SE ALLE CINQUE ARRIVA TU MARITO???????

L'attrice si zittisce di colpo. Si rialza in silenzio, fissa il bambino che tiene tra le braccia e poi la madre.  
Poi con estrema calma.

Bello. Sì. Tanto bello. E sano. Un bel vitellino, peserà più di quattro chili.
No, tesoro stai tranquilla, sono le cinque meno cinque...
Adesso lo porto di là, lo lavo, e gli metto un po' di borotalco... magari gli metto tutta la confezione eh?
Beh, nun è che lo puoi coprì de borotalco a vita... Ma magari per stasera...

Fa per andarsene, poi si volta e con dolcezza.

E stai su. Devi essere contenta. Come minimo 'sto pischelletto diventerà un ballerino famoso.
Lo sanno tutti che quelli come lui c'hanno il ritmo nel sangue.

Esce.


A niente e a nessuno


I due attori entrano in scena in completo nero e occhiali scuri.

Attore1
- E chi se lo sarebbe mai aspettato...

Attore2
- Eh già. Così, all'improvviso.

Attore1
- Ma poi proprio lui. Sempre così allegro e solare. Non riesco a crederci...

Attore2
- Ehhhh... Neanche io. Ma quando ti trovi in un periodo nero, non tutti riescono ad uscirne. E preferiscono farla finita.

Attore1
- E non puoi dare la colpa a niente e nessuno se non alla sorte che ti si è rivoltata contro.

Attore2
- Ehhhhh...Già... a niente e nessuno.

Attore1
- Eh già...Anche se...

Attore2
- Anche se cosa?

Attore1
- La colpa dicevo... se proprio uno vuole trovare il pelo nell'uovo... non e che tu...

Attore2
- Io cosa? Che intendi dire?

Attore1
- E su dai, ammettiamolo, un po' di responsabilità ce l'hai.

Attore2
- Io? E perché?

Attore1
-Mettere in cinta la sua ragazza con cui stava per sposarsi... Non è bello dai. Soprattutto se sei un suo caro amico.

Attore2
- E dai la colpa a me? E' lei che si è fatta avanti! Mi ha detto che era insicura, che con me si poteva confidare perché ero uno dei suoi più cari amici... Poi una cosa tira l'altra... E che dovevo fare? Respingerla mentre soffriva così tanto?

Attore1
- Ah beh. Se stanno così le cose. Perdonami non lo sapevo. Bah. Vatti a fidare delle donne.

Attore2
- Eh appunto. Piuttosto tu...

Attore1
- Io cosa?

Attore2
- E dai che lo sai bene. Quando ti aveva chiesto quel prestito per risistemare un po' di debiti, e tu glielo hai negato... Quella cosa l'ha gettata nello sconforto.

Attore1
- E certo, la fai facile tu. Mica era semplice recuperare quei soldi.

Attore2
- Ma se sei ricco sfondato!

Attore1
- Non c'entra nulla caro mio. Mica era facile per me mettere assieme quella cifra senza dover passare tra lungaggini burocratiche bancarie che neanche ti sto a dire. Oh, mi aveva chiesto diecimila euro... Sai quanti carteggi avrei dovuto firmare?

Attore2
- Ah... scusa... non sapevo di queste cose. Non essendo ricco... Perdonami...

Attore1
- E' inutile cercare una spiegazione, non si può dare la colpa a niente e a nessuno.

Attore2
- Eh già... a niente e a nessuno.

Attore1
- Ma senti un po' ma invece quella storia con Francesco?

Attore2
- (illuminandosi) Ahhhh... Giusto, gran brutta storia! Gli aveva ammaccato la sua auto vero?

Attore1
- (grave) Già, gliel'aveva prestata e lui l'ha riportata tutta abbozzata. E ti ricordi come era affezionato alla sua auto vero?

Attore2
- Affezionatissimo. Era come una figlia per lui. E ti ricordi come lo abbiamo visto abbacchiato il giorno dopo?

Attore1
- Praticamente depresso. E non si è tirato su nemmeno quando Francesco gli aveva detto che l'avrebbe riparata a sua spese.

Attore2
- Ma che vuoi riparare? Ormai il danno l'aveva fatto. Ma dico io, pure tu, Francesco, sai quanto ci tiene alla sua macchina, che gliela chiedi a fare?

Attore1
- Perché è uno che pensa solo a sé stesso, che non lo conosci? Non si rende conto che con il suo comportamento può far del male?

Attore2
- E l'ha fatto. Perché io sono convinto che il nostro amico non si è ripreso più da quella botta alla sua adorata macchina. E quello è stato l'inizio del declino che ci ha portati... a questo.

Attore1
- Mi sa che hai proprio ragione sai? (guardandosi attorno) Che poi, nemmeno è venuto Francesco al funerale.

Attore2
- Ovvio. Si sente in colpa il bastardo.

Attore1
- Che schifo. E' proprio vero, è solo quando sei in difficoltà che scopri di avere degli amici di merda!
Sole o Fuoco

Nel video appare l'attrice, ha il volto leggermente truccato, quasi acqua e sapone che la fa sembrare la ragazza della porta accanto, ed un espressione tranquilla che lentamente si trasforma in sorridente,
Indossa una camicia bianca.
Musica acustica di sottofondo.

Voce Fuori campo maschile 1

Sii sempre te stessa.
Sii corretta e coerente con te e con gli altri. Sorridi sempre, non solo con le labbra, ma con tutto il viso. Togli quel velo di tristezza che appanna i tuoi occhi, e lascia trasparire la tua dolcezza. Non nasconderti dietro maschere, non ti servono per essere interessante. Elimina ogni tua sovrastruttura esteriore. Fatti conoscere per come sei veramente. Fai vedere chi sei veramente. Non nasconderti. E vedrai che tutto sarà più semplice. Solo così potrai ottenere  tutto ciò che desideri. Pensa al tuo futuro senza averne paura. Cerca di avere le idee chiare su ciò che vuoi essere. E impegnati al massimo, non cercare scappatoie. Non lamentarti se qualcosa non va, non è di nessuna utilità. Sorridi sempre, anche se non te la senti.
Tu sei una persona speciale. Sei una persona valida, e non ti serve ostentare le tue capacità. Ma anche se sei migliore degli altri, mantieniti modesta. La modestia è un dono, non una qualità.
Sii solare, e sii di supporto agli altri se ne hanno bisogno.
Ma se hai bisogno di aiuto chiedilo, non tenere tutto dentro, butta fuori ciò che ti fa male. Apriti con chi ritieni sia un tuo vero amico. Non sei sola. Non buttarti mai giù. Non demordere.
Fidati di chi ti circonda. Fidati di chi ti vuole bene veramente. Apri il tuo cuore quando senti che puoi farlo. Ama. E fallo senza condizioni. Ma non aver paura di soffrire. La sofferenza di oggi ti rende più forte domani. E non tentare mai di trattenere le lacrime, piangere non è sinonimo di debolezza. Se qualcuno ti ferisce cerca di capire perché l'ha fatto e se è un tuo errore chiedi scusa. Se è il suo, ignoralo e passaci sopra. In questo modo sarai superiore. Divertiti ogni volta che puoi. Concediti qualche vizio se vuoi, ma non esagerare. Il tuo aspetto non sarà così per sempre, quindi cerca di mantenerlo.
Ridi anche se non c'è un motivo valido per farlo. Balla senza musica. Vivi, con il sole dentro ai tuoi occhi.

Verso la fine del primo monologo, sull'immagine dell'attrice acqua e sapone e sorridente, si sovrappone in flash di durata sempre maggiore, l'immagine della stessa attrice, ma truccata pesantemente, di nero, in stile dark. indossa una camicia nera, ed ha un'espressione seria che lentamente si trasforma in diabolica.
Ogni immagine sovrapposta è accompagnata da un accordo di chitarra elettrica distorta. Le ultime immagini, sono accompagnate anche dalla seconda voce fuori campo che sussurra il termine "Cazzate"
Alla fine del primo monologo, la prima immagine dell'attrice viene sostituita in maniera definitiva dalla seconda immagine
Musica hard rock di sottofondo.

Voce Fuori campo maschile 2
CAZZATE! CAZZATE! CAZZATE!
E lo sai benissimo.
Non funziona così! Non ha mai funzionato.
(sarcastico) Sii sempre te stessa... Come no! C'hai provato, e hai visto dove sei arrivata? No, che non l'hai visto. Perché non ti sei neanche mossa.
E' ora di cambiare non credi? E ora di trasformarsi in qualcos'altro, in qualcun'altro.
Lo sai che nessuno vuole sapere chi sei veramente. Tutti  vogliono vedere solo quello che pensano tu sia. E ti accettano solo per quello che puoi offrirgli e può essergli utile, non per quello che sai fare.
E allora vaffanculo... Ti vogliono diversa? Accontentiamoli tutti. Indossa una maschera per ogni occasione, creati un personaggio per ogni situazione, e  fatti accogliere, perché l'importante è il fine, non il mezzo. Allora ingoia amaro se devi. Rinuncia ai tuoi principi se utile. Sporcati le mani se necessario. Ma una volta dentro, prendi tutto ciò che ti serve e distruggi il resto. Senza troppi scrupoli.
Perché ricordati che sei sola in questo mondo. E non puoi fidarti di nessuno. Forse di qualche amico. Ma se puoi cerca di tenere tutto per te. Perché difficilmente saresti capita.
Tu sei speciale e lo sai, sei valida e sei migliore di tanti che ti circondano e che adesso si trovano sopra di te. Mostra al mondo le tue capacità, sbatti in faccia a tutti le tue qualità. Esci e fatti vedere! Non sminuirti, non screditarti solo per metterti allo stesso livello di chi ti è palesemente inferiore. Il loro insuccesso non è un tuo problema. Non mantenere rapporti con persone che si dimostrano inutili, stupide o false. E' ora di tagliare tutti i rami secchi che ti circondano, di eliminare qualsiasi ostacolo al tuo cammino.
Non farti mai vedere debole. Tu sei una combattente nata, te la sei cavata sempre da sola. Se mai dovessi cadere, rialzati subito senza storie, e ingoia tutte le lacrime, per quanto amare possano essere.
Se qualcuno ti ferisce, distruggilo. Se sbaglia, puniscilo.
La comprensione è un lusso che spetta solo ai santi. E tu non lo sei.
Divertiti. Come, dove, quando e con chi cazzo vuoi. Evita di fare una cosa solo dopo che hai verificato che non fa per te. Nessuno è eterno, quindi approfitta finché puoi.
Ridi quando c'è da ridere. Balla se c'è la musica. Vivi, con il fuoco dentro ai tuoi occhi.

Nel finale di questo monologo tornano dei flash della prima immagine dell' attrice, le immagini cominciano a sovrapporsi l'un l'altra alternandosi. E i monologhi ripartono da capo contemporaneamente, fino a creare una confusione audio.
Nei video alternati si vede l'attrice che serra gli occhi e si porta le mani sulla testa.
Poi l'immagine viene divisa in modo che metà viso della prima immagine completi il volto dell'attrice con metà viso della seconda immagine.

Attrice
(pronunciando le battute in simultanea)BASTAAAAAAAAAAAAA! Non ce la faccio più! Non posso scegliere, non posso! Ma...
Solleva lo sguardo simultaneamente nelle due metà e sorride sinistramente nell'immagine candida, dolcemente nell'immagine dark.
Esiste sempre il compromesso.

Buio


Tutto per amore

Le due attrici sono sedute su due sedie affiancate, leggermente distanti
Attrice1 è vestita in modo casual con pantaloni e maglia, mentre Attrice2 è più elegante, indossa una gonna e una camicetta, ha una borsa e un pupazzo di peluche in mano.

Entrambe sono in silenzio e fissano davanti a sé.

Attrice1
- Sono veramente deliziosi a questa età vero?

Attrice2
- (con tono distaccato) Già. Molto.

Attrice1
- Non si fermano mai. Hanno un' energia incredibile.

Attrice2
- (c.s.) Eh già. Incredibile.

Silenzio.

Attrice1
- (in difficoltà) Suo figlio qual è?

Attrice2
- (squadra Attrice1 con espressione incredula, poi sottolinea) Ho una figlia. E' quella con la coda.

Attrice1
- Ah... mi scusi. Sono proprio sciocca... E' che quando faccio questa domanda mi viene sempre spontaneo usare il maschile...

Attrice2
- (secca) Quindi lei ha un figlio maschio?

Attrice1
- (in difficoltà) Ehm...sì...

Attrice2
- (allibita) Ah... e quale sarebbe?

Attrice1
- (c.s.) Ecco... sì... è... è quello lì, con la magliettina di BatMan.

Attrice2
- (dura) Quello lì? Con i capelli neri?

Attrice1
- (c.s.) Sì esatto quello lì.

Attrice2
- (c.s.) Quindi lei mi sta dicendo che Lorenzo, il figlio della signora Amalia, e dell' avvocato Terzani, è suo figlio?

Attrice1
- (c.s.) Ecco... io...

Le due Attrici restano per qualche secondo in silenzio, poi

Attrice1
- Lei... lei... viene spesso qui?

Attrice2
- (annuendo leggermente, come per affermare che la domanda è giusta) Si. Abbastanza. Mia figlia adora questo parco giochi.

Attrice1
- Beh... Effettivamente è un bel posto per giocare. Così tranquillo... E come si chiama sua figlia?

Attrice2
- Giorgia.

Attrice1
- Bellissimo nome.

Attrice2
- Grazie.

Attrice1
- (girandosi completamente dalla parte di Attrice2) E il suo... di nome?

Attrice2
- Lisa.

Attrice1
- (porgendo la mano) Piacere, io sono Valeria.

Le due si stringono la mano e restano per qualche secondo così, fissandosi intensamente. Poi Attrice2 si scioglie dalla stretta.

Attrice2
- Piacere...

Attrice1
- (sbottando) Senti, io non ce la faccio.

Attrice2
- (quasi sottovoce) Ma che fai? Stai rovinando tutto.

Attrice1
- Mi dispiace. C'ho provato, ma non ce la faccio.

Attrice2
-(c.s.) Avevamo fatto un accordo. E ti prego di rispettarlo.

Attrice1
- Si lo so. Ma non riesco a far finta di non conoscerti. Non potremmo parlare normalmente come due amiche?

Attrice2
- (c.s.)No. E sai benissimo perché. Noi non ci conosciamo. Ci siamo capite?

Attrice1
- Ho capito. Ma io non ci riesco a stare qui senza dire nulla.

Attrice2
- Nessuno ti ha detto che devi stare zitta. Puoi parlare come se non mi conoscessi. Ma per favore evita quelle stupidaggini sui figli. Se ti sentisse qualcuno che cosa potrebbe pensare?

Attrice1
-(alzando la voce) Ma chi se ne frega di quello che potrebbero pensare! Senti, io non sono come te! Io i miei sentimenti non li nascondo!

Attrice2
- E non parlare così forte! Vuoi farti scoprire?

Attrice1
- Scoprire da chi? Qui ci siamo solo io e te, e le governanti extracomunitarie dei figli dei tuoi amici altolocati. A malapena capiscono le parole base per fare questo lavoro.

Attrice2
- (trattenendosi) Falla finita!

Attrice1
- Sta a vedere. (rivolgendosi verso dx) Salve! Lei lavora per l'avvocato Terzani vero? Si? Lo sa che il suo datore di lavoro ogni martedì sera si fa inchiappettare da un trans di nome Lorena? (verso Attrice2) Vedi? Sorride. Non ha capito niente.

Attrice2
- (c.s.) Smettila.

Attrice1
- (di nuovo a dx) Mentre la sua padrona, la signora Terzani, due volte a settimana va al centro massaggi a farsi dare una ripassata da Malek, un senegalese di due metri... e 25 centimetri... E sorride lei... (verso Attrice 2) Sorride. Annuisce e sorride.

Attrice2
- (sbottando) Ho detto che devi farla finita!

Attrice1
- Va bene! Basta che stai calma. Ma io non ti capisco. E' un anno che ci vediamo di nascosto, e posso capirlo. Ma perché questa sceneggiata nel parco? Perché ci siamo dovute incontrare qui? Perché devo far finta di non conoscerti?

Attrice2
- Perché è così! Oggi... oggi deve andare così. Sono troppo nervosa...

Attrice1
-Guarda che anche io sono nervosa! Cosa credi che quello che sta per succedere non mi preoccupi? A maggior ragione potevamo e dovevamo stare vicine in un posto più riservato.

Attrice2
- Ma tu sei completamente matta! Ma ti rendi conto di quello che stiamo facendo? Non possiamo farci vedere assieme. Soprattutto oggi! Hai dimenticato chi è mio marito?

Attrice1
- E come potrei dimenticare il Cavalier Antonini. Il re dei succhi di frutta! La sua faccia sta dappertutto.

Attrice2
- Appunto. Ed essendo sua moglie è inutile che ti dica quanto sia esposta ai riflettori. Di sicuro qui attorno ci sarà qualche paparazzo... e cosa pensi possa succedere se ci scatta una foto mentre ci scambiamo sguardi languidi e sorrisi?

Attrice1
- Si farebbe un bel gruzzolo nel rivenderle... Dai scherzo! Cerco di allentare un po' questa tensione che mi chiude la gola.

Attrice2
- (dura) Non c'è nulla da scherzare. Per te è tutto facile.

Attrice1
- (stupita) Facile per me? E perché?

Attrice2
- (agitata) Perché sai cosa succederà a partire da domani no? Sai a quale pressione mediatica mi troverò sottoposta. E devo pensare anche a Giorgia. Sai in che situazione d'inferno mi troverò? E dovrò stare molto attenta ai miei movimenti e alle mie parole...

Attrice1
- (alterandosi) Ah sì? E invece per me sarà tutto facile! E per quale motivo? Bella mia guarda che sono io quella che ha organizzato tutto. Sono io quella che rischia grosso! (cambia atteggiamento) Scusami... non volevo... (avvicinandosi ad Attrice2) E' che questa attesa mi sta uccidendo. E ho paura. (prendendole la mano) Ma da domani inizierà una nuova vita per noi. Finalmente non saremo più costrette a nasconderci e a coprire i nostri sentimenti con la clandestinità. Finalmente potremo godere della piena libertà del nostro amore...(guardandola intensamente negli occhi si avvicina ancora di più) Dio... quanto vorrei baciarti...

Attrice2
- (sussultando) Ma...

Attrice1
-(interrompendola, sempre tenendole la mano) Si... lo so... non possiamo... le governanti... i paparazzi... Comunque nessuna foto potrà leggere il labiale... quindi... Io ti amo Lisa. Tanto.

Le due attrici per qualche istante si fissano negli occhi. Attrice1 sorride, Attrice2 no.
Dopo Attrice2 si scioglie lentamente dalla stretta e pone la sua mano sulla sua gamba. Abbassa la testa.

Attrice2
- (a mezza voce) Non dovremmo vederci...

Attrice1
- (fissandola, con dolcezza) Si, lo so. So che per un po' dobbiamo stare lontane... e questa cosa non sai quanto mi distrugge. Il solo fatto di pensare che per qualche giorno non dobbiamo vederci mi fa andare fuori di testa. Ma poi penso a quello che ci aspetta, al tempo che trascorreremo insieme, lontano da tutto questo e allora...

Attrice2
- (c.s. interrompendola) Non sto parlando di qualche giorno.

Attrice1
- (perplessa) Non credo di seguirti.

Attrice2
- (fissandola con durezza e distacco) Non dobbiamo vederci più.

Attrice1
- (stupita) Ma... ma... che significa? Cosa stai dicendo?

Attrice2
- (c.s.) Ma sei sorda o cosa? Ho detto che non dobbiamo vederci più.

Attrice1
- (c.s.) Ma... non capisco... Lisa io...

Attrice2
- Non capisci? Mica ci vuole tanto a capire. La frase mi sembra abbastanza chiara. Non-dobbiamo-vederci-più. Sono quattro parole. Puoi arrivarci se ti impegni.

Attrice1
- (allarmata) Senti Lisa, so che sei spaventata. E lo sono anche io. Ma non preoccuparti perché...

Attrice2
- (interrompendola) Ma io non sono preoccupata. E nemmeno spaventata. Anzi, ora che questa storia è quasi finita mi sento felice. E quando sparirai dalla mia vista sarò anche più felice. Quindi se vuoi farmi il piacere...

Attrice1
- (allibita) Ma... ma... perché?

Attrice2
- Allora sei proprio stupida se non ci arrivi. Non ho nessun interesse a stare con te. E adesso poi mi saresti solo d'intralcio. Perciò te lo ripeto con più calma visto che sei così lenta di cervello: non...dobbiamo...vederci...più. Adesso è più chiaro?

Attrice1
- (c.s.) Lisa... ma... io...ti amo

Attrice2
- (facendole il verso) Io ti amo... (sarcastica) Ma quanto sei dolce. Beh io no. Non ti ho mai amato. (perfida) Anche perché io sono etero e adoro andare a letto con i maschi. E se solo ripenso a quello che ho dovuto sopportare con te in questo anno mi viene il voltastomaco.

Attrice1
- Mi stai veramente dicendo che hai finto per tutto questo periodo?

Attrice2
- (compiaciuta) Sono brava come attrice vero?

Attrice1
- Non è vero... Non ci credo...

Attrice2
- E invece devi. (sarcastica) Mio piccolo tesoro.

Attrice1
- (allarmata) Ma... ti rendi conto di quello che sta accadendo? C'è un killer che questa sera ucciderà tuo marito!

Attrice2
- (falsa) Oh che peccato.

Attrice1
- (terrorizzata) E sono io che l'ho trovato! Se qualcosa va storto ci metteranno un secondo a collegarmi a lui! Sai cosa vuol dire?

Attrice2
- (c.s.) No. Dimmelo tu.

Attrice1
- (c.s.) O mio Dio non ci credo! Non può essere vero. Ed io ho fatto tutto questo solo per te... (realizzando ad Attrice2) E' per questo che mi hai portato qui nel parco. Volevi impedirmi di fare scenate o avere qualche reazione particolare.

Attrice2
- Allora un briciolo di cervello ce l'hai.

Attrice1
- Dimmi che stai scherzando. Per favore, dimmi che è tutto uno scherzo.

Attrice2
- Se vuoi te lo dico. Ma non è così. Quindi spera che vada tutto secondo i piani. E soprattutto non fare la stupidaggine di parlarne con qualcuno, perché primo non ti crederebbe nessuno. Secondo sono stata molto brava a tutelarmi in questo anno e qualsiasi cosa tu pensi di fare ti porterà solo in un posto: nel reparto femminile di qualche carcere di massima sicurezza. Oh, ma che scema che sono. A pensarci bene sarai insieme a centinaia di donne. Magari lì troverai la tua anima gemella. Allora forse ti denuncerò io. Se vuoi ti faccio questo regalo di addio. Sei contenta?

Attrice1
- (attonita) Ma... perché?

Attrice2
- (alzandosi) Lo vedi che sei veramente stupida? Eppure è semplice. Morto il re, l'impero passa alla regina. E adesso se permetti io me ne andrei. (davanti a sé) Giorgia! Giorgina, tesoro, è ora di andare. Dai, sbrigati (ad Attrice1 sottolineando) che ci aspetta papino.

Attrice2 esce. Attrice1 resta seduta con le mani nei capelli

Buio.
Muori così come vivi

L'Attore è in primo piano, seduto dietro una scrivania.
Ha una pistola nella mano destra, mentre la sinistra legge un foglio.
Dopo poco poggia il foglio sulla scrivania, e annuisce deciso.
Solleva la pistola e la guarda per qualche secondo. Annuisce di nuovo e lentamente se la punta alla tempia.
E' teso, ma ha lo sguardo fisso e deciso davanti a sé.
Poi chiude gli occhi, inspira profondamente e preme il grilletto.
Esce violentemente dall'inquadratura.

Dopo qualche secondo lo si vede muoversi e tornare in primo piano.
Ha un lato del viso sporco di sangue ed ha un'espressione stupita e terrorizzata negli occhi.

Voce fuori campo maschile
- (ridendo) Che c'è? Sei choccato?

L'attore si volta a destra e sinistra terrorizzato, in cerca del volto da cui proviene la voce.

Voce fuori campo maschile
- (c.s.) Ma cosa stai cercando imbecille? Non sono lì fuori. E prima che te lo chiedi te lo dico io. Non sei morto. Non potresti,  neanche se ti sparassi in testa altre cento volte. E smettila di agitarti in questo modo! (interrompendo l'attore che sta per parlare) E stai zitto! Non voglio sentire nemmeno una sillaba uscire da quella tua inutile bocca! Devi solo ascoltare! Quindi ora stai seduto buono buono, senza azzardarti ad interrompermi, ok? Ecco così... Bravo... E rilassati cazzo!(sarcastico) Dai che non muore nessuno... Forse. Allora, come ti ho già detto non sei morto. Mi dispiace per te. Se non ci credi fai qualche prova... Sentiti il polso (l'Attore esegue) Adesso inspira e soffia fuori l'aria (l'Attore c.s.) Adesso toccati il viso (c.s.) Adesso tira fuori la lingua e toccati la punta del naso (c.s.)  (Ridendo) Ma lo vedi che sei un idiota? Vedi che sei un incapace? Ma non dovresti stupirti. Tu sei buono solo ad eseguire ordini. A seguire indicazioni prestabilite. Come una macchinina radiocomandata.  Levetta a destra e tu giri a destra, levetta a sinistra e giri a sinistra, pulsantino e accendi i fari...
Allora, sentiamo, come mai ha deciso di farla finita? No, non me lo dire. Indovino. E' per caso scritto sul foglio che leggevi? (l'Attore nega con la testa) Ah. Strano. Non c'è scritto "oggi devi porre fine alla tua inutile vita"? Strano. Avrei scommesso fosse così. Beh poco male... la cosa che mi stupisce di più è che tu abbia atteso così tanto tempo per farti fuori.  Ma toglimi una curiosità, cosa c'è sul foglio? Le tue ultime volontà? (l'Attore annuisce) Grandioso! le tue ultime volontà sono anche le prime che tu abbia mai avuto! E' un po' troppo tardi non credi?
Sei confuso? Non capisci quello che sto dicendo? Ovvio. Mi meraviglierei del contrario...
Ma guardati, sei completamente nel pallone vero? Non capisci cosa ti stia accadendo, e non sai cosa fare. E' normale caro mio. Ma perché ti stupisci? Non hai mai saputo cosa fare della tua vita. Non ti sei mai posto il problema. Non ti sei mai posto il problema su nulla, perché non hai mai capito nulla di ciò che stavi facendo. Non hai mai pensato se fosse giusto o sbagliato, per te o per gli altri. Lo facevi e basta. Ma ti fossi limitato solo a questo! Non hai mai avuto un sogno. Non hai mai cercato di realizzare un desiderio. Non hai mai sostenuto o almeno esposto una tua opinione. In pratica hai vissuto una vita inutile. Sbaglio? (l'Attore mortificato annuisce) Hai usato la ragione solo una volta in vita tua, quando ti sei reso conto della tua mediocrità e hai finalmente deciso di farla finita. Giusto? (l'Attore c.s.)
Bene, mi o caro imbecille,ed ora pensi che ti basti un colpo in testa per ucciderti? E sentiamo, come sarebbe possibile visto che il cervello non ce l'hai?
Esatto. Non ce l'hai, prova ad infilarti un dito nel buco che ti sei fatto e senti se c'è qualcosa. D'altronde non l'hai mai usato, quindi cosa se ne stava a fare lì dentro. Se n'è andato. O meglio. Me ne sono andato. (l'Attore è stupito) Uhhhhhh... ci sei arrivato finalmente. Adesso hai capito chi sono?
Bravo. E non farti stupide illusioni. Non ci torno nel tuo cranio. Non ti sono servito prima, adesso meno che mai. Quindi fai un favore a tutti. Ucciditi. Tanto non servi a nulla. Ma devi cercare un altro modo per farti fuori (ride)

L'attore dopo un momento di smarrimento si mortifica.
Solleva la pistola e se la punta al centro del petto.
Ispira profondamente, chiude gli occhi e preme il grilletto.
Esce violentemente dall'inquadratura.
Dopo qualche secondo ritorna in primo piano, con la camicia insanguinata e completamente stralunato.

Voce fuori campo maschile
- (ridendo) Ma certo che sei proprio un idiota! Non hai mai usato il cervello figurati se usavi il cuore. Se n'è andato anche lui. Cosa restava a fare? Anzi mi ha detto di portarti i suoi saluti. Sai com'è in fondo lui è un tenerone... Ehhhh, caro mio. Devi ingegnarti di più se vuoi veramente morire. Altrimenti passi il resto della vita a farti buchi sul corpo. Dai, ti aiuto un pochino. Pensaci bene, per morire devi capire come hai vissuto...

L'attore per qualche secondo resta sconcertato. Poi ha un' intuizione e si illumina.
Con espressione soddisfatta e sorridente si punta la pistola sui testicoli.
Preme il grilletto.
Buio.

Il gusto degli altri

Attore1 è seduto ad un tavolo imbandito con varie pietanze. Mangia in maniera disgustosa. Ogni piatto presente sulla tavola riporta un etichetta con su scritta una parola diversa per ogni pietanza.
Le parole possono essere: AMBIENTE  - DIRITTI UMANI - TERRORISMO -SALUTE - RELIGIONE -POLITICA- SCIENZA - CULTURA - ECC.

Attore2 gli gira attorno con la faccia schifata.

Attore2
- Ma guardati. Guarda cosa sei diventato. Fai schifo. Ti ingozzi come un maiale, mandi giù tutto senza nemmeno sentire il gusto.

Attore1 continua ad ingozzarsi senza guardarlo

Attore2
- Ma si! Ma si! Continua così! Continua ad ingoiare tutto quello che ti viene presentato davanti senza neanche sapere di cosa si tratta. Bravo. Manda giù, senza nemmeno masticare.
Ma si, tanto a te che ti frega? L'importante è mangiare! L'importante è mandare giù qualsiasi cosa ti venga propinata. Può essere anche del veleno, basta che sia sufficiente a riempirti la pancia.
Ma non senti il bisogno di sapere che tipo di cibo stai mangiando? Non sei curioso di sapere come è stato fatto? Quale sono gli ingredienti? Come è stato cucinato? Da dove proviene?
Ti rendi conto che in questo modo sei solo un contenitore vuoto che si riempie a caso, senza alcun criterio logico o capacità di giudizio? Ti rendi conto che in questo modo non riesci a distinguere un piatto dall'altro? Non senti che quello che hai in bocca è sempre lo stesso sapore?
Riusciresti anche a mangiare merda senza accorgertene. Ed è quello che ti accadrà se continui così. Mangerai merda e dirai anche che è buona.

Attore1 continua a mangiare in maniera sempre più disgustosa.

Attore2
- Io non riesco a crederci! Ma non capisci che in questo modo ti stai facendo del male? Ingozzarsi così, in questo modo è rischioso per te e per chi ti sta accanto. E non solo! Fa male anche ai tuoi figli e a tutti quelli che verranno dopo di te. Pensaci! Pensaci bene! Se continui a mangiare tutto senza riuscire a fare  distinzione tra un piatto di carne ed uno di pesce, senza riuscire a capire quali sono gli alimenti che fanno bene e quelli che fanno male, oppure semplicemente senza riuscire a distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è, come potrai poi insegnare ai tuoi figli come riuscire a nutrirsi in maniera sana, critica, e consapevole? Qual è il messaggio che gli stai lasciando? Qual è il messaggio che stai lasciando alle generazioni future? Eh? Qual'è?

Attore1 si blocca e fissa Attore2
In questo momento si alternano dei primi piani agli occhi in stile duello western dei film di Sergio Leone, poi Attore1 apre la bocca e lascia partire un rutto sonoro.
Poi sorride soddisfatto e torna a mangiare.

Attore2
- (applaudendo sarcastico) Complimenti. I miei complimenti. Bravo, veramente bravo. Va bene, fai come vuoi, affari tuoi. Continua ad ingozzarti senza sosta, fallo fino a scoppiare. Ma ricordati che alla fine ci sarà un conto da pagare. Eh sì! Arriverà il conto e qualcuno lo dovrà pagare. E chi lo pagherà? Eh? Sai dirmi chi pagherà per i tuoi danni?

Entra in scena Attore3 che ha in mano un libretto con dentro il conto. Attore1 si pulisce e lo prende. Attore2 ghigna con aria soddisfatta.
Attore1 legge il conto, poi estrae la carta di credito e la poggia sul libretto aperto sul tavolo e guarda Attore2 sorridendo soddisfatto.
Primo piano sulla carta di credito, che riporta le sedici cifre e il logo "Banca Gli Altri".
Attore1 si alza.

Attore1
- (verso un ipotetico titolare) Tutto ottimo!

Esce lasciando solo nella stanza Attore2
Buio.


Un ultimo regalo


Alla fine il giorno che hai sognato fin da quando eri bambina, è purtroppo arrivato.
Purtroppo per me ovviamente, perché tu ti meriti tutto il bene del mondo.
Oggi vai via.
E nonostante abbia cercato di prepararmi a questo momento da tempo, so che non riuscirò a vederti uscire da quella porta senza provare dolore.
Sono ventisette anni che viviamo assieme.
Ventisette anni in cui ti ho osservato mentre ti trasformavi, giorno dopo giorno, da piccola crisalide con le trecce a questa splendida farfalla vestita di bianco, che gira adesso nervosamente per la stanza.
Ventisette anni...
Ricordo ancora il tuo primo abbraccio, subito dopo aver visto i tuoi occhi che si riempivano di gioia liquida.
Era così intenso, felice e asfissiante. Mi hai riempito di baci, e mi hai tenuto stretto a te tutta la notte.
E così per le notti successive. Per un lungo periodo sono stato il centro del tuo mondo.
Ricordo quando rientravi a casa di corsa, con il tuo grembiulino bianco e con quel fiocco azzurro più grande della tua testa, urlando il mio nome.
Ed io ero felice, anche se all'inizio avevo un po' paura di te. Temevo che quella tua euforia in qualche modo potesse danneggiarmi. Come quella volta che avevi deciso di trasformare la tua stanza in un salone di bellezza, e hai tagliato qualche ciocca dei miei capelli. Credevi che tanto sarebbero ricresciuti subito.
Ma eri ancora piccola e io ancora non imparavo a conoscerti, perciò non me la sono presa più di tanto.
Poi, con il tempo, non ho potuto fare a meno di volerti bene.
All'inizio era lo stesso bene che può provare un fratello per una sorella, ma, poco a poco, ho capito che c'era anche qualcos'altro. Ed ho cominciato ad amarti.
Ma è successo quando ormai i tuoi abbracci si erano fatti più radi, e quando il mio compito ormai si svolgeva maggiormente solo nelle vesti di muto osservatore.
Ti osservavo, la mattina quando cercavi di vestirti velocemente con gli occhi carichi di sonno, con il timore di perdere il bus per la scuola.
Il pomeriggio, quando appoggiavi la testa sulla tua mano destra, masticando nervosamente il cappuccio di una penna, persa nell'eterna lotta tra il senso del dovere, e il sonno.
La sera, quando con le coperte fino al mento guardavi la tv, o quando leggevi un libro con schiena appoggiata su due cuscini. O quando, semplicemente, restavi distesa in silenzio a fissare il soffitto.
Quanto avrei voluto in quei momenti che i tuoi pensieri si materializzassero, che apparissero per magia vorticando nella stanza.
Volevo sapere tutto di te. Soprattutto tutto quello che ti accadeva lontano da quelle quattro pareti.
Cosa pensavi, cosa facevi, chi incontravi.
E non sai quanto mi rendevi felice, quando improvvisamente ti ricordavi di me, e cominciavi a parlarmi, chiedendo dei pareri e consigli che in realtà non avresti mai potuto sentire.
Ma io te li davo lo stesso sai? E tante volte mi piace pensare che tu, in qualche modo, sia riuscita ad ascoltarli.
Restavo immobile a sentirti parlare di questa o quella tua amica che ti aveva fatto un torto, di quel professore che ce l'aveva con te, dei tuoi genitori che non ti capivano. Ero sempre lì, che ribattevo con parole mute alle tue domande. Anche quando mi raccontavi di qualche ragazzo che ti piaceva.
In quei casi però, non ero molto contento di ascoltarti. E non riuscirai mai ad immaginare come il mio cuore di plastica invisibile sia andato in frantumi quando mi hai raccontato del tuo primo bacio.
Ricordo che mi hai sollevato, colma di gioia, e abbiamo cominciato a volteggiare in mezzo alla stanza.
E' stata la prima volta che ho provato rancore nei tuoi confronti.
Per lungo tempo alternavo l'amore e l'odio, che andava di pari passo con i tuoi innamoramenti e con le tue delusioni. In un caso o nell'altro ero tra le tue braccia.
Ma perdonami se adesso ti dico che, in quei momenti, preferivo le tue lacrime alla tua felicità.
Lo so, è un discorso da egoista. Ma cosa dovevo fare? In quegli attimi sentivo che ero tutto per te. Che non dovevo dividerti con nessuno. Addirittura riuscivo a non sentirmi diverso.
Solo con il tempo ho cominciato ad accettare la mia condizione.
Io non potevo camminare, o correre. Non potevo parlare o cantare. Non potevo abbracciarti, baciarti, stringerti a me.
Io non potevo fare nulla di tutto ciò. Potevo solo aspettare che fossi tu a farlo a me.
Potevo solo aspettare e osservare.
E l'ho fatto.
E nel frattempo ti ho visto crescere.
I jeans e le felpe colorate hanno lasciato il posto ad abiti più eleganti e meno vivaci. I tuoi capelli ora hanno acconciature più elaborate e raffinate , e il tuo trucco è più leggero e meno delineato.
In questi lunghi anni ho continuato ad aspettarti ed osservarti, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
E tra un tempo e l'altro mi beavo delle sensazioni che avevo provato durante il nostro ultimo abbraccio o finto dialogo.
Poco a poco, sono riuscito a vivere nell'attesa della felicità di un momento.
E tra poco, anche quella svanirà. E di te non mi resterà che una manciata di emozioni che conservo nelle tasche di questi ridicoli pantaloncini rossi, che non ho mai cambiato.
Cosa accadrà di me domani? Sarò costretto a continuare a fissare questa stanza nell'attesa di un tuo improbabile ritorno? Finirò forse in qualche scatola chiusa, persa tra la polvere della soffitta? O gettato in qualche discarica, mescolato a milioni di altri oggetti ormai inutili?
Ma tanto ormai non mi importa più nulla. Se lo scopo della mia esistenza, è stato quello di averti divertito, asciugato le tue lacrime e fatto compagnia almeno per un po', allora posso ritenermi soddisfatto.
Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, e posso quindi sparire senza rimpianti.
Chissà se da qualche parte esiste un paradiso per quelli come me.  Un luogo dove anche noi possiamo camminare, correre, parlare, abbracciarci e stringerci tutta la notte...

Ecco, adesso sei pronta.
Sei bellissima, il bianco ti dona. Come ogni altro colore del resto.
Sei nervosa, lo vedo.
Ma non devi preoccuparti, andrà tutto bene.
E poi devo farti una confidenza.
Anche se un po' mi duole ammetterlo, devo dirti che il tuo futuro marito mi è simpatico, perché si vede che ti rende felice.
Ora però vai, altrimenti si fa tardi.
E poi, ogni secondo di attesa, per me adesso è solo sinonimo di sofferenza.
Se questi miei occhi di vetro potessero piangere, vedresti il mio volto di plastica rigato da due fiumi di lacrime.
Vai piccola mia, vai via per favore.
Vivi la tua vita.
Vivila così come a volte me l'hai raccontata, e come credo sempre tu l'abbia sognata.
Vai...
Ma prima devo chiederti un favore.
Solo un piccolo ultimo regalo per questo vecchio pupazzo.

Prima che tu chiuda quella porta, voltati, e regalami ancora un sorriso.
Lo utilizzerò come lucchetto magico per la scatola dei miei ricordi.


Niente finisce per davvero

In scena ci sono un piccolo tavolino e due sedie.
L'attore entra in scena in giacca, e valigetta, ha delle lettere in mano.
Si allenta la cravatta, posa la valigetta e le lettere sul tavolino.

(verso la quinta sx) Sono a casa!
Come ti senti? Va un po' meglio?
(sfoglia alcuni blocchi che ha tirato fuori dalla valigetta)
Ma si che va meglio, dai è solo un po' di influenza. Vedrai che domani ti sentirai bene.
Come se fosse la prima volta che ti succede. (sorridendo) Sei esagerata. Ogni volta sembra che stai per morire e poi all'improvviso scatti in piedi come se non fosse accaduto nulla.
Adesso ci penso io a te!
Stasera ti preparo la zuppa di farro, e ti ci metto anche la zucca e le carote. Proprio come piace a te.
E non serve che me lo dici, ci metto anche la cipolla.
Tanto chi deve dormirti vicino sono io no? A te che ti frega... (sorride)
Davide è ancora dai nonni vero? Meglio così, non vorrei si prendesse l'influenza e poi ci salta il weekend.
Oh, mi son dimenticato di dirti che è tutto ok. Ho prenotato all'hotel Regina, quello che ha anche il centro benessere. Era rimasta solo una camera. Meno male. Era l'unico non troppo caro e non troppo lontano da Gardaland, altrimenti Davide chi se lo sentiva?
Che poi... sono convinto che ci divertiremo più noi che lui...
Comincio a preparare la cena. Però non te la porto a letto bella mia, ti alzi questa volta.
(da questo momento l'attore continua a recitare entrando e uscendo dalla scena a dx, e apparecchia la tavola)
Sai chi ho incontrato oggi per strada? La tua amica Eleonora. (divertito) Ti saluta tantissimo. Lei e le sue tette rifatte. Però questa volta si aggiungono ai saluti anche i suoi zigomi. Nuovi di zecca. Sono talmente su che stanno al posto degli occhi. Sta bene però. Prima era praticamente un comò. Adesso è un comò con le tette e gli zigomi. All'Ikea farebbe furore(ride) Tanto lo so che non ti offendi. Lo pensi anche tu.
Mmm... senti che profumino. Vedrai come ti sentirai meglio dopo aver mangiato la mia zuppa miracolosa.
Oh...ma non ti ho detto! Hanno buttato giù l'Eden!
Cavolo sono passato e non c'era più! Che peccato... Cioè ormai era solo una struttura fatiscente, però mi è dispiaciuto. E' stata la prima discoteca a cui sono andato. Anche tu no?
Quando ancora i ragazzini andavano a ballare di domenica pomeriggio... Diavolo, se parlo così mi sa che sto proprio invecchiando.
Però dai, era bello. Ballavamo pure i lenti! Ti ricordi? E come non potresti... La prima volta che ci siamo baciati è stato proprio lì... Ballavamo così stretti...c'era quella canzone inglese... com'era il titolo? Nothing really ends...Niente finisce per davvero...
(improvvisamente la sua espressione cambia. Fissando un punto davanti a sé si siede)
Niente finisce per davvero... Niente...
(In silenzio, con aria malinconica, comincia a sparecchiare la tavola. Poi si siede e dopo qualche secondo prende il cellulare e compone un numero)
Pronto?
Ehi... Ciao campione! Come stai?
Io sto benissimo!
Allora che mi dici di bello?
Ah... state per uscire... No no non ti preoccupare...anche io ho tante cose da fare.
(pausa, si guarda attorno)
Si... mi sto preparando per andare fuori a cena, con... con... con Antonio e Francesco. Ti ricordi no? Gli amici di papà. Ehhh... dove andiamo... sai che ancora non lo so? Forse a mangiare una pizza.
E invece tu dove stai andando?
Dove? Ah... Monster Truck? Cosa sono quella specie di furgoni con le ruote gigantesche che passano sopra le altre macchine? Eh...deve essere divertente! Ah... e poi al cinema.
Ma scusa, come fai? Tu capisci già il tedesco? Ah, un pochino. E si... hai ragione, basta seguire le immagini che si capisce...
No, papà non lo sa il tedesco purtroppo. Papà non è così bravo come te.
Certo, certo! Appena ci vediamo me lo insegni! Però devi avere tanta pazienza perché papà è un po' asino con le lingue. Certo...vengo presto... mi manchi così tanto...
Ma... senti... andate tu e la mamma?
Ah, c'è anche zio Stephan... adesso lo chiami zio? E certo, se a lui fa piacere...
Beh cerca di coprirti però, perché lì a Berlino fa freddo. Sì sì, lo so che andate in macchina... Ah sì? Appena comprata? Così tanto? Deve essere bellissima. No, tesoro, papà non può spendere 75000 euro per una macchina. Il mio stipendio è molto più basso di quello di Stephan...
Senti tesoro... per caso c'è tua madre li vicino? Vorrei... ecco... vorrei salutarla...se posso...
Ah, è dall'altra parte della casa. Deve essere davvero enorme questa casa se non riesci a sapere dove si trova...
No, va bene... non ti preoccupare... La saluto un'altra volta...
Anzi fai una cosa... puoi darle un messaggio da parte mia? Grazie...
Allora dille... dille...
(fa un sospiro profondo, poi parla cercando di mentire)
Dille che... che sto bene... che il peggio è passato... e che non sono arrabbiato con lei...
Dille però, che mi dispiace tanto lo stesso... Ma, sai,  a volte la vita non è come vorremmo che fosse, piccolo mio...A volte ci fa degli scherzi strani e ci porta da una un'altra parte...
(cominciando a cedere)
Ma  la colpa è anche mia, piccolo mio, papà è stato tanto stupido da accorgersi che tua mamma era diventata triste con me. Ma se adesso Stephan, zio Stephan, la fa sentire bene, io sono felice...  E se anche tu sei contento, sono anche più felice...
Sono solo un po' triste perché voi due... quelli che più amo al mondo... vivete lontano.
Anche se ora ho tanto tempo per fare cose, (con tono lontano) pensare a tante cose... guardare dentro me...
Ma adesso ho visto abbastanza.
(riprendendosi ) Scusa tesoro, papà straparla... Cosa?
(trattenendo le lacrime)
Anche tu mi manchi tesoro mio. Anche tu! Mi mancate da morire tutte e due!
Ma non ti preoccupare, tra poco le cose tra mamma e papà si aggiusteranno e tutto tornerà come prima. Vedrai. E passeremo ancora una volta tante giornate divertenti come quella volta quando siamo andati a Gardaland. Ricordi?
Ecco, dille questo a mamma.
Dille che io sto bene...e che vi aspetto. Qui, a casa nostra. E che le preparerò una squisita zuppa di farro, proprio come piace a lei. Si... con le cipolle...
E  poi dille che... dille che io per lei sarò sempre lì all'Eden... in mezzo alla pista... ad aspettarla per ballare di nuovo quella canzone che lei conosce bene...
Perché, piccolo mio, niente finisce per davvero... Niente...
(pausa)
No, tesoro, non ti preoccupare. Papà e solo un po' triste... ma sta bene.
E poi qui sono arrivati un sacco di amici e adesso non è più solo.
(sforzandosi di ridere) Anzi in pratica non è mai da solo!
Tu vai, piccolo, vai... Non ti preoccupare... Certo che ci vediamo presto... Certo.
Ciao tesoro,e... dai un bacio anche alla mamma da parte mia.
Ciao
(chiude il telefono, e lo poggia sul tavolo, osserva in silenzio la stanza)
Niente finisce per davvero
(piange)


La Gente Morta

L'attore è seduto su una sedia al centro di una stanza in penombra.
Una luce illumina il suo corpo, il viso resta nell'ombra. E' vestito in modo elegante.

Al contrario di molti, io amo il mio lavoro.
Mi realizza.
Mi fa sentire bene. Anzi, vi dirò di più. Mi fa sentire utile per la società.
A pensarci bene, forse lo Stato dovrebbe darmi uno stipendio per ciò che svolgo. O perlomeno un premio.
Sì, perché il mio è un lavoro che migliora la qualità di vita. E che rende il nostro paese, un posto migliore in cui vivere.
Non c'è un termine esatto per definire ciò che faccio.
Diciamo che sono... una specie di responsabile delle risorse umane.
Sì, esatto.
In fondo, le persone sono il mio punto di riferimento. O come si dice adesso... il mio Core Business.
Insomma, io le valuto, le esamino, e poi esprimo il mio giudizio.
E in base a questo stabilisco se sono idonee o meno a fare ciò che dovrebbero fare.
Perciò il mio è un lavoro molto importante e delicato.
Perché io...

Il viso esce dal buio, l'Attore sorride sinistramente.

Uccido la gente morta.

Esatto. Avete capito bene.
Uccido.
Ma non a caso. Eh no.
Elimino solo la gente morta, cioè quella che si ostina a sprecare il prezioso dono del tempo che gli è stato concesso, continuando a vivere inutilmente.
Su, non fate quelle facce.
Sono convinto che se ci riflettete un po', troverete almeno cinque persone di vostra conoscenza che anche voi non riuscite a capire per quale motivo, o scopo, continuano a stare su questa terra.
Non vi posso vedere, ma scommetto che in questo momento, le vostre espressioni scandalizzate si sono trasformate in una specie di ghigno luciferino.
Lo so. Perché in fondo voi la pensate come me. Lo avete sempre fatto. Ma a differenza vostra, io metto in pratica quest'idea.
So cosa state pensando. Che non è compito mio, o nostro, decidere sulla vita o la morte delle persone.
Ma vi assicuro che vi state sbagliando.
Dio, se è a lui che vi state riferendo, ultimamente è troppo distratto da qualcos'altro, e non ci sta seguendo come dovrebbe.
Probabilmente si sta dedicando a qualche altro mondo sperso in chissà quale galassia.
E qualcuno deve prendere il suo posto.
Ed io mi sono offerto volontario.

Il seguente monologo è accompagnato da immagini dell' Attore che cammina di sera per la città, incontrando persone. Nello specifico, incontrerà prima Alessandro a cui cadrà dalle mani un libro, poi Francesco che prenderà la sua chitarra, ed infine Antonio che gli farà un ritratto. In tutte queste circostanze l'Attore e gli altri si scambieranno delle occhiate che termineranno con un sorriso soddisfatto da parte dell'Attore.

Andiamo, su! Basta con la finta ipocrisia.
Quante volte vi siete imbattuti in personaggi che vi hanno sputato in faccia la loro mediocrità, la loro pochezza, eh? Persone senza alcun interesse valido, senza alcuno scopo per il proprio futuro, e soprattutto senza nessuna voglia di dare un senso alla propria esistenza. Persone senza idee, senza capacità, senza coscienza critica, che si trascinano avanti giorno dopo giorno senza sapere nemmeno dove stanno andando.
Persone che vivono seguendo dei binari definiti che li portano dalla culla alla bara senza che nemmeno se ne siano accorti.
E che vivono anche soddisfatti e sereni.
Non vi fanno rabbia? Non vi fanno stare male? Non odiate il fatto che questi esseri inutili, stanno rubando la vostra aria, il vostro spazio?
Lo so. In questo momento state dicendo di no con la bocca. Ma con la testa so perfettamente che state dicendo altro. Riesco a sentire i vostri pensieri, che sono così simili ai miei.
Lo percepisco sin da qui il vostro fastidio, il vostro odio, la vostra voglia di sporcarvi le mani...
Ma non potete farlo.
E' per questo che ci sono io.
Per aiutarvi.
State tranquilli. Lo faccio io il lavoro sporco.
E sono bravo. Parecchio.
In questi anni ho sviluppato un talento naturale che non sapevo nemmeno di possedere.
Riesco a riconoscere la gente morta solo guardandola negli occhi.
Se in voi c'è una minima luce di interesse, creatività, ingegno, arte, insomma di qualsiasi cosa che possa essere utile a questa società malata, io lo percepisco. E non vi accadrà nulla.
Anzi, continuerete a vivere avvolti nel manto della mia benedizione.
Invece, nel caso in cui in voi dovessi riscontrare solo un'arida forma di squallida ignavia...
Beh... Credetemi, togliendovi di torno, farò un favore a voi e all'intera umanità.

Ritorna l'immagine dell'Attore nella stanza. Lo stesso si alza.

Oh.
(sorridente) Ma non sono così crudele. Anzi, vi sto tendendo la mano.
Adesso che lo sapete infatti, potete ancora rimediare.
Ci sono tante cose che possono catturare la vostra attenzione lì fuori, basta solo scrollarsi di dosso quella polvere di apatia che avete sulle spalle.

(duro) Ma state attenti.
La puzza della menzogna la sento da lontano.

Esce
Buio


Una soluzione facile facile

L'Attore1 è in scena seduto su una sedia.
Entra l'Attore2, si gira verso il fondo scena, fa finta di premere dei pulsanti, poi si gira controllando il foglietto che ha in mano (nda che aveva già in precedenza), si blocca e sbuffa.

Attore1
- (che ha seguito la scena) Eh già... anche io ho pensato la stessa cosa...

Attore2
- Come? Ah... si...

Attore1
- Di solito vengo qui perché c'è sempre poca gente... E invece stavolta...

Attore2
- Già, anche io vengo qui per lo stesso motivo. E' la prima volta che mi accade una cosa del genere...

Attore1
- Si, anche a me. Che numero ha?

Attore2
- 27.

Attore1
- Ah, io ho il 25. Quindi le conviene sedersi. Ci saranno almeno quindici persone prima di lei.

Attore2
- (si siede sbuffando) E' che non ho tutto questo tempo da perdere qui dentro. A mezzogiorno ho un impegno improrogabile.

Attore1
- La capisco, (facendo un ampio gesto con le braccia) anche noi vorremmo impiegare il nostro tempo in un altro modo.

Attore2
- No, non volevo dire quello... cioè intendevo...

Attore1
- Non si preoccupi, la sua reazione è piuttosto legittima. Può provare a venire domani. Magari sarà più fortunato

Attore2
- No, non è possibile, questo bonifico lo devo fare assolutamente oggi.

Attore1
- Beh... allora...

Attore2
- Devo rassegnarmi. E aspettare il mio turno.

Attore1
- Esatto. Prima o poi arriverà il turno di tutti... (rivolgendosi a dx, verso un interlocutore invisibile) vero signora? Che numero ha lei? 18? Beh su, è quasi arrivata. (poi verso Attore1, sottovoce) E da quanto vedo è quasi arrivata... definitivamente (ride)

Attore2
- Non capisco perché non aprono gli altri sportelli.

Attore1
- Bella domanda. Probabilmente neanche loro erano preparati ad un tale afflusso di gente.

Attore2
- O forse, saranno a corto di personale.

Attore1
- Mah, se cominciano a licenziare anche in questi posti, siamo proprio messi male.

Attore2
- Già, non è un buon periodo per nessuno. Nemmeno per chi ha un contratto a tempo indeterminato.

Attore1 e Attore2 si girano entrambi verso sx, ascoltando un commento inesistente proveniente da quella direzione

Attore1
- Ma certo! Ovviamente chi ha la Partita Iva è più danneggiato da questa situazione.

Attore1 e Attore2 si girano entrambi a dx come sopra

Attore2
- Si, va bene, ma non è che il problema del "nero" sia nato ora.

Attore1
- Non nascondiamoci dietro un dito, noi italiani siamo sempre stati dei maghi a far circolare soldi "inesistenti". Che poi con la crisi questo fenomeno sia aumentato può essere... però...

Attore2
- Mah... a mio avviso siamo finiti proprio dentro un tunnel senza fine.

Attore1 e Attore2 si girano entrambi a sx c.s.

Attore2
- Dici? Guarda lo spero proprio, soprattutto per te.

Attore1
- Io invece sono d'accordo con il ragazzo. Io la vedo la luce in fondo al tunnel.

Attore2
- Io vedo solo nero.

Attore1
- E sbaglia. Io invece credo sia necessario vederla! Anche se non c'è. Bisogna comunque cercare di essere ottimisti no? E sono contento di sentir parlare un ragazzo così giovane in questo modo. Mi dà fiducia.

Attore2
- Mah... che le devo dire. Spero tanto di sbagliarmi...

Attore1
- Lei non è ottimista eh? Non pensa che riusciremo ad uscire da questa situazione...

Attore2
- No. Non credo che ci riusciremo, e se mai accadrà non sarà in breve tempo.

Attore1
- E quindi? Dice che andremo sempre peggio, fino ad un punto di non ritorno?

Attore2
- Guardi, se non ci siamo arrivati al punto di non ritorno, ci siamo vicini. Basta osservare quello che sta succedendo...

Attore1 e Attore2 si voltano entrambi a sx c.s.

Attore2
- Appunto, mi riferivo proprio a quello.

Attore1
- Ma dai, i truffatori ci sono sempre stati. Così come i ladri o i criminali... Non esageriamo...

Attore2
- Ma adesso di più!

Attore1 e Attore2 si voltano entrambi verso dx c.s.

Attore1
- Mi dispiace signore, ma non sono d'accordo. Non ci credo e non ci voglio credere

Attore2
- (sorridendo sarcastico) E invece dovrebbe...

Attore1
- Ma cosa dice? Se uno è una brava persona, cresciuto con dei sani principi morali, non è sufficiente una crisi economica per farlo diventare un ladro o un truffatore.

Attore2
- (c.s.) Ehhh... e invece è proprio così...

Attore1
- (scaldandosi) Ah si? Allora visto che è così caustico, mi dica la verità. Tra tutte le sue conoscenze c'è stato uno che per colpa della crisi è diventato un criminale?

Attore2
- No, ma...

Attore1
-(verso gli altri) E voi? Ne conoscete qualcuno? (silenzio) Come immaginavo... smettiamola di parlare a sproposito per favore.

Attore2
- Ma che c'entra? Lei mica può basarsi su un piccolo campione di dieci persone...

Attore1
- E invece si! E' sempre un campione, anche se ridotto. E' questo il nostro problema. Stiamo sempre lì a sparar sentenze, a sputare veleno e a dare la colpa agli altri aspettando al manna dal cielo che ci risolva le situazioni.

Attore2
- Io credo che nessuno qui stia aspettando la manna dal cielo. E comunque di certo si trova in una situazione in cui non ci si è ficcato da solo.

Attore1
- Su questo ho i miei dubbi. Se ci troviamo ad essere in questo stato non è solo per colpa degli "altri". Che poi chi sarebbero questi fantomatici "altri"? I politici? I potenti?

Attore2
- Va bene, adesso però non trascendiamo nel qualunquismo...

Attore1
- Ma i vostri discorsi lo sono! Qui possiamo fare solo una cosa per risolvere questa situazione.

Attore2
- E quale sarebbe?

Attore1
- Rimboccarsi le maniche! Tutti assieme! Ognuno di noi deve cercare di trovare una soluzione per i propri problemi e poi condividerla con gli altri.

Attore2
- Bene. Perfetto. Approvo. (silenzio) Lei ce l'ha la soluzione per i suoi problemi?

Attore1
- (imbarazzato) Io... diciamo... diciamo... che ci sto lavorando... Un'idea ce l'ho.

Attore2
- (sarcastico) Perfetto. Allora quando ce l'avrà sicuramente la condividerà con noi. Vero?

Attore1
- Ovviamente. Lo saprete subito, non appena avverrà. (stizzito) E così farà anche lei no?

Attore2
- (divertito) Certo. Io ho già un'idea concreta. E quando la metterò in pratica di sicuro la condividerò con voi.

Attore1
- Bene. Me ne compiaccio.

Silenzio

Attore2
- Mi sa dire l'ora?

Attore1
- Mancano 20 secondi alle 12.

Attore2
- Come fa ad essere così preciso?

Attore1
- (indicando con la testa davanti a sé) L'orologio elettronico sul muro.

Attore2
- Ah.

Silenzio.

Attore2
- (guardando in alto) Ma lei va via? Ah...

Attore1
- (come Attore2) Eh già, d'altronde se il suo turno finisce alle 12, mica si può trattenere... Niente, così... tanto per dire. Buona giornata.

Attore2
- Buona giornata

Attore1 e Attore2 seguono il personaggio immaginario fino all'uscita. Poi entrambi fissano l'orologio davanti a loro.

Attore1
- 4...

Attore2
- 3...

Attore1
- 2...

Attore2
- 1...

Attore1 e Attore2 si alzano di scatto contemporaneamente estraendo le pistole e puntandole verso i clienti.

Attore1
- Bene Signore e Signori, ecco a voi la nostra soluzione alla crisi!

Attore2
- State calmi e vedrete che non vi succederà nulla.

Buio.


Ambarabà...ciccì...

L'attrice è seduta su una sedia e sembra essere sovrappensiero
Si desta di colpo come se qualcuno avesse pronunciato il suo nome

Si? Oh scusa, ero distratta. Perdonami.
Come? (pausa come se ricevesse una domanda) Io? Ma... veramente non ho nulla da raccontare. Preferirei ascoltare se per voi va bene.
(pausa c.s.) Ah, non si può. E allora se proprio devo...
Però, sinceramente, non ho molta voglia di parlare.
Cosa? Oh... Si, si certo. Hai ragione, che maleducata che sono.
Io sono Alice. Piacere di conoscervi.
Come scusa? (pausa c.s.) In che senso non è la formula corretta? (pausa c.s.) Oh...Devo dirlo per forza?
Ok ok! Se è la prassi....
Allora, io sono Alice... e anch'io ho problemi con l'alcol. Va bene così?
Che poi, veramente, io non ho problemi con l'alcol. Non so nemmeno perché sono qui. Cioè, io sinceramente neanche dovrei esserci qui. Cioè voglio dire, io non sono proprio come voi...
Scusate, non voglio offendere nessuno, ma non penso di aver bisogno di tutto... tutto questo.
E' stato Samuel, mio marito, ad insistere. Secondo lui ne ho bisogno.
Mi ha detto di provarci... Oddio, veramente è diventato petulante da qualche giorno. "Per favore provaci, non puoi andare avanti così... e che ti costa, e fallo per me... vai almeno una volta..."
Io neanche lo sentivo più, glielo ripetevo che si stava fissando con questo fatto dell'alcol.
Cazzo, per un bicchiere che mi faccio ogni tanto ne ha fatto una tragedia. (pausa c.s.)
Come mi ha convinto? Facile, ha fatto leva sui sentimenti il bastardo. "Fallo per  Davide"... m'ha detto... "Fallo per lui"...(pausa c.s.)
Si si, è il mio splendido ometto. Ha quasi tre anni e doveste vedere che tipetto sveglio. Pure troppo secondo me. E' da poco che parla ma, oh, non sta zitto un attimo quando ci si mette.
L'altro giorno si era fissato con la filastrocca delle civette sul comò e il dottore... Avete presente no?
Io avevo un mal di testa da guinnes dei primati, e cercavo di riposare un po'... Ma niente lui continuava con "Ambarabàciccìcocò tre civette sul comò..." E non la smetteva. Era come un disco rotto "Ambarabacciccicocò...", un trapano, qui, dritto in fronte... Io gli chiedevo di smetterla, ma lui continuava. Io lo imploravo di smetterla, ma lui non smetteva. Gli urlavo di smetterla, ma lui continuava con quelle cazzo di civette sul comò... sembrava lo facesse apposta. Insomma...è stato un attimo, mi sono alzata e gli ho mollato un ceffone. Lui ha perso l'equilibrio e ha sbattuto la testa allo spigolo del tavolinetto.
Samuel è arrivato di corsa e ha cominciato ad urlare come un disperato! Ha cominciato a sbraitarmi contro, diceva che ero una pazza, una scema, una madre... aspetta com'è che ha detto? Ah si, snaturata... una madre snaturata. E soprattutto una alcolizzata di merda.
E tutto questo perché avevo bevuto un goccio di cognac. Cavolo erano veramente due dita, giusto per farmi calmare quel cavolo di mal di testa... Volevo solo dormire un po'...
Tutto bene per carità. Due punti e forse una piccola cicatrice sul sopracciglio, ma niente di che... Ma si sa come sono fatti i bambini a quell'età no? Certe volte ti possono far salire il sangue al cervello...  Gli avevo detto di stare zitto cavolo. Cosa dovevo fare? Mettergli una patata in bocca?
Comincia a ridere e lentamente la risata si trasforma in un pianto trattenuto a forza
Dio santo! Dio santissimo... Se penso solo a quello che... Un centimetro più al lato e... Ma lui non c'entra niente... E' tutta colpa loro... Che poi, io neanche dovevo andarci in banca...
Smette di piangere, poi parla quasi con distacco
E' successo due anni fa.
Ed è da allora che ho cominciato a bere. Perché solo così riesco a far sbiadire per qualche ora quelle immagini che si sono marchiate a fuoco nella mia mente. Solo così riesco ad annebbiare il ricordo e ad allontanarlo per un po' da me... Ma poi lui ritorna, più forte e più limpido di prima. Ma io combatto! Dovete credermi! Io ci provo a combatterlo, o almeno a sopportarlo... Ma non ce la faccio... Non ce la faccio più...
Pausa
Quel giorno l'ho incontrata fuori al supermercato. Roberta. Non ci vedevamo da un po'... All'università era stata la mia coinquilina. La più casinara, ma la più divertente sicuramente. Andavamo d'accordo.
Insomma ...abbiamo cominciato a parlare dei vecchi tempi, delle novità e sapete come vanno queste cose no? Si perde la cognizione del tempo. Lei doveva andare in banca prima che chiudesse, ma voleva ancora chiacchierare con me, quindi mi ha pregato di accompagnarla.
E l'ho fatto... con ancora le buste della spesa in mano...
Siamo entrate nella banca senza aver smesso per un attimo di chiacchierare.
C'era un po' di fila. Era tutto normale. Un giorno normale, in una banca normale, con delle persone normali. O almeno questo era quello che sembrava...
Non me ne sono nemmeno accorta.
Ma posso dire con sicurezza che fino a quel momento stavano ridendo e scherzando tra loro.
Poi ho sentito le urla di qualcuno e li ho visti. Erano in piedi, a volto scoperto e ci puntavano le pistole contro.
Non riuscivo a capire cose stesse succedendo. O meglio lo avevo capito, ma non riuscivo a crederci.
Veramente stava accadendo tutto questo? Veramente stava accadendo a me?
Quello più basso è venuto verso di noi e ci ha urlato di sdraiarci a terra. Ce l'ha dovuto ripetere due volte, perché non riuscivamo a credere che uno con la faccia così da bravo ragazzo potesse dire sul serio.
L'altro invece aveva la faccia strana. Gli occhi scattavano continuamente da una parte e dall'altra. E non la smetteva di urlare e di minacciarci.
Avevo una paura tremenda. Roberta si era praticamente stretta a me. Sentivo il suo corpo tremare... ma poteva essere anche il mio...
Poi quello con la faccia buona ha cominciato a dire ai cassieri di consegnargli i soldi, mentre l'altro ci urlava di restare sdraiati a terra. Poi ha sparato... credo fosse solo un colpo in aria... Ma li ho cominciato a piangere e a pregare che finisse tutto presto.
Invece qualcosa deve essere andato storto. Perché dopo un po' è arrivata la polizia. Da terra vedevo il bagliore blu lampeggiante delle sirene.
Quello con la faccia buona passeggiava nervosamente in silenzio. Mentre l'altro non la smetteva di urlare.
Diceva ai poliziotti che se non fossero andati via ci avrebbe ammazzato tutti come cani.
Io chiudevo gli occhi e pensavo al mio Davide, a Samuele e pregavo Dio che mi facesse tornare da loro. Neanche sentivo la mia amica che sempre attaccata a me mi diceva di avere paura...
Anche io ce l'avevo! Ma che potevo fare? Le dicevo di stare calma, di non farsi sentire...
E invece l'hanno sentita.
Quello con la faccia strana ci ha obbligate ad alzarci. Però la sua non era solo una faccia strana. Era quella di un pazzo. Lo vedevo nei suoi occhi che erano neri come la follia.
Ci ha scaraventate contro la vetrina. Lui era dietro di me, sentivo il suo fiato caldo e rancido sul mio collo. Ha cominciato ad urlare ai poliziotti che se non andavano via ci avrebbe ammazzato entrambe, doveva solo scegliere da chi cominciare. Spaventata mi sono girata verso Roberta...ma lei non piangeva più, e non parlava. Nei suo occhi c'era solo... terrore muto.  Io invece continuavo a piangere, ad implorare di lasciarci andare.  Piangevo e lo supplicavo di non farmi del male. Gli dicevo che avevo un figlio, che era piccolo, che non poteva lasciarlo senza madre. E poi pregavo, urlavo, bestemmiavo verso il Cielo, verso Dio, maledicendolo perché permetteva tutto ciò...
Ed è in quel momento che lui ha cominciato la sua conta

"Ambarabà...ciccì...cocò..." (pausa) " Il dottore... si ammalò... ambarabà...cicci..."


L'attrice pronuncia la frase finale mimando una pistola che si alterna tra la sua testa e quella dell'ipotetica amica. E' fondamentale che alla fine della conta, la pistola sia puntata verso la sua amica.
Gli occhi di un detenuto

Che cosa vuole sapere ancora da me Direttore?
Cosa volete ancora? Passo più tempo qui dentro, nel vostro ufficio, che nella mia cella.
Di cosa si tratta questa volta? Mario il Sindaco ancora si lamenta che non lo lascio dormire? O è il Roscio Bastardo che è tornato a piangere da Lei perché non sopporta che lo chiamo così? Che poi… Si incazza perché lo chiamo Roscio. Mica è colpa mia se è Roscio… Per Bastardo però mica s’incazza…
Mmm… non fate quella faccia su! La sto prendendo in giro. Sto scherzando. O è vietato anche scherzare?
Un po’ d’ironia non guasta qui dentro, Direttore. Senza ironia sei finito. Voi lo sapete meglio di me Direttore, è l’ironia che ti fa andare avanti qui dentro. L’ironia e il cinismo. Altrimenti fai prima a metterti una busta di plastica in testa…
E’ di questo che stiamo parlando no? E’ per questo che mi avete chiamato giusto?
Com’è che si chiamava? Beccaccini? Boccaccini? Ah no… Procacci. Si Procacci. Luca vero? Luca Procacci.
Quanto è durato? Dieci giorni, una settimana?
Non ha aspettato neanche il processo d’appello per uccidersi. Che idiota. Che aveva vent’anni, venticinque? Che idiota. Che poi, gli avevano dato solo quindici anni, con una buona condotta e soprattutto un buon avvocato, non arrivava a farsene sette qui dentro.
Mah… Ironia e cinismo Direttore. E pazienza. E mi sa che il povero Procacci non ne aveva nemmeno una tra queste. Mah… Che idiota.
Ho parlato con lui, che sarà stato… forse un paio di giorni dopo il suo arrivo. Essendo il più anziano, o meglio, quello che è qui da più tempo, tocca a me fare i saluti di benvenuto alla carne fresca… si vabbé… ai nuovi arrivati. Ma voi questo già lo sapete Direttore. Quello che volete sapere è se so qualcosa che vi può permettere di mettere la parola fine a questa storia. Vero?
Volete sapere se magari mi ha fatto qualche confessione, e magari se ha ammesso di aver ucciso lui la sua ragazzetta. L’hanno strangolata giusto? E hanno dato la colpa a lui. Ma lui non c’entrava niente… Almeno, questo è quello che sosteneva quando mi ha raccontato la sua storia. Tra un pianto a dirotto e l’altro, s’intende. Quindi, tanto per rispondere alla domanda che non mi ha fatto, le dico che no, non ha confessato alcun omicidio. Ma sa che le dico? Vuole sapere cosa ne penso io di questa storia? Se si è ammazzato, non era innocente. Perché se non hai fatto nulla, non hai nulla di cui punirti.
Ma le dico un’altra cosa. E’stato lui, ma non l’ha fatto apposta. Probabilmente lei l’ha fatto incazzare perché lo stava lasciando, o perché l’aveva tradito… O semplicemente facevano sesso sfrenato e qualcosa è andato storto… Ha presente quando due scopano e uno cerca il piacere facendosi soffocare? No? Lei non si fa mettere un cappio al collo da sua moglie mentre lo fate? Su Direttore, non s’arrabbi… Dopo tanto tempo che ci conosciamo, posso prendermi qualche licenza con lei.
E poi Direttore, ormai sono talmente tanti anni che accolgo carne fresca qui dentro, che lo capisco subito chi è innocente e chi no. Lo si capisce dai loro occhi. E in quattordici anni, di innocenti veri, ne ho visti veramente pochi. (Pausa)
Però peccato sa? Un po’ per quel ragazzo mi è dispiaciuto. Perché mi assomigliava.
Non so perché, ma c’era qualcosa, nel suo modo di fare, di essere, che mi ha fatto pensare a me a quando sono entrato qui dentro. Era così magro, mingherlino, con quella faccia spaurita.
Lei non può ricordarselo perché allora non c’era. Sono entrato in questa “casa” quasi un decennio prima di lei.
Ma le assicuro che anche io ero come lui. Magro, mingherlino, impaurito da tutto e da tutti.
E invece guardi come sono ora. Dopo quasi quattordici anni…
Ho messo su un bel fisico vero? Già… Ma qui è necessario farsi i muscoli. Almeno ogni tanto puoi anche darle, invece di prenderle solamente.
Il carcere ti trasforma Direttore e non parlo solo dell’aspetto fisico.
Se ci fossimo conosciuti venti anni fa, avrebbe visto un ragazzo che di quest’uomo non è nemmeno l’ombra.
Avrebbe visto un ragazzo fragile e disincantato. Ma anche un sognatore, con un estremo senso di ottimismo verso il suo futuro. Un futuro che si stava realizzando, a fatica e con mille difficoltà, ma stava prendendo la forma che desideravo.
Avevo ventisette anni, un diploma da ragioniere in tasca e un lavoro come contabile in un’azienda di sanitari. E soprattutto avevo una famiglia. Una giovane famiglia.
Era bella mia figlia sa? Aveva due anni, ma si vedeva benissimo che era il calco della madre…
Dio quanto era bella mia moglie.
Lo sa cosa mi piaceva più di lei? Quando si portava i capelli dietro l'orecchio destro. Lo so, è un gesto stupido, ma a me faceva impazzire. Poco tempo prima di quel giorno si era anche fatta tatuare tre stelline, proprio dietro l'orecchio. Diceva che eravamo noi tre...
E poi rideva sempre sa? Aveva una risata aperta, contagiosa… E la bimba aveva quello stesso suo modo di ridere… Quel suono me lo porterò dentro fino alla fine dei miei giorni. E non sa quanto mi fa male. (Pausa)
Il carcere ti cambia Direttore… Ti afferra con i suoi denti, ti mastica e ti risputa trasformato. Ti mette davanti al brutto e al male, e ti insegna a conviverci. Anche se non vuoi. (Sale di intensità)
Questa non è la vita che volevo Direttore. Questa non è la vita per cui sono nato. Quest’uomo che lei ha davanti agli occhi non sono io, è solo un guscio, che ormai non serve più a proteggere nemmeno uno straccio di pensiero.
In realtà io sono morto Direttore. Sì, sono morto. Perché il carcere m’ha portato via tutto Direttore.
Sono quattordici anni che la mia vita è stata distrutta. E per anni ho dato la colpa a quel maledetto giorno di tanti anni fa. Al momento in cui la mia vita si è fermata. Al secondo esatto in cui ho capito che le mie due ragazze non avrebbero riso più.
Ma mi sbagliavo. Io non sono morto quel giorno assieme a loro, ma l’ho fatto lentamente, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, che passavo qui dentro.
(Urlando)Si Direttore, siete voi che mi avete ucciso! Voi con la vostra ottusità! Voi, con la vostra cecità! Voi con la vostra necessità di mettere la parola fine su delle storie ancora incomplete!
Voi siete responsabili della mia morte, più di quel figlio di puttana che ha ucciso le mie ragazze!
E non faccia quell’espressione Direttore! Non si azzardi a muovere nemmeno un muscolo della sua faccia.
I suoi pensieri se li tenga per lei! (Composto, ma con furia)
Potete togliermi i miei diritti, la mia libertà, i miei sogni, ma non toglierete mai dalla mia testa la verità!
Una verità a cui non avete voluto credere, che non avete voluto neanche mai ascoltare!
L’ergastolo dovrebbero darlo a voi, sì, a voi per avermi ucciso nel modo più infimo e spregevole possibile:
lasciando che i miei pensieri si distruggessero tra loro in una guerra senza fine tra verità e realtà e nel vedere nel suicidio l’unica via per mettere fine a questa mia agonia!
Ma io non lo permetterò mai! Dovrete avere sempre i miei occhi davanti, a ricordarvi cosa avete fatto.
i miei occhi davanti… Gli occhi...
(Calmo)Luca Procacci era colpevole Direttore, l’ha strangolata lui la sua ragazza. Ne vuole la prova?
Si ricordi i suo occhi.
Ed ora osservi i miei.
Viene papà


L’attore entra camminando velocemente.
Ha un lungo cappotto e un cappello invernale. E continua a camminare velocemente  da una parte all’altra borbottando parole incomprensibili.
Si ferma a fissare il pubblico.

(ad un uomo) Tu sei brutto! (poi verso una donna) Tu no. Tu sei bella. Tu mi piaci.
(ad un altro uomo) Tu non mi piaci. Hai gli occhi cattivi. (Ad un’altra donna) Tu invece hai dei begl’occhi. Sei bella anche tu. Hai i capelli lunghi. Mi piacciono. Tu mi piaci.
(resta in silenzio qualche secondo, è imbarazzato) Si mi piaci.
(c.s.) Vuoi sposarmi?
(fugge indietro velocemente) No no no no! Non ti posso sposare! Adesso tu sei bella ma poi diventi cattiva! E cominci ad urlare! (terrorizzato) Non urlare! Non urlare! (si porta le mani alle orecchie e chiudendo gli occhi recita la battuta seguente come un mantra) Viene papà! Viene papà! Viene papà!
(poi si ferma al centro scena, apre gli occhi, si rilassa e sorride)
Mi piace camminare quando piove. Anche quando c’è il sole. Anche quando nevica. Ah sì, anche quando c’è la nebbia. (incerto) Mi sa che mi piace camminare sempre.
Cammino per la città. Conosco tutte le strade. Posso farle anche ad occhi chiusi.
Tu lo sai dove si trova il negozio di Gigi? No? Te lo dico io. In via Casati 34.
E il bar di Nando? In via Gaber 89.
E Marzia la parrucchiera? In… (si interrompe) non me lo ricordo più. (ad un uomo) Sai dov’è Marzia la parrucchiera? (Ad una donna) Sai dov’è Marzia la parrucchiera? Non lo sai, perché non lo sai? (comincia ad agitarsi) Dimmelo per favore! Dimmelo! DIMMELO!!! (poi indietreggia velocemente) No no no! Non urlare non urlare non urlare ti prego! (si rimette nella stessa posizione di prima) Viene papà viene papà viene papà! (si rilassa e sorride)
Nando mi dà sempre il cornetto con la marmellata. E’ buono. Mi piace la marmellata. Nando è simpatico. Ogni giorno alle nove Nando mi dà il cornetto. E poi mi dà un bicchiere di carta con un caffè e un biglietto e mi dice di portarlo a Luisa la fioraia. E’ bella Luisa la fioraia. Non urla mai. E mi regala sempre un fiore. Me lo mette qui, nel taschino e poi mi dice “Grazie Lollo”, Lollo sono io, e mi da un bacio qui (indica la guancia) e poi mi abbraccia.
Mi piace Luisa perché è morbida.  E profuma di fiori.
Luisa poi legge il biglietto, sorride, e scrive qualcosa e mi dice di riportarlo a Nando.
Anche Nando sorride quando legge il biglietto di Luisa.
Sorride sempre. Tranne questa mattina.
Questa mattina mi ha dato il cornetto, poi ha fatto il caffè, ha scritto il biglietto e mi ha detto “Portalo a Luisa”. Ma quando sono entrato non c’era Luisa. C’era Fulvio, il marito che è maresciallo nell’esercito. Lui sta sempre nei paesi stranieri. Oggi invece è tornato.
Io, quando non ho visto Luisa, volevo tornare indietro, ma Fulvio mi ha detto di entrare, ha bevuto il caffè e ha letto il biglietto. Ma non ha sorriso. Poi ha scritto qualcosa e mi ha detto “Riportalo a Nando per favore”. Io l’ho portato a Nando. E anche lui non ha sorriso.
Boh… che cosa strana. Io so solo che oggi non c’è nessun fiore nel mio taschino.
(ad una donna) Tu hai un fiore che posso mettermi nel taschino? (ad un’altra donna) E tu? (e così di seguito, agitandosi sempre di più, poi indietreggia ) Non urlare non urlare non urlare! (stessa scena di prima) Viene papà viene papà viene papà! (si rilassa e sorride)
Sono tutti buoni con me in città. Mi vogliono tutti bene. Mi salutano tutti “Ciao Lollo”, “Ciao Lollo”. Ed io saluto tutti. Mi fanno entrare anche dentro casa e mi danno qualcosa da mangiare. O da bere.
A volte gioco con i bambini. Ma solo quando non urlano.
I bambini grandi non urlano. Con loro gioco di più.
Come con Paolo e Giorgio, i due gemelli. I figli del signor Tassoni. Loro sono grandi, quando giocano a calcio mi mettono in porta. Ma io ho paura della palla. Ho paura che mi faccia uscire il sangue. E il sangue mi spaventa. Però ogni tanto facciamo i giochi diversi. Come il gioco delle domande. (si entusiasma) Funziona così, loro mi fanno delle domande ed io rispondo. Come ti chiami? Lollo! Quanti anni hai? Intorno ai 40! Cosa ti mangi? Il cornetto con la marmellata di Nando! Quanto ce l’hai lungo? Un metro e mezzo (dubbioso) Sinceramente non ho mai capito a cosa si riferiscono. Però poi si mettono a ridere e io rido con loro. Ci facciamo tante risate.
Sì la gente mi vuole bene.
(si blocca, poi ad una donna) Ma tu sei Elisa! (si avvicina) No, non sei Elisa. Ma ci assomigli tanto.
Elisa è una ragazza che conosco. E’ più bella di te. E’tanto tempo che non la vedo più. Mi hanno detto che è andata via. Lei ha una bimba. Giada. Si chiama Giada. E’ piccola. Ma piccola. Elisa pure mi vuole tanto bene. Però adesso che ci penso bene mi ricordo che una volta abbiamo quasi litigato.
(si fa serio) Una sera ero stanco di camminare. E mi sono seduto per riposarmi sulle scalette di casa sua.
Lei è ritornata con la macchina e mi ha visto. Mi ha detto “Lollo, che ci fai qui tutto solo?” Io ho detto che ero stanco e lei mi ha detto “Vieni che ti dò un succo di frutta”. C’era anche Giada con lei, che mi ha visto e si è messa a ridere “Lollo, Lollo” diceva. Elisa mi ha dato il succo e poi mi ha detto se potevo guardare Giada mentre lei si cambiava. Giada non urla mai, quindi ho detto di sì. Giada diceva “Lollo, Lollo” e rideva. Mi piaceva che rideva e io facevo lo scemo. Mi mettevo sotto il tavolo e facevo “Bubù sette-otto!”, facevo le facce buffe, prendevo il sapone per i piatti e facevo le bolle con la bocca, oppure prendevo il coltello grosso e facevo finta di tagliarmi la mano e me la mettevo dentro la manica e poi la facevo riuscire. E lei rideva! Soprattutto quando la mano usciva! Allora ho pensato di farla ridere  di più, gli ho preso la manina e con il coltello facevo finta di tagliarla a lei. Lei rideva. Ma all’improvviso è arrivata Elena e si è messa a urlare forte  “Lollo che fai! Lollo che fai!” Lei ha urlato e io mi sono spaventato. Non si deve urlare! Allora mi sono alzato di scatto per scappare, ma lei era davanti a me. Io l'ho spinta e lei è caduta all'indietro. Ha dato una capocciata al frigorifero che mamma mia! Io le ho chiesto subito scusa, ma lei non rispondeva. Poi per fortuna mi ha risposto. L'ho aiutata ad alzarsi. Mi diceva che le faceva tanto male la testa. Allora l'ho fatta sedere sulla sedia. Elisa mi ha detto diceva "Per favore chiama qualcuno". Io sono andato al salone ho preso il telefono e volevo chiamare Nando, ma non mi ricordavo il numero, così sono tornato in cucina per chiedere a Elisa chi dovevo chiamare. Ma lei si era addormentata sul tavolo. Non dovevo più chiamare nessuno. Giada invece urlava e piangeva, diceva "Mamma sveglia! Mamma sveglia!" Ma io non volevo svegliarla, allora cercavo di calmarla facendo i giochi che la facevano ridere, ma lei diceva sempre "Mamma sveglia!" e urlava e piangeva e urlava e urlava e io non sapevo come farla stare zitta. Poi ho sentito Elisa che diceva piano piano "Per favore falla smettere, la testa mi fa male". Allora l'ho presa in braccio, ma non si calmava, dicevo stai tranquilla che mamma sta dormendo, tra poco viene papà, viene papà, ma lei non smetteva, allora le ho messo una mano sulla bocca ma mi ha mozzicato. Così ho preso uno straccio me lo sono messo sulla mano per non fami mozzicare e le ho chiuso la bocca.  La cullavo e continuavo a dire "adesso viene papà, viene papà, viene papà".(pausa) Ha funzionato! Quelle sono parole magiche. Dopo poco si è addormentata. Io ho dato un bacio sulla fronte di Giada e mi sono avvicinato a Elisa che aveva la testa appoggiata al tavolino. Ho pensato che dovevo salutarla, per vedere se era ancora arrabbiata con me. Così le ho spostato i capelli per dire piano piano "ciao" all'orecchio. Lei mi ha risposto "Grazie Lollo" e poi si è addormentata. (sollevato) Non era arrabbiata con me. (allegro mentre esce)Oh, mica lo sapevo che aveva tre stelline disegnate dietro l'orecchio.


Ditemi che sono matto

Scusate?
State insinuando che io sia matto?
Ma in che senso, scusate?
Perché si possono utilizzare delle parole così, messe a caso. Bisogna giustificare le proprie espressioni. E soprattutto una persona che occupa la vostra posizione è tenuta a farlo.
Sono matto perché vi rispondo? Matto per come sono vestito? Matto per quello che dico?
Per favore, cerchiamo di essere un po' più specifici. Non cadiamo nel generale qualunquismo che purtroppo pervade il pensiero universale di oggi.
Sbaglio?
Su ammettiamolo, ormai nella società odierna siamo tutti vittime di inquadramenti ben specifici.
Ognuno di noi deve ricoprire un ruolo ben determinato, e soprattutto deve essere rinchiuso in una casella ben definita.
Non mi seguite vero?
Ovvio. Perché siete legato a degli schemi mentali e comportamentali. Ma state tranquillo, non riguarda solo voi.
Tutti  quelli che sono qui dentro sono ben inseriti nel proprio gruppo di appartenenza. E la cosa bella è che li si riconosce solamente guardandoli. Non serve nemmeno ascoltare ciò che hanno da dire.
Non ci credete?
(guardandosi attorno e poi indicando a caso tra il pubblico)
Ecco, ad esempio lei signora, sì lei. Con una semplice occhiata posso dirle che rientra nella categoria "persona sognatrice e ansiosa che pensa che la sua vita di domani sia meglio di quella di oggi".
E non mi dia conferme. Lo so che ho azzeccato.
Bene, le dico subito una cosa, e la dico per il suo bene. La smetta, perché la sua vita di domani, sarà come quella di oggi. E morirà avendo vissuto nell'attesa.
(cercando ancora, poi con voce sprezzante)
 E lei invece, si vede da lontano che è un ignavo. Si, come quelli citati nella Divina Commedia. Vive senza infamia e senza lode. In parole povere la sua vita è un binario dritto. E' tutto già prestabilito: nasco, studio, lavoro, mi sposo, faccio i figli, lavoro, in pensione e aspetto la morte. E non faccia quell'espressione, perché lo sa anche lei che è veramente così. E sì, lo ammetta a sé stesso. La sua è proprio una vita sprecata. Sa che le dico? Non aspetti la morte dopo la pensione. Si ammazzi ora. Lo faccia per lei, e lo faccia per noi. Se non ha nulla da dare a questa vita, è meglio che si toglie di torno. E' una persona inutile.
Oh, senza offesa eh? Io queste cose le dico per lei. Per farle del bene.
(di nuovo guardando fisso avanti a sé)
Matto. Poi io sarei il matto.
Ma poi matto come? Scusate?
Matto come il Matto di Re Lear di Shakespeare? Matto come il Cappellaio del Paese delle Meraviglie? Matto come quelli che si denudano in mezzo alla gente? Matto come quelli che ridono contenti dietro una mosca?
Ditemi perché sono Matto! Ditemi il perché!
Precisione, per Dio, precisione!
Perché c'è matto e matto.
Non generalizziamo. Mi fa specie che uno come voi, nella vostra posizione, che si riempie la bocca di paroloni, poi tende a racchiudere con un solo termine una vasta gamma di persone? Cose volete dire quindi? Che tutti quelli che sono diversi da voi, o meglio, tutti quelli per cui non si trova una giusta collocazione in questa dannata società regolata dalla necessità di un inquadramento morale, devono essere marchiati a fuoco con la parola "matto"?
Quindi secondo il suo ragionamento sono matto perché sono diverso?
Sapete che vi dico allora? Ne sono felice.
Si, Dio Santo si! Sono felice di non essere come voi.
(Verso tutti)
Sono felice di non pensare come voi, di non vestirmi come voi, di non parlare come voi, di non camminare, di non sognare, di non amare come voi!
Siete schiavi, ve ne rendete conto? Siete schiavi delle convenzioni, della giusta causa, della morale...
Mi fate tristezza rinchiusi nelle vostre gabbie mentali.
Credete di essere così unici, così alternativi, così diversi gli uni dagli altri, così... così Individui!
E invece siete solo un riciclo di concetti già espressi. Di parole già dette. Di aggettivi già usurati.
Perciò, se il mio conto da pagare per non essere come voi  è quello di essere considerato matto, allora lo pago più che volentieri.
Perché io sono libero.
Capito?
IO- SONO-LIBERO!
Posso fare e dire quello che voglio.
Posso essere chi voglio. Posso diventare chi voglio. Senza avere compromessi con me stesso.
Ogni giorno sono in continuo cambiamento.
Ogni giorno sono una persona diversa.
(di nuovo fisso davanti a sé)
Perché io posso, signore. E come ben sapete l'ho fatto. L'ho dimostrato.
Solo pochi giorni fa ero un insegnante in una scuola superiore.
Con una casa, una moglie, una figlia e un cane.
Con una vita "normale", così come la intendete voi. Così come mi obbligava ad averla la morale comune.
Ma a me non stava bene. Mi sentivo come dire? Ecco sì, mi sentivo soffocare, mi sentivo stretto.
Insomma mi sono stancato di quella vita troppo... troppo... definita e definitiva!.
E quindi l'ho cambiata.
Certo è stato un po' faticoso. Insomma, volevo essere una persona nuova, libera, ma avevo delle responsabilità. Moglie, figlio, cane... Una famiglia capite?
Non è che puoi sparire così, dall'oggi al domani. Non è che puoi dire "Ok, da domani trovatevi un altro marito,padre, e padrone" Sarebbe stato un cambiamento troppo radicale, un taglio troppo netto. Un trauma troppo forte. Soprattutto per il bambino.
Nemmeno il divorzio sarebbe stato ideale. Troppo stress, sapete, le pratiche legali, gli alimenti, il bambino sballottato tra la mamma e il padre. Due giorni a te, tre a me, in vacanza al mare con te, in montagna con me eccetera eccetera... Non avrebbe fatto bene a nessuno.
E così mi sono separato da loro. In modo definitivo.
Ma state tranquillo, non gli ho fatto del male. Non avrei mai potuto farli soffrire.
Ho dei sentimenti anche io, diavolo!
L'ho fatto mentre dormivano. Con il gas. Non se ne sono nemmeno accorti. Neanche il cane, piccolo cucciolone. Si è accucciato sul divano come ogni notte, ed è rimasto così.
Dovevate vedere come erano tutti sereni e in pace!
So cosa pensate, che magari c'erano altre soluzioni che si potevano mettere in pratica.
Ma credetemi, no. Questa era l'unica che non avrebbe danneggiato o ferito nessuno.
Ho salvaguardato la mia famiglia da una condizione che l'avrebbe di sicuro logorata a lungo andare.
Così, adesso, siamo tutti più sereni.
Ed io sono di nuovo libero di fare e di essere quello che voglio.
E quindi ditemi, sono veramente io il matto?
Se ricercare il proprio benessere e la pace con se stessi,  se ambire a seguire i propri desideri, se cercare di vivere seguendo i suggerimenti del proprio cuore, significa per voi essere matti allora va bene, lo accetto.
E allora fatelo per favore.
Ditemi che sono matto.
Ditemelo, Vostro Onore.


Il migliore, tra tutti i possibili finali

La croce di nastro verde incollata a terra, segnala che da lì al bordo sono tre passi.
Altre due croci azzurre sono poste ai due estremi di essa. Alla stessa distanza.
Oltre, si è nascosti dallo sguardo del mondo. Monoliti di panno nero e compensato mi circondano ritti e fieri, come guardie reali incaricate di proteggermi e controllarmi.
Serpenti di canapa e iuta si avvolgono su tralicci che restano sospesi in aria grazie a qualche magia tecnica che si perde nel buio del soffitto. Alcuni restano immobili, avvolti nelle loro spire, altri penzolano, ondeggiando dolcemente, spinti forse dal soffio dei miei stanchi respiri.
Minuscoli grani di polvere danzano gioiosi sotto un raggio di sole artificiale che sembra sorgere da un occhio sospeso nell'aria buia. A quanto pare il suo obiettivo è illuminare quella sedia di legno scrostato.
Si trova lì per me.
Inspiro profondamente prima di muovermi.
Effluvi di cera e impregnante, si aggrappano all'odore ruvido del legno stagionato e all'aroma agrodolce dei ricordi. E il tutto si amalgama in un profumo che sa di pace dei sensi, di consapevolezza, e di casa della mia anima.
Si, qui sono a casa.
Sfioro con i polpastrelli il drappo di velluto purpureo che separa la finzione dalla realtà. Lo accarezzo, per ringraziarlo di avermi concesso la possibilità di proteggere il mio mondo.
M'incammino verso la luce, calpestando le assi di questo pavimento le cui fughe formano un labirinto senza uscita, in cui mi sono perso per anni.
Ormai il tempo e l'usura le hanno poste su livelli diversi, ma tornano sullo stesso piano, sotto il peso dei miei passi lenti, cadenzanti  e necessariamente calcolati.
Alcune gemono, quando vengono centrate dalla gomma del bastone che sorregge questo mio corpo fragile, e il tempo che mi resta.
Non ho fretta, ma non voglio arrivare in ritardo per un appuntamento che non so di avere.
Ancora altri gemiti, ma questa volta provengono dalle mie ossa e dai miei muscoli, mi sento così ridicolo mentre cerco di piegarmi su quella sedia che avrà i miei stessi anni.
Ah… finalmente seduto.
Le mani si incrociano una sull'altra sul manico del bastone, in questo modo riesco a mantenere la schiena in una posizione abbastanza eretta, in modo che non gravi troppo sulle vertebre.
Cerco di non soffermarmi sulle macchie scure che ricoprono i dorsi. Perché se lo faccio cerco sempre di unirle tra loro, convinto di poter codificare il messaggio o l'immagine che nascondono.
Allora chiudo gli occhi, e lascio scivolare sulle grinze del mio volto il tepore di quel raggio artificiale che scende dall'alto.
Dio mio quanto mi sento felice in questo momento. Fa che duri ancora un po'.
Per favore.
Ma Dio è troppo impegnato per ascoltare questa mia innocua preghiera.
Infatti un cigolio metallico e simmetrico mi riporta al qui ed ora.
Ma non ho alcun sussulto, perché lo fa dolcemente, quasi con un sussurro che sa più di scuse che di obbligo.
Ogni volta che sentivo quel suono il mio cuore precipitava dalla gola allo stomaco, in un balzo felice e terrorizzato.
Ma adesso no.
Adesso è calmo.
Il sipario si è aperto, e centinaia di poltrone vuote mi osservano mute dalla penombra.
Io gli sorrido, ringraziando anch'esse per tutte le risate, le lacrime, gli applausi e qualsiasi altra emozione o gesto che hanno ospitato in tutto questo tempo.
Lo faccio guardandole una ad una, fila per fila. E una lacrima sfugge improvvisa e lenta.
Che strano, non ricordavo più di averle.
Ed è proprio in quel momento che la scorgo.
Quarta fila centrale. Poltrona laterale.
Anche così, quasi completamente avvolta in un manto fatto d'oscurità riesco a vederla perfettamente.
I lunghi capelli rossi che le accarezzano le spalle e si adagiano ai suoi piccoli seni, coprono parzialmente il viso candido spruzzato di efelidi che il tempo poi piano piano cancellerà.
I suoi occhi verdi e marroni come foglie nei primi giorni di autunno sorridono dolcemente, così come le sue labbra sottili e intense, che hanno sempre avuto il colore di una passione sussurrata e mai svanita. Anche dopo, quando le nostre chiacchierate cominciarono a incentrarsi più su ciò che era stato che su quello che sarebbe stato.
Si alza con piccoli ed eleganti movimenti e si avvicina leggera, quasi sospesa, al proscenio.
Non posso fare a meno di osservarla e di vedere la bellissima ragazza che avevo incontrato per caso ormai tante e tante lune fa.
E che avevo perso qualche sole fa.
Sale i tre gradini che separano la platea dal palco in un tempo piccolo e sospeso.
Vorrei alzarmi e correre verso di lei.
Vorrei stringerla tra le mie braccia e baciarla dolcemente.
Vorrei dirle quanto mi è mancata e continuare con lei per sempre quel discorso che il tempo c'ha negato.
Dio mio, tu sai quante volte ti ho pregato, durante la solitudine di notti insonni, di poterla rivedere almeno una volta, anche solo in un sogno, conscio del dolore che avrei provato al risveglio, per poterle dire grazie per tutti gli attimi che abbiamo condiviso assieme, e per il senso che ha dato ad un uomo troppo attore, preso a vivere le vite degli altri piuttosto che la propria.
E adesso é qui. Ed io non ce la faccio nemmeno ad alzarmi.
Ora che le lacrime si sono ricordate di esistere, non vogliono cessare. E continuano a rigarmi il volto ammorbidendo le rughe della mia pelle.
Ma sono felice. Così come non lo sono stato mai.
Una vita intera a bearmi del consenso e dell'approvazione di sconosciuti o presunti tali, non è nemmeno avvicinabile a quello che provo ora.
Tra tutto il pubblico che ho avuto, fatto di centinaia, migliaia di persone che mi hanno applaudito, ringraziato e a volte osannato, nessuno è paragonabile a quello che mi ritrovo adesso, qui davanti a me, durante questo mio ultimo e meraviglioso spettacolo.
Lei si china, avvicinando il suo volto al mio. E così bella e giovane, ed io vedo riflesso in lei tutta la mia vecchiaia e mi vergogno. Perciò chiudo gli occhi e chino la testa.
Ma lei mi prende il mento e lo solleva.
Tra le lacrime che appannano i miei occhi, riesco a scorgere il suo sguardo, che sorride ancora.
I suoi occhi mi dicono di non preoccuparmi, che tutto andrà bene. Che devo fidarmi di lei.
Allora annuisco e stiro le labbra in quello che vuole essere un sorriso. Ma non so cosa ne viene fuori perché è passato troppo tempo da quando ho sorriso veramente.
Lei mi afferra le mani, e il bastone cade inerme rimbalzando sul pavimento.
Legno su legno. Così come dovrebbe sempre essere tra simili.
Mi invita ad alzarmi, scuoto la testa perché non voglio fare una misera figura davanti a lei. Non voglio rovinare questo momento con i miei scricchiolii e sbuffi.
Ma lei insiste, e allora lo faccio.
E sono su. Senza alcuno sforzo.
Non sono più abituato, perciò per un attimo mi sento spaesato. Ma poi capisco.
Allora guardo le mie mani. Le macchie stanno svanendo.
Lei sorride del mio stupore, e bacia la mie labbra aride e sbiadite.
Non posso vederlo ma sento il mio volto ricompattarsi, stendersi, come se una gomma invisibile stesse cancellando quella ragnatela di rughe che ho sul volto.
Adesso sorrido anche io. Ed è un sorriso fiero.
Lei mi prende la mano e io glielo lascio fare senza più alcun timore.
Portami dove vuoi. Portami con te.
Si avvia verso le quinte di fondo, ma la trattengo.
Ho ancora una cosa da fare. Lei capisce subito. Come è sempre stato, d'altronde.
Le lascio la mano e con rapidi balzi mi posiziono sulla croce verde, quella che mi ricorda che sono a tre passi dal bordo.
Guardo la platea, poi la galleria. Sorrido e mi inchino, salutando il mondo per l'ultima volta.
Poi mi giro e torno da lei, mentre alle mie spalle, l'amico sipario si chiude per sempre.