IL GIOCO DI ADAM

di

Eduardo Fiorito





Personaggi:
Adam
Stella


Soggiorno. Notte.

ADAM: Raccontami…
STELLA: Adam…
ADAM: …nei dettagli.
STELLA: Sei sicuro?
ADAM: (sospira)
STELLA: Vieni qui.
ADAM: (sospira insofferente)
STELLA: (come a chiedere ragione del suo stato d’animo) Perché?
ADAM: Voglio sapere.
STELLA: (sospira insofferente)
ADAM: Vieni qui.
STELLA: (Provocandolo) Lasciami.
ADAM: (come a chiedere ragione del suo atteggiamento) Perché?
STELLA: Almeno mi risparmi il calvario.
ADAM: (Si alza, facendo per andare via)
STELLA: Dove stai andando? Siediti, Adam… lo sai che non dico sul serio. Ti prego (Adam si ferma, si siede.) Io faccio quello che vuoi tu. (Adam si accende una sigaretta) Come vuoi tu. Io faccio come vuoi tu. (cambia tono) Purché non soffra…
ADAM: Stella…
STELLA: per qualcosa che…
ADAM: (interrompendola) c’è stata.
STELLA: …non c’è più. Non più. E’ finita, Adam.
ADAM: Per te.
STELLA: Non farò più quello che ho fatto,…
ADAM: Sono stanco di pregarti.
STELLA: …amore,…
ADAM: Non devi…
STELLA: …non più.
ADAM: …pensare di proteggermi quando non sai neanche capire quello di cui ho bisogno.
STELLA: Non è di questo che hai bisogno.
ADAM: (scorato ripete) Non è di questo…
STELLA: No, Adam.
ADAM: Continua…
STELLA: Non è di questo…
ADAM: …Scegli…
STELLA: Adam, no.
ADAM: …tu…
STELLA: Non è di questo.
ADAM: …per me…
STELLA: Adam, no.
ADAM: Continua.
STELLA: Non è di questo…
ADAM: Continua.
STELLA: No, Adam.
ADAM: Continua.
STELLA: Non è di questo che hai bisogno. Non è di questo che hai bisogno. Non è di questo che hai bisogno. Non sei stato felice... con me… possibile?... mai? Non sei mai stato felice?
ADAM: No.
STELLA: “No” non è possibile o “No” non sei mai stato felice?
ADAM: (scorato, tra sé) Non è possibile…
STELLA: (come se le avesse dato ragione) E allora? cristo…
ADAM: Tu…
STELLA: Non capisci che questo ha un valore? Questo - ha - un valore!
ADAM: (come calibrando un nuovo teorema) …Devi pensare che nessuno dovrebbe mai essere felice.
STELLA: (ironica) Ti ho detto tutto…
ADAM: Perché tu, un attimo puoi essere felice e questa cosa ti fa correre dietro per una vita a qualcosa che non esiste e solo quando non ce la fai più, quando ti sei piegato, ecco che sei felice un’altra volta e allora continui a correre e quella di nuovo non c’è più e allora passi la vita a correre dietro a qualcosa che realmente non esiste. Dietro a qualcosa che ti bussa alla spalla e…
STELLA: La felicità, Adam…
ADAM: … poi se ne va.
STELLA: …tu la devi proteggere. Basta farci del male.
ADAM: Ho pensato…
STELLA: Basta…
ADAM: …un attimo mi sono detto che eri arrivata, che avrei potuto smettere di cercarti. Un attimo… quello dopo, vai che dividevi le cose che dovevo conoscere da quelle che mi avresti tenute nascoste, e io non lo volevo vedere e non riuscivo a non vederlo che tu stavi lì, piegata su quei segreti da supermercato, quelle effervescenze da rotocalco, tutta presa a farle sparire, a metterle da parte prima che rientrassi, spingendole negli angoli, per farmi entrare qui dentro senza vedere la mondezza, facendomi credere che questo odore di rancido me lo portassi appresso, che fosse rimasto nella mia testa chissà da dove.
STELLA: Adam…
ADAM: Lo squallore…
STELLA: Io l’ho fatto per te.
ADAM: (sarcastico e affranto) …per proteggermi…
STELLA: (letterale) Non pensavo, io volevo…
ADAM: (ironico e sbalordito) …proteggere me.
STELLA: Cosa devo fare?
ADAM: Parlare…
STELLA: Io voglio…
ADAM: (nel senso di “non necessita altro”)…basta.
STELLA: …parlare.
ADAM: Raccontami allora.
STELLA: (non risponde)
ADAM: (dopo una breve pausa) Quello che mi hai tenuto nascosto!
STELLA: (sottolineando la declinazione passata) Ti ho tenuto,…
ADAM: …per tutto questo tempo…
STELLA: …appunto.
ADAM: …nascosto.
STELLA: Sai tutto, ormai…
ADAM: Dimmelo…
STELLA: Per favore.
ADAM: …nei dettagli.
STELLA: (nel senso di potere) Non mi posso ricordare tutto. Non…
ADAM: Devo sempre pregarti.
STELLA: (nel senso di volere) Non posso ricordare tutto. (pausa) E’ confuso adesso. Ho delle immagini. Dei flashes. E’ successo due anni fa. Non…
ADAM: Te lo ricordi…
STELLA: Adam.
ADAM: …te lo ricordi, eccome se te lo ricordi…
STELLA: Adam…
ADAM: …e se non vuoi che sparisca da quella porta, adesso ti siedi e mi racconti com’è andata, senza provarci a cambiare la cosa, a tirar fuori quello che “non ritieni importante”, a giocarti questo o quel particolare per darmi un’idea… un’idea soltanto orientativa della troia che sei, perché se lo fai, sai, io me ne accorgo e se me ne accorgo io me ne vado da qui, da te, che tu neanche te ne accorgi, perché nella mia pazienza non c’è più spazio neanche per una cazzata piccola così. Neanche per una cazzata piccola così! (Stella fa per alzarsi) Stella! Stella, che fai? Stella!
STELLA: (non comprendendolo) Si?
ADAM: Fermati.
STELLA: Sono…
ADAM: (interrompendola) Stella!
STELLA: Che c’è?
ADAM: Dove cazzo vai?
STELLA: Da nessuna parte.
ADAM: Dove cazzo vai! Dove cazzo…
STELLA: Da nessuna parte! Adam! Non vado da nessuna parte. (poi si calma, intuendo la paura di Adam e comprensiva e rassicurante risponde) Non vado da nessuna parte. Ti prego, tesoro, calmati. Vieni qui. Ti prego. (gradualmente finirà per prendere la sua testa fra le braccia) Ti dovevo dire tutto subito, hai ragione. Ti dovevo dire tutto subito ma non è stato così. E’ avvenuto nel peggiore dei modi. L’ho centellinato. Hai perso la fiducia che avevi in me e, se adesso pensi che ci sia dell’altro, è colpa mia. E’ finita però, Adam, adesso. Perché non vuoi rendertene conto? Non c’è nulla ancora che tu possa tirare fuori… ancora. Lo sai. Tutto. Lo schifo che ho fatto, lo sai, tutto quanto. Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo. Ma non pensi anche tu che ne abbiamo avuto abbastanza?
ADAM: (allontanando la testa dal suo abbraccio)
STELLA: Eh? Senti? (invitandolo ad ascoltare il silenzio) Dormono tutti. Andiamo anche noi.
ADAM: No…
STELLA: Cosa?
ADAM: Non è abbastanza.
STELLA: Ah…
ADAM: E’ molto di più.
STELLA: Infatti.
ADAM: Ma non è tutto.
STELLA: Ti prego.
ADAM: C’è dell’altro,…
STELLA: Sono stanca.
ADAM: …ancora.
STELLA: (ormai senza forze e con poca speranza) Cosa vuoi sapere…
ADAM: Dal primo dei messaggi…
STELLA: Adam...
ADAM: …all’ultimo degli orgasmi.
STELLA: Cosa devi sapere, ancora?
ADAM: Dall’ultimo dei messaggi…
STELLA: Adam…
ADAM: …al primo degli orgasmi.
STELLA: (acida e sarcastica) Ancora: dall’ultimo dei miei incubi…
ADAM: …alla prima delle fantasie.
STELLA: Quali messaggi? Quali orgasmi…
ADAM: Quelli che mandi quando non sono con te.
STELLA: (estenuata e, suo malgrado, sensuale) Ah…
ADAM: Quelli che hai quando fai qualcosa di proibito.
STELLA: Non c’è stato nessun orgasmo.
ADAM: Quando fai qualcosa di stupido.
STELLA: Non ho fatto niente di… (si interrompe, rendendosi conto di stare per dire una frase insostenibile)
ADAM: Continua.
STELLA: …di…
ADAM: Stupiscimi.
STELLA: Adam…
ADAM: Stupisci me.
STELLA: Non posso inventare quello che non è successo…
ADAM: Non devi inventarlo.
STELLA: …solo per i tuoi demoni.
ADAM: Vogliono sapere, i demoni. Per questo non mi danno pace.
STELLA: I demoni sanno.
ADAM: (Specifica) Tutto.
STELLA: Basta…
ADAM: Lo dirò io quando basta.
STELLA: Ma io di questa schifo vedo la fine! Io la vedo la fine! Non tu!
ADAM: Io…
STELLA: Non tu! Io, non…
ADAM: …Tu mi hai sempre mentito. Io non…
STELLA: Tu mi vuoi uccidere, mi vuoi far dare di testa, è questo è il tuo scopo. L’obiettivo… vendicarti nel modo più importante, più monumentale.
ADAM: Stella…
STELLA: Mi vuoi far dare di testa, tu. Vedermi in manicomio, sulla panchina nel parco, con lo sguardo nel vuoto e gli uccellini che mi girano attorno…
ADAM: Ma che stai dicendo?
STELLA: Che mi pisciano addosso…
ADAM: Stella!
STELLA: Che non riconosco mia madre. Che non riconosco nessuno, tranne te. E’ questo che vuoi.
ADAM: No.
STELLA: E dillo, una buona volta, se hai le palle.
ADAM: No.
STELLA: E’ questa la tua vendetta?
ADAM: No.
STELLA: “No” non hai le palle o “no” non è questa la tua vendetta?
ADAM: Non ho le palle e non voglio vendicarmi.
STELLA: E allora credimi, Adam. (pausa) Credimi.
ADAM: Per due anni…
STELLA: (completando la sua frase) Ti ho raccontato un sacco di stronzate, lo so. Sono stata una mignotta, va bene. Ma adesso che devo fare? Cosa devo inventarmi…
ADAM: (scorato) Ancora…
STELLA: Per farti stare tranquillo. Per darti un po’ di pace. Adam! Solo tu puoi fare qualcosa a questo punto. Ferma questo gioco. (dopo una pausa) Mi senti? Mi riesci a sentire? Sto cercando di convincermi di sbagliare. Io ci sto provando, ma credo purtroppo che a te piaccia ed io non posso farci niente. Noi di qui, non ne usciremo. Tu lo vuoi. Ne hai bisogno. Per sentirti vivo. Per sentirti… devi soffrire, avere dei dubbi, perdere il sonno. Non puoi andare avanti così, Adam. Ti ammalerai. E ammalerai anche me. Anche se ci fossero altre cose. Anche se ci fossero altre mille cose… più orribili di quelle che ho raccontato, tu non ne saresti mai sazio. Tu ti faresti portare come un fiume da cose più grandi di te, che non puoi sopportare. Anche se tu credi, anche se tu vuoi. Ma per te, questa rinuncia è una sfida. Per te, perdere… te stesso, me, tutto quello che potremmo fare… riversarlo in questo fiume di insulti… girarti in quest’acqua dove tutto si confonde… è materia per te, per la tua mente. Fermati, adesso. Fermati, Adam… o questa cosa non ci lascerà più andare.
ADAM: Ma che stai dicendo?
STELLA: Non ti lascerà andare via.
ADAM: Stella…
STELLA: Fermati.
ADAM: Se mi fermo ti perdo.
STELLA: Se mi perdi, lo stesso.
ADAM: Ti ho già persa.
STELLA: E’ questo che vuoi?
ADAM: Raccontami il resto.
STELLA: E’ questo che vuoi?
ADAM: Io ti amo.
STELLA: Ma le cose potrebbero andare diversamente.
ADAM: Prima dovrei conoscerle, però.
STELLA: Così te ne potresti andare tranquillo. Tranquillo che tanto io sono solo una troia. Che tanto sono solo quello? E te ne potresti andare via…
ADAM: Fallo!
STELLA: Potresti andartene…
ADAM: Fallo!
STELLA: …Ancora una volta, te ne potresti andare. Un’altra volta…
ADAM: (Urla) Fallo! Fallo, cazzo! Me lo devi, brutta stronza! Me lo devi! Mi devi lasciare libero!
STELLA: E’ questo che vuoi?
ADAM: Libero di scegliere! Me lo devi! E io devo sapere. Devo sapere tutto per capire chi ho davanti. Altrimenti sono solo parole le tue.
STELLA: No.
ADAM: E’ tutto funzionale. Tutto marcio ed egoista! Per tenermi attaccato senza perdere nulla. Facendo niente di più, niente di meno.
STELLA: Voglio solo stare con te.
ADAM: Ma a che condizioni? A che condizioni! Cosa sei disposta a fare per ottenerlo?
STELLA: Adam…
ADAM: (in crescendo fin quasi ad urlare) Io devo sapere! Ho bisogno di sapere! Io so di cosa ho bisogno! Io dico di sapere ciò di cui ho bisogno e tu mi devi credere, se dici di amarmi. Se dici di amarmi, ami l’uomo che parla e dice che sa ciò di cui ha bisogno e io devo sapere. Io sono questo. Sono questa cosa che dico. Sono questo mio pensiero. Sono la responsabilità che mi prendo di sapere ciò di cui ho bisogno. Sono questo dolore, sono tutto io e tu non puoi dire di amarmi e continuare a non vedere un cazzo di tutto questo!
STELLA: Adam… calmati per favore. Per favore. Calmiamoci un attimo. Cerchiamo di parlare con calma. Va bene? (prova a carezzarlo)
ADAM: Non mi toccare
STELLA: Va bene. Va bene, non ti tocco. Però tu stai tranquillo. Stai tranquillo (pausa) Adam, quello che è successo… quello che è successo, è lì. Ormai non può spostarlo più nessuno. E’ lì e lì rimarrà per sempre. Anche se noi ce ne andremo. Non lo sposterà più nessuno. E’ lì quello che è successo. Quello che è successo. Tu ci puoi stare male. Stai male per quello. Per quello che è successo, Adam. Per quello che è successo… puoi stare male. Ma no, ti prego… non ti torturare anche per quello che non c’è, che non esiste! Non ti ci devi torturare perché non c’è, Adam. Non c’è! Adam… i fantasmi che insegui sono solo nella tua testa, Adam…
ADAM: (scuote la testa)
STELLA: Lasciali andare…
ADAM: (scuote di nuovo la testa)
STELLA: Vieni qui… (idem) qui da me (idem) non restare con loro (idem) io ti amo (idem) Se li seguirai ti farai solo del male.
ADAM: (rifiutando in modo quasi autistico) Non è così.
STELLA: (materna) Si, amore. Si, piccolo mio.
ADAM: No, e lo sai.
STELLA: Io so che ti stai sbagliando.
ADAM: Non ho mai sbagliato…
STELLA: Tutti sbagliano…
ADAM: Con te, non ho mai sbagliato.
STELLA: E se stavolta così non fosse?
ADAM: C’è qualcosa…
STELLA: (Scuote la testa)
ADAM: Si… (idem) qualcosa che ancora non mi hai detto (idem), perché ti vergogni (idem), perché è peggio di tutte le altre (idem) e temi che io possa accettarla (idem), si… che io possa amarti più di quanto tu possa anche solo capire (idem) e che amandoti io possa alla fine averti come tu non mi avrai mai.
STELLA: E’ senza fine questa cosa. E’ senza fine…
ADAM: Io lo sento…
STELLA: E’ senza fine.
ADAM: Stella…
STELLA: Non ti puoi fidare solo di quello che senti.
ADAM: E di chi dovrei fidarmi?
STELLA: Adam!
ADAM: Se fosse per te, io adesso sarei nella lista degli uomini “prima”. Quelli di cui mi hai parlato appena conosciuti, che non si volevano accorgere di nulla perché “per loro era più facile così”!
STELLA: Volesse la madonna…
ADAM: E come, no…
STELLA: Le cose non sono sempre complesse.
ADAM: Sono quelle che sono.
STELLA: Le cose sono quelle che tu vuoi che siano (Adam fa per rispondere, lei lo previene) quelle che tu vuoi che siano. Lo sai, amore: vivi in un mondo, tu, Adam, che non è quello reale.
ADAM: Non più.
STELLA: Ed ormai hai portato anche me.
ADAM: Lo avrei fatto, se non lo avessi distrutto. Sei entrata dentro di me con la delicatezza di un elefante in un cristalleria… Colpa mia che te l’ho lasciato fare. Colpa mia, che non ho creduto valesse la pena abbastanza di difenderlo, questo mio mondo.

STELLA: Non sto parlando di questo.
ADAM: Adesso però, vattene.
STELLA: Tu hai bisogno di me.
ADAM: Vattene. Va via.
STELLA: Smettila, Adam, di fare la vittima. Non saresti a tuo agio senza tutti questi dubbi, sospetti.
ADAM: Tu senza un uomo a cui insinuarli.
STELLA: Ti verrei a noia.
ADAM: Ed io a te.
STELLA: Allora continuiamo a farci del male! Restiamo impigliati in qualcosa successa due anni fa, tre anni fa, quattro anni fa, cinque anni fa, (sempre più veloce come perdendo la bussola) sei anni fa, sette anni fa, otto, nove, dieci, undici, dodici anni fa… (continua a contare velocissima, da far paura, comunicando un evidente squilibrio di follia, fino a)… venti… (continua a contare)
ADAM: (preoccupato) Stella…
STELLA: Trentuno, trentadue… (continua a contare velocissima) quaranta…
ADAM: Stella…
STELLA: …(idem) quarantuno, quarantadue, quarantatre… (parla velocissimo continuando come contasse fino a) e poi ci facciamo vecchi, e poi ci mettiamo in una tomba, e poi ci mangiano i vermi. I vermi! I vermi! I vermi! I vermi! (continua a ripetere)
ADAM: (la guarda interdetto)
STELLA: Io non sto bene (Adam inizia a ridacchiacchiare) Io non sto più bene. Non ridere, Adam, perché non sto scherzando. Lo hai visto, non sto fingendo. (Adam ridacchia) Io non mi sento proprio. Io te la devo prendere a martellate quella testa che hai per farti capire che… il motivo per cui noi siamo in crisi è… che noi siamo in crisi, che l’ostacolo del nostro rapporto è il nostro rapporto e tu vuoi continuare a correre dietro ai fantasmi… vuoi continuare… e fallo! Fallo nel tuo giorno di riposo, nel tuo tempo libero. Fallo di notte... nella pausa pranzo… ma la vita va vissuta! A che ti serve vivere nel passato? Cosa ne ricavi? Andiamo oltre! Oltre! Esistono tante di quelle cose…
ADAM: Guarda…
STELLA: …tante di quelle giornate che potremmo vivere…
ADAM: …con quante parole…
STELLA: Tante di quelle sciocchezze che potremmo fare…
ADAM: Guarda con quante cazzate…
STELLA: Come due ragazzi che si amano.
ADAM: Guarda…
STELLA: Che non hanno bisogno di niente.
ADAM: …con quante frasi inzeppi lo spazio fra te…
STELLA: Adam…
ADAM: …e l’unica cosa che dovresti fare…
STELLA: (mette le mani al collo di Adam, che rimane impassibile. Comincia a scuoterlo) Io t’ammazzo, cristo. T’ammazzo! E’ questo che devo fare! E io lo faccio! Lo faccio, Adam! Non mi puoi mandare fuori di testa! E allora che faccio? Io t’ammazzo prima! Non posso diventare scema per te! E tu chi sei Adam, per farmi uscire di capoccia? Chi sei, tu? Che ti ha detto, il cervello! (Continua a fare il gesto di strozzarlo e dopo un po’ i due scoppiano a ridere) Siamo pazzi? Vero? Non è vero? Siamo pazzi io e te. Adam, (calmandosi di nuovo) le cose possono essere semplici… (ridono a lungo. Adam prova a dire qualcosa) No, devi stare zitto (ridono ancora) devi stare zitto (Adam riprova a parlare) No, e che fai? Parli? Non devi parlare (ridono senza riuscire a fermarsi) hai rotto le palle. Non puoi sempre parlare. (Adam riprova a parlare fra le risa) No… devi stare zitto! E non mi capisci… (ridono ancora e lei va da lui e gli carezza la testa, il riso diventa più emotivo) devi stare zitto, Adam… hai scassato la minchia con tutte quelle parole, non ti sopporti più neanche tu (il riso diventa emotivo e i due iniziano quasi a piangere, ma sempre con il sorriso sulle labbra) Adesso devi stare zitto e ti devi calmare… che tanto faccio io. Faccio io… dà… dammi una mano (prende la sua mano e come muovesse un pupazzo se la porta dietro le spalle) dammi anche l’altra (fa per farsi abbracciare da Adam che si lascia muovere come un burattino. Nel portare le braccia dietro di lei simula debolmente di strangolarla ironicamente) No… non così… (si fa abbracciare) così… (ridono ancora, quasi fra le lacrime, abbracciati) Io ti voglio bene, Adam. Non te lo dimenticare. Ti voglio bene.
ADAM: Anche io ti voglio bene.
STELLA: Io ti amo.
ADAM: Però…
STELLA: Cosa?
ADAM: Hai uno strano modo di amare.
STELLA: Anche tu.
ADAM: Io non ho detto di amarti.
STELLA: Mi ami.
ADAM: Io…
STELLA: Zitto!
ADAM: Io…
STELLA: Zitto. Ho deciso io ed è così. (Adam fa per parlare) No! Zitto. Ti picchio, eh? Ti picchio un’altra volta. Stavolta ti strangolo davvero. (Lo comincia a carezzare sul viso) Che bella faccia che hai… che bella faccia da paranoico (ridono entrambi)… con questi occhietti ottusi da omicida.
ADAM: No…
STELLA: Non devi vergognarti… è così. Non ti devi vergognare se sei così. E’ anche per questo che ti amo (ha un moto di commozione). Ti amo e farei qualsiasi cosa per non farti andare via.
ADAM: Fallo.
STELLA: (Si separa da lui e va verso la finestra. Pensa. Il silenzio si fa teso. Sembra che lei stia per parlare. Poi torna in sé. Sposta una ciocca di capelli dal viso. E’ già più dura nella voce) Cosa?
ADAM: Hm?
STELLA: Cosa vuoi che faccia?
ADAM: Lo sai cosa devi fare.
STELLA: (Ha ancora un attimo di esitazione, poi ritorna alla sceneggiata di sempre) Io ci rinuncio. Tu non molli mai. Ma dove la prendi questa forza? Ci potresti fare una cattedrale! Ma usala, per dio! Per qualcosa di bello, di produttivo. Non lasciare che ti schiacci.
ADAM: Ti basterebbe allungare una mano…
STELLA: Eh?
ADAM: Basterebbe che allungassi una mano. La possibilità di cambiare le cose è davanti. Ce l’hai davanti. Ti basterebbe allungare una mano e prenderla.
STELLA: (cercando di distrarlo) Tu vedi solo fantasmi.




ADAM: Come prima quando eri davanti alla finestra. (Stella si riferma ad ascoltarlo, colpita) Accarezzavi l’idea di svuotarti. Di tornare ad essere pulita. Fallo. E’ lì che ti aspetta. Devi solo fare un passo. Devi solo cominciare e poi… ti sentirai meglio. Sei felice così? Sei felice? Non te lo vuoi togliere questo peso dallo stomaco che non ti fa più dormire, che non mi fa più dormire. (Stella torna in sé e, tornando in sé, teatralmente sbuffa come davanti ad un paranoico) No, tu preferisci voltarti dall’altra parte e continuare con questa farsa, questa montagna di cazzate che io Stella, fosse l’ultima cosa che faccio, ti farò rimangiare.
STELLA: Belle cose…
ADAM: Fino all’ultima.
STELLA: Belle cose, che una deve sentirsi dire dal proprio ragazzo…
ADAM: Io te le farò ingoiare.
STELLA: Proprio belle.
ADAM: Una per una, tutte quelle che mi hai detto da un anno a questa parte, fino a quando ti sentirai scoppiare e mi implorerai di raccontarmi l’unica cosa che mi avresti dovuto dire.
STELLA: Non ti dirò proprio niente.
ADAM: Lo farai…
STELLA: Non c’è niente da dire.
ADAM: Lo farai, Stella… e sentirai quanto sapranno di merda le cazzate che mi hai detto.
STELLA: Bravo.
ADAM: Come saranno grosse da mandare giù e tante da dovertici soffocare.
STELLA: Avrei dovuto ascoltare mia cugina e non dirti proprio niente invece.
ADAM: (colpito, dopo una breve pausa) E’ questa la differenza, vedi tra me e te.
STELLA: (idem) Che tu vuoi che io muoia, è questa la differenza! Che tu vuoi che io muoia e che io (dicendolo le viene un piagnucolio infantile e quasi comico) invece voglio vivere solo con te.
ADAM: Non essere ridicola.
STELLA: Non c’è nessuna differenza! Altrimenti non staresti qui a torturarmi. E’ vero? Nessuna differenza tranne quella…
ADAM: Che io parlo e tu fai.
STELLA: Cosa? Che io… eh, che dici? No, bello mio, è un’altra la questione.
ADAM: Un’altra?
STELLA: Già! Si!
ADAM: Quale?
STELLA: La differenza! La differenza vera! Quella che c’è fra me e te è che… è… è che…(non sa cosa dire)
ADAM: (completando la frase di lei) …è che io parlo e tu fai (lei rimane interdetta. Non capisce) Io a volte non ci penso, ma tutto quello che ho, per farti male, sono… parole. Io ti faccio male con quello che dico ma tu crei un intero contesto offensivo. Allora io ce la metto tutta a dire quello che più ti fa sentire come una troia, che nessuna sognerebbe mai di sentirsi dire ma che su di te sembra scivolare… e io mi dico che non è possibile, allora vado più in fondo, e ci spremo il veleno in queste parole mentre mi sento crepare in una gabbia che tu hai costruito senza che io me ne rendessi neanche conto. Hai popolato di sconosciuti la nostra storia, che restano intorno a guardare anche quando tu non sei… (caricando di significato) con me… è che io parlo, vedi la differenza, e tu…
STELLA: Fai prima a dirmi quello che vuoi, Adam. A non girare intorno, tanto. Io l’ho capito. Non sono d’accordo, ma se è di questo che hai bisogno. Sei geloso. E’ normale. Sei un uomo e se andarli a cercare ti farebbe stare meglio…
ADAM: Stella, che stai dicendo?
STELLA: Se quello che vuoi è ficcargli una bella pallottola in testa.
ADAM: (sospira sconfortato)
STELLA: Amanti, amici, ex colleghi, spasimanti… quello che vuoi è che li vuoi andare a cercare, così li togli di mezzo, con la lupara!
ADAM: Per favore.
STELLA: Da bravo siciliano!
ADAM: Io non sono siciliano!
STELLA: Lo sei e non lo sai. Ce l’hai dentro. Sei geloso come un siciliano, come un napoletano, sei geloso, non sei di Torino. A Torino nessuno è geloso.
ADAM: Ma che dici?
STELLA: La gelosia ce l’hai nella minchia. E li vuoi beccare con la lupara, con quel tuo accento da collinaro piemontese…
ADAM: (Quasi gli vien da ridere) Ma sei fuori?
STELLA: Eh… (facendogli il verso) Sei fuori… sei fuori… e invece dentro c’è un nano! Un nano c’è! Un nano con la lupara! Un panzone con l’automatica nelle mutande che manda le teste di cavallo nei letti della persone. (Facendogli ancora il verso) Sei fuori... Sei fuori…

ADAM: (ride)
STELLA: …E invece (mimando una sventagliata di mitra) Tatatatatata…! Tatatatatata! Tatatatatata!
ADAM: (ride)
STELLA: E organizza i bagni nel cemento… le cure termali nell’acido… perché così ti piace a te. Tatatatatatata… E che, non ti ho capito, io? Tatatatatata… Questo vuoi tu, questo ti serve. Non ce la raccontiamo “voglio sapere… la verità… pipì, pipà”… questi pipponi da intellettuale. Tu li vuoi sciogliere nell’acido piano piano, a tutti quanti. Piano piano. Così (fa il rumore dell’acido con la bocca, Adam involontariamente) E così (idem) spariscono (idem) le tue (idem) paure (idem) così (idem) vedi (notando il sorriso di Adam) come già stai meglio. Guarda. Fidati di Stella tua. Quanto lo vuoi? Eh? Quanto lo vuoi che Ce li giochiamo tutti, fino a che ne resta uno solo. (Come parlasse a un bambino) Fino a che non ne resta soltanto uno…
ADAM: Chi?
STELLA: Ma tu, amore, soltanto tu, perché è soltanto te che voglio! E prenditeli, ecco! Prenditeli i miei numeri di tutti quanti! Quello di mio fratello Roberto, di mio cugino Giovanni, dello zio Antonio…
ADAM: Che fai?
STELLA: (Smaneggiando col cellulare) …del mio ex professore di lettere. Del mio direttore di banca…
ADAM: Stella…
STELLA: …ammazza anche lui! Una volta per tutte andremo avanti, almeno. Non con la Banca, dico. Anche con la Banca. Cammineremo sul sangue della povera gente che hai massacrato ma, cristo, cammineremo felici…
ADAM: Stai delirando.
STELLA: Io ti verrò a portare le arance e tu potrai guardare i tuoi figli dai bastioni di regina coeli. Li farò sedere sui balconi del belvedere, con la scusa del panorama e, quando saranno grandi, capiranno che li portavo lì per far vedere al loro papà, che li guardava da una cella, come crescevano i figli suoi. (Come parlasse a dei bambini) Il vostro papà-testina-di-cazzo sta marcendo in carcere perché è un geloso! E’ geloso di tutto! E’ geloso!
ADAM: Non essere sciocca.
STELLA: Io voglio essere sciocca.
ADAM: Non ne hai bisogno.
STELLA: Cioè, vuoi dire che non mi ci devo impegnare?
ADAM: No…
STELLA: “No” non mi ci devo impegnare o “No” non lo vuoi dire…
ADAM: Stella…
STELLA: Vuoi dire che mi viene naturale? Che sono stupida così… nature!
ADAM: Sei un po’ stupidina…
STELLA: Dai…
ADAM: …che finge di essere intelligentona, che finge di essere stupidotta.
STELLA: Ma quanto sei stronzo… (Adam ride) Guardati, come sei contento. Io non so dove la prendo tutta questa forza per non mandarti affanculo! (Adam apre le braccia e la guarda. Lei coglie l’invito) Vaffanculo! Vaffanculo, Adam! Hai capito bene? (Scandisce bene) Vaffanculo. Vaffanculo, Adam, hai capito? Vaffanculo!
ADAM: (Si alza ridacchiando, si mette il cappotto, mentre Stella continua…)
STELLA: Adam, vai-a-fare-in-culo. Adam… (realizzando che Adam si sta preparando per andare via, interdetta ripete) Adam. Adam. Adam, che… che stai facendo? Adam, perché ti sei messo il cappotto? Adam. Adam, perché te lo stai mettendo? (Va verso di lui tentando di togliergli con la forza il cappotto da dosso) Te ne vai? Adam, non lo fare (Adam continua a ridacchiare) Non lo fare un’altra volta. Che devi fare con il cappotto, Adam? (cercando di sfilarglielo senza riuscirci) Fermo. Fermo. Fermo. Dove stai andando? Fermo, Adam, fermo! (cambiando tono, fingendo di capire) Hai freddo? Forse hai freddo? (Adam si volta a guardarla interdetto. Lei usa un’allucinata affabilità) Forse, ti sei messo il cappotto perché hai freddo… vero-perché hai freddo, tu, Adam, hai sempre freddo. (Adam sta per parlare ma lei lo previene, impendendogli di aprire bocca) E non mi devi spiegare. Ti vuoi anche sedere… si, siediti se ti vuoi sedere… (portandolo a sedersi) se così stai bene… a me non dispiace, puoi stare anche così… ma non andartene. Per favore. (cambia tono di nuovo) non te ne andare un’altra volta. Non te ne andare. (Adam sta per uscire ma lei lo trattiene con la voce) Perché se poi te ne vai, e poi mi richiami, e poi te ne vai, e poi mi richiami, e poi te ne vai, e poi mi richiami, e poi te ne vai e poi mi richiami, e poi te ne vai e poi mi richiami, e poi te ne vai e poi…
ADAM: Basta…
STELLA: … mi richiami e io devo essere pronta, sempre pronta, sempre dolce con te, come una bambola, come una cazzo di maledetta bambola che tu riprendi dal spazzatura ogni volta che ti senti da solo, che ti senti solo e allora mi richiami e allora io ritorno e ricomincia tutto daccapo. Tutto daccapo, Adam… (Pausa) dammi una possibilità.
ADAM: Ancora quante?
STELLA: Una.
ADAM: Stella…
STELLA: Pensavo solo a me stessa.
ADAM: E non te ne rendevi conto.
STELLA: Adesso è diverso.
ADAM: Te ne rendi conto?
STELLA: Le persone possono capire. Possono cambiare.
ADAM: L’aspetto, la forma… (cambiando tono in senso negativo, come fosse “ma”) quello che hanno dentro…
STELLA: Le persone possono cambiare.
ADAM: Conosciute una volta.
STELLA: (Ripete sempre più convinta) Le persone possono cambiare. Le persone - possono - cambiare. Le persone – possono…
ADAM: (distoglie lo sguardo. Quasi imbarazzato, si volta. Lei va verso di lui) Quanto… vorrei veramente che fosse così. (Stella poggia lievemente le mani sulla sua schiena) Quanto mi manchi, Stella.
STELLA: Si?
ADAM: (caricando di significato) Stella…
STELLA: Sono qui. (Lo abbraccia dalle spalle) Non mi far più soffrire.
ADAM: Non io.
STELLA: Non mi far più pagare.
ADAM: Mi dispiace tanto… di tutto.
STELLA: Ancora.
ADAM: (sospira emozionato)
STELLA: (sempre dalle spalle, gli accarezza quasi maternamente la testa, le spalle) Dillo ancora.
ADAM: Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto.
STELLA: Non me lo dicevi mai, Adam…
ADAM: Avrebbe cambiato le cose?
STELLA: Avrebbe cambiato me.
ADAM: Stella…
STELLA: Mi hai lasciato mille volte. Mi hai ripreso mille volte.
ADAM: Avevo paura di soffrire.
STELLA: Mi hai lasciato mille volte… soffrire, Adam, a te piace… (lui, iniziando ad infastidirsi, cerca di separarsi dall’abbraccio. Lei lo trattiene, costringendolo – con l’intensità più che con la forza – ad ascoltarlo, parlandogli con una dolcezza venata di rancore. Ha le labbra quasi contro la sua schiena) è il tuo modo di sentire le cose. (lo accarezza in modo più deciso, quasi nervoso, in disaccordo con il suo tono di voce, che continua ad essere apparentemente pacato) E quando ti capita di avvicinarti alla felicità, tu ti ritrai, hai paura e preferisci restare in qualcosa che conosci, che non ti piace, ma almeno conosci. (Lo fa girare, delicatamente verso di lei, per poterlo guardare in volto. Diventa tenera. Lui non la guarda) Quanto vuoi soffrire ancora? Possibile… e guardami, piccolo. (Adam non la guarda) Perché? Ti sto dando fastidio? Una vita con me, normale, come due persone normali, possibile che non ti piaccia, con me. Possibile che non ti piaccia? (diventa più ficcante) Adam… tu devi liberarti da certe ossessioni. Nessuno vuole incastrarti. Nessuno vuole farti male. Io ti amo, Adam, e questa è una cosa bella. Una cosa che ti deve dare gioia. Devi smetterla di ritrarti sempre, con tutta questa rabbia. Cos’hai da perdere, a lasciarti andare? Cosa ci guadagni a stare così, come in gabbia, a tenerti sempre dietro, a non far passare nessuno. Non ce la puoi fare così. Stai per scoppiare. Se vuoi vivere, devi imparare a fidarti… un po’… ti devi fidare… anche di me… ti devi fidare. (lui si separa dall’abbraccio) Adam… Adam…
ADAM: (si separa dall’abbraccio) Hai… (pausa, come cercasse di riacquisire una brutale quotidianità che stava per sfuggirgli) sei più andata alla posta?
STELLA: Alla posta?
ADAM: A pagare quella… quella bolletta, sei più andata?
STELLA: Si, ma…
ADAM: Si?
STELLA: Quella che avevi lasciato sul tavolo?
ADAM: Si.
STELLA: Si.
ADAM: Si?
STELLA: Sono stata alla posta, stamattina.
ADAM: Meno male.
STELLA: Perché?
ADAM: Te l’hanno data la ricevuta? (Stella mostra di non capire) Se no ce la staccano come l’altra volta.
STELLA: (Fingendo di non capire) La ricevuta?
ADAM: Stella. Stella, perché fai così?
STELLA: Non ti capisco….
ADAM: La ricevuta che ti danno quando paghi…
STELLA: Si, si.
ADAM: Dov’è?
STELLA: Nella borsa.
ADAM: Me la prendi, per favore, se no la perdiamo come con l’altra e succede un casino.
STELLA: (aggressiva) Perché si dovrebbe perdere? E’ nella mia borsa, ti ho detto.
ADAM: Nella tua borsa?
STELLA: Si.
ADAM: Vuoi prenderla?
STELLA: Adam, cos’hai?
ADAM: La prendi, per favore?
STELLA: No.
ADAM: E perché?
STELLA: Perché non mi devi credere mai?
ADAM: Perché non è nella tua borsa.
STELLA: Non è nella mia borsa…
ADAM: No.
STELLA: No… e dov’è?
ADAM: Dove conserviamo tutte le altre.
STELLA: Ah.
ADAM: Nel raccoglitore dietro la consolle.
STELLA: L’avrò messa lì, e allora?
ADAM: Niente.
STELLA: Che cambia?
ADAM: Niente.
STELLA: (sempre aggressiva) Appunto.
ADAM: Ma nel raccoglitore l’ho messa io.
STELLA: Tu?
ADAM: Si.
STELLA: Si?
ADAM: Si.
STELLA: Ah.
ADAM: Alla posta ci sono andato io. La bolletta l’ho pagata io.
STELLA: Ti ridò i soldi, se è questo il problema.
ADAM: Osservate con quanta nonchalance…
STELLA: Mi sono confusa…
ADAM: …questa persona soprassieda sul fatto di non essere in grado di dire la verità neanche sulle cose più banali.
STELLA: (minimizzando) Adesso, mò…
ADAM: Io non capisco ma se mi estraneo un attimo, devo pensare che lei non stia bene, signorina, per dirmi di fidarmi di lei e non essere in grado di dirmi la verità neanche su una puttanata del genere.
STELLA: Perché so che poi t’incazzi, Adam.
ADAM: Ed infatti sei riuscita a farmi stare calmo.
STELLA: E’ impossibile farti stare calmo. Nessuno ci riesce con te. Bisognerebbe trattarti come un pazzo per farti stare calmo. Vuoi essere trattato come un pazzo?
ADAM: Ma vaffanculo! Ma vaffanculo! Ma come fai a rigirare così la frittata! Sei senza vergogna.
STELLA: Tu sei senza vergogna!
ADAM: Ma vaffanculo, stronza! Vaffanculo! Da dove cazzo vieni? Da dove cazzo vieni? Chi ti ci ha mandato a farmi incazzare così? Perché secondo te è normale che una stronza…
STELLA: Perché devi essere volgare adesso? Perché devi essere volgare?
ADAM: Io sono volgare quanto cazzo mi pare! Sono volgare quanto cazzo mi pare!
STELLA: Bravo.
ADAM: Sono volgare quanto cazzo mi pare!
STELLA: Bravo.
ADAM: Tu… hai come prima opzione, la cazzata. A te viene così, di default. L’afferri davanti a te, mentre vola. Muovi la mani, e afferri stronzate. L’aria attorno a te è piena di puttanate che volano e tu le raccogli così. Così ce l’hai, come fiori. Ma non la distingui manco più, questa merda che hai fra le mani.

STELLA: Bravo…
ADAM: Non la distingui manco più. Sei diventata tutt’uno con le stronzate che dici. Le hai prese, per osmosi, sei una cosa sola.
STELLA: Sono una stronza…
ADAM: (puntualizza) Una povera stronza.
STELLA: Hai ragione, Adam. Hai ragione. Io sono questo. E’ questo che sono: la donna contenta di non lavorare perché può starsene a casa a guardare “Cento vetrine” e non fare un cazzo, invece di uscire con il fucile a pompa come fai tu ogni giorno, a combattere le ingiustizie. Io sono… io sono quella che non esce di casa se non è truccata, se il vestito le sta male, che scrive la critica dei film senza averli visti e si tinge i capelli perché i suoi non vanno bene. Sono… sono quella che si veste scollata perché mi hanno detto che ho un bel seno. Sono quella che si tiene un passo davanti la formalità e uno dietro il provincialismo, per non cadere nell’esplicito e farmi dare della troia. Perché è quello che sono… Adam (pronuncia il suo nome con enorme sensualità, avvicinandosi a lui e cominciando ad accarezzarlo sulle gambe) nell’accezione più laida della parola. Una troia lo fa per soldi o perché è costretta… magari le piace. Io invece mi sento felice quando un uomo si umilia (si inginocchia lentamente fra le sue gambe, continuando a parlare, di tanto in tanto avvicinando la testa al suo membro) è un modo per dar da mangiare alle mie paure, sentirmi forte e credere di valere qualcosa ed è… come copiare una critica, tingere i capelli… mettere il tanga (gli slaccia la cinta). Sono tutti vestìti… vèstìti su di me… anche la pelle, la carne, anche il culo che a te piace… sono (gli abbassa la patta) vestìti che sbatto in faccia per non farmi guardare ed essere nascosta ma anche al centro dell’attenzione. Tu mi capisci? Non è vero, Adam? Mi capisci? Questo è… (infila una mano nei suo pantaloni fancedola muovere sulle gambe, sui genitali) tutto questo è per te, questo mondo di cunicoli, così che tu ti ci perdi e resti con me anche quando vorresti scappare perché io so che più dell’affetto, lega il dolore…
ADAM: (Prima che possa tirarglielo fuori, lui si scansa e si richiude i pantaloni. Va alla finestra. Si accende una sigaretta. Continua a guardare fuori. Strizza gli occhi come cercasse di rimuovere delle immagini dalle sue palpebre) Quante volte abbiamo scopato?

STELLA: (sorride, come a dire “tantissime”)
ADAM: Quante volte ci siamo divertiti? (Stella sorride come prima) Quante volte abbiamo aspettato che l’altro tornasse dal lavoro? (Stella sorride ma a stento trattiene le lacrime) Quante volte ti ho preparato la cena? (Pausa) Quante volte ti ho chiamato? (pausa) Quanti appuntamenti ci siamo dati? (pausa) Quante volte hai pianto per me? (pausa) Quante volte mi hai sorriso? (pausa) Quante volte ci abbiamo creduto? (pausa. Intenso) Quante volte ci abbiamo creduto?
STELLA: (si commuove. Adam va da lei. Le prende il viso fra le mani. La guarda negli occhi mentre piange. Le sorride. Lei ripete fra le lacrime) Adam… Adam… Adam… Adam… Adam…
ADAM: (sorridendole le risponde) Si.
STELLA: Se tra di noi finisce io dovrò rivedere molte cose della mia vita. Me ne dovrò andare, non solo dall’uomo che amo, ma da tutto. Non ho niente che mi lega a questo posto. Tu sei la mia famiglia, la mia casa, il motivo per cui sopporto quegli stronzi con cui passo tutto il giorno, quel lavoro di merda, questa città maledetta. Io lo faccio per te. Perché so che ti rivedrò la sera, che staremo insieme, che faremo l’amore e dormiremo vicini. Essere per te qualcuno… è come vivere su un palcoscenico dove ogni cosa ha un senso. La vita è diversa. Spesso le cose che fai neanche per te hanno significato. E’ così, Adam, per tutte le schifezze che ho fatto. Avrei potuto fermarmi e non c’è una ragione per cui non l’abbia fatto. Avrei potuto dire di no, ma non c’è nessun segreto del quale, venendo a conoscenza, tu potresti stare meglio. Non cercare quello che non esiste altrimenti finiremo per farci del male stavolta…
ADAM: Stella…
STELLA: Del male… del male vero…
ADAM: (cercando di calmarla) Stella…
STELLA: Ho paura, Adam. Io ho paura.
ADAM: Ma di cosa?
STELLA: Di quello che potrebbe succedere. Di non riuscire a fermarci.
ADAM: Ma no…
STELLA: Di cominciare a scendere ed andare sempre più giù e non riuscire a tirare un freno e di consumarci in questa caduta e di bruciare. Ho paura, Adam, perché a tutto questo non c’è una fine. Se cominciamo a scendere non c’è niente a cui ci potremmo aggrappare. Niente. Non abbiamo costruito niente. Noi c’abbiamo soltanto questo. Soltanto questo gioco ed è… ed è violento e Adam, non è un gioco. Alla fine di tutto qualcuno resta a terra. Resta a terra davvero.
ADAM: Ma che dici?
STELLA: Io lo sento perché è così, Adam. Io lo sento e tu non te ne rendi conto. Tu vuoi andare fino in fondo, tu c’hai solo questo in testa, tu non ascolti nessuno e ormai è scattato… è scattato qualcosa dentro di te e io non riesco a riportalo indietro, non ho mai saputo riportarlo indietro e mi rendo conto che vuoi andare fino alla fine. Tu sei come programmato ormai e non ascolti più niente. Non ascolti più nessuno. Hai tirato fuori tutto dalla tua testa e c’è rimasto soltanto questo. Soltanto questa ossessione e io non riesco… non riesco ad entrare nella tua testa per fermare questa bomba. Perché è una bomba, Adam e spaccherà tutto quanto. E io non riesco a farti capire…
ADAM: Ma cosa? Cosa mi vuoi far capire? Cosa?
STELLA: Adam…
ADAM: Spiegami. Cosa mi devi far capire?
STELLA: Che così finiremo per farci del male, Adam.
ADAM: Cosa mi devi far capire?
STELLA: (serissima) Che così finiremo per farci del male, Adam. Del male vero. Tu lo sai cos’è il male? Lo conosci il male? Non ci puoi giocare.
ADAM: (le lascia il viso. Si allontana dandole le spalle) Il male vero è quello delle persone con cui abbiamo cenato il venerdì sera, quasi ogni settimana, per due anni della nostra vita, il male… quello delle persone perfette, sintonizzate in una vita di coppia che sembra cemento. Il male dei tuoi colleghi, dei miei, delle mogli e dei mariti impeccabili davanti a chi li guarda, dei cialtroni arroganti che si fregano le mani per le scopate che si fanno di nascosto e ci raccontano in privato con la bava alla bocca.
STELLA: Si.
ADAM: Hai presente?
STELLA: Si.
ADAM: E’ questo che vuoi…
STELLA: No.
ADAM: …quando mi chiedi di andare avanti?
STELLA: No.
ADAM: Così mi vuoi?
STELLA: No.
ADAM: Naturale come loro?
STELLA: Adam…
ADAM: Come te?
STELLA: Non sono più… io non sono più… io…
ADAM: Hai avuto troppa fretta di cambiare.
STELLA: Dovrei fare ancora… quello che facevo…
ADAM: Avresti dovuto pagare.
STELLA: Le porcate…
ADAM: Avresti dovuto…
STELLA: Ho pagato.
ADAM: E quanta fretta.
STELLA: Vuoi vendicarti?
ADAM: Io… è la vita che ti presenta poi il conto.
STELLA: Non bado a spese… per te. Non bado a spese.
ADAM: Parli senza… parli senza dare peso a quello che dici.
STELLA: Non è vero.
ADAM: Parli perché non ti costa niente.
STELLA: Io lo accetterei, Adam. Mi vuoi tradire. Fallo. Io ne soffrirei, ma andrei avanti perché ti amo. Io e te siamo diversi.
ADAM: Non sai di cosa stai parlando.
STELLA: Lo so, invece. Lo so.
ADAM: Ah…
STELLA: Si, Adam, io lo so.
ADAM: (pausa, cambia tono. Diventa colpevole) Allora lo sai.
STELLA: Si.
ADAM: Ah.
STELLA: Cosa?
ADAM: Non… immaginavo.
STELLA: Cosa?
ADAM: Che lo sapessi.
STELLA: Cosa?
ADAM: Eh?
STELLA: Cosa dovevo sapere? Cosa dovevo sapere? Ti sei vendicato? Mi hai tradito? Mi hai tradito, Adam? Adam… Adam… guardami negli occhi. Guardami negli occhi! Lo hai fatto? Lo hai fatto? Dimmi? Si o no? Mi stai prendendo in giro? Si o no?
ADAM: Si.
STELLA: Si mi hai tradito o si mi stai prendendo in giro?
ADAM: Io…
STELLA: Cosa?
ADAM: Te ne volevo…
STELLA: Cosa? Adam, parla chiaro.
ADAM: Da che pulpito…
STELLA: Infatti… se mai fosse successo, non me lo diresti mai così.
ADAM: Ma in quattrocento puntate rivedute e corrette, una volta a settimana in palinsesto ed in calendario per i prossimi due anni?
STELLA: Non me lo diresti con un paio di frasi buttate lì a mezza bocca.
ADAM: No?
STELLA: Non è da te.
ADAM: (con un sorriso di resa) Dovrei imparare a centellinare il dolore…
STELLA: Dissimulare il sadismo…
ADAM: (la guarda interrogativo)
STELLA: …per colpire più a fondo.
ADAM: Abbiamo stili diversi.
STELLA: Lo hai fatto? (Adam non risponde) Adam, lo hai fatto?
ADAM: Te l’ho detto.
STELLA: Ah… (va verso lo stereo, lo accende. La canzone è “Cry me a river”. Lei continua a dargli le spalle ma sorride maliarda) E con chi?
ADAM: Era una…
STELLA: (ripete incredula) Era… una…
ADAM: (lui si alza e va verso di lei) Si è fatta viva dopo un sacco di tempo.
STELLA: (ironizzando e leggera) Si è fatta viva dopo un sacco di tempo… adesso si è rifatta viva questa zoccola?
ADAM: Capita.
STELLA: Se frequenti le zoccole.
ADAM: (abbracciandola da dietro, galante ma alludendo evidentemente a Stella) Capita.
STELLA: (non cogliendo la provocazione) E te la sei scopata?
ADAM: Scopata…
STELLA: No, avete cenato a lume di candela tutto il tempo?
ADAM: (girandola verso di lui e prendendola per iniziare a ballare) E’ stato così anche con te.
STELLA: Perché non te l’ho voluta dare.
ADAM: E invece… (cominciano a ballare)
STELLA: Lei si è fatta chiavare fra i piatti sporchi e le molliche di pane.
ADAM: Volevo solo dire che poi hai cambiato idea.
STELLA: Ho sempre voluto essere tua, da quando ti ho visto. (Pausa) Non ho mai cambiato idea.
ADAM: E perché… ti sei voluta tenere?
STELLA: (Un po’ timida) Si.
ADAM: Stella, perché?
STELLA: Per non farti pensare che fossi una troia (Adam sorride)
ADAM: Avresti potuto esserlo senza problemi, allora.
STELLA: Lo so. Sbaglio sempre tutto.
ADAM: E come facciamo?
STELLA: (tenera) Non lo so.
ADAM: (anche lui tenero) Come facciamo, eh?
STELLA: Non lo so… (Adam la comincia a baciare sul collo) L’hai toccata? (Adam mugugna in senso di risposta mentre continua a baciarla) Si? E com’era vestita? Rispondi, com’era vestita?
ADAM: (come scherzasse) Sempre meno.
STELLA: Dai, smettila. Voglio sapere. Era più bella di me?
ADAM: No.
STELLA: Era eccitante?
ADAM: Si.
STELLA: Si?
ADAM: Si, era eccitante.
STELLA: Sei uno porco…
ADAM: (mugugna in segno di assenso, mentre la comincia a toccare)
STELLA: Dai smettila (gli allontana le mani dal culo). Smettila. Voglio sapere.
ADAM: (ride) Ma cosa?
STELLA: Quello che ci hai fatto. (quasi seria) Voglio provare come ci si sente.
ADAM: (Smette di baciarla. Dà un colpo di amara risata. Continuano a ballare in silenzio per un pò) Mi piaceva il fatto…
STELLA: Dì…
ADAM: …che era come se fossimo subito in intimità, senza conoscerci. Mi parlava sempre come se avessimo appena scopato…
STELLA: Una deficiente…
ADAM: Era rilassata, non voleva dimostrare niente. Era come se mi conoscesse da una vita.
STELLA: (schiocca la lingua) Ma per favore, sono tutte uguali.
ADAM: No. Non era uguale alle altre.
STELLA: Si, che lo era.
ADAM: Va bene. Va bene.
STELLA: Allora?
ADAM: Cosa?
STELLA: Vai avanti?
ADAM: Ancora? Cosa vuoi sapere?
STELLA: Voglio sapere ancora di lei? Cosa ti diceva, cosa faceva?
ADAM: Era una ballerina.
STELLA: Avrà avuto un culo perfetto.
ADAM: Mah…
STELLA: Certo, Adam, avrà avuto un culo perfetto. Tutte le ballerine hanno un culo perfetto.
ADAM: Ma non è vero!
STELLA: Si, che lo è.
ADAM: Va bene.
STELLA: Il suo lo era? Lo era?
ADAM: (si stringe nelle spalle) Eh…
STELLA: Ho capito. Beh, allora?
ADAM: Cosa?
STELLA: Ti piaceva? Perché non ti sei messo con lei? Se aveva un culo perfetto…
ADAM: Perché non scelgo una donna solo dal culo.
STELLA: Ma si che è così.
ADAM: A me sembra che sia tu ad essere ossessionata dal suo culo più di quanto non lo sia io.
STELLA: Vuoi dirmi che sei ossessionato dal suo culo? Mi stai dicendo che pensi al suo culo. Adam, io lo so come ragionano gli uomini.
ADAM: (Tastandole il culo) Vedo…
STELLA: Ma si, Adam. Ti arriva la ragazzina di vent’anni che non sa mettere una parola dietro l’altra e l’uomo non capisce più niente. Se no, non si capisce perché tanti finirebbero come coglioni appresso a queste troiette che basta che sculettano un po’…
ADAM: Ma non era il suo caso.
STELLA: Si, che era il suo caso.
ADAM: Ma no.
STELLA: Era il suo caso e basta!
ADAM: Va bene. Va bene.
STELLA: (Pausa. Ripensandoci) Perché, ti piaceva anche com’era? Ti parlava di Kant?
ADAM: Ma no.
STELLA: E allora di cosa ti parlava?
ADAM: (spaesato) Ma… di nulla… non… non so… era tutto…
STELLA: Cosa? Era tutto naturale?
ADAM: Non so, forse era una tecnica, ma funzionava.
STELLA: Adam, per favore.
ADAM: Cosa?
STELLA: Certo che era una tecnica.
ADAM: Forse hai ragione… (si interrompe)
STELLA: Ma? Continua. Stavi continuando.
ADAM: No.
STELLA: Si, stavi continuando. Stavi dicendo: “Forse hai ragione ma…”. Tranquillo, dai. Dici a me di parlare, fammi vedere come si fa. (pausa) Allora?
ADAM: Va bene. (pausa. Smettono di ballare. Adam si allontana) Era come se… non so… mi dava pace. Riusciva a tenere tutto fuori. Era una sensazione strana. Non avevo l’idea di fare una porcata. Era come se fosse l’unica cosa che avesse senso fare, per quanto assurda e simile a quella che più volte, era accaduta a te. Eppure io mi non sentivo invadere da questa persona, anche se era lì, nella mia intimità, fra le mie cose. Non sentivo confusione, ma chiarezza. Ero calmo, in fondo. Tutto avveniva in modo naturale. Ogni gesto, sembrava che qualcuno l’avesse compiuto, giù molto tempo prima. Io volevo vivere quel momento anche se non sapevo quando sarebbe finito, cosa sarebbe accaduto quando poi sarei poi tornato al mondo, a te, alle cose che ti avrei dovuto dire per giustificare quello che stava accadendo… ma tutto sembrava appartenermi più di quanto tu mi sia mai appartenuta. Ogni cosa era al suo posto. A volte il destino ci riprende per farci capire quello di cui veramente abbiamo bisogno.
STELLA: (Attonita, stupefatta) Ma che stai dicendo, Adam?
ADAM: (dopo una breve, feroce pausa, improvvisamente scherzoso) Sto scherzando.
STELLA: Dai, per favore, cioè, non puoi fare così. (Adam ride) Adam, Adam, tu sei fuori. Mi devi credere, non puoi, cioè… Adam (Adam ride), buttiamoci alle spalle (Adam ride) questa… io ho bisogno di uscire, da questo. Io devo… e ce la dobbiamo… ce la possiamo fare. Adam, in due…
ADAM: Perché…
STELLA: Se lo vogliamo, possiamo fare qualunque cosa, io e te… Adam!
ADAM: …hai ancora voglia…
STELLA: Si!
ADAM: Di stare con me…
STELLA: Si!
ADAM: …hai ancora voglia?
STELLA: E me lo chiedi? Perché avrei fatto tutto questo!
ADAM: Non so…
STELLA: Per quanto ti amo, stronzo!
ADAM: Guardami…
STELLA: Stronzo…
ADAM: …che non ce la fai neanche più, guarda.
STELLA: Cosa devo fare ancora?
ADAM: Aprire gli occhi su di me, come due anni fa.
STELLA: Sono successe tante cose.
ADAM: Io ti capisco.
STELLA: Io non più.
ADAM: Fossi una donna, anch’io guarderei così uno pieno di dubbi …
STELLA: E’ normale che ce li hai.
ADAM: Che stai lì, invece di pensare a far felice una donna… stai sempre lì, ad impigliarti in quell’unica, sola domanda…
STELLA: Vuoi davvero avere un rapporto normale?
ADAM: “Saprò tutto…
STELLA: Adam, vuoi tu, davvero…
ADAM: …adesso?”
STELLA: …avere un rapporto normale?
ADAM: Vuoi avere un rapporto anale…
STELLA: Che stai dicendo?
ADAM: (slacciandosi i pantaloni) Sarebbe un’idea…
STELLA: (cogliendo l’ironia) Smettila.
ADAM: Non ce la farei (si richiude i pantaloni). Ormai anche lui (alludendo al suo membro) mi tradisce. Si rifiuta di essere rappresentativo di un tipo così molle, così flaccido. Fa lo sciopero cinese.
STELLA: Cos’è lo sciopero cinese?
ADAM: I cinesi vanno a lavorare con la benda in testa su cui hanno scritto “Sono in sciopero”. Così fa lui (Stella ride). Lavora, ma con distacco. Come se il fatto non fosse il suo.
STELLA: Ma che stai dicendo?
ADAM: Vorrebbe andarsene, farsi una vita sua. Imbarcarsi su un cargo, avere una vita da uomo, ed invece è costretto giorno e notte a sentirsi queste pippe, queste lamentele da andropausa che non ce la fa più. Io lo ripugno.
STELLA: (Avvicinandosi a lui e toccandolo) L’importante è che non lo ripugno io.
ADAM: Sono una nonna.
STELLA: Tra un po’ arriva il lupo e se la mangia …
ADAM: Non sono più abbastanza virile. (lei ride) Non sono più virile proprio per niente! (lei ride) Non sono più un uomo virile! (lei lo prende e lo bacia, forte, con la lingua. Gli prende i capelli, gli tira la testa all’indietro)
STELLA: Basta che tu sia un uomo (comincia a baciarlo sul collo).
ADAM: Io… non ho più nessuna di quelle qualità che devono avere gli uomini. (lentamente Adam diventa di una sensualità lenta e impositiva, ferma, sicura, violenta, in totale disaccordo con le cose che dice) Le certezze, l’affetto da casa calda nell’inverno freddo…
STELLA: (continuandolo a baciare) Imbecille…
ADAM: …la protezione, le immagini dei bimbi sotto l’albero di natale (Nel frattempo Adam l’ha girata e messa carponi sullo schienale del divano davanti a lui). Sembro una zitella vecchia… una vecchia zitella (si abbassa i pantaloni e glielo mette dentro) debole, rompicoglioni… sembro una donna qualunque. (Lei gode e geme sempre più forte) Perché ormai vivi con il ricordo… il ricordo che hai di me. Il ricordo di quell’uomo che hai conosciuto a quella cena… un uomo sereno… indipendente (le prende i capelli con la mano e la sbatte sempre più forte) che adesso non c’è più… non c’è… non c’è… abbiamo scambiato i ruoli… è quello che volevi… è quello che volevi?
STELLA: (gemendo) Si.
ADAM: E’ quello che volevi?
STELLA: (idem) Si.
ADAM: E’ quello che volevi?
STELLA: (idem) Si.
ADAM: Disporre della mia vita, scegliere cosa fosse giusto sapere, cosa no. Farmi impazzire dietro i tuoi squilibri!
STELLA: Hmmm…
ADAM: Da gatta selvatica…
STELLA: Si…
ADAM: Da succhiacazzi viziosa…
STELLA: Adam…
ADAM: E quello che c’hai di… dell’uomo che t’ha rimorchiato, quella sera, due estati fa (lei viene tirando indietro la testa mentre la mano di lui le afferra i capelli) E’ questo. Questo. Un tizio che ti scopa da dietro e ti dà della troia anche quando non lo fa… e non ce la fa a togliersi e ad andare via. E non ce la fa… non ce la fa a togliersi e… ricominciare… (Lei lo allontana con la mano, lui accascia sulla sua schiena. Probabilmente non è venuto. Si riveste. Lei fa altrettanto. Lui si allontana).
STELLA: (dopo un lungo silenzio dopo il quale lei inizia a ricomporsi) Tu non hai idea di cosa sia stato per me starti vicino. Essere sempre sotto esame, con la paura di venire sgridata… come una scolara poco diligente, un’alunna insufficiente. Non hai idea di quello che significhi sentirsi ripetere tutte le volte di avere sbagliato, ancora e ancora e non essere all’altezza. E’ stato pesante. Tu non sei facile, Adam. Ma io voglio stare con te. Questa cosa ha un valore. Il mio amore per te ha un valore?
ADAM: Ed il mio per te?
STELLA: (lo guarda intensamente).
ADAM: Allora, credimi: io ho bisogno di sapere quello che è successo. (pausa) Tutto.
STELLA: (dopo una pausa) E se poi vai via?
ADAM: Io ne ho bisogno.
STELLA: Ma se ti allontani, non serve a niente.
ADAM: A te non interessa che io stia bene o male. Vuoi solo che resti con te.
STELLA: Non è vero.
ADAM: Mi potresti mettere in una teca, con le lastre di vetro e le mosche che girano attorno. A te non interessa niente di farmi star bene. Hai deciso che devo stare con te e sei disposta a passare sopra a tutto.
STELLA: Non è così, Adam!
ADAM: Si, invece!
STELLA: Io ti amo!
ADAM: E se mi ami, ti lasci cadere! L’amore è un atto di fede e se ti lasci cadere sai che ci sono io…
STELLA: Ci sei, tu?
ADAM: …a prenderti, ci sono io.
STELLA: Tu mi ami?
ADAM: Io ci sono, Stella. Io per te…
STELLA: (ribadisce) Tu mi ami?
ADAM: E tu ci sei?
STELLA: (significativamente) Io, per te, ci sono.
ADAM: (fingendo di non accorgersi della profondità della frase) E allora, parlami. Raccontami com’è andata. Se mi ami, fallo… al di là di quanto tu possa comprendere.
STELLA: E a te che di me non frega niente. Tu vuoi solo sapere quello che è successo. Di tutta questa storia tu ne vedi la fine, e ci sei soltanto tu. Soltanto tu che hai capito, che hai saputo. Di me, di quello che ho provato per te, dei miei errori, del mio amore, del mio amore, non rimarrà niente. Ma tu lo sai. Lo hai sempre saputo. Tu c’hai campato sui miei errori. Stavi lì a guardarmi sbagliare per vedere fin dove arrivassi e mi hai lasciato andare fino in fondo, per sapere fin dove potevi seguirmi tu e per te è stato come consegnarti a una missione. Volevi capire certe cose della vita e io ti sono servita per quello. Adesso sei alla fine di questo viaggio e te ne andrai ed io resterò qui, a guardarti andare via. Ma quello che io c’io dentro non ha prezzo. Il dolore con il quale mi lasci, non ha prezzo e non lo conoscerai mai. Non lo capirai mai perché non sei vivo. Perché hai scelto di non entrare nelle cose e non ci sei entrato mai. E allora conservale nella testa le tue idee, portale dove andrai e mettile fra te e chiunque altra incontrerai per non rivivere quello che hai vissuto… ma non sarai mai felice. Non sarai mai vivo fino a quando non proverai a sbagliare anche tu. (Dopo una lunga pausa, come andando incontro ad un rituale ormai psichicamente devastante. Parla guardando nel vuoto. Adam è alle spalle del suo campo visivo) Erano mesi che non lo sentivo. Pensavo non lo avrei più rivisto. Poi le cose fra me e te sono cominciate ad andar male. Avevo paura, sentivo che poteva finire da un momento all’altro. Ti amavo, Adam… ti amo ancora, ma quella situazione mi ha esaurita. Una sera gli ho mandato un messaggio e lui mi ha risposto. Ci siamo incontrati, mi è passato a prendere e siamo andati a cena. Usciti dal ristorante, si è avvicinato per baciarmi ma io gli ho detto di no. Lui ha un sorriso. Mi guardava e sembrava che la cosa lo intrigasse. Abbiamo passeggiato e mentre camminavamo, a tratti, lui tornava sull’argomento e ci scherzava. Mi faceva ridere. Poi lui se n’è uscito dicendo che quello che non avremmo fatto, ce lo saremmo potuti raccontare. Una cosa innocua, pensavo, che non avrebbe potuto produrre niente di malvagio ma, cominciando a parlare, lentamente, era come se la mia mente si schiudesse a certe possibilità, lasciando entrare cose che fino ad allora avevo rifiutato.
ADAM: Cosa ti diceva?
STELLA: Che mi aveva notato alla festa. Che mi aveva guardato mentre parlavo con gli altri, mentre mi sedevo per terra e bevevo raccontando a gente che non conoscevo quello che lui non poteva sentire. Diceva che per un attimo, dai miei pantaloni, sotto la schiena, si era potuta intuire la forma delle natiche e che da allora non aveva smesso di guardarmi.
ADAM: Perché ti aveva visto il culo?
STELLA: Gli uomini funzionano così. Il sesso è semplice.
ADAM: Vai avanti.
STELLA: Avrebbe voluto toccarmi. Mi avrebbe sfiorato i fianchi spostando la camicia come urtandola, diceva, distrattamente; sollevarla dalla carne e lasciar scivolare le mani intorno alla vita. Avrebbe voluto ballare con me, guardandomi negli occhi, sentendo il profumo della mia bocca, sognando di avvicinarsi come per entrare.
ADAM: (Avvicinandosi a lei, ancora seduta con lo sguardo nel vuoto) Così ti sentivi?
STELLA: Mi faceva eccitare, ma anche sentire in colpa. Una sensazione accresceva l’altra. (Adam si avvicina da dietro e le posa una mano sulla spalla. Stella continua a guardare davanti a lei. Lui fa scendere la mano dietro la sua schiena. Al gesto segue la parola) Mi diceva che avrebbe voluto scendere, lungo la schiena (la mano di Adam si ferma al termine della schiena) fin lì. Diceva…
ADAM: Stella…
STELLA: “mi basterebbe tenerla qui, sulla tua pelle, mi basterebbe un piccolo spazio per immaginare tutto quello che non posso vedere”.
ADAM: (facendo lentamente uscire la camicia dalla gonna di lei) Mi basterebbe pensare che tu l’abbia per me, solo per me, che sia stato così anche per te. Che anche per te, sia stato così.
STELLA: Dicevo che lo avrei lasciato lì ad immaginare, che con la mente sarebbe potuto arrivare fin dove voleva, se gli faceva piacere, se lo faceva stare bene. Lui, parlando, sembrava entrare dentro un’immagine e vedere cose di me che io avevo cercato di mettere da parte. Quella notte…
ADAM: (Spostandole il reggiseno dalle spalle) Piega la spalla.
STELLA: (esegue) …sarebbe stata l’ultima, che io ricordo, che ero pulita ancora e potevo sognare… questa cosa che avevo nella mia testa, da quando ero bambina e che mi faceva andare avanti, che mi faceva sperare che le cose un giorno avrebbero brillato per me… anche per me. Io invece l’ho presa nelle mie mani quando finalmente ce l’avevo. Io ce l’avevo e invece l’ho uccisa. Proprio quando la mia vita era cambiata, ho dovuto soffocarla, chissà con quale violenza che avevo. (Adam le comincia a sbottonare la camicia, sempre da dietro, poi si inginocchia dietro di lei) Lui mi diceva che si sarebbe messo in ginocchio, baciandomi la schiena dappertutto… che si sarebbe fermato lì, dove avevi messo la mano. Lì… (le fa cadere la spallina del reggiseno cominciando a scoprire la sua carne che appare, progressivamente, essere sempre più scossa dal racconto. Lui le sussurra all’orecchio cose che non possiamo sentire. Lei sorride) Le sentivo addosso, che quasi mi graffiavano la pelle, mentre camminavamo - soltanto - l’uno accanto all’altro. Mi parlava, mi diceva cose che mi sarei dovuta vergognare a sentire.
ADAM: Sei ancora bellissima.
STELLA: Ancora… ?
ADAM: Dopo tutto quello che è successo. Sei ancora bellissima. Sei la donna più bella che io abbia mai avuto.
STELLA: Adam…
ADAM: E’ così.
STELLA: Adam…
ADAM: Parlami.
STELLA: Io volevo che mi spogliasse. Volevo che si aggrappasse ai vestiti e li trascinasse via – lentamente - diceva lui.
ADAM: Come un giocatore scopre la sua regina. (Adam comincia a baciarla sulla schiena, fino ai lombi, fino all’attaccatura di glutei)
STELLA: Pensare che avrebbe fatto qualsiasi cosa, mi eccitava… mentre mi parlava, sempre più vicino, aspettando che i ruoli si invertissero e che alla fine fossi stata io a chiederglielo.
ADAM: Cosa?
STELLA: Di essere scopata, Adam. E’ così difficile?
ADAM: (La fa alzare in piedi. La volta verso di lui, guardandola negli occhi) Dimmelo.
STELLA: Lo sto facendo.
ADAM: Raccontamelo…
STELLA: Lo sto facendo.
ADAM: …come non fosse vero. Come fosse un gioco.
STELLA: E’ il nostro gioco.
ADAM: Mio e tuo.
STELLA: Adam…
ADAM: Solo mio e tuo…
STELLA: Scopami.
ADAM: Come fosse una fantasia.
STELLA: Scopami, Adam.
ADAM: Come ti stessi inventando tutto e quest’uomo fosse solo un giocattolo.
STELLA: Vieni, piccolo.
ADAM: Un giocattolo e nient’altro.
STELLA: Vieni da me.
ADAM: Nelle mie mani… (lui la penetra)
STELLA: E’ questo che vuoi? (lei si lascia possedere) E’ questo che vuoi?
ADAM: Si.
STELLA: E’ questo che vuoi?
ADAM: Si.
STELLA: E’ questo che vuoi?
ADAM: Si.
STELLA: Adam… (scopano. Si muovono lentissimamente, come in blasfemo rituale).
ADAM: E tu?
STELLA: (idem) Vorrei… pensare che un giorno potessimo spostarci da qui, vorrei pensare di poter lasciare questi corpi a fare quello che continueranno a fare per sempre. Vorrei che mentre questa stanza si fa sempre più piccola e lontana, io e te si potesse allontanarci e fuggire senza essere veduti e farci una vita da un’altra parte, con un altro corpo, un’altra luce, un altro destino. Vorrei abbandonare questa scena a qualcun altro ed essere altrove. Vorrei lasciarla vivere dove io non ci sono più. Vorrei tornare a sorridere come nei miei sogni di un tempo. Vorrei camminare un pomeriggio con il sole negli occhi, con il sole nella casa, con il sole nella fine del giorno.
ADAM: Stella…
STELLA: Cosa vuoi sapere ancora? Cosa ti serve ancora sapere?
ADAM: Voglio sapere perché nonostante tutto, nonostante le urla e le notti insonni, nonostante l’umiliazione e le immagini dei tuoi tradimenti, davanti ai miei occhi, in ogni istante del giorno, qualsiasi cosa io faccia, chiunque io veda, perché nonostante tutto, io sia ancora qui, in questa storia che non c’è più.
STELLA: Cosa vuoi sapere ancora, Adam?
ADAM: Voglio sapere qual’è l’uomo che dentro questo uomo abbia ancora bisogno di soffrire per capire chissà cosa e abbandonare finalmente l’ombra della sua vita, che è l’ombra della tua vita, dove tutto avviene come dietro ad una patina, come in una commedia abbozzata, in un dramma senz’arte, che dell’amore abbia soltanto la forma.
STELLA: Cosa vuoi sapere ancora, Adam?
ADAM: Voglio sapere perché, nonostante sia così assoluto dentro di me il giorno in cui tutto si solleva e i ricordi abbandonino questa città piena di pioggia, perché io di me, debba essere sempre ancora essere, sempre e di nuovo l’uomo peggiore.
STELLA: Cosa vuoi sapere ancora, Adam?
ADAM: Cosa è successo quella notte?
STELLA: (lentamente la luce cade su tutta la scena. Adam si toglie, in punta di pianto e svanisce nel buio. Rimane solo un cono che illumina Stella che praticamente, finisce per parlare da sola) Ha inventato una scusa, banalissima. Doveva prendere le chiavi della macchina perché era ubriaco e non voleva guidare la moto. Mi ha portato a casa sua. Abbiamo fumato una canna e mi ha baciato. Siamo andati in cucina, mi ha versato da bere e mi ha baciato. Ci siamo spostati verso la camera da letto, mi ha tolto la maglietta e mi ha baciato. Mi ha sfilato i pantaloni e mi ha baciato, chiudendosi la testa fra le mie gambe. Mi ha baciato dappertutto, mi ha baciato come se in quel momento non esistesse altra donna sulla terra e, quando è entrato dentro di me, ho sentito bruciare i giorni trascorsi insieme, le gite ai castelli la domenica pomeriggio, i pranzi e le volte che mi aspettavi tornare dal lavoro, le ore che passavamo in una stanza grande come uno stadio, le sere a piazza Navona in cui ti sorridevo come da una foto, le cene nelle osterie a via del governo vecchio, le stelle sopra il ponte della nave che ci portava in Sicilia e le notti che ci siamo addormentati guardando le stelle… tutto dentro di me bruciava come le pagine che avevamo riempito tenendo due mani sulla stessa penna. Capisci quello che ti sto dicendo, Adam? Io ti volevo punire, umiliando qualcosa a cui tenevi, anche se quella cosa ero io. Arriva il momento in cui, come dicevi tu, la vita ti presenta il conto ed è durissimo. So che questa cosa ci torturerà inquinando tutti i momenti belli che vivremo, dando una luce perversa a tutto. Non sono stupida. Arriva un momento in cui la vita ti presenta il conto e tu me la farai pagare, mi farai soffrire il tuo dolore e vorrai sapere cosa si prova a stare dall’altra parte. L’unica differenza è che non avrai rimorsi e che forse io non ce la farò. Sarò meno forte di te, Adam. Ma io ti amo, ed ho scelto di starti accanto fino a quando potrò sopportarlo nella speranza che un giorno questo possa finire, che un giorno tu crederai di averne avuto abbastanza e che quel giorno arrivi prima che io abbia ceduto. (E’ ormai in luce solo lei e non si vede nient’altro) Io non ti farò più soffrire. Adam… Adam mi ascolti? Adam… capisci quello che ti voglio dire. Adam… Dì qualcosa anche tu. E’ notte, ormai. Adam… (con il senso della solitudine) Adam…


Buio