In casa del giudice

dramma da salotto di

Marcello Isidori




Edo 20-23 anni
Walter suo coetaneo
Giulia 35-40 anni
Paolo 50-55 anni



Giulia

(E’ nel salotto della sua casa, sfoglia una rivista. Chiude e ripone la rivista, accende lo stereo, parte una musica. Suona il campanello. Giulia spegne lo stereo ed esce verso l’ingresso)

Giulia – (da fuori) Eccomi… Edo!
Edo – Ciao.
Giulia – Non mi aspettavo…
Edo – Mio padre non ti ha detto niente eh?

Giulia Edo e Walter

(Giulia rientra in salotto seguendo Edo e Walter)

Giulia – Veramente no…
Edo – Ti ricordi di Walter?
Giulia – Ciao, Walter.
Walter – Buongiorno signora.
Edo – Mio padre?
Giulia – Ha telefonato che sarà un’oretta. L’udienza va per le lunghe…
Edo – Viene o no?
Giulia – Tarderà solo un po’.
Walter – Non importa, aspetteremo.
Edo – Quanto tarderà?
Giulia – Vedrai che tra poco arriva. Dai, sedetevi. Datemi le giacche. Vi porto qualcosa da bere?
Edo – No, grazie.
Walter –A me un bicchiere d’acqua (Fa per sfilarsi la giacca ma viene fulminato da un’occhiata di Edo. Se la tiene).
Giulia – Vi porterò l’acqua e anche due biscottini. Li ho fatti io. Torno subito (esce)

Edo e Walter

(Silenzio)
Walter – E dai, non fare quella faccia!
Edo – Che faccia?
Walter – Cosa ti ha fatto?
Edo – Chi?
Walter – La signora.
Edo – Niente.
Walter – Potresti essere un po’ meno scorbutico.
Edo – Arriva tardi, capito? Persino oggi.
Walter – Perché?
Edo – Oggi poteva mollarlo prima il lavoro, no?
Walter – Vabbè magari è importante.
Edo – Come al solito!
Walter – Ma scusa, te lo immagini il giudice che dice:”Scusate, voi continuate pure senza di me, io devo andare a casa perché ho un appuntamento con mio figlio”.
Edo – Smettila di difenderlo!
Walter – (Ironico) Uuuuhh!
Edo – Hai cominciato da stamattina.
Walter – A far cosa?
Edo – A darmi addosso.
Walter – Voglio solo che stai calmo.
Edo – Sei tu che m’innervososci con la storia che devo stare calmo.
Walter – E certo! Ti sei fumato trenta sigarette in poche ore e stai a vedere che la colpa è mia!
Edo – Ma che sei venuto a fare, porca puttana!
Walter – Sei partito male, Edo. Se fai così con lei figurati con tuo padre!
Edo – E cosa dovrei fare?
Walter – Tanto per cominciare prova a sorridere un po’! E poi leviamoci ‘ste giacche, no?
Edo – Tieniti la giacca e lascia parlare me, per favore!
Walter – Va bene, mi squaglierò per il caldo senza proferire parola…
Edo - Ssshh!

Giulia Edo e Walter

(Rientra Giulia)
Giulia – Eccomi, scusate ma ho solo dell’acqua a temperatura ambiente. Sapete, Paolo non mi ha detto di questa visita e allora…
Walter – E’ lo stesso, signora. Grazie.
Giulia – Se volete c’è anche del succo di frutta fresco.
Walter – No, no, va bene l’acqua.
Giulia – (Sistema il vassoio su un tavolino. Versa l’acqua in un bicchiere. A Edo) E tu?
Edo – Non ho sete.
Giulia – Assaggiate i biscotti.
Walter – (Si serve) Grazie!
Giulia – M’interessa il vostro parere.
Edo – (Ne prende uno) Ok.
(Silenzio)
Walter – Ottimi! Li ha fatti proprio lei?
Giulia – Non credere che sia così diffile eh? Comunque, per favore, dammi del tu.
Walter – Deliziosi… Giulia.
Giulia – Grazie. (Ad Edo) Ti piace?
Edo – Buono.
Giulia – Bene. (Pausa) Quanti anni sono passati… Cosa avete fatto di bello?
Edo – Perché usi il plurale?
Giulia – Oh bè… non è che…
Edo – Mi da fastidio questo rivolgersi a noi come a una coppia.
Walter – Edo!
Giulia – Scusa, ma pensavo…
Edo – Lascia stare.
Walter – (A Edo) Comunque è vero che sono anni che lavoriamo insieme, no?
Giulia – Si… intendevo questo.
Edo – Walter non doveva nemmeno venire. E’ stato lui ad insistere.
Giulia – Perché? Ha fatto bene.
Edo – Lui non c’entra col motivo per cui sono qui.
Giulia – No?
Edo – No.
Walter – Come no?
Edo – Non ricominciare.
Giulia – Non fa niente. Penso che a Paolo farà piacere rivedere Walter.
Edo – Come no! E sarà felicissimo di vedere anche me, vero?
Giulia – Certo!
Edo – Per il momento non sembra affatto.
Giulia – Vuoi dire per il ritardo? No, Edo. Non è colpa sua. Sai, l’udienza…
Edo – Comunque non pretendo che mi salti al collo. Devo solo parlarci.
Giulia – Era da tempo che speravo lo facessi.
Edo – Non è come credi.
Giulia – L’importante è che tu sia qui..
Edo – Ok, ok…
(Pausa)
Giulia – So che il vostro locale è molto alla moda.
Walter – Ah si, va piuttosto bene infatti anche se…
Edo – Che locale?
Giulia – Bè, il vostro pub…
Edo – Come sai del pub?
Giulia – E’ stato tuo padre a ...
Edo – Lui sa del pub?
Giulia – Si. Bè, mi ha detto che gestisci un locale con Walter.
Edo – Ma come lo ha saputo?
Giulia – Perché, è così importante?
Edo – Come fa a sapere del pub?
Giulia – Bè, ora non… Anzi, aspetta. Mi sembra che glielo aveva detto un collega.
Edo – Cosa gli ha detto?
Walter – Edo, stai facendo un interrogatorio!
Giulia – Sai, lui non sapeva neanche dove stavi, cosa facevi… Poi… doveva essere un annetto fa, o forse anche di più, un collega che lavora nella città dove avete il pub gli ha detto di te, del locale.
Edo – Mi conosce?
Giulia – Chi?
Edo – Questo collega.
Giulia – Non lo so… ma hai lo stesso cognome di tuo padre no?
Edo – Mica ce l’ho scritto in faccia il mio cognome!
Giulia – Sarà venuto fuori l’argomento per caso… sai quelle cose che escono fuori chiacchierando tra colleghi…
Walter – Ma che t’importa, Edo?
Edo – Non voglio parlare del mio lavoro con mio padre. E neanche con te.
Giulia – Va bene… come vuoi.
Edo – Lui mi parlerà del suo lavoro, forse?
Giulia – Non lo so…
Edo – Comunque non lo ascolterei. Non m’interessa per niente il suo lavoro.
Giulia – Edo, è tuo padre! Se sei venuto qui oggi è già una dimostrazione…
Edo – Non è certo per recuperare il rapporto o cazzate del genere.
(Silenzio)
Giulia – E’ un peccato.
Edo – Non facciamo i moralisti, per favore.
Giulia – Sarebbe stato un bene per tutti e due se…
Edo – Stiamo bene così, non preoccuparti.
Giulia – Lui no.
Edo – Lo conosci meno di quanto pensavo.
Giulia – Può darsi. Ma negli ultimi anni sono io che ho vissuto con lui, non tu.
Edo – E questo che c’entra?
Giulia – So che Paolo è stato molto duro con te ma… vedi, la tua lontananza è stata una prova per lui. L’ho visto cambiare. Lui non lo ammetterà mai, ma io sono sicura che… gli sei mancato molto.
Edo – (Scatta in piedi) Cazzate!
(Pausa)
Walter – Edo è troppo nervoso. Glielo avevo detto che in queste condizioni era meglio non venire…
Edo – E invece sei qui anche tu.
Walter – Per cercare di limitare i danni!
Giulia – Non è facile vivere insieme a Paolo. Lo so benissimo. E’ intransigente. Con tutti. Anche con se’ stesso. Ma sai…
Edo – Ve bene, va bene, adesso basta. Non mi riguarda la vostra vita.
Giulia – Magari ce l’hai anche con me per via di tua madre.
Edo – Lascia stare mia madre.
Giulia – Paolo voleva molto bene a tua madre, Edo.
Edo – Tanto da uscire con te quando lei stava in ospedale.
Giulia – Guarda che io conoscevo Paolo da prima che tua madre si ammalasse. Ci eravamo innamorati. Ma tuo padre voleva davvero bene a Franca.
Edo – Naturalmente.
Giulia – Sono cose diverse… allora eri un ragazzino. Adesso dovresti capire.
Edo – (Ride) Guarda che non me ne frega niente, eh? Mica ti devi giustificare!
Giulia – No, hai ragione. Spero solo di non aver contribuito a questa rottura.
Edo – Quale rottura?
Giulia – Tra te e tuo padre.
Edo – Non c’è stata alcuna rottura.
Giulia – Una cartolina in cinque anni come la chiami?
Edo – Che cartolina?
Giulia – L’unico messaggio che ha ricevuto da te. Da Londra.
Walter – La cartolina col Tower Bridge! Che bel periodo quello di Londra. Ti ricordi, Edo?
Edo – Era solo per fargli sapere che non ero morto.
Giulia – Si muore in tanti modi.
Edo – Che vuol dire?
Giulia – Insomma, tu sei scappato di casa o no?
Edo – No. Questa non era più casa mia.
Giulia – Come?
Edo – Quando c’era mamma, era anche casa mia. Poi basta. Sono rimasto fino a quando non ho saputo dove andare.
Giulia – Avrei dovuto impedirti di partire.
Edo – Non c’entri niente tu.
Giulia – Forse hai ragione. Però cerca d’immaginartelo. Tuo padre non ha saputo mai nulla di te per tanti anni. Non sapeva cosa pensare. Credeva che tu stessi ancora a Londra fino a quando non ha saputo del locale.
Edo – Immagino che ha passato le notti insonni in attesa di una mia telefonata!
Giulia – La sua ansia non era così evidente. Ma io la percepivo. Non è certo il tipo che ammette di soffrire per qualcuno. Però… ne sono sicura, è stato così.
Edo – Non me ne frega niente.
Giulia – Proprio il fatto che tu non c’eri più, qui in casa voglio dire, e che non sapevamo dove fossi, secondo me gli ha fatto capire quanto sei importante per lui.
Edo – Una bella storia… se fosse vera.
Walter – Ma perché non potrebbe essere vero?
(Silenzio)
Giulia – E tu?
Edo – Io cosa?
Giulia – Lontano da tuo padre cos’hai capito?
Edo – Ma che cazzo avrei dovuto capire?
Giulia – Non lo ammetteresti mai, vero?
Edo – Insomma, basta! Io sono qui solo per dire una cosa a mio padre non ho proprio voglia di dare spiegazioni alla sua amante!
(Giulia da’ uno schiaffo a Edo. Silenzio)
Walter – Te lo sei meritato.
Giulia – Scusa.
Walter – Se l’è meritato!
Giulia – Scusa, davvero. Io …
Edo – (E’ spiazzato. Dopo una pausa) Devo andare in bagno.
Giulia – Ti accompagno …
Edo – So dov’è. (esce)
Giulia – Aspetta…

Giulia e Walter

(Silenzio)
Giulia – Mi dispiace…
Walter – Hai fatto bene. Lo calmerà.
Giulia – E’ sempre così aggressivo?
Walter – E’ molto nervoso.
Giulia – Posso capirlo.
Walter – Si deve dare una calmata.
(Silenzio)
Giulia – Lo conosci bene, vero?
Walter – Purtroppo si.
Giulia – E’ così terribile?
Walter – Quando suona la chitarra è sopportabile.
(Pausa)
Giulia – Suoni anche tu?
Walter – Io canto.
Giulia – Mi piacerebbe sentirvi.
Walter – Veramente?
Giulia – Certo. (Indica i biscotti) Prendi pure se vuoi.
Walter – Grazie, sono proprio buoni. (Ne prende uno)
Giulia – Insomma, cosa avete fatto a Londra?
Walter – Mi sembra passato un secolo! (Pausa) Un po’ di tutto. Abbiamo suonato, lavorato…
Giulia – E com’è andata?
Walter – Benissimo. Capirai, Londra è proprio bella. Le piazze, le strade… anche la gente. Magari sono un po’ sporchi. Se penso a come lavano i bicchieri nei pub di Londra!
Giulia – Come li lavano?
Walter – Li buttano nell’acqua insaponata e poi li rimettono a posto. Mica li sciacquano!
Giulia – (Ride) E quanto tempo siete stati lì?
Walter – Oh bè un paio d’anni.
Giulia – E poi avete aperto il vostro locale.
Walter – Io e Edo ne parlavamo sempre. Qualcosa ce l’ha prestato mia madre, ma noi abbiamo lavorato sodo per mettere un bel po’ di soldi da parte.
Giulia – Che bravi.
Walter – Insomma, all’inizio è stata dura ma poi abbiamo ingranato…

Giulia Edo e Walter

Edo – (Entra) Che diavolo è successo a questa casa?
Giulia – Stavo per dirtelo prima, ma sei scappato. Gli ho dato qualche ritocco…
Edo – Alla faccia del ritocco! Per trovare il bagno ho dovuto aprire tre porte!
Giulia – E ti piace com’è adesso?
Edo – Il bagno?
Giulia – La casa.
Edo – Strano che mio padre te l’abbia lasciato fare.
Giulia – Ha brontolato un po’ all’inizio ma è stata una specie di condizione che gli ho posto quando sono venuta a vivere qui.
Walter – In effetti avevo notato un certo gusto… sei un architetto?
Giulia – E’ solo un hobby.
Walter – Però sei brava.
Giulia – La tua camera, comunque, non l’ho toccata.
Edo – La mia camera?
Giulia – Tuo padre, su questo, non ha voluto cedere.
Walter – Ci sono ancora tutti i dischi e le cassette? E lo stereo?
Giulia – Tutto.
Walter – Madonna, Edo… andiamo a vederla? (A Giulia) Possiamo?
Giulia – (Incoraggiandoli) Dai, andate!
Edo – La cameretta del bimbo morto.
(Silenzio)
Giulia – A me sembra un buon segno.
Edo – Cosa?
Giulia – Che sia l’unica stanza che non mi ha fatto toccare.
Edo – Conferma l’idea che ha di me.
Giulia – Cioè?
Edo – La cameretta del bimbo morto.
Walter – Il poster gigante che ti avevo regalato, Edo!
Edo – Quale poster?
Walter – Quello di Jim Morrison!
Edo – (Ricorda) Ah, si.
Walter – Starebbe bene nel pub!
Edo – Ce ne sono già due.
Walter – Li togliamo. Quello è molto più bello! Mi ricordo che l’ho cercato per settimane…
Giulia – Dai, andatelo a prendere.
Edo – Meglio di no.
Walter – Perché? (A Giulia) Possiamo, vero?
Edo – Non vorrei rovinare il presepe di mio padre.
(Pausa)
Giulia – Mi piacerebbe venire, una volta.
Walter – Dove?
Giulia – A vedere il pub.
Walter – Perché no!
Giulia – Dev’essere carino.
Walter – (Ostentando sicurezza) Digli com’è il pub, Edo.
Edo – Com’è?
Walter – Bellissimo, l’ho arredato io!
Giulia – Davvero?
Walter – Bè non sono bravo come te, però… Magari ci puoi dare un parere.
Giulia – Mica sono un esperta! No, mi piacerebbe solo sentire un po’ di musica. Suonate voi?
Walter – Anche. Ma più spesso invitiamo gruppi.
Giulia – Che musica fate?
Walter – Ci sono le serate a tema. Tira molto la musica etnica. Però facciamo un po’ di tutto… jazz, rock, blues…
Giulia – A me è sempre piaciuta la musica. Bè ormai non vado più nei locali o ai concerti come una volta…
Edo – A me non sembra un’ottima idea.
Walter – Cosa?
Edo – Che lei venga al pub.
Walter – La smetti di fare l’odioso?
Giulia – Però forse ha ragione lui, Walter. Non credo che a Paolo faccia molto piacere che io…
Edo – (A Walter) Comanda il giudice, non l’hai ancora capito?
Giulia – No, non è questo. E’ solo che… forse è meglio aspettare un momento migliore.
Walter – Se ce ne sarà mai uno…
Giulia – Poi tuo padre non ha un’ottima opinione dei locali che fanno musica.
Walter – Perché?
Edo – E tu? Qual è la tua opinione?
Giulia – Da ragazza ci andavo, te l’ho detto. Ma ormai…
Walter – Vabbè. Peccato però.
Giulia – Sapete, in una coppia, a volte, bisogna anche saper rinunciare a qualcosa per andare d’accordo …
Edo – Per andare d’accordo con mio padre bisogna rispettare le leggi. Le sue!
Giulia – Comunque non avrei tempo. Magari, chissà, una volta vi faccio una sorpresa.
Walter – Che musica ti piace?
Giulia – Ah bè, adesso sai… non ne ascolto più molta. Però prima mi piacevano tanto i gruppi rock inglesi.
Walter – Il martedì, allora. Vieni un martedì.
Giulia – Grazie. Vedremo…
Walter – Abbiamo ospitato anche gruppi inglesi. I contatti li avevamo presi quando siamo stati a Londra. Alcuni sono anche piuttosto noti.
Giulia – Dev’essere complicato gestire un’attività come la vostra.
Walter – Eh, dipende…
Edo – Adesso basta, per favore.
Walter – Perché?
Edo – Io sono qui per parlare con mio padre. Non per parlare di musica.
Walter – Mentre aspettiamo…
Edo – Già, il tempo passa e il giudice non arriva.
(Silenzio)
Giulia –Intanto vi porto qualcos’altro da bere o sgranocchiare?
Edo – No, grazie.
Giulia – Porto via queste cose (sparecchia il tavolino).
Edo – Puoi chiamare mio padre e farti dire quanto tarderà ancora?
Giulia – Mi dispiace, ma quando lavora tiene sempre il telefono spento. Vedrai che a momenti sarà qui. (Esce coi vassoi)

Edo e Walter

Edo – La devi smettere di chiacchierare dei cavoli nostri.
Walter – Guarda che lei non è come tuo padre.
Edo – In ogni caso fa quello che dice lui. Lo hai visto, no?
(Pausa)
Walter – Potrebbe essere meglio raccontare la verità.
Edo – Cosa?
Walter – A tuo padre.
Edo – Non dovevi proprio venire.
Walter – Se cominci a pretendere non otterrai niente.
Edo – E’ obbligato.
Walter – Ma se gli spieghi i motivi forse ci sono maggiori possibilità.
Edo – Si, di essere cacciato a calci in culo.
Walter – Lei potrebbe essere dalla nostra parte.
Edo – Non ci contare.
Walter – E’ una brava persona.
Edo – Non si metterebbe mai contro mio padre.

Giulia Edo e Walter

(Rientra Giulia)
Giulia – Paolo ritorna sempre molto stanco in questo periodo.
Walter – Ha molto lavoro?
Giulia – Processi impegnativi. E spinosi. Devo ammettere che non mi sento per niente tranquilla.
Walter – Perché?
Giulia – Paolo non me ne parla. Ma sono certa che deve continuamente guardarsi da pressioni e condizionamenti di ogni genere. (Si sente la porta di casa richiudersi) Ah eccolo!

Paolo Giulia Edo e Walter

(Entra Paolo)
Paolo – Buonasera.
Giulia – (a parte) Paolo, perché non mi hai detto…
Paolo – Si, scusa ma stamattina sono uscito così di corsa…
(Paolo da un bacio di routine a Giulia, si sfila il cappotto. Un lungo silenzio. I quattro sono fermi, in piedi. Paolo osserva Edo, poi Walter)
Walter – Buonasera.
Paolo – Tu devi essere…
Walter – Walter.
Paolo – Certo. Come va?
Walter – Bene, grazie.
Paolo – Ciao Edoardo.
Edo – Ciao.
(Silenzio)
Giulia – Tutto a posto in tribunale?
Paolo – Se così si può dire. Prima di tutto, mi voglio scusare per il ritardo. Ci tenevo molto a questo incontro e in ogni caso non è mia abitudine far aspettare le persone. Purtroppo non ho potuto fare altrimenti.
Walter – Oh, si figuri. Per dieci minuti…
Giulia –Vuoi… qualcosa Paolo? Ho fatto i biscotti.
Paolo – Grazie, cara. Magari dopo. (si siede) Sedetevi.
Walter – Grazie.
(Edo e Walter si siedono. Pausa)
Paolo – Di cosa avete chiacchierato fin’ora?
Giulia – Oh, sai. Stavo dicendo dei tuoi processi. I ragazzi mi hanno anche raccontato qualcosa del loro pub…
Edo – (al padre) Come hai saputo del locale?
Paolo – E’ importante?
Edo – Vorrei saperlo.
Paolo – (ride) Sono io il giudice. Dovrei farle io le domande!
Giulia – Edo è solo un po’ nervoso.
Paolo – Lo posso immaginare. E immagino anche che dobbiate avere un motivo molto grave per decidere di venire in questa casa.
Edo – Io ho deciso di venire qui. Walter non c’entra.
Giulia – Vado a prendere altri biscotti. (esce)

Paolo Edo e Walter

Paolo – Così Giulia vi ha raccontato del mio lavoro.
Edo – No.
Paolo – Lo ha detto lei.
Walter – Ci ha accennato qualcosa, si.
Paolo – E’ un lavoro difficile. Soprattutto di questi tempi. Sapeste quanti vogliono mettere bocca in faccende che dovrebbero riguardare solo noi. Dovremmo avere un solo padrone: la legge. E invece chi cerca di obbedire solo a lei viene accusato di servirsene per secondi fini… Giulia vi ha detto del processo che sto celebrando adesso?
Walter – No.
Paolo – Il maxi processo. Maggione, Turatò, Fermaglia.
Walter – (Ammirato) Ah, è lei che…
Paolo – Ti assicuro che non è affatto piacevole.
Edo – Ti pagano bene, no?
Paolo – Non mi pagano per avere il nome sulle pagine dei giornali quasi ogni giorno.
Walter – Chissà perché non l’ho mai notato…
Paolo – I lettori infatti lo notano poco ma chi è “interessato” ai giudici lo nota eccome.
Walter – Capisco cosa vuole dire…
Paolo – Avere il nome sui giornali credo non faccia parte neanche del vostro lavoro. O sbaglio?
Edo – Che c’entra il nostro lavoro?
Paolo – Sarebbe stata una bella soddisfazione per te apparire sul giornale come musicista. Un po’ meno come gestore di un locale mal frequentato.
(Silenzio)
Edo – Ma è così che…
Paolo – (Annuisce)… Ho saputo della vostra attività. Non è stato molto piacevole. Per due ragioni: La prima è che non è certo il lavoro che ritengo migliore per te.
Edo – E la seconda?
Paolo – Perché, come puoi immaginare, leggere quell’articolo non mi ha fatto sentire troppo orgoglioso…
Edo – C’è stato forse un solo istante della tua vita in cui ti sei sentito orgoglioso di me?
Walter – Ma ne hanno parlato anche i giornali nazionali?
Paolo – No. Ma un mio collega, che lavora lì, mi ha spedito l’articolo.
Walter – Oddio…
Edo – Un bel gesto.
Paolo – E che doveva fare secondo te? Legge il tuo nome e non mi avvisa?
Walter – Le assicuro, signore, che il nostro non è un locale per drogati.
Paolo – I fatti descritti in quell’articolo legittimano qualche dubbio in proposito.
Edo – Non possiamo perquisire tutti i nostri clienti!
Paolo – In una cittadina come la vostra li conoscono tutti gli spacciatori.
Walter – Oh certo… ma…
Edo – Non possiamo vietare l’ingresso a chi vuole ascoltare la musica.
Paolo – Ma a chi vuole spacciare eroina, si.
Walter – In realtà avevamo qualche sospetto…
Edo – Non sono qui per giustificarmi. Ho anche querelato quel giornalista per diffamazione. Non si può bollare un locale frequentato da tanta gente come “Il pub degli spacciatori” solo perché ogni tanto veniva anche quel porco!
Paolo – Sembra che i tuoi clienti non fossero molto infastiditi dalla presenza di quel… “porco”.
Edo – E’ venuto solo qualche volta.
Paolo – Che fai, ti stai giustificando?

Paolo Giulia Edo e Walter

(Entra Giulia con una vassoio)
Giulia – (Sdrammatizzando) L’atmosfera si è riscaldata?
Paolo – (Ride) Meglio così, no? Abbiamo rotto il ghiaccio!
Giulia – Ragazzi, mi volete dare le vostre giacche?
Walter – (Sfilandosela) Grazie Giulia…
Giulia – E tu, Edo?
Edo – Sto bene così.
Paolo – Piantala, Edoardo! In questa casa fa caldo, e non credo che resterai solo per pochi minuti!
Edo – Ho fretta.
Paolo – Sei qui per parlare con me o per fare una visita di cortesia?
Edo – Non si tratta di una faccenda lunga. Siete voi che cercate in tutti i modi di tirar fuori gli affari miei.
Paolo – (Sorride malizioso) Sei sotto processo, non lo sapevi?
Edo – (Si alza di scatto fissando con sfida il padre. Walter l’osserva preoccupato. Poi sembra controllarsi, e si sfila la giacca. La consegna a Giulia) Solo perché ho caldo.
Giulia – Bravo. (Esce con le giacche).

Paolo Edo e Walter

(Silenzio)
Paolo – Allora. Di cosa devi parlarmi?
Edo – Voglio la parte che mi spetta.
Paolo – Come?
Edo – Di mamma.
Paolo – E quale sarebbe la parte che ti spetta?
Edo – La metà.
Paolo – Tua madre non ha fatto nessun testamento, lo sai benissimo.
Edo – Mi sono informato. A me spetta comunque la metà.
Paolo – D’accordo. Ma la metà di cosa?
Edo – Vuoi scherzare?
Paolo – Tua madre non aveva molti soldi da parte, se è questo a cui alludi.
Edo – Alludo alla metà dei soldi da parte e anche alla metà delle due case.
Paolo – Quali due case?
Edo – Questa e quella di Poiano.
Paolo – (Ride) Caro Edoardo, questa casa è mia, non è mai stata di tua madre.
Edo – (Sorpreso) Cosa?
Paolo – Certo.
Edo – Non è vero!
Paolo – Mi sorprende positivamente il fatto che tu abbia approfondito la conoscenza sulle nostre leggi in materia di successione legittima, ma evidentemente lo hai fatto in modo incompleto…
Edo – Mi prendi in giro?
Paolo – Lasciami parlare. La successione di un genitore riguarda solo i suoi beni, non quelli del coniuge.
Edo – Ma voi eravate sposati e…
Paolo – La casa l’ho comperata io, è sempre stata mia. Non avevamo la comunione dei beni.
Edo – (Incalzante) Che significa?
Paolo – Che tua madre non aveva alcun diritto su questa casa.
Edo – E’ vero?
Paolo – Vuoi vedere i documenti?
Edo – (Si alza. Comincia a muoversi per la stanza come un leone in gabbia) Cazzo!
Walter – Edo!
Paolo – Calmati.
Edo – Cazzo, cazzo!
Paolo – (Perentorio) Modera il linguaggio e siediti!
(Silenzio. Edo sembra calmarsi)
Edo – Poi mi farai vedere i documenti.
Paolo – Non c’è problema San Tommaso!
(Pausa)
Edo – E la casa di Poiano?
Paolo – Si, quella è anche tua. Al 50%.
Edo – Quanto vale?
Paolo – E’ poco più che un rudere, buona solo per farmi pagare le tasse.
Edo – (Alzando il tono) Se la vendi qualcosa vale!
Paolo – E pensi che non ci abbia provato? Non la vuole nessuno.
Edo – (Forte) Non ci credo!
Paolo – A Poiano tutti vogliono vendere le case, ma nessuno le compra. E sottolineo “case”. Figuriamoci se riesco a vendere io un casolare con pochissimo terreno che per di più cade a pezzi. Potrei anche darlo via per pochissimo ma si tratterebbe solo di un recupero delle spese.
Edo – Quali spese?
Paolo – Ti ricordo che da quando è morta tua madre sono io che pago le tasse. Anche sul tuo 50% di proprietà!
Edo – (Sibila) Mi stai fregando, vero?
Paolo – (Alza la voce) Con chi credi di parlare?
Edo – (Forte) Non vuoi darmi niente, questa è la verità!
Paolo – (C.s.) Se ci tieni a regolare i conti prenditi quello che è tuo e vattene!
Edo – (C.s.) Sono qui per questo.

Paolo Giulia Edo e Walter

(Rientra Giulia. Guarda la scena con preoccupazione. Silenzio)
Paolo – (Trattiene la rabbia) Io non ti capisco.
Edo – Non c’è niente da capire.
Paolo – Con quale faccia hai il coraggio di pretendere qualcosa da me dopo che scappi di casa e non fai sapere niente per anni!
Edo – Io pretendo solo che mi restituisci quello che è mio.
Walter – Aspetta, Edo. Aspetta. Forse è meglio …
Edo – Fatti gli affari tuoi!
Paolo – Vedi, il tuo amico dimostra più decoro di te. Pensi davvero di esserti comportato come Dio comanda? Non credi perlomeno di dovermi delle scuse?
Edo – Per cosa?
Paolo – Non sono io che son partito per una vacanza di un mesetto promettendo in cambio di mettere la testa a posto e invece non mi sono fatto più vivo con mio padre! Ah, no, scusa! Dimenticavo che hai avuto la delicatezza di mandarmi una cartolina con su scritto “Sto bene – Edo - punto”.
Edo – Non fare la parte del padre addolorato! Ti sei accorto di avere un figlio solo quando se n’è andato di casa?
Giulia – Penso che sia stato proprio così…
Paolo – Per favore, Giulia! (A Edo) Che ti piaccia o no sei nato e cresciuto in questa casa, non da qualche altra parte! Cosa credi che non mi sia mai occupato di te?
Edo – Solo per giudicare quello che facevo.
Paolo – La verità è che a te non è mai fregato nulla di quello che avevo da dirti! Eri così anche con tua madre, non l’ascoltavi mai. Hai voluto far sempre di testa tua!
Walter – In effetti Edo è un po’ capoccione…
Giulia – Scusate, ma non mi sembra il caso di litigare. Ci si può dire quello che si pensa senza aggredire l’altro, no?
Paolo – Lo sai per cosa è venuto mio figlio? Per battere cassa. Tutto qua. (Più forte) Tutto qua!
Edo – Non ci siamo mai sopportati. Andando via ho solo fatto un favore a tutti e due. Ora ti chiedo solo di darmi quanto mi spetta, per favore.
Paolo – So io cosa ti spetterebbe, ma lasciamo perdere.
Walter – Forse si può trovare un punto d’incontro.
Paolo – Va bene, va bene. Tanto sei capace solo di chiedermi dei soldi.
Edo – Voglio solo quello che è già mio.
Paolo – Va bene. Sarai accontentato. Va bene. (Riflette) C’è altro?
Edo – No.
Paolo – Allora… facciamo così: lasciami il tempo di fare due conti e poi ti farò un assegno.
Edo – Quando?
Paolo – Domani o dopodomani… oppure lunedì passo in banca e ti faccio un bonifico. Ma non ti aspettare granchè!
Edo – Posso avere almeno un’idea?
Paolo – Devo fare due conti, te l’ho detto. Non me lo ricordo adesso.
Edo – Più o meno?
Paolo – Non lo so… non saranno certo più di quattro, cinquemila euro.
Edo – Cosa?
Paolo – Che ti aspettavi?
Edo – Mi stai fregando.
Paolo – Basta! (Un lungo silenzio) Vuoi provare a venderla tu la casa di Poiano? Ti regalo la mia metà se ci riesci!
Edo – Per quella posso pure aspettare. Ma voglio subito la metà dei risparmi di mamma.
Paolo – Non aveva certo più di venti milioni da parte. Per cui ti spetteranno al massimo cinquemila euro.
Edo – Non sono qui per farmi fare un assegno di cinquemila euro!
Giulia – Hai… bisogno di un prestito?
Edo – Di che parli?
Giulia – Siete in difficoltà? Perché non ce lo dici. Potremmo…
Edo – Voglio solo ciò che è mio. E lo voglio ora!
Walter – Io penso che potremmo parlarne un po’ insieme, non credi Edo? Magari sarebbe meglio dire a tuo padre…
Edo – Piantala!
(Silenzio)
Paolo – (Riflette) Il tuo amico ha ragione… perché non vi fermate qui a cena?
Walter – Bè, grazie… a me sembra…
Edo - No.
Paolo – Ragiona Edoardo! Forse ti conviene fare due chiacchiere con me. A te servono dei soldi, giusto? E neanche pochi. Giusto?
Edo – Mamma aveva molto più che venti milioni da parte!
Paolo – Te l’ho detto, non ho un ricordo tanto preciso, posso sbagliarmi. Ma non di molto. Però… ne possiamo parlare.
Edo – Parlare di cosa?
Paolo – L’hai detto tu, non ci fai niente con cinquemila euro.
Edo – La tua improvvisa disponobilità m’insospettisce.
Walter – Edo!
Paolo – Lascia, Walter, lascia. (Una pausa. Poi a Giulia) Tesoro, possiamo ospitare questi due giovanotti a cena?
Giulia – Certo!
Edo – Non capisco che…
Walter – Dai, Edo…
Paolo – Assaggerete l’ottimo risotto di Giulia. Non vi consiglio di perdere quest’occasione.
Edo – Sembra tanto una minaccia.
Giulia – Dai, Edo, parlando con calma si può risolvere tutto, vedrai.
Walter – Potrei… darti una mano?
Giulia – Mannò, figurati.
Walter – Davvero, se non disturba posso fare il secondo. Mi diverte cucinare.
Paolo –Sei proprio una brava donnina di casa…
Walter – (Freddo) Mi piace inventare cose con pochi ingredienti.
Giulia – Allora capiti bene, abbiamo il frigo quasi vuoto. Credo di avere solo delle verdure surgelate e due petti di pollo. Per il risotto comunque ho tutto.
Walter – Basterà. Vediamo cosa ci possiamo inventare…
(Giulia e Walter escono. Silenzio. Paolo si alza, va al mobiletto bar)

Paolo ed Edo

Paolo – Un aperitivo?
Edo – No.
Paolo – No “grazie”…
(Una pausa)
Edo – Che vuoi da me?
Paolo – Sapere se mi fai compagnia con un aperitivo.
Edo – Vuoi sempre condurre il gioco, vero?
Paolo – Rilassati. Smetti di fare quella faccia e beviti un vermouth. (Porge a Edo uno dei due bicchieri che ha in mano. Lui non lo prende. Paolo lo appoggia sul tavolino e beve un sorso dal suo). Sai, ho l’impressione che tu non sia nelle condizioni di fare troppo il difficile.
Edo – Che vuol dire?
Paolo – Hai un problema, lo capirebbe anche un bambino. Ne vogliamo parlare?
Edo – Non ho nessun problema.
Paolo – Non vuoi parlare, eh?
Edo – E di cosa?
Paolo – Va bene. Proverò io, allora. Ti confesso che sono rimasto deluso. Non credevo che oggi fossi venuto qui per l’eredità …
Edo – Che ti aspettavi?
Paolo – Forse una richiesta di perdono era sperare troppo, è vero. Il figliol prodigo che torna a casa pentito e il padre fa festa uccidendo il vitello grasso! Però… pensavo che almeno avessi deciso di mantenere il tuo impegno.
Edo – Che impegno?
Paolo – Il patto era: io ti pago il viaggio a Londra e tu, al ritorno, lasci la musica e riprendi a studiare.
Edo – Di che parli?
Paolo – Hai il coraggio di negare di aver preso l’impegno?
Edo - Lascia perdere.
Paolo – Lo sapevo. Avrei dovuto fartelo mettere per iscritto!
Edo – Senti, io ho lavorato sodo. Ho messo su un’attività che va bene. Ci campo con quel pub, e faccio quello che volevo fare.
Paolo – La musica?
Edo – Certo.
Paolo – Ma ora qualcosa è cambiato.
Edo – Cosa?
Paolo – Le attività commerciali non vanno sempre bene. Ci sono gli alti e bassi. Vacche grasse e vacche magre… Dev’essere dura.
Edo – Che cazzo stai dicendo?
Paolo – (Minaccioso) Non ti permetto di rivolgerti a me con quel linguaggio!
Edo – Non siamo in tribunale.
Paolo – Sai, dopo tanti anni di lavoro so riconoscere un imputato che dice la verità da uno che ha qualcosa da nascondere. L’aggressività è un sintomo tipico di chi ha la coscienza sporca.
Edo – Il tuo problema è che pensi di essere sempre in un tribunale.
Paolo – L’attacco è quasi sempre la migliore difesa …
(Si sentono da fuori le risate di Giulia e Walter)
Edo – Almeno questa cena servirà a far divertire qualcuno.
(Pausa. Paolo fissa Edo)
Paolo – Sei sempre convinto di aver fatto la scelta giusta?
Edo – Che scelta?
Paolo – Non è mai troppo tardi per tornare indietro.
Edo – Ma di che stai parlando?
Paolo – A volte le strade sbagliate sono molto affascinanti. Ci seducono e noi non sappiamo resistere. Ma prima o poi rivelano in pieno il loro volto. E allora bisognerebbe avere il coraggio di ammettere…
Edo – (Ride) Sei ancora convinto di potermi condizionare con le tue prediche?
Paolo – Sono tuo padre!
Edo – Vuoi solo comandare.
Paolo – Smettila!
Edo – Non riesci proprio a capire che esistono milioni di modi di vivere diversi da quelli che tu ritieni giusti?
Paolo – Hai dei doveri morali, Edoardo! Non puoi pensare che quello che ti dico sia sempre sbagliato per te. E non puoi essere sicuro che tu stia vivendo nel migliore dei modi!
Edo – Guarda che quello che vive di certezze sei tu!
Paolo – Non ti basta mangiare le carrube coi porci per farti venire il dubbio di aver sbagliato qualcosa?
Edo – (Basito) Le carrube coi porci?
Paolo – Hai provato per cinque anni a fare i tuoi comodi! Hai seguito un istinto sbagliato. Ti è andata pure bene per un po’ ma adesso hai sbattuto il muso contro il muro. Sarebbe ora di fare qualche passo indietro!
Edo – E’ proprio inutile. Io non ho nessuna intenzione di “fare qualche passo indietro”. Soprattutto non ne avrei nessun motivo.
Paolo – E allora continuerai a sbattere il muso!
Edo – Insomma, vogliamo tornare a fare i discorsi di quando ero ragazzino? La mia vita va bene così. Riesci a fare uno sforzo e a convincerti?
(Silenzio)
Paolo – E allora che ci fai qui?
Edo – Lo sai.
Paolo – (Ride amaro) Per la tua parte! Davvero divertente.
(Pausa)
Edo – Perché mi hai invitato a cena?
Paolo – Perché pensavo di aver davanti a me un figlio, nonostante tutto! Non uno sconosciuto arrogante che vuol fare l’esattore.
(Nuovamente risate di Giulia e Walter. Silenzio)
Paolo – Se non sapessi con chi è Giulia potrei anche diventare geloso.
Edo – Per quanto ti sembri incredibile evidentemente ha trovato una persona che lo trova simpatico.
Paolo – Non ho mai detto il contrario.
Edo – Ma hai sempre cercato d’impedirmi di frequentarlo.
Paolo – Veniva qui a casa quasi ogni giorno. Non ti lasciava studiare!
Edo – Non era certo lui che me lo impediva.
Paolo – Ah si?
Edo – Ero io che non volevo.
Paolo – (Torna al mobiletto bar e si riempie il bicchiere. Beve un paio di sorsi fissando il figlio) E come va?
Edo – Cosa?
Paolo – Con Walter.
Edo – Che significa?
Paolo – (Riflette) Hai ragione quando dici che non mi sono mai sentito orgoglioso di te. Ma questo non significa che tu mi abbia mai fatto vergognare. A parte per una cosa…
Edo – Cioè?
Paolo – Non lo intuisci?
Edo – Il nostro pub non è un locale per drogati.
Paolo – Lo so. Non è questo.
Edo – E allora?
Paolo – (Esita) Come va con Walter?
Edo – Ma che c’entra Walter?
Paolo – Non ti è chiaro?
Edo – Mi è chiaro solo che ce l’hai sempre avuta con lui.
Paolo – E non ne capisci il motivo?
Edo – Ti ripeto che non è stato lui a convincermi a lasciare la scuola e a suonare.
Paolo – Se è per questo penso che lui abbia molto più buonsenso di te.
Edo – Già. E allora?
(Silenzio)
Paolo – Cosa credi che io non sappia cosa c’è fra voi due?
Edo – Fra noi due, cosa?
Paolo – Quando eri ancora qui a casa, una volta, tornando dal lavoro sono passato davanti alla tua camera, tu non mi hai sentito. C’era la porta socchiusa e ho visto qualcosa che non mi è piaciuto per niente.
Edo – Cioè?
Paolo – Eri con Walter…
Edo – E dov’è la novità?
Paolo – Cosa facevate?
Edo – Lo sai benissimo, suonavamo.
Paolo – Quella volta non suonavate.
Edo – E che stavamo facendo?
Paolo – Eravate… abbracciati. (Pausa. Beve) Vi baciavate? O cos’altro? E mentre eravate soli a casa suonavate sempre? Oppure passavate qualche piacevole momento a letto insieme?
Edo – (E’ colpito. Prende il bicchiere e beve) Oddio...
Paolo – Un figlio frocio! Col tempo forse mi sarei potuto abituare al fatto che avevi smesso di studiare e che volevi vivere suonando la chitarra. Col tempo ci si abitua a tutto. Ma a un figlio frocio…
Edo – (Scuote la testa) Che stronzo.
Paolo – Non permetterti di usare questo linguaggio con me!
(Silenzio)
Edo – E’ per questo che mi hai proibito di farlo venire qui a casa?
Paolo – Certo!
Edo – Non capisci proprio niente.
Paolo – Mi faceva schifo il solo pensarlo! Almeno non volevo che usaste casa mia per le vostre porcherie!
Edo – Pazzesco!
Paolo – Sono fuori moda, vero? Ormai tutti accettano qualunque cosa. Uomini con uomini e donne con donne. Mi viene da vomitare.
Edo – Non mi voglio giustificare con te ma guarda che hai preso proprio una cantonata!
Paolo – Negare sempre. L’imputato nega sempre, anche l’evidenza! Ci sono abituato.
(Silenzio)
Edo – In ogni caso sono affari miei.
Paolo – E il vostro pub? Un ritrovo per froci e lesbiche, altro che drogati! Fosse per me lo farei chiudere domani.
Edo – Ma non puoi.
Paolo – Questo è da vedere.
Edo – Che vorresti fare?
Paolo – Voglio solo che cambi vita! Ecco cosa voglio!
(Pausa. Edo prende il suo bicchiere e beve)
Edo – Comunque Walter, forse se ne va.
Paolo – Come?
Edo – E’ stanco. Si trova male in provincia. Potrebbe andare a lavorare con la madre.
Paolo – Lo ha capito anche il tuo amichetto, vedi? Sei tu che non vuoi cambiare idea!
Edo – Ma quale idea?
Paolo – La musica, il pub, la tua vita irregolare!
Edo – E il fatto che sono “frocio”?
Paolo – Soprattutto quello!
(Silenzio)
Edo – Se lasciassi Walter saresti disposto a darmi la cifra che mi serve?
Paolo – Che stai dicendo?
Edo – Dovrei comprare la sua quota del locale e sistemare qualche piccolo debito.
Paolo – E’ un ricatto!
Edo – Voglio solo che mi restituisci i miei soldi e ci aggiungi qualcosa per premiare il mio sacrificio.
Paolo – Che sacrificio?
Edo – Quello di rinunciare a Walter.
Paolo – Sei molto bravo a proporre contratti, vero?
Edo – Sembra che tra noi non ci siano altri modi per ottenere qualcosa l’uno dall’altro.
(Silenzio. Paolo riflette)
Paolo – Quanto vorresti?
Edo – Almeno quarantamila.
Paolo – Cosa diavolo…
Edo – Entro domani.
Paolo – Cosa ci devi fare?
Edo – Affari miei.
Paolo – E Walter?
Edo – Gli parlerò. Capirà.
Paolo – Già una volta mi sono fidato di te e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Edo – Insomma vuoi che cambi vita o no?
Paolo – Si, ma stavolta voglio delle garanzie.
Edo – Penso che tu possa solo fidarti della mia parola.
(Silenzio)
Paolo – I casi sono due: o mi stai prendendo in giro, e una volta che hai i soldi non mantieni la promessa. O non te ne importa niente di Walter. E a lui di te.
Edo – Diciamo che sopravviveremo lo stesso.
Paolo – (Riflette, si alza e prende altro vermouth) Non lo so.
Edo – Non è da te non sapere cosa fare.
Paolo – Non mi fido. Andato via Walter te ne trovi un altro.
Edo – Io posso… controllarmi benissimo, papà.
Paolo – Mi prendi in giro?
Edo – No. A me piacciono anche le ragazze.
Paolo – Che diavolo hai in quella testa?
Edo – Non mi piacciono tutti gli uomini. Mi piace Walter e basta. Ma posso rinuciare.
Paolo – Vuole dire che non sei…
Edo – Frocio? Non lo so. Forse si. Ma se lascio Walter posso riuscire a girare pagina.
Paolo – Vuoi solo fare il furbo come l’altra volta. Prendi degli impegni, non li rispetti e poi neghi persino di averli presi.
Edo – (Ride) Vuoi che te lo metta per iscritto?
Paolo – Con te sarebbe l’unica cosa da fare!
(Pausa)
Edo – D’accordo.
Paolo – D’accordo cosa?
Edo – Te lo metto per iscritto.
Paolo – Tu sei pazzo.
Edo – Se è l’unico modo per fidarti.
Paolo – (Riflette) Vuoi fare un contratto.
Edo – Chiamalo come ti pare.
Paolo – Guarda che una dichiarazione firmata non è un gioco!
Edo – Neanche i soldi che mi darai in cambio lo sono.
Paolo – I soldi non sono un problema.
Edo – Neanche per me rispettare l’impegno.
Paolo – Lasciamo perdere!
Edo – Settantamila.
Paolo – Cosa?
Edo – Voglio pagare bene anche il sacrificio di Walter.
(Pausa)
Paolo – Se non mantieni l’impegno mi dovrai restituire i soldi!
Edo – Va bene, va bene.
Paolo – Guarda che posso contrallarti, io!
Edo – Non ce ne sarà bisogno.
Paolo – (Con sottile minaccia) Solo perché vivi in un'altra città hai sempre pensato di poter fare come ti pare. E forse è stato così per cinque anni. Ma non sarà più così. Lo capisci questo?
Edo – (Sibila) Vai a preparare l’assegno.
Paolo – E il contratto.
Edo – E il contratto.
Paolo – (Riflette) Voglio fidarmi.
Edo – Sarebbe la prima volta.
Paolo – La seconda!
Edo – La seconda.
Paolo – (Sta per uscire) Ah, una cosa. Devi parlare a Walter qui. Stasera. (Lo fissa minaccioso) Davanti a me. (Esce)

Edo

(Edo è immobile a guardare il padre uscire. Si alza e va a versarsi altro vermouth. Beve in un fiato. Poi va a prendere il suo cellulare da una tasca del suo giaccone. Compone un numero)

Edo – Sono Edo… ciao… volevo dirti che ho i soldi…. No, aspetta, non hai capito. Ho i soldi per pagare tutto… eh!…. Se vuoi anche domani… sta’ tranquillo, non sto bluffando… per me puoi anche strappare il contratto… sono sicuro, si… va bene domani… ok… ciao. (Chiude) E vaffanculo, t’ho fregato pure a te!
(Beve un altro sorso di vermouth. Sta per accendere una sigaretta)

Giulia ed Edo

Giulia – (Entra) No, ti prego. Paolo non sopporta l’odore del fumo.
Edo – (La nota) Ah. Fumerò sul terrazzo.
Giulia – Scusa, ma è meglio di no.
Edo – Perché?
Giulia – E’ pericoloso.
Edo – Sono abbastanza grande. Mica mi butto di sotto!
Giulia – Questa è la casa di un giudice.
Edo – E allora?
Giulia – E’ meglio che non esci là fuori.
Edo – Va bè. (Ripone la sigaretta nel pacchetto).
Giulia – Prendila così: fumerai meno del solito.
Edo – Dov’è Walter?
Giulia – Si è messo di là a pasticciare. E’ un genio!
Edo – Gli è sempre piaciuto.
Giulia – E’ incredibile. Ha tirato tutto fuori dal frigo si è messo a pensare e dopo pochi istanti è partito! (Sorride) Dev’essere proprio un ragazzo speciale, no? Comunque si vede subito. In genere cucina lui?
Edo – Dove?
Giulia – A casa vostra.
Edo – Non mangiamo quasi mai insieme.
Giulia – Perché?
Edo – Abbiamo orari diversi. Per il pranzo. E la cena non la facciamo mai a casa.
Giulia – Per via del lavoro?
Edo – Si mangiucchia qualcosa al pub.
Giulia – Mi dai una mano ad apparecchiare?
Edo – Non è un po’ presto?
Giulia – Bè… in genere ceniamo alle otto. (Guarda l’orologio) Ci siamo quasi.
Edo – Non lo so se è il caso di restare.
Giulia – Ma come? Walter sta facendo…
Edo – Io e mio padre ci siamo detti quel che c’era da dire.
Giulia – Si?
Edo – Si.
Giulia – E com’è andata?
Edo – Che significa?
Giulia – Ho capito. E’ andata come doveva andare.
(Giulia cerca qualcosa in un mobile)
Edo – Come si chiama il collega di mio padre?
Giulia – Quale collega?
Edo – Quello che gli ha parlato del mio pub.
Giulia – Perché?
Edo – Così.
Giulia - Non lo so.
Edo – E quando è successo?
Giulia – Cosa?
Edo – Che ha parlato col suo collega.
Giulia – Te l’ho detto, sarà stato più o meno un annetto fa…
Edo – E lui ti ha detto proprio che la faccenda del mio locale è uscita fuori parlando con questo collega?
Giulia – Massì, mi sembra di si…
Edo – Non ti ha detto niente di un articolo su un giornale?
Giulia – Un articolo? No. Di che articolo…

Giulia Edo e Walter

(Si affaccia Walter)
Walter – Scusa, Giulia. Come si accende il forno? Con tutte quelle manopole sembra più la consolle di un dj…
Giulia – Ah si, è la prima a destra. Aspetta che vengo subito. (Walter esce. A Edo) Che articolo era?

Giulia ed Edo

Edo – Sta facendo il soufflè, vero?
Giulia – (Sta per dire qualcosa)
Edo – E’ meglio che vai ad accendere il forno.
Giulia – Prima dimmi cos’è questa storia.
Edo – Niente, niente. E’ una storia un po’ complicata.
Giulia – Prova a raccontarmela, non sono così stupida come sembro…
Edo – E il forno?
Giulia – Ah, il forno…
Walter – (f.s.) Ho trovato Giulia!
(Edo e Giulia si guardano)
Edo – Ok. L’inverno scorso la polizia è entrata nel nostro locale ed ha perquisito tutti. Quella sera, tra i clienti, c’era uno spacciatore. Qualcuno aveva anche un po’ di roba per consumo personale. Insomma, in una piccola città qulunque cosa succeda ne fanno un affare di stato. Sai, la gente si annoia… e il giornale locale ha fatto uscire un articolone pompando la cosa. A quanto pare un amico di mio padre ha letto il mio nome sull’articolo e lo ha avvertito.
Giulia – Ti ha detto lui che è andata così?
Edo – Cosa?
Giulia – Che ha saputo di te e del tuo locale?
Edo – Si.
Giulia – Non sapevo niente di questa storia.
Edo – Lo immaginavo.
Giulia – Che?
Edo – Ti ha raccontato una balla…
Giulia – Che balla?
Edo – Le chiacchiere tra colleghi…
Giulia – Paolo non racconta balle.
Edo – E questa cos’è?
Giulia – Non sapevo niente dell’articolo ma la storia del collega è vera.
Edo – Va bene.
Giulia – (Risentita) Il fatto che non sei mai andato d’accordo con tuo padre non significa che tu lo debba accusare ingiustamente.
Edo – E allora perché non ti ha detto niente di quell’articolo?
Giulia – Bè, magari ha voluto evitare di parlare di questa storia… si sarà vergognato, che ne so?
Edo – Allora ha mentito a me. Quando ha letto l’articolo già sapeva che io avevo un pub.
Giulia – Non capisco perché tutto questo sia così fondamentale!
Edo – Hai ragione, non è fondamentale.
Giulia – Comunque puoi sempre chiederlo a lui.
Edo – Non importa. Non è così fondamentale.
Giulia – (Lo sfida) Bè allora posso farlo io.
Edo – Come vuoi.
Giulia – (Irritata) Non so se la colpa di questo schifo di rapporto che avete sia più di tuo padre che tua, sai?
Edo – Non pretendo che pensi il contrario. (Tira fuori di nuovo la sigaretta ed esce sul terrazzo a fumare. Prima di richiudersi dietro la finestra, per dispetto, sbuffa dentro al salone un po’ di fumo, poi sparisce fuori. Giulia, innervosita, tira fuori delle stoviglie dal mobile, comincia ad apparecchiare la tavola).

Giulia Paolo ed Edo

Paolo – (Entrando) Dov’è Edoardo?
Giulia – In terrazzo.
Paolo – Me sei matta? Glielo hai detto che è meglio non uscire?
Giulia – Si.
Paolo – (Scosta le tende e vede Edo fuori) Ha fumato dentro?
Giulia – No.
Paolo – Si sente puzza di fumo.
Giulia – Dopo apro la finestra.
Paolo – Ma che è successo?
Giulia – Niente.
Paolo – Sei arrabbiata?
Giulia – (Arrabbiata) No!
Paolo – Giulia!
Giulia – Forse non c’era bisogno di questa cena.
Paolo – Ah, è per questo? Ma prima sembravi contenta.
Giulia – A parte che non mi avverti che tuo figlio viene qui dopo cinque anni, fate tutto voi due: Litigate, vi buttate veleno addosso e noi a guardare e ad eseguire ordini.
Paolo – Voi chi?
Giulia – Io e Walter.
Paolo – Sei impazzita?
Giulia – Perché non mi sto zitta come al solito?
Paolo – Ma che diavolo stai dicendo?
Giulia – (Si controlla) Niente, niente. Lasciamo perdere.
Paolo – Credi che questa situazione mi piaccia? Sto facendo solo buon viso a cattivo gioco. Non pensavo neanche io che Edoardo fosse qui solo per soldi.
Giulia – Sarà in difficoltà.
Paolo – E’ chiaro. Probabilmente ha fatto dei debiti per il pub e non ce la fa a pagarli.
Giulia – Il pub va bene.
Paolo – Che ne sai?
Giulia – Lo dicono loro. E anche tu lo dicevi… anzi, il tuo collega.
Paolo – Si, forse andavano bene prima. Ma adesso…
Giulia – Dopo la visita della polizia?
Paolo – Eh?
Giulia – Quando hanno arrestato lo spacciatore.
(Pausa)
Paolo – Te l’ha detto lui? (indica Edo).
Giulia – Perché non me ne hai parlato?
Paolo – Si, forse avrei dovuto. Ma non volevo che ti preoccupassi.
Giulia – Sono abbastanza grande per sopportare il carico di certe notizie! (Esce).

Paolo ed Edo

Paolo – (Bussa alla finestra) Edoardo!
Edo – (Rientra con il mozzicone fumante) Dove la butto?
Paolo – Non entrare con quella porcheria!
Edo – Non c’è un posacenere?
Paolo – Buttala fuori in un vaso!
Edo – Ok (da un ultima tirata e sbuffa il fumo apposta dentro la stanza. Esce un istante, poi rientra) Eccomi.
Paolo – Chiudi quella finestra, sbrigati. Non è prudente uscire sul terrazzo!
Edo – Ma che è questa storia?
Paolo – La polizia si è raccomandata con me. Auto blindata e scorta. Mai passeggiate da solo. Tende chiuse in casa ed evitare finestre e terrazzo.
Edo – Perchè?
Paolo – Sto per giudicare dei boss mafiosi!
Edo – Hai preparato l’assegno?
Paolo – C’era bisogno di raccontare a Giulia la faccenda dello spacciatore?
Edo – Non sapevo che non lo avevi fatto tu.
Paolo – Dovresti vergognarti per quello ch’è successo e ne parli come se nulla fosse!
Edo – Lei ci aveva detto una cosa diversa, non mi quadrava.
Paolo – Che stai dicendo?
Edo - Dice che avevi saputo del pub parlando con un collega.
Paolo – E’ vero.
Edo – Quindi quando hai ricevuto l’articolo già sapevi dov’ero e cosa facevo.
Paolo – E allora?
Edo – Come si chiama?
Paolo – Chi?
Edo – Il tuo collega.
Paolo – Che t’importa? Leggi e firma qui (Gli porge un foglio ed una penna)
Edo – (Legge a mente) Mai vista una cosa simile.
Paolo – Neanche io, sei stato tu a proporlo.
Edo – (Disgustato) Hai scritto persino la frase che devo dire a Walter!
Paolo – Firma.
Edo – (Firma) Ecco. Ora i soldi e togliamo il disturbo.
Paolo – E la cena?
Edo – Non mi pare il caso.
Paolo – A me si. Non dimentichi niente?
Edo – Cosa?
Paolo – Devi dirlo a Walter.
Edo – Ho appena firmato. Lo farò.
Paolo – Hai tempo per tutta la cena. Poi avrai l’assegno.
Edo – Sono cose tra me e lui. Non posso parlargli davanti a voi!
Paolo – Sono i patti.
Edo – Non capisci che per lui può essere umiliante?
Paolo – Vuoi l’assegno si o no?
Edo – Lo scambio è tra me e te, lascia in pace Walter!
Paolo – Non mi sembra che tu ti sia fatto molti scrupoli. Lui non ha un ruolo secondario, mi sembra.

Paolo Edo e Walter

Walter – (Entra) E’ quasi pronto.
Paolo – Vieni Walter, siediti. Riposati un po’.
Walter – Grazie.
Paolo – Vuoi un aperitivo?
Walter – Bè grazie.
Paolo – (Preparando i bicchieri) Tu, Edoardo?
Edo – No.
Paolo – Peccato. Si parla meglio col bicchiere in mano.
Walter – E intorno ad una tavola!
Paolo – Ecco (Porge il bicchiere a Walter).
Walter – Grazie (beve)
(Silenzio)
Paolo – Edoardo?
(Silenzio)
Walter – E’ successo qualcosa?
Paolo – (Al figlio) Avanti!
Edo – Non avevamo tempo per tutta la cena?
Walter – Per far cosa?
Paolo – Per parlare di una cosa importante.
Walter – Parliamo…
Edo – Mio padre ci darà i soldi.
Walter – Cosa?
Edo – Però c’è una condizione.
Walter – Quale?
Edo – Io compro la tua quota.
Walter – Che quota?
Edo – Tu volevi cambiare lavoro, no?
Walter – Ma che stai dicendo?
Paolo – (A Edo) Mi hai preso in giro?
Edo – Aspetta. Il fatto è che mio padre non vuole che lavoriamo più insieme.
Walter – Perché?
Edo – Insomma… lo sai che mio padre è rigido, molto all’antica…
Walter – Edo, ma cosa hai detto a tuo padre?
Edo – Cerca di capire… lui non vuole che io e te…
Walter – Lavoriamo insieme, ho capito. Ma perché?
Paolo – La frase, Edoardo.
Edo – Aspetta…
Walter – Che frase?
Edo – Walter, io ti voglio bene, ma lo sai che siamo finiti in una situazione che non ha via di uscita.
Walter – Tuo padre lo sa?
Edo – (Annuisce) Una soluzione c’è, è dolorosa ma non avevo scelta.
Paolo – La frase!
Walter – Ma che cavolo è questa frase?
Edo – (Grida) Non posso!
(Silenzio)
Paolo – Lo hai detto tu: è l’unica soluzione.
Edo – Non posso davanti a te!
Walter – Cosa devi fare?
Paolo – Edoardo deve dirti una cosa importante. Si è impegnato con me per avere i soldi. E’ questa la condizione.

Giulia Paolo Edo e Walter

(Entra Giulia con il risotto fumante)
Giulia – E’ pronto.
Walter – Allora?
Paolo – Edoardo!
Edo – Mangiamoci il risotto (Va a sedersi).
Giulia – Dai, venite anche voi. (Serve tutti)
Paolo – Forse ha ragione Edoardo, mangiamo finchè è caldo. Parleremo con calma.
(Paolo e Walter si siedono a tavola)
Giulia – (Sedendosi) Di cosa?
Walter – Sarei curioso di saperlo…
Paolo – Con Edoardo abbiamo parlato della tua volontà di cambiare.
Walter – Cambiare cosa?
Paolo – Mi ha detto che non ti piace la vita in provincia.
Walter – Si, è vero. Sembra un po’ di vivere in vetrina…
Giulia – Rende perfettamente l’idea!
Paolo – Già. Per voi due non dev’essere una condizione ideale.
Walter – Perché?
Paolo – La gente chiacchiera.
Walter – Si, è proprio questo che…
Paolo – E su di voi cosa dice?
Giulia – Paolo!
Walter – Su di noi?
Edo – Non abbiamo nulla da nascondere.
Giulia – Allora, vi piace il mio risotto?
Walter – Ottimo.
Paolo – Persino oggi che le circostanze non sono ottimali.
Giulia – E poi ci attende anche il soufflè di Walter!
Walter – Spero vi piacerà.
Paolo – (A Walter) E avresti delle possibilità di trasferirti?
Walter – Si, ma non voglio lasciare il lavoro…
Paolo – Edoardo mi ha detto il contrario.
Walter – (A Edo) Non ho mai detto che lascerei il locale!
Edo – E il lavoro da tua madre?
Walter – Certo, era una possibilità, ma se adesso possiamo sistemare le cose…
Paolo – Quali cose?
Edo – (Anticipando Walter) Me lo dici da mesi! Non mi sembrava proprio che t’interessa continuare con il pub.
Walter – Ti ho sempre detto che se dovevamo cedere l’attività io sarei potuto andare ad aiutare mia madre ma questo non…
Paolo – Cedere l’attività?
Edo – Sono affari nostri.
Walter – Non hai detto che sapeva tutto?
Edo – Di noi.
Walter – Di noi?
Paolo – Che altro dovrei sapere?
Walter – Io… non ci capisco niente.
Edo – Ci dobbiamo separare, Walter.
(Silenzio)
Giulia – Ma… di che state parlando?
Paolo – Edoardo si è impegnato.
Giulia – Cosa?
Walter – Separare?
Edo – Cerca di capire…
Walter – Ma che vuol dire “separare”?
Edo – Mio padre vuole così.
Paolo – Edoardo mi aveva detto che per voi non sarebbe stato così difficile.
Giulia – Paolo…
Paolo – Lui ha sempre fatto come ha voluto. Ora lo aiuterò ma deve cambiare.
Giulia – Ma non puoi pretendere da loro che…
Paolo – E’ stato Edoardo a decidere.
(Walter si alza da tavola. Edo sta per raggiungerlo ma il padre lo trattiene)
Edo – (Al padre, restando seduto) Lasciami! Walter, mi dispiace, ma io… credo che per te non sia così importante se compro la tua quota del locale. In fondo…
Walter – Da quello che ho capito la questione è differente!
Giulia – Paolo, non puoi separare due persone che si vogliono bene. Ma cos’hai in testa?
Paolo – Non separo nessuno, io. E’ lui a volerlo!
Walter – Potrei anche cederla la mia quota, ma non credo che questo basti a tuo padre.
Paolo – Certo! Non è questo l’impegno.
Walter – Edo, cos’hai promesso a tuo padre?
Paolo – Non fare il furbo, Edoardo, dillo chiaramente quello che devi dire.
(Silenzio. Edo è sfinito. Con rassegnazione prende il contratto e legge)
Edo – “Non dovrò avere più rapporti omosessuali… ne’ con te ne’ con altri”.
Giulia – E’ orribile!
Walter – (Balbetta) Co… cosa è quel foglio?
Giulia – (Esterrefatta) Un contratto… avete fatto un contratto…
Paolo – Edoardo mi aveva assicurato che per loro non sarebbe stato un grande problema lasciarsi.
Edo – Walter, ti prego… cerca d’intuire quello ch’è successo… per favore…
Walter – Cosa dovrei intuire, eh?
Edo – Aspetta, non dire niente. Abbiamo tutto il tempo per chiarirci…
Paolo – Non c’è niente da chiarire, hai firmato!
Giulia – (Grida) Non potete!
(Silenzio)
Edo – Cazzo, cazzo!
Paolo – Calmati!
Edo – (A Walter) Perché fai così?
Giulia – Cosa dovrebbe fare secondo te?
Edo – Settantamila euro, Walter. Perché non capisci?
Walter – Sei tu che non capisci. Non hai mai capito!
Edo – Che cazzo devo capire?
Giulia – Siete pazzi! Come è possibile scambiare soldi coi sentimenti?
Paolo – Edoardo, mi avevi detto che la faccenda si sarebbe risolta facilmente!
Edo – Ho firmato. Ho letto la frase. Ci siamo umiliati davanti a voi! Non ti basta ancora?
Paolo – (Dopo una pausa) Vuoi ripensarci?
Edo - Dammi l’assegno!
(Silenzio. Paolo esita, osserva Walter. Poi esce)

Giulia Edo e Walter

Edo – Era l’unica via d’uscita, Walter. Perché non capisci?
Giulia – Come può capire una cosa simile?
Edo – (A Walter) Che cazzo ti è preso?
Giulia – Siete uguali. Padre e figlio. Ecco perché vi odiate!
Edo – Lascia perdere, non sai come stanno le cose!
Giulia – Lo vedo da sola come stanno le cose!
Edo – Io non sono omosessuale! Io e Walter non siamo mai stati insieme.
(Silenzio)
Giulia – Cosa?
Edo – E’ la verità, chiedilo a lui.
Giulia – (A Walter) E’ vero?
Walter – Tu non hai mai capito niente di me!
Edo – Mio padre è contento così… e noi risolviamo il problema. Che cos’è questa scenata?
Walter – Io… sono sempre stato innamorato di te.
Edo – Che cazzo dici?
Walter – Non hai mai capito niente!
Edo – Siamo stati sempre amici, e basta!
Walter – Tu. Ma io no.
Edo – Ma come innamorato… E i tuoi fidanzati?
Walter – Sono solo storie. Senza alcuna importanza.
Edo – Ma tu sei matto! Io… lo sapevi che io non sono come te, no?
Walter – E per questo che mi sono sempre stato zitto. Che dovevo fare? Mi bastava starti vicino. Come amico.
Edo – Cazzo. Non è vero! Non è vero!
Giulia – Basta. Calmati.
(Silenzio)
Edo – Io… non lo sapevo. Tu non me lo avevi mai detto. Come facevo a immaginare…
Walter – Stai zitto.
Edo – Abbiamo fatto i salti mortali per cinque anni… ora questi soldi sono l’unica possibilità di tenerci il locale. Lo capisci?
Walter – Io capisco tutto. Ho sempre capito tutto.
Edo – Ho firmato questa merda di contratto perché pensavo che a te non fregasse niente di cedere la tua quota, e io posso benissimo impegnarmi a …
Walter – Ho capito.
Edo – L’ho fregato. Lui pensa che io sono omosessuale.
Walter - Piantala!
Edo – E tu mi avevi detto che avresti potuto lasciare, che saresti andato a lavorare con tua madre.
Walter – Se avessimo dovuto cedere il pub, non adesso che abbiamo i soldi per tenercelo!
Edo – Walter… io non… ma come cazzo hai fatto tutto questo tempo!
Giulia – (Tra se’) Lo so io come ha fatto.
Edo – Che dice questa?
Walter – Ha capito tutto in cinque minuti. Tu non hai capito niente in cinque anni.
(Pausa)
Giulia – A cosa servono quei maledetti soldi?
Edo – A pagare un bastardo.
Giulia – Chi è?
Edo – Uno che ci ha prestato diecimila euro. Sei mesi fa.
Giulia – Uno strozzino?
Edo – Se non lo paghiamo si prende il pub.
Giulia – Ma perché non lo avete detto?
Edo – E perché lo avrei dovuto dire?
Giulia – Non capisco… dicevi che il pub andava bene. Perché avete chiesto quel prestito?
Edo – Da quando è uscito quel maledetto articolo sul giornale la clientela si è dimezzata. Certe sere non c’era nessuno. Il nostro pub era stato bollato come un locale per drogati! Capito? Tutto per quello stronzo di giornalista.
Giulia – Perché non avete denunciato l’usuraio?
Edo – Per trovarsi con il locale bruciato?
Giulia – Paolo potrebbe aiutarvi. Lui conosce tanta gente…
Edo – Certo. Ci da i soldi. Pago e si sistema tutto.
Giulia – Ti ritroverai nella stessa situazione se la gente non riprende a frequentare il pub.
Edo – Il tempo passa e la gente dimentica. C’è stata una ripresa negli ultimi mesi. Tutto quello che dobbiamo fare adesso è pagare per tenerci il locale.
Walter – Tenerti il locale. Io che c’entro? Devo togliere il disturbo, no?
Edo – Cosa vuoi che faccia, allora?
Walter – Prendi quell’assegno. E chiudiamola qui.
Edo – Senti, mi dispiace…

Giulia Paolo Edo e Walter

(Entra Paolo, ha una busta in mano)
Paolo – Ecco. Qui ci sono settantamila euro.
(Silenzio)
Giulia – Paolo, Edo mi ha spiegato la situazione. Quei soldi servono a pagare…
Edo – Giulia, per favore!
Walter – Lasciala parlare!
Paolo – Allora?
Giulia – Devono restituire un prestito ad un usuraio. Altrimenti saranno costretti a cedergli l’attività.
Paolo – Sei finito in mano ad uno strozzino?
Edo – Dammi i soldi e ce ne andiamo.
Giulia – Tu non puoi aiutarli?
Edo – Non c’è proprio niente da fare. Se non metterci in pericolo.
Paolo – Cristo santo! Giulia, quella è gente senza scrupoli.
Giulia – Ma almeno strappa quel vergognoso pezzo di carta!
Paolo – Non sopporto l’idea che mio figlio possa fare sempre i suoi porci comodi per giunta con i miei soldi! E la dimostrazione che non è capace neanche di badare a se’ stesso è questa! Non sa gestire un pub senza evitare di farsi prestare dei soldi a strozzo!
Giulia – Il pub andava bene. Fino a che non c’è stato quello scandalo…
Paolo – E’ comunque colpa loro. Potevano stare più attenti a chi frequentava il loro locale.
Edo – In tutti i posti possono entrare degli spacciatori. Noi abbiamo avuto solo la sfortuna di subire una perquisizione della polizia. Evidentemente il successo del nostro pub dava fastidio a qualcuno.
Paolo – Questa è buona. La polizia ha fatto solo il suo dovere!
Edo – Con tutti i posti dove gira la droga com’è che ha deciso di venire proprio da noi?
Paolo – La polizia non decide niente. Esegue solo i mandati del magistrato!
Edo – Che magistrato?
Paolo – Quello che ha firmato l’ordine di perquisizione.
Edo – Un tuo collega.
Paolo – Capita anche a me, che credi?
Giulia – Non vuoi proprio cedere?
Paolo – Cosa?
Giulia – Prestagli i soldi, te li restituiranno.
(Silenzio)
Walter – No! Ormai Edo si è impegnato. Non può tirarsi indietro. (Va davanti a Paolo) Non si preoccupi, signor giudice. Suo figlio non lo toccherò più. Mi prenderò la mia parte di soldi e me ne andrò via. Edoardo se la caverà benissimo da solo. E’ un ottimo musicista ed un buon imprenditore. L’importante è che faccia ciò che ha sempre sognato. Non fa niente se il suo sogno era anche il mio.
Edo – Walter…
Walter – Stai zitto per favore. Sei un ottimo musicista ed un discreto imprenditore. Ma come amico non vali un cazzo. (Forzando un tono effeminato) E visto che ci siamo, caro Edoardo, ti comunico che sei anche un pessimo amante. Scopi di merda! (Bacia Giulia) Grazie di tutto. Conoscerti è stata l’unica cosa piacevole della serata, oltre al tuo risotto… (Fissa Paolo) Mi perdonerà se non bacio anche lei, vero giudice? Non vorrei che fraintendesse. E mi scuserà se non le stringo la mano. Io scendo, Edoardo. Ti aspetto in macchina. Sul sedile di dietro! (Esce)

Giulia Edo e Paolo

(Silenzio)
Paolo – L’unica cosa che mi solleva è che tua madre non è qui ad assistere a questo spettacolo.
Edo – Sarebbe stata una bella delusione per tua moglie.
Paolo – Che ne sai tu. Un bambino è una gioia. Eravamo felici quando sei nato. Non lo sai cosa è stato per noi avere un figlio. Che ne sai tu delle notti insonni, delle malattie, delle paure, della pazienza…Non sai niente dei progetti, delle speranze…
Edo – Scusa se non mi commuovo.
Paolo – (Duro) Prenditi questi maledetti soldi e vattene.
Edo – (Esita. Fissa il padre. Poi prende la busta e si avvia all’uscita) Buona serata. (Esce)

Giulia e Paolo

(Un lungo silenzio)

Paolo – So che non manterrà l’impegno, ma almeno dovrà farlo di nascosto. Una cosa è certa: non lo rivedrò mai più. (Pausa) Mi ricordo che qualche volta dovevo lavorare anche il fine settimana. Io restavo in casa mentre loro uscivano. Franca preparava la carrozzina, metteva dentro Edoardo, ed usciva. Io aspettavo qualche minuto e poi… non resistevo. Lasciavo le mie carte e mi affacciavo lì, sul terrazzo. Per vederli allontanarsi. Adesso dovrebbe essere arrivato giù, e sta per uscire dal portone… (Si avvicina al terrazzo, guarda fuori)
Giulia – Sei stato tu, vero?
(Paolo si ferma)
Paolo – A far cosa?
Giulia – Il magistrato che ha firmato il mandato è il tuo collega, vero?
Paolo – Sono tutti miei colleghi.
Giulia – Ma glielo hai chiesto tu di farlo.
Paolo – Sei impazzita.
Giulia – Si. Dopo stasera non rispondo delle mie parole. E delle mie azioni.
Paolo – Calmati, allora.
Giulia – Sono stata calma per tanto tempo…

(Paolo sta per aprire le imposte del terrazzo e uscire fuori)

Giulia – Paolo?
Paolo – Si?
Giulia – (Dopo una pausa) Niente.

(Giulia resta immobile. Paolo guarda fuori, con la mano sulla maniglia del terrazzo. Musica)

FINE