Il Tiglio. Foto di famiglia senza madre

di

Tommaso Urselli





Persone:

Il padre, 60 anni
Il figlio, 30 anni
La coordinatrice della comunità per disabili psichici “Il Tiglio”, 40 anni



1. In casa

Un urlo.
Subito dopo, in un angolo della scena, il padre: è per terra e si tiene una mano sanguinante; nell’angolo opposto, il figlio lo guarda.


2. Per strada

FIGLIO
Papà

PADRE
Eh

FIGLIO
Mi sa di non farcela

PADRE
Allora vuoi restare per strada

FIGLIO
Scusa papà

PADRE
Di cosa

FIGLIO
Del morso

PADRE
Ah del morso
solo del morso

FIGLIO
E delle scale
del morso e delle scale

PADRE
Ah ecco

FIGLIO
Non l’ho fatto apposta

PADRE
Ah no
meno male
perché se lo facevi apposta allora
A momenti ci lasciavo le penne ci lasciavo
Ma cos’hai dentro quella testa cos’hai

FIGLIO
Cos’ho dentro la segatura cos’ho

PADRE
Cammina
andiamo

FIGLIO
Ma ho detto scusaaa

PADRE
Scusa
Tu credi che dici scusa e
Che basta una parola e uno mette le cose a posto
E a me chi mi mette a posto
Eh no
troppo facile
Scusa
E poi te l’ho detto
t’ho detto devo andare in ospedale
non puoi stare con me

FIGLIO
A fare

PADRE
Cure
controlli
Quando uno si fa male da grande le cose guarda che non sono così semplici eh
si devono fare i controlli
Ecco cosa vado a fare

FIGLIO
Ti stai facendo grande papà

PADRE
Cammina va

FIGLIO
E quanto ti tengono lì all’ospedale

PADRE
Quello che serve

FIGLIO
Ah quello che serve

PADRE
Allora andiamo o vuoi restare per strada
Se vuoi restare per strada
Va bene allora io me ne vado all’ospedale e tu resti per strada
facciamo così
Vuoi che facciamo così

FIGLIO
No no
fa freddo per strada

PADRE
Ah ecco
allora andiamo che ci aspettano
ci stanno aspettando al Tiglio

FIGLIO
Papà secondo te perché si chiama Tiglio

PADRE
E che ne so
che cosa vuoi che ne so io perché si chiama Tiglio
l’hanno chiamato così
come lo dovevano chiamare

FIGLIO
Sì ma lo dovevano chiamare per forza
Hai detto che è una casa no

PADRE
Una casa
Come una casa

FIGLIO
E allora perché lo chiamano Tiglio
Se è una casa perché non la chiamano casa
Mica casa nostra si chiama

PADRE
Che c’entra casa nostra adesso

FIGLIO
Perché
non è come casa nostra allora

PADRE
Come casa nostra
ma un po’ più grande

FIGLIO
Ah più grande

PADRE
Eh
siete in tanti siete
FIGLIO
In tanti
Quanti

PADRE
Ma che ne so
dieci undici
non lo so adesso

FIGLIO
Dieci undici
non è che saremo in troppi
Dieci undici
quanto una squadra di calcio
Il Tiglio
Mah
Ma dico io per esempio non gli potevano dare un nome di sport

PADRE
Lo sport
ridagli con lo sport
lo chiamavano Forza Milan secondo te
Ma cos’hai tu nella testa
cos’hai
Lo sport
Guarda capiscilo una volta per tutte
cerca di capirlo
ti conviene
che la gente non è che si sente obbligata a fare sempre quello che dici tu eh
Tu sei abituato bene sei abituato
che fino adesso ci sono stato io come tuo schiavo
ma guarda che la gente mica è sempre disponibile
la gente non è che sta lì ad aspettare i tuoi ordini
Ti dovrai adattare ti dovrai

FIGLIO
Ah sì

PADRE
Eh sì

FIGLIO
Perché

PADRE
Perché
perché
Allora andiamo o no

FIGLIO
Mi fa male qua
C’è qualche cosa qua dentro la scarpa
Vedi se c’è qualcosa

PADRE
(gli toglie una scarpa)

FIGLIO
Che c’è

PADRE
Niente

FIGLIO
Allora è questa

PADRE
(gli toglie l’altra scarpa)
Neanche qua

FIGLIO
Eh ma a me mi fa male il piedeee
com’è che mi fa male il piede e non c’è niente
Allora vengo anch’io all’ospedale
li faccio pure io i controlli

PADRE
Dentro la testa te li devono fare a te i controlli
Vabbè che tra un po’ anch’io me la devo far controllare la testa
a stare con te a stare

FIGLIO
Perché dici che io sono uno pretenzioso

PADRE
Cammina pretenzioso
Anzi no
m’hai fatto venire sete m’hai fatto venire
Andiamo al bar

FIGLIO
Al bar sì
Me lo prendo volentieri un cappuccio

PADRE
E figuriamoci
Vuoi un cappuccio
prendiamo il cappuccio
Che tanto mica sei tu che paghi eh

FIGLIO
Paga papà
Però non la prendo la brioche eh
che se no ingrasso



3. Al bar

Il padre sorseggia un bicchiere di bianco, il figlio ha davanti a sé un cappuccio ma non beve.

FIGLIO
Papà dici che ce la faccio a farlo il percorso
come hai detto che si chiama
l’avvicinamento alla loro realtà
Sì ci sono gli altri ragazzi come me vabbè ho capito
ma per esempio se questi ragazzi qui poi mi vogliono far fare quello che dicono loro
Io voglio fare quello che dico io
E se non mi fanno vedere la tivù la sera
O se se la vedono ma per esempio sono dei cretini che invece dello sport si vogliono guardare “La vita in diretta”

PADRE
Bevi
siamo in ritardo bevi

FIGLIO
Papà dici che non avrò paura

PADRE
Quanto zucchero vuoi

FIGLIO
Uno se no poi ingrasso
Eh papà tu cosa dici
Per esempio al sabato mattina dici che mi lasceranno dormire fino a tardi o devo stare ai loro ordini
di questo Tiglio qui

PADRE
Dai che dobbiamo andare

FIGLIO
Non è che poi mi legnano al Tiglio

PADRE
Magari
se non ti comporti bene
(prende con il cucchiaino la schiuma dal cappuccio del figlio)

FIGLIO
Oh la schiumettaaa

PADRE
Eh se tu non bevi

FIGLIO
Sì ma non tuttaaa

PADRE
(gli restituisce il cucchiaino)

FIGLIO
(bevendo il cappuccio) Papà dici che al Tiglio ce l’avranno Sky
secondo me non credo che ce l’avranno Sky
(si versa il cappuccio addosso)

PADRE
Vunciùn*

I due si guardano. Pausa. Il primo a rompere il silenzio è il padre.

PADRE
Qui guarda pulisciti qui (lo pulisce)
Sky
perché cosa credi che tutti ce l’hanno Sky

FIGLIO
Dico io ma come faranno a vivere senza Sky

PADRE
Guarda che mica tutti se lo possono permettere eh
guarda che Sky costa

FIGLIO
Ah costa

PADRE
Perché cosa credi che io non lo pago Sky

FIGLIO
Beh ma tu adesso lo dovrai disdire Sky no
Cosa te ne fai di Sky che non sarai a casa

PADRE
Ma cosa vuoi che disdico
come faccio a disdirlo
Se hai pagato poi te lo devi tenere



* Termine dialettale milanese per “sporcaccione”

FIGLIO
Ah te lo devi tenere

PADRE
E cosa credi
mica uno lo disdice così
devi dare il preavviso

FIGLIO
Ah il preavviso
E dallo no
Cosa te ne fai tu di Sky che sarai all’ospedale

PADRE
Ancora
Ti ho detto che ormai l’ho fatto e per quest’anno me lo devo tenere

FIGLIO
Ah per quest’anno

PADRE
Eh

FIGLIO
E poi
dopo quest’anno

PADRE
Ah ma sei testardo eh
(si alza) Andiamo



4. Il cancello d’ingresso della comunità “Il Tiglio”

Padre e figlio attendono davanti al citofono.

FIGLIO
Non c’è nessuno
mi sa che non c’è proprio nessuno in questo Tiglio qui

PADRE
Aspetta no

FIGLIO
Torniamocene al bar

PADRE
Devi portare pazienza


FIGLIO

pazienza
(guarda l’insegna appesa al cancello)
E poi
quello lì sarebbe un Tiglio sarebbe
A me mi sembra un po’ rinsecchito come Tiglio

PADRE
Ma a te non ti va mai bene niente eh

FIGLIO
Ho già capito
questi qui non le sanno fare le cose
me le faranno fare tutte a me le cose
te lo dico io

PADRE
Ma che vuoi fare tu
che cosa vuoi fare
devi solo stare zitto e portare pazienza
che gli altri mica sono sempre al tuo servizio

FIGLIO
Perché a te ti sembra un posto decente questo
a me non mi sembra decente
Hai detto che era come casa nostra
a me non mi sembra come casa nostra

PADRE
E’ meglio di casa nostra
Casa nostra tra un po’ se ne cade a pezzi
invece guarda là quanti alberi
Un paradiso

FIGLIO
Sì un paradiso
Ma ci sarà un’edicola qui vicino a questo paradiso

PADRE
Poi la cercherai con loro no

FIGLIO
Sì ma un’edicola come dal Gigi
che mi regala i giornali
che lui sì che me la dà la considerazione

PADRE
E beh certo
la considerazione
Sono sempre gli altri che devono darla a te la considerazione
ma tu per gli altri

Rumore al citofono. Si apre il cancello.



5. Padre e figlio a colloquio con la coordinatrice della comunità “Il Tiglio”

PADRE
Dottoressa sa io mi sono detto
forse è l’età
Io li vedo i ragazzi quando vado sul tram
quindici sedici anni
stanno seduti così
così
oh nessuno che si alza
nes-su-no
Le persone anziane sofferenti come me stanno in piedi e loro
Ah guardi a me mi viene un nervoso che
Ora dottoressa mio figlio non è che ha quindici sedici anni ma è come se ce li avesse
Lo sa che c’è dottoressa
che sono finiti quei tempi quando si avevano i sentimenti
che adesso dottoressa i sentimenti non ce li ha più nessuno
Tutto quello che si sente in giro adesso una volta mica
No no
Quella lì per esempio
quella ragazza che ha ucciso la madre a pallonate
O quell’altro
quel ragazzo che ha ucciso il padre con la spranga
quaranta sprangate alla testa
uno due tre
così
Vuol dire che uno è pazzo dottoressa
E’ che i ragazzi di oggi non hanno più rispetto

FIGLIO
Dai papà riprendiamo i contatti

PADRE
I contatti

Dottoressa guardi
questi sono gli ultimi contatti che ho avuto con lui
(le mostra il segno del morso alla mano)

FIGLIO
Eh tu m’hai detto vunciùn

PADRE
Ha capito dottoressa
Magari uno dice una parola in più
e lui ti morde e ti scaraventa giù per le scale
E’ fatto così
è impulsivo

FIGLIO
Impulsivo impulsivo

PADRE
Magari io ho detto una parola sbagliata
va bene
sì ma c’è bisogno di comportarsi così

FIGLIO
Ma così comeee

PADRE
Lasciamo perdere
ch’è meglio
Allora dottoressa
ho portato tutto
(apre una sacca e la svuota sul tavolo)
i documenti di mio figlio
la carta d’identità
la tessera del tram
la tessera sanitaria
Le do tutto subito
sa non vorrei che alle volte poi me ne dimentico
o che si perdono nel trambusto
Poi cos’è che volevo dire
ah sì
sa ho letto sul giornale che in un altro posto lì
adesso non me lo ricordo come si chiama
hanno fatto venire Naomi Campbell come testimonial
Volevo dire
non è che potrebbe venire qualcuna anche qui
sa magari i ragazzi sarebbero contenti



6. La nuova casa

Il figlio dentro la sua stanza nella comunità. Le pareti sono tappezzate di poster di calciatori. Gira in lungo e in largo con una radio accesa sulle partite.

FIGLIO
Dottoressa
dottoressaaa
ha perso il Mantovaaa
col Bariii
Ma dico io quello lì
Tresser
abbiamo pareggiato con la Triestina
abbiamo perso col Pisa
abbiamo perso col Lecce
ma allora era meglio Dicarlooo
E’ che quelli lì vogliono questi (segno dei soldi)
lo fanno solo per questi
nessuno che lo fa così
sgobbonamenteee
(di colpo, alla radio, rumore bianco; allunga e accorcia l’antenna, la dirige in diverse direzioni)
Le frequenze
Operatori
operatoriii
non ci sono più le frequenzeee
Cazzo ma gli operatori non capiscono proprio niente eh
li chiami e non vengono
hai bisogno e non vengono
Ha ragione la dottoressa ha
voi operatori siete portatori di messaggi obliqui
Operatoriii
Vabbè
mi guarderò “La vita in diretta”



7. La telefonata settimanale col padre

FIGLIO


Sì papà io ce l’ho la pazienza ma sono stanco di fare i percorsi
le riunioni famigliari
i momenti di avvicinamento alla loro realtà
Eh

Sì la guardo la tivù
Ieri
Boh
Ah sì mi sono visto “La vita in diretta”
Eh
No
No non ho cambiato i gusti
Sì i giornali sì
solo che qua non si or-ga-niz-za-no
e meno male che gliel’ho detto agli operatori
che nella vita è importante fare una scaletta delle cose più importanti
Lunedì Interclub
Martedì American Superbasket e il Grande Rugby
Mercoledì Superbasket e Gazzetta
Giovedì Gazzetta più Onda Tivù
Venerdi Tivù SorrisieCanzoni e Il Giorno o Gazzetta
Sabato e domenica vacanza
Oh io mi devo organizzare nella vita
Ma ‘sti operatori qui mica lo capiscono eh
Ah me li porti tu
Allora va bene va bene
Be’ un po’ ce n’è da prendere eh
dovrebbe uscire Forza Milan di ottobre
SuperVolley PiVì
Sorrisi e Canzoni no che ce l’ho già
GuidaTivù l’ho fatto metter via
TrevisoOggi
ecco portami TrevisoOggi
Come cosa me ne faccio di quello che succede a Treviso
Ah tu dici che quello che succede a Treviso chi se ne frega
Sì ma c’è lo sport no
Eh
Ah be’ certo
Papà
Voglio tornare a casa
Ah
Ho capito
Non si può
Ho capito ho capito

Riattacca.



8. Colloqui con la coordinatrice

Il figlio nella sua stanza. Si guarda intorno: dappertutto scatoloni, pile di quaderni, quotidiani e riviste sportive.

FIGLIO
Guarda
guarda qua
è già tutto pieno
Dove li metto io adesso gli altri giornali
(guarda le pareti piene di poster di calciatori) E i poster
gli altri poster adesso dove li appendo
mica li posso buttare via
(guarda negli scatoloni) E gli aforismi
dove sono adesso gli aforismi
ah ecco
(prende da uno scatolone un quaderno e legge degli aforismi che ha composto)
Ma quella volta lì quella volta lì ho imparato che prima si fa la pipì e poi si lavano le mani
Io amo troppo la mia casa perché ci sono tante cose c’è il gabinetto e si possono fare tante cose al gabinetto
Chi va sempre in chiesa ha la coscienza sporca
Meglio una ragazza bella che ti voglia bene piuttosto che tre che non ti vogliono
Alla mattina sono un ariete
Se avessi una moglie io al giorno d'oggi non gli sparerei
Pensa mia zia faceva lo yoga e io le poesie

La porta della stanza si apre: è la coordinatrice. Il ragazzo legge l’ultimo aforisma dedicato a lei.

FIGLIO
Dottoressa dottoressa lei da quando è arrivata è sempre migliorata

La coordinatrice lo guarda canticchiando qualcosa.

FIGLIO
(alla coordinatrice, che gli si avvicina) Cosa dottoressa
Ah la canzone
Che mi fa bene mi fa bene
(cantano insieme, lui le appoggia la testa sul seno) Questa è la canzone
della mamma dottoressa
che ti tiene
che ti tiene
che ti tiene vicino a te
che ti tiene vicino a te
(le guarda nella camicia)

COORDINATRICE
(gli mostra il crocifisso appeso al collo)
Ti piace
guarda che lui ti aiuta
sì ti aiuta se vuoi
prova a parlarci
parlaci
ci puoi parlare se vuoi
(gli regala il crocifisso; esce)

FIGLIO
(resta solo con il crocifisso; lo guarda, lo rigira tra le mani)
Ma che brutto colore che c’hai
No, scusa se ti do del tu
per un po’ di confidenza
che qua
chi ce l’ha la confidenza
chi ce l’ha
Ti piace il cappuccio
Giuro un giorno ti porto al bar e ci facciamo cappuccio e brioche
vedrai che lo cambi il colore
che adesso c’hai un colore
come il papà
da ospedale da ospedale
Per forza dico io
a stare sempre in quella posizione
Ma non te l’ha detto il fisioterapista
di non assumere posizioni scomode
di fare esercizi con le gambe
con le braccia
con le mani
Sì eh
ma tu niente
da un orecchio ti entra e dall’altro ti esce
Se continui così finisce che te li mettono anche a te quei tubicini
sì sì
quelli che ti entrano nel naso
e ti gorgogliano l’ossigeno
Però sono belli sono
tutti trasparenti
e dentro quell’acqua gasata
con tutte quelle bollicine
glu glu glu
glu glu glu
Ma non ti piace lo sport



9. La visita

La sala d’attesa del Tiglio. Il figlio e la coordinatrice attendono l’arrivo del padre.
Al suo arrivo, un lungo silenzio.

PADRE
(Abbraccia il figlio. Apre la sua sacca e tira fuori dei giornali)
To’
tieni
guarda qua cosa t’ho portato
Dream Team
American Superbasket
Supervolley Pivvì
La Gazzetta dello Sport
Tivù Sorrisi e Canzoni

FIGLIO
Ma Tivù Sorrisi e Canzoni ce l’hooo

PADRE
Tienilo lo stesso no
ne tieni uno in camera e l’altro lo regali ai tuoi compagni
E Onda Tivù tieni

FIGLIO
E La Provincia Pavese e Il Ticino

PADRE
Sì perché lui dottoressa legge anche quei giornali lì
Ma dico io cosa te ne fai di sapere cos’è successo al duomo di Pavia
mi fai spendere soldi e soldi per i giornali che poi li butti
che leggi solo le pagine dello sport

FIGLIO
Ah ma La Prealpina io per esempio non la compro più
che ci sono delle squadre che son dei brocchi

PADRE
Veramente la compravo io

FIGLIO
Oh ma non fare il sofisticaatooo

PADRE
Tieni va’
qui ci sono anche un po’ di felpe per l’inverno
Quelle che piacciono a te eh
come quelle che mettono quelli lì che fanno lo sport

Silenzio.

PADRE
E provale no

Il figlio guarda le felpe, ne prova una.

PADRE
Sa dottoressa io lo portavo sempre a vedere le partite
non solo di calcio
ma anche di pallavolo
di basket
gli sport che chiamano minori
Se giocava l’ArmaniJeans era pieno così
e poi si menavano
allora noi andavamo a vedere le altre partite
sa le squadrette
c’erano trenta quaranta persone
Dottoressa
ma qui lo portate a vedere il basket
Sa prima ci andavamo sempre insieme
(si alza di colpo, si volta e scoppia a piangere)

COORDINATRICE
Su non faccia così
vuole stare un po’ da solo con suo figlio

Vedrà le farà bene
farà bene a tutti e due (esce)

FIGLIO
(si avvicina al padre come per consolarlo)
Papà
Ma come faccio io
con i giornali
Si è riempito lo scatolone
Non è che se li metto tutti lì ingrugnati
poi vengono gli scarafaggi

PADRE
(si asciuga le lacrime)
Gli scarafaggi

gli scarafaggi
Va bene
Non li vuoi i giornali
se non li vuoi allora me li riporto indietro

FIGLIO
Eh ma ci sono i programmi tivù

PADRE
Allora li tieni o no

FIGLIO
Ma dico io non li possiamo portare a casa

PADRE
Se lo sai che non sono a casa

FIGLIO
Allora portiamoli all’ospedale
c’è spazio all’ospedale

PADRE

all’ospedale
(va alla finestra e guarda fuori)
Allora come stai qua
mi sembra bello questo Tiglio no
più bello di casa nostra sicuro

FIGLIO
Perché sei a casa adesso
sei tornato a casa

PADRE
Ma no
no
sono lunghe le cure
cosa credi
che uno si cura così in quattro e quattr’otto
devono fare gli accertamenti no

FIGLIO
Ah gli accertamenti

PADRE
Mi sembra proprio bello qua
E le partite
le vedi le partite
te le fanno vedere

FIGLIO
Mah
mica sempre me le fanno vedere
ci sono i turni anche per la televisione

PADRE
E certo
li devi rispettare i turni
ci sono i turni nella vita

FIGLIO
Sì ma io non ce l’ho la pazienza dei turni
caso mai me le sento alla radio
Solo che quella radio a cubo lì non è che funziona tanto bene eh
non le prende mica le frequenze

PADRE
Ma non me lo potevi dire
Se me lo dicevi
Siamo pieni di radio a casa
venticinque ce ne sono
Non ti ricordi
me le hai fatte comprare
le abbiamo comprate e non le hai mai usate
Ma sono là sono eh
tutte là
Se ti servono te le porto
e se no cosa sono lì a fare
cosa vuoi che me ne faccio io di tutte quelle radio
mi metto il negozio

FIGLIO
Sì ma sono tutti quei cubi piccoli lì
non le prendono le frequenze quei cubottiii
Lo sai quale mi devi portare
quella sulla credenza
quella radio lì le prende le frequenze
quella grande sulla credenza

PADRE

te la porto col camion
(guarda dalla finestra)
Non ti lamentare va’
che mi sembra stai bene qua

FIGLIO
Sì ma a casa io ho tutte le mie cose

PADRE
Proprio bello
non come casa nostra
che tra un po’ ci crescono i funghi
Pieno di verde
Un paradiso

FIGLIO
Mah
io mi sento prigioniero
in questo paradiso

PADRE
Prigioniero
Addirittura
Cosa ti fanno fare
i lavori forzati ti fanno fare

FIGLIO
Eh mi fanno i turni dei piatti
i turni di tutto
Ma dico io mica possiamo fare sempre tutto quello che dicono gli altri eh
se no cosa facciamo qua
i robot veramente
siamo mica dei robot

PADRE
Ah be’ per quello che ti senti prigioniero
ti fanno lavare due piatti
e ti senti prigioniero

FIGLIO
Eh ma dico io in questo Tiglio qui
non la possono comprare la lavastoviglie
Non lo capiscono e non lo capiscono questi operatori
io mi devo ri-po-sa-re

PADRE
Uno si riposa dopo che ha lavorato no

FIGLIO
Sì ma mi fanno fare tutto a me mi fanno fare
loro non fanno un cazzo questi operatori qui e io devo apparecchiare sparecchiare
Cazzo è veramente il massimo qua
io c’ho i cali di pressione c’ho
c’ho gli sbalzi
e devo lavorare
e loro cantano
sì sì cantano
le canzoni della chiesa
Sono tutti malati della chiesa
La domenica io mi voglio sentire le partite
e loro mi portano in chiesa

PADRE
(tira fuori dalla sua sacca una bottiglietta d’acqua e gliela porge)
Tieni
bevi

FIGLIO
(la prende, la guarda, gliela restituisce)

PADRE
Ma tienila no
ti può servire

FIGLIO
(rigira la bottiglietta tra le mani)
Che marca è

PADRE
E già tu se una cosa non è di marca non la consideri nemmeno
E’ acqua

FIGLIO
Non è gasata

PADRE
Naturale
del rubinetto

FIGLIO
A me gli operatori al bar me la comprano gasata

PADRE
Gli operatori
Guarda che i soldi per comprarti l’acqua gasata glieli passo io agli operatori

FIGLIO
Ah glieli passi tu

PADRE
Eh
cosa credi
Io non me la prendo più l’acqua gasata al bar
non me lo posso permettere
E comunque guarda che tante volte l’acqua è più buona dal rubinetto

FIGLIO
A me mi piace di più gasata

PADRE
La vuoi o no

FIGLIO
Va bene va bene

PADRE
Poi diglielo agli operatori di mettertela in fresco eh mi raccomando
se no diventa subito calda

FIGLIO


PADRE
Hai capito

FIGLIO
Sì sì

PADRE
(si volta verso il figlio e sorride)
Com’è che si chiamava?

FIGLIO
(sorride) Cosa

PADRE
L’acqua quella che prendevamo a casse al supermercato (sorride)

FIGLIO
(sorride) Ah quella del supermercato
Non era la Ferrarelle

PADRE
(sorride) No no
non era la Ferrarelle
come si chiamava
Vedi non me le ricordo più le cose

FIGLIO
Adesso non le compri più le casse di acqua

PADRE
Eh

FIGLIO
All’ospedale non le compri

PADRE
Ma come faccio a comprare le cassette di acqua all’ospedale

FIGLIO
Ma non ti fanno uscire mai dall’ospedale
sei sempre lì dentro a fare le cure

PADRE
Sempre
sempre
Ma com’è che si chiamava quell’acqua

FIGLIO
Papà mi sento agitato

PADRE
Non ti devi agitare
Cosa dice la dottoressa

FIGLIO
La dottoressa

PADRE
Eh cosa dice
Quando sei agitato

FIGLIO
Quando sei agitato siediti sul water e conta fino a dieci

PADRE
Ecco
li devi seguire i consigli

FIGLIO
Papà
quando torno a casa

PADRE
Tò (prende un mazzo di chiavi e gliele porge)

FIGLIO
(guarda il mazzo di chiavi ma non le prende)

PADRE
Vuoi andare a casa
prendi le chiavi no
come entri senza chiavi

FIGLIO
(non le prende) Tu non ci sei a casa

PADRE
Io-non-ci-so-no
in che lingua te lo devo dire
Ogni tanto ci passo
ogni tanto
quando mi fanno uscire
ma se no sono sempre lì
Controlli
Esami
Cosa credi

FIGLIO
Gli esami del sangue

PADRE
Di tutto
di tutto

Il figlio gli afferra una manica, la solleva e gli esamina il braccio.

FIGLIO
Be’ ma non ci sono i segni però

Il padre si divincola. Tossisce e ride istericamente.

PADRE
I segni
ma cosa vuoi che si vedano ancora i segni
li ho fatti l’altro giorno gli esami

FIGLIO
Ah l’altro giorno
Ho capito
ho capito
E il Gigi all’edicola lo vedi

PADRE
Ma come faccio a vederlo

FIGLIO
Chissà quanti giornali che mi ha conservato

PADRE
Quando passo te li prendo

FIGLIO
Quando

PADRE
Non lo so quando
come faccio a saperlo
quando mi lasciano uscire dall’ospedale no

FIGLIO
Beh ma io ti trovo bene però

PADRE
(ride nervosamente)

FIGLIO
Non mi sembra che stai male
stai ridendo

PADRE
Non sto ridendo

FIGLIO
Ah non stai ridendo

PADRE
Da un po’ di tempo mi viene una cosa qui
che sembra che rido
ma non è che rido
è il nervosismo (tossisce, ride)

FIGLIO
Ah il nervosismo
sei nervoso papà
Papà quando passi da casa poi passi anche dall’edicola del Gigi
Che m’avrà messo da parte i giornali
la Gazzetta dello Sport
il Telepiù

PADRE
Il Telepiù sì
il Telepiù (tossisce, ride)

FIGLIO
Mah
A me però mi sembra che stai già meglio

PADRE
(tossisce) E cosa vuoi
che muoio
Ma io non lo so
Piuttosto tu
devi dimagrire devi
La fai la cyclette

FIGLIO
Perché
mi vedi sostanzioso

PADRE
Quanti cappucci e brioche ti fai

FIGLIO
Uno
uno

PADRE
See uno
ogni mezz’ora
E la brioche
come la prendi la brioche

FIGLIO
Alla marmellata

PADRE
Ah hai capito
alla marmellata

FIGLIO
Dici che mi fa ingrassare la brioche alla marmellata
allora la prendo al cioccolato

PADRE
Meglio se la prendi vuota

FIGLIO
Ah meglio vuota
al cioccolato non va bene
E la Gianna ti viene a trovare ogni tanto all’ospedale

PADRE
La Gianna
La Gianna anche lei è buona per i calli
Io gliel’ho detto
non posso badare più a te Gianna
non posso badare più a nessuno

FIGLIO
(annuisce) A nessuno
a nessuno





10. Lo studio della coordinatrice

Il padre e la coordinatrice. Il figlio non c’è.

PADRE
Dottoressa
io c’ho l’euro zero
come faccio a venire più spesso
che è lontano questo Faggio qui

COORDINATRICE
Tiglio

PADRE
Mi scusi dottoressa
Tiglio
Per venire qui al Tiglio con i mezzi dottoressa
guardi lei non ha idea
La macchina non la posso prendere

rottamala dicono
e compratene un’altra
che te la finanziamo in parte
In parte
Tutta me la dovete finanziare
che non ce l’ho i soldi per comprarne un’altra
Allora ti facciamo l’abbonamento gratis all’A.T.M.* dicono
basta che fai la richiesta
Va bene dico
Dottoressa la richiesta l’ho fatta
sono passati sei mesi
ma l’abbonamento all’A.T.M.
Che poi dottoressa l’A.T.M.
lei non ha idea
ore ad aspettare
o-re
(si alza, si guarda intorno come aspettasse il tram)
2 minuti di attesa
Basta che ti volti un attimo
e c’è scritto 12 minuti
Aspetti un altro po’
alterata
Ma com’è possibile dottoressa
Dottoressa sa come li chiamo io
A.T.M.
Azienda Tarati Mentali
(malinconico) Sa quante volte ci scherzavo con lui dottoressa
quando prendevamo insieme il tram


* Azienda Trasporti pubblici della città di Milano

Si apre di colpo la porta: è il figlio.

FIGLIO
Azienda Tarati Mentali

IL PADRE
Eccolo
Cosa crede dottoressa
lui era là ad origliare
ha sentito tutto
Io non posso dire una parola con un altro che lui subito arriva
E’ geloso dottoressa
ge-lo-so
Sa vede che siamo qua
soli
io e lei
Adesso cos’è che stavo dicendo
ho perso il filo
Ah sì
guardi dottoressa
io per venire fin qui
a piedi me la devo fare
guardi
guardi qua
(si tira su i pantaloni fino alle ginocchia)
vede
a forza di camminare mi si è irrigidito il polpaccio
mi è venuto un polpaccio come quello dei calciatori

FIGLIO
Sì dai
come i calciatori adesso

PADRE
Lo sente dottoressa
l’ha sentito no
Lo sa come la pensa lui
lo vuol sapere
Che gli altri non possono stare male
non possono soffrire gli altri
Solo lui ce l’ha questo diritto

FIGLIO
Ohhh
esageratooo

PADRE
Sa tante volte
io faccio finta di non sentirlo
Devo fare finta di non sentirlo
perché se no

Si alza di colpo, guarda il figlio. Poi si accascia sulla sedia.

PADRE
Dottoressa
prima non era così
Quando c’era mia moglie
eravamo in due
era diverso
(ride istericamente. Piange)

COORDINATRICE
Su non faccia così
non deve fare così

Il padre cerca nelle tasche e nella sacca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, non lo trova. La coordinatrice gli passa un fazzoletto.

COORDINATRICE
Ecco
si calmi
si calmi adesso
va tutto bene

PADRE
Ma le sembra
le sembra possibile che devo fare queste figure
che mi devo ridurre così alla mia età
Comunque
cosa stavamo dicendo
Ah sì l’A.T.M.
M’avevano detto che mi facevano l’abbonamento gratis all’A.T.M.
e io ‘st’abbonamento ancora lo devo vedere
e sono mesi
mesi che ho fatto la richiesta
Dottoressa ma ogni tanto si muovono queste strutture
E anche per la questione dei contributi lì
m’hanno detto di contattare la signora Denaro
Dottoressa io l’ho cercata questa signora Denaro
ma non si trova mai
al comune il telefono o è occupato o non risponde nessuno
Ma dico io non lo capiscono al comune
che siamo handicappati
Non ci sono delle facilitazioni

Il figlio si siede al suo fianco; il padre lo guarda.

PADRE
Dottoressa
allora
come va mio figlio
si comporta bene

FIGLIO
Si comporta bene
si comporta bene

PADRE
Ma sei la dottoressa tu
Come va il rapporto con la sua fidanzata dottoressa
mi ha detto al telefono che qui ha la fidanzata

FIGLIO
Va bene va bene

PADRE
Ah ci credo dottoressa
mi ha detto che è muta
Sa con lui basta che una persona è timida
o non parla tanto e non è capace di prendersi il suo spazio
allora subito ci va d’accordo
Ma se uno s’azzarda a dire tanto così
(gli squilla il cellulare. Passa il cellulare al figlio)
To’ è la Gianna
la vuoi salutare
Vuoi salutare tua sorella
E salutala no

FIGLIO
(prende il cellulare e lo guarda)
E’ qui

PADRE
Sì ma parla
che gli fai spendere tutti i soldi

FIGLIO
Pronto Gianna
No
(piagnucola)
Mi gira la testa
non ci voglio stare al Tiglio

PADRE
(gli prende il cellulare)
Gianna ti chiamo dopo
no non è il momento adesso
(riattacca)

PADRE
Dottoressa non vengono mai da sole le disgrazie
Sa la Gianna
anche lei
(pausa; guarda il figlio; guarda la coordinatrice)
Aveva appena trovato lavoro
con quella legge lì
la sessantotto la sessantanove
adesso non me li ricordo i numeri
e cosa fa il primo giorno di lavoro
si taglia un dito
questo dito qui
l’ha lasciato nel macchinario della fabbrica
Adesso è in ospedale
Dottoressa guardi io gliel’ho detto
non posso badare a te Gianna
non posso badare più a nessuno
Quando si è fidanzata con Orazio io gliel’avevo detto a tutti e due
tò prendetevi la mia casa
e loro che fanno
si lasciano
Forse ha fatto bene
forse Orazio non era adatto per lei
(pausa)
Poi Giancarlo
E si lasciano pure con Giancarlo
Ma cosa volete da me
io c’ho i miei problemi c’ho (tossisce; ha un accesso di riso isterico)
Dottoressa io ho male qui vede
oltre ai calcoli
i diverticoli
c’ho la pancreatite cronica
che non è la pancreatite acuta come Pavarotti
se no lì non ce la fai
però la devo tenere sott’occhio perché se mi diventa acuta
buonanotte
Io dottoressa
quando mi alzo la mattina
guardo sempre lassù
e dico grazie
(pausa; al figlio)
To’ t’ho portato questo
(tira fuori dallo zaino un borsellino rosa kitch)
così lo regali alla tua fidanzata
Dottoressa a me l’hanno regalato
mi è sembrato strano
poi ho capito perché
è rotto
Dottoressa voi fate tanto per noi
(si commuove e di colpo la abbraccia; la coordinatrice si divincola; il padre tira fuori dalla sacca un piccolo portafotografie e lo regala al figlio)
E questo
guarda
di qua c’è la tua foto
e di qua è vuoto
ci metti la foto di chi vuoi tu (sorride)

FIGLIO
(sorride) Della fidanzata

PADRE
Ci puoi mettere anche la mia sai
così ogni tanto ti ricordi anche del papà
(tira fuori dalla sacca un mazzo di schedine del totocalcio)
Tiè ti ho portato anche queste così le giochi con la fidanzata
Perché lui dottoressa mi dice che anche con la fidanzata che è muta riesce a giocarle le schedine
e anche con quello in carrozzina
Come hai detto che si chiama

FIGLIO
Antoniooo

PADRE
Antonio ecco Antonio
E con quell’altro lì
quello che sfreccia veloce
Cristian ecco Cristian
Sono tutti bravi ragazzi dottoressa
Vuol fare la schedina con noi dottoressa
(pausa)
Fa niente
un’altra volta



11. Istruzioni per un buon inserimento nella realtà

COORDINATRICE
Io credo che suo figlio si sia inserito bene nella nostra realtà
Fatica ancora un po’ ad osservare le regole
i ritmi comuni
ma questo è normale
col tempo si abituerà
(al figlio, sorridendo) Qui si vive insieme
è come una grande casa

FIGLIO
(annuisce) Grande
grande

COORDINATRICE
(al padre) Ogni ragazzo può fare le sue attività preferite
qui le attività sono uno strumento molto utile
abbiamo il programma settimanale delle attività
alcune individuali pensate su misura per ogni ragazzo
altre da svolgere nel piccolo gruppo
altre nel grande gruppo

FIGLIO
Io sono individuale

COORDINATRICE
(sorriso comprensivo)
E’ giusto rispettare le individualità di ognuno
ma bisogna imparare anche a stare con gli altri

FIGLIO
Con la mia fidanzata

PADRE
Ma fai parlare la dottoressa no
Dottoressa
è una testa dura

COORDINATRICE
Non si deve preoccupare
i tempi di adattamento sono graduali
per noi è importante rispettare i tempi di ognuno
Per questo una volta la settimana utilizziamo lo strumento della riunione familiare

FIGLIO
Due palle

COORDINATRICE
(sorriso comprensivo)
Possono risultare noiose
ma sono un utile strumento di condivisione dei bisogni di ognuno

PADRE
Dottoressa
sa io non è che ho capito proprio tutto riguardo a questi strumenti qui
ma è colpa mia
sono io che sono ignorante
Comunque volevo ringraziarla
io non lo so come fate qua ad avere questa pazienza con lui
non lo so proprio
grazie
grazie veramente

COORDINATRICE
Non mi deve ringraziare
è il nostro lavoro


FIGLIO
Sì ma perché
io non lavoro
Non li faccio io i turni di svuotaggio dei cestini
i turni del carrello della mensa
i turni dell’apparecchiamento

COORDINATRICE
(sorriso comprensivo; al padre)
Ha visto come sta diventando bravo suo figlio

PADRE
Dottoressa
io non ho mai trovato gente come voi
(si commuove; si alza e fa per abbracciarla)

COORDINATRICE
Stia comodo stia comodo
Su
non faccia così
non deve fare così
(al figlio)
Lo vedi
fai commuovere il papà

FIGLIO
Si commuove si commuove

Il padre si risiede.

PADRE
Ah dottoressa
(apre la sacca, tira fuori un paio di scarpe da tennis bianche e le appoggia sul tavolo)
me ne stavo dimenticando
Sa siccome mi ha detto che quelle che porta gli andavano strette
ho portato queste
Le sue posso metterle io che ho il piede piccolo
e queste qui le mette lui
Solo che sa
le sue sono bianche
secondo lei io posso andare in giro con le scarpe bianche
Dottoressa io mi vesto normale
mi piace vestirmi normale
come uno della mia età
A sessant’anni non si può andare in giro con le scarpe bianche
Io quando vedo quelli che a cinquanta sessanta anni se ne vanno in giro con il coso qui
(si tocca l’orecchio)
o qui
(si tocca il naso)
a me mi fanno ridere sa
Cosa fanno cuncià così dottoressa
devo mica andare in giro a far ridere la gente
(pausa)
Vabbè fa niente
mi metterò le scarpe bianche
Tenga
me la tiene un attimo
(porge alla coordinatrice una delle scarpe nuove)
che io misuro qui
(alza il piede del figlio e lo confronta con l’altra scarpa)

va bene va bene
Grazie dottoressa

Il padre toglie le scarpe dai piedi del figlio e gli fa calzare le nuove; poi, a sua volta, si toglie le proprie, ormai vecchie, e calza quelle che prima portava il figlio. Si dispongono uno a fianco all’altro, entrambi con scarpe da tennis bianche ai piedi, e ammira il risultato dell’operazione.

PADRE
Ecco stiamo bene così
vero dottoressa

FIGLIO
Sì sì
stiamo bene
dai papà facciamo la foto

PADRE
E facciamo la foto
facciamo la foto
(tira fuori dallo zaino una polaroid)
Ecco
(la porge alla coordinatrice)
Per piacere
ci scatta una foto dottoressa

Padre e figlio si mettono in posa. La coordinatrice scatta loro una foto.

FIGLIO
Il flash
papà il flash
non l’ha messo il flash

PADRE
Sì sì
Dottoressa mi scusi
può rifarcela
ha dimenticato di mettere il flash
mi scusi eh

La coordinatrice scatta nuovamente.

PADRE
Ecco
grazie
non so come ringraziarla dottoressa
Vuol fare una foto con noi dottoressa
su non faccia complimenti
(al figlio) To’
scatta su una foto a me e alla dottoressa

Il figlio li guarda in silenzio.

PADRE
E scatta no
cosa aspetti

Il figlio scatta e sviluppa la foto.

PADRE
Ma cos’è che hai ripreso
solo le scarpe hai ripreso
non è venuta la dottoressa



12. La promessa

Il figlio guarda le foto scattate col padre.

FIGLIO
Papà
noi due invece siamo venuti
siamo venuti bene siamo venuti
Dai papà
riprendiamoli i contatti

PADRE
Cammina
contatti

FIGLIO
Papà io li vedo gli altri ragazzi qui
che il sabato e la domenica tornano a casa
dai mangiamo insieme un weekend

PADRE

mangiamo insieme
Dottoressa lei nemmeno se l’immagina
quanti soldi che mi faceva spendere il weekend
in rosticceria
Salamelle
pollo
polpette
melanzane alla parmigiana
A parte che a me tutte quelle cose unte lì non mi piacciono

FIGLIO
Ma dai
solo un weekend

PADRE
Più in là
lo facciamo più in là
Quando sono guarito definitivamente
Vero dottoressa

FIGLIO
Ah
va bene
E quand’è che guarisci
de-fi-ni-ti-va-men-te

PADRE
A Natale
Vero dottoressa
magari possiamo passare un paio di giorni insieme per Natale

COORDINATRICE
Per Natale direi ch’è possibile

per Natale

Silenzio.

PADRE
Allora
hai sentito
l’hai sentita la dottoressa che cosa ha detto

FIGLIO
Ha detto di sì
che posso tornare a casa

PADRE


FIGLIO
Per Natale

PADRE
Ah ecco

FIGLIO
Sì ma siamo ancora a ottobre siamo
come faccio io ad aspettare Natale
non è che fino a Natale in rosticceria poi le finiscono le salamelle

PADRE
Non le finiscono non le finiscono
Allora
non sei contento

FIGLIO
Perché
Dici che devo essere contento

PADRE
Devi essere contento sì
dimmi che sei contento una volta tanto

FIGLIO
Sono contento sono contento

PADRE
Ecco
vai adesso

FIGLIO


PADRE
Esci ho detto
che la dottoressa mi deve parlare

Il figlio lo guarda in silenzio.

PADRE
Dottoressa
gli dica qualcosa
se no lui non la smette

COORDINATRICE
Da bravo
adesso avrei bisogno di parlare con il papà

FIGLIO
Sì ma anch’io ho bisooognooo

COORDINATRICE
Dopo
parleremo dei tuoi bisogni dopo
con calma

FIGLIO
Ah
con calma

PADRE
Hai sentito
vai vai

FIGLIO
Ma dove vadooo

PADRE
Ma dove vuoi no
vai a giocare coi tuoi compagni
con quello lì simpatico
come si chiama

FIGLIO
Antoniooo

PADRE
Ecco
vai a chiacchierare un po’ con Antonio

FIGLIO
Ma se sta facendo l’attività a quest’ora

PADRE
E falla anche tu l’attività no

FIGLIO
Io l’ho già fattaaa

PADRE
Allora fatti una passeggiata
va’ che begli alberi che ci sono giù in giardino
Ah potessi stare io qua
Dottoressa io alla sua età saltavo da un albero all’altro
mi arrampicavo per prendere i nidi degli uccelli
lo sport io lo facevo
mica lo leggevo sui giornali
E invece to’
eccola qui la gioventù di oggi

FIGLIO
Facciamo il cambio papà
tu stai qua in mezzo agli alberi
e io vado all’ospedale


PADRE
Ma cosa dici
che cosa stai dicendo
guarda che io all’ospedale ci vado perché sono malato
mica per la villeggiatura

FIGLIO
Ah
sei malato
E io non sono malato

Pausa.

PADRE
Anche tu
anche tu
Ma adesso sono più malato io

FIGLIO
No
io

PADRE
Allora facciamo così
lo chiediamo alla dottoressa va bene
la dottoressa ne capirà di malattie no
se non ti vuoi fidare di me fidati almeno di lei
Dottoressa chi è più malato
(pausa)
Dottoressa

COORDINATRICE
(al figlio)
Su
fai il bravo

PADRE
Hai visto
sei contento adesso
sarai più contento a sapere che tuo padre è più malato di te

FIGLIO
Mah
a me mi sembra tutta una scenografia

PADRE
Su dai
salutiamoci
così poi parlo con calma con la dottoressa
fammelo questo favore
(lo abbraccia)
Se non vuoi andare giù in giardino
vai a fare la cyclette
che ti fa anche bene ti fa


13. Di nuovo solo

Il figlio nella sua camera sulla cyclette.

FIGLIO
Ma cosa volete da me cosa volete
Sempre con me se la prendono eh
tutti quanti
(smette di pedalare; riprende)
Va bene pedalo pedalo
che mi fa bene mi fa bene
basta che poi mi fate mangiare però
(accelera)
(facendo il verso al padre) Per Natale
vedrai che quando guarisco a Natale lo facciamo un weekend insieme
mangiamo insieme a Natale
(pausa)
Ma perché guarisce proprio a Natale
mah
(fa di nuovo il verso al padre) Eh il papà non ce l’ha più la forza
(pausa)
E perché io sì
( di nuovo il verso al padre) Dai a Natale vedrai che le cose cambiano
(pausa; comincia a pedalare sempre più veloce)
Ma cosa vuoi che cambi a Natale
cosa vuoi che cambi
io cambio tu cambi egli cambia noi cambiamo voi cambiate essi voce del verbo essere
(smette di colpo di pedalare, si guarda tra le gambe)
Operatori
operatoriii
me la son fatta addossooo
Operatoriii
Oh ti pisci addosso
e non vengono eh

Entra la coordinatrice.

COORDINATRICE
Allora
come va

FIGLIO
Eh come va
quando ho bisogno gli operatori non ci sono mai non ci sono


COORDINATRICE
Non ti avranno sentito

FIGLIO
Mi avranno sentito mi avranno sentito
fanno finta quelli lì
si fanno i cazzi loro si fanno

COORDINATRICE
Su
dai
fammi un bel sorriso
mi fai un bel sorriso e vedrai che va meglio

FIGLIO
(sorride forzatamente)

COORDINATRICE
(gli si avvicina e lo accarezza) Ohhh
hai visto che così sei più bello

FIGLIO
E’ andato
il papà è andato

COORDINATRICE
E’ andato a fare le cure

FIGLIO
Per quanto le deve fare le cure
fino a Natale

COORDINATRICE
Vedrai che Natale arriva presto

FIGLIO
Presto
(le appoggia la testa sul seno)

COORDINATRICE
(gli mostra il crocifisso appeso al collo)
Lo vuoi
Ma dove l’hai messo l’altro che t’avevo dato

FIGLIO
Eh
mi sa che l’ho perso

COORDINATRICE
Tieni
però non lo perdere questo
se no lui ci resta male
Lo sai che ci resta male

La coordinatrice esce; il figlio resta solo, parla al crocifisso che regge tra le mani.

FIGLIO
Ancora così sei
Lo so lo so la vita ti stanca
ma tu sei un po’ fissato eh
Dai non lo fare l’autistico
ti devi muovere un po’
se no poi diventi come il Fabrizio
che sta sempre fermo nel corridoio come un semaforo
Lo sai che ti dico
ti porto con me a fare l’attività
cos’è che preferisci
la schedina il judo la cyclette o laboratorio artistico
Guarda che nel laboratorio artistico c’è l’operatrice Silvietta ch’è una donna peperino eh
Vabbè
allora ti porto al concerto di Biagio Antonacci e ci facciamo fare l’autografo



14. Ritorno a casa

Due mesi dopo. Sera. Padre e figlio, appena rientrati in casa, di ritorno dal Tiglio. Il padre si toglie la giacca e posa un sacchetto sul tavolo. Subito dietro il tavolo, a fianco alla finestra, un televisore con sopra un piccolo albero di Natale. Il figlio si guarda intorno.


PADRE
Be’ ma toglitela la giacca no
cosa stai lì impalato a fare

FIGLIO
(non la toglie) I calciatori

PADRE
Cosa

FIGLIO
I poster dei calciatori
non ci sono i poster

PADRE
Ah i poster
Li hanno tolti gli operai
Non vedi
anche la carta da parati hanno tolto
C’era la muffa c’era

FIGLIO
Ah gli operai
sono venuti gli operai

PADRE
Eh
hanno fatto le riparazioni no
tra un po’ qua se ne cadeva tutto a pezzi

FIGLIO
Le riparazioni
(guarda fuori dalla finestra)
Ma però l’antenna di Sky l’hanno lasciata
non l’hanno tolta gli operai l’antenna di Sky

PADRE
A gennaio
a gennaio scade il contratto
li chiamo e si portano pure l’antenna

FIGLIO
A gennaio a gennaio
(smette di guardare fuori dalla finestra; guarda nuovamente le pareti)
Ma quand’è che le hanno fatte le riparazioni
Non eri all’ospedale

PADRE
Dopo
dopo
quando sono uscito

FIGLIO
Allora ti hanno guarito adesso
Ti hanno guarito de-fi-ni-ti-va-men-te

PADRE
Guarito
Mi hanno dato una pausa
Cosa credi
dopo le feste devo tornarci all’ospedale

FIGLIO
Ah
ti ammali di nuovo
dopo le feste

PADRE
Non hai capito
C’è una cosa che devi capire
alla mia età una volta che ti ammali non è che poi guarisci tanto facilmente eh
Come con le macchine vecchie
Guarda che le persone a volte sono come le macchine sai

FIGLIO
Ah devi fare la rottamazione

PADRE
Togliti la giacca va’

Il padre tira fuori dal sacchetto la roba comprata in rosticceria e posa tutto sul tavolo: salamelle, polpette, salsicce, piatti, bicchieri e posate di plastica, una bottiglia di coca cola.

PADRE
E siediti no

FIGLIO
(guarda la bottiglia di coca cola)
Ma non è light
La dottoressa vuole che bevo la coca light

PADRE
La dottoressa la dottoressa
mica c’è la dottoressa qua
Cosa vuoi che sia un bicchiere di coca per Natale
(riempie due bicchieri, gliene porge uno)

FIGLIO
(lo guarda sospettoso)
Non è che poi glielo dici alla dottoressa

PADRE
Non glielo dico non glielo dico
bevi

Si guardano, si sorridono, bevono.

PADRE
(lo guarda) Come ti senti

FIGLIO
Bene bene

PADRE
(gli dà una pacca sulla spalla)
Hai visto che non ti fa niente la coca
Mangiamo adesso dai






15. La cena

Padre e figlio seduti a tavola. Il padre va ad accendere il televisore: un programma di varietà.

FIGLIO
(smette di mangiare)
Ma non c’è il calcio

PADRE
A Natale
ma vuoi che diano il calcio la notte di Natale
Guardiamoci le ballerine no
non sono meglio le ballerine dei calciatori

FIGLIO
I calciatori i calciatori

PADRE
See i calciatori
A parte che saranno in vacanza anche loro no

FIGLIO
Ah be’
perché adesso un calciatore ha il diritto di andare in vacanza

PADRE
E perché no
non è gente come gli altri

FIGLIO
Sì ma loro non lavorano
si divertono e li pagano pure
Sono io che lavoro
che sgobbo
e nessuno mi paga

PADRE
Ah sì
ti sei iscritto all’ufficio di collocamento

FIGLIO
E meno male che la dottoressa mi diceva
vedrai che ti troverai bene
che le cose cambiano
che di qua e che di là
Ne dice di cose la dottoressa eh
ma col cazzo che lì cambiano le cose
Che al Tiglio ci sono certi elementi ci sono


PADRE
Ma come
non c’è l’Antonio che ti sta così simpatico

FIGLIO
C’è c’è
Ma adesso c’è anche quell’altro lì
il Marco
che parla sempre di morti
Oh è un ossessivo eh

PADRE
Ah be’ perché tu invece

FIGLIO
Sì vabbè
anch’io c’ho le mie imbilicazioni
ma non come gli altriii
E quello lì poi
Domenico
siccome a lui non gli piacciono le donne mi rompe sempre le palle a me che mi vuole inculare
Oh e gli operatori non fanno niente eh
non gli dicono nien-te
Basta che fanno le equìpe tutti quegli operatori lì
che fanno i progetti
Si danno un’importanza
ma un’importanza
Ma dico io di cosa parlano in queste equìpe
di-cosa-parlano
Ore e ore per decidere che mi devono dare ancora meno cappucci
ecco di cosa parlano
Ma dico io cosa vuoi che sia un cappuccio in più o in meno per noi giovani

PADRE
Mangia va’

FIGLIO
Ma non potevano trovarli più capaci quegli operatori lì
più simpatici

PADRE
Lascia perdere
che sono dei santi sono

FIGLIO

dei santi
La Silvietta sta sempre attaccata al cellulare col moroso
e se gli chiedo una cosa io invece non mi risponde mai
La dottoressa
a me mi dice che mangio troppo
ma devi vedere quanto mangia lei eh
E lei non le fa le attività
a me me le fa fare le attività
Dico io ma perché non le fa anche lei
Non sono mai contenti non sono
Siamo andati al concerto di Biagio Antonacci e io sono stato tranquillo
ma devi vedere che casino hanno fatto loro
tutto perché alla fine me ne sono andato a chiedere l’autografo a Biagio e non mi trovavano più
oh la polizia hanno chiamato
la polizia

PADRE
Be’
se prima chiedevi il permesso

FIGLIO
Sì ma che palle
sempre il permesso il permesso
il permesso di tutto
Ma chi si credono di essere loro
sulla mia vita
Si danno le arie si danno
Quello lì per esempio
l’operatore nuovo
basta che c’ha gli occhiali da filosofo

PADRE
Che vuol dire
mica uno può essere fatto come dici tu
magari è simpatico anche se c’ha gli occhiali

FIGLIO
Sì simpatico
come la merda
E’ un testardo
ma un testardo
Non mi fa mai vedere lo sport
sembra che è lui il padrone della televisione
accontenta sempre gli altri accontenta
e a me mai
sì ma lì siamo in troppi siamo
nell’attività della televisione siamo in trop-piii
ci vuole tanto a capirlo
dico io se ognuno vuol vedere la Madonna San Giuseppe Gesù Bambino allora non si vive più
A pranzo poi non vuole mai che mi siedo vicino alla mia fidanzata
Ma questi operatori
perché non si fanno gli affari loro
Anche durante il pranzo mi stanno sempre a controllare se tocco qui se tocco lì
Ma perché adesso uno non la può toccare la sua fidanzata

PADRE
Be’ magari non all’ora di pranzo che ci sono tutti
fatti furbo no

FIGLIO
Ma io mica mi faccio vedere
Per esempio quando lei si mette quei pantaloni attillati lì da cavallerizza
o caso mai quando si mette le scarpe nere a punta
io mi piego giù per toccargliele
Se le allungo le mani
le allungo sotto il tavolo

PADRE
Bravo
e secondo te nessuno se ne accorge

FIGLIO
Eh ma perché loro stanno sempre a controllare stanno
non la rispettano la privacy
A me mi piace stare rilassato a tavola
mangiare con calma
prendere le pause
guardare la mia donna
Che poi non lo so mai come mi risponderà se la tocco
è una donna imprevedibile
una volta mi risponde con una carezza
una volta con un calcio
una volta un graffio
una volta mi dà un cinque
Ma dico io è lì che sta il bello no
che gusto c’è a saperlo prima
Per me la tavola è un momento di euforismo
non che gli operatori mi devono sempre dire quello che devo fare
quello che non devo fare
che devo parlare anche con gli altri ragazzi
Oh io non c’ho mai un tempo libero per stare con la mia donna non c’ho

PADRE
Eh dovrai imparare
mica puoi passare sempre tutto il tempo con lei
Quando si vive con gli altri è così

FIGLIO
Ma così come
così come
Tu parli così perché non ce l’hai la fidanzata
parli da single


PADRE
Pensa a mangiare adesso
dai ch’è Natale

FIGLIO
Non c’ho più fame

PADRE
Come
m’hai fatto spendere una fortuna alla rosticceria
Oh ma è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere sa
stai a vedere che ‘sto Tiglio qua funziona sul serio

FIGLIO
Non funziona non funziona

PADRE
T’hanno messo in riga eh

FIGLIO
Non m’hanno messo
non m’hanno messo

PADRE
Comunque tu mangia lo stesso
che tanto qua la dottoressa non ti vede

FIGLIO
Ma perché devo mangiare per forzaaa

PADRE
Per farmi un piacere
Mica me la posso mangiare io tutta ‘sta roba
che mi fa male mi fa
(mentre parla continua a mangiare)
E poi guarda che un padre
è sempre contento se il figlio gli fa un piacere

Si guardano. Il figlio comincia a mangiare.

PADRE
Sì ma piano
mangia piano no
che se no guarda qua
(gli pulisce la felpa con un tovagliolo)
Vunciùn

Silenzio.
Si guardano.
Il figlio si alza di scatto e va al televisore, cambia i canali, guarda la parabola di Sky fuori dalla finestra, stacca il filo dell’antenna, lo riattacca.
PADRE
Ma cosa fai
che cosa stai facendo

FIGLIO
Ma perché non l’hai disdetto Sky
tanto non le prendeee
non le prende e non le prende le partiteee

PADRE
Le partite
(si alza e va al televisore anche lui; cambia canale)
Mettiamo sul primo va’
che adesso scatta la mezzanotte e si danno gli auguri
(guarda l’orologio)
E la Gianna
com’è che non chiama la Gianna
Che dici la chiamiamo noi
così gli facciamo gli auguri di Natale
To’ chiamala
la vuoi chiamare tu
(gli passa il cellulare)

FIGLIO
Ma non lo so il numerooo

PADRE
Dammi qua la chiamo io
(digita il numero, attende, la figlia non risponde)
Valli a fare i figli
to’
nemmeno a Natale ti rispondono

Guarda il figlio. Scocca la mezzanotte: alla tivù grande festa. Il padre corre a svuotare i bicchieri di coca cola, stappa uno spumante, ne versa per sé e per il figlio.

PADRE
To’ (gli porge il bicchiere)

FIGLIO
Cosa

PADRE
Brindiamo no

FIGLIO
Ma dici che lo posso bere

PADRE
Ma cosa vuoi che sia un bicchiere di spumante a Natale dai
(brinda) Auguri

FIGLIO
Ma è amarooo
è meglio il cappucciooo

PADRE

facevamo il brindisi col cappuccio
Come devo fare
come devo fare con te
Ma non è colpa tua
no
È mia
mia
(beve)

FIGLIO
Piano papà
che ti fa male

PADRE
Lo spumante
No
non è lo spumante che mi fa male
nella vita

Il padre spegne il televisore.

PADRE
E buonanotte a tutti



16. Prima di andare a dormire

La camera da letto. Un letto matrimoniale e uno singolo.

PADRE
Dove vuoi dormire
Ti va bene se io dormo nel letto grande e tu in quello piccolo
Sei cresciuto adesso no

Silenzio.

PADRE
Ho capito ho capito

dormi tu nel grande e io nel piccolo
Facciamo così
vuoi che fac-cia-mo co-sì

FIGLIO
Facciamo così facciamo così

PADRE
E figuriamoci
Ma guarda un po’ dove mi tocca stare
alla mia età
(si sdraia)

FIGLIO
Ma che colpa ne ho io se c’ho le gambe lungheee

PADRE
Va bene
va bene
dormiamo ch’è meglio

Si sdraia anche il figlio.
Il padre spegne la luce.
Silenzio.

FIGLIO
Papà

Il padre dorme.

FIGLIO
Papààà

PADRE
Eh
Che c’è

FIGLIO
Niente

Silenzio.

FIGLIO
Papà

PADRE
Ancora

FIGLIO
Papà
stai dormendo

PADRE
Stavo
dormendo
FIGLIO
Papà
ma domani
dormo qua

PADRE
Che cosa ha detto la dottoressa
Una notte
per adesso una notte va bene

FIGLIO
A me me ne vanno bene anche due
di notti

PADRE
E a me
me l’hai chiesto a me
che cosa mi va bene

FIGLIO
Dai
non te lo do il morso
non te lo do

Pausa.

PADRE
Poi vediamo
Adesso dormi dai
che domani chiamiamo la Gianna
la chiamiamo e magari viene a pranzo anche lei
Buonanotte

Silenzio.

FIGLIO
E poi

PADRE
Cosa
e poi cosa

FIGLIO
Quando se ne va via la Gianna

PADRE
Quando se ne va ce ne andiamo anche noi no
Ti accompagno al Tiglio
così diamo gli auguri alla dottoressa
Eh
Che figura faccio se non glieli do gli auguri
FIGLIO
Ah gli auguri
Perché dici che la dottoressa è una importante

PADRE
Ma cosa c’entra adesso
importante non importante
E’ una brava persona no

FIGLIO
Mah
mi fa cantare quelle canzoni lì
che poi è pure stonata

PADRE
Senti
ne parliamo domani dai

Silenzio.

FIGLIO
Papà
ma quando lo disdici Sky

PADRE
Sky
(accende di scatto la luce) ma cosa c’entra Sky adesso

FIGLIO
Eh
lo dovrai disdire Sky no

PADRE
Lo disdico

lo dis-di-co
A gennaio
Vedrai che a gennaio lo disdico
Sky

Spegne la luce.



17. Nel cuore della notte

Rumori. Il padre si sveglia, guarda nell’altro letto: il figlio non c’è. Si alza, va in cucina: il figlio è in piedi su di una sedia: ha aperto la finestra e sta smontando la parabola di Sky; il padre gli si lancia contro e lo strattona; il figlio perde l’equilibrio e cade verso la finestra aperta; il padre comincia a correre da una parte all’altra, prende il cellulare, compone il numero della figlia.


PADRE
Gianna




Buio.