Il Veliero e il Pesce Rosso

commedia un po’ nera in due atti di

Maria Letizia Compatangelo




Personaggi

Raimondo
Lorenzo
Ugo 
 

ATTO I

Scena 1.
Salotto-tinello-studio in un condominio come tanti in un quartiere ex-periferico di una grande città. Raimondo, un uomo che dimostra all’incirca una quarantina d’anni, è al telefono, seduto dietro la sua scrivania. L’ambiente che lo circonda sembra sconvolto dal passaggio di una tromba d’aria: il divano è rovesciato e le due poltrone sono ammassate quasi l’una sull’altra, nascondendo agli occhi dello spettatore la parte centrale del palcoscenico. Quadri rotti pendono sbilenchi dal muro e dalle scansie, dove una volta dovevano essere allineati in bell’ordine, videocassette e libri gialli sono stati buttati giù alla rinfusa. Intorno un gran disordine, come se al disastro fosse succeduto un lungo bivacco: giornaletti sparsi, posaceneri ricolmi di cicche, bottiglie vuote di birra abbandonate sul pavimento, etc. In fondo a destra, nella zona tinello antistante la cucina, il resto di una tavola apparecchiata per due. Uno dei coperti è intatto.

RAIMONDO - (spazientito, parlando al telefono) No! Ti ho detto che non è possibile!!! Sono sempre stato puntuale, giusto?! Beh, adesso sono io che non posso. (fissando sconsolato il pandemonio che lo circonda) Ci sono stati degli imprevisti... Ma sì, sì, è quasi pronto, ecco, ce l’ho qui (prova ad estrarre un plico dal groviglio di roba ammonticchiata in bilico sulla scrivania, provocando la rovinosa caduta di gran parte di essa) Porca puttana! No, che non ce l’ho con te, però sei bello ossessionante! - Dopodomani? Non ti prometto niente...

Sul video gigante che campeggia sulla parete centrale, incassato tra file e file di libri e dischi, irrompono rumorosamente le immagini del famoso balletto alla festa del paese dal film “Sette spose per sette fratelli”.

RAIMONDO - E abbassa il tono, perdio! - Ma no che non dicevo a te! - Senti Pierfrancesco, ti chiamo io quando l’adattamento è pronto.- E chi se ne frega! Sì’ sì, dicevo proprio a te. Se non vi sta bene siete liberi e padroni: sta qui, guarda, ve lo venite e prendere e lo fate terminare a qualcun altro. - Va bene, d’accordo... No, ti telefono io. Fìdati! Ciao... (Raimondo sbuffando riattacca il ricevitore) E che diamine! (si scosta dalla scrivania e scopriamo che si muove su una sedia rotelle) Per una volta che ho io un problema! (parlando in direzione del centro della stanza) Allora? - Perché hai fatto scappare la signora Piera? Chi la manda avanti la casa adesso? Ma ti sembra una cosa logica esserti messo a ringhiare contro quella povera donna?!

Dal centro della stanza solo un sordo brontolio, una specie di ringhio di risposta. Raimondo suo malgrado non riesce a trattenere un risolino.

RAIMONDO - Ha detto che sinché ci sei tu in casa lei non ci mette più piede. Almeno sino a quando non sarai ridiventato normale. Sì, sì, sono state proprio queste le parole... “vox populi”, non so se mi spiego: sino a che non sarai ridiventato normale! (si guarda intorno) Cristo, ma come si fa a lavorare in un porcaio del genere... Mi hai sentito? - Ma ti sei lavato? - Puzzi da fare schifo.

Le immagini di “Sette spose per sette fratelli” scompaiono dal video. Rumori del videoregistratore azionato.

RAIMONDO - Guarda che quei videoregistratori mi servono per lavorare! (immagini ora dal “Mago di Oz”) O Dio no! Ma che ti ha preso? Cos’è, una nuova malattia? Se non ne hai mai voluto sapere, neanche da bambino!

Raimondo, aggirando i vari ostacoli, attraversa con la sua sedia a rotelle il salotto ed inbocca la porta del corridoio. Ritorna poco dopo con dei calzini puliti.

RAIMONDO - Avanti. Mettiti questi, almeno questi, per amor di Dio. No. Non mi muovo da qui. E che ti costa?! Guarda che le distruggo quelle videocassette! Accidenti a me e a quando le ho comprate e alla mia smania del collezionismo... Ma le brucio, bada, non ne posso più: io odio la celluloide! - Oh, finalmente! - No!!! Non li buttare in giro... (schifatissimo raccatta i due calzini sporchi e fila in bagno spingendo la carrozzella a velocità massima. Rientrando) E adesso cerchiamo di sistemare un po’ questo casino.

Raimondo comincia a sparecchiare, facendo avanti e indietro dalla cucina, attraverso le due ante della porta stile “saloon” che sbattono ripetutamente.

RAIMONDO - Io poi non capisco... Va bene avere dei problemi, un momento di crisi, no? ... Di depressione, d’accordo, di angoscia assoluta, di panico... ma potresti pure degnarti di venire a tavola per mangiare! - Che ti ha preso, vorrei sapere! (pausa) Interrogato il morto non rispose... - Tu hai deciso di farmi perdere la calma. Ma che ti ho fatto, io?! (ringhio di risposta) Guarda là, tutto per aria... i miei dischi, i miei quadri, i miei libri... - li leggessi, almeno... No, da cinque giorni te ne stai lì fermo, niente più lavoro, niente più uscite... Zitto, fermo piantato in mezzo alla casa... salvo per andare a pisciare o a cacare o a prendere un’altra birra dal frigo. A proposito, lo sai che sono quasi finite? E io non ci vado a fare la spesa, questo è chiaro. Non esco di casa neanche per il lavoro, figurati per andare al mercato, con quest’affare...

Un altro ringhio - ma molto più annoitato - si alza dal centro del palcoscenico.

RAIMONDO - No! Non ci entro io in ascensore con la carrozzella! D’accordo, hai fatto le prove, ci entra, ed hai fatto anche mettere lo scivolo nell’atrio. Grazie tante. Potevi risparmiarti tante energie. Tu... Te l’ho detto tante volte, tu non sai cosa significano tutte quelle manovre per entrare in quel cubicolo... di sguincio, e poi di traverso, con quelle maledette porte automatiche... Sembra che lo facciano apposta a restringersi attorno alla carrozzella! Sì, lo so, hai fatto sostituire apposta quelle vecchie di legno... Ma ci vuole tempo, comunque! - E la gente di sotto protesta, chiama, bussa, vuole l’ascensore, ha fretta...

Lorenzo finalmente si alza e si dirige in cucina. Ha un aspetto terribile, ma a guardar bene è un bel ragazzo alto, dal fisico atletico e longilineo. Ha circa venti-ventitre anni. Subito ritorna, stappando una birra, e recupera la sua singolare postazione. Il tutto mentre Raimondo, che lo segue sempre con lo sguardo, continua a parlare.

RAIMONDO - ... E quando arrivi giù li vedi che arrossiscono “Oh, scusi, non avevo capito che era lei!” - Perciò, mio caro, o ti smuovi, o rinsavisci, così ritorna la Piera, oppure io e te muoriamo di fame qua dentro. Ti va l’idea? - Prigionieri... Prigionieri al settimo piano. Anzi no: assediati. Attanagliati dai morsi della fame, alla mercè del freddo e delle intemperie, incalzati dallo spettro delle epidemie e intossicati dall’acqua del rubinetto! (il volume del video si alza dispettoso) Oh insomma, smettila! Ma che cavolo vuoi, che ti porti a Disneyland?!

Scena 2.
Sulle immagini della piccola Judy Garland che canta ispirata “Over the rainbow”, squilla il campanello della porta di casa. Lorenzo non si muove. Raimondo va ad aprire. Da fuori scena lo sentiamo aprire e salutare il visitatore, col quale scambia poi , rientrando, qualche furtiva parola che né noi né Lorenzo riusciamo a decifrare.

UGO - (avanzando carico di buste del supermercato rigonfie di provviste) Ehilà! Arrivano i nostri! - (a Lorenzo) Beh? Ciao.

Lorenzo fissa Ugo senza parlare, ma accenna ad un pigro gesto di saluto. Ugo è piccolo e tarchiato, ha un faccione simpatico e occhi vispissimi. E’ un tipo decisamente semplice e schietto che non riesce a nascondere la sua ossessione per quelle che lui definisce “... le uniche gioie della vita: la partita e la fica!”

RAIMONDO - Vieni, vieni... (fa strada con la sua carrozzella verso la cucina) O tangibile incarnazione della provvidenza!
UGO - (accennando alle provviste) E che ci stanno a fare gli amici sennò? Ho pensato che con Lorenzo bloccato a casa... (eccessivamente gioviale) Allora? Come va il nostro malato?

Lorenzo solleva il capo e interroga con sguardo corrucciato e sorpreso Raimondo.

RAIMONDO - Bene, bene. (indica le buste) Dà un po’ qua...
UGO - (si guarda intorno) Dov’è la cucina... Lo sai Raimondo che ogni volta che lo vengo a prendere, anche con gli altri... lui si fa sempre trovare già pronto giù sotto al portone? Non me la ricordo più questa casa... Saranno dieci anni ormai che... già, quanti anni saranno?
RAIMONDO - Non è cambiato niente. Vieni, poggia qui sul tavolo.
UGO - Attento, è piena di birre!
RAIMONDO - Ce la faccio, non ti preoccupare. Non azzardo mai, io. (sorride) Nelle mie condizioni... la situazione deve essere sempre sotto controllo!
LORENZO - Già. Lui non fa mai... il passo più lungo della gamba.

Ugo non afferra immediatamente, al contrario di Raimondo, la cattiveria della battuta.

RAIMONDO - Ah. Hai parlato finalmente. Ti sei degnato. Dopo cinque giorni di silenzio e mutismo. - E ti sei subito presentato. Molto spiritoso.
UGO - Cosa?!! Cinque giorni che non parla?!
RAIMONDO - Ci volevi tu evidentemente.
UGO - Ma che è successo? - Non è ammalato.
RAIMONDO - Macché!
UGO - Allora?
RAIMONDO - Con me non ne parla. Non ne ho idea. E’ successo la settimana scorsa...

Fred Astaire irrompe volteggiando con Ginger Rogers sul maxi-schermo nel numero finale del film “Seguendo la flotta” (Let’s face the music and dance).

RAIMONDO - Diminuisci prima che ci caccino di casa!!! - Posso raccontare ad Ugo quello che hai combinato, le pene che sto passando da cinque giorni? E’ o non è il tuo migliore amico?
UGO - Che cos’è? (aggira il tavolo, attratto dalle immagini sullo schermo) Ammazzate’o, che fico! Oddio, come si chiama... Lo so, ce l’ho qua sulla punta della lingua... Ginger... Ginger e Fred!
RAIMONDO - (scandalizzato) Fred Astaire!
UGO - Embè, io che ho detto?

Il film “Seguendo la flotta” termina, e subito partono le immagini di “Papà Gambalunga”.

UGO - (a Raimondo) Ma che gli ha preso?
RAIMONDO - Siamo nella fase musical. Sei fortunato. Prima ci siamo sciropp... ci siamo sorbiti tutto Walt Disney, poi l’intera serie dei colossal a sfondo biblico, comprese quattro repliche di seguito di “Ben Hur”. Un vero flagello di Dio... Ma è colpa mia. Li avevo in casa.
UGO - Insomma, che sta succedendo? - Ma che mi state a prende’in giro?!
RAIMONDO - E’ iniziato tutto cinque giorni fa. Lorenzo era uscito, come al solito, e io ero solo in casa, in camera mia, a letto. Era notte fonda. All’improvviso sento dei colpi, dei rumori violenti... Sinché sono venuto di qua c’è voluto un po’ di tempo, capirai... insomma arrivo e lo trovo lì, per terra, esattamente dove sta adesso. Con una faccia... (nel ricordare tradisce una pena sincera) E si dava dei pugni in testa... forti... ma lentamente, così, come su un tamburo: tump... tump... tump! - Certe caracche... Ho avuto paura. Che si facesse del male sul serio. Perché non parlava! Zitto, lo sguardo fisso. Neanche una parola. E qui, dappertutto, una baraonda... Tutto per aria, come se si fosse abbattuto un ciclone, un uragano! - Un macello che non ti dico.
UGO - E poi?
RAIMONDO - E poi te l’ho detto! Sta lì, afasico, abulico. Muto. Pensa... - Fuma, beve una birra dietro l’altra, si alza solo per andare a piscia... a mingere e... eccetera, e basta. Leggere è fuori discussione. Ha sempre letto pochissimo, a dir la verità, vero fratellino? Per lo più al gabinetto. Giornaletti. - E poi vede film! Mi sta ossessionando, li odio. Non riesco più a lavorare. Bianco e nero, colore, cartoni animati, in italiano, in lingua originale, tutto! E’ onnivoro.
UGO - In lingua originale?
RAIMONDO - In inglese, sì, insomma, americano... Giorno e notte! C’è stata anche la fase dei film muti, Dio mi scampi, ho ancora nelle orecchie quelle musichette di accompagnamento al pianoforte...
UGO - (accavallato) Vuoi dire che...
RAIMONDO - ... solo ogni tanto, tra valzerini e mazurchette, arrivava un po’ di rag-time, una liberazione!
UGO - ... vuoi dire che Lorenzo sa l’inglese?!
RAIMONDO - Sin da piccolo. Sua madre era irlandese, faceva lunghe vacanze dagli zii nei primi anni e anch’io all’epoca...
UGO - (a Lorenzo) Perché non me lo hai mai detto? Mi hai fatto fare una figura quest’estate, con quelle due strafiche a Cesenatico... Sette camice ho dovuto sudare per invitarle in discoteca... e tu sapevi l’inglese! Ma sei stato proprio un ber fijo de ‘na mignotta! (a Raimondo) Cioè... con rispetto parlando, voglio dire...
RAIMONDO - Lascia stare.
UGO - (a Lorenzo) Perché mi hai fatto questo?!
RAIMONDO - Ugo...
UGO - Ah, sì, ci sono cose più importanti adesso... - Ecco perché ci hanno mandato in bianco! Due bionde da urlo, Raimo’, avessi visto! Mò che ce faccio mente locale... adesso realizzo! Da un momento all’altro, capisci Raimo’, si sono rivoltate contro e sono scappate! - Che cosa gli hai detto mentre io ero al bar come uno stronzo a spendere una fortuna in gin fizz? Me lo puoi spiegare adesso, no?! Ti perdono, guarda, ti perdono, ma tu mi devi spiegare che cacchio...
RAIMONDO - Ugo!
UGO - Ah sì, scusa. - Ci sono cose più importanti... Ma perché l’hai fatto?! Volevi fare un dispetto a me? Perché?!!
RAIMONDO - Insomma, Ugo!
UGO - Vabbè, scusa! - Okay, acqua passata. Ci sono altri problemi ora.
RAIMONDO - Giusto.
UGO - Giusto (si appoggia ad una poltrona, ma questa, essendo in equilibrio precario, cede)
RAIMONDO - Attento! Questa non è più una casa, è un campo minato. Bravo, mettila giù tu...

Ugo, diretto da Raimondo, sistema le due poltrone ai lati del divano, scoprendo finalmente il centro del palcoscenico. Pausa. Ugo e Raimondo si guardano. Guardano Lorenzo. Attendono. Ugo raddrizza anche il divano rovesciato. Silenzio. Lorenzo ferma il videoregistratore.

RAIMONDO - Bene. Io vado un po’ in camera mia a lavorare. Ho un subisso di cose in sospeso da quando... - Ugo, mi raccomando: fa come se fossi a casa tua. (prende l’agenda dalla scrivania) Devo fare uno sproposito di telefonate...

Raimondo si ritira nella sua stanza, richiudendo dietro di sé la porta pieghevole di comunicazione. Ugo si accende una sigaretta, osserva paziente l’amico che non ricambia il suo sguardo. Si accomoda allora sul divano, proprio di fronte a Lorenzo.

UGO - Mi hanno detto che è passata giù al Bar dello Sport una certa Chiara. Ha chiesto di te.

Lorenzo sussulta, ma cerca di dissimulare l’angoscia.

UGO - Le hanno detto che è un po’ che non ti fai vedere. Ha lasciato un messaggio per te.

Lorenzo scrolla le spalle. Ugo si alza, cercando un posacenere. Va alla scrivania.

LORENZO - Attento a non spostare le carte di Raimondo.
UGO - Non vuoi sapere cosa ha lasciato detto? No? (Lorenzo non reagisce) E io te lo dico lo stesso, perché sono un cavaliere e per una bella fica... per una bella ragazza... Insomma, lei dice di farti vivo. Di telefonare! Ah sì, e poi che... che “lei ha capito”. Ci capisci qualcosa tu?

Lorenzo continua a fissare per terra, teso, senza muovere un muscolo.

UGO - Comunque chiamerà lei, se non lo fai tu. Le hanno dato il numero.

Lorenzo non replica.

UGO - Ti va un po’ di musica? (si fa largo tra le macerie sparse sul tappeto) Madonna che bordello! Vediamo un poco... Un sacco di roba nuova, eh!
LORENZO - Sono di Raimondo.
UGO - (canticchia, accende lo stereo, sceglie una cassetta) Perché lo fai... cerca de risponnere sennò so’ guai... perché lo fai... Ci fosse per sbaglio qualcosa di potabile... - Come si toglie quella che sta dentro?
LORENZO - Ci stava registrando Raimondo.
UGO - Embè? La levo un attimo.
LORENZO - Devi segnare su un foglietto il numero scritto sul contagiri. Poi prendi un elastico in quel bel cassettino e leghi il fogliettino insieme alla cassetta. - Premi eject.
UGO - Mi è passata la fantasia. Che dischi hai?
LORENZO - E’ roba di Rai...
UGO - Ho capito, ho capito, cazzo! Non me lo ripetere ancora: di Raimondo! E’ tutto di Raimondo! Ma c’è qualcosa di tuo, in questa fottutissima casa?!
LORENZO - No.
UGO - (si guarda intorno, gli viene da ridere) Beh, certo che gli hai combinato un bel casino. (risedendosi) Insomma, pare che sia molto carina. Un po’ tipo... come si dice... un po’ dark, giusto? Gonna nera - lunga purtroppo, m’hanno detto, le gambe non si so’ viste - maglione nero, trucco nero... capelli rossi... - Beh? Non te ne frega proprio un accidenti?

Lorenzo stringe i pugni in silenzio, sgretolando il bicchiere di plastica che teneva nella destra.

UGO - Lo sai com’è giù al Bar di giovedì... Ormai hai detto tutto sulla partita che è andata, ed è ancora presto per quelle belle discussioni su quelle che vengono...
LORENZO - Insomma vi siete passati la serata alle mie spalle.
UGO - Mi sono solo fatto raccontare tutto nei minimi particolari. Non c’era molto di che parlare, è rimasta così poco... Ma mi sono determinato un’idea.
LORENZO - Bravo.
UGO - E’ a causa sua che sei scomparso, missing, dì la verità! - E c’è un’altra cosa: quella è cotta una cifra di te! Garantisce il sottoscritto.
LORENZO - E’ una consulenza matrimoniale?

UGO - Lo vedi?! Lo vedi che c’è qualcosa? Non avevi neanche mai pronunciato quella parola, sino ad oggi! Vuoi che ci pensi io?
LORENZO - Ma sei scemo?
UGO - La chiamo da parte tua, le dico che non stai molto bene e
LORENZO - No! Impicciati per te Ugo, che non fai un soldo di danno.
UGO - Mi vuoi spiegare almeno che cosa è successo?

Lorenzo accende il videoregistratore: sullo schermo le immagini del balletto “Moses supposes”, dal film “Singing in the rain”.

UGO - Stammi a sentire, cazzo! Stavamo parlando!
LORENZO - Tu stavi parlando! Da solo! E stai sparando un mucchio di stronzate.
UGO - Ma che cavolo ti ha preso? Capisco che magari sei innamorato, ma non è sportivo! - Noi ci siamo sempre detti tutto!
LORENZO - Non c’è niente da dire. Ho soltanto bisogno di starmene qui da solo. A pensare.
UGO - Ma non lo hai mai fatto prima!
LORENZO - Già.
UGO - Che hai capito... Voglio dire, tutto ‘sto casino...
LORENZO - E’ la prima cosa giusta che ti sei fatto uscire da quella boccaccia.
UGO - Ah, grazie!

Silenzio. I due amici si fissano, uno di fronte all’altro. Ugo si alza, va in cucina.

UGO - (da fuori scena) Beviamoci sopra una cosa. Che vuoi? Birra? Coca? Vino? ... Latte?! - Birra, va bene? Chi tace acconsente... Ehi! Ma quello è ... oddio, adesso mi ricordo... Stavamo in seconda no, in terza media che ti regalarono quel puzzle gigantesco... (rientrando) Ti ricordi?

Lorenzo accenna un infastidito gesto di assenso.

UGO - Quanti pomeriggi... Ma guarda che figura che fa incorniciato a quella maniera! Sta bene in cucina.
LORENZO - E’ stata un’idea di Raimondo. Lo ha appeso lui lì.
UGO - (fissa interrogativo e perplesso l’amico, poi si riprende) Certo, quando ancora stava... prima dell’incidente... o no?
LORENZO - (aggressivo) Se ti piace tanto prendilo, portatelo via e levamelo da davanti agli occhi!
UGO - Che hai Lorenzo? Non sei normale.
LORENZO - Anche la signora Piera è d’accordo.
UGO - Che?!
LORENZO - Lasciami in pace Ugo. Va’ via. Lasciami solo. Non riesco a spiegarmi, cazzo! Io sto cercando di... Tu mi riporti indietro, lo capisci?!! Il Bar, gli amici, e questa casa!
UGO - Perché? Che ha di strano questa casa?
LORENZO - E’ una tela di ragno. Di un grosso ragno che se ne sta fermo, nascosto, e succhia, succhia...
UGO - Ci mancano solo i film dell’orrore... - E chi sarebbe, il ragno? Raimondo?
LORENZO - Per lui qui è tutto okay. Così com’è. Com’era prima. Il discorso è chiuso. - E ormai non me ne frega più niente.

Lorenzo aziona il videoregistratore. Ora Gene Kelly sta danzando e “Singing in the rain”.

UGO - E smettila di comportarti come un alieno! Abbassa quel cazzo di volume, anzi spegni! - Usciamo.

Lorenzo si sdraia per terra con un giornaletto aperto sulla faccia.

UGO - Non fare il ragazzino, dài! (si avvicina all’amico) Su, alzati, ti fai una bella doccia e poi...

Ugo sposta il giornaletto dalla faccia di Lorenzo e fa un salto indietro, inorridito.

UGO - Aaaah! (riprendendosi) Ma che stronzo! Che gran figlio di puttana! Ma guarda un poco questo fetente... Mi c’hai fregato ancora, come quando eravamo piccoli, co’ ‘sta stronzata degli occhi rovesciati, tutti bianchi, bleah! (si riavvicina, cerca di smuoverlo, di scuoterlo, con solletico, buffetti sulle guance, minacce di strizzatine ai genitali etc.) Oh! Alzati! A Lazzaro! Alzati e cammina! - Su, fallo per me... E dài! Ti fai una bella doccia e poi ce ne andiamo un po’ in giro io e te come ai vecchi tempi. E su, forza... e fai vedere all’amico tuo che hai ancora le palle...
LORENZO - (alza la testa) Le vuoi vedere sotto la doccia?
UGO - (schizza via, punto in quanto ha di più sacro: la sua virilità) Tu sei proprio andato, perso! Ma che c’hai nel cervello? Ma guarda tu, a me viene a dire... Dopo tanti anni di oratorio... - Tu ti sei proprio rimbecillito appresso a quella. Ma la sistemo io!
LORENZO - Lascia perdere Chiara.
UGO - Io sono tuo amico e ti aiuterò, che tu lo voglia o no.
LORENZO - (urlando) Fatti i cazzi tuoi, fatti i cazzi tuoi, capito?!!

Nel frattempo, richiamato dalle urla, Raimondo abbandona i suoi affari e si avvicina alla porta pieghevole. La socchiude e resta in ascolto.

UGO - (trionfante, per niente impressionato) Allora avevo ragione! Lo vedi? Lo vedi come reagisci solo a sentirla nominare?

Lorenzo si tira su a sedere. Dissimula noncuranza, cerca di essere ragionevole.

LORENZO - Io non ho niente di mio. Solo mio. Lo vedi. Non riesco neanche a spiegarmi a me stesso... a parlare.
UGO - Ma che stai a di’? Spari cavolate a mac 20, ma a me mi sembra che parli benissimo, quando vuoi.
LORENZO - Non metterti in mezzo Ugo, nessuno te l’ha chiesto, okay? Voglio andare a farmi fottere da solo.
UGO - Perché non vuoi che faccia qualcosa per te? Perché non vuoi che ci parli, eh? Che male c’è?
LORENZO - Non hai capito niente.
UGO - Tu fidati. So dove trovarla, ci penso io. E se scopro che ti ha fatto qualche sgarro, giuro che...

Ugo non fa in tempo a terminare la sua sbruffonata che Lorenzo, esasperato, gli salta addosso, lo butta per terra, gli monta sopra stringendogli le mani al collo.

LORENZO - Tu non farai un cazzo! Non devi fare proprio niente, hai capito?! Niente!!! - Dì che non la cercherai, giura che la lascerai stare, altrimenti ammazzo pure te, come stavo per fare con lei!

Ugo tossisce violentemente. Lorenzo molla la presa. Raimondo sta per precipitarsi dentro ma si blocca sentendo la voce di Lorenzo, ora più calma.

LORENZO - Okay, alzati Ugo. Ugo, mi senti? (lo schiaffeggia)
UGO - E che cazzo, ti vuoi stare fermo con quelle manacce!!!

Lorenzo si alza e si allontana.

UGO - Sei uno stronzo.

Lorenzo non replica.

UGO - Non sei un amico.

Silenzio.

UGO - Invece di essermi grato, mi salti al collo! (aspetta invano una reazione) E io che ho mollato il principale con un cumulo di pratiche IVA alto così, che un altro poco mi licenzia! - E va bene, stattene da solo, che è l’unica cosa che puoi fare! Solo, questa è la fine che meriti... Non ti voglio più vedere, non mi cercare nemmeno! (apre la porta) Saluta Raimondo. (esce)

Lorenzo si rimette al “suo” posto, seduto per terra tra il divano e le poltrone, al centro dell’ambiente. Squilla ripetutamente il telefono. Raimondo risponde dalla sua camera. E’ una breve conversazione. Poi apre la porta pieghevole ed avanza verso Lorenzo.

RAIMONDO - Ha telefonato una persona per te. Una certa Chiara.

Scena 3.
L’ambiente è ora un po’ più ordinato: il divano a destra, le due poltrone a sinistra ed in mezzo un tappeto di lana a colori vivaci. Il centro del palcoscenico è come sempre occupato da Lorenzo, impegnatissimo a manipolare qualcosa mentre sul maxi-schermo scorrono le immagini di “Rebecca la prima moglie” di Alfred Hitchcock. Lo spazio tra il divano e le poltrone è occupato da fogli di compensato, scatole di colori, pennelli, seghetti, colla, carta vetrata, tela etc. Si apre la porta della cucina ed entra Raimondo sulla sua sedia a rotelle. Ha riparato con un grembiule i pantaloni dalla piega come sempre impeccabile, allo schienale della carrozzella ha fissato un piumino per la polvere ed avanza con la scopa elettrica in mano. Pulisce un po’ sotto e davanti al tavolo, quindi dirige su Lorenzo.

RAIMONDO - Adesso spostiamo tutte queste belle cosine, fratellino. Così Raimondo può pulire un po’ quest’immondezzaio.

Aspetta. Lorenzo non si smuove di un millimetro. Si reca allora in cucina e torna con un sacchetto di plastica nera.

RAIMONDO - Ecco. Per le cicche e le altre cose da buttare.

In silenzio Lorenzo gli passa un paio di posaceneri colmi di cicche, pacchetti di sigarette vuoti e strizzati, bottiglie scolate e bicchieri di plastica usati. Con la medesima indecifrabile espressione passa a Raimondo una maglietta intima sporca all’inverosimile, che Raimondo sta per andare a mettere tra le cose da lavare, ma poi ci ripensa ed infila nel sacco della spazzzatura. Seguono un paio di rotocalchi sportivi ed infine una pila di giornaletti.

RAIMONDO - Anche questi?
LORENZO - Li ho già letti.
RAIMONDO - Ma... sono molto vecchi, hanno un valore! Guarda qui, questo è il primo numero della nuova serie dei Peanuts!
LORENZO - Non avrò più il tempo di rileggerli. Buttali.

Raimondo non replica. Prende e porta tutto in cucina. Lorenzo apre un grande foglio sul quale è disegnato un maestoso vascello a vele spiegate e varie sezioni e prospetti della chiglia. Lo studia un poco, lo sistema dinanzi a sé e continua a lavorare. Ritorna Raimondo, che furtivo nasconde in libreria alcuni fumetti salvati dal repulisti di Lorenzo, che con la coda dell’occhio lo coglie in flagrante.

LORENZO - Ce l’hai nel sangue tu, l’animo del rigattiere.
RAIMONDO - Collezionare e raccattare sono due cose ben distinte, prego!
LORENZO - Come no.
RAIMONDO - Ci sono cose che hanno un significato...
LORENZO - ... E un “valore”...
RAIMONDO - Commerciale? Sì, può anche essere: significato, valore... Le due parole possono essere sinonimi, se ci pensi bene... o comunque in qualche modo equipollenti.
LORENZO - Perché non riesci a parlare come mangi?
RAIMONDO - Può darsi che io mangi in modo diverso da te, e anche digerisca in modo differente, e che cachi anche, in modo più originale!
LORENZO - Non ne dubito.
RAIMONDO - (inferocito, spolvera istericamente senza degnare Lorenzo di uno sguardo) Non ne dubiti?! Sta’ certo carino, anzi stai sicuro, che un’unghia mia vale cento volte te tutto intero! L’originalità non sai neanche dove sta di casa, tu, e la sensibilità, e la bellezza... Non te ne sei mai curato! Io sarò un vecchio rompicoglioni, ma almeno ho letto più di dieci libri in vita mia, e uso per parlare qualcosa di più delle solite duecento merdose parole! E soprattutto io SO che cosa mi piace e che cosa no!!! (Lorenzo accusa chiaramente il colpo, ma Raimondo non se ne avvede, nella foga della sua requisitoria) E cosa fa lui, alla sua tenera età?! Costruisce il veliero! - C’è quella povera ragazza che non fa che telefonare...
LORENZO - (con un filo di voce) Telefona per parlare con te.
RAIMONDO - (a denti stretti) Ma cerca Lorenzo, non me! - Ah, certo, noi parliamo, e abbiamo molte, molte cose di cui discorrere, noi.
LORENZO - Già. Proprio una bella accoppiata.
RAIMONDO - Mi ha raccontato tutto, lo sai?
LORENZO - Piantala.
RAIMONDO - Mi sembra di conoscerla da anni... Chiara... E’ così intelligente, sensibile... così viva!
LORENZO - Smettila!
RAIMONDO - Io non mi capacito. Sento una rabbia che mi monta dentro, se soltanto mi fermo a rifletterci! - Ma cosa sta a perdere tempo appresso a te, che non sai fare di meglio da settimane che startene lì come un automa, a ... ad ingozzarti di film su film e a piallare pezzettini di legno!
LORENZO - Il mio veliero.
RAIMONDO - E poi? Cosa succederà poi? Che avrai concluso?!
LORENZO - Staremo insieme. E’ mio.
RAIMONDO - Dio! Dio mio! Aiutami! Cos’è questa, una risposta?!
LORENZO - Sarà un bel veliero.
RAIMONDO - Mi domando perché il destino ci ha voluti sotto lo stesso tetto.
LORENZO - Questa sì che è una domanda, invece...
RAIMONDO - Il salone olezza di vernici e di colla, ti sembra il posto adatto per certe operazioni? - Senza parlare del fatto che io non ho più la libertà di invitare neanche un cane... e non dico per svago, intendo solo e soprattutto per questioni di lavoro! (isterico) E poi non devi spostarmi le mie cose!
LORENZO - La mia camera è troppo piccola.
RAIMONDO - (si blocca, illuminandosi) E’ questo il problema? D’accordo. Prendi la mia.
LORENZO - La casa è troppo piccola.
RAIMONDO - Io non cambio.
LORENZO - Non ne hai mai voluto nemmeno parlare.
RAIMONDO - Parliamone.
LORENZO - No, lascia stare.

Silenzio. Lorenzo fa scattare il secondo videoregistratore: “Il settimo sigillo”, di Ingmar Bergman.

RAIMONDO - Uhmm. Siamo approdati in Europa, alfine. - Ce ne sono parecchi del vecchio Ingmar.
LORENZO - A me piace questo.
RAIMONDO - C’è “La fontana della vergine”, “Sinfonia d’autunno”, “Scene da un matrimonio”...
LORENZO - Un bel paio di palle.
RAIMONDO - Lorenzo, è Bergman!
LORENZO - Embè?
RAIMONDO - Con te non si può parlare.

Raimondo indispettito si ritira in cucina.

RAIMONDO - (dalla cucina) Che vuoi mangiare?
LORENZO - Spaghetti.
RAIMONDO - (affacciandosi) Ci sono gli involtini alla salvia, e ho fatto i carciofi al...
LORENZO - Spaghetti.
RAIMONDO - (dalla cucina) Stai ingrassando come un maiale!

Raimondo rientra con un carrello su cui ha posto il necessario per apparecchiare.

RAIMONDO - Spaghetti al sugo... che tristezza. Bisogna pur variare, di tanto in tanto! (apparecchiando) La tavola deve essere un piacere, uno stimolo all’immaginazione, anzi: un’occasione! - In senso montaliano? Certo. Il cibo può essere fruito anche esteticamente. Il piacere dell’occhio prepara la festa del palato, eccita le papille ed amplifica il gusto! (ha terminato ed è molto soddisfatto) Se non la si vive così, la cucina, come un’arte, un piacere superiore... a che vale mangiare?
LORENZO - A non crepare di fame...
RAIMONDO - Stai facendo un discorso politico? - Figuriamoci. Tu non fai MAI discorsi politici. Né di carattere sociale... Comunque è ovvio: per quanto l’aspetto rituale del rapporto col cibo sia presente in tutte le civiltà primitive, le mie sparse considerazioni valgono per la cosiddetta società del benessere... (ci pensa su) Andrebbe insegnato a scuola, un vero e proprio imperativo morale: illuminare gli infanti sul significato del cibo.
LORENZO - Al posto dell’ora di religione?

Raimondo non risponde: ha appena terminato di stappare una bottiglia di bianco e ne sta annusando il tappo con beata approvazione.

RAIMONDO - Magnifico! (tasta la bottiglia) Giusta temperatura. saranno... sì e no 9 gradi. Vedi fratellino, ecco un’altra cosa che a me PIACE, e questo PIACERE, come tutti i piaceri, bisogna saperlo coltivare! Riconoscerlo innanzi tutto, poi, una volta individuato, non lasciarselo scappare, tenerlo saldamente tra le mani, con cura, gelosia... e coltivarlo... con curiosità, studio, applicazione...

Lorenzo finge di non badare a Raimondo e di occuparsi solo del veliero, ma queste ultime parole lo colpiscono profondamente.

LORENZO - (brutale) Quando hai finito di scopare con quella bottiglia mi avverti. Non ti ci facevo tanto esibizionista.
RAIMONDO - (ignorandolo l’insolenza di Lorenzo) ... E infine - last but not least - perché sia veramente compiuto e tu, uomo, capisca finalmente di possederlo... (versa il vino nel calice, lo assapora) questo tuo piacere... occorre saperlo ESPRIMERE! (fissando Lorenzo) Ma non a tutti è dato di poterlo fare.

Pausa. Lorenzo non replica.

RAIMONDO - Beh? Non vieni a mangiare?

Lorenzo si alza di scatto, con movimenti bruschi e violenti. Si dirige verso la tavola graziosamente imbandita e si ferma davanti a Raimondo, fissandolo furente.

RAIMONDO - Cin cin! Non ti siedi?
LORENZO - Io voglio solo degli spaghetti!

Lorenzo si infila in cucina. Sbatte sportelli, pentole e cassetti. Fa scorrere l’acqua e mette la pentola sul fuoco. Nel frattempo Raimondo si accinge al suo pasto: con gesti misurati ed eleganti taglia la carne, si serve i carciofi, sminuzza il pane ed inizia a mangiare. E’ offeso, ma cerca di dissimulare.

RAIMONDO - Pastasciutta... eccipiente. - Guarda che non è esattamente così che si segue la dieta mediterranea, a birra e spaghetti mattina e sera! - E comunque potevi dirmelo che ci tenevi tanto alla pasta, te l’avrei preparata io! - Mi senti? - Cristo, ma si può mangiare con Bergman in sottofondo!

Lorenzo esce dalla cucina , oltrepassa Raimondo, va alla sua postazione, si accende una sigaretta e spegne il video.

RAIMONDO - Grazie. Clemenza per il nemico imbelle - nel senso di disarmato.

Lorenzo ha un moto di impazienza.

RAIMONDO - Cos’ho detto adesso? Lorenzo, perché non si può più parlare con te?
LORENZO - Tu non hai mai voluto parlare con me. Ti annoi. Non mi hai mai ritenuto all’altezza.
RAIMONDO - Questo è falso! - Ecco, mi hai fatto passare l’appetito.
LORENZO - Già. Ne combino sempre una. E poi bisogna preoccuparsi di te. Ci casco sempre.
RAIMONDO - Tu sei un mostro! Un egoista maledetto, ma che vuoi da me?! - Non facciamo altro che occuparci di te, dei tuoi problemi...
LORENZO - Chi?
RAIMONDO - Io!
LORENZO - Mi era parso di sentire un plurale... - Siamo soli qui, io e te, e da un bel pezzo, lo hai capito?! Te lo vuoi ficcare in testa?!!
RAIMONDO - Cristo se lo so! Non c’è bisogno che me lo rammenti! Proprio tu! - Da settimane ti sei barricato qua dentro e hai ridotto questa casa, la mia vita, un inferno!
LORENZO - Quello che volevo. Te n’eri scordato? Beh, eccolo qua, un Bignami casalingo di inferno! - Rinfrescati la memoria, tu che hai chiuso tutte le porte, e non da tre settimane, ma da dieci anni!
RAIMONDO - (glissando) Io non posso uscire, te l’ho detto, te l’ho spiegato mille volte perché... - E comunque non faccio di certo nulla per pesarti! - Chi è che manda avanti la casa?
LORENZO - La signora Piera.
RAIMONDO - Che improntitudine!
LORENZO - Prego? Che hai detto?! Se vuoi farti capire da questo povero ignorante, devi usare le parole che hai sempre adoperato con me: buongiorno, hai dormito bene? Che fai oggi? Che vuoi mangiare? Com’è andata la partita ieri? - Duecento parole merdose con le quali sono cresciuto!
RAIMONDO - Sei falso!
LORENZO - Okay.
RAIMONDO - Cosa vuoi da me? Perché quest’inferno?
LORENZO - Dentro o fuori non fa differenza.
RAIMONDO - Come non c’è differenza?!! - Ma che cavolo dici?! C’è almeno un paio di gambe funzionanti di differenza, per esempio!
LORENZO - E non solo quelle, vero?
RAIMONDO - In che senso?
LORENZO - Che c’è, ti vergogni? Non sono all’altezza di comprendere? ... Che non ci sono solo due gambe di differenza, ma anche qualche cosina in più che funziona, no? Una sciocchezza... proprio in mezzo alle gambe.
RAIMONDO - Che porco squallido guitto mentecatto accattone imbecille e ignorante...
LORENZO - Bravo! Elegante anche quando sputi il fegato dalla rabbia.
RAIMONDO - Ma stai zitto... Guarda che schifo sei stato capace di combinare della tua vita!
LORENZO - Non è ancora finita.
RAIMONDO - Ma fammi ridere!
LORENZO - Non è ancora finita!
RAIMONDO - Ti manca nerbo. Non ce la farai mai.
LORENZO - E io invece dico che ti conviene che io ce la faccia.
Ti conviene da morire! E tu mi aiuterai!
RAIMONDO - Bum! Altrimenti?
LORENZO - Altrimenti saremo sempre in due d’ora in poi, qua dentro... “fratellino”. Comincia a fare spazio. - Io non ci torno là fuori così.
RAIMONDO - Ma così come?!!
LORENZO - Così.
RAIMONDO - Sei fissato e non sai neanche su cosa, o perché! Sei proprio fuori di testa. Non volevo credere fossimo a questo punto, ma ho paura che tu sia finito in depressione. Cose che succedono... Uno ne legge, ne sente parlare... e invece accadono! Proprio accanto a te. Ma si cura, sai? Ormai è acclarato: la depressione si cura come una qualsiasi altra malattia.
LORENZO - Davvero...
RAIMONDO - Fa’ conto di aver una polmonite. La stessa cosa. Ora chiamo Giovanni: è medico, ci saprà consigliare uno specialista bravo.
LORENZO - (allontanandosi) Incredibile.
RAIMONDO - (va a prendere l’agenda, la sfoglia) Io voglio solo il tuo bene. lascia perdere se poi quando mi arrabbio dico cose... ma anche tu ci sei andato giù duro, come dite voi ragazzi...
LORENZO - Che vigliacco!
RAIMONDO - Lorenzo!
LORENZO - Non ho bisogno di medici.

Lorenzo accende di nuovo il videoregistratore. “Metropolis” di Fritz Lang nella versione con musiche di Moroder.

RAIMONDO - Sì che hai bisogno di un medico! Di uno psichiatra! Sei pazzo da legare!
LORENZO - Peccato che abbiano chiuso i manicomi.
RAIMONDO - E poi, chi sarebbe il vigliacco?!!

Lo squillo del telefono interrompe Raimondo. Ovviamente Lorenzo non si muove dalla sua postazione, sul tappeto al centro del palcoscenico. Guarda il film e fuma una sigaretta. Quasi inavvertitamente, distrattamente, con l’altra mano si accarezza i genitali stretti nei jeans attillati.

RAIMONDO - (rispondendo al telefono) Pronto! Chi? Ah, sei tu Chiara, come stai?

La mano di Lorenzo si stacca dai pantaloni come se avesse preso una scossa elettrica.

RAIMONDO - No, figurati... Io sto bene, sì, ho già finito di mangiare... se così si può dire. - No. Non so più che fare. - Senti, forse tu... - Aspetta un momento (si allontana in modo da non essere udito da Lorenzo) Pronto? Sì, ascolta: devi venire tu. Ti prego. - Prova. - Gli farà bene, ne sono sicuro. - per favore ... è vero, finalmente ti conoscerò... - Ti aspettiamo allora. Quando vuoi, ciao... sì, appena puoi. Ciao ciao ciao...

Raimondo abbassa il ricevitore. Torna verso Lorenzo e lo apostrofa con tono ragionevole.

RAIMONDO - Allora, chi sarebbe il vigliacco? Io? O tu, che te ne stai qui a fare indigestione di vecchi film... e ti rifiuti di affrontare il problema. - Perché è Chiara il problema, vero?
LORENZO - Cosa c’entra lei. Ormai è amica tua. Parlate la stessa lingua.
RAIMONDO - Non dire corbellerie.
LORENZO - Prego
RAIMONDO - Non dire cazzate.
LORENZO - Sono secoli che non la sento più. Anni luce.
RAIMONDO - Cosa è successo quella sera? Chiara mi ha raccontato tutto, è vero, ma in fondo non mi ha detto nulla. Lei stessa non capisce.
LORENZO - Per questo non molla... Lei è una che deve capire sempre tutto.
RAIMONDO - Spiegatevi, allora!
LORENZO - Mi dispiace, ognuno ha i suoi problemi.
RAIMONDO - Cos’è che ti fa paura allora? Perché te ne stai qui rintanato, al buio, chiuso in gabbia?
LORENZO - Mi devo punire.
RAIMONDO - Quanto sei faticoso, Lorenzo! Ma punirti di che, Cristo!
LORENZO - L’avrei ammazzata.

PAUSA

RAIMONDO - Embè? Ogni casa dovrebbe trasformarsi in una prigione, con sbarre di ferro, lucchetti e catenacci, se è per questo. Se uno dovesse prendere sul serio tutte le volte che...
LORENZO - Era qualcosa di più.
RAIMONDO - Ma poi non è successo niente, lei non se n’è neanche accorta! Ha detto solo che ad un certo punto sei scappato.
LORENZO - Mi sono frenato in tempo.
RAIMONDO - Ma cosa era successo?!!
LORENZO - Non lo so più. Lei rideva... è l’unica cosa che mi ricordo bene.
RAIMONDO - Stavate litigando?
LORENZO - Discutendo... ma no, neanche. Basta adesso.
RAIMONDO - Non mi convince. Non è questo il punto. C’è qualcos’altro che ti tormenta.
LORENZO - Lascia stare.
RAIMONDO - Hai detto che ti devo aiutare.
LORENZO - Beh, non così! La questione con Chiara è definita. Finita. Chiusa. - Ti piace? Prendila. Scopatela, se puoi. Ma non mi rompere i coglioni.
RAIMONDO - Non esprimerti come un porco macho razzista davanti a me! E non su Chiara!
LORENZO - Ne sei già innamorato.
RAIMONDO - Ma la vuoi finire?
LORENZO - No! Tu, la devi piantare!
RAIMONDO - Allora non ti importa nulla.
LORENZO - Assolutamente.
RAIMONDO - Sta venendo qui.
LORENZO - Cosa?! Chi, Chiara?
RAIMONDO - Se non ti importa niente...
LORENZO - Come ti sei permesso!
RAIMONDO - La cosa migliore è sempre tagliare la testa al toro. Saggezza spicciola e infinita dei detti popolari! - Terapia d’urto. - Tu te ne vai di là, in camera tua... o nella mia, così stai più comodo... e noi ci prendiamo un bel thè insieme.
LORENZO - Non voglio.
RAIMONDO - Un caffè.
LORENZO - Non voglio che venga qui.
RAIMONDO - Non vuoi che io la veda.
LORENZO - Non voglio che entri qui dentro!
RAIMONDO - (guardandosi intorno con sorpresa indolenza) E perché mai... E’ una casa come le altre... - Normale, dignitosa, mi pare...
LORENZO - (angosciato) Chiamala! Fermala! O te ne faccio pentire. Lo sai che lo faccio!

Raimondo va la telefono, compone il numero.

LORENZO - Ormai sappiamo anche il numero a memoria!
RAIMONDO - (riagganciando) Troppo tardi. E’ uscita.
LORENZO - Sta venendo qui!
RAIMONDO - Probabile. Ha detto: Appena riesco a liberarmi. Ma non ne era troppo convinta. Chissà... forse ha paura.
LORENZO - Non è possibile, non è possibile! - Non potrò mai avere niente di mio che tu non...
RAIMONDO - (citando a memoria) Ti piace? Prendila, scopatela... Sono parole tue.

Squilla il campanello della porta di casa. Raimondo si aggiusta il nodo della cravatta, il maglione, la piega dei pantaloni. Ravvia velocemente i capelli e si dirige verso l’ingresso.

LORENZO - Dove vai?!
RAIMONDO - Dio mio, ad aprire la porta, naturalmente.
LORENZO - (raggiungendolo e afferrando la spalliera della sedia a rotelle) Tu non vai proprio da nessuna parte, invece!

Con fredda e fulminea determinazione Lorenzo ribalta la carrozzella, adagiandola con lo schienale in terra, rapido e rabbioso eppure ancora attento a non fargli del male. L’effetto deve essere comico: solo così diventa umoristico e non patetico.

RAIMONDO - (con le gambe inerti per aria, strilla come un’aquila, agitando busto e braccia come un ossesso) Lorenzo! Ma che stai facendo! No! Attento, mi fai cadere! - Lorenzo!!!
LORENZO - Muoviti adesso.
RAIMONDO - Rimettimi su, immediatamente! Hai sentito?! Brutto stronzo fottuto! Nazista! Tirami su, maledetto! Bastardo che non sei altro, brutto figlio di puttana!

Il campanello squilla ancora sulle urla impotenti di Raimondo. Lorenzo va al suo veliero, lo prende, lo porta davanti a Raimondo.

LORENZO - (contemplandolo dall’alto) Vuoi anche questo?
RAIMONDO - Che cazzo dici!
LORENZO - Cos’altro vuoi di mio? Dài, prendi anche questo, no?! (lascia cadere il modellino a un passo dal viso congestionato di Raimondo) E questo, e questo, e questo!!! (pesta il suo veliero con rabbia, ripetutamente)

Ora il campanello squilla insistentemente, fragorosamente. Raimondo con uno sforzo sovrumano riesce a liberarsi dalla sua tragicomica posizione e sta quasi per rimettere in piedi la sedia a rotelle, ma Lorenzo se ne avvede e con un calcio la scaraventa lontano. Il campanello squilla ancora. Si ferma.

LORENZO - Vai via! Hai sentito?! Per favore, vattene via! Via!!!

BUIO


F I N E D E L I A T T O



ATTO II

Scena 1.
Stesso ambiente del I Atto, ma lindo, luminoso e ordinato. La scrivania di Raimondo mostra ben allineati dattiloscritti, agende, libri etc. La postazione di Lorenzo si è arricchita di un tavolinetto
davanti al divano, dove sono incolonnati giornali, videocassette e dischi. Davanti ad un tavolino vicino al televisore, dove sono installati i videoregistratori, Raimondo sta lavorando ad un
adattamento dialoghi per il doppiaggio. Lorenzo è “impegnato” nella lettura di un quotidiano, dovere che evidentemente si è imposto e che non lo entusiasma troppo.

RAIMONDO - Il suo sguardo innocente ha dileguato... ogni sospetto...(controllando sul video) Cavolo, una labiale in primo piano! - Questa è l’ultima che mi rifilano, lo giuro dinanzi a Dio!
LORENZO - Cosa?
RAIMONDO - L’ultima telenovela. - Perché ti ricattano! Dài, stanno arrivando i nuovi film di Pasqua, tu sarai il primo, come no... ma intanto fammi questo favore personale, beccati l’adattamento di “Amando nella pampa”! Possano schiattare nella pampa tutti quanti sono... Parlano a duecento all’ora, ma le labiali si vedono lo stesso, accidenti a Pierfrancesco! - Eliminato ogni sospetto... Cancellato - No. Portato via... che orrore...
LORENZO - Spazzato via?
RAIMONDO - (sorpreso e un po’ piccato) Sì, ci avevo pensato... forse è un po’ lunga...

Lorenzo si alza, curioso, e controlla alle spalle di Raimondo.

LORENZO - E’ perfetta.
RAIMONDO - Okay, basta per oggi. - Cos’hai detto che c’è per cena?
LORENZO - Ha preparato Piera. L’odore è buono. - Hai visto che è tornata!
RAIMONDO - Tutti dobbiamo lavorare. Dovremmo.
LORENZO - E’ in gamba, sai? Io non ci... non le avevo mai parlato, in tanti anni. E’ simpatica.
RAIMONDO - Bene. E’ nata una nuova amicizia. (va alla scrivania) Un poco di ossigeno! (prende un libro)
LORENZO - Leggi?
RAIMONDO - Se non ti dispiace.
LORENZO - No no, fai pure. - Che cosa?
RAIMONDO - (con sufficienza) “Child Harold pilgrimage”
LORENZO - Ah, Byron.
RAIMONDO - Come, Byron?! Lo conosci?
LORENZO - Ho dato uno sguardo. Stava lì.
RAIMONDO - Impagabile! Prima non leggeva una riga, e adesso si cimenta addirittura con Byron, e in originale!
LORENZO - Giusto qualche cosa... Non è proprio l’inglese che conosco io.
RAIMONDO - Lo credo bene, è un poeta! (con malcelata aggressività) E allora? Dimmi. Ti è piaciuto? Sentiamo.
LORENZO - Se ti devo dire la verità...
RAIMONDO - Come lo trovi?
LORENZO - Insomma... poetico...
RAIMONDO - Che cavolo significa “poetico”?!
LORENZO - Ho dato solo uno sguardo qua e là!
RAIMONDO - (superiore) E’ ovvio. Non si può arrivare così, di primo acchito, alla poesia!
LORENZO - (cercando di spiegare) Io lo trovo un po’ freddo e poi...
RAIMONDO – (ride) Freddo Byron, un romantico! - E poi?
LORENZO - (seccato) Cosa?
RAIMONDO - Ne hai letti altri, di libri?
LORENZO - No.
RAIMONDO - Beh, puoi farlo. Ormai in questa casa non c’è più niente di mio, tanto vale che ti autorizzi ufficialmente a mettere la mani dove ti pare.
LORENZO - Grazie!
RAIMONDO - Non c’è di che.

Pausa. Leggono.

LORENZO - E’ morto quel ragazzo.
RAIMONDO - Quale ragazzo?
LORENZO - Quello che non gli trovavano... (si corregge con un certo sforzo) Il ragazzo ferito a cui non trovavano un posto in ospedale.
RAIMONDO - Schifo di paese.

Pausa. Leggono.

LORENZO - Lo sapevi che il massimo di monossido di carbonio consentito è di 10 mgr. per metro cubo?
RAIMONDO - Tuo nonno sarebbe già morto dopo la prima settimana. – Ma noi ormai siamo dei mutanti... almeno speriamo.
LORENZO - Comunque nelle ore di punta è superato di tre o quattro volte.
RAIMONDO - Amen!

Pausa. Leggono.

RAIMONDO - Che poi, se continuano ad alzarli, vedrai come si crepa da Dio entro i limiti consentiti!
LORENZO - (accavallato) Domani ci tolgono di nuovo l’acqua per quattro ore...
Un tempo di pausa
LORENZO - ... La benzina “liberalizzata” è aumentata di venti lire.
RAIMONDO - Ma cos’è, un bollettino di guerra?!
LORENZO - ... Gran gala per le vittime dell’AIDS in centro storico...
RAIMONDO - Lorenzo!
LORENZO - Sì?
RAIMONDO - Il giornale gradirei leggerlo da me!
LORENZO - Ah sì, scusa.

Raimondo si assorbe nuovamente nei versi di Byron. Lorenzo sfoglia ancora svogliatamente il giornale, poi lo abbandona e comincia a passeggiare per la stanza. Si sofferma a considerare uno scaffale pieno di libri.

LORENZO - E’ che uno non sa da che parte incominciare!
RAIMONDO - (sospira) Affermativo. (senza distogliere gli occhi dal libro) Ormai, per quel che ne so io, per quel che tu ne sai... per quanto ne leggiamo, pensiamo o discutiamo... il cielo rimbomba, il mare s’impiomba, il sole è una bomba e la politica... la politica...
LORENZO - (d’istinto) Una tromba? Cioè: una tomba?!
RAIMONDO - Grazie, non mi veniva.
LORENZO - Non c’è di che. Che ti ha preso?
RAIMONDO - (civettuolo) Colpa dei versi! Ci entro dentro completamente. Quando sono endecasillabi poi... terribili: tàntatatàra tatatàra tara / tantetetéra, tatatera tàra. - Se non vi presto attenzione sono capace di andare avanti così per ore.
LORENZO - Io dicevo per i libri. - Non so da che parte incominciare!
RAIMONDO - Dipende da cosa ti interessa. Poesia? Narrativa? Storia?
LORENZO - Tutto!
RAIMONDO - Un po’ generico.
LORENZO - Ho paura che sia troppo tardi.
RAIMONDO - Non è mai...
LORENZO - Eh no, eh! Sii generoso!
RAIMONDO - (ci pensa su) Shakespeare.
LORENZO - E’ come quell’altro?
RAIMONDO - C’è l’universo nei suoi versi. Oppure comincia dalla base: padre Dante e vai con Dio. - Io vado a fare la mia ginnastica.

Raimondo si ritira in camera sua. Lorenzo cogitabondo va alla libreria, cerca, estrae alcuni volumi, li allinea accanto alle riviste sul suo tavolinetto. Ne prende uno, lo sfoglia e poi, come assalito da angoscia improvvisa, accende il videoregistratore ed inserisce una videocassetta. Sul maxi-schermo le immagini di “Erik il vichingo”, dei Monty Paython. Riprende il libro in mano, lo riapre, ma non riesce a concentrarsi.

LORENZO - Raimondo... - Raimondo!
RAIMONDO - (dalla sua camera) Che c’è?
LORENZO - Secondo te, perché Dante era fissato con il numero tre?

Raimondo non risponde. Lorenzo toglie l’audio del film.

LORENZO - Mi hai sentito? Perché Dante era fissato con ...
RAIMONDO - (sempre dalla sua camera) Non era “fissato”. Il tre è un numero fortemente simbolico. E’ il numero della Trinità, delle stagioni della vita, delle parti del discorso e... ma mi fai finire in pace la mia ginnastica?!
LORENZO - Ci sono strane relazioni a volte, tra le parole...
RAIMONDO - Davvero!
LORENZO - Anche tra i numeri. Sono relazioni segrete, credo... -
RAIMONDO - Evviva.
LORENZO - Come il numero nove.
RAIMONDO - Cos’ha il numero nove?
LORENZO - E’ il numero più segreto. Riporta tutti gli altri all’origine. Una specie di tana-libera-tutti.
RAIMONDO - (affacciandosi alla porta con i pesi tra le mani) Non ti starai allargando un po’ troppo?
LORENZO - E’ così! Devo studiarlo meglio, poi ti spiego. E’ il numero del ritorno alla base.
RAIMONDO - Beato a te che non hai altro a cui pensare! (sta per rientrare)
LORENZO - Raimondo!
RAIMONDO - Sì!
LORENZO - E lei, quando ritornerà alla base?

Raimondo cambia repentinamente espressione.

RAIMONDO - Tra poco, credo. La borsa di studio durava tre mesi. Sono finiti tre giorni fa.
LORENZO - Sabato.
RAIMONDO - Se lo sai, perché me lo chiedi?
LORENZO - Così. Tu... Non si è fatta sentire, vero?
RAIMONDO - No.
LORENZO - E se non tornasse più?
RAIMONDO - Che cavolo dici.
LORENZO - Se si trova - se si trovasse bene lì...
RAIMONDO - Escluso. Non sopporta la vita in America.
LORENZO - E tu come lo sai!
RAIMONDO - L’ha scritto.
LORENZO - Ti ha scritto!
RAIMONDO - E se anche fosse?! - Comunque CI ha scritto. Una sola
lettera. Sempre la stessa, la conosci a memoria!
LORENZO - Speravo che avesse dato di nuovo notizie...
RAIMONDO - Avrà avuto da fare.
LORENZO - Non è offesa, vero? - Per quella volta... Sarà ancora offesa.
RAIMONDO - No! - Ha capito. Certo non è stato carino lasciarla fuori dalla porta.
LORENZO - Hai fatto male tu ad invitarla.
RAIMONDO - Appunto! L’avevo pure pregata!
LORENZO - Per forza dev’essere offesa. Per questo è sparita.
RAIMONDO - No!!! Quante volte te lo devo ripetere!
LORENZO - Ma perché non è tornata...
RAIMONDO - Dalle il tempo. Sono solo tre giorni.
LORENZO - Hai tenuto il conto.
RAIMONDO - Già.
LORENZO - Tutti e due ad aspettare...
RAIMONDO - Archivisti del calendario, manutengoli dello zodiaco,
scrutatori del trascolorare dei tramonti...
LORENZO - E non l’hai mai vista in vita tua.
RAIMONDO - Tornerà?
LORENZO - E’ una che non lascia conti in sospeso.
RAIMONDO - Potrebbe arrivare da un momento all’altro.
LORENZO - Anche oggi stesso.
RAIMONDO - Tra un’ora.
LORENZO - Tra un minuto!

Rimangono in silenzio, sospendendo il fiato, protesi verso l’ingresso.

RAIMONDO - (sospira, sorride) Il minuto è passato.

Squilla il campanello della porta d’ingresso. I due uomini si guardano interrogativi, smarriti.

RAIMONDO - Aspetti qualcuno?
RAIMONDO - No, e tu?
LORENZO - Io no!

PAUSA

LORENZO - E’ lei!
RAIMONDO - (rendendosi conto della tenuta da “ginnasta”) O Cristo!

Entrambi cercano di aggiustarsi alla meglio e di mettere ordine intorno. Il campanello continua a squillare.

LORENZO - Arriviamo!

Corre in bagno, ne schizza fuori con un vaporizzatore di profumo che si spruzza sotto le ascelle, in faccia, dappertutto. Raimondo glielo strappa di mano e fa altrettanto.

RAIMONDO - Un momento! Un attimo!

Si slanciano entrambi verso l’ingresso, scontrandosi sulla porta. Raimondo scruta Lorenzo, quasi temendo che gliene combini una come la volta precedente e poi indietreggia con la carrozzella, cedendogli il passo. Rimane in scena e ne approfitta per nascondere il profumo sotto un cuscino.

Scena 2.
LORENZO - (fuori scena) Ah, sei tu...
UGO - (fuori scena) Avevo proprio giurato di non essere io a fare il primo passo... ma un amico è un amico e allora che cazzo, mi sono detto, fammi andare a vedere! (entrano)
RAIMONDO - Ciao, Ugo.
LORENZO - Potevi telefonare.
UGO - Che bell’accoglienza! Scusa! - Sai che nuova c’è? Me ne vado e ricominciamo tutto da capo. Reuìnd! Reuìnd! (fa per uscire, simulando lo stridìo del nastro fatto scorrere “indietro-veloce”)
LORENZO - Ma dove vai?!
UGO - Torno giù, cerco una cabina telefonica, se ho culo entro un’ora ne becco una che funziona... mitica! - così telefono e avverto che sto passando a vedere come cazzo stai!
LORENZO - Dài, non fare il buffone...
UGO - Visto che adesso anche tra amici bisogna fare tante cerimonie...
LORENZO - Uffa, Ugo, scusa!
UGO - Non ti scusare, lascia proprio perdere! - Toh, acchiappa le birre.
LORENZO - Grazie...
UGO - Sono quelle che ti piacciono.
RAIMONDO - Adesso Lorenzo beve solo vino.
UGO - (scruta i suoi ospiti, incerto) Il tempo passa... Ahò, buttale.
LORENZO - Ne vuoi una?
UGO - Grazie!
RAIMONDO - Perché non ti togli l’impermeabile?
UGO - Mi trattengo poco, devo scappare allo studio. C’è il casino delle denunce dei redditi, questo mese!
RAIMONDO - Niente partita, allora...
UGO - Zitto, zitto non me ne parlare, che campionato di merda! - (annusa) Madonna che strano odore che c’è qua dentro...
LORENZO - Come va giù al Bar?
UGO - Le solite cose... Ah, è partito militare Giammarco. E la
sai l’ultima? Si sposa Massimiliano. Che coglione...
LORENZO - Con chi?
UGO - Con chi si poteva sposare? Con Loretta, no?! Sono dieci anni che stanno insieme! Oh, ma non ti ricordi più gli amici?
LORENZO - Già... No è che... ero distratto. - Siedi, vado a prenderti un bicchiere.

Lorenzo esce, Ugo si siede sul cuscino sotto il quale è nascosto il profumo. Interroga con lo sguardo Raimondo.

UGO - Allora? Come va?
RAIMONDO - Hic manebimus optime!
UGO - A Raimo’...
RAIMONDO - Tutto procede con normale disordine.
UGO - Lui, come sta?
RAIMONDO - Perfettamente. Presto tornerà a frequentare gli amici... e magari a lavorare. Ne sono certo.
UGO - E’ molto bravo coi computer...
RAIMONDO - (scettico) Sì?
UGO - Non lo sapevi?
RAIMONDO - L’importante è che abbia un mestiere.
UGO - E quella sciacquetta, quella per cui aveva perso la tramontana, sì, come si chiama...
RAIMONDO - Chiara?
UGO - Si è rifatta viva?
RAIMONDO - Non è una sciacquetta.
UGO - Senza offesa. La conosci?
RAIMONDO - Non... non di persona.
UGO - Niente di eccezionale. Te lo dice uno che se ne intende.
RAIMONDO - E tu che ne sai?
UGO - L’ho incrociata ieri giù al Bar.

Raimondo trasale visibilmente, sta per assalire Ugo con mille domande, ma il rumore fragoroso di pentole che precipitano in cucina lo precede.

UGO - Ehi, ma che stai a fare? Vuoi una mano?
LORENZO - (da fuori scena) No, tutto okay, stavo mettendo a posto... Arrivo...
RAIMONDO - Ieri?!
UGO - Sì, ieri sera, perché?
RAIMONDO - Niente, niente. (accennando a Lorenzo) Lui ancora non lo sa...
UGO - Ha parlato con Loretta, diceva di essere passata per caso, ma era lampante che voleva sapere di Lorenzo. - Come l’ho vista l’ho inquadrata: tutta vestita strana, tante smanie di cervello... per me è un’altra che pensa di avercela solo lei e d’oro. Più gli sta lontana e meglio è, dài retta. Anche gli altri sono d’accordo.
RAIMONDO - Il livello del giudizio di gusto non dev’essere eccelso, lì al Bar.
UGO - Sarebbe a dire?

Raimondo sorride con sufficiente commiserazione.

UGO - (risentito) Sono tutte persone a posto. C’è anche gente piuttosto “su”, se proprio lo vuoi sapere. Chirurghi, dentisti, commercialisti, avvocati...
RAIMONDO - La crème de la crème.

Rientra Lorenzo con la birra per Ugo.

UGO - (cambiando improvvisamente tono) E comunque una donna è una donna, dico giusto? Non ci vuol mica una laurea per dare un giudizio!
LORENZO - (porgendo la birra all’amico) Di chi state parlando?
RAIMONDO - Appunto, Ugo. Non siamo d’accordo sui postulati.
UGO - Sarebbe a dire?!
RAIMONDO - Che “una donna è una donna”, per esempio.
UGO - (ride) Ah, certo, di questi tempi... Ahò, è un’epidemia! Più ne vedi una bbona, proprio che ti... insomma, puoi stare tranquillo che sotto sotto ci trovi la sorpresa...
RAIMONDO - (sospira) Esattamente quello che volevo dire. - Se mi scusate andrei a mettermi in ordine. (esce)
UGO - (sorseggiando la birra) E vogliono pure i soldi! Il mese passato... manca poco che lo butto al fiume, uno di questi... ‘Sti schifosi...
LORENZO - Altrimenti, per “amore”... ci staresti pure, no?
UGO - Senti un po’, vabbè che tu ti sei scordato del mondo intero... ma lo sai che su questo tasto io non ammetto neanche il sospetto! Neanche per scherzo!
LORENZO - (annoiato) Ancora...
UGO - Perché, hai cambiato sponda ultimamente?
LORENZO - No.
UGO - Sei sempre dei nostri?
LORENZO - In che senso?
UGO - A Lore’, a me me pari matto! E’ o non è la fica l’ottava meraviglia del mondo?
LORENZO - Ottava è dire poco... è la generatrice del mondo.
UGO - Mò non esagerare. Meglio non dare mai troppa importanza.
LORENZO - Così Massimiliano si sposa.
UGO - Già. - E tu, come stai?
LORENZO - Bene, grazie.
UGO - Ti è passata la scuffia per quella stronzetta?
LORENZO - Chiara non è una stronzetta.
UGO - (agitandosi sulla poltrona) Ho capito, santa Chiara vergine e martire! Ahi! Che cacchio ci stava qua sotto?! Dio che puzza! (tira fuori la boccetta, si versa addosso il profumo)
LORENZO - Il profumo!
UGO - Ma che profumo, è una fogna! Porca la tua miseria, mi sono tutto macchiato!
LORENZO - (divertito) Posizione strategica ... Fa’ vedere... Aspetta, no, la bottiglia non si è rotta, è solo scappato via il tappo... - Me ne hai versato metà!
UGO - E chi se ne frega! Guarda tu! Come ci vado al lavoro, con questa macchia proprio qua!
LORENZO - E’ profumata... potresti lanciare una nuova moda.
UGO - Vaffanculo. Dov’è il bagno?
LORENZO - Di là.
UGO - (va in bagno, parlando attraverso la porta aperta) Però, non è male questa colonia... Ma che v’ha preso, a tutti e due con questa Chiara, vorrei sapere... - Ah, a proposito, stiamo fondando un nuovo Club.
LORENZO - In che senso che vi ha preso?
UGO - Di aficionados! Mi senti? Della squadra!
LORENZO - Che vuol dire “a tutti e due”?! (accende il videoregistratore: “Duel” di Steven Spielberg)
UGO - Che non me la contate giusta. Quello che dovevo dire l’ho detto. (rientrando) Oh, per il nuovo Club... tu sei tra i soci fondatori, ovviamente.
LORENZO - Non lo so, Ugo.
UGO - Sei pazzo?
LORENZO - Non so se avrò il tempo.
UGO - Certo, certo... in effetti le tue giornate sono pienissime, si vede a occhio nudo! Hai un mucchio di cose da fare!
LORENZO - Devo studiare!
UGO - E tu studia! Ma non puoi dimenticare la squadra... Non sei più dei nostri?!
LORENZO - La vuoi finire con questo corporativismo del cazzo? Cos’è, una nuova lega?!
UGO - Corporativi... Ma sentilo! Ma come cacchio parli?!
LORENZO - Non è la parola adeguata?
UGO - Tu sei cambiato.
LORENZO - Vero.
UGO - Non sei più un amico.
LORENZO - Questo lo dici tu.
UGO - Stronzo io che mi sono precipitato qua!
LORENZO - Dopo tre mesi, non mi sembra il termine adeguato.
UGO - Se ripeti un’altra volta “adeguato” con quel tono ti strozzo. - Mi avevi fatto incazzare.
LORENZO - Anche tu.
UGO - Io volevo solo...
LORENZO - Rompere i coglioni. Dirmi quello che devo e quello che non devo fare.
UGO - Insomma ho sbagliato a venire! Con tutto il lavoro che avevo da fare! Una pila di denunce...
LORENZO - Alta così. E allora vattene, no? Non perdere tempo con me!
UGO - Ci puoi giurare che me ne vado.
LORENZO - Ciao.
UGO - (infilando l’impermeabile) Sta’ sicuro che non mi vedi più!
LORENZO - Come no...
UGO - Non mi cercare nemmeno!
LORENZO - Okay...
UGO - (uscendo) E saluta Raimondo!

Lorenzo sorride, si stiracchia. spegne il videoregistratore. Torna al libro che aveva iniziato a sfogliare all’inizio dell’atto. Rientra Raimondo.

Scena 3.
RAIMONDO - E’ andato?
LORENZO - In gloria di Dio.
RAIMONDO - Prego?
LORENZO - Cosa?
RAIMONDO - Ma che stai facendo?

Lorenzo alza il libro, mostrando il frontespizio.

RAIMONDO - Ah, Dante. - Beh? Novità? - Ugo?
LORENZO - Non lo reggev... non lo sopportavo più! La partita, la fica, di quale sponda sei...
RAIMONDO - Divertente.
LORENZO - Eppure all’atto pratico è intelligente, uno che affronta e risolve problemi come una saetta, anche gravi... - Io non lo capisco.
RAIMONDO - Uhmmm, intelligenza pratica. Sveltezza.... Furbizia.
LORENZO - Sarà.
RAIMONDO - Insomma, nessuna novità?
LORENZO - Le solite storie. Mi ha chiesto di Chiara.
RAIMONDO - E che ne sa lui di Chiara?
LORENZO - Non la può vedere, si è pure rovesciato mezza bottiglia di profumo addosso... (illuminandosi) Dici che potrebbe averla incontrata?!
RAIMONDO - Te l’ha detto lui?
LORENZO - No. - Già, non è possibile, non la conosce nemmeno.
RAIMONDO - Mah... certo noi stiamo sempre qui rinchiusi...
LORENZO - Quando ritornerà usciremo tutti e tre, insieme.
RAIMONDO - No. Io no...
LORENZO - Ma con Chiara!
RAIMONDO - Sarei solo d’impiccio.
LORENZO - Allora la andrò a prendere e la porterò qui. Niente ma!
RAIMONDO - Uhmmm... Io potrei cucinare.
LORENZO - Certo! Io penserò alla tavola, al vino e... e poi voglio tanti fiori!
RAIMONDO - Bisognerebbe avere sempre delle provviste in casa. Cosa c’è in freezer?

Lorenzo va a controllare.

LORENZO - (dalla cucina) Pane, spinaci surgelati, un po’ di merluzzo.
RAIMONDO - Non va bene. Scriviamo. (prende carta e penna) Saumon fumé, pan-carrè, burro... Tutta roba che si conserva... Gin e acqua tonica per gli aperitivi... guai a te se te la scoli di nascosto...
LORENZO - Non sono più un bambino.
RAIMONDO - Meglio prevenire. Ah, una bottiglia, no, almeno due di prosecco - no, meglio di spumante. Extra-brut.
LORENZO - E fiori!
RAIMONDO - Ma sei fissato con i fiori! Quelli bisogna comprarli freschi ogni giorno. Ti toccherà uscire.
LORENZO - Niente fiori.
RAIMONDO - Duro, eh? - Va bene, facciamo prendere dalla Piera un’orchidea. In frigo si mantiene almeno cinque giorni.
LORENZO - Lascia perdere.
RAIMONDO - A volte anche sette...
LORENZO - Siamo ridicoli.
RAIMONDO - Beh, che c’entra... Uno passa il tempo. (straccia la lista)
LORENZO - Raimondo...
RAIMONDO - Sì...
LORENZO - Senti...
RAIMONDO - E’ una lunga rivelazione?
LORENZO - No. Ascolta. - Se lei arrivasse da un momento all’altro...
RAIMONDO - Prima telefonerebbe.
LORENZO - Ti volevo chiedere... Tu la conosci, hai parlato tanto con lei, no?
RAIMONDO - Allora?
LORENZO - Pensi che potrei piacerle adesso?
RAIMONDO - (acido) Le sei di già “piaciuto”, mi sembra.
LORENZO - Ma ora, come sono ora!
RAIMONDO - Non capisco.
LORENZO - No, niente, pensavo... (ride un po’ forzato) Ugo crede che mi sia bevuto il cervello.
RAIMONDO - Senti da che pulpito... - Vuoi un parere? Lo vuoi veramente?
LORENZO - Sì!
RAIMONDO - (serio, quasi paterno) Tu hai cominciato troppo presto a lavorare, a caricarti di responsabilità, a cercare di vivere come un uomo maturo. Sicuramente, suppongo, per alleviare me, date... date le mie condizioni da qualche anno a questa parte. Meritevole, ma eccessivo. Ora me ne rendo conto.
LORENZO - E quindi?
RAIMONDO - Ora senti il bisogno di tornare indietro. Un rigurgito di adolescenza.
LORENZO - Tornare indietro?!
RAIMONDO - In quella fase della vita in cui tutto è possibile. L’adolescente è libero solo di sognare... di costruirsi mille futuri... Sigillato nella sfera scintillante delle sue potenzialità, è un bozzolo informe che nasconde un nucleo vibrante di energia: il regno infinito delle possibilità è ancora tutto in suo dominio... e questa è la sua straordinaria ricchezza! Una ricchezza invidiata a morte dagli adulti, ma deve essere assaporata e goduta nella giusta stagione... perché si dilegua nel volgere di poche lune...
Lorenzo fissa freddamente Raimondo, dopo aver ascoltato con attenzione assoluta ogni sua parola.
LORENZO - Non hai capito un cazzo, Raimondo. - Io non voglio tornare a fare il pesce rosso in una boccia di vetro piena d’acqua, al quale ogni tanto si getta un pizzico di mangime!
RAIMONDO - Che strana visione hai della libertà.
LORENZO - (esasperato) Io ho sempre fatto solo e soltanto il pesce rosso! Questa è stata la mia libertà sino a tre mesi fa! Questo sento, questo so con certezza, l’unica cosa che so: quello che non voglio! Tornare indietro... ma neanche morto!
RAIMONDO - Bene. Non ne parliamo più.

PAUSA

LORENZO - E so quello che devo fare!
RAIMONDO - Uscire di casa!
LORENZO - No!
RAIMONDO - Levarti dai coglioni!
LORENZO - Sei fuori strada.
RAIMONDO - No, fratellino, TU sei fuori strada.
LORENZO - Ci sono un mucchio di cose da leggere, studiare, vedere...
RAIMONDO - Se è per lei che ti affanni tanto... potrebbe essere già tornata, non lo sai? E allora? Che farai? Uscirai a cercarla?
LORENZO - No. Devo guadagnare tempo. Il mio problema è il tempo.

Raimondo lo osserva interdetto.

LORENZO - Però... ehi! Era carina quella del pesce rosso, no?
RAIMONDO - In che senso?
LORENZO - Era un’immagine adeguata.
RAIMONDO - Piuttosto colorita, sì.
LORENZO - Rendeva il concetto. Espressiva.
RAIMONDO - Un po’ rozza.
LORENZO - Devo lavorare, lavorare, lavorare! (afferra famelico un libro, lo apre, vi si immerge)

Raimondo si sforza per un po’ di lasciarlo in pace, alla fine non resiste.

RAIMONDO - Ma non si mangia più in questa casa?! Che ne dici di un bel piatto di spaghetti?
LORENZO - Tu come lo vedi Farinata?
RAIMONDO - (accavallato) Alla matriciana o alla carbonara? - Fari... che?!!
LORENZO - Farinata degli Uberti. Come lo immagini? Alto?
RAIMONDO - Certo. Dalla cintola in su tutto il vedrai...
LORENZO - E poi? Bello? Si? - Biondo? (Raimondo annuisce) Incredibile! Tu lo vedi, capisci, come lo vedo io, e Dante non dice mai com’è fatto!
RAIMONDO - Potenza della poesia... - Che ne dici di una poderosa “arrabbiata”?
LORENZO - Fai tu. Non ho molta fame.
RAIMONDO - Sai, Lorenzo... Lorenzo!
LORENZO - Sì...
RAIMONDO - Ultimamente stavo meditando sull’opportunità di cercare un’altra casa.
LORENZO - (stupito) Perché?
RAIMONDO - Hai sempre detto che questa non è adatta alle nostre esigenze.
LORENZO - Prima.
RAIMONDO - Pensavo che ti avrebbe fatto piacere.
LORENZO - Questa è la nostra casa ormai.
RAIMONDO - Ah. Va bene. Un problema di meno. - Allora, questi spaghetti?
LORENZO - E se lei venisse a stare con noi?
RAIMONDO - Qua?
LORENZO - Potremmo stare tutti e tre assieme. Sarebbe bello.
RAIMONDO - Certo non c’è molto spazio... ma ci si potrebbe arrangiare. - Ma perché? Lei non ha una casa sua?
LORENZO - Io pensavo... di stare in tre.
RAIMONDO - In tre che?
LORENZO - Così... una fantasia.
RAIMONDO - It suonds interesting... Potrebbe essere divertente. – Ma perché?
LORENZO - So che ti piace, no? Anche se non l’hai mai vista. Chiara è una persona che ha bisogno di tante cose... Io da solo... Ti conquisterà completamente, vedrai, lei sa essere fantastica. - Pensa cosa sarebbe unire le nostre giornate: voi parlerete ed io vi ascolterò... e poi discuteremo insieme delle cose viste, del lavoro, delle esperienze di ciascuno... Il giorno noi usciremo, andremo a lavorare e tu ci aspetterai...
RAIMONDO - Sarà bello avere una donna in casa... (scherzando) Ma non la costringeremo a lavare i piatti, vero?
LORENZO - Neanche a lavare, rammendare, stirare?
RAIMONDO - Per questo c’è la signora Piera.
LORENZO - Allora è proprio pazza se non accetta, non ti pare?
RAIMONDO - Sarà la nostra piccola regina.
LORENZO - Ho paura che la vizieremo troppo.
RAIMONDO - La coccoleremo all’infinito... Raccoglieremo per lei le più affascinanti leggende dei tempi passati, e gliele offriremo ogni nuovo giorno come fiori odorosi di rugiada del mattino!
LORENZO - La casa sarà sempre piena di amici, di gente intelligente e simpatica con cui parlare di cose importanti... Tu terrai banco, e noi saremo lì ad applaudirti, saremo orgogliosi di te...
RAIMONDO - No, troppa gente sempre no...
LORENZO - La sera non avremo che l’imbarazzo della scelta: una cena raffinata, un concerto, uno spettacolo...
RAIMONDO - D’estate andremo ad ascoltare il mare nei luoghi più segreti, e la musica accompagnerà ogni nostra emozione...
LORENZO - E quando non ci andrà di uscire organizzerò per voi rassegne di film da vedere qui in casa, una sigaretta e un goccio di grappa...
RAIMONDO - No, per carità, basta!
LORENZO - Okay. Allora ce ne staremo qui insieme, comodi e in libertà!
RAIMONDO - E padroni del nostro tempo! - Io... noi la aiuteremo in tutto quello che deciderà di intraprendere.
LORENZO - E la difenderemo...
RAIMONDO - Perdiana! Combatteremo per la sua felicità!
LORENZO - E in cambio non le chiederemo nulla.
RAIMONDO - Solo di restare con noi.
LORENZO - E i figli che verranno...
RAIMONDO - Figli?
LORENZO - Sì, figli, prima o poi verranno dei figli...
RAIMONDO - Con chi?
LORENZO - Come con chi?
RAIMONDO - Con chi dovrebbe fare questi figli. - Già. Non abbiamo parlato della notte. - La notte.
LORENZO - La notte in che senso?
RAIMONDO - Poi, alla fine della giornata, alla fine di queste magnifiche serate?...
LORENZO - Mi sembrava scontato che..
RAIMONDO - Con chi va a letto, poi? - Chi se la scopa?
LORENZO - Ma come parli! - Io pensavo che tu... Sì insomma, è assodato che tu non... - Non è così?
RAIMONDO - No no no no no.
LORENZO - A questo non avevo pensato.
RAIMONDO - Male. Molto male.
LORENZO - Allora sino ad adesso mi hai solo preso in giro.
RAIMONDO - Sei tu che hai dato per “assodate” realtà che non conosci. Certo non pretendevo che per amor mio andassi a leggere trattati di neurologia...
LORENZO - Adesso! Prima! Mi stavi prendendo per il culo!
RAIMONDO - Dipende. Ci sono tanti menages possibili a questo mondo. Basta mettersi d’accordo.
LORENZO - Pensavo solo di vivere tutti e tre, qui, insieme! Essere felici!
RAIMONDO - Certo, come no! E io dovrei essere tanto felice di vedere te che vivi la tua vita con lei, che ti dai da fare con lei, che esci con lei, e di aspettarvi la sera per vederti alla fine andare a letto con lei... e magari ascoltare attraverso la parete i vostri mugolii mentre fate l’amore! Perché dovrei essere felice di questo, me lo spieghi?! Che cazzo vuoi da me?!
LORENZO - Sei spaventoso. Non ti fermi davanti a nulla.
RAIMONDO - Vai, vai a vivere la tua vita con Chiara, se ci riesci, ma da solo! Io non ci sto a farmi sfruttare!
LORENZO - Perché ce l’hai tanto con me?!
RAIMONDO - E chi ti calcola?! Non fare tanto l’innocente! Tu lo sai che una donna come lei ha bisogno di cose che solo io posso darle tra noi due! E perché dovrei farti da spalla, sapendo che poi...
LORENZO - Che poi?!
RAIMONDO - Non posso tollerare per la seconda volta di essere messo in disparte per te, di vedere una donna preferirti a me!
LORENZO - Quale donna?! Ma di chi stai parlando?
RAIMONDO - (con tono di sfida) Vai. Vai avanti! Guarda: la casa è piena di libri, di dischi, di enciclopedie, di volumi d’arte, di vocabolari, di ... Ed è poca roba, sai? - Dài! Comincia! Forza, datti da fare, recupera il tempo perduto! Ma da solo!
LORENZO - Certo, da solo! Non ho bisogno di te, non ne ho mai avuto! Piuttosto di chiederti aiuto mi sparo!
RAIMONDO - Sbrigati però, perché Chiara è già tornata!
LORENZO - Non è vero!
RAIMONDO - Puoi scommetterci le palle che è vero!
LORENZO - E tu che ne sai?!
RAIMONDO - E’ già passata “per caso” al Bar chiedendo tue notizie. Me l’ha detto Ugo.
LORENZO - Quel figlio di puttana.
RAIMONDO - Pensava che te lo riferissi, come sto puntualmente facendo.
LORENZO - No. Non l’avresti fatto se non ti fossi sentito in pericolo.
RAIMONDO - Pericolo? E quale pericolo, di grazia? (allontanandosi sulla sua carrozzella) Ti lascio, mi rendo conto che non devi essere distolto... (si guarda intorno, fissa compiaciuto le librerie) Eh sì, ne hai di cose da fare, buona fortuna!

Raimondo si ritira in camera sua. Con studiata lentezza chiude la porta di comunicazione, lasciando Lorenzo solo al centro del palcoscenico, annichilito e angosciato.

LORENZO - Brutto stronzo egoista, porco bastardo megalomane! Certo che vado avanti da me! - Porca miseria, è già arrivata! E se invece non si facesse sentire?! Ma perché me la prendo tanto per lei? E’ una come tante, ha ragione Ugo. Non scopa neanche tanto bene. - Molto meglio Loretta, se è per questo. - E l’ultima notte da lei? Non ci devo pensare, vado fuori di testa soltanto all’idea... No, non ti devi eccitare, cazzo! (si lascia cadere sul divano) Ha chiesto di me... (sentendosi come osservato dai libri che lo dominano dalle pareti) D’accordo. A noi due.

Lorenzo si alza, punta dritto verso i libri. Li affronta, li assale: ne estrae uno, poi un altro, un altro, e contemporaneamente declama i titoli, farfuglia brandelli di frasi, sputa mozziconi di versi. Li combatte, li fronteggia. Sono tanti, troppi, si sente sopraffatto, combatte ancora, li ammucchia e li accantona, li sfoglia e li getta lontano.

LORENZO - (con un urlo di disperazione) Ma quanti siete, quanti siete, cazzo! Non ce la farò mai, mai, mai, non c’è tempo! Vi odio! (comincia a divorarli, ad aprirli e a sbranarli pagina a pagina) Vieni qua, tu! Non volevi uscire fuori, eh! Maramaldo, fammi sentire come puzzi... (annusa il libro, lo scaglia lontano) Via! Anche tu, fuori, venite fuori!

Lorenzo comincia a rovesciare interi scaffali, preso da furia devastatrice. Raimondo si affaccia spaventato. Appena si rende conto di quel che sta accadendo si sente mancare l’aria e per poco non gli viene un infarto, tanto è sinceramente inorridito da tale scempio.

RAIMONDO - Fermo, disgraziato, i miei libri!
LORENZO - Shakespeare, toh, Giulio Cesare, ne vuoi un po’?! Orlando furioso, ottimo! Ah, il Paradiso! (a Raimondo, minaccioso e terribile) Non ti avvicinare o ti faccio fare la stessa fine!
RAIMONDO - Fermo, per carità, fermo! Farò qualsiasi cosa vorrai!
LORENZO - Troppo tardi, non ho più bisogno di te, mi sto nutrendo di cultura, non vedi? (gli scaglia contro un vocabolario, mancandolo per un pelo) Stai lontano ho detto! - Ah, lassù, cosa c’è lassù che mi può interessare...
RAIMONDO - Lo dirò a Chiara! (Lorenzo risponde con un ringhio) Basta Lorenzo, calmati!
LORENZO - Il barone rampante... niente male. - Le metamorfosi... Ah, questo è tutto un filone! Iliade, Odissea, Eneide, Annales... (li estrae, comincia a divorarli)
RAIMONDO - No, questi non si toccano! (brandisce un tagliacarte)
LORENZO - (schizza via agile e lo motteggia da lontano) La bocca sollevò dal fiero pasto ... quel peccator...
RAIMONDO - Cosa pensi di ottenere, maledetto! (si slancia ancora in avanti) Ammazzami, ma lascia stare i libri!
LORENZO - Solo quando avrò finito.

Costruisce fulmineo con poltrone e divano una barricata tra sé e Raimondo. Questi, al di là della barriera invalicabile con la sua sedia a rotelle, resta per qualche attimo ad osservare la pazzia di Lorenzo, quindi fa dietro-front e torna in camera sua. Ne esce dopo poco recando alcuni volumi. Li depone ai piedi della barricata.

RAIMONDO - Avanti. Mangia anche questi. Sono quelli che amo di più. Avanti, distruggi anche questi!
LORENZO - Che roba è?
RAIMONDO - Sono i libri di tua madre.

Lorenzo si blocca, tramortito.

LORENZO - I libri di mia madre?
RAIMONDO - Scritti da lei.
LORENZO - Aveva scritto dei libri?! Questi?! (li prende con cautela, li esamina affascinato) I libri di mia madre! (infuriato) Io non ne conoscevo l’esistenza!!! Perché non me l’hai mai detto?!
RAIMONDO - Sono miei. Solo miei. Cristo, sono tutto quello che mi ha lasciato!
LORENZO - Ti ha lasciato me!
RAIMONDO - Mi ha lasciato per te, fratellino!
LORENZO - E smettila di chiamarmi fratellino, tu sei mio padre!
RAIMONDO - Non è vero!

Lorenzo lo fissa con fredda commiserazione. Non è più in forza isterica e gli manca l’energia per indignarsi.

RAIMONDO - Non lo so! Io non volevo che nascessi. Ho fatto di tutto per evitarlo, per questo non lo so. E noi non ci siamo mai abbassati a parlare di fedeltà... Era lei che voleva un figlio, un figlio a tutti i costi. Un piccolo essere frignante che avrebbe rovinato tutto, la nostra pace, i nostri dialoghi, il suo lavoro, i libri da scrivere, le letture, le scoperte da fare insieme ogni giorno... - Lei aveva già me! Perché ha voluto te?! - E tu l’hai uccisa.
LORENZO - Perché non mi hai mostrato prima questi libri?
RAIMONDO - Era l’unico mondo rimasto solamente mio e suo. Tu non c’entravi. Era il mio campo, il mio dominio. Tu dovevi restarne fuori.
LORENZO - Quanto devi avermi odiato.
RAIMONDO - Quanto amavo lei. Lei era la forza, la volontà, la vita... io il suo giovane adoratore. Avrei ucciso e offerto sul suo altare sangue di vittime innocenti... - Ma poi non è stata più la stessa... Da quando ha deciso di avere te. Le avevano detto che poteva essere pericoloso. Ma era diventata stupida! Ho cercato di farla tornare in sé, di farla rinsavire... Era ebbra di gioia, diventare un’incubatrice di carne aveva fatto diventare la mia dea, la mia madre saggia un’ebete piena di insulsa felicità.
LORENZO - (lentamente) Per questo non hai mai voluto insegnarmi niente, per questo non hai mai voluto che... che diventassi simile a te!
RAIMONDO - La nostra intesa, quella splendida assoluta comunione di spiriti - era l’unica cosa che aveva dato soltanto a me.
LORENZO - Per questo mi hai fatto crescere come un Tarzan nella giungla. - Potevi soffocarmi in culla, sarebbe stato più pietoso.
RAIMONDO - Chissà, lo avrei anche fatto forse, ma ero pazzo di dolore. Poi, quando ho potuto... e voluto vederti... era già passato il tempo, eri diventato tondo e rosato. Eri già bello. Come lei... - Adesso però andiamo a dormire. Domani... Domani io ti chiederò scusa. E cercheremo la nostra nuova casa grande, luminosa... come l’hai sempre desiderata.

BUIO

Scena 4.
Sono passati quattro anni. Ugo e Raimondo giocano a dama.

UGO - Così finalmente il nostro eroe ritorna.
RAIMONDO - Già. Ritorna ad Itaca.
UGO - Dopo quattro anni a Los Angeles. E’ diventato grande, oh! Io non ci capisco molto di quello che scrive, mi piacciono solo le scene quelle forti. Cazzo, che forza! Certe morti ammazzate che si sa inventare... Io non so come faccia ad immaginarsele, certe cose. - Anche le scene d’amore mi piacciono un casino.
RAIMONDO - Che poi sono la stessa cosa... Dama. (controlla impaziente l’ora) Dovrebbe essere già qui.
UGO - Io mi sa che è meglio che filo. Avrete voglia di stare da soli, mi pare pure giusto, dopo tanto tempo.
RAIMONDO - No! - No, ti prego. Resta. Servirà a rompere il ghiaccio.
UGO - Il muso, gli romperei! Ma che si fa così? Scapparsene come un ladro, all’improvviso, senza salutare il suo migliore amico! Nessuno! - Sì, tanto io lo dico, parlo parlo...
RAIMONDO - Ma poi gli vuoi bene.
UGO - Preciso! E non mi vergogno a dirlo. Anche se non se lo merita, quel coglionazzo che mi diventa pure uno scrittore, vattelappesca se la vita è un mistero!

Rumore di chiavi che girano nella serratura della porta di casa. Tramestio. Entra Lorenzo.

LORENZO - Mi domandavo se le mie chiavi sarebbero ancora state buone... per questa porta. - Beh, eccomi qua.
RAIMONDO - Lorenzo!
UGO - (precipitandoglisi incontro) Porca puttana, come sei cambiato!
LORENZO - (abbracciandolo con affetto) Ugo! Chi se l’aspettava di trovarti qui! Come stai, mandrillone!

Ugo e Lorenzo si abbracciano, si danno pacche e botte, baci e pugni scherzosi al grido di “dammi il cinque” eccetera. Poi Lorenzo si stacca e va a salutare Raimondo. E’ anche lui molto emozionato.

RAIMONDO - Così ce l’hai fatta.
LORENZO - Avevo voglia di rivedere la vecchia casa. Di rivederti. (sciogliendosi dall’abbraccio, si guarda intorno) Non è cambiato molto.
RAIMONDO - Siamo ancora qui, come vedi.
UGO - Beh, io il ghiaccio l’ho rotto, adesso però vi lascio soli. Magari telefono più tardi, così ci vediamo un’altra volta, okay?
LORENZO - Ciao Ugo. Sono stato proprio felice di rivederti. Ci sentiamo. - Anzi, una di queste sere passo giù al Bar.
UGO - Non ci sono più tanto spesso. Mi sono sposato. Te l’ho scritto, no? Comunque organizziamo, sì... se ti fa piacere.
LORENZO - Garantito che mi fa piacere, vecchiaccio. Oh, non ti posso lasciare un attimo che ti ritrovo mezzo pelato!
UGO - Un attimo... Che stronzo! Vabbè, va’! Ci vediamo. (esce)
LORENZO - Allora, come stai?
RAIMONDO - Io? Bene. Benissimo. - Alla fine hai fatto come il numero 9. Sei tornato alla base anche tu.
LORENZO - Il numero 9... Mi ricordo. T’avevo promesso delle delucidazioni. Ma non l’ho mai fatto.
RAIMONDO - Non ne hai avuto il tempo... Io sì. E’ stato interessante, bravo... fratellino. Avevi ragione. E’ proprio il numero che riconduce gli altri alla base. Per questo forse è il simbolo della morte.
LORENZO - Vedo che hai approfondito. - Devi sempre essere il numero uno.
RAIMONDO - Difetto di costituzione!
LORENZO - E Chiara?
RAIMONDO - Sta bene. Lavora... è interna in una casa editrice adesso. - Ci siamo visti, dopo la tua partenza.
LORENZO - La mia fuga... Già. L’ho praticamente fatto apposta.
RAIMONDO - Per un certo periodo siamo... Ma non ha funzionato.
LORENZO - Non sei più innamorato?
RAIMONDO - Penso di no. E tu?
LORENZO - Figurati.
RAIMONDO - Ti fermerai molto?
LORENZO - Dipende. E’ sposata?
RAIMONDO - Non so. E’ un po’ che non la sento.

Lorenzo quasi meccanicamente accende il videoregistratore ed inserisce una videocassetta: “A fish called Wanda”.

LORENZO - Very nice! Ammazzerei lo sceneggiatore, per quanto è bravo.
RAIMONDO - Al solito: quel che si dice una vera margheritina di campo, quando non puoi ottenere subito quello che vuoi.
LORENZO - (ride) E’ vero! Sono sempre lo stesso, ogni tanto farei una strage. Ma sono riuscito a sfogarmi alla grande, laggiù. Accidenti se ne ho combinate! Niente di grave, eh, altrimenti mi avrebbero rispedito al mittente... Un paio di risse, qualche sbronza... Nottate folli, passioni travolgenti, viaggi... Insomma vita, vita, vita! - E lavoro. Tanto lavoro.
RAIMONDO - Ho tutti i tuoi scritti. Le cose pubblicate almeno.
LORENZO - Mi fa piacere.
RAIMONDO - Molto interessanti. Anche se secondo me spieghi un po’ troppo certi passaggi.
LORENZO - Davvero?
RAIMONDO - Sì, si sente un’ansia di spiegare tutto per benino – per fortuna non sempre - che toglie potenza alle immagini ed alle atmosfere che hai costruito sin lì. Devi avere il coraggio di essere più allusivo.
LORENZO - Ma guarda...
RAIMONDO - Bisogna lasciare al lettore, o allo spettatore, il gusto di scoprire da sé i nessi, di intuire le relazioni...
LORENZO - Sinceramente illuminante!
RAIMONDO - Una volta ti faceva piacere conoscere il mio parere.
LORENZO - Ma a quel tempo eri tu che non ti degnavi di parlare con il sottoscritto!
RAIMONDO - Cosa vorresti farmi capire, che non hai più bisogno d’aiuto?! Lo so da me, non sono ancora rincitrullito!
LORENZO - Non sto dicendo questo!
RAIMONDO - Sì, invece, è la tua rivalsa, confessa! Sei venuto qui in cerca di una rivincita, per umiliarmi, dì la verità!
LORENZO - Ti rendi conto che sono appena sceso da un aereo dopo aver attraversato un oceano!
RAIMONDO - Neanche l’avessi fatto a nuoto!
LORENZO - Io torno dopo quattro anni di assenza, e tu non trovi di meglio che intrattenermi con una bella esegesi demolitoria dell’opera omnia! - No! Non ho bisogno dei tuoi consigli e tanto meno di te, se proprio lo vuoi sapere!
RAIMONDO - Finalmente hai sputato il rospo!
LORENZO - Ma quale rospo!!! La vuoi finire di sputare sentenze, Cristo!
RAIMONDO - “Cristo” lo dico io! E’ un’interiezione mia!
LORENZO - Io adesso ho uno stuolo di persone pronte a darmi consigli, e anche una muta di redattori pagati per questo dalle Case! E anche di gente che si genuflette davanti ai miei scritti!
RAIMONDO - Bravo, bravo!
LORENZO - Io sono tornato qui per te. Non me ne fotte un cazzo del resto.
RAIMONDO - Che linguaggio fiorito...
LORENZO - E’ mio! Con questo posso parlare. Adesso.

PAUSA

RAIMONDO - E cosa hai letto in questi anni?
LORENZO - Un po’ di tutto. Tutto quello che mi capitava sottomano. Appena potevo: dovevo lavorare, ovviamente.
RAIMONDO - Già, che hai fatto appena arrivato là? Cameriere? Lavapiatti? Concierge?
LORENZO - Computer. Programmatore di effetti musicali.
RAIMONDO - Ah. Una buona esperienza. Singolare.
LORENZO - Più che altro fortunata. Il mondo della musica mi ha aperto la strada in quello dello spettacolo, del cinema...
RAIMONDO - E studiavi... leggevi.
LORENZO - Divoravo libri su libri (sorride) non in senso letterale! Classici, romantici, futuristi, elisabettiani, stilnovisti... Di tutto. Anche padre Dante, alla fine. E Shakespeare. Avevi ragione tu. C’è l’universo nel suo cartellone.
RAIMONDO - Io avevo detto “nei suoi versi”. Lo diceva sempre tua madre. Lo adorava.
LORENZO - E’ la prima volta che mi dici qualcosa di lei.
RAIMONDO - Avremo tempo, se ti fermi un po’.
LORENZO - E’ possibile. E tu, sei sempre rimasto chiuso qua dentro? Non ti sei mai mosso dalla tana?
RAIMONDO - Ho provato, qualche sera, con Chiara... Lo facevo per lei. Ma non ha funzionato.
LORENZO - Usciamo?
RAIMONDO - Ora?!
LORENZO - Ora. Perché no?
RAIMONDO - Farà freddo.
LORENZO - Le stagioni non sono più quelle che ricordi tu. E’ uno splendido autunno canicolare.
RAIMONDO - (tentato) Ha detto Piera che hanno aperto un sacco di nuovi negozi, e anche una libreria grandissima, con “cinque dico cinque vetrine sulla strada, dotto’!” - Ma secondo me ha esagerato.
LORENZO - Mi sembra di averla intravista passando col taxi.
RAIMONDO - Non è possibile, in questa strada abbandonata da Dio, in una città dove fanno parcheggi al posto dei teatri e supermercati nei cinema!
LORENZO - Andiamo a vedere, no? (cita a caso da “La passeggiata” di Palazzeschi e nel frattempo prende una sciarpa e la pone delicatamente al collo di Raimondo)... Occasione!
Occasione! / Diodato Postiglione / scatole per tutti gli usi di cartone. / Inaudita crudeltà! / Duretto e Tenerini / via della Carità/ 26 / 26 A.
RAIMONDO - Allora... usciamo.
LORENZO - Usciamo pure.

Sulla porta, mentre escono di scena, con Lorenzo che spinge la carrozzella di Raimondo.

RAIMONDO - Lorenzo!
LORENZO - Sì?
RAIMONDO - Ma secondo te, la parola “universo” ha origine dal “verso”?

BUIO

S I P A R I O