L’INCUBO DELLE DUE PAROLE
(Atto unico)

di

Pasquale Galdi


2002


Personaggi:
Riccardo
Cristina
Martina



La scena si svolge in un ampio soggiorno. Lo spettatore dovrà poter vedere almeno tre porte: quella d’ingresso a sinistra, un’altra, sempre sulla sinistra ma più decentrata, che dà in uno sgabuzzino, ed infine sulla destra la porta della camera da letto.
In proscenio abbiamo un grande divano con due cuscini, sulla destra una poltrona, sulla sinistra una libreria ben fornita ed uno stereo, oltre ai normali svariati elementi d’arredo. Di fianco al divano c’è un mobiletto su cui si trovano: una brocca trasparente piena di camomilla, delle caramelle, una penna, dei bicchieri di plastica, un cellulare ed un libro.
La tela si alza sulle note di “Ci vorrebbe il mare” di M. Masini.
In scena c’è Riccardo, un ragazzo tra i 20 e i 30 anni, che armeggia con lo stereo. È in pigiama, con ai piedi delle pantofole ridicole, di quelle che portano i bambini (a forma di orsacchiotto), è spettinato e mostra un viso stanco. Avanza a passo di lumaca, tenendo in mano un bicchiere che poggia sul mobiletto, poi si getta a peso morto sul divano. Prende il quadernone e la penna che sono sul divano e inizia a scrivere qualcosa, mentre mestamente riprende a sorseggiare dal bicchiere. Suona il citofono…ripetutamente…fino a che, finalmente, il nostro protagonista si decide a rispondere.



RICCARDO: (parla lentamente e a fatica) Pronto…chi? La porta è aperta (ritorna faticosamente, trascinandosi sui piedi, al suo amato divano).


CRISTINA : (è l’amica di Riccardo, quasi una sua guida spirituale. Ha un carattere forte, è sicura di sé. Appena entrata spegne lo stereo) Oh, Madonna! Che strazio, sempre chiuso in casa, con questo pigiama poi, per non parlare delle pantofole! Insomma, vuoi alzarti da quel divano e farmi la cortesia di guardarmi negli occhi quando ti parlo? (Riccardo non reagisce, sembra morto) Non è possibile ridursi così, ehi…ehi dico a te (gli grida nelle orecchie), sveglia! (Riccardo sobbalza, sembra essersi ripreso, ma crolla di nuovo). Cosa devo fare con te, me lo spieghi? Sono settimane che passi più tempo in orizzontale che in verticale (gli grida nelle orecchie), sveglia!


RICCARDO : (non si capisce quello che dice) Non tr…


CRISTINA : Cosa?


RICCARDO : Non tr…


CRISTINA : Che dici?


RICCARDO : Non tr…


CRISTINA : (irritata) Alza la voce!


RICCARDO : (malinconicamente) Non trattarmi male, ho bisogno di conforto, di dolcezza e non di urla.


CRISTINA : (si siede e porta la testa di Riccardo al suo petto, come una brava mamma e gli parla dolcemente) Hai bisogno di coccole, di carezze, di paroline zuccherose, vero?


Riccardo : (a mo’ di bambino) Si! Ho bisogno di continue cure.


CRISTINA : (si alza di scatto, facendo cadere Riccardo sul divano) Le uniche cure di cui hai bisogno, sono quelle al tuo cervello malato. Ti sei rincretinito tutto di un colpo. (con aria schifata) Guardati…guardati (con violenza) e guardati!


RICCARDO : (con un filo di voce) Almeno vai a prendermi lo specchio!


CRISTINA : Sei un dramma per gli occhi, sei deprimente, sembri uno straccio sporco buttato nella pattumiera. Fai schifo!


RICCARDO : Grazie.


CRISTINA : Un uomo senza dignità, senza personalità, senza carattere, senza carisma…


RICCARDO : Un uomo senza. (riprende a sorseggiare camomilla)


CRISTINA : Subisci passivamente le mie critiche e anneghi i tuoi problemi nell’alcool.


RICCARDO : E’ camomilla, per rilassarmi.


CRISTINA : Per essere più rilassato di adesso, dovresti solo morire.


RICCARDO : Morire, sarebbe una soluzione.


CRISTINA : Mi verrebbe voglia di prenderti a pugni quando dici queste cazzate, (fa quello che dice) almeno muori per mano mia!


RICCARDO : T’ho detto non trattarmi male.


CRISTINA : (riprendendolo a pugni in testa) Va bene, va bene.


RICCARDO : No, fa male, fa male. Insomma! Irrompi a casa mia, mi spegni lo stereo, non mi saluti, mi aggredisci…


CRISTINA : Perché ti sono amica.


RICCARDO : Allora non voglio amici. Mi sembra di non averti chiesto niente, voglio solo restare tranquillamente sul mio divano a sorseggiare camomilla.


CRISTINA : Quanti giorni ancora pensi di fare questa vita? Uno, dieci, mille?


RICCARDO : Anche un milione di giorni, a costo di diventare un tutt’uno col divano. Non ce la faccio più, sto male, sto male, sto male…te l’ho detto che sto male?


CRISTINA : Mi sembra.


RICCARDO : Comunque sto male, sto male, sto male…


CRISTINA : Non è che stai male?


RICCARDO : Dici? Si, sto male, malissimo!


CRISTINA : E starai sempre peggio, se continui a farti del male! Credi che rimanere barricato tra quattro mura ti faccia bene? Non è meglio uscire a prendere una boccata d’ossigeno, fare due chiacchiere con qualcuno?


RICCARDO : Non voglio vedere nessuno.


CRISTINA : Si, una bella vita da eremita!


RICCARDO : Brava! Solo con me stesso.


CRISTINA : Il problema è proprio questo: resteresti sempre con te stesso, con i tuoi dubbi, le tue manie e le domande assillanti a cui non saprai rispondere.


RICCARDO : Guarda, che tu mi hai suggerito di diventare eremita.


CRISTINA : Ovvero un codardo che non affronta la vita, quello che fai tu!


RICCARDO : Oggi siamo in vena di complimenti.


CRISTINA : Piuttosto, cambiati che andiamo a prenderci un caffè.


RICCARDO : Sto bene qua, con la mia camomilla.


CRISTINA : (prendendolo a pugni) Testa dura, dura!


RICCARDO : E piena di bozzoli, se non la smetti di prendermi a pugni (si versa della camomilla).


CRISTINA : (prende il quadernone dal divano) Questo cos’è? (sfoglia le pagine) “Martina ti amo, Martina ti amo…”…ma quante volte l’hai scritto? Un quadernone intero. Sei petetico, fai cose che…nemmeno un bambino! Ma non ti vergogni?


RICCARDO : No, anzi me ne vanto, perché sono capace di tirare fuori il fanciullo che c’è in noi.


CRISTINA : Si, ma il tuo è un fanciullo deficiente. Se fosse sano si comporterebbe come tutti i bambini.


RICCARDO : Quindi?


CRISTINA : In modo schietto, sincero, ingenuo, direbbe subito quello che pensa senza esitare.


RICCARDO : E’ un bambino timido ed emotivo.


CRISTINA : No, è solo capriccioso e meriterebbe una sculacciata. (sta per mettergli le mani in testa)


RICCARDO : Se ci provi te le taglio, e poi è il mio bambino e ne faccio quello che voglio.


CRISTINA : Hai finito di fare il cretino?! (prende il libro che è sul mobiletto) “Mille modi per il suicidio”. (lo apre) pistola, corda, lamette, gas, scarpe da ginnastica…Ascoltami: apri la tua mente.


RICCARDO : Non voglio aprire niente. (Cristina lo guarda in malo modo) Cristina aiutami, troviamo una soluzione, altrimenti impazzisco!


CRISTINA : Sono qui per questo.


RICCARDO : Pensavo fossi venuta solo per insultarmi e picchiarmi.


CRISTINA : Anche per questo…è che mi fa rabbia vederti così avvilito! (si siede e lo coccola) Vieni qui, racconta tutto a Cristina tua. Come sei diventato brutto! Hai pure perso qualche chilo.


RICCARDO : Sei chili in dieci giorni, ormai mangio come un uccellino e bevo solo camomilla.


CRISTINA : Ma quanta ne consumi?


RICCARDO : Pensa che per ogni venti confezioni danno in omaggio una tazza, ed io ne ho già regalate tre a mamma, due a zia Clelia, cinque a zia Tina, quattro alla mia vicina e un servizio da dodici ce l’ho in cucina.


CRISTINA : A proposito di cucina, com’è che ti sei cotto come un adolescente di questa Martina?


RICCARDO : Non lo so, non me lo so spiegare. Non mi era mai successo prima.


CRISTINA : C’è sempre una prima volta.


RICCARDO : Non sono malato eppure mi sento sottosopra, sono psicologicamente debole, non so che fare.


CRISTINA : Facile! Vai da lei e le dici quello che provi.


RICCARDO : Impossibile.


CRISTINA : E’ fidanzata?


RICCARDO : Con chi?


CRISTINA : Guarda che te lo sto chiedendo.


RICCARDO : No, almeno fino a due giorni fa.


CRISTINA : C’è qualcuno che le va dietro?


RICCARDO : E chi è?


CRISTINA : La mia è sempre una domanda.


RICCARDO : Ah!…È una bella ragazza, ha molti corteggiatori.


CRISTINA : Lei è interessata a qualcuno?


RICCARDO : Davvero? (fa mente locale) La tua è sempre una domanda, comunque spero di no.


CRISTINA : Allora dov’è il problema?


RICCARDO : Nella matematica?


CRISTINA : Stupido, sul serio non vedo ostacoli, se non te stesso.


RICCARDO : Ti pare poco?


CRISTINA : (con veemenza) Sii uomo, anzi maschio, prendi il coraggio a due mani, chiamala, fissa un appuntamento, dille tutto quello che provi guardandola intensamente negli occhi e alla fine le sussurri le famose due parole (dolcemente): “ti amo”.


RICCARDO : Vuoi farlo tu al posto mio?


CRISTINA : Hai capito, no? Mi sembra semplice.


RICCARDO : Semplicemente assurdo. La cosa è molto più complicata di quello che credi. Le emozioni si vivono, ma trasmetterle è difficile, non è che la incontro e le sussurro le famose due parole!


CRISTINA : Dov’è la difficoltà nel dire ti amo, sono solo cinque lettere!


RICCARDO : Le più complesse però.


CRISTINA : Bisogna agire per gradi e poi alla fine…


RICCARDO : (sconsolato) E chi ci arriva alla fine!


CRISTINA : Sempre pessimista, mai un’ombra di ottimismo nelle tue parole!


RICCARDO : E’ la mia natura.


CRISTINA : Le darei fuoco. Ragiona: se non affronti la questione, rimarrai su questo divano triste e sconsolato, a pensare, pensare, pensare e dormire!


RICCARDO : Spero di dormire il più a lungo possibile, così ho più speranze di sognarla.


CRISTINA : Vedi come sei romantico? Alle ragazze piace tantissimo, però dillo direttamente a lei!


RICCARDO : Lo vuoi capire che non ce la faccio? Non mi uscirebbero le parole di bocca, suderei, mi impappinerei, mi vergognerei a guardarla negli occhi…


CRISTINA : (indignata) Dormi dormi, così vuoi risolvere le cose?


RICCARDO : Ma…


CRISTINA : Dormi dormi.


RICCARDO : Ma…


CRISTINA : (Lo distende sul divano, mettendogli le mani sul petto, come si fa per i morti) Dormi dormi, addormentati e non svegliarti più. Almeno non ti deprimi e soprattutto non angosci me che sono una cretina a volere aiutare un idiota come te. (Riccardo è sempre sdraiato) Che espressione stupida che hai anche da salma. E risuscita! (fa cadere Riccardo).


RICCARDO : Non hai rispetto neanche per i morti.


CRISTINA : Per loro si, ma non per i vivi morti dentro!


RICCARDO : Non essere retorica.


CRISTINA : E tu non essere moribondo, perché non ne hai ragione (Riccardo si versa della camomilla) Dovresti stare una bellezza, dovresti sorridere, cantare, ballare…


RICCARDO : Che faccio lo showman?


CRISTINA : Ma si! Cosa c’è di più bello dell’amore, dell’amore per una donna, per un figlio, per un amico, un genitore! Di solito un ragazzo innamorato cammina ad un palmo da terra, mentre tu sprofondi negli abissi. 


RICCARDO : Però deve essere corrisposto, altrimenti è una tragedia.


CRISTINA : Chi ti ha detto che il tuo non lo sia?


RICCARDO : Lo so e basta.


CRISTINA : Questo è il tuo errore, ti dai perdente ancor prima di iniziare la gara. Invece dovresti partire in quarta, poi se non arrivi al traguardo, pazienza, almeno ci hai provato!


RICCARDO : Si, l’importante è partecipare.


CRISTINA : Giusto!


RICCARDO : Ma fammi il piacere!


CRISTINA : Allora trova tu una soluzione.


RICCARDO : Non c’è, non c’è.


CRISTINA : Quindi?


RICCARDO : Bisogna solo aspettare che passi.


CRISTINA : E se non passa?


RICCARDO : Tutto passa prima o dopo.


CRISTINA : E se fosse molto dopo?


RICCARDO : Già sono molto confuso, poi tu rincari la dose.


CRISTINA : E’ tutto molto semplice, semplicissimo, bisogna solo agire.


RICCARDO : (scuote il capo e sbuffa) E’ sleale vivere in questo stato, non ci si controlla, si sta male, si annulla tutto e tutti, si sconvolge il tuo pensiero. (sbuffa) Meno ci voglio pensare e più prende forma la sua immagine dentro di me. Guardo la tv e vedo lei, ascolto la radio e sento lei, urlano un nome per strada e sembra sempre sia il suo. E’ presente in ogni discorso, in ogni persona c’è qualcosa che me la ricorda. Capisci? E’ una situazione indomabile, inspiegabile.


CRISTINA : Questo è l’amore mio caro!


RICCARDO : Non lo puoi controllare, non è razionale e a me le cose su cui non posso ragionare non piacciono. Pensa che ho comprato una bottiglia di Martini solo perché mi ricorda il suo nome.


CRISTINA : Come si chiama? Martina, vero?


RICCARDO : Come se non bastasse, ho acquistato un cd di Mia Martini e sull’atlante ho evidenziato col rosso un paese del sud Italia che porta il suo nome e per di più la mia attrice preferita è Martina Stella e…


CRISTINA : E la donna di spettacolo che adori è Martina Colombari, scommetto.


RICCARDO : Esatto!


CRISTINA : Certo che ti è presa proprio brutta, eh! Si rasentano i limiti della follia…della follia amorosa. Io sarei felicissima se un uomo perdesse il senno per me.


RICCARDO : Per te?


CRISTINA : Si. (Riccardo dopo aver tentato di trattenere il riso, esplode in una risata coinvolgente) Potrei sapere il motivo di questa risata?


RICCARDO : Niente, niente. (altra risata) 


CRISTINA : Credi che nessuno possa impazzire per me?


RICCARDO : Come no, il mondo è strano.


CRISTINA : Che vuoi dire?


RICCARDO : Niente, niente. (continua a ridere, poi improvvisamente il riso si trasforma in pianto e ritorna il solito Riccardo depresso) Cristina, è finita per me! (tenta di abbracciarla, ma Cristina lo respinge)


CRISTINA : Prima offendi e poi cerchi conforto?


RICCARDO : Dai che scherzavo. Tutti potrebbero perdere la testa per te.


CRISTINA : Dici davvero?


RICCARDO : No, ma so che ti fa piacere.


CRISTINA : Cretino!


RICCARDO : Lo sai che per me sei speciale, e sono sicuro che anche tantissimi altri la penserebbero così.


CRISTINA : Ok, adesso puoi continuare a lamentarti.


RICCARDO : Cristina, perché proprio a me? Con tanta gente che c’è sulla faccia della terra, proprio io! Poteva capitare a Giovanni, a Nicola, a Fabrizio, non a me…come sono sfortunato.


CRISTINA : Ne parli come se avessi una grave malattia e ti restasse poco da vivere. Ti rendi conto delle cazzate che vengono fuori da quella boccaccia, dettate da un cervello deviato?


RICCARDO : Ricominci?


CRISTINA : Basta! Ho deciso, dirai tutto a Martina!


RICCARDO : Non esiste proprio.


CRISTINA : Invece si.


RICCARDO : No, no e no.


CRISTINA : Forse non mi sono spiegata. In questa stanza, non c’è una democrazia, bensì una dittatura, la mia, che reprime la tua libertà personale.


RICCARDO : Dittatrice!


CRISTINA : Chiamami come vuoi. (prende il telefonino dal mobiletto) Chiamala! (Riccardo si rifiuta, ma Cristina lo minaccia tirandogli i capelli)


RICCARDO : Va bene, ma sappi che non sono d’accordo.


CRISTINA : Poco male.


RICCARDO : (finge di digitare il numero di Martina e inventa un dialogo immaginario. Sicuro di sé) Pronto, Martina sono…ah, mi hai riconosciuto, senti: io sono innamorato di te, che ne pensi? (Cristina si insospettisce)…ah, tu no, va bene, ciao ciao. (Cristina gli strappa di mano il cellulare)


CRISTINA : “Il suo credito residuo è pari a tre euro e ventisei centesimi”. Buffone! Non fai altro che prenderti in giro.


RICCARDO : Sono giri che non ti riguardano.


CRISTINA : Va bene, come vuoi, me ne vado e non cercare di fermarmi…guarda che vado via davvero.


RICCARDO : Ciao.


CRISTINA : (indignata) Ciao. (sta per uscire, poi ci ripensa) Ciao un corno. Non mi muovo di qua fin quando non la chiami e non fissi un appuntamento.


RICCARDO : Mi sa che resterai a lungo.


CRISTINA : Ti sbagli, perché stai per telefonarle e invitarla con una scusa banale a venire a casa tua.


RICCARDO : (si versa della camomilla) Perché dovrebbe accettare?


CRISTINA : Perché non dovrebbe?


RICCARDO : Non molli mai.


CRISTINA : Mai! Soprattutto quando l’obiettivo è salvare un amico, anche se stupido. (gli porge il telefonino) Prendi!


RICCARDO : Fai presto a dire prendi, che le dico?


CRISTINA : E io che ci sto a fare?


RICCARDO : Meglio non rispondere.


CRISTINA : (non raccoglie) Mi sembra che è iscritta alla tua stessa facoltà, giusto?


RICCARDO : E allora?


CRISTINA : Le dici che…che hai bisogno di un chiarimento in merito ad un esame, può andare, no?


RICCARDO : Si, può andare male.


CRISTINA : Piantala! Digita! (Riccardo esegue. Ogni volta che pigia un numero, ha il fiatone come una donna che sta partorendo) Ma che hai, le doglie?


RICCARDO : (agitato) Squilla.


CRISTINA : Metti il vivavoce. (Riccardo esegue)


MARTINA : Pronto…pronto! (Riccardo muove la bocca, ma non riesce a parlare, quindi riattacca)


CRISTINA : Dio cos’hai? L’inizio di una paresi facciale? (lo schiaffeggia per farlo riprendere) Riprenditi!


RICCARDO : Visto!…Visto cos’è successo? Mi è andata via la voce per telefono, figuriamoci se ce l’ho davanti. Le mani, guarda le mani, sono bagnate! No, ci rinuncio, non mi interessa.


CRISTINA : Calma, calma e sangue freddo.


RICCARDO : Brava! Il sangue tra poco diventerà freddo, perché sarò morto, morto d’infarto. Che figura, la figura del…


CRISTINA : Fesso.


RICCARDO : Appena ho sentito la sua voce, mi sono “squagliato” come una sottiletta fila e fondi messa su un peperone, nel forno a 180 gradi.


CRISTINA : (ironica) Kraft, amo la tua poesia.


RICCARDO : Cosa si fa adesso?


CRISTINA : Si aspetta che il peperone sia ben cotto e poi…


RICCARDO : Smettila! Tutta colpa tua, sempre ad insistere, a dettare ordini e ora mi trovo in questa situazione di…


CRISTINA : Risparmiati i dettagli. Forse dovevamo prepararla meglio la telefonata, comunque ormai non possiamo tirarci più indietro. Ragioniamo (gli versa della camomilla).


RICCARDO : Per me la partita è chiusa.


CRISTINA : Non puoi.


RICCARDO : Si che posso!


CRISTINA : Il tuo numero compare sul display del suo cellulare.


RICCARDO : Porca zozza, è vero. Maledetta tecnologia, adesso lo spengo!


CRISTINA : Tanto ti richiamerà quando lo riaccendi.


RICCARDO : E chi vuole riaccenderlo, butto via la scheda e ne compro un’altra, butto anche il telefonino, (con tono disperato) anzi sono io che vado a buttarmi a mare.


CRISTINA : Ricomincia la tragedia greca. (squilla il cellulare)


RICCARDO : Dio, Dio… Dio.


CRISTINA : Non penso sia lui.


RICCARDO : Lo so chi è (prende il tel.) Martina. (riposa il tel.)


CRISTINA : Vuoi rispondere?!


RICCARDO : Fallo tu.


CRISTINA : Se non mi conosce nemmeno!


RICCARDO : Appunto, approfittane per due chiacchiere.


CRISTINA : Rispondi!


RICCARDO : (agitatissimo) No! Dille che… che sono emigrato in Tibet, in Nepal, in…


CRISTINA : In manicomio devi emigrare.


RICCARDO : Dove si trova, sempre vicino all’India?


CRISTINA : Su, fai un bel respiro. (Riccardo esegue) Bravo, ora prendi questo dannato telefono.


RICCARDO : (prima di farlo, “controlla” l’alito. C’è sempre il vivavoce) Pronto.


MARTINA : Pronto, Riccardo? (Riccardo comincia a girare per tutta la stanza, nervosamente)


RICCARDO : (verso Cristina) Hai udito come pronuncia bene il mio nome?


CRISTINA : Mi dai la nausea.


RICCARDO : Dimmi.


MARTINA : Mi hai chiamato tu poco fa?


RICCARDO : Io? No, cioè non lo so, può darsi, tu che ne pensi? Sei d’accordo?


MARTINA : Veramente…


RICCARDO : Si, ti ho telefonato, ti dispiace?


MARTINA : No, siccome prima ti ho risposto, ma non ho sentito la tua voce…


RICCARDO : Ah, si…(in difficoltà) mi capita spesso di avere un abbassamento di voce, l’ho ereditato da uno zio muto. (Martina ride di gusto. A Cristina) Che sublime risata! (a Martina) Prima è caduta la linea, ho un cellulare difettoso come la voce. Siccome stiamo seguendo lo stesso corso…


MARTINA : A proposito, sono settimane che non ti si vede!


RICCARDO : (a Cristina) Ha notato la mia assenza!


MARTINA : Cosa ti è successo?


RICCARDO : (a Cristina) Dimmi una bugia.


CRISTINA : Bugia? Sei intelligente!…Dille che sei stato malato.


RICCARDO : Sono stato malato.


MARTINA : Mi dispiace!


RICCARDO : (a Cristina) Le dispiace.


CRISTINA : Guarda che c’è il vivavoce.


MARTINA : Che malattia hai avuto? (Riccardo cerca Cristina con lo sguardo)


CRISTINA : Mentale.


RICCARDO : La…la…la “xerostopirotecsoriciade…acuta”.


MARTINA : Cosa?


RICCARDO : La xerosi…acuta.


MARTINA : Non l’ho mai sentita.


RICCARDO : Nemmeno io, voglio dire prima di esserne affetto.


MARTINA : Quali sono i sintomi?


RICCARDO : …Mal di testa, mal di pancia, stanchezza…


MARTINA : L’influenza!


RICCARDO : In effetti, questa malattia influenza un particolare organo vitale, costringendoti a vivere in uno stato di profondo disagio psichico.


MARTINA : Che cosa terribile! La cura?


RICCARDO : Il tempo.


CRISTINA : E la camomilla.


RICCARDO : Comunque adesso sto meglio, mi sento forte.


MARTINA : Menomale. Allora?


RICCARDO : Allora che?


MARTINA : Mi stavi dicendo dell’università, ti serve qualcosa?


RICCARDO : Si, purtroppo la xero…mi ha fatto perdere molte lezioni, così mi chiedevo se puoi prestarmi i tuoi appunti.


MARTINA : Certo! Sono contenta di poterti aiutare.


RICCARDO : (imbambolato) E io di essere aiutato.


CRISTINA : Sei patetico.


MARTINA : Visto che tra poco devo uscire, posso passare da te e portarteli.


RICCARDO : (felicemente meravigliato) Da me?


MARTINA : Se non vuoi che passi da casa tua, puoi venirli a prendere tu da me.


RICCARDO : (ormai rincretinito) Da te?


MARTINA : Allora incontriamoci a metà strada, non lo so…


RICCARDO : (nel pallone) Non lo so?


MARTINA : Ti senti bene? Non è che sei ancora malato?


CRISTINA : (lo schiaffeggia per farlo riprendere) Torna sulla terra.


RICCARDO . Si, cioè no, da me va bene.


MARTINA : Ok, a tra poco. Ah, a che piano abiti?


RICCARDO : Il quarto.


MARTINA : Ciao ciao.


RICCARDO : (tenta di dirle ciao tra mille difficoltà)…Ciao. (riattacca. Si siede con l’espressione di chi ha appena visto la Madonna, stringe a sé il cuscino, e dopo aver fissato il nulla per un po’, inizia a ridere) 


CRISTINA : L’amore ti fa uno strano effetto, credo dovrai rivolgerti alla neuro. (Riccardo smette di ridere improvvisamente, si alza e si prende una camomilla). Non mi sbagliavo. (Riccardo tenta di parlare, ma non ci riesce, se non a gesti). Ormai la tua bocca è più abituata a bere camomilla che a parlare. Dopo tutto, non era così difficile “affrontare” una telefonata, nemmeno dalla temuta e magica Martina.


RICCARDO : Magia, si tratta di vera magia…con un colpo di bacchetta è sparito il vecchio Riccardo ed è comparso quello nuovo, che racchiude nella mente la sua dea!


CRISTINA : Caro il mio Cirano, da come parli sembri un galantuomo dell’Ottocento!


RICCARDO : (stranamente sicuro) Effettivamente ho una certa eleganza nel parlare.


CRISTINA : Ciò significa che tra breve dirai elegantemente a Martina, quello che provi.


RICCARDO : (ritorna l’insicurezza di Riccardo. Annuisce, ma poi…) No.


CRISTINA : Non hai sentito? Ha detto che è contenta di aiutarti, ha notato la tua assenza, si è preoccupata per la tua pseudomalattia…


RICCARDO : Che significa? E’ stata solo gentile…che poi si sa come siete fatte voi donne, dite una cosa e ne pensate un’altra, siete contorte.


CRISTINA : E’ il fascino del mistero.


RICCARDO : Bella scusa.


CRISTINA : Quando una ragazza è cotta, te ne accorgi dagli occhi. Hai notato se ti ha fatto mai gli occhi dolci?


RICCARDO : Non riesco mai a guardarla negli occhi, anche se lo facessi non capirei nulla!


CRISTINA : Ignorante! Devi imparare a leggere dentro l’animo femminile.


RICCARDO : Sono analfabeta.


CRISTINA : Ma finiscila! Non nasconderti, e soprattutto basta con le domande: ci vuole più istinto, più passione nell’amore! Tu stesso hai detto che sull’amore non si può ragionare, allora agisci invece di fare il filosofo-casalingo: “si, però secondo me l’amore è non è, credo non credo”. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Ci vuole azione, azione!


RICCARDO : Ciak si gira.


CRISTINA : Ti faccio girare la testa, se non ti convinci che anche tu, Riccardo Dapri, puoi attrarre una donna come una calamita. (Riccardo è compiaciuto)…Proprio come una calamita forse no, però…Quanti esempi conosciamo di coppie : lei bella, lui no. Con chi è fidanzata Antonella?


RICCARDO : Con Michele.


CRISTINA : Che chiamano?


RICCARDO : La cozza.


CRISTINA : Lei come è soprannominata? 


RICCARDO : Sirena.


CRISTINA : Vedi? La cozza e la sirena per natura non avrebbero niente in comune: la cozza resta attaccata allo scoglio, mentre la sirena si perde felice nel mare, eppure sono legati da anni!


RICCARDO : Va bè, sempre nell’acqua stanno!


CRISTINA : Questo deve farti capire che niente è scontato e tutto è possibile nell’amore.


RICCARDO : Banale.


CRISTINA : L’amore non si può gestire, quindi è inutile farsi conti e ragionarci su. Ha la sua strada, noi non possiamo interromperla, non possiamo fermarla! Come la natura: il terremoto, l’alluvione, l’eruzione di un vulcano…il vulcano esplode e tu resti immobile, non puoi che stare a guardare!


RICCARDO : Infatti, io sto immobile, non mi muovo da questo divano.


CRISTINA : Nella vita bisogna rischiare, mettersi in discussione, altrimenti avrai vissuto come un animale, che ha come unico scopo la sopravvivenza. (prende una caramella. È disgustata) Che gusto strano!


RICCARDO : E’ a camomilla.


CRISTINA : Che schifo!


RICCARDO : D’accordo! Mettiamoci in discussione, agiamo.


CRISTINA : Oh, questo si che è parlare giusto.


RICCARDO : Ancora devo fare nulla e già mi sto pentendo.


CRISTINA : Fai male, perché sarà un successone, sarà la marcia trionfale su Martina!


RICCARDO : (perplesso) Non è che sei un po’ fascista? “Marcia trionfale”, “ci vuole azione”, “non esiste democrazia in questa stanza”, “bisogna agire”…ogni tanto mi prendi a pugni...


CRISTINA : Io?! Quando mai! (canticchia distrattamente “Faccetta nera”) Basta scherzare. Veniamo a noi. Sappiamo che tra poco la tua amata sarà qui, 
(Riccardo fa il segno della croce), bisogna riuscire a prepararti psicologicamente, devi essere pronto ad affrontare tutto con estrema facilità, come bere un bicchiere d’acqu…di camomilla. Adesso tracciamo il percorso che seguirete. Dunque, come prima cosa lei bussa alla porta…


RICCARDO : Sbagliato.


CRISTINA : Perché?


RICCARDO : La prima cosa che fa è citofonare.


CRISTINA : E se il portone già è aperto?


RICCARDO : Chi lo ha lasciato aperto?


CRISTINA : (quasi giustificandosi) Non lo so, forse la signora del terzo piano?


RICCARDO : Come mai proprio quella del terzo piano?


CRISTINA : Forse perché…finiscila di dire stupidate. (pausa) Improvvisamente arriva davanti alla porta Martina, (ironica) col suo ditino magico suona.


RICCARDO : “Simsalabim”.


CRISTINA : Viene accompagnata dal mago Silvan?


RICCARDO : No, però hai detto che ha il ditino magico, allora…


CRISTINA : Quindi lei entra…


RICCARDO : Che ha la chiave?


CRISTINA : No! 


RICCARDO : Come entra?


CRISTINA : Tu vai ad aprirle.


RICCARDO : Si, ma non l’hai detto.


CRISTINA : Era sottinteso.


RICCARDO : Sei ambigua che…


CRISTINA : La prossima volta che mi interrompi…


RICCARDO : Che fai?


CRISTINA : No, sarà la quarta volta. Finalmente ce l’hai di fronte, solo tu e lei, un ragazzo e una ragazza, la studentessa e lo studente, la bella e la…la bella e …e tu. (entusiasta e coinvolgente) Vi scambiate dolci sorrisi, languidi sguardi l’uno “ascolta” il profumo dell’altra...


RICCARDO : La devi smettere di leggere romanzi rosa.


CRISTINA : Ecco! Hai distrutto tutta la poesia che avevo creato.


RICCARDO : Tra poco sarà tragedia.


CRISTINA : Ho bisogno di concentrazione, altrimenti non ne usciamo! Replay. Vi scambiate dolci sorrisi, languidi sguardi, l’uno “ascolta” il profumo dell’altra…


RICCARDO : Che poi che senso ha fare questi giochi di sguardi e sorrisi? Non è molto più semplice essere diretti che farsi venire tutti ‘stì tic? (tenta goffamente di simulare sguardi e sorrisi).


CRISTINA : Ma se tu te la stai facendo addosso perché devi parlare con Martina, ora vieni a fare il gradasso sicuro di sé!


RICCARDO : Lascia perdere il mio caso. Credi abbia senso fare questo gioco? (cerca di fare un ragionamento) Non si capisce mai fino in fondo se l’altra pensi quello che credi tu stia pensando, allora inizi a pensare tutto ciò che lei di te può pensare, e il tuo pensiero inizia a perdersi nei ragionamenti più assurdi, rimani intrappolato in un labirinto, non riesci a trovare la strada percorribile per arrivare al traguardo. Tutta questa confusione non fa altro che peggiorare il tuo stato d’animo. Lei è nella stessa situazione, se non peggio, perché pensa: come mai non si fa avanti? Forse non gli piaccio abbastanza, per questo è titubante! Allora si scoraggia e si allontana. Tu noti il suo distacco e pensi: perché non mi sorride più come una volta? Cosa è successo? Forse non le piaccio abbastanza? Così anche tu prendi le distanze. Due persone che avrebbero potuto diventare una sola, avrebbero potuto completarsi, ognuno avrebbe trovato nell’altra la famosa “mezzamela”, rimangono separati così…con questa mezza mela che non serve a nessuno!


CRISTINA : Bravo! Hai perfettamente spiegato quella che si chiama “occasione persa”. Visto che alla fine hai detto ciò che ti sto ripetendo da ore? Meno riflessione e più azione, più decisione.


RICCARDO : E’ tornato Mussolini.


CRISTINA : Dobbiamo vincere le paure affrontandole. (compiaciuta) Bella questa frase. Adesso riesci a vedere tutto chiaro?


RICCARDO : Si, come disse “Ray Charles”.


CRISTINA : Ritorniamo alla nostra ospite. State da soli, iniziate a parlare del più e del meno…


RICCARDO : Perché si dice sempre del più e del meno e mai del meno e del più?


CRISTINA : Ha importanza ai fini della nostra discussione?


RICCARDO : Era giusto una curiosità, così a titolo informativo, non è che adesso…vai avanti.


CRISTINA : Lei ti chiederà come stai, discuterete sugli appunti, le offrirai qualcosa da bere che non sia camomilla.


RICCARDO : Cos’hai contro la camomilla?


CRISTINA : Finalmente eccoci arrivati al nostro punto…


RICCARDO : Questo è il problema: fosse stata una virgola, una parentesi, ancora ancora, ma il punto…(si accorge che è guardato in malo modo da Cristina) Dicevi?


CRISTINA : Ora Riccardo deve fare il passo più importante.


RICCARDO : La devo sposare?


CRISTINA : (non raccoglie) Deve riuscire a riuscire.


RICCARDO : Complimenti per l’italiano.


CRISTINA : Deve controllare le emozioni, deve essere serafico, flemmatico, determinato e deciso nel parlare.


RICCARDO : Scherzi? Tutti i giorni mangio pane, determinazione e decisione. (scoraggiato) Non ci riuscirò mai.


CRISTINA : Si che ce la fai!


RICCARDO : Ce la faccio?


CRISTINA : Ce la fai, ce la fai! (Riccardo prima accompagna le parole di Cristina facendo intendere “si” con la testa e poi facendo intendere “no”) Lo so che è difficile, ma sono sicura che non mi deluderai, anzi non ti deluderai! Ritorniamo a noi. Eccola.


RICCARDO : (terrorizzato) Dov’è? Non sono ancora pronto, dov’è?


CRISTINA : Rilassati, non c’è nessuno. Eccola nel senso che “poi verrà e starà qua”.


RICCARDO : Il tuo italiano è in continua evoluzione. Mi hai fatto agitare, la camomilla che ho in corpo, mi è salita fino in gola, che per farla andar giù devo solo berne un altro bicchiere! (beve)


CRISTINA : (Cristina si posiziona di fronte a Riccardo) Fammi la dichiarazione!


RICCARDO : Cosa?


CRISTINA : Fammi la dichiarazione.


RICCARDO : Quella dei redditi?


CRISTINA : Sai benissimo quale.


RICCARDO : Ma andiamo…qui su due piedi?


CRISTINA : E su quanti? Se non ci riesci almeno con me, che ti sono amica, come potrai riuscirci fra poco con lei?


RICCARDO : …Che è tutta un’altra cosa!…Va bene, ci provo.


CRISTINA : Ok, comincia, ti ascolto.


RICCARDO : (spavaldo) Hey piccola, tu da ora sei mia. (l’abbraccia e simula un bacio)


CRISTINA : (sorridendo) Sei un idiota! Su, procediamo sul serio. A te serve qualcosa per rompere il ghiaccio.


RICCARDO : Questi sono i disagi di quando uno abita da solo.


CRISTINA : Che disagi?


RICCARDO : Non ho il rompighiaccio, come mi manca l’apriscatole, il cavatappi…


CRISTINA : Gli occhi ti caverei quando fai queste battutine! Vogliamo proseguire? Altrimenti vado via e te la sbrighi da te!


RICCARDO : Sono pronto.


CRISTINA : Su, con calma, “stai sciolto”, immagina che io sia Martina.


RICCARDO : (tra sé) Ci vuole molta fantasia.


CRISTINA : Vai.


RICCARDO : (normale) Ciao, no. (con voce bassa e profonda) Ciao, no. (con voce stridula) Ciao, no.


CRISTINA : Prima che tu abbia detto ciao, lei avrà detto addio.


RICCARDO : Meglio non salutarla proprio.


CRISTINA : Prosegui.


RICCARDO : Devo dirti una cosa. (Cristina cerca di interpretare col viso, una ragazza amorevolmente curiosa, ma si rende ridicola) Cristina hai problemi? Ti muovi come quei cagnolini finti che si mettono in macchina.


CRISTINA : Sto cercando di interpretare Martina.


RICCARDO : La recitazione non è il tuo forte.


CRISTINA : (più seria) Vai avanti.


RICCARDO : Martina…


CRISTINA : Siii?


RICCARDO : Sai, è un po’ che volevo dirti…


CRISTINA : Siii?


RICCARDO : Volevo dirti che…


CRISTINA : Siii?


RICCARDO : Che sei una deficiente! Non a Martina, a Cristina: mi infastidisci con questi “siii”, mi metti fretta!


CRISTINA : Scusa.


RICCARDO : (torna in parte) Volevo dirti che tu…, insomma…che tu…capito?


CRISTINA : Nooo.


RICCARDO : Io per te provo della simpatia.


CRISTINA : Anche tu mi sei simpatico.


RICCARDO : Questo è l’ importante. Basta, mi sembra che può andare.


CRISTINA : Ma se non mi hai detto ancora niente!


RICCARDO : Però l’ho detto bene.


CRISTINA : Continua, più diretto.


RICCARDO : Martina, io ti…io ti…eccetera eccetera.


CRISTINA : Eccetera eccetera? Sarebbe la tua punta massima di romanticismo? Ti faccio vedere io come si fa. Tu sei Martina ed io Riccardo. “Martina, non lo so cosa mi è successo, ma da quando ti conosco, non mi riconosco più, i minuti, la ore, i giorni, non hanno più senso se non sono riempiti dalla tua presenza, se non ti ho accanto, se non ti respiro, se non ascolto il tuo battito…”


RICCARDO : (nei panni di Martina) Belle queste parole, sono tue?


CRISTINA : Sono state dettate dal cuore.


RICCARDO : E tu pretendi che io dica tutte queste cose? Che tra l’altro sono banali, da soap opera!


CRISTINA : No. Sono sicura che vorresti dirle, vedrai che dopo starai meglio, provaci quando viene!


RICCARDO : Non lo so, sono più confuso di prima, comunque qualcosa mi inventerò.


CRISTINA : Piuttosto, non credo che il tuo abbigliamento sia adatto per l’occasione.


RICCARDO : Me ne ero dimenticato. (si toglie la maglia del pigiama e le pantofole che mette dietro al divano) Mi cambio in un attimo. (va nella sua stanza, mentre Cristina resta in scena) Cristina, ho un’idea!


CRISTINA : Tu? Sentiamo.


RICCARDO : Invece di dirle tutto di persona, che ne pensi se le scrivessi una lettera? E’ anche più romantico, no?


CRISTINA : No!


RICCARDO : Oppure dei messaggini sms?


CRISTINA : No!


RICCARDO : O meglio, una email? O un messaggio col piccione viaggiatore?


CRISTINA : No!


RICCARDO : Anzi, sai cosa si potrebbe fare? Mi affido a qualche trasmissione televisiva, magari “STRANAMORE”? Così organizzano tutto loro. Va bene?


CRISTINA : No!


RICCARDO : Allora si può…


CRISTINA : No!


RICCARDO : E’ che…


CRISTINA : No!


RICCARDO : Ma…


CRISTINA : No!


RICCARDO : Ok, ok, le mie erano solo delle alternative.


CRISTINA : (osservando la brocca della camomilla) Sai, la tua bevanda sembra olio di ricino.


RICCARDO : Mi togli una curiosità? Qual è il tuo colore preferito?


CRISTINA : Il nero, perché?


RICCARDO : Ci avrei giurato…fascista!


CRISTINA : Cosa?


RICCARDO : Niente, niente. (rientra in scena ben vestito) 


CRISTINA : Che bel ragazzo! (Riccardo si volta in dietro, come se lei parlasse di un altro) Non potrà resisterti.


RICCARDO : Hai ragione Pinocchio.


CRISTINA : Lampo di genio. Dille queste frasi, che vai sicuro.


RICCARDO : Di sicuro in bianco.


CRISTINA : Sono di un famoso scrittore. (inizia a declamare) “Sei la luce che abbaglia i miei occhi, l’allegria e la gioia di vivere che rompono la mia monotonia, il continuo sogno che mi fa sognare. La calamita che attira il mio sguardo, la cassaforte che racchiude il mio cuore. Lo spirito che mi innalza a Dio, l’immagine che vaga nel labirinto dei miei pensieri, l’arcobaleno che mi sorprende e mi illumina. Sei la fantasia più concreta” .


RICCARDO : Frasi così mielose che solo a pensarle mi viene il diabete…però mi piacciono!


CRISTINA : Bisogna declamarle nel modo giusto. Ora sarà meglio che vada, altrimenti la tua amata mi trova qui. Mi raccomando, tu hai delle grosse potenzialità, sfruttale al massimo.


RICCARDO : (dubbioso) Sarà.


CRISTINA : (Inizia a dargli suggerimenti, come un manager al suo pugile. Gli massaggia l’arcata sopracciliare e il fegato) Non preoccuparti, sii sicuro di te. Quando ce l’hai davanti, devi partire in quarta : guardare-parlare-agire, ok?


RICCARDO : Ok!


CRISTINA : Sagacia-brillantezza-sfrontatezza, ok?


RICCARDO : Ok!


CRISTINA : Distinto-rapido-deciso, ok?


RICCARDO : Ok!


CRISTINA : Convinzione-determinazione-grinta. (sempre con veemenza) Tu sei il più grande, il più forte, l’insuperabile, ormai ce l’hai in pugno, è tua, è tua, vai e colpisci.


RICCARDO : (gasato) Si, la distruggo. (scoraggiato) Sono distrutto. (suonano alla porta)


CRISTINA : Maledizione! Deve essere Martina, adesso come si fa? Non può trovarmi qua. (Riccardo resta immobile) Trova una soluzione rapida. Riccardo! (gli dà uno schiaffo) Come si fa?


RICCARDO : Cosa?


CRISTINA : Come mai non ha citofonato prima?


RICCARDO : Tutta colpa della signora del terzo piano, che lascia sempre il portone aperto! Nasconditi nello sgabuzzino.


CRISTINA : Mi hai preso per una scopa vecchia?


RICCARDO : (la spinge verso lo sgabuzzino) No, che non sei vecchia!


CRISTINA : Siamo tutti con te, vai, vai.


RICCARDO : (la spinge dentro lo sgabuzzino) Si, vai vai. (apre la porta ed entra Martina)


MARTINA : (E’ una ragazza molto carina, dai modi gentili. Ha in mano una cartelletta con gli appunti) Ciao! (lo bacia sulla guancia)


RICCARDO : (in evidente imbarazzo, vorrebbe dirle ciao) …ao.


MARTINA : Come va? Ti vedo abbastanza bene, ti sei ripreso dalla tua malattia?


RICCARDO : Che malattia? …Ah, si, ti ringrazio, va bene, benone, va molto bene, insomma va. (non sapendo cosa dire) Anche tu ti sei ripresa.


MARTINA : Da cosa, scusa?


RICCARDO : (si accorge di aver fatto una gaffe) …Così, è un modo di dire che va…che va.


MARTINA : Ti ho portato gli appunti per l’esame, spero siano comprensibili, sai, nella fretta di scrivere quando spiega il professore…


RICCARDO : (vorrebbe vincere l’imbarazzo) A proposito di professori, c’è una storiella molto simpatica. “C’è un prof. che mentre spiega, fa uno starnuto: eccì. Al che, un alunno dice: “e d?”. Ah ah! (Martina rimane interdetta) 

MARTINA : Non l’ho capita.


RICCARDO : Neanche io. Vorrei sapere chi le inventa queste stupidate.


MARTINA : Se qualcosa non ti è chiaro, me lo dici, semmai ti aiuto, studiamo insieme. Pensi di tornare all’università la prossima settimana?


RICCARDO : Si, credo di si, perché no? Si lo penso, ritornerò, si, si verrò, lo credo proprio si. Si…o no?


MARTINA : Non lo so, dipende da te.


RICCARDO : Già, è una scelta mia, che appartiene a me e spetta solo a me decidere. Si, giusto, giusto, comunque penso di tornare si, si lo farò, senz’altro, si.


MARTINA : (si accorge delle ridicole pantofole che si trovano dietro al divano) Ci sono bambini in questa casa?


RICCCARDO : No, perché?


MARTINA : (prendendo una pantofola) Questa allora è tua?


RICCARDO : (nel panico) Mia? Ah ah, sarebbe divertente. Magari sono anche del mio numero?


MARTINA : Sono 41. Tu che numero hai?


RICCARDO : Quarantuno…no, 41 no. Ho 46. (Martina gli osserva i piedi) 
Quarantasei, meno meno. (idea) Ah, sono di mio nipote, il figlio di mia sorella, ogni tanto viene a dormire da me così …

MARTINA : Non eri figlio unico?


RICCARDO : E’ peccato? Ho detto sorella? Volevo dire Antonella, mia cugina, che ogni tanto mi lascia il figlio, mio nipote di secondo grado. (prende le due pantofole di fretta e le butta con forza nello sgabuzzino dov’è nascosta Cristina. La porta si apre di modo che l’interno non può essere visto da Martina)


CRISTINA : Ahi!


MARTINA : Chi ha parlato? C’è qualcuno?


RICCARDO : …E’…è…la mia gatta (Cristina lo asseconda miagolando)


MARTINA : Uh, posso vederla? Ti prego.


RICCARDO : No! Perché…purtroppo è molto malata, perciò è rinchiusa qui dentro, forse muore in giornata. (Cristina miagola stizzita)


MARTINA : Mi dispiace.


RICCARDO : Si lo so. Buona, buona Silvestra, che dopo ti porto i topolini! (chiude la porta) 


MARTINA : Che tristezza.


RICCARDO : Non ci pensiamo più. Prendi qualcosa? Della Coca Cola, una birra, un succo di frutta, dello spumante?


MARTINA : Una Coca, grazie.


RICCARDO : …L’ ho finita.

MARTINA : Va bene anche un succo di frutta.


RICCARDO : Che gusto? Pera, mela, pesca, ananas…?


MARTINA : Alla pesca.


RICCARDO : …E’ finito.


MARTINA : Allora, alla mela, alla pera…


RICCARDO : No, ho finito proprio tutti i succhi.


MARTINA : Non c’è problema, sto bene così davvero.


RICCARDO : Ti prego, prendi qualcosa.


MARTINA : Se insisti, accetto lo spumante.


RICCARDO : Del fresco spumantino…ce l’avevo, ma l’ha bevuto tutto mio nipote.


MARTINA : Quello delle pantofole? Dell’alcool ad un bambino?


RICCARDO : E’ un bambino prodigio. Però ho dell’ottima camomilla, la vuoi?


MARTINA : (risposta obbligata) Ok. (Riccardo le versa della camomilla) 


RICCARDO : (Cristina miagola due volte, per attirare l’attenzione di Riccardo) Do un’occhiata alla gattina, potrebbe essere l’ultima! (va da Cristina)


CRISTINA : Cosa aspetti?


RICCARDO : (ironico) Il tram.


CRISTINA : Invece di perdere tempo offrendo cose che non hai, muoviti! E’ il tuo momento, cogli la palla al balzo, parti in quarta!


RICCARDO : Non si può fare in seconda, in terza?


CRISTINA : Muoviti, altrimenti ti metto in folle. (miagola due volte)


RICCARDO : Stai tranquilla Silvestra, che tra breve ti porto Titti. (chiude la porta)


MARTINA : Non sai che pena provo per la tua micina.


RICCARDO : Sapere poi che non vivrà a lungo. (Cristina miagola indignata) Come si dice: morta una gatta…


MARTINA : (vorrebbe sapere il seguito) Morta una gatta…


RICCARDO : Basta. Morta una gatta, amen.


MARTINA : Si è fatto tardi, è ora che vada.


RICCARDO : (d’istinto) Non andare.


MARTINA : (stupita) Perché?


RICCARDO : …E’ che fuori è pieno di insidie, ci sono le macchine, i motorini, i camion, lo smog…


MARTINA : …I passeggini, i monopattino…Per caso devi dirmi qualcosa?


RICCARDO : Io? No, si, chi lo può dire? (Cristina, miagola per invogliare l’amico a parlare) In effetti, c’è una cosuccia di cui ti vorrei parlare, niente di importante.


MARTINA : Sono curiosa, dimmi.


RICCARDO : Ti…ti volevo dire che…che io ti… 


MARTINA : Che tu?


RICCARDO : Io ti…(invece di dichiararsi, parla d’altro) ti volevo far notare che nel mondo ci sono molte guerre, tra cui la grande sofferenza della striscia di Gaza. Ogni giorno israeliani e palestinesi combattono per un “pezzo di terra”.


MARTINA : Si…l’ho sentito dire! Solo questo volevi farmi notare?


RICCARDO : No, volevo dirti anche che…che in Ruanda e in Cecenia c’è la guerra…poi c’è il problema del terzo mondo…(Cristina miagola insistentemente). Vado a darle una controllatina. (tra sé) Prima o poi la faccio sopprimere. (a Cristina) Che hai da miagolare?


CRISTINA : E me lo chiedi?


RICCARDO : Sto procedendo con calma, piano piano.


CRISTINA : Di questo passo, fanno prima palestinesi e israeliani a fare la pace, che tu a dichiararti! Lascia perdere i problemi dell’umanità e pensa ai tuoi. Basta essere il più lucidi possibile.


RICCARDO : (soluzione) La frase del tuo scrittore.


CRISTINA : La ricordi?


RICCARDO : Perfettamente! (parla ad alta voce per far sentire a Martina) Silvestra, non temere, dopo chiamo il veterinario che ti fa la puntura, l’ultima puntura. (chiude)


MARTINA : Come sta Silvestra? (Cristina miagola tristemente)


RICCARDO : Questo potrebbe essere l’ultimo miao! (Cristina miagola forte e decisa) Martina…Martina…Martina…


MARTINA : Lo so che mi chiamo così. “Io Martina, tu Riccardo”.


RICCARDO : Martina, ti ho chiamato non per gli appunti, ma per confessarti che…(sempre in grande difficoltà) fa caldo, eh?


MARTINA : Non mi sembra.


RICCARDO : Sarà un caldo anomalo? (vorrebbe ripetere la frase suggerita da Cristina, ma non fa altro che creare confusione) “Sai, la luce degli occhi allegri che rompono la cassaforte, che attirata dalla calamita, che…nel labirinto c’è lo spirito, oh, Dio! Esclama il proprietario della calamita. Chi è? Niente, sono io l’arcobaleno, ho fatto un’improvvisata. Oh, che fantasia concreta che hai! E la cassaforte e la calamita rimasero legati per sempre”.


MARTINA : (confusa) Cos’è, un indovinello?


RICCARDO : Hai ragione, purtroppo non ho molta confidenza con le parole, riesco ad essere logorroico senza dire nulla e a volte mi perdo, mi inabisso in ragionamenti bizzarri, confondendomi tra aggettivi, verbi e sostantivi. I più difficili sono proprio i verbi. Per ogni azione che compiamo, ne usiamo uno. Esempio: se voglio parlare con te, e tu non sei qui, cosa devo fare?


MARTINA : Telefonarmi?


RICCARDO : Quindi?


MARTINA : Chiamarmi?


RICCARDO : Brava! Adesso prendiamo la prima persona singolare del presente indicativo.


MARTINA : Io chiamo.


RICCARDO : Giusto! Ora ritornando al discorso di prima, dovrei dire: io ti chiamo, però per me meno lettere ci sono in una parola e più facile è esprimersi. Dunque, da “chiamo” eliminiamo le prime tre lettere. 


MARTINA : Io ti chiamo, tolgo “chi” e rimane: io ti…amo (Cristina miagola in segno di vittoria. Martina è felicemente meravigliata) E’ questo che stavi cercando di dirmi?


RICCARDO : (ormai sbloccato) E’ da un po’ che fai parte della mia giornata, anche se non sei con me fisicamente, mi accompagni dall’alba al tramonto. Rimani per delle ore seduta al mio fianco, abbandonandomi soltanto per diventare la protagonista dei miei films. La voglia assillante che ho di dormire solo per sognarti e rubarti un bacio…l’ immagine del sorriso dei tuoi occhi, che accelera il battito e ferma il respiro, la dolcezza che aggredisce i miei sensi…Ah, sono ridicolo, scusami, non volevo intrappolarti costringendoti a subire le mie sciocchezze!


MARTINA : Niente affatto! Sei stato romantico, poetico…mi hai rapita prima con la confusione dei tuoi discorsi, poi con la semplicità dei tuoi sentimenti. Visto che tu mi hai parlato con sincerità, voglio fare lo stesso. Da molto più tempo di te, anche se sembra che stia sempre bene, soltanto perché rido e non mi rinchiudo tra quattro mura o forse solo perché ho un carattere diverso, un modo differente di affrontare le difficoltà, ma anch’io sto soffrendo per amore (Riccardo pensa che stia soffrendo per lui) e provo delle forti emozioni. Nella mia mente e nel mio cuore c’è posto solo per una persona, che mi sta felicemente complicando l’esistenza, perché ha sconvolto le mie giornate piatte, ha riempito un vuoto che c’era da anni dentro di me, ha illuminato il mio viso… Questa persona purtroppo non è in questa stanza. (Cristina miagola disperatamente. Riccardo è vivo solo fisicamente) Spero di non essere stata troppo cruda, ma credo che da me volessi sincerità.


RICCARDO : (fingendo sicurezza e distacco) Hai fatto bene, siamo persone adulte, possiamo affrontare un dialogo apertamente, senza nasconderci.


MARTINA : Sono contenta che la pensiamo allo stesso modo. Mi dispiace se tra noi non è andata bene, perché sei un ragazzo unico, ma in questo momento sono quasi ossessionata da uno che non sa quello che mi sta facendo passare. E’ assurdo!


RICCARDO : E’ sbagliato. Dovresti farti avanti, confessargli tutto e farlo con estrema semplicità, senza impappinarti come ho fatto io. Chiamalo, incontratevi ed esplodi come un vulcano nel raccontargli la sua presenza dentro di te.


MARTINA : Dici? Ma si, è la cosa più saggia. E’ incredibile che sia proprio tu a dirmi questo, ciò significa che sei davvero speciale! (lo abbraccia) 


RICCARDO : (tra sé) O semplicemente masochista!


MARTINA : Oggi ho trovato un uomo delizioso, dobbiamo coltivare il nostro rapporto straordinario. Non fare che da domani non ci vediamo più!


RICCARDO : (non credendo a quello che lui stesso dice) Senz’altro.


MARTINA : Verrai domani mattina all’università?


RICCARDO : (non visto da Martina, fa intendere di no con il capo) Si.


MARTINA : Bene, si è fatto tardi, me ne vado. Non trovo più parole per ringraziarti per quello che mi hai detto e per i suggerimenti che mi hai dato! (lo saluta dandogli un forte bacio sulla guancia) Fai una carezzina da parte mia a Silvestra. (Cristina miagola infastidita)


RICCARDO : Si, tra un attimo le farò l’ultima carezzina.


MARTINA : Ciao.


RICCARDO : Ciao. (Martina esce. Riccardo ritorna nello stato in cui era ad inizio commedia. Dopo aver accompagnato Martina all’ uscita, chiude a chiave la porta dello sgabuzzino)


CRISTINA : (prende a pugni la porta) Apri! Apri questa porta, non ce la faccio più, apri apri! (Riccardo toglie la maglia e le scarpe, accende lo stereo con la stessa canzone dell’inizio. Entra nella sua stanza da letto, toglie il pantalone e rimette il suo pigiama. Ritorna in scena, simula un carachiri con la penna, poi prende l’atlante dalla libreria e si versa il solito bicchiere di camomilla. La musica scema e si sente il bussare incessante di Cristina, che è ormai esasperata. Riccardo apre la porta e va a sedersi leggendo il suo atlante. Cristina viene fuori col fiatone) Un altro minuto e sarei morta asfissiata.


RICCARDO : (senza distogliere lo sguardo dall’atlante) Non sono così fortunato.


CRISTINA : Farmi passare per una gatta spelacchiata in fin di vita, non è giusto!


RICCARDO : Si, non è giusto per i gatti.


CRISTINA : Non voglio risponderti, perché per oggi hai già avuto abbastanza.


RICCARDO : (sarcastico) In fondo cosa mi è successo?! Ho solo invitato una ragazza a casa per parlarle d’amore e invece le ho raccontato di Arafat e Sharon, della questione cecena, poi però mi sono rifatto inventandomi una barzelletta per dementi e offrendole della camomilla doc. Non contento mi sono pseudo-dichiarato cercando di ricordare i saggi consigli di una mia ex amica. Dopo, sempre sicuro di me, ho dato lezioni di grammatica sperimentale, accorciando i verbi. Infine quando i giochi erano fatti, ho dato prova della mia magnanimità, suggerendole come avvicinarsi al suo amato. (esasperato) Tutto questo mentre accudivo una gattaccia in coma irreversibile!


CRISTINA : Ero una bellissima gattina persiana. Tra qualche tempo, quando ripenserai a questo episodio, morirai dalle risate, ah ah…(Riccardo non risponde alla risata)…tra qualche tempo! Dopotutto sei riuscito, anche se a tuo modo, a dirle quello che provavi!


RICCARDO : (ironico) Che soddisfazione!


CRISTINA : Mi raccomando, adesso la cosa più giusta da fare è distrarsi, uscire, divertirsi, conoscere nuova gente…


RICCARDO : (alludendo a Cristina) Abbandonando chi si conosce da troppo.


CRISTINA : (non raccoglie) Chiamiamo gli amici e ce ne andiamo a ballare, che ne pensi? Dico: non vorrai mica continuare a marcire tra queste quattro mura?


RICCARDO : Non ci penso proprio.


CRISTINA : Così mi piaci.


RICCARDO : Tra qualche ora uscirò da questo loculo, per dirigermi verso l’Islanda o forse la Groenlandia, magari emigro in Antartide. Basta che ci siano pochi esseri viventi.


CRISTINA : E’ normale che in questo momento tu non veda le cose dietro una prospettiva ottimale, ma guardi il prossimo futuro con un occhio scoraggiato, però ti assicuro che è solo questione di tempo. Non eri tu quello che diceva: bisogna solo aspettare che passi?


RICCARDO : Bla bla bla. Bello parlare quando non si è direttamente coinvolti, eh? Se esco da questa tana e vado per strada, o peggio ancora all’università, ho sempre il rischio di incontrarla!


CRISTINA : Allora non andrai più all’università?


RICCARDO : Ci andrò domani stesso, per presentare il ritiro agli studi.


CRISTINA : Uhh, sembra che tu sia il primo ad essere stato innamorato. Anch’io, si anch’io…, può sembrarti assurdo ma è così. (Si confessa molto dolcemente) Non ci conoscevamo ancora. Lui non era certo un Adone , ma su di me esercitava un fascino impressionante. Ricordo che ogni volta che i suoi occhi incrociavano i miei, rimanevo paralizzata con lo sguardo perso nel vuoto. Quando mi rivolgeva la parola, anche se mi raccontava una catastrofe, ero sempre entusiasta, perché in quel momento era tutto per me. Dopo però ritornavo a casa ed era la vera catastrofe, litigavo con tutti e mangiavo in continuazione, sembravo il fratello gemello di Pavarotti. Contento?


RICCARDO : Continua.


CRISTINA : Mi ero rincretinita, passavo le ore davanti alla tv, a guardare films strappalacrime, con storie d’amore impossibili. Ho visto 87 volte “Via col vento” e 59 volte “Romeo e Giulietta”.


RICCARDO : Poi?


CRISTINA : Poi si ruppe il videoregistratore.


RICCARDO : Vai avanti.


CRISTINA : La situazione era diventata insostenibile, avevo bisogno di un nuovo videoregistratore. Ero impaurita.


RICCARDO : Tu? Cuore impavido, avevi paura? Di cosa?


CRISTINA : Dell…


RICCARDO : Non ho capito.


CRISTINA : Dell…


RICCARDO : Che dici?


CRISTINA : Dell’amore, di affrontare i miei sentimenti! Infatti poi non l’ho mai fatto.


RICCARDO : Vuoi dire che ti sei tenuta tutto dentro? Che stupida. Dovevi farti avanti, mi meraviglio di te! (riflette) Perciò mi hai torturato una giornata intera: non volevi che facessi il tuo stesso errore e mi hai costretto a venir fuori! Che amica! Lui dov’è finito?


CRISTINA : Si trasferì al nord, non ne so più niente. Tanto è passata da tempo.


RICCARDO : Visto, che prima o poi passa?


CRISTINA : L’amore va, viene, ci abbandona, ritorna, si trasforma.


RICCARDO : (ripensando a Martina) Pensare che abbiamo bevuto camomilla insieme!


CRISTINA : “Filtrofiore”, dopotutto non ti ha risposto un secco no, anzi ti ha invitato a non sparire!


RICCARDO : Dov’è la differenza?


CRISTINA : E’ impegnata sentimentalmente, ma ciò non vuol dire che tra breve non ci sia spazio per te.


RICCARDO : Come?


CRISTINA : Riempiendola di attenzioni, essendo presente quando occorre…


RICCARDO : Devo diventare il suo cagnolino? Non ci sto.


CRISTINA : No, farle solo capire che per te è indispensabile. Col tempo può darsi che le cose cambino.


RICCARDO : Aspettare che abbandoni il suo amore per uno nuovo, giusto?


CRISTINA : Esatto, ma non dimenticare che anche a te può capitare lo stesso e che tra oggi e domani trascuri il vecchio amore per uno inaspettato che si è appena affacciato.


RICCARDO : (massaggiandosi il ventre) Saranno tutti questi discorsi, questo susseguirsi di emozioni, che mi hanno fatto scombussolare dentro?


CRISTINA : Credo siano i 10 litri di camomilla che hai appena bevuto! (sono tutti e due seduti sul divano. Riccardo fissa Cristina) Cos’hai da guardare?


RICCARDO : Però, anche tu non sei male!


CRISTINA : Che fai? Ci provi?


RICCARDO : Semmai ci baciamo pure?

CRISTINA : Io e te? (Entrambi scoppiano in una risata travolgente. Si abbracciano, poi Riccardo, molto affettuosamente, la bacia sulla fronte).


FINE