INDOVINA DA CHI ANDIAMO A CENA?

di

Donatella Diamanti




L’omosessualità non è una deviazione, un sintomo, una malattia; l’omosessualità è un effetto del discorso della Legge.
U. Galimberti



12 Agosto 2048. Ospedale. Notte.

Sonia - ciabatte, pancione enorme, visibilmente prossima a partorire - entra con atteggiamento furtivo in una stanza immersa nella penombra e angusta, arredata con solo un paio di sedie rotte e un vecchio paravento. Si chiude la porta alle spalle, e facendosi luce con una piccola torcia, perlustra l’ambiente, portando una mano alla schiena e inspirando profondamente. Certa che non vi sia nessun altro tranne lei, spegne la torcia, infila le mani in seno, ne estrae un pacchetto di sigarette. Fa per aprire il pacchetto, ma un lieve rumore la fa sussultare.

Sonia (spaventata a voce bassa)
C’è qualcuno?

Nessuna risposta, Sonia resta in ascolto per alcuni instanti, quindi si rilassa.
Ancora lo stesso rumore, leggermente più forte.
Sonia si guarda intorno, inquieta. Posa le sigarette, riaccende la piccola torcia e la muove cercando di illuminare la stanza. Il debole fascio di luce le consente di distinguere a malapena le cose. La stanza sembra comunque deserta.

Sonia (ripetendo a voce bassa)
C’è qualcuno?

Ancora silenzio. Sonia si avvia verso la porta…

Katia (da dietro il paravento, a voce bassa, aggressiva)
Ferma!

Sonia ubbidisce sbigottita e spaventata

Katia (come sopra)
Che cosa sei venuta a fare qui?

Sonia (farfugliando, certa che Katia sia qualcuno della sicurezza o un’infermiera)
Niente… Cioè… volevo dare un’occhiata in giro… così… per… per ambientarmi…
Adesso mi sono ambientata e me ne vado.

Katia muove un passo verso di lei, tirandosi dietro il paravento che ancora la nasconde, con l’intenzione di ostacolarle il cammino e intanto le ordina, minacciosa

Katia (minacciosa)
Non muoverti!

Sonia si paralizza. Katia sbuca con la testa da sopra il paravento, mostrando a Sonia solo il viso, trasfigurato da un’espressione feroce

Sonia
Io non ho fatto niente di male. (indica il pacchetto di sigarette, che ha posato poco prima) Quelle non sono mie… le ho trovate per terra. Nel corridoio…

Katia (tagliando corto, aggressiva)
Com’è fuori?

Sonia (tutto d’un fiato, oca e tremante)
Bellissimo. È veramente uno splendido corridoio, signora. Tutta la clinica è bellissima. Non ho mai visto una clinica così bella in vita mia…

Katia (interrompendola)
Hai visto infermiere in giro?

Sonia
No, signora. Nessuna infermiera, tranne lei.

Katia
Io non sono un’infermiera!

Sonia
Ah no?

Katia (facendole il verso)
Ah no? (aggressiva) Ma chi credi di prendere in giro? Tu stai facendo una sceneggiata. Una lurida, schifosissima sceneggiata… non sei qui per caso… ti ci hanno mandata… Sei d’accordo con loro (tira fuori una mano e punta il dito contro Sonia) Spia!

Sonia
Io non so di che cosa sta parlando… mi lasci andare, per favore…

Katia (agitando il dito)
Eh no carina! No! Tu da qua non esci, fino a quando non mi hai detto perché ci sei entrata e se ci sei entrata per farmi uscire da qua sperando che io entri di là, tu da qua non esci perché io di là non ci entro. Chiaro?

Sonia
Non molto…

Katia (minacciosa)
Fuori la verità…

Sonia
Ma quale verità? Io… io semplicemente non riuscivo a dormire… perché ero… ero molto agitata, così ho pensato che per non essere più agitata dovevo trovare un modo per rilassarmi e allora ho pensato di alzarmi e ho pensato che fumare poteva essere una cosa giusta… cioè ho pensato che la cosa in sé è sbagliata… ma ho anche pensato che in quel momento la cosa in sé passava in secondo piano rispetto alla cosa in me… allora ho pensato di nascondermi nello sgabuzzo… perché, ho pensato, per il bagno non c’è orario, ma in uno sgabuzzo a mezzanotte chi vuoi che ci entri? Oh, lo so anche da me che…

Katia (stremata, accavallando)
La verità… però riassunta

Sonia (ignorandola, oca candida, prosegue)
… che adesso sono le tre e venticinque, ma quando ho cominciato a pensare era mezzanotte… Il fatto è che quando mi metto a pensare, posso andare avanti anche per ore…

Katia (interrompendola, esasperata)
Va bene, va bene… ho capito… Fai quello che devi fare e vattene…

Sonia
Davvero posso?

Katia (brusca, aggressiva)
Alla svelta, però! E dopo fuori dalle palle!





Sonia (risentita)
Non c’è nessun bisogno di essere così aggressive, sa? (rivolgendosi alla pancia, tranquillizzante) Va tutto bene… va tutto assolutamente bene, tesoro… la signora non è né un’infermiera, né una della sicurezza… (mormora) è solo una povera pazza…

In modo buffo, Sonia siede a terra gestendo il pancione con fatica. Katia resta dietro il paravento, continuando a sbirciarla. Sonia più tranquilla, prende una sigaretta la apre e sbriciola il tabacco sul palmo della sinistra

Sonia (senza voltarsi)
Ha per caso un biglietto della monorotaia?

Katia (esasperata)
Perché dovrei avere un biglietto della monorotaia? A che cosa mi serve qua dentro un biglietto della monorotaia?

Sonia
I biglietti della monorotaia servono sempre (strappa un pezzo del pacchetto e fa un filtro, comincia a rollare la canna) Potrebbe uscire da lì e illuminarmi mentre scaldo il panetto?

Katia
Non ti starai mica facendo un cannetto?

Sonia
E certo… pensava che avrei fatto tutto questo casino per una sigaretta. Io poi nemmeno fumo.

Katia - camicia da notte, ciabatte, pancione enorme, visibilmente prossima a partorire – esce da dietro il paravento, attaccata al braccio ha una flebo e si trascina dietro il carrello. Katia inciampa nel carrello, che cade fragorosamente

Sonia istintivamente porta una mano alla bocca e si contrae, temendo che il rumore possa aver attirato l’attenzione

Sonia
Perché non guarda dove mette i piedi?

Katia (dura)
Perché per guardare dove metto i piedi, dovrei prima vedermi i piedi, ma la pancia mi copre la visuale!

Sonia si volta e guarda Katia sbigottita

Sonia (passando al tu e divertita)
Ma… ma sei incinta!

Katia (dura)
Abbastanza. Perché, tu no?

Con fare brusco prende la torcia e la tiene sospesa, illuminando Sonia, che termina di rollare, tranquilla.

Sonia
Io finisco il tempo domani, per questo sono agitata.

Katia
Io venti giorni fa, per questo sono nella merda… Mi sono giocata tempo, recuperi e supplementari… ma non mi arrendo (rivolgendosi alla pancia, vi batte la mano sopra, con energia) t’aspetto ai rigori…

Sonia accende la canna e aspira avidamente

Katia
Vacci piano con quella roba…

Sonia (aspirando)
È droga leggera… Sai quanta ce ne vuole per farne un etto? Un casino ce ne vuole. Il che significa che è leggerissima… Ne vuoi?

Katia
No, non mi va. Voglio essere lucida. Il fumo alloppia.

Sonia
L’oppio alloppia. Il fumo allappa. Per questo preferisco l’erba, ma non ne ho trovata… Secondo te vale anche per l’erba la storia delle voglie?

Katia
Non lo so. Però se devi toccarti da qualche parte, toccati un braccio… Così quando è grande sembrerà un tatuaggio (si ferma e presta ascolto) Hai sentito?

Sonia (aspirando, tranquilla)
Che cosa?

Invece di rispondere Katia si precipita dietro il paravento, facendo passi lunghissimi e allungando il collo in avanti per sbirciarsi i piedi.

Sonia
Ma come cammini?

Katia (a voce bassa)
Sto cercando di guardare dove metto i piedi (scomparendo dietro il paravento) Se entra qualcuno, io non ci sono.

Sonia (precipitandosi al paravento)
Neanche io ci sono

Katia
Non ci stiamo in due. Sei troppo grossa! (spingendola fuori) Va’ via…

Sonia (spingendo per entrare, mentre fuma)
Se ti appiattisci contro la parete, ci stiamo. (pausa, alla pancia) È tutto sotto controllo amore, adesso la signora si appiattisce e noi ci nascondiamo…

Sonia continua a spingere, Katia oppone resistenza

Katia
Conosci donne di nove mesi e venti giorni in grado di appiattirsi? Non posso appiattirmi!

Sonia
E io non posso farmi trovare qui a quest’ora (aspira avidamente, mentre spinge)

Katia (esasperata)
Lo vuoi capire che problema per te non è l’ora? È il cannetto… elimina il cannetto e non avrai più problemi. Vai fuori, racconti un paio di balle alle infermiere e le porti via da qui. Così io, che ho un altro problema che non c’entra niente con il tuo cannetto, me ne sto nascosta in santa pace a cercare di capire come risolverlo…

Sonia
Beh se è per questo il problema neanche per me è il cannetto (pausa). Ma non credo che mi perquisiscano… Vuoi fare un tiro? È rilassante!

Katia
Che cosa vuol dire “non credo che mi perquisiscano”, scusa?




Sonia
Sono infermiere, mica agenti della Digos… (ammettendo) Ho dell’altro fumo addosso. Nel reggiseno per la precisione (tocca prima un seno e poi l’altro) un po’ qua e un po’ qua… E ho anche un tirino di coca nelle mutandine, ma non è mia. E comunque, è poca roba.

Katia
La pancia è vera, o sono venti chili di eroina pressati in forma semisferica?

Ancora brusio e voci, proveniento da dietro la porta.

Katia
Oddio… un altro rumore…

Le voci si allontano. Sonia esce da dietro il paravento fumandosi la canna

Katia
Se ne sono andati?

Sonia (fumata)
Boh? Se ci beccano secondo te cosa ci fanno?

Katia (rabbiosa)
A te non lo so. A me, il cesareo!

Sonia indietreggia, guarda Katia sbigottita.

Sonia
Ti sei… ti sei nascosta perché hai paura del cesareo?

Katia (sporge dal paravento, facendole il verso)
Ti sei nascosta perché hai paura del cesareo? (tornando dura) Da quando sono entrata in questo ospedale, la caposala non ha fatto altro che ripetermi che partorire è come fare una passeggiata, ieri viene da me e mi fa: “mi dispiace, niente passeggiata, ma non si preoccupi, il cesareo è meno faticoso, è come prendere l’aereo”. In tutta la mia vita ho volato una volta sola. Lo sai come? Con le unghie della mano sinistra piantate nella coscia del tizio che stava seduto vicino a me. E c’avrei piantato anche quelle della destra, ma mi serviva: come lo reggevo altrimenti il sacchetto per il vomito? (pausa, presta ascolto) Stanno tornando!

Katia si ritrae nuovamente dietro il paravento. Sonia continua ridere fino alle convulsioni. Ad un tratto a porta una mano alla pancia e si contrae in una smorfia di dolore.

Sonia (contratta)
Oddio! Eccole!

Katia (fraintendendo, terrorizzata da dietro il paravento)
Entrano?

Sonia, concentrata solo su di sé, non nota il fraintendimento. Si ferma, il volto si distende

Sonia
No… Niente! Falso allarme…

Katia (sporgendosi, fraintende ancora)
Sicura?

Sonia (contraendosi di nuovo, riferendosi alle doglie)
Sì. (pausa) Invece no! Sono loro… Eccone un’altra!

Katia (dietro il paravento, pensando che parli di infermiere)
Quante sono?

Sonia (riferendosi alle doglie)
Tre per ora… No…Sta arrivando la quarta… Cinque… sei... Oh mio Dio! Non puoi capire… sono spaventose!

Katia (terrorizzata)
Spaventose? (perplessa) Ma come fai a vederle da lì, scusa?

Sonia
Mica le vedo, le sento… Aumentano!

Katia
Oh merda!

Sonia (nervosa, fra le contrazioni)
Va’ a chiamare qualcuno, per favore…

Katia (perplessa)
E chi devo chiamare ancora? Sta per entrare un reggimento di infermiere…

Sonia (esasperata)
Guarda che non è uno scherzo… Aiutami!

Katia esce e intanto domanda

Katia
A far che?

Nel frattempo si porta di fronte a Sonia, che si è semisdraiata a terra, si regge sui gomiti, tiene le gambe leggermente divaricate ed è letteralmente sconvolta. Katia si accorge di aver messo i piedi in una non ben identificata pozza. Guarda in alto, verso il soffitto

Katia
Mi sa che piove dentro…

Sonia
Ti vuoi sbrigare? Sto male!

Katia
Male in che senso?

Sonia (tutto d’un fiato, fuori di sé)
Nel senso che mi si sono rotte le acque…

Katia tira via svelta i piedi schifata, intanto Sonia prosegue

Sonia (tutto d’un fiato, fuori di sé)
... che ho le contrazioni e che se non la smetti di fissare fra le mie gambe in quel modo, probabilmente la prima cosa che vedrà mio figlio venendo al mondo è la tua faccia da ebete e io non voglio che questo accada, quindi (alla pancia) tu vedi di tenere gli occhi chiusi (a Katia) e tu va’ a chiamare immediatamente qualcuno, per piacere, grazie!

Katia
Se vado fuori, mi prendono e mi portano direttamente in sala operatoria.

Sonia
Non vorrai che partorisca qua…

Katia
L’unica cosa che so è io non voglio partorire là.

Sonia (grida verso la porta)
Aiutoooo… mi sentite… aiutoooo…

Katia (guardandosi intorno preoccupata)
Va bene… stai calma… ti aiuto io… stai calma… Respira, profondamente. Così brava… Inspira e espira. Inspira e espira… Un due, un due… passeggia, passeggia…

Mentre Sonia grida, Katia si ferma di colpo, il viso si contrae in una smorfia di dolore.

Katia (spaventata)
Ah! …

Ancora una fitta lancinante. Katia lancia un altro grido

Sonia (piegata in due dai dolori)
Ti sembra il momento di farmi il verso?

Katia
Ma che verso? Sto male… (si contorce lamentandosi)… aiutami… fai qualcosa… (si contorce ancora) E non stare lì impalata…

Sonia (isterica, fra le contrazioni)
Ti sembro impalata?

Katia (con smorfie di dolore)
Forse è colite… (una fitta lancinante) No… questa non è colite! È colite o non è colite?

Sonia (esasperata)
Doglie! Si chiamano doglie!

Katia
Doglie? Sbrigati vai a chiamare la caposala… ho cambiato idea (alla pancia) si va in aereo… (si contorce e caccia un grido) Ah!… (a Sonia) Sei ancora lì? Guarda che io sto partorendo!

Sonia
Perché io che cosa sto facendo? Gli addominali?

Sonia lancia un altro grido. Katia la segue a ruota

Sonia
E smettila di farmi il verso!

Katia (furibonda, fra le smorfie)
Non ti sto facendo il verso! Non vuoi aiutarmi eh? (alla pancia) La stronza non vuole aiutarci… niente aereo, si va a piedi! (a Sonia) Grazie lo stesso. Faccio da sola. Lo so come si fa…

Katia si sistema nella stessa posizione di Sonia, a un metro di distanza e la osserva

Sonia
E allora perché mi copi?

Katia
Ma chi ti copia?

Sonia ruota leggermente fino a dare quasi le spalle a Katia.

Katia (facendo altrettanto)
Stronza!

Katia e Sonia restano così per alcuni istanti, quindi Sonia si volta verso Katia

Sonia (antipatica)
Non stai spingendo abbastanza…

Katia
Pensa per te. Io spingo come mi pare!

In silenzio, fra una contrazione e l’altra le due si sbirciano di nascosto in cagnesco

Katia (fra sé, spingendo)
La prossima volta che qualcuno mi viene a dire che partorire è come fare una passeggiata lo prendo a calci in culo con le scarpe da trekking…

Sonia
Se non fossi così asociale potremmo collaborare…

Si guardano per alcuni istanti, quindi si avvicinano. Ancora uno sguardo, Katia in modo brusco allunga una mano

Katia (porgendo la mano a Sonia)
Toh!


Sonia (prendendole la mano)
Ci sei?

Katia
Ci sono…

Katia e Sonia
Uno… due... tre… Forza! forza! forzaaaa!

La luce sfuma sulle ultime parole di Sonia e Katia.

Due vagiti acuti in sincrono.


Luce su. Ospedale. Sala attesa. Alba.

Fabio e Daniele, entrambi visibilmente tesi, attendono in silenzio, distanti l’uno dall’altro.

Ad un tratto la faccia di Fabio si illumina. Fabio guarda verso Daniele e grida

Fabio
È nata! è nata!

Fabio abbraccia Daniele, con irruenza, poi si stacca, visibilmente commosso.

I due restano a guardarsi alcuni istanti intensamente, quindi Daniele prende il viso di Fabio fra le mani con tenerezza.

Il progressivo venir meno della luce, accompagna il loro bacio appassionato.


12 Agosto 2048. Casa Fabio e Daniele. Sera.

Nella casa regna l’ordine più assoluto. Fabio sta in ginocchio accanto alla culla. Ha un libro, che tiene aperto davanti a sé e lo legge avidamente. Daniele entra in scena: puzza di poliziotto in borghese lontano un miglio.

Fabio
Sta dormendo da quattro ore… Ininterrottamente. (riferendosi al libro) Qua c’è scritto che è buon segno…

Daniele si protende per sbirciare dentro la culla, trattiene uno starnuto a fatica

Fabio (d’impulso, fermandolo)
Giù! Sta giù! Avanza in ginocchio…

Daniele (perplesso)
Perché devo avanzare in ginocchio?

Fabio
Perché sei dentro al suo raggio di percezione…

Daniele si ferma, sbigottito. Fabio avanza verso Daniele, camminando in ginocchio e lo supera di mezzo metro

Fabio
Il suo raggio di percezione arriva fino qui. (Indicando) Da qui in poi, invece si può stare in piedi. Tanto non ci vede…

Daniele
Secondo me non ci vede lo stesso… E poi dorme…

Fabio
Non importa. Ci dobbiamo abituare. (determinato) Da qui alla culla bisogna stare in ginocchio. È per l’integrità dell’universo bambino… Vuoi danneggiarle l’universo bambino?

Daniele
No. Ma non mi posso nemmeno frantumare le rotule…

Fabio (stizzito)
Va bene. Allora stai in piedi. Vorrà dire che fra una ventina d’anni, avrai le rotule a posto e una figlia, che grazie al tuo egoismo, come minimo si fa le pere…

Daniele si inginocchia, rapidamente

Fabio
I nostri visi devono sempre essere all’altezza del suo viso… L’ho letto sul manuale. L’adulto non può irrompere nell’universo bambino come e quando cazzo gli pare…

Daniele
Non si può stare in piedi e si può dire cazzo?



Fabio
Il linguaggio deve essere diretto… Che cosa vuoi fare? Andare avanti per metafore e poi un bel giorno svelarle di punto in bianco una realtà fatta di imprecazioni? Così magari, fra una ventina d’anni, avrai una figlia che non dice nemmeno una parolaccia, ma che, per compensare il disastro che hai fatto tu tenendola all’oscuro di tutto, come minimo batte!

Daniele (seccato)
Posso arrivare fino là, guardarla e sognare per dieci secondi che magari fra vent’anni mi si laurea? Anche col minimo dei voti, per l’amor di Dio, non è che uno pretenda…

Fabio
Certo…

Daniele, in ginocchio, si avvia verso la culla.

Fabio (seguendolo, prosegue)
Però, rispetto alle speranze, per esempio, il manuale dice che dovremmo evitare di comunicargliele. Metti che le tue attese non coincidano con le sue voglie, succede che le si sviluppa il senso di colpa e magari a fra vent’anni hai una figlia che ti si suicida…

Daniele si ferma, fa dietro front, Fabio lo guarda interrogativo.

Fabio
Perché non vai?

Daniele (nervoso)
Perché prima mi voglio imparare il manuale a memoria…

Daniele, sempre in ginocchio, si toglie il giubbotto, rivelando una pistola nella custodia ascellare. Toglie la custodia e procede fino ad una sedia, controlla con lo sguardo il raggio di percezione della bambina, quindi quando ritiene di esserne fuori si alza e appende la custodia con la pistola alla sedia. Fabio lo guarda

Fabio (piccoso)
Che cosa stai facendo, scusa?

Daniele (ovvio)
Poso la pistola…


Fabio (aggressivo)
Lì?

Daniele (seccato)
Non hai detto che il raggio di percezione arriva fino là… allora se la metto qua, che noia le dà?

Fabio, sempre camminando in ginocchio si sistema vicino alla porta e guarda prima verso la culla e poi verso la pistola

Fabio
Guarda… Lo vedi che la pistola è proprio di fronte alla culla? Se uno entra cosa vede?

Daniele (esasperato)
E che ne so?

Fabio
Se entra uno normale, magari non vede niente, ma se entra uno sensibile? Uno che percepisce al volo il significato profondo delle immagini?

Daniele
Non lo so. Dimmelo tu, si fa prima.

Fabio
Coglie lo stridore del connubio! Infanzia a destra, violenza a sinistra… Non va bene. Non è armonico. Ed è anche di pessimo gusto!

Daniele
Deve venire qualcuno?

Fabio
Mio fratello…

Daniele
Ecco. Siccome tuo fratello non è sensibile, anzi è una testa di cazzo, la pistola sta lì. Altrimenti la togli tu…

Fabio si avvicina alla sedia, camminando in ginocchio fino al raggio di percezione e alzandosi solo dopo averlo superato. Mentre parla con Daniele, studia una posizione armonica per la pistola.


Daniele
Oggi ci hanno chiamato all’ospedale, per un intervento al reparto maternità…

Fabio
Perché?

Daniele
Una tizia, una che ha partorito stamattina all’alba, era piena di fumo… Nel reggiseno ce l’aveva. Un etto e mezzo di qua e un etto e mezzo di là… E cocaina nelle mutande come se piovesse…

Fabio (preoccupato, butta la pistola dove capita)
Ha partorito stamattina all’alba? Oddio! Non sarà mica la… (indica con un cenno la culla)…

Daniele
Ha partorito un maschio e l’ha fatto per sé…

Fabio
Sicuro?

Daniele
Ma sì… Era una self service, non una donatrice… Figurati, non supererebbe nemmeno il test di base quella… è matta col botto. Quando le ho detto se si rendeva conto che tre etti di fumo sono spaccio, mi ha risposto che per lei sono scorta e che comunque quelli non erano tre etti, perché tre etti non corrispondono a una quinta, corrispondono a una settima… anzi, a una settima coppa A.

Fabio
L’hai arrestata?

Daniele (soddisfatto)
Tre mesi non glieli leva nessuno!

Fabio
Che cosa terribile…

Daniele
Eh lo so… fosse dipeso da me le avrei dato l’ergastolo…

Fabio
Che cosa terribile separarla dalla sua creatura, intedevo!



Daniele (mentre gli si avvicina)
Ha pianto di più per il fumo, credimi… (lo abbraccia) Sai… mentre ero lì, mi è venuta la tentazione di dare un’occhiata al reparto donatrici…

Fabio
Tanto non ti avrebbero lasciato entrare…

Daniele
Io entro dove voglio, amore mio. E se voglio riesco anche a sapere chi è che dobbiamo ringraziare per quei tre chili e sei etti di… a questo punto inutili speranze… che dormono beati là dentro…

Fabio
Io non ci tengo proprio… è nostra. Mia e tua. (gli dà un bacio rapido sulle labbra) I nove mesi che le sono serviti per venire al mondo, sono… il tempo del viaggio che ha fatto per arrivare fino qua…

Daniele
Nove mesi e venti giorni, poeta!

Fabio
Ha una voglia sai? Una piccola voglia scura, scura. Qua, sul braccio sinistro… è strana… sembra un fiore o una roba simile… (trascinandolo con sé, in ginocchio) Vieni te la faccio vedere. Non è bellissima?

Daniele si sporge a guardare la bambina e soffoca uno starnuto

Daniele (sorridendo)
Già… Tutto sommato, siamo stati fortunati…

Fabio (irrigidendosi)
Perché “tutto sommato”?

Daniele, in imbarazzo lo guarda interrogativo per un istante, quindi non riesce a trattenersi e starnutisce

Fabio (incalzante)
Hai detto “tutto sommato”. Voglio sapere perché?



Daniele (nervoso)
Perché mi piace di più di “tutto diviso”, “tutto moltiplicato” o “tutto sottratto”, ti va bene come risposta?

Fabio (aggressivo)
Se fosse stata un maschio, non avresti detto “tutto sommato”. Avresti detto “siamo stati fortunati” e basta…

Daniele (starnutendo)
Volevo soltanto dire che Luca e Andrea ci provano da due anni ad avere un figlio e noi invece… (starnutisce di nuovo)

Fabio (glaciale)
E si vede che non ci provano abbastanza!

Daniele
Non è vero… È che è sempre più difficile trovare donne disposte a collaborare! (un altro starnuto) La maggior parte sono solo delle stronze, tutte tette e culo …

Fabio (piccoso)
Spostati… Andiamo là!

Daniele lo guarda interrogativo

Daniele
Si può dire cazzo e non si può dire “stronze, tette e culo”?

Fabio (isterico)
Non è questo. È che sento che stiamo per litigare e non voglio assolutamente contaminare questo spazio con le scorie delle nostre energie negative (avviandosi in ginocchio) Non l’ho certo fatta venire al mondo per turbarla, io!

Fuori dallo spazio delimitato, Fabio si alza e aspetta Daniele, che procede verso di lui. Daniele fa per alzarsi, ma Fabio lo ferma

Fabio (piccoso)
Non sei ancora fuori…

Daniele avanza ancora un po’, sbuffando

Fabio (antipatico)
Adesso puoi alzarti…

Daniele (alzandosi)
Senti amore, io non ho voglia di litigare…

Fabio (interrompendolo, aggressivo)
Tu non hai mai voglia di litigare. Se vuoi che la vita sia tutta rosa e fiori, non fare affermazioni contrastanti. Altrimenti, abbi la maturità di affrontare le conseguenze di quello che dici. Fra qualche anno, anche lei avrà tette e culo. Sarà il caso che ti abitui all’idea…

Daniele fa per replicare, ma uno starnuto glielo impedisce

Fabio
E smettila di starnutire!

Daniele
Ho… ho il raffreddore

Fabio
No. Non hai il raffreddore. Hai un problema. Un problema serio. Sei allergico alle donne…

Daniele
Non è vero…

Fabio
Le odi!


Daniele
Perché se la tirano (starnutisce), perché non sono disponibili (starnutisce). Se è per tenerseli i figli, allora lo vedi come corrono… Ma prova a dirglielo che anche loro hanno bisogno di noi… e poi lo vedi come ti trattano…

Fabio (isterico)
Ti è mai venuto in mente che la loro disponibilità dura la bellezza di nove mesi, la nostra cinque minuti? Giusto il tempo di una sega!

Daniele
Non è una. Sono tredici anni che dono sperma: due seghe alla settimana per 48 settimane, per tredici anni, fa la bellezza di 1248 seghe.



Fabio (isterico)
Tanto te le saresti fatte lo stesso. (pausa) Devi cercare tua sorella e recuperare il rapporto con lei… Non ne uscirai mai altrimenti!

Daniele
Io non ho sorelle. Chiaro?

Fabio
Ah no? E come la chiami una che esce dalla stessa pancia da cui sei uscito tu, più o meno cinque anni prima?

Daniele
Etero di merda! Se alla tenera età di sedici anni, quell’una che è uscita dalla stessa pancia da cui sono uscito io, si siede sul mio allora fidanzato, a sua volta seduto sul mio allora divano, nel mio allora salotto e gli succhia il lobo come se fosse un ciupa ciupa, senza avere neanche l’accortezza di fermarsi quando sente la chiave girare nella toppa della porta di casa… io posso chiamarla in un modo solo: etero di merda, pervertita e stronza… E non dirmi che sono fascista!

Fabio
No, non te lo dico. Però lo penso! (si avvicina con dolcezza) Non la vedi da una vita… che ne sai se è etero o no? Tanti adolescenti, prima di scegliere la strada della normalità, passano momenti di turbolenza…

Fabio blandisce Daniele, che resta rigido

Fabio
Magari stava sperimentando una fase…

Daniele (incazzato)
Poteva farlo con l’orecchio di qualcun altro.

Fabio (standogli addosso)
Siamo alle soglie del 3000. Il mondo cambia sai? Va avanti… progredisce, si sviluppa, si evolve…

La rabbia di Daniele va via via smorzandosi, la battuta che segue sarà per tanto consumata con un broncio quasi infantile

Daniele (in modo buffo)
Va beh… ma proprio da casa mia doveva partire la rivoluzione sessuale?

Fabio lo guarda con tenerezza, poi gli prende il viso fra le mani, dolcemente

Fabio
Ma com’è che ti amo così tanto? Eh?

Daniele (dandosi un tono)
Sarà che ho un bel fisico…

Fabio
Può essere… perché se fosse per il cervello…

Daniele abbraccia Fabio, con irruenza

Daniele
Mi sta venendo una certa idea…

Fabio (ridendo)
Sta’ buono…

Daniele (cercando di spogliarlo)
Sono buono… sono buonissimo (baciandolo sul collo) Tu sei molto più buono però…

Fabio
Credo… credo che dovremmo cambiarla, sai?

Daniele (restando su Fabio)
Va bene… la cambiamo non c’è problema, tanto è ancora in garanzia…

Fabio (divincolandosi)
Cambiarla, nel senso di cambiarle il pannolino stupido…

Daniele (trattenendolo)
Ma se dorme…

Fabio sgattaiola via veloce, raggiunge la carrozzina in ginocchio e la agita convulsamente. Un vagito acuto squarcia l’aria

Fabio
Ecco! Adesso non dorme più (si allontana velocemente in ginocchio) Pensaci tu, io vado a scaldarle il latte…

Un lampo di terrore attraversa lo sguardo di Daniele, raggiunge Fabio e lo trattiene


Daniele (ostentando tranquillità)
Si potrebbe anche fare che io scaldo il latte e tu la cambi… Oppure scaldiamo il latte insieme e poi la cambiamo insieme (starnutisce)

Fabio
Ti ci devi abituare…

Daniele
Va beh, ma almeno il primo giorno…

Fabio
Amore… guardami (scandendo) Io adesso vado di là a scaldarle il latte e tu la cambi, senza starnutire… va bene?

Daniele
No… sì certo… Sai cos’è? Che mi sembra troppo piccola… Io ho queste manone… Le vedi? le tue invece mi sembrano più…

Fabio (guardandolo in modo eloquente)
Sto per arrabbiarmi, amore…

Daniele (rassegnato)
Ho un’idea: tu vai a scaldarle il latte e io la cambio.

Fabio
Ecco, bravo.

Daniele (riprovandoci debolmente)
Peccato però… i momenti importanti sarebbe bello condividerli…

Fabio (ironico)
Va bene. Più tardi, faremo la lavatrice insieme. Sei contento?

Fabio esce di scena. Daniele lo segue con lo sguardo, poi inspira profondamente, fa per avviarsi alla culla, camminando normalmente, ma fuori campo la voce di Fabio lo raggiunge

Fabio
Ricordati del raggio di percezione…

Daniele rassegnato si inginocchia e avanza verso la culla, un primo starnuto e poi man mano che si avvicina, una catena di starnuti, uno più fragoroso dell’altro.

30 agosto 2048. Casa Katia. Sera

Musica classica. Squillo del telefono. Katia entra in scena per andare a rispondere… combatte contro l’istinto di ballare sulle punte

Katia (gridando per portare la voce oltre la musica)
Pronto… (rilassandosi) Oh, Spartaco sei tu… pensavo fosse il giornale… Sì, sono incazzata tanto per cambiare… Casini per il pezzo che ho scritto sui vostri diritti…. Il caporedattore lo ha stoppato… dice che di diritti voi etero di merda, cazzoline e tettaioli per quello che lo riguarda ne avete anche troppi… Lo sai come vi chiama anche? Sedani!
(sconfortata) No. Non si è fatta viva. So solo che fa l’attrice e che porta panetti di fumo nascosti nel reggiseno e cocaina nelle mutandine. (Indispettita) Certo che gliel’ho dato il mio biglietto da visita… l’ha preso e l’ha messo nella coppa destra… Ma che ne so se ha un bel culo? Certo che voi etero siete fissati proprio…
Spartaco…io la amo. Non lo so perché… lì per lì mica me ne sono accorta… è una cosa che è cresciuta nel tempo… Non faccio altro che pensare a lei… Il punching ball c’ha le ragnatele… da quando l’ho incontrata non ho più tirato nemmeno mezzo cazzotto. In compenso ho montato la coerografia del Lago dei cigni… Ma come: che mi importa? Mi importa eccome! Io, alla mia componente maschile, ci tengo. Non è possibile che ogni volta che mi innamoro di qualcuna mi vada sotto zero… Mi sa che torno in analisi… Noooo. Io non sono come te! A me piacciono le donne. Sì, lo so che anche a te piacciono le donne, però sei un uomo, dovrebbero piacerti gli uomini… Ecco, appunto. E infatti vi chiamano diversi! Io invece, sono normale.
Quando? Stasera? No… i locali etero mi fanno venire la depressione… voi tutti vestiti di celeste, loro tutte vestite di rosa… Una tristezza (rimugina, mordicchiandosi un’unghia) Come si chiama ‘sto locale? “Ce n’è per tutti”? (schifata) Va bene vengo. Però non è che se incontri una che ti ci sta, mi pianti lì come al solito, eh? Ah, Spartaco… ho un regalo per te! È una cravatta… Era di mia nonna!


30 agosto 2048. Casa Fabio, Daniele. Sera

Daniele è in piedi, indossa una specie di tuta mimetica, molto attillata, una cosa tipo anticontagio, che si apre grazie ad una lunga cerniera. Fabio è inginocchiato davanti a lui, sta cucendo l’orlo sfatto.

Fabio (acido)
Bastava me lo dicessi prima che ti serviva la tuta… Te la metti una volta l’anno!

Daniele
Me la metto quando va messa… Per le retate va messa e me la metto!

Fabio (ostentando indifferenza)
E che retata è?

Daniele
Hanno aperto un locale nuovo…

Fabio (fa una faccia a commentare la tranquillità di Daniele)
Che locale?

Daniele (fa una facci a commentare l’insistenza di Fabio, poi vaghissimo)
Un locale…

Fabio (stizzito)
È un locale etero?

Daniele (isterico)
Secondo te mi metterei questa roba addosso, se non fosse un locale etero?

Fabio (geloso)
E certo…

Daniele
E certo che? Che cosa vuol dire: e certo?

Fabio (aggressivo)
Vuol dire e certo… Perché non si può dire “e certo”? Va bene, se non si può dire “e certo”, dirò “e infatti”…

Daniele
È la stessa cosa…

Fabio (ancora più aggressivo)
Non mi viene in mente niente di meglio …

Daniele
Non mi interessa quello che dici, mi interessa che cosa vuoi dire dicendo quello che dici…

Fabio
Voglio dire che basta allungare una manina, prendere la cernierina… tirarla, tirarla, tirarla…

Daniele (fermandogli la mano con energia)
Io vado a lavorare, non a divertirmi, te lo vuoi mettere in testa?

Fabio (risentito)
Scusa. Vorrà dire che non ti chiedo più niente. Anzi, guarda, facciamo una cosa, io non parlo più… sto zitto. Zitto per tutta la vita. Poi magari, fra vent’anni, quando tua figlia sarà costretta a imbottirsi di psicofarmaci per aver avuto l’adolescenza segnata da un padre muto, depresso, frustrato, piegato dal dolore e dalla rinuncia (battendo la mano sul petto) me. E da un altro arrogante, pieno di sé, egoista (indicandolo) te… non venirmi a dire che non te l’avevo detto…

Fabio cuce con rabbia. Daniele gli posa una mano sulla testa. Fabio gliela toglie con una manganata. Daniele alza gli occhi al cielo.

Daniele (fra sè)
Recitina del pentimento (fintamente pentito) Scusami amore… Lo sai che quando devo fare queste cose divento nervoso…

Fabio si scuote nelle spalle, resta in silenzio alcuni istanti

Fabio (fra sé)
Recitina dell’uno a uno (fintamente pentito) Scusami tu… è colpa mia…

Fabio / Daniele (in coro)
Bacin, bacetto

Daniele si china per baciare Fabio che gli porge le labbra. Poi Fabio riprende a cucire.

Fabio (ostentando indifferenza)
E come si chiama questo locale?

Daniele (vago)
“Ce n’è per tutti”, mi pare…

Fabio
E quindi potrebbe essercene anche per te?

Daniele
Ricominci?

Fabio (sbottando geloso)
La tuta va messa e te la metti, e va bene… Ma perché sotto sei nudo?… Perché ti sei messo il perizoma? Perché ti sei dato il profumo… Cos’è? Impegno civile? Pensi di redimerne qualcuno e restituirlo alla patria? (Guarda l’ago e poi con un gesto fulmineo, prende di mira l’inguine di Daniele e ve lo pianta aggressivo) Stronzo!

Daniele caccia un urlo


30 agosto 2048. Casa Katia. Notte.

Katia entra ansimando, come se avesse corso a perdifiato, si appoggia alla parete, respira a fatica è letteralmente sconvolta.


30 agosto 2048. Casa Fabio, Daniele. Notte

Daniele, stravolto, entra in casa, si appoggia alla parete, respira a fatica, letteralmente sconvolto.
Fabio, pigiama di raso, gli corre incontro aggressivo

Fabio
Lo sai che ore sono? Perché non te la sei tolta prima di entrare quella stramaledetta tuta?… tanti discorsi sul contagio e poi… (accorgendosi solo adesso dello stato in cui si trova Daniele, spaventato) Che… cos’hai? Non ti senti bene?

Daniele (parlando a fatica)
Credo… credo di aver visto mia sorella in quel locale… Stava con uno… uno di quelli: un sedano insomma… Non puoi capire com’era vestito: aveva perfino la cravatta… sembrava quella di mia nonna… Poi lei è scappata dal retro… Che vergogna!


Fabio (abbracciandolo)
Amore… mi dispiace… Davvero… mi dispiace…

Daniele
Non mi toccare… potrei avere delle scorie etero addosso…

Fabio (continua a stringerlo a sé)
Non mi importa niente delle scorie etero… noi ci amiamo… nessuna scoria al mondo potrà mai farci cambiare idea…

Daniele si abbandona all’abbraccio di Fabio


30 novembre 2048. Bar. Sera.

Sonia è seduta al tavolino di un bar, accanto ha una carrozzina che muove avanti e indietro distrattamente e una valigia… Sul suo volto i bagliori del televisore, acceso sul cosmo TG

Voce speaker
Roma. Questa mattina due giovani noti per le loro tendenze eterosessuali, sono stati brutalmente aggrediti da tre uomini armati di spranghe, sotto gli occhi indifferenti dei passanti.

Una giovane cameriera le porta un tramezzino e un succo di frutta. Le dà il conto. Sonia apre la borsetta… ostenta stupore

Sonia
Oddio, mi hanno rubato il portafogli…

Cameriera (dura)
Non provarci, bella… Se vuoi mangiare, paghi…

Voce speaker intanto, prosegue
I tre uomini, appartenenti ad un gruppo di estrema destra/sinistra-sinitra/destra, sono attualmente in stato di fermo.

Sonia rassegnata, tira fuori dal reggiseno una banconota da dieci euro, spiegazzata e la porge alla cameriera

Sonia (dandosi un tono)
Tieni pure il resto…

Cameriera (dura)
Non c’è il resto. Sono dieci pari…

Sonia (di rimando)
Be’, considera che se ci fosse stato te l’avrei lasciato… basta il pensiero…

Voce speaker intanto, prosegue
Il capo del governo ha dichiarato: quello che è accaduto non ci fa onore. L’eterosessualità non è una colpa, è una malattia

Mentre la cameriera si allontana, Sonia le mostra il medio, poi si rivolge al bambino

Sonia
Siamo nella merda, amore mio…

Voce speaker intanto, prosegue
E come tale abbiamo il dovere di prevenirla e curarla.
Ma sentiamo adesso un commento di Katia Serchi, sociologa, giornalista e autrice del libro I luoghi comuni dell’eterosessualità, ormai alla sua decima edizione…

Sonia presta ascolto, di colpo interessata

Katia (voce registrata)
Nell’antica Grecia l’eterosessualità era abitualmente praticata, non possiamo dimenticarlo. Parlare di eterosessualità come di qualcosa contro-natura, non ha senso…

Sonia (alzandosi, si rivolge al bambino)
Mamma ha un’idea!

L’uscita di Sonia, si consuma sulla voce di Katia che continua sullo fondo

Katia (voce registrata)
Per quantro io sia un’omosessuale convinta, studiando i comportamenti e la cultura eterosessuale ho appreso che già Platone…


30 novembre 2048. Casa Katia. Sera.

La solita musica classica e Katia che balla sulle punte… Suonano alla porta


Katia
Oh chi è a quest’ora?

Ancora uno squillo. Katia rapidamente si toglie il tutu e lo nasconde

Katia
Arrivooo…

Prende dell’acqua da una bottiglia e se la butta in faccia, a simulare il sudore. Infila un paio di guantoni… il campanello suona di nuovo.

Katia (brusca)
Arrivoooo! Sto facendo allenamento

Katia apre la porta. Di fronte a lei, Sonia. Katia resta in silenzio, incapace di parlare

Sonia (ostenta smarrimento)
Ti… ti disturbo?

Katia (emozionata, con un filo di voce)
No… anzi…

Katia si fa da parte per fare entrare Sonia e la segue con lo sguardo. Muove la bocca per pronunciare una frase, ma non le esce la voce. Sonia si guarda attorno, copre il viso con le mani e scoppia a piangere.

Katia (sbigottita, parlando a fatica )
Ho… ho detto qualcosa che non dovevo dire?

Sonia (singhiozzando, scuote la testa)
Hai detto solo “no” e “anzi” mi pare…

Katia
E basta?

Sonia fa sì con la testa, continuando a piangere

Katia
E non ho detto anche che sono… (si sforza, come sopra muove le labbra, pronuncia una frase, ma la voce non le esce, si schiarisce la voce e soffia ancora in modo incomprensibile) molto contenta di vederti …

Sonia libera il viso dalle mani e la guarda interrogativa

Sonia
Eh?

Katia (tutto d’un fiato, con un sibilo acuto)
Molto contenta di vederti…

Sonia (fra le lacrime)
Hai… mal di gola?

Katia (farfugliando e alternando la voce acuta a quella normale)
Io? No… cioè sì… a tirare di box… ho… sudato…

Sonia (tirando su col naso)
Vuoi una caramella?

Katia annuisce. Sonia fruga nel reggiseno, tira fuori una caramella e la porge a Katia, che allunga una mano, ancora munita di guantone. Sonia le sistema la caramella nel guantone, quindi sempre frugando nel reggiseno, tira fuori un fazzoletto di carta e si soffia il naso rumorosamente. Nel frattempo Katia cerca inutilmente di scartare la caramella con il guantone, quindi con uno scatto di nervi butta la caramella, rinunciandovi, mentre Sonia è già partita per la tangente

Sonia (mentendo)
Scusami… Io… io non sapevo dove andare, allora ti ho pensato e ho pensato che avrei potuto venire da te, così ho pensato di chiedere il tuo indirizzo all’ospedale, ma al reparto donatrici, hanno pensato bene di attaccarmi il telefono… così ho pensato che avrei dovuto rinunciare e ho pensato di piangere e piangendo ho pensato che mi serviva un fazzolettino e prendendo il fazzolettino ho trovato il tuo biglietto da visita e, così ho pensato che era un segno del destino e ho pensato che i segni del destino vanno assecondati, allora…

Katia
A… a che ora hai cominciato a pensare?

Sonia (fra le lacrime)
Più o meno alle sei e mezza…

Katia
Credevo… peggio… Voglio dire… in fondo manca solo venti alle nove…


Sonia (precisando)
Le sei e mezza di stamani…

Sonia scoppia nuovamente a piangere. Katia le si avvicina.

Katia (dolcemente)
È successo qualcosa al bambino?

Sonia scuote la testa

Sonia
Silvia… se n’è andata…

Katia
Silvia?

Sonia
La mia compagna…

Katia
Mi dispiace… Io… io se posso fare qualcosa…

Sonia (scuote le spalle)
Il fatto che ho deciso di avere un bambino non ha cambiato le cose, sai? Anche perché di avere il bambino non l’ho deciso con lei, l’ho deciso con Sara, ma poi Sara se n’è andata… Quando ho incontrato Silvia ero già incinta… Non che le cose andassero bene… Anzi andavano di merda. Se non l’avesse fatto lei, l’avrei fatto io. Ma fatto sta che l’ha fatto prima lei. Ha aspettato che mi portassero dentro, ha portato il bambino dai miei e se n’è andata…

Katia (stupita)
Dentro… dove?

Sonia (scuotendosi)
Ho detto dentro? No io… volevo dire fuori… fuori dall’ospedale… (con uno scarto) Quella puttana! io l’ammazzo… se mi capita sotto tiro l’ammazzo… Che poi era sua la Punto? Era sua? No. Non era sua. Era mia. Però se l’è presa…(si avvicina a Katia, aggressiva) Lo sai? Eh? Lo sai che quando avevo sedici anni e Paola mi ha mollata, si è presa il motorino? A diciotto Francesca la cinquecento, che non era nemmeno mia… a 21 Anna la R4.… Sara la centoventisei… Adesso lei mi molla e si prende la Punto. Perché? Perché tutte quelle che mi mollano, sentono anche il bisogno di lasciarmi a piedi? La odio, capisci? La odio… (scartando di colpo) È molto carino qui! Molto, molto carino…

Katia come sopra, apre la bocca per dire…

Katia (stupita)
Anche tu sei molto carina…

… ma le esce la solita frase muta. Sonia la guarda. Quindi infila una mano in seno per cercare un’altra caramella,

Sonia (fra sé, tirando fuori un mazzo di chiavi e una canna)
Eppure ce l’avevo un’altra…

Katia (con un filo di voce)
Lascia stare… la gola non c’entra… è la componente maschile… sta completamente sottoterra… Quando soffro o mi emoziono mi succede così… Come una batteria che si scarica…

Sonia (tende le mani verso Katia)
Prendile (riferendosi alle mani, con tenerezza) fai conto che siano dei morsetti… (in imbarazzo) Io… non lo so perché, ma in questo momento sento che potrei ricaricare un razzo a rimorchio…

Katia allunga le mani, ancora munite di guantone, verso Sonia. Sonia le sfila i guantoni, con delicatezza e li butta alle sue spalle, quindi prende le mani di Katia. Restano così, per un istante, paralizzate dall’emozione

Katia
Prima… stavo cercando di dirti che anche… (con un filo di voce) anche tu sei molto… carina…

Sonia
Non mi prendi in giro?

Katia (afona)
No… Da quella sera all’ospedale non ho fatto altro che… che pensare a te… Io… io credo che, dopo quello che ci è successo, il nostro amore sia inevitabile.

Sonia (avvicinadosi)
Vorrei che mi baciassi… Ma… ma non ho più voglia di storie sbagliate (sorride, e come per togliersi dall’imbarazzo abbozza una battuta) Ho appena recuperato una Toyota usata.


Katia e Sonia a poco si fanno sempre più vicine. Le loro bocche si uniscono in un bacio appassionato. Strette l’una contro l’altra, continuando a baciarsi, si portano fino al divano, la passione cresce attimo dopo attimo. Katia prende a sbottonarle la camicia. Un vagito acuto squarcia l’aria. Katia completamente fuori di sé, non ci fa caso e bacia Sonia sul collo…

Katia
Ti voglio… ti voglio dal primo momento che ti ho vista…

Sonia (con la voce rotta dagli ansimi)
Il… il bambino

Katia (concentrata solo su Sonia)
Voglio anche lui… voglio e tutti e due…

Sonia
Allora forse… forse è meglio se lo porto dentro…

Katia si ferma, la guarda e finalmente realizza.

Katia
Dov’è?

Sonia (alzandosi)
Sulle scale… E… ci sarebbe anche… anche una decina di valigie…

Katia (alzandosi)
Ti aiuto… Portiamo dentro anche quelle…

In piedi si guardano, quindi Katia si avvia verso la porta

Sonia
Katia

Katia (voltandosi)
Sì?

Sonia
Senti io pensavo…

Katia
Lascia perdere… non possiamo lasciarlo fuori sei ore…

Sonia
E se non dovesse funzionare?

Katia
Funzionerà … Io non sono come le altre che hai incontrato… Non ho la patente!


Vent’anni dopo. 10 agosto 2068

Casa Fabio-Daniele, alternata con casa Katia. Sera

Casa Fabio-Daniele.
La casa è identica a vent’anni prima. Solo alcuni oggetti segnalano il tempo trascorso.
Fabio, tuta attillata, scaldamuscoli, polsiere etc… tiene una gamba sul tavolo e flette il busto più volte, contando le flessioni. Daniele, passeggia impaziente e nervoso

Daniele
È in bagno da 51 minuti e 23 secondi… ti rendi conto del problema?

Fabio (si stringe nelle spalle)
Sì mi rendo conto…

Daniele
No… non è vero, non ti rendi conto…

Fabio
E va bene allora non mi rendo conto…

Daniele
Se tenessi il conto, allora sì che ti renderesti conto! Ma siccome tu il conto non lo tieni, non puoi renderti conto.

Fabio (saccente)
Guarda che se continui a agitarti in questo modo solo per il fatto che secondo te io non mi rendo conto, va a finire che lo perdi… il conto! (pausa, odioso) Da quanto tempo è in bagno nostra figlia, amore?

Daniele
51 minuti e… e… (si perde)

Fabio
Visto?

Casa Katia/Sonia
La casa è identica a vent’anni prima. Solo alcuni oggetti segnalano il tempo trascorso. Sonia e Katia entrano stravolte e sporche come chi ha spinto una mcchina

Katia (incazzata)
La tua turbo Toyota, amore è da buttare via… fattene una ragione…

Sonia
Non è vero! Sei tu che non sai spingere… (tenera) Per favore voglio accompagnarti io… Riproviamo! ieri l’ha presa Giuseppe, è partita al primo colpo…

Katia
Lo vuoi capire che devo essere in redazione entro mezz’ora… mi stai facendo fare tardi…

Sonia
Se non vuoi che ti accompagni in macchina, allora vai a piedi…

Katia
Perché devo andare a piedi, quando ho la monorotaia sopraelevata che ferma davanti al tetto di casa, scusa?

Sonia
Ho un brutto presentimento… Vorrei tanto che non la prendessi …

Katia
Io invece: primo, vorrei tanto sapere che cosa ti prende. Secondo: vorrei tanto prenderla e la prenderò. Che cosa l’ho fatto a fare altrimenti l’abbonamento?

Sonia (nella merda)
E infatti… l’abbonamento…sì…

Casa Fabio-Daniele.

Daniele (nervoso)
55 minuti e 44 secondi…


Fabio (flemmatico)
Chiamala… La chiami e glielo dici…

Daniele
Io non dico proprio un bel niente… Io sfondo la porta, sfondo!

Fabio
Ti si sta azzerando la componente femminile…

Daniele
Non è vero!

Fabio (ostentatamente buono)
Oh sì che è vero! (rapidissimo) E siccome quando succede diventi volgare, e siccome quando diventi volgare io non ti sopporto e siccome il turbo-trapano sta di là (con uno scarto, grida) prendilo e sfogati (tornando buonissimo, rapido) credo sia meglio, siccome, non sei d’accordo, siccome?

Daniele
No. (chiamando esaperato) Mariaaaaaa…

Sull’urlo di Daniele, Fabio porta le mani a coprire le orecchie, facendo una smorfia, quindi ricomincia a straparlare

Fabio (piccoso)
Quando si hanno i figli, ci vogliono le case con due bagni… Ce li hanno Luca e Andrea due bagni che non hanno figli, non si capisce perché noi, con una figlia, non abbiamo due bagni… Sono vent’anni che te lo dico: riduciamo il salone e facciamo un bagnetto. (lezioso) Non dico mica che dobbiamo metterci la Jacuzzi Galax 4002, basta una doccetta, magari Sprint 720…

Daniele
Mariaaaa…

Fabio (prosegue)
Un bideino e un waterino, magari Ginori Luxor 687, (con uno scarto da macho, cambiando atteggiamento) Mariaaaaaaa! Porca Puttana, vuoi uscire da lì? (ricomponendosi) Che ne pensi amore?

Daniele lo guarda allibito



Casa Katia/Sonia
Un ragazzo di circa vent’anni entra nella stanza, in mano ha una borsa di carta, una delle classiche borse da boutique: è Giuseppe il figlio di Katia e Sonia. Si avvicina a Sonia per darle un bacio di saluto, ma un attimo prima si ferma, porta una mano davanti a sistemarsi il pacco

Sonia (allibita)
Giuseppe?!

Giuseppe (atteggiandosi a macho)
Oh, se ‘sti pantaloni mi tirano al cavallo è colpa mia?

Sonia lo studia per qualche istante, sbigottita

Sonia
Ma come parli?

Giuseppe
Come parlo? Parlo normale…

Sonia
No… così non è normale. Non hai mai parlato così… sembri un orco, Giusy!

Giuseppe
Ma’, non stressare eh… e smettila di chiamarmi Giusy… Io da oggi sono Beppe… e farò l’idraulico…

Sonia (stravolta)
Beppe… l’idraulico…? Oh signore…

Si avvicina e le dà un bacio, bucandola con la barba. Sonia si ritrae istintivamente

Sonia
Potevi fartela la barba…

Giuseppe
Non ho avuto tempo…

Sonia
Mi domando a che cosa è servito ridurre il salone e fare il secondo bagno con la Jacuzzi Galax 4002 per te, se neanche ci entri… Credi che non me ne sia accorta che vuoti il bagnoschiuma nella tazza del cesso per far vedere che lo consumi? L’ha usato Katia l’altro giorno il tuo bagno, c’ha fatto pipì… l’hanno sentita urlare da duecento chilometri di distanza… per convincerla che le bolle di sapone che le volavano intorno non erano uscite dalla sua vescica, mi ci è voluta una giornata intera…

Giuseppe
Quel bagnoschiuma puzza…

Sonia (sbigottita)
È mughetto! Ti è sempre piaciuto il mughetto… (pausa, squadrandolo) A che ora torni?

Giuseppe
Cazzo ne so?

Sonia
Non voglio una risposta precisa, mi accontento di un’ipotesi abbastanza vicina al reale, con una variante minima… Una cosa tipo “penso verso le due, massimo le due e mezza, mamma”…

Giuseppe (facendole il verso)
Penso verso le due, massimo le sei meno venti, mamma…

Sonia
Esci con Marco?

Giuseppe
No…

Sonia
Avete litigato?

Giuseppe
Eh? No … cioè… sì… Anzi quasi… Cioè siccome me l’hai chiesto, no?… cioè… … io… no perché lui…

Mentre Giuseppe parla, Katia entra nella stanza, si ferma sulla porta ad ascoltare, è visibilmente nervosa, né Sonia, né Giuseppe si accorgono di lei

Giuseppe
Cioè siccome… quanto sarà… un mese… cioè… siccome Marco… perché… cioè però… Va be’, io vado…


Sonia
Finisci almeno il discorso…

Katia (entrando)
Ah perché, era un discorso? Pensavo fossero conati di vomito…

Sonia (voltandosi, sorridente)
Amore! Come mai sei già qui? (fintissima) No! Non dirmelo! Lo sapevo, me lo sentivo! Sei viva per miracolo! La monorotaia sopraelevata è precipitata in corsa…

Katia (guardando Sonia)
No! Non è la monorotaia sopraelevata ad essere precipitata in corsa… Sono io che sono precipitata giù di corsa, dalla monorotaia sopraelevata in corsa.
C’era il controllore e quando ho infilato la mano in tasca per perdere l’abbonamento, l’abbonamento non c’era… Chissà perché!

Sonia
Non guardare me… Io non mi faccio cannetti da almeno vent’anni…

Giuseppe
Ma se ieri mi hai spennato tutto il pergolato di marjuana…

Sonia
L’ho potato, deficiente!

Giuseppe
E allora perché le foglie le hai messe a seccare in un posto all’ombra e ben ventilato?

Sonia (dandogli una botta)
Vuoi star zitto! (a Katia) E tu smettila di guardarmi. Io con il tuo abbonamento non c’entro. L’avrai perso… E poi non è di me che stavamo parlando, ma di Beppe e di Marco…

Katia
Beppe… e chi è Beppe?

Sonia
E lui Beppe!

Giuseppe (soddisfatto)
E sicuramente farò l’idraulico… perciò non rompetemi le palle!

Katia (uscendo)
Ma come parla? Ma come l’idraulico? Ma non gli si doveva aprire un negozio di parrucchiere?


Casa Fabio/ Daniele
In sottofondo un rumore di trapano. Fabio si sta facendo le unghie. Una ragazza di circa vent’anni entra nella stanza, in mano ha una borsa di carta, identica a quella di Giuseppe: è Maria la figlia di Fabio e Daniele.

Maria
Papino, guarda che papone sta turbo-trapanando tutta la parete destra di camera vostra…

Fabio
Lascialo stare… se si sfoga è meglio. Lo sai, quando gli si azzera la componente femminile diventa insopportabile… Comunque anche tu… sei stata in bagno un’ora e venti (pausa lunga, sospettoso) Non ti sarai mica depilata?

Maria
No… no… giuro…

Fabio
Dammi il polpaccio… voglio sentire il polpaccio…

Maria (isterica, femminilissima)
Non mi sono depilata ti dico!

Fabio
Che sta succedendo Maria? Perché sei sempre più strana? Eh? Che fine ha fatto la tua componente maschile? Dov’è?

Maria (rassicurante)
Ce l’ho papino… senti… senti che voce mi viene se mi concentro (fa la voce grossa e si atteggia) Vaffanculo! (torna piagnucolosa) Non dicevo a te papino…

Fabio (la guarda rasegnato)
… Anna l’hai chiamata?

Maria
No!

Il rumore del trapano cessa

Fabio
Non puoi trattarla così. State insieme da quattro anni…

Maria
Non stiamo più insieme, papino…

Fabio si alza in piedi di scatto, mentre Daniele entra alle spalle di Maria, bagnato e polveroso, con il trapano in mano

Daniele (aggressivo)
In che senso, non state più insieme?

Fabio (guardandolo)
Amore… sei tutto sudato…

Daniele (nervoso)
Non sono sudato… ho bucato un tubo dell’acqua… (incalzante) Che cosa vuol dire che non state più insieme?

Maria
Senti, è la mia vita, va bene?

Daniele
Sì, ma dato che buona parte la passi nel cesso di casa mia…

Fabio
No! Così no… Così la fai sentire un peso. Sono cose che restano addosso!

Daniele
Non metterti in mezzo quando discuto con lei…

Fabio (stizzito)
Anch’io sto discutendo con lei… ma sto discutendo anche con te. E siccome tu sei lì e lei è là, per discutere con tutti e due, devo mettermi in mezzo per forza

Casa Katia
Katia (aggressiva a Giuseppe)
Allora?

Giuseppe
Allora che? Allora sto facendo tardi…

Sonia (urlando)
Senti, carino, ti piaccia o no, abbiamo il diritto di sapere che cosa sta succedendo con Marco… (nota che si tocca il pacco) e smettila di toccarti lì!

Katia guarda Sonia e le fa un cenno, come a dire: Brava!

Casa Fabio e Daniele
Daniele (aggressiva a Giuseppe)
Allora?

Maria
Allora che? Allora sto facendo tardi…

Fabio (urlando)
Senti, carina, ti piaccia o no, abbiamo il diritto di sapere che cosa sta succedendo con Anna… e smettila di sculettare

Daniele guarda Fabio e gli fa un cenno, come a dire: Bravo!

Contemporaneamente Giuseppe e Maria escono sbattendo la porta.

Ritroviamo Giuseppe e Maria in proscenio, ai lati opposti, e li vediamo compiere le stesse azioni, in modo rapido e furtivo:
- aprono le rispettive borse e tirano fuori il contenuto: abiti rigorosamente etero; si spogliano velocemente e altrettanto velocemente indossano i nuovi vestiti

10 agosto 2068. Strada. Sera
Giuseppe si guarda intorno, poi guarda l’orologio, impaziente. Maria, arriva alle sue spalle, trafelata

Maria
Ciaaaao

Giuseppe, si volta e le sorride.

Maria (soddisfatta)
Hai visto? Sono in ritardo di quasi un’ora…

Giuseppe
È bellissimo… E anche tu sei bellissima…

Maria
Oh no… tu sei molto più bello…

Giuseppe le si avvicina e fa per baciarla. Maria, si guarda intorno, imbarazzata

Maria
Attento… c’è gente…

Giuseppe
Dove?

Maria
Laggiù… Ci avranno visto?

Giuseppe (si stringe nelle spalle)
Meglio!

Maria
Mica tanto… metti che conoscano i miei…

Giuseppe
Ma non avevamo deciso di cominciare a farglielo capire, scusa? Che cosa me le sono toccato a fare le palle tutto il giorno io, davanti a mia madre?

Maria
Per te è molto più semplice: le tue sono diverse… comprensive… impegnate…

Giuseppe
Stai cercando di dirmi che non li hai provocati neppure oggi?

Maria (piagnucolando)
Sì che l’ho fatto… mi sono depilata persino… poi però quando papino mi ha vista… ho cercato di negare…

Giuseppe (sul punto di incazzarsi)
Negare?

Maria (piagnucolando sempre di più)
Nel senso che lui si è accorto che sculetto… e allora io ho smesso di sculettare… ma non è servito a niente, perché ormai ci sono dentro fino al collo… le anche mi partono da sole! Sono etero nell’anima credo!

Giuseppe
Maria, ma è bellissimo! Non devi piangere! È bellissimo!

Maria
Dici davvero?

Giuseppe
Sono orgoglioso di te… sono orgoglioso di me, sono orgoglioso di noi… C’è una parata per l’orgoglio etero in centro… con tutto questo orgoglio credo che dovremmo andarci…

Maria
Ma sei matto? È pieno di telecamere… con la sfortuna che ho, mi fanno un primo piano e mi sbattono al COSMO-TG delle 20.45…

Giuseppe
Dobbiamo uscire allo scoperto… ovunque siamo, se abbiamo voglia di baciarci, ci dobbiamo poter baciare…

Avanza, tentando di baciarla, allupato. Maria arretra spaventata

Maria
Già lo facciamo, no?

Giuseppe (continuando a tentare di baciarla)
Solo nei locali etero… o imboscati da qualche parte nella Toyota di mamma…

Maria (usando la battuta come scusa per allontanarlo)
A proposito… ti sei ricordato di fare benzina ieri sera?

Giuseppe (sempre avanzando verso di lei)
No!

Maria (allontanandosi)
Finirai per lasciarla a piedi!

Giuseppe (continuando a seguirla)
Già fatto credo (pausa, la attira a sé) Vieni qui Maria… Freghiamocene della gente… del fatto che, se adesso ci baciamo, qualcuno, passando, ci squadrerà dalla testa ai piedi e nel migliore dei casi si metterà a ridere. Anzi lo sai che cosa ti dico? Che fin che ci sarà qualcuno che, nel migliore dei casi si metterà a ridere, noi dobbiamo fare in modo che possa ridere fino a schiattare… (fa per baciarla)

Maria (in pieno panico)
Stooooop!

Tutto si ferma

Maria (terrorizzata solo all’idea)
Potrei sapere che cosa succede nel peggiore dei casi?

Giuseppe (ovvio, dandosi un tono da sociologo)
Stando alle statistiche… il “qualcuno” di turno invece di limitarsi a ridere, solitamente prega che la spietata vendetta divina ci stermini, ma siccome la spietata vendetta divina non esiste, prova a farlo lui direttamente, massacrandoci di botte… E tutto questo per un po’ d’amore… chissà che cosa succederebbe se le nostre scelte avessero a che fare con il petrolio…

Maria (innamorata)
Che discorsi profondi fai! (realizzando, si spaventa) Massacrandoci di botte hai detto? Sento di poter affermare con assoluta certezza che papone appartiene al peggiore dei casi! E questo non mi tranquillizza per niente… (pausa, vigliacca piagnucolando) Non è ancora il momento di uscire allo scoperto… abbiamo tutta la vita di fronte… Non lo dico solo per me… cerco di proteggere la nostra storia

Giuseppe
La nostra non è una storia. Per ora è solo roba che succede quando nessuno vede… Andiamo alla parata!

Maria (farfuglia, speventata)
Non potremmo uscire allo scoperto un po’ più gradualmente (candida) Hai idea di quanti milioni di telespettatori fa il COSMOTG delle 20.45? (Piagnucola) Io non so se voglio che tutta quella gente improvvisamente lo venga a sapere…

Giuseppe
Io vado, Maria, con te o senza di te…

Giuseppe fa per allontanarsi, ma Maria lo prende per un braccio e lo ferma

Maria
Aspetta! Vengo anch’io (guardandolo) Che dici? Me lo metto un po’ di rossetto? Se per caso dovessero riprenderci…

Giuseppe la guarda innamorato e la bacia sulla bocca con passione, in sottofondo rumori voci e musica, come di una festa che avviene per strada.

Maria (ancora stretta a lui, guardandosi intorno)
Guarda! Una telecamera… (Chiamando, grida) Uh-Uh… siamo qui…

Maria ancheggia sul posto come una pazza, Giuseppe porta le mani al pacco…

Giuseppe (ridendo, grida)
Oh ci vedete?… Siamo qua, in mezzo a migliaia di chicche, tettaioli, cazzoline… sedani o melanzane se vi fa piacere… Siamo qua e ci amiamo! Mandateci in onda!


10 agosto 2068. Casa Fabio-Daniele, alternata con: Casa Katia- Sonia. Sera.

I bagliori dei televisori accesi illuminano i volti di Katia e Sonia e di Fabio e Daniele. La voce dello speaker televisivo, in sottofondo si mescola al dialogo delle due coppie. L’alternanza, fra la voce e le battute degli attori è solo indicativa


Voce Speaker
Dopo l’autorizzazione a registrare le unioni tra eterosessuali, il governo olandese ha oggi approvato un disegno di legge che, di fatto, dà via libera ai matrimoni fra coppie di sesso diverso…

Casa Fabio, Daniele
Fabio, tira su col naso, in mano ha il manuale che aveva nella scena in cui l’abbiamo visto inginocchiato davanti alla culla

Daniele
Agli olandesi il cervello gli funziona a pale… come i mulini a vento

Fabio soffoca un singhiozzo e spegne il televisore

Daniele (insofferente)
La smetti di piangere?

Fabio
Troppi messaggi contrastanti le abbiamo dato…

Daniele
No le abbiamo dato pochi schiaffi…
(prende il telecomando e riaccende)


Voce speaker
In una comunicazione dell’esecutivo olandese si legge pertanto che le coppie eterosessuali possono adesso trasformare le registrazioni in veri e propri matrimoni.


Casa Katia/Sonia
Katia cuce il suo tutù

Sonia
Io non lo capisco…

Katia
Perché sei moralista… invece il governo olandese è avanti…

Sonia (spegnendo il televisore)
Giuseppe non capisco. È così carino Marco…

Katia (prendendole il telecomando e riaccendendo)
Ma se non l’ha mai sopportato…

Voce speaker
Diversa la situazione nel nostro paese, dove la battaglia per i diritti degli eterosessuali è ancora tutta da giocare.

Sonia (spegnendo di nuovo)
Non ero io a doverlo sopportare, era lui. Io, caso mai, dovevo sopportare il fatto che Giuseppe lo sopportasse. E quello lo sopportavo. Non del tutto, ma abbastanza!

Sonia, senza riflettere, infila una mano in seno e tira fuori una canna. Katia la guarda di sbieco, le toglie di mano la canna, la apre, srotola il filtro, rivelando parte di un abbonamento del tram

Katia
L’abbonamento! C’hai fatto il filtro… e l’hai anche strappato…

Sonia (dando il telecomando a Katia, rapida e nella merda)
Non l’ho strappato… l’ho diviso. Vado a cercare l’altra metà e vedo se riesco a aggiustartelo con lo scotch… Perché non ti guardi il COSMO-TG intanto, amorino mio bellissimo?

Sonia accende di nuovo il televisore


Voce speaker
In molte città si sono svolte oggi manifestazioni in nome dell’orgoglio etero… Ovunque nelle piazze sono accorsi centinaia di giovani.


Casa Fabio, Daniele
Fabio (prende il telecomando e spegne il televisore)
Aveva le pupille dilatate, secondo te?

Daniele con rabbia toglie il manuale di mano a Fabio e lo scaraventa lontano

Daniele
Non è drogata… smettila di frignare. Non è drogata… (riprende il telecomando e riaccende il televisore)


Voce speaker
Purtroppo, ha dichiarato il capo dello Stato, dobbiamo adattarci ad una situazione in cui al di là delle opportunità, purtroppo, e inopportunità purtroppo, e preoccupazioni purtroppo, c’è una costituzione che ci impone dei vincoli… Sono felice purtroppo, che ovunque abbia prevalso il buon senso, a riprova della grande tolleranza di cui la nostra nazione deve andare orgogliosa, purtroppo

Casa Katia
Sonia sta cercando di rimettere insieme i pezzi dell’abbonamento di Katia

Katia
Tolleranza, capito? Come il cane del vicino… Abbaia, rompe i coglioni, ma lo tolleriamo… E se uno un bel giorno gli spara, si vede che non lo tollerava più! Del resto abbaiava, del resto era un cane, purtroppo!


Voce speaker
Ma vediamo adesso il servizio



Casa Fabio- Daniele

Daniele
Lo so io che servizio gli avrei fatto a questi
se fossi stato in servizio

Fabio (prende il telecomando e spegne il televisore)
Sei sicuro che non aveva le pupille dilatate?

Daniele
Non è drogata (riaccende il televisore) è stronza!


Voce donna speaker
È una piazza come tante quella in cui ci troviamo e le immagini si commentano da sole. Musica, colori… è impossibile non farsi travolgere

Coro slogan
Chiamateci diversi, chiamatevi normali, tanto l’amore ci rende tutti uguali…


Casa Katia
Sonia (porge l’abbonamento a Katia)
Ecco fatto… (le appoggia la testa dolcemente sulla spalla) Che buon odore hai! Sai di erba

Katia
Non sono io, è l’abbonamento…

Sonia (strofinandosi a Katia, spegne il televisore)
Dimmi che il nostro amore era inevitabile… è tanto che non me lo dici più!

Katia
Era inevitabile… come le catastrofi naturali! (riaccende il televisore)


Voce donna speaker
Basta il bacio di questi ragazzi a mostrare la carica di vitalità…


Contemporaneamente Sonia, Katia Fabio e Daniele si protendono sbigottiti verso il televisore, occhi sbarrati e bocche semiaperte

Sonia/Katia
Giuseppe!

Daniele/Fabio
Maria!

Tutti
Oh Gesù!

Un rapido cambio di luce a segnalare il passaggio di tempo. Daniele si alza e va verso Maria, che adesso è ferma sulla porta e lo guarda con aria di sfida. Daniele le si avventa contro

Daniele
Ti ammazzo… schifosa… lurida, schifosa… ti ammazzo!

Maria è a terra, Daniele le è addosso. Fabio, alle sue spalle, impugna la pistola di Daniele

Fabio (grida isterico)
Lasciala… Lasciala immediatamente!

Daniele si volta, guarda Fabio sbigottito, poi Maria, che è ancora a terra e trema. Si copre il viso con le mani e scoppia a piangere. Maria si alza lentamente, guarda Daniele e Fabio e senza dire una parola esce di casa.


12 agosto 2068. Casa Katia. Mattino
Sonia, in pigiama, con la faccia distrutta, di chi non ha chiuso occhio tutta la notte, passeggia nervosamente e tira su col naso.


12 agosto 2068. Casa Fabio-Daniele. Mattino

Fabio, in pigiama, con la faccia distrutta, di chi non ha chiuso occhio tutta la notte, passeggia nervosamente e tira su col naso. Daniele entra, ha lo sguardo allucinato e in mano ha il trapano.

Fabio
Ecco bravo, va’ a sfogarti… che poi magari parliamo un po’ fra noi…

Daniele
Non devo sfogarmi, devo decidere: o ammazzo lei, o ammazzo me, o ammazzo te, o ammazzo tutti e tre!

Daniele esce, Fabio si butta a sedere sconfortato



Katia, in pigiama ed altrettanto stravolta, entra

Katia
Che cos’è questa puzza?

Sonia (asciugando le lacrime)
Cavolini di bruxelles… senza quelli di contorno è inutile fare lo chatò au pherson

Katia
Ma sei impazzita? In vent’anni di matrimonio non hai mai cucinato una volta… e di punto in bianco ti metti a fare i cavolini di bruxelles? Alle otto di mattina, poi? E con i problemi che abbiamo…

Sonia (isterica)
Noi non abbiamo nessun problema. Chiaro? Nessun problema! (pausa, guardandola) Come sono io?

Katia
Calma e razionale.

Sonia
E come sei tu?

Katia
Calma e razionale… (con un scarto) però se non apri la finestra vomito… i cavolini di bruxelles, ma come t’è venuto in mente?

Sonia
È Maria che sta cucinando! (le prende il mento fra le dita e le gira la faccia a suo favore) Vedere reazione?

Katia
Non ho mosso un muscolo… Mi hai visto muovere un muscolo? Non l’ho mosso (dura) Sono calma, razionale e ho la situazione in pugno…


Fabio (gridando verso Daniele)
Guarda che non è vero che è una malattia… l’ho letto sull’enciclopedia medica… Vent’anni fa era considerata una malattia, poi un professore dell’università di Berlino ha sezionato il cadavere di uno di quelli lì… di un etero insomma… e pare che dentro siano come noi… fegato, milza, tutto… anche nel sangue non è che c’hanno delle robe diverse…

Daniele sporge con la testa e punta il trapano verso Fabio, usandolo come una mitragliatrice. Fabio lo guarda sconvolto

Sonia (soddisfatta)
Brava! Così si fa (decisa) Tu sei calma, razionale e hai la situazione in pugno, io sono calma, razionale e ho la situazione in pugno… (pausa, scoppia a piangere) È una tragedia! (tutto piagnucolando) Quella è in piedi dalle sei, ha già fatto i vetri, i lampadari, otto lavatrici, pulito il bagno grande, il bagno piccolo e stirato tutti i pantaloni di Giuseppe… Eppure nel tuo libro hai scritto che non è vero che la donna etero ha la sindrome della massaia… Titolo: I luoghi comuni sull’eterosessualità, capitolo primo, pagina 27, prima edizione luglio 2048, ventisettesima edizione agosto 2068, in tutte le librerie da martedì (con un singulto) un successo!


Katia
Te lo spiego io perché… Sono calma, razionale e te lo spiego. È una forma di provocazione. Sta cercando di affermare la sua identità. Evidentemente si è scoperta etero da poco… Capitolo quinto, pagina 103

Sonia (asciugandosi le lacrime, sorride)
Quindi è tutto sotto controllo…

Katia (sbottando)
No. Quindi adesso quella prende la sua roba e se ne torna da dove è venuta. E se i suoi la massacrano di botte, fanno bene. Anzi, massacriamo di botte pure quell’imbecille che ce l’ha portata a casa!

Sonia (isterica)
Non ricominciare a contraddirti, per l’amor di Dio non ricominciare.

Katia (ancora più isterica)
Non mi sto contraddicendo!

Sonia (aggressiva)
Ognuno è libero di amare chi vuole. Prefazione, pagina 5. L’hai scritto tu, non io. Ci campiamo da vent’anni con i diritti d’autore…

Katia (fuori di sé)
Quella è la regola. Poi c’è l’eccezione! E visto che mi sono fatta in quattro per farla rispettare, la regola, se permetti, l’eccezione la decido io! Mio figlio è l’eccezione.

Sonia (urlando)
E tutto questo in che capitolo sta?



Katia (urlando)
Da nessuna parte! Farò una nuova edizione!


In sottofondo il rumore del trapano

Fabio (fra sé)
A me Maria mi manca!

Giuseppe (fuori campo)
Maria! Il caffè!

Katia (gridando, verso la camera di Giuseppe)
Alza il culo da quel letto e vattelo a prendere il caffè! È diventato etero lui… Siccome va di moda, è diventato etero…

In quella entra Maria, con il vassoio per la colazione di Giuseppe

Sonia (come se continuasse un discorso)
… Geneo… Eterogeneo… (ride stupidamente) mia moglie (guardando Katia di traverso) che stamattina si è svegliata più calma e razionale del solito, stava appunto osservando che l’arredamento di questa stanza è eccessivamente eterogeneo… ecco! Tutto bene cara?

Maria (sorridendo)
Benissimo! (a Katia) Buongiorno, signora…

Katia non risponde, Sonia le dà una gomitata in un fianco.

Sonia (a mezza bocca)
Sorridi e dille buongiorno! Subito!

Katia la incenerisce con lo sguardo, poi a mezza bocca, risponde

Katia
‘Giorno

Maria allunga il vassoio verso Katia, sempre sorridendo

Maria
Le va un biscottino? Li ho fatti io!

Sonia (dando una gomitata a Katia)
Prendi un biscottino, amore. Li ha fatti lei…

Katia (dura)
Non mi piacciono i biscottini. Io al mattino mangio le salsicce. Come le tedesche. Salsicce e birra. (a Sonia) Dove sono i miei guantoni? (Cominciando a saltellare sul posto, a Maria) Tu tiri di boxe la mattina? Una donna dovrebbe sempre tirare di boxe la mattina. Attiva la circolazione (muovendo i pugni, come per boxare) Salsicce, birra, boxe … questi sono i miei gusti… e Sonia! Che è una donna! A me mi piacciono le donne! Eh già! Ognuno ha i suoi gusti… tu hai i tuoi, io ho i miei… Calma, razionale, pedagogica e democratica, ma non toccatemi i miei gusti… e che cazzo!

Mentre Maria fissa sbigottita Katia, che continua a saltellare sul posto, agitando i pugni, Sonia, in imbarazzo, allunga la mano verso il vassoio e prende un biscotto e lo morde… è buono per davvero



Sonia (disperata)
Sono buonissimi, tesoro. Veramente… Pure i biscotti sa fare!

Maria
Ne prenda ancora!

Katia continua a saltellare sul posto, agitando i pugni. Sonia indugia, quindi prende alcuni biscotti e li infila in seno

Sonia
Li mangio più tardi, caso mai…

Maria (ridendo)
Gli porto la colazione! Altrimenti, se il caffè si fredda, poi chi lo sente…

Maria si avvia verso la stanza di Giuseppe, Katia si ferma, resta a guardarla alcuni istanti e le fa il verso, camminando ancheggiante.

Katia (facendole il verso)
Se il caffè si fredda poi chi lo sente…

Sonia
Non puoi reagire così… mi avevi giurato che saresti stata calma e razionale… Se non lo capisci tu Giuseppe, che sei tanto intelligente, chi lo deve capire?


Katia
Tu! Che Sei sua madre!

Sonia
Anche tu sei sua madre… E poi non ho mai sbandierato in giro certe idee io, e neanche portato a casa certa gente…



Katia
Che c’ entra la gente che ho portato a casa? ci sto in mezzo da una vita, sono diventata etero forse?

Sonia
Se non riusciamo a capire, facciamo almeno finta…

Fabio (gridando verso Daniele)
Se non riusciamo a capire facciamo almeno finta...

Sonia
... fino a quando non gli sarà passata…


Fabio
... fino a quando non gli sarà passata…
Katia
A quelli non gli passa più!

Sonia porta le mani davanti al viso, terrorrizzata.

Fabio aspetta una reazione da Daniele, ma non succede niente. Sbuffa, guarda nella direzione da cui proviene il rumore del trapano, poi si avvicina al telefono. Indugia, qualche istante, finalmente solleva la cornetta

Fabio
Lo faccio o non lo faccio? Lo faccio! lo faccio per lei, lo faccio per lui, lo faccio per me… lo faccio per tutti e tre… Una volta là si adeguerà…



Sonia è ancora immobile con le mani al viso. Lo squillo del telefono la fa sussultare.

Katia (nervosa)
Rispondi … Se è per me, dì che mi sono suicidata…

Sonia
Pronto? (alza il volume) Pronto?

Katia ( a voce bassa)
Chi è?

Sonia
Non lo so, sento un gran casino… Sembra un trapano… Pronto…




Fabio posa la cornetta del telefono, soddisfatto

Fabio (verso Daniele)
Amore… ho fatto una cosa… una cosa di cui vorrei parlarti… Puoi smetterla con quel turbo trapano, per favore?

Daniele distrutto, con lo sguardo allucinato e il trapano in mano entra in scena

Fabio (sorridendo)
Indovina da chi andiamo a cena?

Daniele, occhi sbarrati, non risponde, riaccende il trapano e se lo punta alla tempia. Fabio lo guarda terrorizzato

Fabio (lanciandosi su di lui)
Noooooooooo!


BUIO


12 agosto 2068. Davanti alla porta di casa Katia. Sera
Fabio trascina a fatica Daniele, sguardo fisso nel vuoto e una fasciatura in testa, davanti alla porta di casa di Katia e Sonia. Il corpo di Daniele si sbilancia in avanti. Fabio para la caduta reggendolo con una mano. Lo guarda e gli sorride

Fabio
Come sto?

Daniele continua a fissare il vuoto

Fabio (sistemandosi la giacca)
Lo so, mi ti tira un po’ sui fianchi…
Tu invece sei bellissimo… Sembri un eroe di guerra con quella fasciatura in testa… (gli dà un bacio leggero sulle labbra) Se l’avessi scoperto vent’anni fa che bastava una turbo-trapanata al cervello per farti stare zitto te l’avrei data io… Non dico che non siamo stati felici, ma hai sempre avuto un brutto carattere… Maria ha preso tutto da te… Adesso te lo posso dire… Ti ricordi… l’anno scorso… quella sera che abbiamo litigato tanto, tanto, tanto e io sono uscito sbattendo la porta e sono stato fuori fino alle tre di notte? Ho incontrato un ragazzo… Non pensare male… non c’è stato niente… solo un bacio… Cioè tre. Ma senza lingua… il primo.
Ero disperato… eri stato così cattivo… Non ho dormito tutta la notte dal senso di colpa… Cioè… tutta la notte… sono tornato alle tre, sono andato a letto alle tre mezzo, alle sei è suonata la sveglia… comunque quelle due ore e mezza che avrei potuto dormire non le ho dormite… adesso che lo sai mi sento più leggero. Ti amo tanto… Lo capisci vero perché ti ho portato qui?… È nostra figlia… Non voglio perderla… sarei disposto a fare qualunque cosa per lei… Vabbè… io suono…


12 agosto 2068. Casa Katia/Sonia. Sera
È tutto predisposto per la cena. Katia in tutù prova passi di danza. Sonia tira con i piedi una riga in modo da dividere idealmente lo spazio in due parti




Sonia
Allora, la cena è in piedi… noi ci mettiamo di qua, loro si mettono di là, Giuseppe accanto a noi, Maria sta in piedi e ci serve… tanto lei è contenta… Prima facciamo parlare loro… poi parliamo noi… Parliamo e diciamo?

Katia (scura in volto)
Ti ho dato il foglietto cinque minuti fa…

Sonia
Va be’, scusa, ma memoria non te lo ricordi?

Katia
Perché me lo devo ricordare io, se tanto lo devi dire tu?

Sonia sbuffando cerca nel reggiseno il foglietto con il discorso, dopo aver tirato fuori un biscotto, un paio di orecchini e un accendino, finalmente lo trova

Sonia (legge)
Crediamo sia la loro… La loro? (sbuffa) Come scrivi male però…

Katia (ruvida)
Vita…

Sonia
Crediamo sia la loro vita, quindi possiamo solo a… a?

Katia (seccata)
Accettare

Sonia (ripetendo per imparare)
Crediamo sia la loro vita, quindi possiamo solo accettare… crediamo sia la loro vita, quindi possiamo solo accettare…

Katia (sbottando)
Io non accetto un bel cazzo di niente!

Sonia
Ma per finta! Ricominci? (ripetendo a memoria) Crediamo sia la loro vita e quindi possiamo solo accettare… Posso aggiungere: del resto se fossero drogati sarebbe peggio?


Katia
No!

Sonia
Scusa ma è una riga… Per tutta la cena una riga di discorso! (sbuffa e ripete) Crediamo sia la loro… la loro… Non mi entra in testa… Pensare che quando facevo l’attrice avevo una memoria… Vita ecco! Se me lo dimentico intervieni… E togliti quel tutù!

12 agosto 2000. Davanti a casa Katia / Sonia. Sera
Fabio si piazza davanti alla porta, sorreggendo come può Daniele

Fabio
Cos’ho detto che avrei detto? (appoggia Daniele alla porta) Certo che in questo stato non mi servi a niente, proprio… (tira fuori un foglietto di tasca, un po’ legge e un po’ ripete a meomoria) La loro felicità viene prima della nostra felicità, col tempo forse ci abitueremo a questo amore che li ha travolti in un destino travolgente… Qui c’è una ripetizione però… (sbuffa) Mannaggia! Tutto da solo devo fare… Cosa ci metto ora al posto di travolgente? Io mi fermo a destino… questo amore che li ha travolti in un destino. Punto. Caso mai mi faccio prendere da un colpo di tosse… Suono? Suono…


12 agosto 2000. Casa Katia. Sera
Sonia è di fronte a Katia, mani sui fianchi, isterica. Katia ricama nervosa.

Sonia (piccosa)
Io, dei drogati lo dico…

Katia
Ti ho detto di no!

Sonia (Isterica)
Ci sta. Perché non devo dirlo?

Katia (aggressiva)
Perché è un esempio del cazzo… perché la droga è una piaga sociale e l’eterosessualità no.

Sonia (isterica, grida)
Se l’eterosessualità non è una piaga sociale, perché stiamo facendo tutto questo casino?

Katia (sbottando)
Perché abbiamo paura!

Sonia la studia per alcuni istanti, poi convinta

Sonia
Anche questo ci metto nel discorso…

Lo squillo del campanello la interrompe

Sonia
Eccoli! Metti via il tutù. La componente maschile… tirala fuori…

Katia toglie il tutù e si atteggia

Sonia
Di più… che questi magari pensano che è colpa nostra se Giuseppe… A parte che anche loro non è che sono messi meglio… Apro?

Katia
Apri!

Sonia
Prima guardo

Sonia guarda dallo spioncino e indietreggia terrorizzata bisbigliando in un a parte

Sonia
No! Guarda chi è!

Katia
Che c’è?

Sonia
Niente… è che… (ride scioccamente) improvvisamente mi sono ricordata che devo andare di là

Sonia fa per eclissarsi, Katia la trattiene, si avvicina allo spioncino e arretra sconvolta, bisbigliando in un a parte

Katia
No! Guarda chi è!

Katia (arretrando, sconvolta)
Io devo andare di là… tu resti qua…

Sonia (cercando di guadagnare l’uscita)
Chi prima l’ha detto, prima lo fa…

Katia
Non puoi lasciare solo tuo figlio in un momento come questo…

Sonia
È anche tuo figlio…

Mentre Katia e Sonia lottano cercando di andarsene e trattenendosi a vicenda, un altro squillo. Maria entra correndo ancheggiante

Maria
Fermatevi! Fermatevi! (pausa, notando la lotta in corso) Ah vi state già fermando? Bene. Meglio così. Non potete aprire… Io non sono ancora pronta…

Sonia (acida, continuando a lottare con Katia)
Sei stata in bagno due ore e tre quarti, cara!

Maria
Psicologicamente, non sono pronta! È una questione mentale…

Katia (continuando a lottare con Sonia)
Non credo che tu possa pretendere più di tanto dal tuo cervello…

Un altro squillo. Giuseppe fuori campo, grida

Giuseppe
Qualcuno vuole aprire quella cazzo di porta?

Sonia
Se lo fa per provocare perché si è scoperto etero da poco, ci sta riuscendo benissimo!

Maria
Si sta innervosendo, credo che dovreste aprire…

Sonia
Pensaci tu, tesoro!

Sonia riesce a scappare fuori scena

Maria
Avevate giurato che li avreste affrontati voi, per prime…

Katia (uscendo alla svelta)
Se uno dovesse fare tutte le cose che dice…

Maria inspira e apre la porta. Daniele è di fronte a lei. Alle spalle di Daniele, c’è Fabio. È lui che lo tiene in piedi. Fabio sbuca di lato con la testa

Fabio
Maria!

Maria
Papino

Fabio molla Daniele per abbracciare Maria. Daniele cade in avanti e la travolge, Maria cade a terra. Fabio manca l’abbraccio e cade a sua volta. Il rapido scambio di battute avviene da sdraiati

Maria
Mi siete mancati tanto!

Fabio
Anche tu…

Maria
Ma che ha fatto papone? perché è ferito?

Fabio
Si è turbotrapanato il cervello… Meglio così, credimi. Prima voleva uccidermi, poi voleva ucciderti… alla fine ha deciso di uccidersi… L’ho fermato giusto in tempo…


Maria
Si riprenderà?

Fabio
Speriamo non stasera…

Maria
Non riesce proprio a mandarla giù, vero, questa storia?

Fabio
Oh neanch’io ci riesco, tesoro… ma stai tranquilla ho deciso di far finta, vedrai che non ti accorgerai di niente (pausa) È una cena in piedi, vero?

Maria
Sì…

Fabio
Allora alziamoci (alzandosi) Vieni, aiutami a tirarlo su…

Maria e Fabio sollevano Daniele e lo mettono seduto. Sonia, occhiali scuri e un’assurda parrucca entra nella stanza

Sonia (contraffacendo la voce)
Va tutto bene, cara?

Maria
Oh sì… va tutto assolutamente bene (realizzando) ma perché si è messa in testa quella orribile pa…

Sonia (sferrandole un calcio)
Paranoia che qualcosa non andasse bene? Beh perché la situazione non è semplice, cara (ride stupidamente poi a Fabio e Daniele) Salve… io sono la madre di Giuseppe… una delle due…

Fabio
Io sono il padre di Maria… uno dei due… l’altro è momentaneamente fuori uso…

Maria
Si è turbotra…

Fabio sferra un calcio a Maria

Fabio
Si è turbotranquillamente recato in servizio ieri sera… e mi è tornato a casa così…

Maria
Si può sapere che fine ha fatto Giuseppe?

Sonia
Si sta cambiando. Anche mia moglie si sta cambiando. Io mi sono appena cambiata…

Fabio
Noi ci siamo cambiati a casa.

Katia entra, ha un’assurda parrucca e un paio di occhiali scuri

Katia ((contraffacendo la voce)
È importante affrontare cambiati un grande cambiamento…

Maria la guarda sconvolta, ma prima che possa dire qualcosa, Katia le ha già sferrato un calcio

Katia (forzatamente buonissima)
Perché non vai a prendere l’antipasto, tesoro?

Maria esce, sbigottita, ancheggiando

Katia/ Sonia (in coro l’una all’altra, a mezza bocca)
Poi me lo spieghi perché ti sei conciata in questo modo?

Fabio
È bella la nostra Maria, vero?

Katia (livida)
Un po’ dinoccolata, ma bella… (a Sonia a mezza bocca) Come mai è tramortito?

Sonia (a Katia a mezza bocca)
Incidente sul lavoro, pare…

Maria entra sempre più ancheggiante, porta un vassoio di tartine e le offre a Sonia, Katia e Fabio, poi si avvia verso Daniele

Sonia (raggiungendola)
Lascia… vai a prendere il vino… penso io a lui (a Fabio, sorridendo buonissima) Lei permette vero?

Senza aspettare risposta prende una tartina e la infila in bocca in malo modo a Daniele

Sonia (a mezza bocca)
Tre etti di fumo non sono spaccio, sono scorta! Soffoca stronzo!

Maria
Signora, ma che sta fa…

Sonia, rapidissima le sferra l’ennesimo calcio, quindi le toglie il vassoio di mano e lo posa sulle ginocchia di Daniele

Sonia (spingendola fuori)
Vai a prendere il vino, cara… vai…

Maria esce, suo malgrado, Sonia prende una tartina per sé e si avvicina nuovamente a Fabio e Katia

Fabio (riferendosi a Maria)
Mi sembra ieri che la tenevo in braccio… e invece compie vent’anni proprio oggi…

Sonia (portando la tartina alle labbra)
Che bizzarra coincodenza! Oggi è anche il compleanno di Giuseppe…

Katia (portando la tartina alle labbra)
Bizzarra, sì…

Fabio (sorridendo al ricordo)
L’abbiamo tanto desiderata io e mio marito… È nata alle 5 e 45 di notte del 12 agosto, con venti giorni di ritardo… in uno spogliatoio dell’ospedale…

Katia e Sonia, strabuzzano gli occhi e contemporaneamente sputano le tartine addosso a Fabio. In quella entra Giuseppe con aria da macho


Giuseppe
Salve…

Gli occhi di Giuseppe incontrano quelli di Fabio. Entrambi realizzano e in coro, a parte, dicono

Giuseppe/Fabio
No! Guarda chi è!

E’ un attimo. Con un gesto fulmineo afferrano rispettivamente le parrucche di Katia e Sonia, nel vano tentativo di nascondersi l’uno agli occhi dell’altro. Katia e Sonia portano le mani alla testa.
Il vassoio sulle ginocchia di Daniele cade fragorosamente. Daniele si alza di scatto

Daniele
Faccia al muro, spalle al muro, testa al muro … voi andate di qua, io vado di là… Fabio, grazie a Dio sei vivo! Vieni via da lì. Non toccare niente, non mangiare niente, non respirare niente…

Katia e Sonia si nascondono rispettivamente dietro Fabio e Giuseppe

Daniele
È tutto infetto qui… che cazzo ti sei messo in testa?

Maria, ignara di tutto, entra

Maria
Io il vino non riesco a trovarlo…

Daniele
Maria!

Maria realizza caccia un urlo e fa per scappare. Daniele si lancia su di lei

Daniele (a Fabio)
Eccola… c’è l’ho… l’ho presa!

Maria (divincolandosi)
Lasciami…

Daniele
Tu vieni a casa con noi…

Maria
No. Io lo amo. Lo amo…

Giuseppe e Fabio tentano di andare in aiuto a Maria, ma Katia e Sonia li trattengono, per farsi scudo, perché non vogliono che Daniele le veda e le riconosca. Maria protende una mano verso Giuseppe, che l’afferra e comincia a tirarla dalla parte opposta

Giuseppe (a Daniele)
Non hai sentito che cosa ti ha detto? Lei mi ama! Lasciala

Fabio
Per favore… lasciala andare! È la loro vita!

Katia (a Sonia)
Vita! Ha detto vita… Quell’imbecille ci sta fregando il discorso! Anticipalo!…

Sonia
E come se lui ha già anticipato noi?

Katia
E allora recuperalo e sorpassalo!

Sonia (declamando, nascosta dietro Giuseppe)
È … è la loro vita… e noi possiamo credere che sia accettabile, ma perché abbiamo paura se anche i drogati non stanno meglio? (a Katia) Come sono andata?

Katia (stizzita, nascosta dietro a Fabio)
E come sei andata? male, sei andata! ‘Sto vizio infame di cambiare le battute!

Daniele
Non è con le parole che riuscirete a convincermi!

Fabio
Possibile che tu non capisca che a loro felicità viene prima della nostra felicità? Col tempo forse ci abitueremo a questo amore che li ha travolti in un destino… (colpo di tosse)

Daniele
Vi ho appena detto che non è con le parole che riuscirete a convincermi…

Maria
E che cosa vuoi, allora? I fatti? Bene! Se mi porti via da lui, io mi ammazzo…

Giuseppe
Anch’io l’ammazzo piuttosto di lasciartela portare via!

Maria (fermando l’azione)
Stoooop! Perché non ammazzi te, invece di ammazzare me?

Giuseppe
Perché lui non tiene a me, tiene a te!

Maria
Che pensieri profondi, hai!

Daniele
Se resti con lui vi ammazzo tutti e due!

Katia (sporgendosi istintivamente)
Fascista!

Daniele (continuando a tirare Maria)
Katia!

Fabio/Sonia
Vi conoscete?

Daniele (continuando a tirare Maria)
È mia sorella

Fabio
Ma non era etero?

Giuseppe (raggiante)
Mamma! È bellissimo!

Sonia (uscendo)
Bellissimo un cazzo! Come etero? Quando sei stata etero?

Daniele (riconoscendo Sonia)
Io questa la conosco… È la pazza del fumo al posto delle tette…

Katia
E tu come lo sai? Quando ce le hai messe le mani?

Fabio
Quando l’ha arrestata…

Katia
Sei stata arrestata? Perché non mi hai detto di essere stata arrestata?

Sonia
E tu perché non mi hai detto di essere stata etero?

Katia
Si è trattato di un’esperienza adolescenziale!

Sonia
E per me si trattato di sfiga!

Daniele (tirando Maria)
In questo manicomio tu non ci resti un minuto di più!

Daniele tira Maria per la manica della camicia, Giuseppe tira dalla parte opposta. La manica tirata da Giuseppe si strappa, scoprendo la voglia di marjuana sul braccio di Maria.

Sonia (scioccata, a Fabio)
Scusi… che cos’ha sua figlia sul braccio?

Fabio
Una voglia che sembra una foglia…

Katia (scioccata)
Strana… si direbbe marjuana

Sonia e Katia si pietrificano. Tutto si ferma.

12 agosto 2068. Casa Katia. Un’ora dopo
La scena è contrassegnata da rapidi quadri in cui si evidenziano pensieri e dubbi dei personaggi che, mangiando cibo buonissimo, rimuginano fra sé

Primo quadro: Fabio solo

Fabio (strafogandosi, contrariamente a quello che dice)
È inutile non mi va giù niente… adesso che l’ho riconosciuto il senso di colpa mi divora… Se Maria ama Giuseppe e Giuseppe ama Maria e io sono il padre di Maria e due anni fa ho baciato Giuseppe… sarà peccato?



Secondo quadro: Maria e Giuseppe si guardano innamorati

Terzo quadro: Daniele solo

Daniele
Se Maria ama Giuseppe e Giuseppe è figlio della drogata, Maria ama il figlio di un avanzo di galera, ma siccome Giuseppe è anche figlio di mia sorella, allora io stesso sono zio del figlio di un avanzo di galera… Sarà peccato?

Quarto quadro: Maria e Giuseppe avvicinano le labbra dell’uno a quelle dell’altra

Quinto quadro: Katia sola

Katia
Se Giuseppe ama Maria e Maria è figlia di mio fratello, Giuseppe ama sua cugina. Ma siccome la figlia di mio fratello è mia figlia, Giuseppe ama sua sorella e io sono la madre di mia nipote… sarà peccato?

Sesto quadro: Sonia sola

Sonia
Se Giuseppe ama Maria e Maria ama Giuseppe e Giuseppe è mio figlio, Maria è la donna di mio figlio, ma se Giuseppe che è mio figlio non ha nessuna voglia a forma di foglia e Maria che non è mia figlia la voglia ce l’ha… l’unica cosa che posso pensare è che quella notte con tutti quei casini…

Quinto quadro: Maria e Giuseppe fanno per baciarsi con passione, ma i quattro li separano, per comporre insieme il…

... Settimo quadro
Daniele
E insomma vi siete…scambiate i bambini…

Sonia (nella merda)
Non siamo proprio sicure, sicure… il braccio ce lo siamo toccato tutte e due…

Katia (nella merda)
Ci sono buone possibilità che non sia successo… ma anche buone possibilità che sia successo…

Fabio
Oh Merda… se così fosse avrei baciato mio figlio!

Daniele
Cosa?

Fabio (correggendosi)
Lasciato mio figlio, lasciato, ho detto lasciato, avrei lasciato mio figlio per tutti questi anni… (scartando, tranquillissimo) Che si fa adesso?

Sonia
Io direi di mangiare lo chato’ pherson… che ha fatto lei…

Katia
Prima dobbiamo scegliere da che parte stare…

Sonia
Beh, se Giuseppe è figlio loro e (con una smorfia all’idea) Maria è figlia nostra, noi possiamo andare di là con Maria e loro possono restare di qua con Giuseppe, a meno che non vogliamo mandare Giuseppe di là con loro e lasciare Maria di qua con noi (Guardando Katia, che la sta fulminando) Sento che mi sto confondendo… dovrei tirare nuovamente la riga per terra e visualizzare le parti…credo che riuscirei ad essere più chiara… forse…

Katia
Accettare o non accettare… questo è il problema… Restare a guardare quei ragazzi insidiati dagli oltraggi di un mondo che li esclude, o armarsi insieme a loro contro la cieca intolleranza, opporvisi e distruggerla!

Sonia
Tesoro… sono parole bellissime!

Katia
Oddio… a dire la verità non sono proprio tutte mie: è Shakespeare, un vecchio autore etero. Io comunque scelgo la seconda soluzione… sto con i ragazzi…

Sonia
Anch’io…

Daniele (attirando a sé Fabio, con prepotenza)
Noi la prima!

Fabio (liberandosi)
Siamo venuti qui per trovare una mediazione e la troveremo! Forza, valutiamo i pro e i contro prima che lo chato’ pherson si freddi…

Katia
D’accordo! (a Daniele, seria e organizzativa, come un capo) io valuto i pro, tu valuti i contro; Sonia e Fabio tengono i punti… Maria e Giuseppe (chiamandoli) tu di qua e lei di là…

Giuseppe
Mamma… ma è bruttissimo!

Katia
Sta’ zitto deficiente… (agli altri) Fa punto solo quello che è dimostrabile, il resto vale zero (Sfidandolo si concentra) Primo pro: si amano.

Sonia solleva il pollice ad indicare un punto

Nel corso della scena, Giuseppe e Maria, cercheranno di sgattaiolare verso il centro, per ricongiungersi.

Daniele
Primo contro: è contro natura!

Fabio solleva il pollice ad indicare un punto

Sonia (prontamente)
Non vale… Non è dimostrabile…

Daniele
Questo è da vedere! Avevamo tre piantine: una per lui, una per lei, una per me… un mese fa sono seccate tutti e tre… la natura in casa mia non ha retto al cambiamento di Maria!

Giulia
Papone … ma è una stronzata pazzesca!

Fabio
È vero tesoro! Ma non è mica facile dimostrare che una cosa è contro natura senza sparare stronzate? Papone fa quello che può…

Sonia
Comunque è punto nostro… Vai amore, tocca a te!

Katia (concentrandosi)
Secondo pro: sono felici…

Sonia segna un altro punto

Daniele
Secondo contro: quello che fanno è contro i miei principi…

Giuseppe e Maria, ricongiunti, nel frattempo si baciano, Fabio li vede

Fabio (guardando i ragazzi)
Ma se lo fanno nello stesso identico modo in cui lo facciamo noi! Guardateli…

Katia e Sonia li guardano, Daniele si tappa gli occhi

Daniele
Mi fa paura….

Fabio (continuando a guardarli)
Cioè io non li avevo mai visti da vicino un uomo e una donna che si baciano, ma non mi pare che ci sia tanta differenza… Guardali amore…

Daniele
T’ho detto che mi fa paura…

Fabio (costringendolo)
E guardali!

Daniele guarda Giuseppe e Maria

Fabio
Guarda loro adesso (a Katia e Sonia) Baciatevi…

Katia e Sonia si baciano

Fabio
Confronta… Che cosa vedi? Eterosessualità a destra, omosessualità a sinistra… Il connubio non stride… è assolutamente armonico… Teste, spalle, movimento, passione è tutto identico… Non c’è differenza… non c’è assolutamente nessuna differenza (si sporge verso Daniele) Fidati amore!

Fabio e Daniele si baciano, completando il quadro. Sul bacio appassionato delle tre coppie la luce si abbassa…


Nessuna musica, solo una voce di bimba che recita la frase che segue:

Secondo un rapporto dell’ILGA, associazione internazionale gay lesbiche, ogni tre giorni nel mondo vengono uccisi due omosessuali. 80 paesi considerano l’omosessualità un crimine e in 68 paesi non ha statuto legale. La pena di morte per gli omosessuali è ancora in vigore in Iran, Iraq, Mauritania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Arabia Saudita e Nigeria. È reato in Gambia, Guinea, Ghana, Liberia, Mauritania, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo, Angola, Camerun, Botswana, Lesotho, Namibia, Swaziland. Nel continente americano l’omosessualità è reato in Belize, Antigua, Barbados, Grenada, Giamaica, Trinidad e Tobago e in Guyana. In Oceania è reato in Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, nelle isole Figi, a Nauru, Kiribati, Tonga, Kivalu e nelle Isole Cook.
E tutto questo per un po’ d’amore… chissà che cosa succederebbe se l’omosessualità avesse a che fare con il petrolio.


FINE