L’ innamorato attempato

liberamente ispirato a “IL TEATRO COMICO” di Carlo Goldoni
di

Marco Luly e Gaetano Mosca


Personaggi

ORAZIO, capo della compagnia, PANTALONE in commedia
TONINO, innamorato vecchio, FULGENZIO in commedia
ANSELMO, BRIGHELLA
GIANNI, ARLECCHINO
PLACIDA, prima donna, ROSAURA in commedia
BEATRICE, seconda donna
VITTORIA, figlia di Tonino, COLOMBINA in commedia
EUGENIO, SUGGERITORE
LELIO, POETA poi INNAMORATO in commedia
ELEONORA, cantatrice
Uno STAFFIERE della cantatrice, che parla da fuori

 
ATTO PRIMO

SCENA  PROLOGO

TONINO-Fulgenzio e PLACIDA - Rosaura

(gli altri attori guardano la prova e commentano:
Eugenio suggerisce, Beatrice commenta, Orazio di passaggio)

Suggeritore:    Silenzio tutti! Sta per cominciare il secondo atto! Chi è di scena?
Beatrice (sottovoce a Placida):    La scena d' amore col bel giovinetto... buona fortuna mia cara.
Placida:    Mi farò coraggio anche stasera. (entra in scena)
Orazio (sottovoce a Tonino):    La commedia sta andando bene, il pubblico risponde. Tonino caro, come sempre: passione, tenerezza, amore ed anima.
Tonino    Come sempre. (entra in scena)
Suggeritore:    Silenzio tutti!

(entrano in scena Rosaura e Fulgenzio)
Rosaura    Bell'amore! A ogni menoma cosa subito si sdegna, va in bestia, non può soffrir niente il signor delicato. Finalmente chi vuol bene ha da compatire, e ad una donna le si deve pur donar qualche cosa. Bella maniera da farsi amare!
Fulgenzio    Sì, avete ragione.
Rosaura    Ogni giorno siamo alle medesime.
Fulgenzio    Compatitemi, non farò più.
Rosaura    Non mi fate più di queste ragazzate, che non ne voglio.
Fulgenzio    Andrete a spasso questa sera? (sorridente amoroso)
Rosaura    Se mi parerà. (scherzando con amore)
Fulgenzio    Con chi anderete?
Rosaura    Eh, chissà! (come sopra)
Fulgenzio    Con me anderete.
Rosaura    Sicuro! (ironica)
Fulgenzio    Non volete venire con me? (un poco sdegnato)
Rosaura    Se ci veniste volentieri.
Fulgenzio    Ma cara Rosaura, possibile che ancora non siate certa dell'amor mio? In un anno  circa che ho la consolazione della vostra cara amicizia, vi ho dato scarse prove d'amore? Ancora mi volete fare il torto di dubitarne? Non fatevi roder dalla immotivata gelosia e, per l'amor del cielo Rosaura, non mi tormentate.
Rosaura    Via, avete ragione. Non vi tormenterò più. Compatitemi; conosco che ho fatto male.
Fulgenzio    Basta così, che mi si spezza il cuore per la tenerezza.
Rosaura    Mi vorrete sempre bene?
Fulgenzio    Credetemi, che domandandomi questa cosa, voi mi offendete.
Rosaura    Ve la domando, perchè vorrei sentirmelo replicare ogn' ora, ogni momento.
Fulgenzio    Sì, cara, ve ne vorrò in eterno, finchè vivrò.
Beatrice (sottovoce):    Per non molto temo...

Fulgenzio    E se il cielo vuole, non passerà gran tempo che sarete mia.
Beatrice (sottovoce):    Che si brighi allora, che tempo non ce n'è.

Suggeritore (sottovoce): Silenzio!

Rosaura    Fulgenzio mio, ve lo giuro, io sarò sempre vostra, e lo sarò con la maggior tenerezza del cuore.
Fulgenzio    Anima mia dolcissima, viscere mie , in questo momento vi domando in sposa, compatite questo mio cuore per carità. Presto, se saremo sposi, godremo finalmente e per sempre delle gioie della vita.
(Fulgenzio s'inginocchia ai piedi di Rosaura, lei lo invita con una mano a sollevarsi, lui si alza con qualche difficoltà, poi escono tutti e due)
Placida (uscendo piano a Beatrice):    Un vecchio che mi chiede in sposa! Non ne posso                         più.
Beatrice (sottovoce a Placida):        O si cambia Innamorato o si cambiano le                 commedie.


SCENA PRIMA

 ORAZIO, poi EUGENIO

ORAZIO     Fermatevi, fermatevi, non alzate la tenda, fermatevi!
EUGENIO     Perché, signor Orazio, non volete, che si alzi la tenda?
ORAZIO     Per provare un terzo atto di commedia non c’ è bisogno di alzar la tenda.
EUGENIO     E non c’ è ragione di tenerla calata.
ORAZIO     Signor sì, che vi è ragione di tenerla calata, signor sì. Voi altri signori non pensate a quello che penso io. Calate giù quella tenda!
EUGENIO     Se si cala la tenda non ci si vede più, onde per provare le vostre scene, signor capo di compagnia, vi converrà far accender de' lumi.
ORAZIO     Quand'è così, sarà meglio alzare la tenda. Tiratela su, che non voglio spendere in lumi.
EUGENIO     Bravo, viva l'economia.
ORAZIO     Oh amico caro, se non avessi un poco d'economia, qui le cose andrebbero in precipizio. I comici non si arricchiscono. Quanti ne acquistano, tanti ne spendono.
EUGENIO     Vorrei sapere per qual causa non volevate alzare la tenda.
ORAZIO     Acciocché nessuno vedesse provare le nostre scene.
EUGENIO     A mezza mattina, chi ha da venire al teatro?
ORAZIO     Oh vi sono de' curiosi, che si leverebbero avanti giorno.

(LAZZO DEI CURIOSI)

EUGENIO     Ma qui si perde il tempo, e non si fa cosa alcuna. Questi signori attori non vengono.
ORAZIO     L'uso comune de' commedianti, levarsi sempre tardi.
EUGENIO     La nostra maggior pena sta nelle prove.
ORAZIO     Ma le prove sono quelle che fanno buono il comico.
EUGENIO     Ecco la prima donna.
ORAZIO     Non è poco che sia venuta prima degli altri. Per usanza le prime donne hanno la vanità di farsi aspettare.


SCENA SECONDA 

PLACIDA, e detti

PLACIDA     Ecco qui, io son la prima di tutti. Queste signore donne non favoriscono? Signor Orazio, se tardano loro me ne vado io.
ORAZIO     Cara signora, siete venuta in questo momento, e di già v'inquietate? Abbiate pazienza, ne ho tanta io, abbiatene un poco voi ancora.
PLACIDA     Parmi, che a me si potesse mandare l'avviso quando tutti fossero stati radunati.
EUGENIO     (Sentite? Parla da prima donna). (piano ad Orazio)
ORAZIO     (Ci vuol politica). Signora mia, vi ho pregata a venir per tempo, e ho desiderato che veniste prima degli altri, per poter discorrere fra voi e me qualche cosa riguardante la direzione delle nostre commedie.
PLACIDA     Non siete il capo della compagnia? Voi potete disporre senza dipendere.
ORAZIO     Posso disporre, è vero, ma ho piacere che tutti siano di me contenti, e voi specialmente, per cui ho tutta la stima.
EUGENIO (piano ad Orazio)    (Volete voi dipendere da' suoi consigli?). 
ORAZIO (piano a Eugenio)    (Questa è la mia massima, ascolto tutti, e poi fo a mio modo). 
PLACIDA     Ditemi signor Orazio, qual'è la commedia che avete destinato di fare domani sera?
ORAZIO     Quella nuova intitolata: Il Padre rivale del figlio.

PLACIDA (a parte) (Col figlio che sarà più vecchio del padre).

ORAZIO    Ieri abbiamo finito con la vecchia commedia e oggi cominciamo le prove della nuova.
PLACIDA    E chi interpreterà il ruolo del padre, voi?
ORAZIO    Certamente.
PLACIDA    E chi interpreterà il ruolo del figlio rivale del padre?
ORAZIO    Il signor Tonino, sicuramente.
PLACIDA    Ah... credevo voleste recitare una di quelle nuove commedie di carattere.
ORAZIO     Cara signora, sapete pure che ci mancano due parti serie, un uomo ed una donna. Questi si aspettano, e se non giungono, non si potranno fare commedie di carattere.
PLACIDA     Ma frattanto... Orsù signor Orazio, sono stata in piedi tanto che basta. Vado nel mio camerino a sedere. Quando si prova, chiamatemi, e dite a coteste signore comiche, che non si avvezzino a far aspettare la prima donna. (parte)


SCENA TERZA

ORAZIO ed EUGENIO

EUGENIO     Io crepo dalle risa.
ORAZIO     Voi ridete, e io bestemmierei.
EUGENIO     Non mi avete detto, che ci vuoi pazienza?
ORAZIO     Sì, la pazienza ci vuole, ma il veleno mi rode.
EUGENIO     Ecco che si appressa il giovane innamorato. (CON IRONIA).
ORAZIO     Caro amico, fatemi un piacere, andate a sollecitar le donne.
EUGENIO     Volentieri, anderò. Già preveggo di ritrovarle o in letto, o alla tavoletta del trucco. Queste sono le loro principali incombenze, o riposare, o farsi belle. (parte)


SCENA QUARTA

ORAZIO poi TONINO (INNAMORATO)

ORAZIO     Ben levato signor Tonino.
TONINO     Vi riverisco.
ORAZIO     Che avete che mi parete turbato?
TONINO     No so. Mi sento un certo tremore, che mi pare d'aver la febbre.
ORAZIO     Lasciate ch'io senta il polso.
TONINO     Eccolo a voi, che dite? Batte il tempo ordinario o accelera?
ORAZIO     Voi non avete febbre, ma vi vedo molto agitato. Cosa avete che vi disturba?
TONINO     Una paura, che non so in che mondo che sia.
ORAZIO     Avete paura? Di che?
TONINO     Caro amico, lasciamo le burle da parte, e parliamo in concreto. Le commedie di carattere hanno messo sottosopra il nostro mestiere. Un povero commediante, che ha fatto il suo studio secondo l'arte, e che ha fatto l'uso del recitare all'improvviso, ora trovandosi in necessità di studiare il testo scritto bisogna che si applichi a imparare la parte e mandarla a memoria ogni volta che si fa una nova commedia, dubitando, o di non saperla quanto basta, o di non sostenere il carattere come è necessario.
ORAZIO     Siamo d'accordo che questa nuova maniera di recitare esige maggior fatica e maggior attenzione, ma quanta maggior riputazione ai comici acquista?
TONINO     Ma mi par sempre che lo sbalzo sia troppo grande, e mi ricordo dei bei tempi andati.
ORAZIO     I bei tempi andati. Ci siamo divertiti da giovani, eh?
TONINO     Ne abbiamo fatte di tutti i colori, sulla scena e nella vita. E molte volte anche insieme, noi due.
ORAZIO    In scena voi eravate il bell'  innamorato galante ed avventuriero, ed io ero il vostro servo comico: Fulgenzio e Mezzettino. Porto in me di quelle commedie le memorie ancora impresse.
TONINO    Poi voi avete deciso che era tempo di indossare gli abiti del Pantalone, ed io sono rimasto innamorato, ma senza servo comico.
ORAZIO     Una decisione che prima o poi…
TONINO    Prima o poi… (esce)


SCENA QUINTA
ORAZIO, poi VITTORIA (FIGLIA DI TONINO)

VITTORIA     Riverisco il signor Orazio.
ORAZIO     Oh, signorina Vittoria, vi sono schiavo, voi siete delle più diligenti, come il vostro signor padre Tonino.
VITTORIA     Io faccio sempre volentieri il mio debito, e siccome la parte che mi è toccata nella commedia che oggi si prova, è lunga un dito, ne ho presa un altra in mano e la vado studiando.
ORAZIO     Bravissima, così mi piace. Di che commedia è la parte che avete in mano?
VITTORIA     Questa è la parte di Cate nella Putta onorata.
ORAZIO     Ah, ah! vi piace quel caratterino di pelarina?
VITTORIA     Sulla scena sì, ma fuori della scena no.
ORAZIO     Eh! o poco, o molto, le donne pelano sempre.
VITTORIA     Una volta pelavano, ma adesso son finiti i pollastri.
ORAZIO     E pure si vedono anche adesso dei giovanotti pelati fino all'osso.
VITTORIA     Sapete perché? Ve lo dirò io. Perché le penne son poche: una penna al giuoco, un'altra alla taverna, una ai teatri, una ai festini... e per le povere donne non restano che le piccole penne matte, e anzi qualche volta tocca a noi altre rivestire questi poveri spennacchiati.
ORAZIO     Voi ne avete mai rivestito alcuno?
VITTORIA     Oh, io non son gonza.
ORAZIO     Certo, che saprete il fatto vostro; siete commediante.
VITTORIA     So il fatto mio quanto basta per non lasciarmi infinocchiare, per altro circa l'essere commediante, vi sono delle casalinghe che ne sanno cento volte più di noi.
ORAZIO     Sicché dunque per esser furba, basta esser donna.
VITTORIA     Ma sapete perché le donne son furbe?
ORAZIO     Perché?
VITTORIA     Perché gli uomini insegnano loro la malizia.
ORAZIO     Dunque se non ci fossero gli uomini, sareste innocentissime?
VITTORIA     Senza dubbio. Orsù, signor Orazio, cosa facciamo? Si prova, o non si prova?
ORAZIO     Mancano ancora le signore donne, l'Arlecchino, e il Brighella.

SCENA SESTA

ANSELMO, e detti

ANSELMO     Brighella l'è qua per servirla.
ORAZIO     Oh bravo.
ANSELMO     Son stà fin adesso a discorrer con un poeta.
ORAZIO     Poeta? Di qual genere?
ANSELMO     Poeta comico.
VITTORIA     È un certo signor Lelio?
ANSELMO     Giusto el sior Lelio.
VITTORIA     È stato anche a trovar me, e subito che l'ho veduto, l'ho raffigurato per poeta.
ORAZIO     Per qual ragione?
VITTORIA     Perché era miserabile, e allegro.
ORAZIO     Da questi segni l'avete raffigurato per poeta?
VITTORIA     Sì, signore. I poeti a fronte delle miserie, si divertono colle Muse, e stanno allegri.
ANSELMO     Oh ghe n'è dei altri, che fa cusì.
ORAZIO     E quali sono?
ANSELMO     I commedianti.
VITTORIA     È vero, è vero, anch'essi, quando non hanno danari, vendono e impegnano per star allegri.
ANSELMO     Sto poeta lo volemio sentir?
ORAZIO     Noi non ne abbiamo bisogno.
ANSELMO     Sentimolo per curiosità.
ORAZIO     Per semplice curiosità non lo sentirei. Ma perché voi me lo proponete, lo sentirò volentieri e se averà qualche buona idea, non sarò lontano dall'accettarla.
ANSELMO     Donca lo vado a introdurre?
ORAZIO     Sì, e fatemi il piacere d'avvisare gli altri, acciocché si trovino tutti qui a sentirlo. Ho piacere, che ognuno dica il suo sentimento. I commedianti, ancorché non abbiano l'abilità di comporre le commedie, hanno però bastante cognizione per discernere le buone dalle cattive.
ANSELMO     Sì, ma gh'è de quelli, che pretende giudicar la commedia dalla so parte, e se la parte l'è breve i dise che la commedia l'è cattiva.
 (partono Anselmo e Vittoria)


SCENA SETTIMA 

ORAZIO poi GIANNI

ORAZIO     Oh ecco l'Arlecchino.
GIANNI     Signor Orazio, siccome ho l'onore di favorirla colla mia insufficienza, così son venuto a ricever l'incomodo delle so grazie.
ORAZIO     Benarrivato il signor Gianni. (No so se parli da Arlecchino, o creda di parlar bene).
GIANNI     Mi hanno detto ch'io venga al più presto, e non ho mancato, anzi ero in una bottega che bevevo il caffè e per far presto ho rotto la chicchera.
ORAZIO     Mi dispiace d'essere stato cagione di questo male.
GIANNI     Niente niente. Post factum nullum consilium.
ORAZIO     (È un bell'umore davvero). Mi dica, signor Gianni, le piace Venezia?
GIANNI     Niente affatto.
ORAZIO     No! Perché?
GIANNI     Perché ieri sera son cascado in canale.
ORAZIO     Povero signor Gianni, come ha fatto?
GIANNI     Vi dirò: siccome la navicella...
ORAZIO     Ma ella parla toscano?
GIANNI     Sempre, col sole e colla pioggia.
ORAZIO     Il secondo zanni non deve parlar toscano.
GIANNI     Caro signor, la me diga, in che linguaggio parla el secondo zanni?
ORAZIO     Dovrebbe parlare bergamasco.
GIANNI     Dovrebbe! Ma tante volte parla come il suo padrone.
    Vada dunque a imparare come parlano gli Arlecchini, e poi venga a correggere me.

(LAZZO. GRAMMELOT IN VARI DIALETTI IN CUI FA SERVO E PADRONE)

ORAZIO     (Fa ridere ancora me). Ditemi un poco, come avete fatto a cadere in acqua?
GIANNI     In tel smontar da una gondola, ho messo un piede in terra, e l'altro l' è restà sulla barca. La barca s'ha slontanà dalla riva, e mi de bergamasco son diventà venezian.
(LAZZO DELLA GONDOLA)

ORAZIO     Signor Gianni, domani a sera bisogna andar in scena colla commedia nuova.
GIANNI     Son qua, muso duro, fazza tosta e chiappe strette.
ORAZIO     E riccordatevi, che non si recita più all'antica.
GIANNI     E nu reciteremo alla moderna.
ORAZIO     Ora si è rinnovato il buon gusto.
GIANNI     El bon el piase anca agli Arlecchini.
ORAZIO     E gli uditori non si contentano di poco.
GIANNI     Vu fè de tutto per metterme in suggezion. Mi fazzo un personaggio che ha da far rider, se ho da far rider i altri bisogna prima che rida mi, onde no ghe vòi pensar. La sarà co la sarà, d'una cosa sola pregherò, supplicherò la mia carissima, la mia pietosissima udienza, per carità, per cortesia, che se i me vol onorar de qualche dozena de pomi, in vece de crudi, che i li toga cotti.
ORAZIO     Lodo la vostra franchezza. In qualche altra persona potrebbe dirsi temerità, ma in un Arlecchino, il quale, come dite voi, deve far ridere, questa giovialità, questa intrepidezza è un bel capitale.
GIANNI     Audaces fortuna iuvat, timidosque... con quel che seguita.
ORAZIO     Tra poco devo sentire un poeta, e poi voglio che proviamo qualche scena.
GIANNI     Se volì un poeta, son qua mi.
ORAZIO     Siete anche poeta?
GIANNI     Eccome! Anch'io dell' arti l' onore ho triplicato,
    Son poeta, son musico, e… ancor non ho cagato. (scappa fuori)
ORAZIO     Gran pazienza ci vuole a far il capo di compagnia. (parte)

SCENA NONA

BEATRICE e TONINO

TONINO    Prego signora Beatrice favoritemi. Voglio essere il vostro cavaliere servente.
BEATRICE    Il Cielo me ne liberi.
TONINO    Per qual cagione?
BEATRICE     Serventi non ne ho mai avuto e non ne voglio, ma quando dovessi averne, li vorrei giovani.
TONINO     Le donne s'attaccano sempre al peggio.
BEATRICE     Non è mai peggio quello che piace.
TONINO     Non s' ha da cercar quel che piace, ma quel che giova.
BEATRICE     Veramente non siete buono ad altro che a dar buoni consigli.
TONINO     Io son buono per darli, ma ella a quanto veggo, non è buona per ricevergli.
BEATRICE     Quando sarò vecchia come voi, li riceverò. 


SCENA DECIMA
EUGENIO, ORAZIO, PLACIDA e detti

BEATRICE     Buon giorno, signora Placida.
PLACIDA     Riverisco la signora Beatrice.
BEATRICE     Come sta? Sta bene?
PLACIDA     Benissimo per servirla. Ed ella come sta?
BEATRICE     Eh così, così!
PLACIDA     Cosa le è capitato?
BEATRICE     Mi fanno ridere quelli che dicono, che noi comiche andiamo a spasso, a divertirci pel mondo, coi bei giovinotti... (indicando il vecchio)
PLACIDA     A spasso eh? Si mangia male, si dorme peggio, si patisce ora il caldo, e ora il freddo, e quanto ai bei giovinotti... questo spasso lo lascerei pur volentieri alle altre.
ORAZIO     Signore mie, hanno terminato i loro complimenti?
PLACIDA     I miei complimenti li finisco presto.
BEATRICE     Io pure non m'ingolfo colle cerimonie.
ORAZIO     Sediamo dunque. Portate da sedere. (tutti siedono; le donne stanno vicine) Or ora sentiremo un poeta nuovo.
PLACIDA     Lo sentirò volentieri.
EUGENIO     Eccolo, che viene. Poverino! È molto magro.


SCENA UNDICESIMA

LELIO e detti, poi anche ANSELMO

LELIO     Servitor umilissimo a loro signori. (tutti lo salutano) Mi favoriscano di grazia, qual è di queste signore la prima donna?
ORAZIO     Ecco qui la signora Placida.
LELIO     Permetta, che con tutto il rispetto eserciti un atto del mio dovere. (le bacia la mano)
PLACIDA     Mi onora troppo, signore io non lo merito.
LELIO     Ella, signora, è forse la seconda donna? (a Beatrice)
BEATRICE     Per servirla.
LELIO     Permetta, che ancora seco... (come sopra)
BEATRICE     No certamente. (la ritira)
LELIO     La supplico... (torna a provare)
BEATRICE     Non s'incomodi. (come sopra)
LELIO     È mio debito. (gliela bacia)
BEATRICE     Come comanda.
ORAZIO     Questo poeta è molto cerimonioso. (a Tonino)
TONINO     I poeti colle donne sono quasi tutti così: finti. (ad Orazio)
ORAZIO     Ella dunque è il signor Lelio, celebre compositore di commedie, non è così?
LELIO     A' suoi comandi. Chi è V. S. se è lecito di saperlo?
ORAZIO     Sostengo la parte di Pantalone, e sono il capo della compagnia.
LELIO     Lasci dunque, che eserciti seco gli atti del mio rispetto. (lo riverisce con affettazione)
ORAZIO     La prego non s'incomodi. Dategli da sedere.
LELIO     Ella mi onora con troppa bontà. (Eugenio porta una sedia)
ORAZIO     S'accomodi.
LELIO     Ora, se mi permette anderò vicino a queste belle signore.
ORAZIO     Ella sta volentieri vicino alle donne.
LELIO     Vede bene. Le Muse son femmine. Viva il bel sesso!
TONINO    Signor poeta, gli son servitore.
LELIO     Schiavo suo. Chi è ella, mio padrone?
TONINO     Tonino, il primo innamorato, per servirla.
LELIO     Bravo, me ne rallegro. Ho una bella commedia fatta per lei.
TONINO     Com'è intitolata?
LELIO     L' innamorato cornuto.
TONINO     Mi diletto anch'io di comporre, ed ho fatto ancor io una commedia.
LELIO     Sì? Com'è intitolata?
TONINO     Il Poeta scemo.
LELIO     Viva il signor Tonino! (a Placida) Madama, ho delle scene di tenerezza, fatte apposta per voi, che commuoveranno non solo gli uditori, ma gli scanni stessi. (a Beatrice) Signora, ho per voi delle scene di forza, che faranno battere le mani anco ai palchi medesimi.
TONINO     (Piangere li scanni, battere le mani a' palchi. Questo è un poeta del Seicento).
ORAZIO     Ci favorisca di farci godere qualche cosa di bello.
LELIO     Questa è una commedia a soggetto, che ho fatta in tre quarti d'ora.
TONINO     Si può ben dire che l' ha ben ponderata.
LELIO     Senta il titolo. Pantalone padre amoroso, con Arlecchino servo fedele, Brighella mezzano per interesse, Ottavio economo in villa, e Rosaura delirante per amore. Eh, che ne dite? È bello? Vi piace? 
PLACIDA     È un titolo tanto lungo, che non me lo ricordo già più.
BEATRICE     È un titolo che comprende quasi tutta la compagnia.
LELIO     Questo è il bello, far che il titolo serva d'argomento alla commedia.
ORAZIO     Le buone commedie devono avere l'unità dell'azione, uno deve essere l'argomento, e semplice deve essere il loro titolo.
LELIO     Meglio è abbondare, che mancare. Questa commedia ha cinque titoli, prendete di essi qual più vi piace. Anzi fate così, ogni anno che tornate a recitarla, mutate il titolo, e avrete per cinque anni una commedia che parerà sempre nuova.
ORAZIO     Andiamo avanti. Sentiamo come principia.
LELIO     (a Placida) Ah Madama, gran piacere proverò io, se avrò l'onore di scrivere qualche cosa per voi.
PLACIDA     Mi dispiace, ch'io le farò poco onore.
LELIO     (a Beatrice) Quanto mi piace il vostro profilo! Siete fatta apposta per sostenere il carattere di una bellezza tiranna. 
BEATRICE     Il signor poeta mi burla. 
TONINO     Signor poeta, di grazia, ha ella mai recitato?
LELIO     Ho recitato nelle più celebri accademie d'Italia.
TONINO     Mi pare, che V. S. sia fatto piuttosto per le scene di caricatura.
ORAZIO     E così, signore si può sentire questo soggetto?
LELIO     Eccomi, subito vi servo: Atto primo. Strada. Pantalone, e Dottore. Scena d'amicizia.
ORAZIO     Anticaglia, anticaglia.
LELIO     Ma di grazia ascoltatemi. Il Dottore chiede la figlia a Pantalone.
TONINO     E Pantalone gliela promette.
LELIO     Bravo, è vero. E Pantalone gliela promette. Il Dottore si ritira. Pantalone picchia, e chiama Rosaura.
TONINO    E Rosaura viene in strada.
LELIO     Sì signore; e Rosaura viene in strada.
ORAZIO     Con sua buona grazia, non voglio sentir altro. (s'alza)
LELIO     Perché? Cosa c'è di male? Facciamo così. Pantalone va in casa della figlia, e il Dottor resta.
ORAZIO     E frattanto che Pantalone sta in casa, cosa deve dire il Dottore?
LELIO     Mentre Pantalone è in casa, il Dottore... dice quel che vuole. In questo, sentite. In questo Arlecchino servo del Dottore viene pian piano, e dà una bastonata al padrone.
ORAZIO     Sempre peggio.
TONINO    Se il signor poeta recitasse da Dottore, il lazzo anderebbe bene.
(entra  Brighella)
ORAZIO     Che il servo bastoni il padrone è una indegnità. Signor poeta, se non ha qualche cosa di più moderno, la prego, non s'incomodi più oltre.
BRIGHELLA    (tra sé) Si mette male per il mio giovane poeta.
LELIO     Sentite almeno questo dialogo.
ORAZIO     Sentiamo il dialogo.
LELIO     Dialogo primo. Uomo prega, donna scaccia. (Uomo) Tu sorda più del vento, non odi il mio lamento? (Donna) Olà, vammi lontano, insolente qual mosca, o qual tafano. (Uomo) Idolo mio diletto...
ORAZIO     Non posso più.
LELIO     Abbiate compassione...
ORAZIO     Andatela a cantar col calascione. (parte)
LELIO     (Donna) Quanto più voi mi amate, tanto più mi seccate. (Uomo) Barbaro cuore ingrato.
EUGENIO     Anch'io signor poeta, son seccato. (parte)
LELIO     (Donna) Va' pure amante insano, già tu mi preghi invano. (Uomo) Sentimi o Donna o Dea.
TONINO     Mi ha fatto venir la diarrea. 
BRIGHELLA    (trattenendolo) Via non siate così crudele.
TONINO    Ma ho davvero bisogno della ritirata.
LELIO     (Donna). Fuggi vola sparisci. (Uomo) Fermati, o cruda Arpia.
TONINO     (liberandosi da Brighella) Vado via, vado via. (parte con Brighella)
LELIO     Tremo! Non far di me strapazzo.
PLACIDA     Signor Poeta, o siete scemo...
BEATRICE    … o siete pazzo. (le due donne partono)
LELIO     (Donna) Non sperar da me pietà, che pietà di te non ho. (Uomo) Se pietà da te non ho, disperato morirò... Come! tutti si sono partiti? Mi hanno piantato? Così scherniscono un uomo della mia sorta? Farò loro vedere chi sono. Farò recitare le mie commedie a dispetto loro, e se altro luogo non troverò per esporle, le farò recitar sopra un banco in piazza da una compagnia di valorosissimi cerretani. (parte)



ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

LELIO ed ANSELMO

LELIO     Signor Anselmo, son disperato.
ANSELMO     Ma caro signor, la ghe va a proponer per prima commedia una strazza d'un soggetto, che no l'è gnanca bon per una compagnia de burattini.
LELIO     In quanto al soggetto mi rimetto, ma il mio dialogo, non lo dovevano strapazzare così.
ANSELMO     Ma no sàla, che dialoghi, uscite, soliloqui, rimproveri, concetti, disperazion, tirade, le son cosse, che no le usan più?
LELIO     Ma presentemente che cosa si usa?
ANSELMO     Commedie de carattere.
LELIO     Oh, delle commedie di carattere, ne ho quante ne voglio.
ANSELMO     Perché donca no ghe n'à la proposto qualcheduna al nostro capo?
LELIO     Caro amico, fatemi il piacere di dire al vostro capo di compagnia, che ho ancora delle commedie di carattere.
ANSELMO     Ghe lo dirò, e la pol tornar stasera, o domattina, che gh' averò parlà.
LELIO     No, avrei fretta di farlo adesso.
ANSELMO     La vede, s' ha da concertar alcune scene de commedia per doman de sera e adesso nol ghe poderà abbadar.
LELIO     Se non mi ascolta subito, vado via, e darò le mie commedie a qualche altra compagnia.
ANSELMO     La se comodi pur. Nu no ghe n'avemo bisogno.
LELIO     Il vostro teatro perderà molto.
ANSELMO     Ghe vorrà pazienza.
LELIO     Domani devo partire; se ora non mi ascolta non faremo più a tempo.
ANSELMO     La vaga a bon viazo.
LELIO     Amico, per dirvi tutto col cuore sulle labbra, non ho denari, e non so come far a mangiare.
ANSELMO     Questa l'è una bella rason, che me persuade.
LELIO     Mi raccomando alla vostra assistenza; dite una buona parola per me.
ANSELMO     Vado dal sior Orazio, e spero, che el vegnirà a sentir subito cossa che la gh'ha, circa ai caratteri. (Ma credo che el più bel carattere de commedia sia el suo, cioè... el poeta affamado). (parte)


SCENA SECONDA

LELIO e poi PLACIDA

LELIO     Ma ecco la prima donna che torna. Io credo di aver fatta qualche impressione sullo spirito di lei.
PLACIDA     Signor Lelio ancora qui?
LELIO     Sì mia signora, qual invaghita farfalla mi vò raggirando intorno al lume delle vostre pupille.
PLACIDA     Signore, se voi seguiterete questo stile, vi farete ridicolo.
LELIO     Ma i vostri libri, che chiamate "generici" non sono tutti pieni di questi concetti?
PLACIDA     Noi facciamo per lo più commedie di carattere, premeditate, ma quando ci accade di parlare all'improvviso, ci serviamo dello stile familiare, naturale, per non distaccarsi dal verosimile.
LELIO     Quand'è così, vi darò io delle commedie scritte con uno stile sì dolce, che nell'impararle v'incanteranno.
PLACIDA     Sentirò volentieri le belle produzioni dello suo spirito.
LELIO     Ah, signora Placida, voi avete ad essere la mia sovrana, la mia stella, il mio nume.
PLACIDA     Questa "figura" mi pare "iperbole".
LELIO     Andrò toccando colla mia più fina "retorica" tutti i "luoghi topici" della vostra persona.
PLACIDA     (Non vorrei, che la sua "retorica" intendesse toccare “altri” luoghi...). (parte)


SCENA TERZA

LELIO e poi ORAZIO

LELIO     Ma ecco il signor capo; conviene mostrare con esso umiltà. Oh fame, fame, sei pur dolorosa!
ORAZIO     Mi ha detto il signor Brighella, che ha delle commedie di carattere, e ancorché io non ne abbia bisogno, tuttavia per farle piacere, ne prenderò qualcheduna.
LELIO     Le sarò eternamente obbligato. (Fortuna aiutami!).
ORAZIO     Favoritemi, e mostratemi qualche cosa di bello.
LELIO     Ora vi servo subito. Questa è una commedia tradotta dal francese, ed è intitolata...
ORAZIO     Non occorre altro. Quando è una commedia tradotta non fa per me. Cerco qualcosa di originale, se avete della farina del vostro sacco bene, altrimenti...
LELIO     Quand'è così, io ho una commedia di carattere di mia invenzione, che son sicuro che piacerà alla maggior parte.
ORAZIO    Qual è il titolo della vostra commedia?
LELIO     Il padre mezzano delle proprie figliuole.
ORAZIO     Cattivo argomento.
LELIO    Ascolti allora questa dal titolo: La sepolta viva.
ORAZIO    Signor poeta, noi cerchiamo commedie, non tragedie!
LELIO     Signor Orazio, non so più cos' altro offrirvi.
ORAZIO     Mi spiace infinitamente, ma quanto mi avete offerto non fa per me.
LELIO     Signor Orazio, le mie miserie sono grandi.
ORAZIO     Mi rincresce, ma non so come soccorrervi.
LELIO     Una cosa mi resta a offrirvi, e spero, che non vi darà il cuore di sprezzarla.
ORAZIO     Ditemi in che consiste?
LELIO     Nella mia stessa persona.
ORAZIO     Che cosa dovrei fare di voi?
LELIO     Farò il comico, se vi degnate accettarmi.
ORAZIO     (s'alza) Voi vi esibite per comico? Un poeta, che deve esser maestro de' comici, si mette al grado di recitante? Temo che come siete stato un falso poeta, così sareste un cattivo comico. Onde rifiuto la vostra persona come ho le opere vostre già rifiutate, dicendovi per ultimo che v'ingannate se credete che i comici onorati, come noi siamo, diano ricetto a' vagabondi. (parte)
LELIO     Vadano al diavolo i soggetti, le commedie, e la poesia. Era meglio, che mi mettessi a recitare alla prima. Ma se ora il capo mi scaccia, e non mi vuole, forse col mezzo del signor Brighella può essere che mi accetti. Tant'è: se non son buono per comporre, mi metterò a recitare. Come quel buon soldato, che non potendo essere capitano, si contentò del grado di tamburino. (parte)


SCENA QUARTA

EUGENIO poi PLACIDA

EUGENIO     Animo, signori, che l'ora vien tarda. Vengano a provare le loro scene. Tocca a Rosaura e a Florindo, giovani innamorati.
PLACIDA     Eccomi, io son pronta.
TONINO     Son qui, suggerite.
PLACIDA     Avvertite bene, signor suggeritore: dove so la parte, suggerite piano, dove non la so, suggerite forte.
EUGENIO     Ma come farò io a conoscere dove la sa, e dove non la sa?
PLACIDA     Se sapete il vostro mestiere, l'avete a conoscere. Andate, e se mi farete sbagliare, povero voi.
EUGENIO     (Già, è l'usanza de' commedianti: quando non sanno la parte, danno la colpa al suggeritore).


SCENA QUINTA

ROSAURA e FLORINDO

ROSAURA     Caro Florindo, mi fate torto se dubitate della mia fede. Mio padre non arriverà mai a disporre della mia mano.
FLORINDO     Non mi fa temer vostro padre, ma il mio: mio padre, mi mette in angoscia, e non ho cuore per dichiararmi ad esso rivale.
ROSAURA     Mi credete voi tanto sciocca, che voglia consentire alle nozze del signor Pantalone? Ho detto che sarò sposa in casa Bisognosi ma fra me intesi del figliuolo, e non del padre.
FLORINDO     Eppure egli si lusingava di possedervi, e guai a me, se scoprisse la nostra corrispondenza.
ROSAURA     Terrò celato il mio amore fino a tanto che dal mio silenzio mi venga minacciata la vostra perdita.
FLORINDO     Addio, mia cara, conservatemi la vostra fede.
ROSAURA     E mi lasciate subito?
FLORINDO     Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.
ROSAURA     Egli non viene a casa per ora.


SCENA SESTA

PANTALONE e detti

PANTALONE     (di dentro) O de casa; se pol vegnìr?
FLORINDO     Oimè. mio padre.
ROSAURA     Nascondetevi in quella camera.
FLORINDO     Verrà a parlarvi d'amore.
ROSAURA     Lo seconderò per non dar sospetto.
FLORINDO     Secondatelo fino a certo segno.
ROSAURA     Presto, presto, andate.
FLORINDO     Oh amor fatale, che mi obbliga ad essere geloso di mio padre medesimo! (si ritira)
PANTALONE     Gh'è nissun? Se pol vegnìr?
ROSAURA     Venga, venga, signor Pantalone.
PANTALONE     Siora Rosaura, patrona reverita. Xèla sola?
ROSAURA     Sì, signore, son sola. Mio padre è fuori di casa.
PANTALONE     Se contentela, che me ferma un pochetto con ela, o vorla, che vaga via?
ROSAURA     Ella è il padrone di andare, e di stare, a suo piacere.
PANTALONE     Grazie, la mia cara fia. Benedetta quella bocchetta, che dise quele bele parole.
ROSAURA     Mi fa ridere, signor Pantalone.
PANTALONE     Cuor allegro el Ciel l'aiuta. Gh'ho gusto, che ridè, che stè alegra, e quando ve vedo de bona vogia, sento propriamente, che el cuor me bagola.
ROSAURA     M'imagino che sarà venuto per ritrovare mio padre.
PANTALONE     No no speranza mia, che no son vegnù per el papà, son vegnù per la tata.
ROSAURA     E chi è questa tata?
PANTALONE     Ah furbetta! Ah ladra de sto cuor! Lo savè, che spasemo, che muoro per vu?
ROSAURA     Vi sono molto tenuta del vostro amore.
PANTALONE     Ale curte. Za che semo soli, e nissun ne sente, ve parlerò: ve contenteu, ve degneu, de compagnarve in matrimonio con mi?
ROSAURA     Signore, bisognerà parlarne a mio padre.
PANTALONE     Vostro sior pare xè mio bon amigo, e spero che nol me dirà de no. Ma vorave sentir da vu do parole de consolazion per el mio povero cuor. Vorrave che vu me disessi: Sior sì; sior Pantalon lo torò, ghe voggio tutto el mio ben; sibben, che l'è vecchio, el me piase tanto. Se me disè cusì, me fè andar in brodo de lasagne.
ROSAURA     Io queste cose non le so dire.
PANTALONE     Disè, fia mia, aveu mai fatto l'amor?
ROSAURA     Non, signore, mai.
PANTALONE     No savè, come che se fazza a far l'amor?
ROSAURA     Non lo so, in verità.
PANTALONE     Ve l'insegnerò mi, cara; ve l'insegnerò mi.
ROSAURA     Queste non mi paiono cose per la sua età.
PANTALONE     Amor no porta respetto a nissun. Tanto el ferisce i zoveni, quanto i vecchi; e tanto i vecchi, quanto i zoveni bisogna compatirli co i xè innamorai.
FLORINDO     (uscendo) Dunque padre avrete compassione ancora a me, se sono innamorato.
PANTALONE     Come? Qua ti xè?
FLORINDO     Sì; signore, son qui per la vostra stessa cagione.
PANTALONE     Confesso el vero, che tremo da la colera e dal rossor vedendo in fazza de mio fio scoverte le mie debolezze. Xè granda la temerità da comparirme davanti in t'una congiuntura tanto pericolosa, ma sta sorpresa, sto scoprimento, servirà de fren ai to desegni, e alle mie passion. Per remediar al mal esempio, che t'ho dà in sta occasion, sappi che me condanno da mi medesimo, che confesso esser stà tropo debole, tropo facile, tropo matto.
FLORINDO    Ma l' avete detto voi che amor non porta rispetto per nessuno.
PANTALONE    Se ho dito, che i vecchi, e i zoveni che s'innamora, merita compatimento, l'è stà un trasporto dell'amorosa passion. Per altro i vecchi, che gh'ha fioi, no i s'ha da innamorar con pregiudizio della so famegia. E i fioi che gh'ha padre no i s'ha da incapriziar senza el consenso de quello che li ha messi al mondo. Onde fora tutti do desta casa. Mi per elezion, ti per obbedienza. Mi per remediar al scandalo, che t'ho dà: ti per imparar a viver con più cautela, con più giudizio, e con più respetto a to padre.
FLORINDO     Ma, signore...
PANTALONE     Animo, digo, fora subito de sta casa.
FLORINDO     Permetetemi...
PANTALONE     Obedissi, o te trarrò zoso della scala con le mie man.
FLORINDO     (Maledettissima gioventù che mi rendesti impaziente). (parte)
PANTALONE     Siora Rosaura, no so cossa dir, ma un momento solo ha deciso de vu, e de mi. De vu, che no sarè più tormentada da sto povero vecchio, de mi, che morirò quanto prima, sacrificando la vita al mio decoro e alla mia estimazion. (parte)
ROSAURA     Oimè! Qual gelo mi scorre per le vene? In quale agitazione si ritrova il mio cuore? (verso il Suggeritore) Dite piano, che la parte la so. Florindo, scoperto dal padre, non verrà più in mia casa, non sarà più mio sposo? Ahi, che il dolore mi uccide. Ahi, che l'affanno... (suggerite, che non me ne ricordo) Ahi che l'affanno m'opprime, Infelice Rosaura, e potrai vivere senza il tuo diletto Florindo? E soffrirai questa dolorosa... (al Suggeritore) zitto! Questa dolorosa separazione? Ah no. A costo di perder tutto, a costo di perigli, e di morte, voglio andare in traccia dell' idol mio, voglio superare l'avverso... l'avverso fato... E voglio far conoscere al mondo... (al Suggeritore) che voi siete un maledetto suggeritore, che non si sente un' acca di quel che bofonchiate, e che non voglio dir altro! (parte)

SCENA SETTIMA

SUGGERITORE, poi VITTORIA

SUGGERITORE    Bel ringraziamento davvero per sputare sangue dietro di loro tutto il dì. Ma tanto si sa: al suggeritore si può dir e si può far quel che si vol. Una sera mi vò ingegnare di lasciarla in ambasce di fronte al pubblico, e poi vedrà, la signora prima attrice, se io sono un maledetto suggeritore! Non la finiscono mai. Maledetto sia questo mestiere! Bisogna star qui tre, o quattr'ore a sfiatarsi, e poi i signori comici sempre gridano, e non si contentano mai. Sono vent'ore sonate, e sa il Cielo, quando il signor capo di compagnia ci darà da pranzo. (chiama forte) Animo Colombina! Tocca a Colombina, e poi ad Arlecchino e Brighella. 
VITTORIA     Son qui, son qui.
SUGGERITORE     Animo, che è tardi.

SCENA OTTAVA

BRIGHELLA e ARLECCHINO che ascoltano, e detta


COLOMBINA     Povera signora Rosaura, povera la mia padrona! Che cosa mai ha che piange e si dispera? Eh so ben io cosa vi vorrebbe pel suo male! Un pezzo di giovinotto ben fatto, che le facesse passare la malinconia. Ma il punto sta, che anch'io ho bisogno dello stesso medicamento. Arlecchino, e Brighella sono ugualmente accesi delle mie strepitose bellezze, ma non saprei a qual di loro dar debba la preferenza. Brighella è troppo furbo, Arlecchino è troppo sciocco. L'accorto vorrà fare a modo suo, l'ignorante non saprà fare a modo mio. Col furbo starò male di giorno, e collo sciocco starò male di notte.
SUGGERITORE    (sottovoce) Basta…
COLOMBINA     Basta? Ma se ho appena cominciato la scena.
SUGGERITORE    Basta, andrò girando per la città… (a parte) se il buongiorno si vede dal mattino…
 COLOMBINA     Basta, andrò girando per la città, e a quante donne incontrerò, voglio domandare, se sia meglio prendere un marito accorto, o un marito ignorante.
BRIGHELLA     Accorto, accorto. (s'avanza)
ARLECCHINO     Ignorante, ignorante. (s'avanza)
COLOMBINA     Ognuno difende la propria causa.
BRIGHELLA     Mi digo el vero.
ARLECCHINO     Mi gh'ho rason.
BRIGHELLA     E te lo proverò con argomenti in... eccepibili.
ARLECCHINO     E mi lo proverò con argomenti in... contestabili.
COLOMBINA     Bene, chi di voi mi persuaderà, sarà mio marito.
BRIGHELLA     Mi come omo accorto, sfadigherò e suderò, perché in casa no te manca mai da magnar.
COLOMBINA     Questo è un buon capitale.
ARLECCHINO     Mi, come omo ignorante, che no sa far gnente, lasserò che i boni amici porta in casa da magnar e da bever.
COLOMBINA     Anche così, potrebbe andar bene.
BRIGHELLA     Mi, come omo accorto, che sa sostegnir el ponto d'onor, te farò respettar da tutti.
COLOMBINA     Mi piace.
ARLECCHINO     Mi, come omo ignorante, e pacifico, farò, che tutti te voia ben.
COLOMBINA     Non mi dispiace.
BRIGHELLA     Mi, come omo accorto, regolerò perfettamente la casa.
COLOMBINA     Buono.
ARLECCHINO     Mi, come omo ignorante, lasserò che ti la regoli ti.
COLOMBINA     Meglio.
BRIGHELLA     Se ti vorrà divertimenti, mi te condurrò da per tutto.
COLOMBINA     Benissimo.
ARLECCHINO     Mi, se ti vorrà andar a spasso, te lasserò andar sola dove ti vol.
COLOMBINA     Ottimamente.
BRIGHELLA     Mi, se vederò, che qualche zerbinotto vegna per insolentarte, lo scazzerò colle brutte.
COLOMBINA     Bravo.
ARLECCHINO     Mi, se vederò qualchedun che te zira d'intorno darò logo alla fortuna.
COLOMBINA     Anche questa non è male.
BRIGHELLA     Cossa dixeu?
ARLECCHINO     Cossa te par?
COLOMBINA     Ora che ho sentite le vostre ragioni, concludo che Brighella pare troppo rigoroso, e Arlecchino troppo paziente. Onde fate così, impastatevi tutti due, fate di due pazzi un uomo savio, ed allora vi sposerò.
BRIGHELLA     Arlecchino?
ARLECCHINO     Brighella?
BRIGHELLA     Ti, che ti è un maccaron, ti te pol impastar facilmente.
ARLECCHINO     Piuttosto ti, che ti è una lasagna senza dreto e senza roverso.
BRIGHELLA     Basta, no l'è mio decoro, che me metta in competenza con ti.
ARLECCHINO     Sastu cossa che podemo far? Colombina sa far la furba e l'accorta, quando che la vol; ergo impastemose tutti do con ela, e faremo de tre paste una pasta da far biscotto per le galere. (parte)

SCENA NONA 

EUGENIO, PLACIDA, BEATRICE, GIANNI

EUGENIO    (prende appunti sul copione e parla tra sè) … questa via... questa cambia con... qui si improvvisa... e dicono di fare le commedie di carattere, io direi di caratteraccio.
PLACIDA    (entra non vista e si mette a commentare dietro di lui)
EUGENIO    Signora primattrice, se continua a farmi il controcanto non la finirò più. A ognuno il suo mestiere, voi recitate io suggerisco e correggo il copione, come voi comici desiderate.
PLACIDA    Magari fosse come desideriamo noi, dite piuttosto “come desidera il signor Orazio”.
EUGENIO    Io non voglio saperne di queste storie, son suggeritore e mi suggerisco di pensare ai casi miei.
PLACIDA    Si dà il caso che questi son casi di tutti noi, voi compreso, che mangiate lo stesso pane di noi comici.
EUGENIO    Allora fuori il rospo, tanto già conosco dove andrete a parare.
PLACIDA    Non si può continuare a vedere un vecchio di quasi ottant'anni recitare ancora le parti di giovine innamorato.
EUGENIO    Beh... ottant'anni. E poi l'ha sempre fatto...
PLACIDA    E chi l'ha sempre fatto sempre lo farà.
EUGENIO    Io conosco il proverbio che dice “gallina vecchia fa buon brodo”.
BEATRICE    (entrando) Ma un vecchio che fa il giovinotto fa brodazza annacquata.
PLACIDA    E il pubblico in sala se ne accorge: non avete sentito mai quei risolini, quei commenti sottovoce... altro che sospiri di innamorati. Ed io non ne posso più di stare in scena con quel vecchio arnese.
EUGENIO    Signora Placida, onestamente vi devo dar ragione, son suggeritore, soffio le battute agli attori, ma so anche ascoltare i soffi che vengono dal pubblico.
BEATRICE    Altro che soffi, sono coltellate. Avete sentito ieri sera dalla seconda fila in platea?
EUGENIO    “Il nonnino è in calore”, si ho sentito anche io.
PLACIDA    Dunque siete d'accordo con noi?
EUGENIO    Sono in questa compagnia da tanti anni, da quando il signor Orazio recitava da Mezzettino e il signor Tonino già allora faceva l' innamorato. Avreste dovuto vederlo, che voce, che sguardo, che presenza: un Adone. Faceva innamorare tutte le donne in platea, dovevate vedere, c'era la fila fuori dal suo camerino!
BEATRICE    Quanti anni fa?
EUGENIO    Tanti.
PLACIDA    Quindi sarebbe ora che cedesse la parte di innamorato ad un attore più giovane e si convincesse di recitare un altro ruolo.
GIANNI    (entrando) Ci manca un Dottore, perchè non proporgli questa parte? Anche io so che tra qualche anno, lascerò l' Arlecchino per un altro carattere.
(LAZZO DELLE CAPRIOLE CHE NON PUO' PIU' FARE)
EUGENIO    Bisognerà che qualcuno parli al signor Orazio e lo convinca, sennò qui ci resterà solo una pentola in ebollizione dove cuociono attori scontenti
GIANNI    Una pentola senza gallina.
BEATRICE    E senza fagioli.
EUGENIO    Acqua in bollore senza carne né legumi.



SCENA DECIMA

ORAZIO, poi ANSELMO, LELIO e detti

ORAZIO    (entrando) Sempre a pensare alla pancia e mai al teatro, alla mensa e mai al lavoro.
PLACIDA    (piano a Beatrice) Ora glielo dico.
ORAZIO    Bene, ora pensiamo alle prove e poi si pranzerà.
PLACIDA    Signor Orazio, proprio di questo volevamo parlare...
ORAZIO    Del pranzo?
PLACIDA    Ma no, delle prove.

entrano  ANSELMO, LELIO e interrompono la conversazione

ANSELMO     Sior Orazio, so che l'ha tanta bontà per mi, che no la me negherà una grazia.
LELIO     (fa riverenze)
ORAZIO     Dite pure, in quel che posso, vi servirò.
LELIO     (come sopra)
ANSELMO     L'è qua el sior Lelio. El desidera de far el comico: el gh'ha del spirito, dell'abilità; sta compagnia la gh'ha bisogno d'un altro moroso; la me fazza sta finezza e lo riceva in grazia mia.
ORAZIO     Per compiacere il mio caro signor Anselmo, lo farei volentieri...
ANSELMO     Fermo cusì, provemolo. Se contentela sior Lelio, de far una piccola prova?
LELIO     Sono contentissimo. Mi rincresce, che ora non posso, mentre non avendo bevuto la cioccolata, sono di stomaco, e di voce un poco debole.
ORAZIO     Allora faremo così: torni dopo pranzo, e si proverà.
LELIO     Ma frattanto dove avrei io d'andare?
ORAZIO     Vada a casa, poi torni.
LELIO     Casa io non ne ho.
ORAZIO     Ma dove è alloggiato?
LELIO     In nessun luogo.
ORAZIO     Quant'e, che è in Venezia?
LELIO     Da ieri in qua.
ORAZIO     E dove ha mangiato ieri?
LELIO     In nessun luogo.
ORAZIO     Ieri non ha mangiato?
LELIO     Né ieri, né stamattina.
ORAZIO     Ma dunque come farà...
EUGENIO     Signor poeta, venga a pranzo dal capo di compagnia.
LELIO     Riceverò le sue grazie, signor capo; perché questi appunto sono gl'incerti de' poeti.
ORAZIO     Io non la ricevo per poeta, ma per comico.
LELIO     Questa è fatta, non se ne parla più. Oggi vedrà la mia abilità.
ORAZIO     E la principieremo a vedere alla tavola. (a tutti) Si proverà più tardi, a pranzo ora!

SCENA UNDICESIMA

VITTORIA e detti

VITTORIA     Signor Orazio, è arrivata alla porta una forestiera piena di ricciolini, tutta brio, col tabarrino, col cappellino, e domanda del capo di compagnia.
ORAZIO     Venga avanti.
LELIO     Non sarebbe meglio riceverla dopo desinare?
ORAZIO     Sentiamo cosa vuole.
LELIO     La minestra si potrebbe freddare?
ORAZIO    Oggi non c'e' minestra.
LELIO     Se questo ritardo disgustasse il cuoco?
ORAZIO    Il cuoco è abituato a tenere in caldo le nostre pietanze. Che entri questa signora.
VITTORIA     Ora la faccio passare. (uscendo) Faccio la serva in scena, la farò anche per davvero.


SCENA DODICESIMA

PLACIDA, BEATRICE e detti, poi ELEONORA, con un SERVITORE

PLACIDA     Grand'aria! grand'aria!
BEATRICE     Bellezze grandi! bellezze grandi!
ORAZIO     Che cosa c'è, signore mie?
PLACIDA     Vien su della scala una forestiera, che incanta.
BEATRICE     Ha il servitore colla livrea, sarà qualche gran signora.
ORAZIO     Or ora la vedremo. Eccola.
ELEONORA     (entrando) Serva a lor signori.
ORAZIO     Servitor ossequiosissimo, mia signora. (le donne le fanno riverenza, e tutti gli uomini stanno col cappello in mano)
ELEONORA     Sono comici, lor signori?
ORAZIO     Sì, signora, per servirla.
ELEONORA     Chi è il capo della compagnia?
ORAZIO     Io per obbedirla.
ELEONORA     È questa è la prima donna? (verso Placida)
PLACIDA     A' suoi comandi. (con una riverenza)
ELEONORA     Brava, so che vi fate onore.
PLACIDA     Grazie alla sua bontà.
ELEONORA     Io vado volentieri alle commedie, e quando vedo le vostre buffonerie, rido, come una pazza.
ORAZIO    Ci favorisca di grazia, mi dica con chi ho l'onore di parlare.
ELEONORA     Sono una virtuosa di musica.
ORAZIO     Ella è dunque una cantatrice?
ELEONORA     Cantatrice? Sono una virtuosa di musica. (tutti si guardano fra di loro, si risiedono o si rimettono il cappello in testa)
ORAZIO     Insegna forse la musica?
ELEONORA     No, signore, canto.
ORAZIO     Dunque è cantatrice.
PLACIDA     Fate voi da prima donna?
ELEONORA     Qualche volta.
PLACIDA     Brava ragazza, vi verrò a vedere. (burlandola)
GIANNI     Anch'io, signora, quando sento le smorfie delle cantatrici, crepo dalle risa.
LELIO     Perdoni in grazia, non è ella la signora Eleonora?
ELEONORA     Sì signore per l'appunto.
LELIO     Non si ricorda che ha recitato in un mio dramma?
ELEONORA     Dove? Non mi sovviene.
LELIO     A Firenze.
ELEONORA     Il dramma com'era intitolato?
LELIO     La Didone in bernesco.
ELEONORA     Sì, signore, è vero. Io faceva la prima parte. Anzi l'impresario andò fallito per cagione del libretto.
LELIO     Tutti dicevano a cagione della prima donna.
BEATRICE     Dunque ella recita in opere buffe?
ELEONORA     Sì signora, qualche volta.
BEATRICE     E viene a ridere delle buffonerie dei commedianti?
ELEONORA     Vi dirò. Mi piace tanto il vostro modo di trattare, che verrei volentieri ad unirmi con voi.
ORAZIO     Vuol fare la commediante?
ELEONORA     Io la commediante!
ORAZIO     Ma dunque cosa vuol fare con noi?
ELEONORA     Verrò a cantar gl'intermezzi.
ORAZIO     Obbligatissimo alle sue grazie.
ELEONORA     Il compagno lo troverò io, e con cento zecchini vi assolverete dalla spesa di tutti due.
ORAZIO     Non più di cento zecchini?
ELEONORA     Oltre a viaggi, alloggi, piccolo vestiario, queste sono cose che s'intendono.
ORAZIO     Eh benissimo, cose che si usano.
ELEONORA     Gl'intermezzi li abbiamo noi; ne faremo quattro per obbligo in ogni piazza, e volendone di più, ci farete un regalo di dieci zecchini.
ORAZIO     Anche qui non c'è male.
ELEONORA     L'orchestra poi, deve esser sufficiente.
ORAZIO     Questo s'intende.
ELEONORA     Abiti sempre nuovi.
ORAZIO     Ho il sarto in casa.
ELEONORA     Il mio staffiere si contenterà di quello che gli darete.
ORAZIO     Anche il servitore è discreto.
ELEONORA     Tutto va bene.
ORAZIO     Va benissimo.
ELEONORA     La cosa è aggiustata, mi pare
ORAZIO     Aggiustatissima.
ELEONORA     Dunque...
ORAZIO     Dunque, signora, non abbiamo bisogno di lei.
TUTTI     Bravo, ben detto! (con allegria)
ELEONORA     Come! Mi disprezzate così?
ORAZIO     Cosa credete, signora mia, che i comici abbiano bisogno, per far fortuna, della vostra musica? Io  vi dico, che tanto è virtuoso il musico, quanto il comico, quando ognuno sappia il suo mestiere. Signora virtuosa, la riverisco. (parte)
ELEONORA     Ecco qui. I comici sono sempre nemici dei virtuosi di musica.
PLACIDA     Non è vero, signora, non è vero. I comici sanno rispettare quei musici, che hanno del merito e della virtù; ma i musici di merito e virtuosi rispettano altresì i comici onorati e dabbene. (parte)
ELEONORA     Questa prima donna avrà fatto da principessa in scena, e si crede di esser ancora tale.
BEATRICE     È passato il tempo, signora mia, che la musica si teneva sotto i piedi l'arte comica. (parte)
ELEONORA     Sono ardite davvero queste commedianti, signori miei, non mi credeva d'avere un simile trattamento.
EUGENIO     Sareste stata meglio trattata, se foste venuta con miglior maniera.
ELEONORA     Noi altre virtuose parliamo quasi tutte così.
EUGENIO     E noi altri comici rispondiamo così. (parte)
ELEONORA     Sia maledetto quando son qui venuta. Staffiere, voglio andar via.
STAFFIERE    (fuori campo, tra sè) Anche per oggi non si mangia.
ANSELMO     Siora virtuosa, se la volesse restar servida a magnar quattro risi coi commedianti, l'è padrona.
ELEONORA     Oh voi siete un uomo proprio, e civile.
ANSELMO     Mi no son padron de casa, mal el capo di compagnia l'è tanto mio amigo, che se ghe la condurrò so che el la vederà volentiera.
ELEONORA     Ma le donne, mi perderanno il rispetto.
ANSELMO     Basta che la se contegna con prudenza.
ELEONORA     Andate, ditelo al capo di compagnia, e s'egli m'invita, può essere, che mi lasci indurre a venire.
ANSELMO     Vado subito. (Ho inteso. La musica de sta patrona, l'è compagna della poesia del sior Lelio). (parte)
LELIO     Signora Eleonora, a me che sono vostro conoscente antico, potete parlare con libertà. Come vanno le cose vostre?
ELEONORA     Male assai. L'impresario dell'opera in cui io recitava è fallito; ho perduta la paga, ho dovuto far il viaggio a mie spese, e per dirvi tutto, non ho altro che quello che mi vedete intorno.
LELIO     Anch'io, signora mia, sono nello stesso caso, e se volete prendere il partito che ho preso io starete bene ancor voi.
ELEONORA     A che cosa vi siete voi appigliato?
LELIO     A fare il comico.
ELEONORA     Ed io dovrò abbassarmi a tal segno?
LELIO     Signora mia, come state d'appetito?
ELEONORA     Alquanto bene.
LELIO     Ed io benissimo. Andiamo a desinare, che poi ne parleremo.
ELEONORA     Il capo di compagnia non mi ha mandato l'invito.
LELIO     Non importa: andiamo, che è galantuomo. Non vi rifiuterà.
ELEONORA     Ho qualche difficoltà.
LELIO     Se avete difficoltà voi, non l'ho io. Vado a sentire l'armonia de' cucchiai, che è la più bella musica di questo mondo. (parte)
ELEONORA     Staffiere, che facciamo?
STAFFIERE     (fuori campo) Io ho una fame che non posso più.
ELEONORA     Andiamo, o non andiamo?
STAFFIERE     Andiamo per amor del Cielo!
ELEONORA     Bisognerà superar la vergogna.
STAFFIERE    La fame non ha vergogna.
ELEONORA    E poi mi lascerò persuadere a recitar in commedia?
STAFFIERE    Andiamo orsù, prima che la commedia diventi tragedia!
(parte con lo Staffiere)


ATTO TERZO

SCENA PRIMA

ORAZIO, EUGENIO, PLACIDA, poi BEATRICE

EUGENIO     Ora la compagnia è veramente compiuta. Il signor Lelio, e la signora Eleonora suppliscono a due persone ch'erano necessarie.
ORAZIO    Son contento, con il signor Lelio nella parte del secondo innamorato la compagnia è completa.
PLACIDA    (entrando) Si, abbiamo il secondo innamorato, ma manca il primo.
ORAZIO    Ho capito... quei borbottii, quelle parolette sottovoce, quegli sguardi. E' questo quello che mi volevate dire prima?
EUGENIO    Forse, dopo pranzo, non è il momento migliore per parlare di argomenti da mal di pancia.
PLACIDA    E io invece ho bisogno di digerire.
ORAZIO    Bene, parlate dunque.
PLACIDA    Signor Orazio, voi non siete solo il capo di questa compagnia, siete un uomo onesto, dabbene, e soprattutto siete una persona che ha passato su queste tavole tutta la sua vita.
ORAZIO    E su queste tavole la terminerò, quando il cielo lo vorrà.
EUGENIO    Non c'è fretta per queste cose.
PLACIDA    Questo accadrà tra tanto tempo, l' ultimo atto ha ancora da venire. Ma intanto dobbiamo pensare al presente. Signor Orazio insomma, la compagnia non può continuare ad avere un attor giovine che è coetaneo del padre e che potrebbe essere il nonno della prima innamorata.
BEATRICE    (entrando) E il bisnonno della seconda.
ORAZIO    Ma il signor Tonino è una attore di valore che ha tutta la mia stima.
PLACIDA    Anche voi godete di tutta la nostra stima come attore, ma da molti anni non recitate più Mezzettino sulla scena.
BEATRICE    Ma Pantalone. Saggiamente avete scelto il carattere che fa per voi.
ORAZIO    Non avete torto.
PLACIDA    Dunque?
ORAZIO    Bisognerà che gli parli e che sia sincero con lui.
EUGENIO    La nostra compagnia, dopo la partenza del signor Olindo ha bisogno di un nuovo Dottor Balanzone, che ne dite se...?
ORAZIO    Beh, vista la sua esperienza, la sua arte comica, il suo spirito, penso che potrei davvero... (imitando il dialetto bolognese) Mo' credo prop che al tenterò di fargli recitar el ruol del dutur bolognes.
TUTTI    Bravo il signor Orazio! (escono tutti)


SCENA SECONDA

ORAZIO e TONINO
TONINO    (entrando col copione in mano) Non vedo l' ora di cominciare le prove della nuova commedia.
ORAZIO    Si, proprio di questo volevo...
TONINO    Anzi, io avrei un' idea...
ORAZIO    Ecco ci sarebbe una cosa che...
TONINO    Ora che abbiamo il secondo innamorato possiamo finalmente mettere in scena la commedia dei due rivali in amore, dove io alla fine conquisto il cuore della bella e giovine Flaminia.
ORAZIO    “I due rivali innamorati”. Si ma quella “nuova” commedia la facevamo trent' anni fa, quando eravate più giovane e potevate sostenere tutte quelle scene di duelli, cadute, combattimenti e corteggiamenti che quel copione richiede.
TONINO    Ah... perchè forse voi credete che io non possa più...
ORAZIO    No.
TONINO    Voi forse non mi ritenete in grado di...
ORAZIO    No.
TONINO    Quindi da ciò ne consegue che forse non mi ritenete in grado di...
ORAZIO    Si, sicuro.
TONINO    Quindi mi state dicendo che devo andare ramengo sotto i ponti a chieder l’ elemosina o a recitare per la compagnia dei bisognosi?
ORAZIO    Sto dicendo che è tempo di lasciare i sospiri degli innamorati e indossare gli abiti di un carattere più idoneo a voi, alla vostra età, alla vostra esperienza.
TONINO    Sarebbe a dire?
ORAZIO    Signor Orazio, voi sapete che in questa compagnia manca un ruolo di Dottore. Chi meglio di voi, con la vostra esperienza, la vostra personalità, l’ intesa che esiste tra noi due sulla scena… pensate ai duetti Pantalone e Dottore interpretati da noi due.

(lunga pausa, mimano la discussione a gesti e mezze parole, poi escono insieme)


SCENA TERZA

TUTTI IN SCENA TRANNE TONINO.

SUGGERITORE    Animo, signori che il tempo passa, e vien sera.
    (nomina gli attori per ruolo e li chiama in scena)
    Tutti sul palcoscenico si prova! Gli zanni... dov'e' l' Arlecchino? Brighella? Bene, Smeraldina in scena! Le signore innamorate e il nuovo innamorato, signor Lelio in scena! I due vecchi: Pantalone e il Dottore! Ci siamo tutti?
VITTORIA    Mio padre è in camerino a provare il nuovo costume.
SUGGERITORE    Bene, cominciamo allora. Si prova la scena d' amore.



SCENA QUARTA

TUTTI IN SCENA TRANNE TONINO

ROSAURA     Caro Florindo, mi fate torto se dubitate della mia fede. Mio padre non arriverà mai a disporre della mia mano.
FLORINDO     Non mi fa temer vostro padre, ma il mio: mio padre, mi mette in angoscia, e non ho cuore per dichiararmi ad esso rivale.
ROSAURA     Mi credete voi tanto sciocca, che voglia consentire alle nozze del signor Pantalone? Ho detto che sarò sposa in casa Bisognosi ma fra me intesi del figliuolo, e non del padre.
FLORINDO     Eppure egli si lusingava di possedervi, e guai a me, se scoprisse la nostra corrispondenza.
ROSAURA     Terrò celato il mio amore fino a tanto che dal mio silenzio mi venga minacciata la vostra perdita.
FLORINDO     Addio, mia cara, conservatemi la vostra fede.
ROSAURA     E mi lasciate subito?
FLORINDO     Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.
ROSAURA     Egli non viene a casa per ora.
PANTALONE     (di dentro) O de casa, se pol vegnìr?
FLORINDO     Oimè. Mio padre... scusate, l' ho imparata fin qui.
ORAZIO    Non c'è male signor Lelio, son contento di quanto ho sentito e me ne consolo. Avrete tempo per imparare bene le battute e perfezionare il vostro personaggio.
PLACIDA    Bravo il signor Lelio, non mi aspettavo di duettare con un così tenero amante.
LELIO    E non avete ancora visto niente. Presto vi darò ampie prove della forza della mia passione e della tenerezza dei miei sentimenti, signora mia.
PLACIDA    (piano a Beatrice) Quando parla non so mai se devo temere i suoi sottintesi...


SCENA QUINTA
TUTTI IN SCENA TRANNE TONINO

SUGGERITORE    Ora si prova la scena della bottiglia di vino, Brighella e Arlecchino sul palco!

(alla fine della scena del vino entra Beatrice e canta un’ aria sul tema del vino)


Il vino invecchiato o novello, fa bene al cuore ma offusca il cervello.


(alla fine della canzone tutti applaudono e fanno commenti positivi sui nuovi attori e sulla commedia)


SCENA SESTA
TUTTI IN SCENA TRANNE TONINO
scena finale con la morte di Tonino

SUGGERITORE    Ora basta complimenti e torniamo al lavoro. Si prova l’ ultima scena per oggi, il duetto Pantalone e Dottore. Signor Orazio, signor Tonino, in scena!
ORAZIO    Eccomi son qui, pronto. Dov’è il signor Tonino?
SUGGERITORE    Signor Tonino in scena!
TUTTI    (Signor Tonino! Forza vogliamo vedere il nuovo Dottore! Via, non siate timido. Sarà un Dottore comicissimo…).

    (Entra Vittoria col costume di Dottore in braccio e non parla. Tutti capiscono che Tonino è morto. Lei rimane in scena mentre tutti escono con battute sottovoce a soggetto sul povero Tonino)
   

FINE