IN NOME DELLA SCIENZA

dramma in atto unico di

Michele Miglionico



PERSONAGGI

Thomas, circa 17 anni.
Mike, circa 45 anni.



L’azione si svolge nella soffitta di una casa americana, fra qualche anno.

Siamo nella classica soffitta americana, disordinata e relativamente piena. 
Elemento indispensabile in evidenza: un baule, che contiene le foto che scatenano la discussione al centro della rappresentazione.
Thomas è già in scena, seduto tra le cianfrusaglie. 
Apre a fatica il/un baule ben chiuso, pieno di album fotografici e li sfoglia con evidente stupore. 

VOCE FUORI SCENA (grida) Tommy! Ci sei?

Thomas sussulta, come colto in fallo.
Arrivo in scena di Mike, padre del ragazzo. 

MIKE Ehi, ciao... non mi sentivi?

THOMAS Mmm, no...

Mike fa finta di niente e si annusa intorno.

MIKE Sarò esplicito: sento odore di sesso, qui dentro! (con tono bonario e malizioso) Sei stato con qualcuna?!

THOMAS Ehm... sì, io... fino a poco fa c’era Amanda.

MIKE Oh, sono contento. (abbassa la voce, per dare atmosfera di confidenza) Ma ti trovi bene con lei? Sei innamorato?

THOMAS (asettico) Non potrei desiderare nient’altro che lei, in questo momento.

MIKE Mi fai felice. (gli dà una pacca sulla spalla, chinandosi)

Momento di silenzio imbarazzato. 

MIKE Thomas, sai, tuo padre non è che si fissa così a caso, sulle cose... Se ti ho sempre chiesto di non venire in soffitta, è perché c’era un motivo.

THOMAS Hai ragione, scusa... ma ormai ci siamo (fa spallucce)... mi spieghi queste foto? 

Thomas gli passa alcune foto. 
Mike le guarda triste.

MIKE Uh... be’, sono foto di quando eri piccolo...

THOMAS Si usava ancora stamparle?

MIKE Certo... bei tempi.

THOMAS Ma sono troppo ingiallite! Non sono così vecchie... e poi riconosco solo mamma. C’è tanta gente che non conosco... tanti posti mai visti!

MIKE Cosa vuoi ricordarti di quegli anni, dai...

Thomas si alza, con alcune foto in mano, che mostra al padre in maniera più precisa.

THOMAS Be’, qui ero più grande, la memoria ce l’avevo e non ricordo proprio di essere stato qui!

MIKE Stiamo facendo un po’ di confusione... alcune sono mie foto... è un guazzabuglio, dovrei metterle in ordine...

THOMAS Tue foto? Questo sono io!

MIKE Quante volte hai sentito dire che somigli a me?!

THOMAS Fino a questo punto? Ti prego, spiegami, perché non volevi che entrassi in soffitta: per queste foto?

MIKE Io... no, perché qui è pieno di polvere, acari, non è un posto sano...

THOMAS Ehi, chi pensi di fregare? Dai, dimmi la verità. Mi hai adottato? (con tono non troppo serio)

MIKE Cosa ti salta in mente?! Non stiamo forse insieme in quelle foto?! E se ci somigliamo non è uno scherzo della natura!

THOMAS E’ che continuo a non capire...

Thomas si piega sul baule, fruga tra le foto e ne passa un’altra a Mike.

THOMAS Prova a spiegarmi questa. Chi è l’uomo vicino a mamma? Chi è il bambino che sta con loro?

MIKE (dopo una leggera esitazione) E’ un tuo zio, e quello è un tuo cugino. Non mi chiedere come si chiamassero, sai che non ho mai avuto contatti con la... con la famiglia di tua madre.

Mike si gira. Ha l’aria commossa.

THOMAS Non mi convinci, papà. Inizio a pensare che siano fotomontaggi. Guarda questa! Questa è la mamma, e sta abbracciando me... come sono adesso!

MIKE Tommy...

THOMAS Che cavolo vuol dire? Com’è che ti diverti a fare queste cose?!

Mike si siede sul baule, chiudendolo con il proprio peso.

MIKE Thomas, se non fosse stato per oggi, io non avrei mai avuto intenzione di parlare di questa questione.

THOMAS Che?

MIKE Ascoltami.

Thomas si siede nuovamente sul pavimento, di fronte al padre.

MIKE Sai già che, poco dopo essermi laureato in Biotecnologie, a Bologna, mi contattò l’azienda per cui lavoro adesso. Purtroppo, non perché avessi questi voti stratosferici, ma perché avevano letto alcuni interventi su Internet, in cui parlavo a favore della... clonazione riproduttiva.

Silenzio.

MIKE Mio padre era contento che partissi per il Massachussets, invece mia madre era disperata all’idea, poverina. Comunque, lasciai lo stesso il Paese e venni a lavorare qui. Dopo un po’, iniziai a capire che c’era una società particolare dietro l’azienda: persone un po’ esaltate, con convizioni personali molto eccentriche... Fatto sta che sin da allora, e ancora oggi si continua, dove lavoro io si fanno esperimenti di ogni genere, in barba ad ogni etica. Compresa la clonazione.

THOMAS Oddio.

MIKE Dopo aver capito questo e dopo aver accettato di lavorare comunque per l’azienda... ho dovuto chiudere ogni contatto con l’Italia. Lo capirai.

THOMAS Sì, ma... io ricordavo che i nonni, che la zia fossero morti prima che ti trasferissi qui!

Mike si alza e dà nuovamente le spalle al figlio.

MIKE Ti avevo mentito, tanto per cambiare.

THOMAS Perché? Che c’entra questo con le foto? Sei rimasto in contatto con loro?

MIKE No, i rapporti li ho chiusi davvero, purtroppo, perché erano giustamente contrari alle mie scelte. E mi viene da piangere a pensarci. Quelle foto sono vere, le hanno fatte a me nel corso di vent’anni, con la mia famiglia... prima che litigassi con tutti.

THOMAS Questo non mi spiega niente... la somiglianza...

MIKE Tu hai capito tutto... non farmelo dire a voce alta, ci ucciderebbe.

Thomas si alza e sventaglia le foto.

THOMAS Non ho capito un bel niente!

MIKE (si gira e guarda Thomas negli occhi) Ok, l’hai voluto tu. Il primo progetto in cui sono stato coinvolto riguardava la clonazione. Prima che arrivassi, non hanno avuto remore nello sperimentare sulle cavie, in barba ad ogni legge, e così sono riusciti a superare tutti quegli ostacoli... intrinseci nel processo. Dopo il mio coinvolgimento... è stato clonato un essere umano. Hanno impiantato l’embrione in una donna pagata per partorirlo, allattarlo e aiutarlo a crescere fino a qualche anno.

THOMAS Ma è... illegale!

MIKE Quello è il minore dei problemi.

Mike dà le spalle a Thomas.

MIKE E’ un segreto che nascondevo da vent’anni, da quando ho iniziato a lavorare.

THOMAS Ma... la tua famiglia ha scoperto quello che facevi? Avete litigato per questo?

MIKE No, no. In realtà è proprio perché non si venisse a sapere che sono dovuto sparire.

THOMAS E’ una storia molto triste, papà. Ma com’è allora che queste foto---

MIKE Sei un ragazzo intelligente. Quello che stai attuando è solo un meccanismo di negazione.

Silenzio. Mike si gira nuovamente verso Thomas.

MIKE Quella non è propriamente tua madre.

THOMAS Allora sono stato davvero adottato?!

MIKE Thomas, ti ho dato tutti gli elementi per capire. Non ho la forza di concludere questa conversazione, mi dispiace....

Mike scatta per uscire di scena.
Thomas rincorre Mike e lo ferma per la spalla.

THOMAS Parla!

Mike guarda ancora negli occhi Mike.

MIKE Tu sei il mio clone, maledizione!

Thomas ritrae la mano come se avesse toccato un oggetto bollente; indietreggia e barcolla.

THOMAS Stai scherzando.

Mike parla con voce rotta dal pianto incipiente.

MIKE Non avresti mai dovuto saperlo.

Thomas lancia per aria le foto che gli erano rimaste in mano.

THOMAS Nooooo! (a pieni polmoni, come farebbe una donna) Come hai potuto farlo?

MIKE E’ stato per te...

THOMAS Per te stesso, in fin dei conti! Sei disgustoso! (prende a calci il baule) Come hai potuto essere così egoista?! Volevi a tutti i costi un figlio o che?! (tossisce in maniera compulsiva) Come hai potuto tradire così la mia fiducia?! Come hai potuto essere così... blasfemo!? (tossisce ancora)

Mike accorre da lui, Thomas lo scaccia.

THOMAS Ho la nausea!

Thomas piange e cade sulle ginocchia.
Mike mette le mani tra i capelli e si muove senza pace su e giù per la stanza.
Thomas, ancora in ginocchio, guarda con astio Mike.

THOMAS Tu... mi hai fatto impazzire con tutti quei corsi... musica, canto, danza, scrittura (li enumera con le dita e le mani)... corsi su corsi... cos’era, un esperimento? Tu sei uno scienziato, perché avrei dovuto avere un talento artistico, eh?! Se non è sadismo questo!

MIKE Io... no, è che sono stato sempre... dibattuto tra le mie nature.

THOMAS Chi se ne frega! Sai quanto mi è pesato?! Dover dimostrare che avevo del talento, cercando sempre di migliorare...?!

MIKE M-mi di-dispiace....

Silenzio.
I due personaggi si coprono contemporaneamente i visi con le mani.

THOMAS Quindi... mamma è tua madre? Mia nonna?

Mike mugugna, in segno di conferma.

THOMAS Chi è la donna che mi ha partorito?

MIKE Non ne so niente. A quest’ora avrà avuto altri dieci figli, è il suo lavoro.

Thomas sembra ridestarsi per dire qualcosa di iroso, Mike riprende subito a parlare.

MIKE Sai, per non fartelo sospettare, non ti ho mai detto che “Thomas” viene da tomà, che in aramaico vuol dire “gemello”. Hai sempre detto che ti piaceva, come nome...

THOMAS Mi avevi detto solo che Michele vuol dire “simile a Dio”, in ebraico.

Thomas si alza furente e punta il dito contro il padre.

THOMAS Ti ritieni simile a Dio per aver potuto creare al posto suo?

MIKE Da quando credi in Dio?

THOMAS Ah, giusto... un ateo come te non ha nessuna remora morale!

MIKE Non è vero! Tutti abbiamo un’etica, è una cosa innata. La morale è imposta dall’esterno. E poi... io perseguo un solo obiettivo: preservare e continuare la vita, in tutte le sue forme, in tutti i modi. 

THOMAS Belle parole. Sei sterile, allora? Altrimenti non si spiega perché non ti sei fatto una famiglia normale, come tutte le persone normali!

MIKE Io sono gay. E tu? 

Thomas si siede nuovamente, quasi cadendo, sul baule.

THOMAS Non ce la faccio... (scuote visibilmente il capo)

MIKE Ho preferito non essere ipocrita, avrei potuto sposarmi con una donna solo per avere un figlio, ma---

THOMAS E non è ipocrisia fingere di non essere uno scienziato senza scrupoli? O fingere di essere mio padre?!

MIKE Non c’è niente di male in ciò che ho fatto! Ho creato una vita dal nulla... e ho dato una seconda possibilità a me stesso.

THOMAS Nessuno dovrebbe avere questa possibilità.

MIKE Perché? Noi esistiamo per andare oltre (mima la parola con la mano). La natura vorrebbe solo che chi vive abbastanza da far figli, procrei. Noi invece abbiamo la medicina, facciamo sopravvivere tutti, anche chi danneggia la specie... perché abbiamo una coscienza! Vogliamo ostacolare l’entropia a tutti i costi... e sai che niente può fermarla, secondo la fisica. Eppure, il nostro scopo è proprio quello di sfidare le leggi naturali, e cercare di vincere la sfida!

THOMAS Io... non cercare di convincermi con queste panzane!

MIKE Perché? Preferiresti un mondo dove chi nasce con una malattia genetica venga lasciato morire? Dove chi nasce sterile... o gay... non può crearsi una famiglia?

THOMAS E’ troppo facile generalizzare! Non si può combattere la natura a tutti i livelli, bisogna... bisogna pensarci, caso per caso!

MIKE E tu ci stai aiutando a decidere, Tommy. Stiamo vedendo come stai crescendo. Vogliamo capire chi vince nella battaglia tra la genetica e l’educazione. Per esempio: essere gay è un dettame del DNA? Io ho fatto il genetista perché ero portato per le scienze, o avrei potuto fare anche l’attore di musical?

THOMAS Come puoi mettermi in questi termini?

MIKE Non ti senti parte di qualcosa di importante? Abbiamo bisogno di te, per capire. Abbiamo dovuto traumatizzarti, quando eri piccolissimo, rompendo il legame con la tua... madre uterina. Volevamo capire se avresti cercato nelle altre donne lei, la tua figura materna, il tuo modello femminile. Dimmi, è così? O sei attratto dai tuoi compagni?


Thomas si alza.

THOMAS Non saprai mai se il tuo progetto è andato a buon fine. (la voce è smarrita, nonostante l’atteggiamento perentorio)

MIKE Thomas, ora che non ci sono più segreti, possiamo ripartire da zero!

THOMAS Non voglio più vivere con te... mi fai schifo, non voglio più incontrarti.

MIKE Tommy...

THOMAS Addio. 

Buio. 
Thomas si fa avanti e una luce illumina solo lui.
Prende un telefono cellulare dalla tasca, compone un numero e lo porta all’orecchio.

THOMAS Seth, sono io. Senti, posso venire a dormire da te? Ho litigato con... con Mike. Sì, poco dopo che te ne sei andato, te l’avevo detto che non dovevamo andare in cantina. Sì, ho bisogno di un posto dove stare. No, Amanda non capirebbe. Ok, grazie, ci vediamo tra poco.

Thomas chiude la telefonata, fa un sospiro profondo e se ne va.
Sipario.

FINE