In saecula

di

Aquilino



Ognuno dei cinque attori sostiene tre ruoli.
A. Egnazio, monaco; Rinaldo, vescovo; Bernardo, abate.
B. Baldovino, crociato; Teobaldo, usuraio; Raimondo di Tolosa, conte.
C. Edgarda, meretrice; Martina, concubina; Viviana, maligna.
D. Donna senza nome; Eleonora di Orleans, beghina; Simonetta, eretica.
E. Garino, ladro; Giovanni, novizio; Tommaso di Brescia, inquisitore.

Da Il bel Gherardino

O Gesò Cristo, figliuol di Maria,
che pegli peccator pendesti in croce,
non seguitare la mia gran follia,
se inver di te fusse feroce:
concedi grazia nella mente mia,
favoreggiando me colla tua voce,
ch'io dica cosa ch’a te non offenda,
e questa gente volentier la ‘ntenda.


ATTO PRIMO
La notte degli infami

A. Egnazio, monaco elemosiniere.
B. Baldovino di Friburgo, cavaliere con la croce.
C. Edgarda, meretrice.
D. Donna con neonato morto.
E. Garino, ladro.

Di ritorno dalla quarta spedizione contro i saraceni, un cavaliere bussa alla porta di un’abbazia. È stato assalito dai banditi che l’hanno ferito e spogliato di tutto. Lui che ha sempre visto il mondo dall’alto dell’arcione, si ritrova in mezzo alla folla dei postulanti tra i quali non mancano i lebbrosi, i ladri e le prostitute. La notte si rivela presto un incubo in cui le fiamme delle torce sono quelle dell’inferno. La rigida divisione della società in chierici, nobili e contadini ( ai quali si aggiungono gli infami che la giustizia a senso unico e i pregiudizi hanno relegato ai margini), gli si rivela in tutta la sua drammaticità. È l’epoca dei monasteri. Il potere religioso condiziona in ogni aspetto la convivenza civile.

CAVALIERE Aprite, nel nome del Signore!
MONACO La porta è chiusa. Ritorna domattina.
CAVALIERE Sono esausto e ferito. Non mangio da due giorni.
MONACO Chi sei?
CAVALIERE Vengo dai luoghi santi. Ho combattuto per liberare il sepolcro di Cristo.
MONACO E il tuo nome?
CAVALIERE Baldovino di Friburgo.
MONACO Nobile Baldovino, vado a riferire all’abate. Se vuoi dissetarti, poco più in là c’è una vasca.
CAVALIERE Ci galleggia una carogna di cane. Tre uomini se ne contendono la carne putrefatta. Monaco, mi senti?
MERETRICE Ti sente, ma non ti ascolta. Anche con me facevano così. Poi un giorno ho acconsentito a dare loro la consolazione della carne affinché lo spirito si rafforzasse con il pentimento. Da allora mi hanno sempre aperto. Andrò all’inferno, lo so. Ma potevo lasciar morire i miei figli e la mia vecchia madre? La mia anima per la loro sopravvivenza. Posso avvicinarmi, nobile combattente di Cristo?
CAVALIERE I tuoi servizi non sono richiesti.
MERETRICE Non te li ho nemmeno offerti. Volevo solo mettermi sotto la tua protezione.
LADRO Ti hanno rubato anche il batocchio, povero cavaliere? Come farai a saccheggiare le città senza la spada che perfora, sventra e abbatte ogni verginità?
MERETRICE Portagli rispetto, è stato in Terrasanta.
LADRO Notte di carestia, Maddalena. Non lo sai che i cavalieri della croce fanno voto di castità? Solo con le donne, s’intende.
MERETRICE Guardati da lui, è un ladro. Lo chiamano Garino, ma cambia nome come cambia faccia. Ti ruberebbe anche il respiro, se valesse qualcosa.
LADRO Non il tuo. I baci di mille amanti l’hanno reso più fetido di quello di una scrofa.
MERETRICE Dio ti punirà.
LADRO Lui che ogni giorno mi ruba il pane e un giaciglio in un luogo sicuro? Lui che fa più doni a una bestia selvatica che a un cristiano? Dovrà darmi il paradiso, per risarcirmi.
MERETRICE Il paradiso a te? Rubi perfino nelle chiese. Tu bestemmi il Signore.
LADRO E che altro vuoi che si aspetti da me? Che lo ringrazi perché sono un malvivente?
MERETRICE Andrai all’inferno. Non solo perché rubi, ma perché rubi al più misero tra i miseri.
LADRO C’è un motivo. È disarmato e tanto ingenuo da perdersi in chiacchiere, invece di tenere d’occhio le mie mani. Me ne vado con la tua collana, stupida meretrice.
MERETRICE Fermalo, cavaliere!
CAVALIERE Un pellegrino bussa al monastero e invece di angeli ci trova puttane e ladri.
MERETRICE Torna qui, maledetto. È già scomparso. Questa è la notte del diavolo. Non riavrò più la mia bella collana. Mi viene da piangere.
CAVALIERE Tutti i peccati ti saranno rimessi, mi avevano detto. Quelli passati e quelli futuri. Tornerai santo e glorificato dal Signore. Avrai terre e benefici, onori e beatitudini. Non potete chiudermi fuori!
MERETRICE Anch’io dovrei essere là dentro, a quest’ora. A godermi il caldo, il cibo e il vino. E invece sono arrivata tardi. E sai perché? Un bastardo mi ha inseguita, mi ha fermata, mi ha buttata a terra, insultata e picchiata. Il diavolo in persona, pensavo che fosse. Guarda come mi ha ridotta! Un occhio nero e lividi su tutto il corpo. Maledetti uomini. Satana non abita all’inferno, ma dentro le loro brache.
CAVALIERE Monaco! So che sei là dietro, sento il tuo respiro di animale rintanato. Tu e i tuoi fratelli vi siete asserragliati come se foste sotto assedio. Ma di chi avete paura? Dio è dalla vostra parte, non dovete temere gli uomini, solo i diavoli. Apri questa porta maledetta!
MERETRICE Non aprirà. Non apre a me che gli spalanco le gambe, come può aprire a te che non sei nemmeno un giovinetto? Dovremo passare la notte fuori. Come posso tornare al borgo, ora che è notte? Resterò qui e se ti è rimasto un soldo e vuoi un poco di calore…
CAVALIERE Vattene o davvero…
MERETRICE Mi ammazzi? È quello che sai fare meglio. E quindi mi allontano, perché da uno come te che porta la croce, allevato nel disprezzo per quelle come me… che altro aspettarmi se non il taglio della gola? Intanto, però, sei chiuso fuori con me e con gli altri infami. Magari la gola la tagliano a te. No, che sto dicendo? Parole ingiuste che fanno amara la bocca. Ho sempre voglia di sputare, forse è per questo che parlo e parlo a vanvera. Agli uomini va bene così. Che io parli sempre, perché la donna silenziosa è una donna che pensa e questo dà loro i brividi.
CAVALIERE Mi hanno rubato il cavallo, il bagaglio, le provviste e i pochi valori che ho strappato a due anni di battaglie contro i saraceni. Non contenti, mi hanno malmenato e ora fatico a camminare. C’erano anche i lebbrosi. Bevono senza timore nella vasca del cane imputridito. Non li chiamano morti che camminano? Monaco! Apri, per dio!
MONACO Fa’ penitenza, cavaliere. Non imprecare alla porta di un luogo santo. Non imprecare comunque, ma in particolare in questo luogo benedetto. Fa’ penitenza subito, prima che la collera divina…
CAVALIERE Non pensi che la stia già facendo, la penitenza?
MONACO Trenta Pater e tre giorni a pane e acqua. La misericordia di Dio è infinita e la sua provvidenza apre le braccia anche a quelli come te. Attento, lancio un pane oltre il muro.
CAVALIERE No, monaco!
MONACO Una libbra di pane, una razione di vino, questa è la regola. Ma per il vino devi aspettare. Meglio, così fai penitenza di astinenza.
CAVALIERE Ferma il braccio, trattieni il pane! Vuoi che attiri contro di me la folla dei derelitti? Mi uccidono, per strapparmelo di bocca!
MONACO I nostri poveri non fanno male a nessuno. L’indigenza insegna loro la mitezza e se così non fosse vedresti un fulmine scendere dal cielo dritto sulla loro testa. Sii dunque cristiano, non solo cavaliere. Se dividi il cibo con i miseri, ti guadagni la remissione del tuo peccato.
CAVALIERE Io non ho bestemmiato. Pensa ai tuoi, di peccati, e apri la porta. Sento che mi mancano le forze.
MONACO Recita altri trenta Pater per mondare la tua insolenza.
DONNA Cavaliere, perché rifiuti il pane? Un solo boccone fa rivivere il mio bambino. Non sai che Dio ti vede e ti giudica? Lascia che il monaco butti il pane oltre il muro. Me ne dai solo un boccone.
CAVALIERE Apri la porta!
MONACO A me, comandi? Solo Dio e l’abate sono padroni della mia volontà.
CAVALIERE Apri la porta, ti prego.
MONACO Sono l’elemosiniere, non il portinaio. Un giorno sarò abate o vescovo, ma per ora solo un umile monaco. Non ho le chiavi e anche se le avessi la regola è chiara: dopo i vespri, più nessuno esce e più nessuno entra.
CAVALIERE Fa’ il tuo dovere di buon cristiano, corri dall’abate a riferire che un cavaliere di ritorno dalla Palestina chiede asilo. Digli che è ferito, affamato e disarmato. Digli che è in pericolo e che i meriti che si è guadagnato combattendo contro i pagani gli valgono un ricovero nella vostra casa.
MONACO L’abate recita le preghiere con i monaci, i conversi, gli oblati, i malati, i poveri e i pellegrini accolti dentro le mura. Dio non ama che le preghiere vengano interrotte. Vuoi forse contrariare Dio? Se hai perso la spada, armati di pazienza, nobile Baldovino. Dedica il disagio di questa notte al Signore. È un’opportunità preziosa, dato che tu stesso ammetti che non hai più di che pagare per la remissione dei tuoi peccati.
CAVALIERE Ho resistito alla sete, alla fame, al sole del deserto, al gelo, alle ferite e alle malattie. Ma tu vuoi farmi trascorrere la notte in mezzo a una torma di disperati. Sono disarmato, monaco! Capisci che cosa vuole dire? Come se tu non avessi più la tua fede! Fammi entrare!
MONACO Magnificat anima mea Dominum
et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo
quia respexit humilitatem ancillae suae.
CAVALIERE Non puoi cantare mentre io mi vedo morire!
MONACO Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes
quia fecit mihi magna, qui potens est
et Sanctus nomen eius
et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum.
DONNA Lascialo cantare, cavaliere. Ci fa guadagnare il paradiso, a noi che non possiamo sperare di ottenerlo da soli. Se ci togli anche la speranza del paradiso, che cosa ci resta? Sii buono, cavaliere. Ringrazia il monaco che vuole farti dono di un pane. Un pane intero, capisci? Sii buono e generoso con chi non ha niente.
CAVALIERE Stammi lontano, tu e la puzza che ti porti addosso. Non ho niente per te.
DONNA Non per me. Il mio bambino, nobile cavaliere, il mio bambino che rivive se tu gli fai dono di un pezzo di pane.
CAVALIERE Pane! Se apro la bocca per ingoiare un boccone, tu me la chiudi per sempre con il coltello che nascondi.
DONNA Io non nascondo niente. Nemmeno me stessa. Sono come mi vedi. Più stracci che carne, più parole che respiro, e il poco di forza che mi è rimasta la impiego per stringere a me il mio bambino malato. Salva il mio bambino. In cambio posso darti la mia vita. Ah, non sai che fartene! Si fa tanto per vivere, e poi ci si rende conto che ciò che si è non ha alcun valore.
CAVALIERE Sta’ lontana. Con questo bastone ti uccido come ne ho già uccisi mille, tutti nemici di Cristo.
MONACO Fecit potentiam in brachio suo,
dispersit superbos mente cordis sui,
deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles.
Esurientes implevit bonis, et divites dimisit inanes.
DONNA Canta, monaco, canta. Fa’ entrare anche noi impuri in paradiso. Spingi avanti il mio bambino. Mostralo a San Pietro e digli: questo bambino deve avere un posto in paradiso. E se Dio vorrà, lascerà che io gli stia accanto.
MERETRICE Ha scacciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
Ha colmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Così canta il monaco. Lui stesso me l’ha insegnato.
LADRO Ha colmato di beni gli affamati? Di chi parla, il monaco? Vedi anche tu, cavaliere, che è un bugiardo. L’unico bene che questi infelici possiedono è la morte. Venga presto, così finiscono di patire. Non per me, però. Io sono abbastanza furbo da tirarmi fuori dal mucchio. I potenti non puoi abbatterli, ma abbindolarli e spremerli, adularli e sfruttarli, questo lo puoi fare. E in quanto ai meschini, loro hanno già perso molto, che differenza fa se gli porto via anche il poco che gli rimane?
CAVALIERE Hai sentito, monaco? Il ladro si fa maestro di morale. Gli si contano le ossa sotto la pelle butterata. Ha un abisso, al posto dello stomaco. Vacilla sul suo bordo e al primo colpo di vento ci cade dentro e finisce nell’inferno della fame. Laggiù sul fondo mangia per l’eternità fiamme e tormenti. È così che dev’essere. Questi sventurati sono il frutto del peccato originale. Ma io sono un cavaliere! Io sono un nobile! Nobili e chierici sono per il paradiso, non per una gheenna putrida!
MONACO Suscepit Israel, puerum suum, recordatus misericordiae suae,
sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini eius in saecula.
DONNA Soccorso, cavaliere! Difendi i deboli, come hai giurato di fronte a Dio. Vogliono il mio bambino! Non lasciare che me lo prendano, tu che hai portato la croce. Non hai il Signore dalla tua parte? Pregalo di punire con la dannazione i bestemmiatori che vogliono fare a pezzi il mio bambino! Divoratori di innocenti! Dio vi sprofonderà nell’inferno!
MERETRICE Ti ho preso, ladro! Ti cavo gli occhi!
CAVALIERE Lontani da me! Non ho cibo! Non ho denaro! Non vedete che ormai sono più simile a voi che a un cavaliere del re?
DONNA Prendi il mio bambino, cavaliere. Salvalo!
CAVALIERE Dio degli eserciti, è un cadavere, questo! La carne è putrefatta! Via da me questo orrore! Ma che cosa fanno? Si contendono il corpicino, lo fanno a pezzi… La madre si oppone, urla, la sommergono con la loro furia. Quella donna è morta, nessuno la può più salvare. Monaco!
LADRO Puttana piscia di cane, bava di scimmia, lurida bestia, torna ai tuoi giacigli infamanti. Io con te non ho niente da spartire, io non mi faccio insozzare dalla scrofa. Prendimi, se sei capace!
MONACO Baldovino, Baldovino. Le tue grida turbano la notte, che invece è fatta per il riposo, la meditazione e la preghiera. Non stai dando il buon esempio ai miseri che bivaccano qui fuori. Se non vuoi il pane, lo divido con i diciotto poveri che abbiamo accolto dentro le mura.
CAVALIERE Diciotto? Perché solo diciotto?
MONACO Diciotto secondo la regola.
CAVALIERE E questi altri?
MONACO Sono affidati alla provvidenza. I loro peccati sono spaventosi, come testimoniano le sofferenze che li tormentano.
CAVALIERE Muoiono di fame, hanno appena la forza per respirare. Quali peccati possono commettere?
MONACO Gli innominabili peccati della carne.
CAVALIERE È vero. Si mangiano tra di loro.
MONACO Sono argomenti che non ti competono. Ti devo lasciare, sta per arrivare il vescovo e devo accoglierlo con giubilo.
CAVALIERE Una buona notizia. L’incubo sta per finire. Esulto anch’io, per l’arrivo del vescovo. Dovrete aprire la porta.
MONACO Per farlo entrare, sì.
CAVALIERE Mi accoderò con discrezione, come un sospiro d’aria che nessuno avvertirà.
MONACO Dopo i vespri nessuno può accedere al monastero.
CAVALIERE E il vescovo?
MONACO Trascorri la notte in preghiera, nobile Baldovino, come ti manda a dire l’abate. Domattina ti impartirà la sua benedizione. Lo senti, il rumore degli zoccoli? È il vescovo con il suo seguito. A domani, Baldovino!
MERETRICE Aspetta, monaco. Sono Edgarda. Faccio ancora in tempo a dare conforto al vescovo e al suo seguito. Fammi entrare e sarò generosa anche con te.
MONACO Come osi proferire parole che solo il diavolo può averti suggerito? Va’ a seppellirti in un antro profondo, scrofa di Babilonia!
MERETRICE Ti ho dato la mia verginità. Nel borgo, più nessuno vuole avere a che fare con me. Non hai pietà, monaco?
CAVALIERE Che pietà implori da chi te l’ha negata quando si è mostrato generoso? Vattene, dunque. Vuoi che il vescovo ti faccia incarcerare? Un’accusa di eresia e sei sul rogo.
MERETRICE Tu non capisci. Nel monastero sono di casa, mi chiamano la sorellina. Dovrei essere dentro con loro. Ne ho il diritto!
CAVALIERE Sii tu stessa pietosa con te stessa, altrimenti sei morta. E non parlare di diritti. Li hanno chiusi in un sepolcro. Il suolo trema. Un rombo spacca il cuore della notte. Eccoli, monaci e cavalieri. Cingono il vescovo con un guscio di spade. Sono uomini santi, eppure sembrano demoni scaturiti dalle tenebre. Portano fiaccole che illuminano le miserie. Spronano i cavalli al galoppo affinché i loro occhi vedano il meno possibile. Se travolgono qualcuno dei vagabondi… buon per lui, ha smesso di soffrire. Ehi, fermatevi! Sono Baldovino di Friburgo! Che fate? Mi travolgete? Mi avete quasi ucciso, maledetti! Quanti sono? Cento? Mille? In testa il vescovo, abbigliato come un principe. Tiene un falcone sulla spalla. Ha fatto buona caccia. I servitori trasportano carcasse di cervi e di cinghiali. Che cos’è questo tumulto? Un gruppo di disgraziati non sa resistere e si butta all’assalto. Vogliono morire? Grandinano bastonate. Anche colpi di spada. Feriti, moribondi, una battaglia contro la disperazione. Non per sconfiggerla, ma per fecondarla. Venti monaci armati si schierano ai lati dell’ingresso. Ecco, tutti dentro il monastero. E io qui tra i furfanti e i lebbrosi. Se mi avvicino alla porta, ridotto come sono, le guardie mi sbudellano prima ancora di avere sentito la mia storia. Monaco! Fammi entrare!
MERETRICE Fa’ entrare me, piuttosto! Non sono nobile come lui, ma ho qualità che tu apprezzi di più.
DONNA Prendete il mio bambino, fatene un oblato. Monaco, è un bravo bambino, non piange mai.
CAVALIERE Non eri morta, tu? Che notte è questa, di vivi che sono morti e di morti che sono vivi?
MONACO A domani, cavaliere. Devo correre in dispensa. Il vescovo deve cenare.
CAVALIERE Lui deve cenare, noi vivere. Chi ha la precedenza?
MONACO Il vescovo è un uomo frugale, ma l’abate vuole onorare la sua santità. Pasticcio d’anguilla e zuppa di luccio, anatra in salsa di cipolla e pecora arrosto, budino di castagne e torta di zucca.
CAVALIERE Vorrei essere capace anch’io di tanta frugalità.
MONACO Chiederò la sua benedizione per te.
CAVALIERE Digli che penserò a lui, ascoltando i brontolii del mio stomaco.
MONACO Devi pensare a Dio, non al cibo.
CAVALIERE Sussurralo all’orecchio del vescovo, monaco. Io per Dio ho rischiato più volte di morire, ma forse Dio preferisce la caccia con il falcone alla guerra ai saraceni. Io l’ho vista, la guerra santa. Mi ascolti, monaco? Abbiamo messo a ferro e fuoco Costantinopoli, città cristiana. Sai chi erano i nostri nemici? Donne e bambini, preti e monache. Ne abbiamo torturati e ammazzati a migliaia. Io ho visto, monaco. Mucchi di teste alti come palazzi. Il sangue arrivava alle ginocchia. Io ho visto le bande di cristiani assalire i viandanti, farli a pezzi e arrostirli per poi divorarli. Sono fuggito da un inferno, ma qui ne trovo uno peggiore perché benedetto, e perché più eterno e fortificato di quello vero. Mi senti, monaco?
MONACO Come tu giungi ti lavono e’ piedi
con un gentile e prezioso cotto,
e poi ti rizzi et a tavola siedi
e ti pongon innanzi pan biscotto,
tortole e quaglie; e questo ve’ che credi,
che là non vi si paga poi lo scotto!
LADRO Ah ah ah! Hai visto Gerusalemme, cavaliere? E l’Eden? E il paese di Cuccagna, l’hai visto? Non immaginavi che fosse qui, nel monastero, e che fosse abitato dai monaci! Ascolta, cavaliere, ascolta il giullare che ti racconta del paese di Cuccagna e dei suoi furbi e santi abitanti.
MERETRICE Dove sei, figlio di sette inferni? Non nasconderti nelle tenebre. Mostrati, che possa strapparti la lingua!
LADRO Lo senti il giullare, cavaliere? Canta il paese di Cuccagna al vescovo, gli vende il nostro sogno per quattro soldi. Case fatte di pesci e salsicce, sulla riva di un fiume per metà di vino rosso e per metà di vino bianco. In ogni piazza tavole imbandite alle quali tutti possono sedersi. Lungo le strade oche grasse che si arrostiscono da sole. Vi si celebrano sette pasque e la quaresima cade solo ogni vent’anni. E quando si è stanchi o si invecchia, basta tuffarsi nella fontana della giovinezza.
MONACO Cappon, starne, piccion grossi e bastardi
a porti innanzi le non son mai tardi!
Non vi potrei contar poi ne’ dì neri,
come il venerdì e ’l sabato mattina
storïon grossi proprio come ceri
vi sono acconci, dico, in gelatina,
e gli erbolati corron pe’ sentieri
di uova fresche e’ v’ è piene le tina,
e tinche, lucci e muggini e lamprede
et altri pesci ancor cotti si vede!
CAVALIERE Monaco! Anche noi vogliamo un motivo per cantare!
MONACO Nobile Baldovino, è ora di compieta. Se vuoi lodare il Signore e domandare perdono per i tuoi peccati, intona il Nunc dimittis insieme a noi.
CAVALIERE Lo stomaco è vuoto, la bocca rimane chiusa.
MONACO Non ti avevo offerto un pane?
CAVALIERE Ce ne vorrebbero cento.
MONACO Solo Dio fa i miracoli.
CAVALIERE Allora butta il pane, fa’ felice almeno uno di questi sventurati. E succeda quello che deve succedere. Dove corri, donna? No, non andare! Ti ammazzano, per un boccone! Ecco, si azzuffano. Mangiano pane e sangue.
MONACO Rendi preziosa la notte con la meditazione e la preghiera, Baldovino. Domani ringrazierai Dio per i tormenti patiti.
LADRO E io per che cosa devo ringraziarlo?
MONACO Solo i patimenti, l’umiltà e l’accettazione della propria condizione ci guidano alla vita eterna.
MERETRICE Lo so, è così. Devo rimanere per sempre quella che sono. Altrimenti, voi dove infilereste il vostro santo batocchio?
CAVALIERE Come ti chiami, monaco elemosiniere?
MONACO Egnazio.
CAVALIERE Io muoio, questa notte. Lo sai, Egnazio? Se chiudo gli occhi, mi strangolano. Se veglio, mi colpiscono alle spalle.
MONACO Abbi fede.
CAVALIERE Nel mio piccolo castello mi aspettano una moglie e due figli. Li ho abbandonati per tre anni. Vai tu a raccontare come sono morto sulla soglia di un monastero?
MONACO È l’ora della preghiera. Abbandonati fiducioso alla volontà imperscrutabile di Dio. Solo lui conosce le risposte.
CAVALIERE Ma io non mi faccio nemmeno domande, Egnazio. Ho imparato da tempo a non farmele. Voglio solo sopravvivere a questa notte. Fammi entrare, Egnazio!
MONACO Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace.
CAVALIERE Non voglio finire in questo modo orribile. Senza onore. Senza dignità. Dammi una spada! Non voglio finire nei loro stomaci. Fammi entrare, Egnazio, te lo chiedo per carità cristiana. Ti supplico. Non lasciarmi morire così.
MONACO Quia viderunt oculi mei salutare tuum
quod parasti ante faciem omnium populorum.
MERETRICE Rassegnati, cavaliere. Te l’ho detto. Questa notte il destino di un cavaliere e di una puttana si legano secondo un misterioso piano divino. Perché Dio ha i suoi piani, no? Nei suoi piani io dovevo diventare una meretrice e tu un martire senza martirio. Forse, se ci rassegniamo, e facciamo contento Dio, forse anche per noi ci sarà qualcosa.
CAVALIERE Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli. Così ha cantato il monaco Egnazio. La sua voce e quelle degli altri monaci soffocano le mie urla. Tu allontanati, damigella. Non voglio soccombere sotto il tuo sguardo. Dovresti vedermi compiere imprese eroiche, non finire sotto le unghie di questi infami. Monaco, mi senti? Morire così, Egnazio, in un modo tanto orribile e vergognoso… no, non è giusto per chi era partito con la fede nel cuore.

INTERMEZZO

Il Bel Gherardin, che notte ancor dura,
di tristizia e di dolore moria,
ma pensossi d'andare alla ventura
per esser fuor di tal malinconia.
E un donzel, ch'egli amava oltre misura,
chiamò segretamente, e sí dicia:
- Or vuo' tu venir meco, Marco Bello,
e tratterotti come mio fratello? -
E quel donzel che sempre con lui visse
pella voglia ch'avie di servire
chi anche lui nel cuore avea gli disse:
- Io vo' con teco vivere e morire. -
E cavalcando tutti traspensati,
piú e piú giorni senza dimorare,
fur una notte in un luogo arrivati
che non v'avíe casa dove albergare.
E senza cena, la notte, affannati,
non ristetton per ciò di cavalcare
e, quando venne in su l'albor del giorno,
Marco Bello allor si guardò dintorno.
E riguardando per quella pianura,
ebbe veduto un nobile castello,
ch'era cerchiato d'altissime mura,
ch'al mondo non aveva un par di quello.
Non poria cantar lingua né scrittura
de quanto era fortissimo e bello.
E quando furon giunti a quella porta,
la porta lor fu aperta immantinente:
sulla tavola cibo d’ogni sorta
e tutto attorno a lor festosa gente.


ATTO SECONDO
Il mattino degli esclusi

A. Rinaldo di Forez, vescovo.
B. Teobaldo, usuraio cristiano.
C. Martina, concubina.
D. Eleonora di Orleans, beghina.
E. Giovanni, novizio.

Il vescovo si alza dal letto a metà del giorno. Con lui c’è la sua concubina. Egli ha costretto una pia donna a lasciare il beghinaggio e ora la usa come cameriera personale. Principe della chiesa, è principe anche nel mondo e non manca di far sentire il peso del suo duplice potere. Gli abati non sono più la guida dei regnanti. I papi si affidano sempre più ai vescovi che stanno nelle città, all’ombra delle cattedrali. A lui dunque è affidato il compito di giudicare un usuraio. Lo salverà perché stringe con lui un patto. Esercitate le proprie funzioni in nome della grandezza della chiesa, rimane solo con le proprie contraddizioni.

BEGHINA Ti devi alzare, vescovo. Il sole è alto.
VESCOVO Uccide la notte, il delinquente.
BEGHINA Ho fatto quanto mi hai chiesto. Ora vado. Ti aspetto in chiesa.
VESCOVO Ti trema la voce. Tira la tenda, beghina! Non vuoi guardarmi in faccia?
BEGHINA Non ce n’è bisogno.
VESCOVO Temi le mie nudità. Eppure sei stata sposata.
BEGHINA Sono sposa di Cristo.
VESCOVO Non intendo attentare alla tua santa virtù. Anch’io sono santo in quanto vescovo. Tra noi ogni forma di intimità è santa.
BEGHINA Posso ritirarmi, vescovo?
VESCOVO Ho bisogno dei tuoi servigi.
BEGHINA Comanda. Prego Dio che ogni tuo comando sia espresso nella dottrina.
CONCUBINA Preghiere, preghiere, preghiere! Non puoi vivere solo di preghiere! Si può essere buoni cristiani anche godendo dei piaceri che il mondo ci offre.
VESCOVO Hai sentito che cosa dice Martina, la mia compagna in Cristo?
CONCUBINA Anche Gesù si è fatto ungere i piedi da Maria Maddalena. Il mio servizio è più completo e quindi più meritevole. Pensi che un giorno anch’io possa diventare santa?
VESCOVO Dio non vorrebbe mai una come in te in paradiso. Corromperesti i martiri. Beghina, siamo attesi dai monaci per le preghiere dell’ora terza?
BEGHINA È passata l’ora sesta, vescovo. I monaci sono ancora in chiesa, ma tra poco vanno in refettorio. Vorrebbero ascoltare la tua parola.
VESCOVO Ecco perché ho fame! I miei indumenti, presto.
BEGHINA Desidero ritirarmi, vescovo.
VESCOVO Sai che cosa facciamo? Entriamo insieme. Io, Martina ed Eleonora di Orleans, beghina a Liegi, nobile donna privata dell’amato marito, votata a Dio, soccorritrice dei bisognosi, consolatrice dei sofferenti, portata via dal suo beghinaggio per darle modo di guadagnarsi il paradiso servendo un principe della chiesa.
CONCUBINA Ehi! Anch’io ti soccorro e ti consolo.
VESCOVO Ma tu lo fai per i gioielli.
CONCUBINA Non fa anche lei qualunque cosa per il paradiso? Perfino farsi umiliare da te.
VESCOVO L’humilitas è la via maestra per la vita eterna. Tu, mia cara, che vivi già in un giardino di delizie… temo che nell’aldilà avrai l’inferno.
CONCUBINA Non ci andrò certo da sola.
VESCOVO Non fissarmi con gli occhi fiammeggianti. Io sono santo.
BEGHINA Devo ricordarti, vescovo…
VESCOVO Il cavaliere della croce? Sì, sì, sì, lo riceverò. L’avete fatto entrare? L’avete rifocillato?
BEGHINA Ho sentito dire che non si è più fatto vivo.
VESCOVO Tanto disturbo nella notte per scomparire chissà dove! Verso nuove battaglie?
CONCUBINA Battaglie cristiane o battaglie amorose? La lunga astinenza l’ha reso impaziente.
BEGHINA Ma di altro ti voglio parlare. L’abate me l’ha tanto raccomandato. Deve esaminare alcuni peccatori. Un usuraio, giunto qui di sua spontanea volontà. E un’eretica portata in catene dai soldati del re.
VESCOVO Me ne ha accennato. Ho il sospetto che se ne voglia lavare le mani, lasciando a me l’incombenza di impartire la giusta punizione. Parlerò con l’usuraio, ma non inquisirò l’eretica. Con le truppe c’è un domenicano di profonda dottrina e sarà la sua mano a sradicare la malerba.
BEGHINA La sapienza unita alla saggezza e non disgiunta dalla misericordia compassionevole sapranno dare loro ciò di cui hanno più bisogno.
VESCOVO Portami l’usuraio, dunque.
BEGHINA Adesso, vescovo?
VESCOVO E quando, se no? Al crepuscolo partiamo per raggiungere i campi di battaglia. Dobbiamo recare il nostro conforto ai bravi cristiani che estirpano l’eresia. E non è detto che non prenda anch’io la spada. Combattere per Cristo, ecco la mia vera vocazione.
CONCUBINA Va’, beghina, corri, obbedisci al tuo Cristo in terra.
BEGHINA E i monaci in refettorio?
CONCUBINA Di’ loro che il vescovo fa il fioretto del digiuno. Tu sarai papa, ne sono certa, vescovo mio dolce.
VESCOVO Te l’ha confidato un angelo?
CONCUBINA Gli angeli non parlano con me. Sono identici alla tua beghina, tutta devozione e niente emozioni. Che cosa faresti se al mio posto ci fosse lei? Finiresti per cacciarla o strangolarla, perché la cosa che io ti do lei l’ha cucita con il filo di ferro della preghiera, trasformandola da delizia in cilicio.
VESCOVO Reciderei il filo e poi le insegnerei le cose che sai fare tu.
CONCUBINA Ruffiano traditore! Nessun’altra donna sa darti l’estasi che da me ricevi senza bisogno di gridare al miracolo.
VESCOVO Vestiti e ricomponiti, adorabile blasfema. Dobbiamo giudicare un uomo in peccato mortale e i processi non si fanno con le malizie di una donna perduta, ma con le minacce della scomunica, le citazioni dei santi padri, le indagini assistite dallo Spirito Santo, la misericordia divina e la fermezza dell’Antico Testamento. Lasciamo il tono goliardico e assumiamo quello ieratico. Bada di non rendere una farsa la dura condanna che potrei emettere contro il mio profondo desiderio di pietà. Non voglio essere costretto a farti rinchiudere in una cella.
CONCUBINA Faccio la brava, ma tu lasciami assistere. Ogni volta che sono davanti a una delle tue vittime, mi dico che potrei esserci io al suo posto.
VESCOVO Come osi pensare che sia io l’origine e la causa della loro disgrazia?
CONCUBINA Perdonami, terribile vescovo. Sono solo una donna, stupida e immorale.
VESCOVO Sta’ in un angolo, accovacciata come una gatta con la pancia piena, e non aprire mai la bocca.
CONCUBINA Così sarà.
VESCOVO Ascolta. Li senti? I monaci lasciano la chiesa in processione. Vanno al cimitero a pregare per i morti. Chiedono la loro intercessione. Morti e vivi a volte si confondono. I morti ridiventano vivi e i vivi piangono la morte prossima ventura.
Ad te clamamus, exsules filii Hevae, ad te suspiramus, gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
Che cosa possono eretici e imperatori contro la bellezza e la potenza di questo canto? Un coro di cento monaci può vincere ogni battaglia. Loro, dovremmo schierare in prima linea! Il canto, come le trombe di Gerico, abbatte le mura e falcia i nemici. Dio ci parla! Parla a noi e ci dice: anche voi siete sangue del mio sangue e corpo del mio corpo, anche voi siete Cristo incarnato, anche voi siete figli miei prediletti. Crollano gli imperi, ma la chiesa si erge salda e svettante per l’eternità.
CONCUBINA Guardali, uno dietro l’altro e uno di fianco all’altro e non uno che interrompa la perfezione geometrica dell’incedere. Tutti allo stesso passo, tutti con il medesimo portamento, e sul viso un’espressione identica, di chi già contempla Dio nella sua gloria.
VESCOVO L’esercito degli eserciti, il pugno di Dio. La milizia di Cristo.
CONCUBINA Osserva il novizio. Quello con il viso da bambino. La fede gli ha incastonato due soli ardenti negli occhi.
VESCOVO Io ti parlo della grandezza della chiesa e tu posi gli occhi su un giovinetto?
CONCUBINA Ma è bello!
VESCOVO Fallo venire qui. Digli che il vescovo ha notato la sua devozione e intende premiarlo facendolo assistere al pentimento di un uomo empio.
CONCUBINA Davvero posso?
VESCOVO Tu non vuoi solo i suoi occhi, confessalo a me che sono il padrone delle tue perversità.
CONCUBINA E se la confessione la facessimo dopo, noi tre, nell’alcova?
VESCOVO Tu insozzi la mia santità.
CONCUBINA Ma le do anche la forza di sopportarla. Vado a cogliere il frutto proibito. Tu medita sulla mia assoluzione.
VESCOVO Ecco l’usuraio. Devo togliermi dalla mente l’immagine di Martina. Ma le mie dita profumano ancora di lei.
BEGHINA Uomo, inginocchiati davanti al vescovo Rinaldo di Forez. Vescovo, quest’uomo è Teobaldo. L’abate lo affida alla tua misericordia. Ora posso ritirarmi nella preghiera?
VESCOVO Oggi la tua preghiera è dedicata a questo furfante. Rimani con noi per assistere alla sua salvezza in Cristo o alla sua dannazione in Belzebù. Temi che tuo marito possa spiarti, dalla beatitudine eterna in cui ora si trova?
BEGHINA Se anche lo facesse, non troverebbe motivi di temere per la mia anima.
CONCUBINA Santa donna!
VESCOVO Taci, malalingua. È lui il devoto novizio nel cui sguardo hai intravisto la luce della vera fede?
CONCUBINA Si chiama Giovanni. È virtuoso e timido, ma ardente nella devozione.
VESCOVO Vuoi farti santo, Giovanni?
NOVIZIO Non voglio peccare di superbia.
VESCOVO Allora vuoi farti abate.
NOVIZIO Voglio servire il Signore. La mia vita è nelle sue mani e accetto con umiltà ciò che vuole farne.
VESCOVO Tuttavia, lo servi meglio se disponi di uomini e cose.
NOVIZIO Solo se ne sono degno.
VESCOVO La salvezza passa dalla redenzione e quindi prima di entrare in paradiso bisogna peccare, e peccare molto. Mi ritieni un peccatore?
NOVIZIO Sono qui per essere giudicato, non per giudicare.
CONCUBINA Non tormentarlo. Non ti commuove la sua innocenza?
VESCOVO Fa’ rialzare l’usuraio, Giovanni. Porgigli il crocefisso, invitalo a baciarlo. Fallo giurare sui libri sacri. Giuri che mai e poi mai il demonio ha ispirato le sue azioni, che la sua fede è integra e la sua obbedienza al papa assoluta.
USURAIO Vado in chiesa tutti i giorni, lo giuro. Giuro di essere fedele alla dottrina cristiana e mi considero l’umile servo…
VESCOVO Sei troppo pronto a giurare. Come posso fidarmi di uno che per il vile denaro ha fatto fruttificare il tempo, che appartiene solo a Dio?
USURAIO Non ho commesso un crimine. Io…
VESCOVO Concedete prestiti senza sperarne nulla. Lo scrive Luca evangelista. Se presti denaro al povero, non l’opprimerai con le usure. Dal libro dell’Esodo. Non darai il tuo denaro a usura, e non esigerai un sovrappiù di frutti. Levitico. Tu divori la carne dei poveri a cui hai prestato soldi!
USURAIO Perché io sono stato arrestato mentre sulla strada del borgo sono sotto gli occhi di tutti i banchi feneratizi dei lombardi? Fanno il mio stesso mestiere!
VESCOVO Il concilio Lateranense distingue tra usura e interesse.
USURAIO Ma è quello che faccio io, di prestare denaro a interessi bassi.
VESCOVO E che cosa chiedi, in pegno?
USURAIO Faccio come tutti gli altri.
VESCOVO Un terreno da cui magari la chiesa trae la decima per sostentarsi. Un terreno che magari finisce nelle mani degli ebrei, e così la chiesa perde la decima e s’impoverisce. Tu dissangui la chiesa! Non hai mai pensato che l’ira del Signore prima o poi ti avrebbe colpito? Non puoi servire Dio e Mammona.
USURAIO Voglio confessarmi. Voglio che le mie colpe siano perdonate. Voglio offrire a Dio e alla sua chiesa il segno tangibile del mio pentimento. Questa borsa di soldi maledetti, per esempio, che ho guadagnato con un lavoro esecrabile, indegno di un buon cristiano.
VESCOVO Hai imboccato la retta via. Giovanni, mostraci in che modo eserciti la tua pietà su un peccatore.
CONCUBINA Attento, vescovo. A volte gli allievi superano il maestro. E tu, beghina, non guardi?
BEGHINA Il tempo della mia preghiera si è assottigliato e devo recuperarlo. Io non disobbedisco ai superiori, ma mi sento come una pianta sradicata. Se questa è la volontà di Dio, l’accetto. Ma lo prego affinché ponga fine alla mia penitenza e mi faccia tornare a Liegi.
VESCOVO Amen.
NOVIZIO Dopo il peccato originale, il Signore ha condannato l’uomo al lavoro, ma è mediante il lavoro che l’uomo china la testa di fronte a Dio, accetta la sua volontà ed esulta partecipando al suo piano di redenzione. L’usuraio è un ozioso. Vedete mai il sudore sulla sua fronte? Se ne sta inerte ad aspettare i frutti della sua malizia. Il trascorrere del tempo riempie le casse della sua ingordigia. E il tempo, come ha ricordato il vescovo, appartiene solo a Dio. La sua attività è dunque vergognosa e immorale. L’usuraio imita l’ebreo, maestro di turpitudine. L’usura è un peccato contro natura.
Corrode le fondamenta della chiesa e corrompe le anime con illusioni di ricchezza immediata e facile.
VESCOVO Un poco confuso, ma convincente.
CONCUBINA È stato bravissimo e non puoi negarlo. Guarda l’usuraio com’è impallidito. Si vede già sfrigolare sulle braci dell’inferno. Digli qualcosa anche tu, beghina.
BEGHINA A tutti i peccatori è offerta la possibilità di redimersi.
CONCUBINA Ti riferisci a lui o a me? Bah, non vedo di che cosa dovrei pentirmi. Ormai sono quella che sono e non ho speranze di condividere il paradiso con gli uomini a cui ho dato il piacere o con le donne a cui l’ho rubato.
BEGHINA Abbi fede nella misericordia di Cristo.
CONCUBINA La fede? Qualcuno dovrebbe insegnarmela. Il vescovo, magari.
NOVIZIO Pentiti, peccatore!
USURAIO Mi pento, mi pento, mi pento! Dio abbia pietà di me, Dio abbia pietà di me, Dio abbia pietà di me! Prendi questa borsa, monaco, dalla al vescovo!
VESCOVO Non ancora, e non abbastanza. Sei ebreo, usuraio?
USURAIO No, vescovo, no! Nella sua magnanimità, Dio mi ha preservato da questa maledizione!
VESCOVO C’è solo un modo per appurare la verità. Tu lo conosci, Giovanni?
MONACO La sofferenza della carne?
VESCOVO L’innocenza mostra gli artigli.
CONCUBINA Non c’è bisogno di ricorrere ai tormenti. È evidente che quest’uomo non è un ebreo. Non ha il naso grifagno né le guance incavate né lo sguardo ferino né le mani adunche. Io gli credo.
VESCOVO Ma tu conti meno di uno dei miei peti.
CONCUBINA Dillo anche tu, beghina. Non pensi che quest’uomo non abbia niente a che fare con gli ebrei?
BEGHINA Io non so niente di queste cose, se non che Dio ci rivela sempre la sua volontà e la rivela attraverso i rappresentanti in terra. A volte anche a noi direttamente, ma solo dopo tanta penitenza e tanta preghiera, perché dobbiamo rendercene degni. Io prego per lui, affinché si ravveda e non ricada più in un peccato che infama il suo nome e infanga la sua anima.
CONCUBINA Tu preghi preghi preghi e non hai mai un’opinione su niente! E i desideri della carne? Vedi quanto è bello questo monachello? Lo sai che voglio portarmelo a letto? Non ci verresti anche tu?
VESCOVO Basta, Martina!
CONCUBINA Dille perché l’hai rapita dal suo beghinaggio. Ti sei invaghito della sua carne immacolata. Vergine fuori e vergine dentro, come non ne hai mai posseduta una. La compiango. Lei era l’ultima delle incorrotte. Ora nella sua clausura non fa che confondere estasi mistiche e altre più terrene.
VESCOVO Sei solo una malalingua. Una baldracca lasciva. Resta al tuo posto, donna!
CONCUBINA Qui, sul pavimento, nell’angolo, come la cagna fedele.
BEGHINA Confiteor Deo omnipotenti et vobis, fratres, quia peccavi nimis cogitatione, verbo, opere, et omissione mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beátam Mariam semper Virginem, omnes Angelos et Sanctos, et vos, fratres, orare pro me ad Dominum Deum nostrum. Misereatur nostri Omnipotens Deus et, dimissis peccatis nostris, perducat nos ad vitam aeternam. Amen.
VESCOVO Amen.
NOVIZIO Amen.
VESCOVO Hai pensato, Giovanni, al metodo più spiccio e sicuro per identificare un ebreo?
NOVIZIO Sì, vescovo. L’ho pensato con imbarazzo.
VESCOVO Ergo, hai pensato giusto. Vuoi rivelarlo anche a noi?
NOVIZIO È cosa risaputa che gli ebrei… praticano la circoncisione.
VESCOVO Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi servirà a nulla. E dunque?
NOVIZIO Non capisco, vescovo.
VESCOVO Devi appurare che quest’uomo non è circonciso.
NOVIZIO Lo accompagno…
VESCOVO Da nessuna parte. Voglio assistere di persona a un processo fondato sull’evidenza della prova.
NOVIZIO Ma qui ci sono due donne.
VESCOVO Una è santa, l’altra è dannata.
BEGHINA No, vescovo, no. Con il tuo permesso io vado altrove.
VESCOVO Prega, se vuoi, ma rimani.
BEGHINA Perché mi fai questo? Non mi hai fatta soffrire abbastanza? Come tornerò tra le mie sorelle? Sarò per sempre colei che è stata nelle stanze del vescovo. Potrò mai fugare la caligine del sospetto dai loro sguardi?
VESCOVO Se ti reputi compromessa, perché porre limiti alle tue azioni? A volte la cattiva nomea non fa che aumentare la nostra libertà. Sii ardita, come lo pretende la nostra missione.
BEGHINA La mia libertà è nella reclusione volontaria in Cristo, e l’ardimento è nella purezza dei miei pensieri.
VESCOVO Proprio per Cristo noi stiamo combattendo.
BEGHINA In modi che mi turbano.
VESCOVO Sei stata troppo lontana dal mondo. Io te lo voglio svelare, così che tu possa sentirti più forte e più risoluta nella fede.
BEGHINA Niente e nessuno, fino a questo momento, l’ha mai intaccata.
VESCOVO Solleva la veste dell’usuraio, Giovanni. Mostraci se ha mentito o se ci ha detto il vero.
CONCUBINA Esegui, monachello. A questo e ad altro ti conduce il voto di obbedienza.
BEGHINA No! La morte, piuttosto! Tutti sapranno che cosa è accaduto e io… io dove troverò rifugio?
CONCUBINA Nel letto del vescovo, beghina.
BEGHINA Mai!
VESCOVO Vattene, Martina. Mi stai portando a un tale grado di irritazione da farmi temere per la tua incolumità.
CONCUBINA Me ne vado con lei.
VESCOVO Lei deve stare qui.
CONCUBINA Vieni, beghina. Non fare caso ai suoi strepiti. Lui comanda e urla, ma è in torto. Per quanto può strillare uno che ha torto? Per sempre? Allora davvero non c’è speranza, per questo mondo di ingiustizie. Vieni con me, povera donna strappata alla tua quiete. Ti invidio, sai. Tu hai di che mangiare e non temi la solitudine. Hai le tue sorelle e hai Cristo. Io patisco tutto ciò che c’è da patire, dalla fame all’umiliazione, e se cerco la compagnia di qualcuno è solo per vendergli corpo e anima. Andiamocene fuori, dove si possa respirare.
VESCOVO Lei deve stare qui!
BEGHINA Vescovo, ti supplico…
CONCUBINA Non supplicare chi non ha cuore. Bada, tu. Lei viene con me e io vado con lei e tu puoi fare solo due cose: o ci scomunichi e ci fai arrestare, oppure ci lasci andare. Se ci fai arrestare, il nostro scandalo diventa anche il tuo.
VESCOVO Monaco, fermale.
NOVIZIO Non so come fare, vescovo.
VESCOVO Sei un uomo! Fermale!
NOVIZIO Non farmi mettere le mani addosso a due donne. Davvero, non posso. Non disobbedisco a te, ma obbedisco a una legge più alta.
VESCOVO E allora vattene! Avevo male interpretato il tuo animo. Tu abate? Nemmeno elemosiniere! E se con questa tua ribellione mediti di guadagnarti la santità, ti sbagli. Non è con le opere che si diventa santi, stupido monaco male indottrinato!
NOVIZIO Forse è il caso che ti mandi l’abate, così puoi consigliarti con lui.
VESCOVO Come osi trattarmi da anima in pena o da pecorella smarrita?
NOVIZIO Voglio solo farmi perdonare l’inettitudine. Non posso andarmene da qui sapendoti irritato con me.
VESCOVO Idiota! In quante tasche vuoi infilare le mani? Come puoi ambire a santità, potere e integrità nello stesso tempo? Nella tua anima, Dio e Satana giocano insieme come fratelli. Pensi che non sappia quanto siano perverse le tue labbra che pregano il Signore e seducono il demonio?
NOVIZIO Dici parole terribili e ingiuste. Sei il mio vescovo, ma…
VESCOVO Sono il tuo vescovo e basta. Prostrati di fronte a me.
NOVIZIO La tempesta che è scoppiata nel tuo cuore…
VESCOVO Prostrati, monaco!
NOVIZIO Misericordia, vescovo.
VESCOVO E ora vattene nel tugurio che chiami cella. Genuflesso sulla pietra prega e prega e prega fino a quando non ti gira la testa e non ti si spaccano le ginocchia. Obbedisci!
NOVIZIO Obbedisco.
VESCOVO Ma prima canta Ave maris stella.
NOVIZIO Devo cantare?
VESCOVO Canta!
NOVIZIO Ave, maris stella
Dei mater alma
atque semper virgo
Felix caeli porta.
Sumens illud "Ave"
Gabrielis ore,
funda nos in pace,
mutans Evae nomen.
VESCOVO Basta. Rialzati. Vattene.
USURAIO Posso rialzarmi anch’io, vescovo?
VESCOVO Può rialzarsi un usuraio e stenta a farlo un vescovo? No, io non ho motivo di prostrarmi. Quanto è più grande il tuo peccato rispetto ai miei! La chiesa dev’essere eterna! E sono quelli come me che la preservano dalla rovina. Rialzati, uomo.
USURAIO Ho il tuo perdono?
VESCOVO Se non te lo concedo, sei finito. Un ebreo trova sempre chi vuole commerciare con lui, ma un cristiano scomunicato è peggio di un lebbroso. Vuoi finire i tuoi giorni a mendicare alle porte dei borghi?
USURAIO No, vescovo.
VESCOVO Tu hai peccato e ogni peccato richiede una penitenza. Tutti i tuoi beni sono confiscati.
USURAIO Così mi condanni!
VESCOVO No, ti salvo la vita.
USURAIO Se mi togli il denaro, mi togli anche l’aria che respiro.
VESCOVO Te ne lascio quanto basta per sopravvivere. Sta a te ricostruire la prosperità in cui sei vissuto. Ma lo puoi fare solo se sei generoso con la chiesa e con i suoi uomini. Tu non oserai mai più arricchirti a danno della chiesa!
USURAIO Mai più.
VESCOVO Non prenderai mai più in pegno terre che nutrono la chiesa!
USURAIO Mai più, vescovo, mai più.
VESCOVO Non presterai a usura ai chierici se non con il giusto interesse, che essi stessi ti avranno indicato!
USURAIO Così sarà.
VESCOVO E metterai la tua arte al loro servizio, affinché anche la chiesa possa intraprendere un’attività tanto remunerativa.
USURAIO Così sarà, vescovo.
VESCOVO Insieme potremo costruire le strade per i ricchi pascoli del Signore. Ma se osi muoverti ancora da solo sui sentieri dell’egoismo, sappi che il tuo peccato ti porta malattia, miseria e infamia. E poi l’inferno in eterno.
USURAIO Ho capito, vescovo.
VESCOVO Verrai da me ogni tre mesi e mi confesserai perdite e profitti e poi ascolterai le mie raccomandazioni e i miei consigli, così edificheremo su fondamenta solide. Il profitto dell’uno sarà il profitto dell’altro.
USURAIO Te ne ringrazio, vescovo.
VESCOVO Ora lasciami solo con i miei tormenti. Ho anch’io peccati da espiare, ma qual è il giusto che non pecca sette volte al giorno? Ti restituisco la vita, fanne buon uso.
USURAIO Amen.
VESCOVO E così sia. Se ne sono andati tutti. L’unica che mi preme è la prostituta, da cui non voglio separarmi. Non so se rimanere qui ad aspettare che torni la maledetta o se andare a recitare la mia parte. Posso restare qui per sempre in attesa di lei, ma sarebbe un paradiso o un inferno? Se raggiungo il mio gregge e faccio voti a Dio, mi si offre la possibilità di avere il paradiso in terra e poi anche quello in cielo.
Questo mondo è una Babilonia. Di concubine, ne trovo una a ogni angolo di strada.

INTERMEZZO

E Gherardin, che le parole intese,
rassicurato fu con lei nel letto;
e la donzella fra le braccia prese,
che di bellezze non avea difetto.
Poi sopra il bianco petto si distese,
baciando l'uno e l'altro in gran diletto.
E s'egli é ver come il libro dimostra,
piú e piú volte d'amor feciono giostra.
Signor, sacciate che questa donzella
si faceva chiamar la «Fata Bianca»,
signora di città, borghi e castella
con molta quantità, se il•dir non manca.
Poi la donzella il domandò del nome;
egli rispuose: - Lo Bel Gherardino. -
E quando quella damigella intese
sí come cortese e largo era istato,
d'una amorosa fiamma il cor l'accese,
che non trovava posa in nessun lato.
E Gherardino fra le braccia prese,
e con bramosa voglia l'ha baciato.
Ed è, veggendo questa innamoranza,
come da prima incominciò la danza.


ATTO TERZO
Il crepuscolo dei dannati


Bernardo, abate.
Raimondo, conte di Tolosa.
Simonetta, eretica di Béziers.
Viviana, maligna.
Tommaso di Brescia, domenicano inquisitore.


Le guerre sono finalizzate alla formazione dei regni. Gli intrighi si trasferiscono dai monasteri ai palazzi. Anche la lotta contro le eresie viene utilizzata per eliminare le piccole autonomie. Religione e politica si alleano per spartirsi e contendersi il potere. L’omologazione coatta mette a ferro e fuoco l’Europa. Si prepara la plurisecolare lotta contro la stregoneria. Migliaia di donne (le nobili diventano sante, le popolane streghe) sono messe sul rogo. Francescani e domenicani non predicano più la mitezza e la conoscenza, ma la denuncia e la tortura. Tuttavia, uomini nuovi divulgano timidamente idee nuove. Si parla di tolleranza, di libertà, di scienza laica. Si diffonde la consapevolezza di un mondo diverso da quello che è stato predicato. Più grande, più vario, più complesso.

CONTE Il crepuscolo è il sesto giorno della creazione. Il mondo è splendido. Dio se ne allontana per prendersi il meritato riposo. Forse, tuttavia, dovrebbe continuare a creare, senza mai staccare lo sguardo vigile dalle proprie creature.
ABATE Nell’uomo ha già trasfuso le sue qualità, facendolo a propria immagine e somiglianza. La creazione è perfetta così com’è.
CONTE Il crepuscolo riporta l’uomo dentro se stesso. Lo seduce con il mistero celato nella luce che si fa ombra e nell’ombra che si veste di luce.
ABATE Ricorda che l’opera di Dio continua per mezzo della chiesa. Solo con la chiesa si può sperare di ricomporre ciò che è stato diviso. Solo con l’obbedienza ai suoi precetti si riporta l’anima alla beatitudine dell’Eden.
CONTE Scusa, Bernardo. Ero assorto in me stesso, non ho sentito le tue parole.
ABATE Forse le ritieni meno importanti di altre. Forse sei più interessato ai discorsi di chi ha reso la tua corte l’anticamera dell’inferno.
CONTE Sei offensivo. Tu non conosci i miei amici.
ABATE Ho letto che cosa scrivono.
CONTE Ma non sei mai venuto nel mio castello.
ABATE In mezzo agli eretici? Ai giullari? Ai chierici vaganti che hanno abbandonato e tradito la chiesa per i piaceri delle locande? In mezzo ai liberi pensatori, come tu chiami questa nuova peste delle menti? Distorcono la tradizione e pretendono di conoscere la verità, loro che non tengono in alcun conto la dottrina del santo padre.
CONTE Se tu avessi visto con i tuoi occhi…
ABATE … e ascoltato con le mie orecchie le oscenità e gli attacchi alla chiesa? Siamo fratelli, Raimondo, ma ora un affetto più grande e una fedeltà che trascende ogni rapporto umano mi portano lontano da te. Io, in sincerità, ho orrore di ciò che sei diventato.
CONTE Mi consegni dunque al vescovo? Io ti ho chiesto asilo, e tu mi tradisci?
ABATE Non io. Tu stesso hai compiuto il passo verso l’abisso.
CONTE Nessuno dei miei attuali amici mi avrebbe abbandonato con tanto cinismo. Loro mi avrebbero difeso.
ABATE Sei indifendibile! Hai dato rifugio agli eretici. Hai ospitato prostitute e adoratori di Satana. Hai perfino accolto fraternamente gli ebrei. Gli ebrei, Raimondo! Mi sono giunte voci che una delle tue figlie… non oso nemmeno parlarne, tanto orribile è la diceria.
CONTE Caterina è innamorata di un ragazzo ebreo, è vero.
ABATE E me lo dici così? Inorridisco della tua indifferenza. Non posso che pregare Dio affinché ti conceda la grazia di capire, pentirti, espiare. Se non è già troppo tardi.
CONTE Non ho niente di cui pentirmi, se non di essermi fidato dei chierici.
ABATE Fiat voluntas Dei.
CONTE So che è arrivato l’inquisitore. È così che ora si onora Dio? Con la sofferenza delle sue creature?

Veni, creator Spiritus, mentes tuorum visita,
imple superna gratia, quæ tu creasti, pectora.
Qui diceris Paraclitus, donum Dei altissimi,
fons vivus, ignis, caritas et spiritalis unctio.


ABATE Il Signore sia con te, Tommaso di Brescia. Il vescovo è già ripartito per raggiungere l’esercito, ma ti ha lasciato un messaggio.
INQUISITORE L’ho letto. Si congratula per la mia opera infaticabile.
ABATE A tutti è giunta notizia dei tuoi successi. Dio abbia pietà delle anime che hai affidato al braccio secolare.
CONTE Dio l’avrà, ma altri la negheranno.
INQUISITORE Raimondo di Tolosa. Lo sa il vescovo che ti sei rifugiato qui?
CONTE Era già partito.
INQUISITORE Se le autorità mandano a morte falsari e ladri, a maggior ragione è giusto che gli eretici siano non solo scomunicati, ma anche giustiziati. Gli eretici e i loro fiancheggiatori.
ABATE Mi avevano preannunciato il tuo arrivo, ma mi avevano anche detto che con te c’era una sola eretica.
MALIGNA Io sono una buona cristiana. Puoi chiederlo a chiunque. Vado in chiesa e prego Dio come tutti i buoni cristiani. Perché mi avete fatto portare qui dalle guardie? Non ho fatto niente di male, io.
INQUISITORE La donna eretica è l’altra. Si è illusa di sfuggire al suo destino nascondendosi nel bosco, ma i cani l’hanno stanata.
MALIGNA Io non la conosco nemmeno, quella. Che c’entro io con le eretiche? Lasciatemi tornare alla mia casa, perché non è giusto che una donna onesta venga portata via senza motivo.
INQUISITORE Questa che parla con tanta arroganza è una donna maligna. Troppo a lungo abbiamo tollerato queste malerbe, peggiori perfino delle eretiche. Scendono a patti con il demonio e in nome suo compiono ogni genere di nefandezze.
MALIGNA Di che cosa parla, il domenicano? Tu, che mi sembri un monaco pietoso… tu sei l’abate, vero? Guardami in viso e dimmi se vedi una creatura diabolica.
ABATE Se bastasse giudicare dall’aspetto... Forse che Satana stesso non assume le forme della seduzione?
MALIGNA Ora ti racconto. Il mio vicino è una persona dura. Con lui non riesco a parlare e qualche volta grido perché mi insulta. Mi ha avvelenato il gatto, che Dio lo punisca facendogli cadere i denti! Perché mi fissate come se aveste paura? Che cosa può farvi una meschina che vive da sola? La guerra e la malattia le hanno portato via lo sposo, i genitori e i fratelli.
INQUISITORE Osservala, Bernardo. Ricordi le parole del grande di Aquino? La donna è un errore della natura. Una sorta di uomo mutilato e malriuscito, nata a causa di un seme guasto.
MALIGNA Che delirio sono le tue parole? Non hai una madre? O una sorella? Anche a loro parli così?
ABATE Non essere sfrontata. Se davvero sei innocente, nessun male ti verrà fatto e presto tornerai alla tua casa. Ora lasciaci parlare, così che possiamo chiarire il tuo caso.
MALIGNA Io non sono un caso. Sono una donna onesta e quello che mi state facendo non è giusto. Diglielo anche tu, nobile signore.
CONTE Io, per il momento, ascolto.
MALIGNA Uno parla, l’altro guarda e il terzo ascolta. Tre uomini per scavarmi la fossa.
ABATE Dimmi, Tommaso, raccontami tutto.
INQUISITORE È vero che il vicino le ha ucciso il gatto. Un gatto nero, che certo non era come tutti gli altri, o forse sì, perché forse tutti i gatti non sono solo gatti. Lo scrive il papa nella Vox in Roma, a proposito dell’iniziazione satanica. Quando il novizio raggiunge l’assemblea dei malvagi, trova un rospo enorme al quale deve succhiare la lingua. Poi verso di lui arretra un gatto nero con la coda rialzata e l’adepto deve baciargli l’ano. Proprio quello che il vicino di questa strega le ha visto fare.
MALIGNA Bugiardo! Lo prendevo in braccio per accarezzarlo!
ABATE Ti ho chiesto di pazientare.
MALIGNA Ma lui mi rivolge accuse infamanti! Aiutami, abate!
ABATE Basta, donna!
MALIGNA Anche tu sputi quella parola come se ti ustionasse la lingua. Donna. Sì, donna! La stessa che ti ha dato la vita e ti ha allattato. Non era donna anche la madre di Gesù?
INQUISITORE Se osi pronunciarne ancora il suo nome, ti faccio mettere il bavaglio di ferro.
MALIGNA Me ne vado a consolare la povera giovane. L’avete torturata che di lei non rimane che strazio. Farete la stessa cosa con me? Sono morta, vero? Il cuore mi batte così forte che mi ruba il respiro. Non c’è pietà nei vostri occhi.
ABATE L’uomo di cui parla è affidabile?
INQUISITORE Un buon cristiano lodato dal parroco. Ma ci sono altre testimonianze. La maligna raccoglie erbe con la luna piena. Non recitando il Credo come la chiesa comanda, ma incantesimi in lingue pagane. Da lei si recano le donne che non vogliono dare alla luce il figlio concepito. L’ultima volta che un bambino scomparso è stato visto, lo teneva lei per mano. E così via, Bernardo. Un uomo l’ha incontrata nuda nel bosco che allattava un piccolo demone peloso. Come vedi, non si tratta della solita accusa di adorazione degli idoli.
CONTE Mi stupisce che uomini di cultura come i domenicani possano prestare fede a maldicenze tanto assurde quanto infondate. Se i gatti neri fossero l’incarnazione di Satana, su questo pianeta ci sarebbero più demoni che credenti. Allattare un demone? Che cos’è, quindi, un diavolo, solo un animale che genera cuccioli da svezzare?
INQUISITORE Tu dubiti delle parole del papa!
CONTE Non ho detto questo.
INQUISITORE Tu ritieni che il papa, ispirato da Dio, diffonda falsità presso i cristiani!
CONTE Io credo che il papa sia infallibile, quando Dio lo ispira.
INQUISITORE Tu non sei un buon cristiano!
CONTE Lo testimoniano le mie opere.
INQUISITORE Protettore di catari, ebrei, saraceni e libertini. Sono queste le tue opere?
CONTE Ho sempre offerto ospitalità ai viandanti e alle persone di arte e cultura, purché venissero in pace e con la tolleranza nel cuore.
INQUISITORE Si può forse dare asilo alle serpi e pretendere che mordano senza veleno?
CONTE Non ho mai ospitato serpi.
INQUISITORE Eretici! Ebrei! Bestemmiatori e scomunicati!
ABATE Fatti da parte, Raimondo. Non peggiorare la situazione. Tu sai che io non ho potere in questioni di fede.
INQUISITORE Da quando i regnanti hanno dimenticato che al di sopra del potere temporale c’è quello spirituale, l’Europa è infestata da eresie ed empietà. Nonostante gli accorati appelli dei papi, i nobili non hanno ancora liberato il Santo Sepolcro. Le strade sono percorse da bande di lascivi e torme di prostitute, e nelle città ci si dedica solo alla fornicazione e all’accumulo di denaro. Come se ciò non bastasse, ecco falsi cristiani che accorrono all’invito di Satana e con lui compiono atti innominabili. Vomitano ostie consacrate e si cibano di neonati bolliti, mentre le donne volano in groppa ai demoni e accolgono nelle bocche avide i loro membri asinini. E altri cristiani si dicono fratelli degli uccisori di Cristo, gli ebrei. Si ostinano a negare la verità rivelata e avvelenano i pozzi, appestano i raccolti e sacrificano i nati battezzati. Copulano negli edifici sacri e cospirano per impoverire la chiesa. Per quanto, per quanto, per quanto ancora Dio sopporterà tutto questo?
ABATE Molto di quello che dici è vero, ma… spesso abbiamo a che fare con donne impressionabili, ancora legate al culto degli dei pagani, soprattutto di Diana. Ti cito il Canon episcopi di Reginone. Dobbiamo estirpare le cattive credenze con la predicazione e con la penitenza.
INQUISITORE Non c’è redenzione per chi ha abbracciato Satana.
ABATE Anche Burcardo di Worms suggerisce una penitenza. Due anni di digiuno e di preghiera.
INQUISITORE Non c’è perdono per chi ha scelto il diavolo invece di Dio.
ABATE E lui, mio fratello Raimondo, ha solo seguito l’uso imprudente dei tempi, di aprire le porte a chiunque, in nome di una falsa tolleranza che possiamo però correggere.
INQUISITORE Non c’è tolleranza per chi diventa complice dei nemici della chiesa.
CONTE Io non sono nemico della chiesa, e non ho complici tra i miei ospiti.
INQUISITORE Tu non dovresti trovarti qui da uomo libero, ma incatenato di fronte al tribunale sacro.
ERETICA Fatemi la carità di un sorso d’acqua.
MALIGNA Le avete rotto le ossa. Sputa sangue, la meschina. Non v’ispira pietà una giovane tanto fragile, martoriata dai vostri bruti?
INQUISITORE Solo una donna maligna come te può difendere una catara. Ha adorato il gatto! Ha giaciuto con cento uomini alla volta! Ha sputato sulla croce!
MALIGNA L’hai vista tu fare queste cose?
INQUISITORE Come osi parlarmi in modo insolente?
MALIGNA Posso osare quello che voglio. Nelle tue grinfie chiunque è già perduto e non può certo sperare nella clemenza. Ti tengo testa, sì, ma dentro di me tremo come chi vede in fondo al proprio sentiero la tortura e la morte.
CONTE È questa la carità cristiana?
ABATE Possiamo combattere l’eresia senza essere costretti a diventare cinici e crudeli. Farò portare l’acqua, e non sarà certo questo a renderci deboli agli occhi del Signore.
ERETICA Mi chiamo Simonetta e abitavo a Béziers. Sapete dov’è Béziers? Nella dolce Occitania, dove si parlava la lingua dei trovatori. Ora non rimane più niente di dolce, ora più nessuno parla. Non rimane più nemmeno Béziers. E nemmeno le altre città, nemmeno i borghi, nemmeno le capanne dei pescatori lungo il fiume o quelle dei contadini tra i campi di segale. Nemmeno i castelli ci sono più, che ornavano la mia terra come tante gemme. Fuoco, fuoco ovunque. E sangue. Nemmeno l’Occitania c’è più, rannicchiata sotto un mantello che prima aveva il colore della lavanda e ora è rosso e ha l’odore forte della bestia macellata.
MALIGNA Sono una donna ignorante, ma anche quelle come me sanno capire l’avidità dei potenti.
INQUISITORE La senti? Infama la chiesa. Vuoi ancora difenderla?
CONTE Racconta, Simonetta. Facci rivivere i tuoi tormenti. La tua terra era anche la mia e ora appartiene al re e al papa. Sarà davvero questa la volontà di Dio?
INQUISITORE Lo senti? E tu, abate, non lo rinneghi?
MALIGNA Racconta, Simonetta, fa’ piangere chi ha ancora un cuore e fa’ infuriare chi non ha più nemmeno l’anima.
INQUISITORE La senti? Vuoi metterla solo a digiuno, tu. Io dico che bisogna strapparle la lingua. E dopo i giusti tormenti purificare il suo corpo, prima di mandare l’anima a Dio.
ERETICA Sapevamo di un esercito comandato da Simone di Montfort. Migliaia e migliaia di saccheggiatori ansiosi di fare massacri e bottino. Sapevamo che il re di Francia aveva colto l’occasione per impadronirsi delle ricche terre del sud. Ammazza tutti gli eretici! Così gli aveva scritto il papa. Speravamo che il re di Aragona sarebbe intervenuto. Ma era impegnato nella guerra contro i mori di Spagna. Avevamo la certezza che tu, Raimondo, ci avresti difesi. Ma tu, tu ci hai traditi.
CONTE No! Ho confidato in Dio e nella chiesa e ho ritenuto giusto sottomettermi. Speravo così…
ERETICA Nudo, prostrato di fronte al legato papale, ti sei lasciato fustigare in pubblico, rinnegando il tuo stesso popolo.
CONTE Pensavo che si sarebbero accontentati della mia umiliazione. Che una volta toltami la scomunica, se ne sarebbero andati. Voi, allora, sareste stati salvi. Sareste stati salvi!
MALIGNA Dici la verità? Ebbene, la tua verità è peggiore della menzogna, perché hai riposto la tua fiducia negli aguzzini.
ERETICA Sapevamo che per noi non ci sarebbe stata pietà. Eravamo gente di pace e non prendemmo le armi, anche se tra noi c’erano molti che erano stati cavalieri e soldati. Non avevamo paura. Molti anziani fummo noi stessi a soffocarli con misericordia e amore. Così le loro anime furono liberate senza che avessero visto le cose orribili che io poi ho visto. Anche molti bambini uccidemmo, per non lasciarli ai cristiani. Ora sono là con il Dio Buono e presto li raggiungerò.
MALIGNA È disumano. Nessuna madre, nessuna figlia può fare quello che dici.
ERETICA Ricevuto il consolamentum, morirono nella gioia. Io stessa, in mancanza di un Perfetto, imposi le mani sul mio fratellino.
MALIGNA E poi tu, sua sorella, l’hai ucciso?
INQUISITORE Hai sentito, abate? Ora capisci com’era mal riposta la tua pietà? Un sorso d’acqua alle serpi che si annidano in seno a Cristo. Si schiacciano, invece!
ERETICA Pregammo senza sosta. Manifestammo la volontà di uscire dalla città e di consegnarci a Simone di Monfort. Agnelli sacrificali, ansiosi di raggiungere i cari nel mondo buono in cui risplendono le anime dei giusti. Ma i cattolici nostri amici ce lo impedirono.
INQUISITORE Non c’erano cattolici in città.
ERETICA Noi eravamo solo cinquecento. Gli altri ventimila erano cattolici.
INQUISITORE Falsità. Dove sarebbero ora tutti quei cattolici?
ERETICA Tutti morti. Tutti uccisi da un esercito di belve. Avete percorso la Linguadoca come un branco di lupi e niente è rimasto dopo il vostro passaggio.
MALIGNA E questo in nome di Cristo?
CONTE Posso testimoniare che dice la verità. Io stesso ho visto la più bella delle terre annegare nel sangue dei suoi abitanti. Ho visto donne torturate per ore. Prima amputavano mani e piedi, poi i seni, le orecchie, il naso, e poi strappavano gli occhi e infine le inchiodavano al suolo con un palo appuntito e le lasciavano lì a morire. Ho visto bambini violentati e sventrati e mai più dimenticherò l’orrore nei loro sguardi.
MALIGNA E questo in nome di Cristo?
CONTE La mia terra tanto amata! Ero orgoglioso della serenità e della pace che si respirava lungo le sue strade. Dall’Italia, dai regni del nord, dalla Spagna, e anche dai paesi arabi, sì, e da altri più lontani, arrivavano persone sagge e altre con la gioiosa follia della musica nel cuore e altre ancora animate dalla furia di capire e scoprire cose nuove. Come poteva Dio essere disgustato da tanta scienza e da tanta bellezza? Non m’importa che fine farò e se riavrò mai i miei castelli, ma temo che il mondo non sarà mai diverso da quello che è. Questo pensiero mi tormenta e mi fa gridare. In ogni grido ce ne sono mille altri e visi sconosciuti mi si affollano intorno. Nei loro occhi scorgo l’orrore che tu ogni giorno spargi come un seme di male.
INQUISITORE Hai rivelato la tua vera anima e questo ti costerà…
CONTE Se tu non avessi il potere, saresti solo un verme, di quelli che vivono sottoterra e quando piove emergono alla luce e allora il merlo se li ingoia, e così finisce la loro vita strisciante. Ma quanti altri, quanti altri vermi nel fango di questo pianeta!
INQUISITORE Sarai processato per eresia!
CONTE E tu stesso userai i ferri per straziare le mie carni. Sorriderai alle mie grida, ti leccherai le labbra avido di orrore.
INQUISITORE Ecclesia abhorrit e sanguine.
CONTE La chiesa aborre dal sangue? E perché ne sparge tanto? E comunque trova sempre chi tortura e uccide per lei.
ABATE No, Raimondo, no. Ti avevo avvertito. Tu cammini sulla via della perdizione. Mi spezzi il cuore, dicendo queste cose. Se fai così, io non posso fare altro che pregare per la salvezza della tua anima.
CONTE Prega invece, insieme ai tuoi complici, per la salvezza dei corpi, perché non potete mandare a Dio tanto dolore senza che lui non pensi che la sua chiesa ospita più diavoli che santi.
INQUISITORE Tu bestemmi!
CONTE Io piango, diabolico inquisitore. Ma non per commuovere te, che anzi ne godi. Solo per onorare le vittime della tua ferocia.
ERETICA Ero rimasta sotto una montagna di cadaveri e mi dicevo: piove, sono tutta bagnata. Pioveva sangue. Accecata, stordita, terrorizzata dal silenzio che aveva mutato la città in un cimitero.
MALIGNA Nel mio borgo, s’intona un canto triste prima di abbattere la pecora o il maiale. A chi verrebbe in mente di infierire? Solo a una persona malvagia. Chi mai urlerebbe a una pecora: tu sei Satana! Per poi suppliziarla con ferri roventi e macchine che stritolano, strappano, mutilano? Eppure, quello che non si fa alle bestie lo si fa agli uomini. È forse per questo che Dio ci ha creati? Affinché ci avventassimo gli uni contro gli altri senza motivo, per il piacere perfido di vedere soccombere, implorare e gridare di dolore e disperazione, di terrore e sconforto? No, no, non può essere giusto un mondo così.
INQUISITORE Come può una creatura del demonio…
MALIGNA Io non sono la creatura di nessuno! Nemmeno del tuo dio sanguinario!
INQUISITORE Lo so! Tu appartieni a Satana!
MALIGNA A me stessa, Lucifero, solo a me stessa. Ma tu non puoi capire, tu che non hai nulla dentro di te se non questa fanatica crudeltà.
ABATE Crux Sancti Patris Benedicti
Crux Sacra Sit Mihi Lux
Non Draco Sit Mihi Dux
Vade Retro Satana
Numquam Suade Mibi Vana
Sunt Mala Quae Libas
Ipse Venena Bibas .
INQUISITORE Princeps gloriosissime cæléstis milítiæ, sancte Michaël Archángele, defénde nos in praélio advérsus príncipes et potestátes, advérsus mundi rectóres tenebrárum harum, contra spirituália nequitiæ, in cæléstibus.
ABATE In nómine Iesu Christi Dei et Dómini nostri, intercedénte immaculáta Vírgine Dei Genitríce María, beáto Michaéle Archángelo, beátis Apóstolis Petro et Paulo et ómnibus Sanctis, ad infestatiónes diabólicæ fraudis repelléndas secúri aggrédimur.
INQUISITORE Exorcizámus te, omnis immúnde spíritus, omnis satánica potéstas, omnis incúrsio infernális adversárii, omnis légio, omnis congregátio et secta diabólica, in nómine et virtúte Dómini nostri Iesu…
ERETICA Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane che è al di sopra di ogni cosa. E perdona a noi i nostri debiti, come noi li perdoniamo ai nostri debitori. E non indurci in tentazione, ma liberaci dal Malvagio.
INQUISITORE Empia. Tu non puoi pregare il Dio Padre. Tu non sei sua figlia, sei figlia di Satana e alle fiamme del suo regno ti consegno, secondo la volontà del papa e del Cristo di cui è vicario in terra.
MALIGNA Rinnega la tua dottrina, o almeno fa’ finta. Non dargli motivo di mandarti a morte. Puoi ancora salvarti, se lo vuoi.
ERETICA Io non sono di questo mondo e questo mondo non è in me, ma solo intorno a me come illusione maligna. Voi che lo abitate e credete che esso esista e quindi cedete alle sue seduzioni, come farete a entrare nel regno dei cieli che tanto predicano i vostri pastori? Siete un gregge destinato all’abisso, perché non avete una guida.
MALIGNA Digli che rinneghi la tua fede eretica, diglielo!
ERETICA Chi mi dà la morte, mi dà invece la vita e tu vorresti la mia rinuncia? Vivere è morire e morire è finalmente vivere!
MALIGNA Non si può dunque vivere senza follia? Mi ero rassegnata alla solitudine e ambivo solo a una vita tranquilla. Siete venuti a stanarmi. Per quale motivo, se non facevo del male a nessuno? Da una parte e dall’altra, ovunque vedo follia. Io che sono nel mezzo, soccombo.
ABATE Tu verrai con me, Viviana. Pregheremo insieme e troveremo la via che ti riporti alla pace con Dio.
INQUISITORE Che cosa dici, abate? Ho le prove che questa donna ha stretto un patto diabolico.
ABATE Hai già la tua eretica, ti basti un processo al giorno.
INQUISITORE Voglio portarla davanti a un tribunale che l’esaminerà con giustizia. Dev’essere purificata. Lo capisci, abate? Altrimenti la pestilenza si diffonderà e allora vedrai ogni giorno non uno, ma dieci, mille, innumerevoli processi. Perché sta’ sicuro che le scoveremo tutte, queste femmine che si accoppiano con il diavolo.
ABATE Non voglio che ti abitui troppo alle fiamme. Rischi di incendiare il mondo intero.
CONTE Cristo è risorto dalla prima croce; ma da questa su cui voi l’inchiodate ora, non scenderà mai più.
INQUISITORE La gloria di Dio non si misura in vite umane, ma in anime salvate. E per salvare le anime dobbiamo elevare mura invalicabili intorno ai veri credenti. Quando è necessario, dobbiamo uscire dalla roccaforte della fede con l’esercito del Signore e condurre battaglie aspre contro il male e i suoi seguaci. Se si rende necessario erigere roghi in ogni piazza, facciamolo. Se dobbiamo raddrizzare la via tortuosa della verità con la tortura, facciamolo. Se dobbiamo uccidere chi ostacola la purificazione dal male e non si converte, facciamolo. Se dobbiamo estirpare la malerba dell’eresia e della negazione di Dio sterminando interi popoli, facciamolo. Tutto quello che facciamo è solo per la gloria di Dio. Il Signore ha già perdonato ogni nostro peccato presente e futuro, perché noi pecchiamo per la gloria della sua unica vera santa chiesa.

Gloria in excelsis Deo
Et in terra pax hominibus bonae voluntatis.
Laudamus Te, benedicimus Te, adoramus Te, glorificamus Te,
Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam,
Domine Deus, Rex coelestis, Deus Pater omnipotens.
Domine Fili Unigenite, Jesu Christe,
Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris:
Qui tollis peccata mundi miserere nobis;
Qui tollis peccata mundi suscipe deprecationem nostram,
Qui sedes ad dexteram Patris miserere nobis.
Quoniam Tu solus Sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus, Jesu Christe,
Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris.
Amen.