Io sono Libera
storia di usura ed estorsione

di

alessandro trigona


personaggi

donna        (30/40 anni)    Libera
Luisa
Ucraina
Martina
uomo            (30/50 anni)    Mario
Luigi
Palmera

sfondo nero. A sinistra, uno specchio incrinato con vicino, appesi al soffitto, una parrucca bionda e una nera, oltre a un paio di grosse forbici.
Dal soffitto pendono diversi oggetti (parannanza sulla destra; dei bambolotti invece sulla sinistra) che serviranno a definire i personaggi che gli attori interpreteranno.
UOMO è al centro della scena, gambe larghe, con una mazza da baseball sulla spalla. Dietro di lui, nascosta, DONNA. Al centro della scena, ci sarà sempre, o quasi sempre, uno degli interpreti.
Musica.
Donna emerge, danzando, da dietro Uomo. Indossa la parrucca rossa: interpreta il personaggio Ucraina. Finita la danza, si pone di fronte a Uomo, spalle al pubblico con una mano sul suo petto. Uomo, interpretando il personaggio di Palmera, parla al telefono.

Uomo:    sono Palmera, il vostro consulente finanziario! (ride). Sì, sono stato allo stadio. Che te lo dico a fare! I ragazzi hanno giocato uno schifo … del resto lo si sapeva… il risultato non poteva che essere quello (ride) …uno schifo. Un vero schifo.… sì. Hai ragione. Ci consoliamo con quelli! (Risata cattiva)
Donna si volta di scatto verso il pubblico.
Donna:    (urlando) noooooooooooooooooo!
Con gesto rabbioso, si toglie la parrucca mostrandola come se fosse uno scalpo. Rimane ferma a guardare il pubblico.
Donna:    (perentoria) No!
Donna va sulla destra e appende la parrucca rossa a un gancio dismettendo così il ruolo di Ucraina. Indossa la parannanza: adesso è il personaggio di Libera.

Donna:     (al pubblico) io sono Libera! Almeno questo è il mio nome: Libera. (passi di danza) Mio padre mi ha chiamata così perché era uno spirito libero, un libertario. (passi di danza) Un uomo che amava la vita e credeva nell’uomo. Voleva che io fossi libera, veramente libera.  Libera!

Uomo colpisce Donna alla gamba con la mazza da baseball facendola cadere. La minaccia.

Uomo:    e adesso dimmi come fai a ballare!

Uomo torna immobile nella posizione di partenza.
Donna è dolorante a terra. Abbassa il capo. Lo rialza. Ha cambiato espressione. Si alza in piedi come se nulla fosse.

Donna:    (al pubblico) fin da piccola mio padre mi parlava di ideali, valori, di come dovrebbe essere il mondo, l’uomo. Ed io… (passi di danza) Io sono cresciuta così, con le sue parole ad accompagnarmi la vita.

Donna danza la libertà. Poi si ferma.

Donna:    (al pubblico) Luigi, mio marito, gestiva un bar, un piccolo esercizio in periferia.
Donna è accanto a Uomo che si volta verso di lei. I due sono uno di fronte all’altra. Di profilo rispetto al pubblico. Uomo ha la mazza da baseball nascosta dietro la gamba a significare il cambio di personaggio interpretato: Luigi, il marito di Libera.

Donna:     Luigi, sei sveglio?
Uomo:    da un pezzo.
Donna:    me ne sono accorta. Ti muovevi in continuazione.
Uomo:    (allusivo) si fa qualcosa? Insieme?
Donna:    parliamo.
Uomo:    avevo in mente qualcosa di diverso
Donna:    Luigi, è da un po’ di tempo che sei inquieto.
Uomo:    sarà il tempo, le sigarette. Non so.
Donna:    no. Non è quello.
Uomo:    no. Non lo è.
Donna:    e allora cos’è?
Uomo:     credo che Martina sia già sveglia. Vado a vedere.
Donna:     Luigi, così non va. Non va proprio.
Uomo:     cosa?
Donna:    è evidente che c’è qualcosa mi nascondi, che non mi vuoi dire.
Uomo:    lo sai come vanno le cose. Alcune difficoltà, problemi. I fornitori che sono sempre in ritardo, le rate del mutuo.
Donna: Luigi, sono tua moglie. È giusto che io sappia. Che io sia messa al corrente di quello che non va.
Uomo:     Libera, non ti devi assolutamente preoccupare. Io… io… va tutto bene. Tutto bene.
Donna:     non mi convinci per niente. Stai male? Hai sempre la tosse, fumi troppo!
Uomo:     ma che dici? Sto bene. Solo una bronchite che non mi fa dormire. Te l’ho detto: va tutto bene. Stai tranquilla.
Donna:    è come se mi nascondessi qualcosa.
Uomo:    non c’è niente, credimi. Va tutto bene.
I due si guardano. Rumori off. Luigi volta lo sguardo.

Uomo:    Martina! Papà arriva!

Uomo accenna ad allontanarsi ma è Donna a voltarsi verso il pubblico mentre Uomo assume la posizione iniziale.

Donna:    (al pubblico) da ragazza ero stata ballerina nella compagnia del Teatro Comunale. Ero brava e – devo dire – anche con un discreto successo.  

Donna danza. Si ferma. Uomo colpisce Donna alla gamba con la mazza da baseball facendola cadere. La minaccia.

Uomo:        e adesso dimmi come fai a ballare!

Uomo assume la posizione iniziale.

Uomo:        (meccanicamente) ti amo

Donna è dolorante a terra. Abbassa il capo. Lo rialza. Ha cambiato espressione. Si alza in piedi.

Donna:    (al pubblico) ballare è stata sempre la mia vita. Solo ballando ritrovavo me stessa, la mia dimensione, la mia armonia col mondo. (passi di danza) Così insegnavo danza presso l’Accademia.

Donna si toglie la parannanza e indossa la parrucca rossa. Interpreta Ucraina. Balla intorno a Uomo che interpreta Palmera. Donna si ferma. Uomo, interpretando il personaggio di Palmera, parla al telefono.

Uomo:     di noi, tu sei il meglio. Che te lo dico a fare? Mi piace la vita… come dici sempre tu… godermela!
Donna gli si inginocchia davanti, alza le mani sul petto di Uomo che distende in alto la mazza da baseball. Suono di SMS.

Uomo:      (provando piacere) scusa, Mario, ma… ho qualcosa da fare… urgente…. brava così, Hilenia o come cazzo ti chiami. Così!
Donna si alza e danza. Uomo riassume la posizione iniziale mentre Donna va verso destra dove, toltasi la parrucca rossa, l’appende. Indossa la parannanza e torna a interpretare il personaggio di Libera.

Donna:    (al pubblico) è stato circa un anno fa che ho capito che qualcosa non andava. Certo non potevo immaginarmi quello che sarebbe successo dopo.

Donna si avvicina a Uomo che ora interpreta Luigi, il marito di Libera. Sono uno opposto all’altra. Schiena contro schiena.

Uomo:    Martina dorme?
Donna:     era stanca la nostra piccola Biancaneve.
Uomo:    devo dire che anch’io mi sento a pezzi. Sarà il tempo.
Donna:    a tavola hai avuto una smorfia che… (scherzando) …sembravi Shrek quando si sveglia. Che faccio ti riciclo?
Uomo:    Era solo un dolore intercostale che... domani passo dal medico e mi faccio visitare.

Suono continuo di SMS

Donna:    vedo che il cellulare non ti lascia in pace.
Uomo:    questioni di lavoro che mi ammazzano.
Donna:    sicuro che sia solo quello? Non voglio fare la moglie gelosa ma… non è che c’è altro? Sei sempre attaccato al telefono. Chiami, ricevi SMS in continuazione, non so.
Uomo:    non c’è nulla. Credimi. Lavoro. È solo lavoro. Non c’è nessun’altra. È così.

 Donna scuote il capo e fa per andare via. Lei gli dà le spalle.

Uomo:    dove vai?
Donna:    a dormire. Domani sera c’è il saggio. Te ne sei scordato? Se non te la senti, non venire
Uomo:    è che sono stanco
Donna:    e confuso.
Uomo:    come farei senza di te?
Donna:    ne avresti un’altra.
Uomo:     come te, impossibile!
Donna:    forse meglio.
Uomo:    Libera, lo so, lo capisco. Per me è un momento difficile. Ti trascuro, anche con Martina poi…. non mi sento bene.
Donna:    sei stanco di me?
Uomo:    come fai a dire una cosa del genere?
Donna:    sei assente, tanto assente.
Uomo:    io ti amo.
Donna:    sempre quei messaggi che… un continuo!
Uomo:    ti amo.
Donna:    non so. Siamo distanti come mai lo siamo stati.
Uomo:    non è così, Libera! Non lo è! È solo…
Donna:    quello che è!

Donna si volta verso il pubblico mentre Uomo assume la posizione iniziale.

Donna:    (al pubblico) la nostra era una vita normale, anche banale. Come tante. Almeno così credevo che fosse fino a quando… la sera dopo… mentre mi esibivo al saggio…

Donna danza poi si ferma, immobile.
Uomo ha un sussulto. Un altro. E un altro ancora.

Uomo:        Libera? Martina? Libera?

Uomo ha ancora alcuni sussulti. Poi, come un burattino senza fili, braccia all’infuori con le mani all’ingiù, gambe storte, capo reclinate sulla spalla, muore.

Uomo:        Libera…

Anche Donna ha un gesto di dolore. Poi, torna a raccontarsi.

Donna:    (al pubblico) quella notte non venne a mancare solo mio marito, il padre di Martina, ma la nostra intera vita. (pausa) almeno quella che fino ad allora era stata la nostra vita (passi di danza si ferma e poi al pubblico) E l’incubo doveva ancora cominciare!

Uomo prende vita e colpisce Donna alla gamba con la mazza da baseball facendola cadere. La minaccia.

Uomo:    e adesso dimmi come fai a ballare!

Uomo assume la posizione iniziale.

Uomo:        (meccanicamente) ti amo

Donna è dolorante a terra. Abbassa il capo. Lo rialza. Ha cambiato espressione. Si alza in piedi. Va verso lo specchio.

Donna:    (al pubblico) con Luigi avevo seppellito la mia vita, quella che era stata fino ad allora la mia vita, la “nostra” vita, mia e di mia figlia (passi di danza) ora si apriva un nuovo capitolo della mia vita. Non è facile cambiare il proprio modo di essere, di concepire se stessi. (si volta e si avvicina a Uomo) Così, cominciai ad imparare cosa vuol dire gestire un esercizio. I turni, la pulizia, i fornitori, la cassa, i clienti. Già loro… (sposta Uomo e ne prende il posto al centro della scena) i clienti.
Uomo:    (interpretando Mario e girando intorno a Donna come uno squalo) un caffè e un cornetto.
Donna:     (al pubblico) avevo imparato! Cominciato così a essere padrona della situazione.
Uomo:    ho detto: un caffè e un cornetto.
Donna:    ho capito, ho capito.
Uomo:    so che è cambiato qualcosa qui.
Donna:    le interessa?
Uomo:    sono un cliente affezionato io e ci tengo a sapere come vanno le cose.
Donna:    vanno come vanno.
Uomo:    è morto il padrone.
Donna:    mio marito. Un infarto.
Uomo:    Come mi dispiace. (pausa) Lei è…?
Donna:    la moglie.
Uomo:     la vedova.
Donna:    la vedova.
Uomo:    condoglianze, signora…?
Donna:    Libera.
Uomo:    forse è il caso che mi presenti. Mi chiamo Mario e sono un vostro antico, affezionato cliente. Suo marito… (non ricorda il nome)
Donna:    Luigi
Uomo:    Luigi! Appunto. Luigi era una così brava persona. A forza di frequentare il bar – sa - io e lui eravamo diventati buoni amici. Mi parlava spesso di lei.
Donna:    le servo qualcosa o sono solo condoglianze le sue?
Uomo:    (ponendosi dietro a Donna al centro della scena) sappia che se avesse bisogno di qualcosa, di un aiuto, non ha che da chiedere.
Donna:    mi farò un nodo al fazzoletto. (spostandosi e lasciando Uomo al centro della scena. Parla al pubblico) Credevo fosse un balordo, solo un balordo. Quelli che passeggiano per il quartiere senza avere niente da fare… (di fronte a Uomo a guardarlo in faccia) …e si atteggiano a padroni del mondo. (si volta verso il pubblico) Come mi sbagliavo!

Donna, si toglie la parannanza e indossa la parrucca rossa: interpreta Ucraina adesso. Danza intorno a Uomo. Finita la danza, Uomo, interpretando il personaggio di Palmera, parla al telefono.

Uomo:    sì, sempre io: Palmera. Sapessi! Ho incontrato Franco. Avessi visto la faccia che ha fatto! Che te lo dico a fare! Neanche fossi un fantasma. Ha iniziato a balbettare. Aveva pure cercato di cambiare strada ma… ”Franco!”, l’ho chiamato. “Come sta tua figlia?” gli ho chiesto e lui è sbiancato! (a Donna) e tu? Che fai tu, dormi?

Donna gli balla intorno. Donna, ballando, va verso destra, si toglie la parrucca e, indossata la parannanza, torna a interpretare Libera.

Donna:    (al pubblico) avevo rinunciato a una parte di me, alla mia attività artistica, la parte più creativa. Ma non avevo scelta. Avevo una figlia, una bambina da crescere cercando di farle dimenticare il dramma della morte del padre. (pausa) Ora eravamo sole. Veramente sole, io e lei!

Donna va a sinistra dove pendono due bombolette. Gioca con loro.

Donna:    (voce  da bambina) voglio papà, voglio il mio papà! (voce adulta) Martina, anche nelle fiabe accadono cose brutte. Cenerentola rimane orfana e… (voce da bambina) Brutta la vita! Brutta favola! Io non voglio questo! Non Voglio!

Donna lascia le bombolette e si sposta verso destra.

Donna:    (al pubblico) gestire il bar, in fondo, non mi dispiaceva. Ho sempre trovato stimolante imparare qualcosa di nuovo. Ci si arricchisce, si cresce. Si diventa migliori.

Uomo si allontana e, interpretando Mario, gira intorno a Donna posizionata al centro della scena.

Uomo:    allora “signora” come si trova tra caffè e cappuccini?
Donna:    fossero solo quelli! Sono i frullati e i cocktail analcolici il vero problema.
Uomo:    padrona di casa!
Donna:    in un certo senso.
Uomo:    (allusivo) quale senso?

Donna fissa l’uomo con l’espressione di chi si chieda dove l’interlocutore voglia arrivare. Si alza.

Donna:     il senso di chi è padrone della situazione.
Uomo:     ci sono situazioni e situazioni. Magari uno si illude che le cose vadano in un modo e invece…
Donna:    non è così?
Uomo:    dovesse avere bisogno di qualcosa non avrà che da chiedermelo.
Donna:    ne terrò conto.
Uomo:    nel “debito” conto.

Donna lo guarda con sospetto.

Uomo:     arrivederci a presto, “signora”. A “molto” presto.

Uomo si avvicina ai bambolotti e, lasciandoli appesi, ci gioca un po’.

Donna:    (al pubblico) “a presto…a molto presto” mi aveva detto e fu così che quell’uomo, quel “bullo del quartiere” cominciò a farsi vedere sempre più frequentemente al bar.
Uomo:    (voltandosi verso Donna) se vuole, “signora”, aiuto io sua figlia a fare i compiti

Donna, diffidente, lo guarda mentre Uomo riprende a girarle intorno.

Donna:     no, grazie. Preferiamo sbagliare da sole
Uomo:    è proprio questo il problema: sbagliare e continuare a sbagliare
Donna:    c’è qualcosa che non capisco
Uomo:    cosa?
Donna:    lei!
Uomo:    eppure è cosi semplice. Io sono uno che, in nome di una vecchia amicizia con suo marito, si offre di aiutarla ma lei sembra non apprezzarlo.
Donna:    come le ho detto: preferisco sbagliare da sola.
Uomo:    come crede ma verrà il momento in cui sarà lei a venirmi a cercare, a chiedere aiuto.

Uomo, spalle al pubblico, si pone di fronte a Donna al centro della scena. Donna si sposta lateralmente, si avvicina ai bambolotti e li agita. Uomo è rimasto di spalle al pubblico.

Donna:    (al pubblico) Martina cominciò ad inquietarsi e anch’io, devo dire, non mi sentivo affatto tranquilla. Ma, come diceva Totò: “belli si nasce e io lo nacqui!” (sforzandosi di ridere e parlando al bambolotto) “Martina, non ti preoccupare, quello è solo un fastidioso moscone che svolazza attorno al miele”.

Donna lascia il bambolotto. Uomo è sempre di spalle al pubblico e, interpretando il personaggio di Palmera, parla al telefono.

Uomo:    amico mio, che te lo dico a fare?, questo non ci voleva. Non ci voleva proprio! Lo so, lo so. Tutto può essere un problema, un maledetto problema. Un problema del… (si volta a guardarsi intorno) Amore? Dove sei, amore? Amore, ma come cazzo ti chiami, amore?

Donna è rimasta ferma a guardarlo dando le spalle al pubblico. Uomo si guarda intorno e sembra non vedere Donna.

Uomo:    maledetta puttana, lasciarmi solo così!

Donna e Uomo si voltano contemporaneamente verso il pubblico. Donna gira intorno a Uomo.

Donna:    (al pubblico) la mia inquietudine cresceva. Non sapevo bene perché. Però sentivo che qualcosa di nefasto, di brutto stava per accadere.

Donna passa vicino a Uomo che le tocca il sedere. Donna strabuzza gli occhi. Poi si ferma a guardarlo infuriata. L’Uomo si bacia la mano. Donna abbassa il capo. Lo rialza e torna a parlare al pubblico.

Donna:     (al pubblico) qualcosa destinato a devastarmi la vita. Inesorabilmente.

Donna prende il posto di Uomo che, sempre come uno squalo, ricomincia a girarle intorno.

Donna:    cosa vuole ancora?
Uomo:    parlarti.
Donna:    (sarcastica) e di cosa? Del caffè che fa schifo o dell’ebbrezza che le dà il mio fondoschiena?
Uomo:    è un’idea.
Donna:    una pessima idea!
Uomo:    dipende dai punti di vista
Donna:    (sempre sarcastica) e qual è il suo punto di vista?
Uomo:    quello degli affari e forse di altro.
Donna:    senta, “ monsieur Barbablù”, se lei si fa vedere ancora in giro chiamo il gatto con gli stivali e la faccio mettere in catene.
Uomo:    non credo che ti convenga.
Donna:    cos’è una minaccia?
Uomo:    un consiglio. Da amico.
Donna:    ancora con questa storia dell’amicizia?
Uomo:    parliamo di soldi allora.
Donna:    quali?
Uomo:    i soldi che tuo marito ci doveva e che adesso ci devi tu! E sono tanti, tanti soldi!
Donna:    mio marito non doveva niente a nessuno e tanto meno adesso io!
Uomo:    questo è quello che credi.
Donna:    se pensa di avere a che fare con cappuccetto rosso, mio caro “lupo cattivo”, si sbaglia di grosso!
Uomo:    dovresti avere un approccio diverso alla questione. Vedi, ci sono delle regole che vanno rispettate.
Donna:    regole? E quali regole? “Che orecchie grandi hai, nonna! Che bocca grande hai, nonna!”
Uomo:    quelle che adesso saremo noi a dettarti, se non lo hai ancora capito.
Donna:    e l’acqua, signore, come la vuole? Liscia, gasata o….?
Uomo:    (afferrandola da dietro con una mano sotto il seno) la vedi questa? Sai che cos’è? È carne morta! Morta! Se tu non paghi tu sei solo questo: carne morta.

Uomo prende il posto di Donna che, parlando al pubblico, va verso lo specchio.

Donna:    (al pubblico) il messaggio mi era arrivato forte e chiaro. Era ovvio che non avessi scelta ma certo non pensavo che tutto precipitasse in così breve tempo. Infatti una sera….
Uomo:    (avvicinandolesi) ti ho spaventata?
Donna:    (voltandosi verso Uomo) credevo non ci fosse nessuno.
Uomo:    è quello che volevo!

Con la mazza da baseball, Uomo, interpretando Mario, si avventa verso lo specchio con l’intento di romperlo. Donna lo blocca. Nasce una colluttazione. L’Uomo colpisce alla gamba Donna che cade a terra. Uomo la minaccia con la mazza.

Uomo:        e ora dimmi come fai a ballare!

Uomo assume la posizione iniziale. Donna rimane a terra lungamente.

Uomo:    Palmera? Sono io, Mario! Sì! Sono andato da lei e le ho fatto capire chi è che comanda! Avessi visto la faccia! Terrorizzata? Bellissima! Mah, non ti preoccupare. Non è come pensi. Io le mie vittime le tengo sotto pressione, le tengo in pugno. Non temere. Come tutti gli altri, non farà nulla. È solo una povera vedova in cerca di protezione e io… la proteggerò… (ride) …da me? E da chi altri se no! (ride)? Palmera, lo sai, comprarmi un esercizio e mettermi in pace non fa per me. Chiuso in negozio tutto il giorno, non fa proprio per me! (pausa) cosa dici? Io rozzo? Vaffanculo Palmera!

Donna si alza.

Donna:    (al pubblico) ero nell’angolo. Con le spalle al muro. A quel punto che fare? Cedere al ricatto oppure…? È facile dirlo stando fuori ma quando ci sei dentro, quando ti ritrovi con il terrore che è padrone di te, con tua figlia che può essere sempre coinvolta… no, non lo è! Non lo è affatto! Così cedetti al ricatto. Cominciai a pagare quanto da mio marito dovuto e a subire il sopruso.

Donna prende il posto di Uomo che ricomincia a girarle intorno.

Uomo:    sei stata saggia, Libera, a capire come funziona il gioco.
Donna:    perché è un gioco?
Uomo:    in un certo senso sì.
Donna:    un brutto gioco.
Uomo:    dipende come la vuoi vedere.
Donna:    dal mio punto di vista.
Uomo:    conta poco il “tuo” punto d vista, quello che importante è il “nostro” punto di vista.
Donna:    un caffè e un cornetto?
Uomo:    mettilo in conto.
Donna:    quale conto?
Uomo:    a proposito…
Donna:    qualcosa non va?
Uomo:    la tua collaboratrice.
Donna:    Katia?
Uomo:    non fa al caso nostro.
Donna:    “nostro”?
Uomo:    dovresti mandarla via. Ho io chi fa al caso nostro.
Donna:    “nostro”.
Uomo:    Luisa! Verrà lei a sostituirla.
Donna:    Luisa?
Uomo:    trattala bene perché….
Donna:    perché?
Uomo:    è la mia donna.
Donna:    (al pubblico) feci come mi disse. Fui costretta a farlo. Mandai via Katia e presi Luisa.
Uomo:    la mia donna.
Donna:    la “sua” donna.
Uomo:    solo che non basta.
Donna:    che altro c’è?
Uomo:    te! Voglio te!

Uomo è davanti a Donna che gli batte i pugni sul petto. Lui lentamente alza la mazza. I “no” di Libera si affievoliscono. Uomo l’abbraccia. Donna è affranta, schifata. Di colpo scatta.

Donna:    Martina!!!! Che fai, Martina? Non scappare! Martina, non hai capito! No! Lascia che ti spieghi. Non è come credi! Quell’uomo non sta con me! Non c’è niente tra noi due, niente! Martina! Vieni qui! Martina!

Donna corre per la scena chiamando “Martina, Martina!” mentre Uomo ha preso il posto di Donna al centro della scena e ride cattivo. Donna, continua la sua corsa/danza poi esausta si ferma.

Donna:    (chiamandola con sconforto) Martina… (al pubblico) Martina aveva visto tutto: io tra le braccia di Mario. Così si era sentita tradita, era scappata via. Nella notte. Via. Io l’avevo cercata (accenna nuovi passi della sua corsa/danza ma si ferma subito) Martina! (di nuovo al pubblico) Passai la notte al commissariato in attesa che la trovassero. (allo specchio) “Commissario, io…io dovrei dirle che… raccontarle quanto accaduto… vorrei anche dirle… dovrei…” (si volta di scatto verso il pubblico)…ma non ne ebbi il coraggio di raccontare la storia, questa brutta storia di usura ed estorsione. La paura era troppa. Paura per me e per mia figlia. (abbassa il capo. Lo rialza) Tornai a casa in attesa che la rintracciassero e in effetti fu così. Qualcuno l’aveva trovata. Ma non era stata la polizia.
Uomo:    sono Mario.
Donna:    (al pubblico) che dio lo fulmini.
Uomo:    ho trovato tua figlia che vagava nella notte.
Donna:    (girandosi verso Uomo) che dio ti fulmini!
Uomo:    non l’ho rapita. Si era persa per strada. Piangeva e allora….
Donna:    piccola mia!
Uomo:    l’ho convinta, fatta salire in macchina. Sfamata. E te l’ho riportata. Solo che…
Donna:    (sospingendo indietro Uomo e collocandosi al centro della scena) ti odio.
Uomo:    ti odia.
Donna:    chissà mai perché!
Uomo:    non vuole più avere a che fare con te.
Donna:    Martina!
Uomo:    è meglio che la porti da tua madre e le lasci il tempo di capire. E accettare la cosa.
Donna:    accettare cosa?
Uomo:    te! Me. Noi!
Donna:    perché c’è un “noi”?
Uomo:    inevitabilmente.

Uomo è dietro Donna. L’abbraccia da dietro. Donna reclina il capo sconfitta. Rialza la testa e, danzando, va verso lo specchio. Indossa la parrucca nera (o bionda).

Donna:    (al pubblico) non potevo fare altrimenti. Lasciare Martina fuori da questa sporca storia, lasciarla da mia madre e restare sola ad affrontare la situazione. (pausa) Già. La situazione.

Afferra le forbici e taglia una ciocca dei capelli (della parrucca nda) e la mostra al pubblico come fosse uno scalpo. La getta a terra, indossa un foulard a coprire i capelli e si pone di fronte a Uomo.

Uomo:    mi hai cercato?
Donna:    volevo stare tranquilla.
Uomo:    e non lo sei?
Donna:    mi è impossibile esserlo. Con te intorno.
Uomo:    faccio sempre questo effetto alle donne.
Donna:    l’altra sera al commissariato… volevo denunciarti, raccontare tutto e…
Uomo:    ci devi solo provare e “io”…(si corregge)…”noi”…
Donna:    (mettendogli dolcemente la mano sulla bocca a farlo tacere) non l’ho ancora fatto. Ma se mi stai addosso potrei sempre farlo. Vieni a scadenze regolari e non succederà niente. (si volta verso il pubblico e dà le spalle a Uomo)
Uomo:    e se io non volessi solo quello?
Donna:    (resta a dargli le spalle ma lo scruta con la coda degli occhi) se vuoi i soldi li avrai, altro no! (parlando al pubblico) avevo perso tutto. Mio marito, la mia dignità ora mi portavano via il bar e l’affetto di mia figlia. Un inferno. Un vero inferno. L’inferno di dio! Ed io mi facevo schifo da sola.

Suono di sms. Donna danza. Una danza malinconica, disperata. Poi quando si ferma, cade a terra colpita da Uomo che con la mazza la minaccia.

Uomo:    e ora dimmi come fai a ballare!

Uomo assume la posizione iniziale.

Uomo:     (meccanicamente) ti amo.

Donna si alza. Va allo specchio. Mantenendo la parannanza, indossa la parrucca bionda (o nera). Interpretando Luisa, si volta verso Uomo che interpreta Palmera.

Donna:    Palmera?
Uomo:    sì?
Donna:    sono io, Luisa.
Uomo:    la donna di Mario.
Donna:    la donna di Mario.
Uomo:    qualche problema?
Donna:    Mario.
Uomo:    è un bravo ragazzo. Un ottimo elemento. Uno che si farà!
Donna:    forse non più.
Uomo:    che vuoi dire?
Donna:    ha perso la testa.
Uomo:    glielo dico sempre io. “Mario, che te lo dico a fare! Prenditi il bar, qualche negozio e mettiti a fare l’esercente”. Ma lui no! No! (contraffacendo la voce) “Stare chiuso in un negozio tutto il giorno, non fa per me, Palmera. Non fa per me”, mi dice. Perché lui è rozzo! Per lui la vita è solo: “mani in alto questa è una rapina!”. Io glielo dico sempre: “goditela la vita, Mario! Goditela!”.
Donna:    non è questo il problema.
Uomo:    (sorpreso) no?
Donna:    si è innamorato.
Uomo:    di te?
Donna:    di quella.
Uomo:    la vedova?
Donna:    la vedova.
Uomo:    e tu?
Donna:    non so che fare.
Uomo:    potresti venire qui da me?
Donna:    non chiedo di meglio. E l’ucraina?
Uomo:    moglie e buoi dei paesi tuoi.

Donna si avvicina a Uomo e lo abbraccia da dietro.

Uomo:    così!

Uomo si allontana e comincia a girare intorno a Donna che, al centro della scena, si è tolta la parrucca tornando a interpretare Libera mentre Uomo ora è Mario.
Donna/Libera finge, con una pezza, di pulire con frenesia.

Uomo:    disturbo qualcosa?
Donna:    sei in anticipo, Mario. Ti aspettavo per le cinque.
Uomo:    così non ti facevi trovare, come sempre ormai.
Donna:    ti sei chiesto il perché?
Uomo:    mi eviti.
Donna:    sono sempre puntuale nei pagamenti, non salto una “rata” e ci sono tutti. Anche i centesimi.
Uomo:    Libera, non sono qui per i soldi. Sono qui per te!

L’abbraccia.

Uomo:     Donna, io ti…
Donna:    ti prego, Mario. No. Per favore no.
Non troppo convinta, Donna cerca di allontanarlo.
Uomo:    lo so che anche tu, lo vuoi. Lo so. Anche tu…
Mario la bacia. Lei, sempre poco convinta, cerca di dissuaderlo.

Donna:    no. Non è così. Non così.
Uomo:    perché altrimenti?
I due ora sono fermi si guardano negli occhi. Donna tace. Poi fa per allontanarsi. Uomo la prende per un braccio.

Uomo:    altrimenti?
Donna:    altrimenti niente!

Di nuovo vis a vis

Uomo:     eppure io e te….
Donna: non è come credi, come tu vuoi credere.
L’afferra per entrambe le braccia.

Uomo:     ma io ti voglio, Donna! Ti voglio! E so che anche tu…
Donna:    non ti basta quello che mi hai fatto? Ucciso mio marito, estorto i soldi, preso me, tolto l’affetto di mia figlia, ora mi porti via il bar! La vita, tutto! E pretendi ancora qualcosa?
Uomo:    te! Non faccio che pensare a te! Tu sei mia, mia!

Uomo abbraccia Donna. Poi si tira indietro e dalla parannanza tira fuori un microfono che Donna aveva nascosto.

Uomo:    e questo cos’è? Un microfono? Mi hai tradito! Puttana, mi hai tradito! Tradito!

Uomo getta a terra il microfono e afferra Donna per la gola.

Donna:    avanti fallo! Ammazzami! Strozzami! Tanto io non ho più niente da perdere! Avanti fallo!

Uomo fa per strozzarla. Ma non riesce.

Uomo:    ti amo.

Donna scuote il capo. Suoni di sirene. Luci della polizia.

Uomo: ho sbagliato tutto, vero? È così? È così!
Donna:    tutto.

Uomo guarda lungamente e intensamente il pubblico. Donna appare sempre più straziata.
Colpo di pistola. Uomo reclina il capo.

Donna:    preso!

Cambio luci.

Donna:    io sono Libera. Almeno questo è il mio nome: Libera. Mio padre mi ha chiamata così perché… (pausa poi con orgoglio) …Voleva che io fossi libera, veramente libera.  Libera!

Su luci che si smorzano si sente il suono ripetuto di un campanello.

Uomo:    sì? Chi è? Mario, sei tu? Luisa?
Donna:    polizia!
Uomo:    merda!

Buio.
Luci. Applausi.
Poi Uomo richiama al silenzio il pubblico e, sigaretta in bocca, parla.
Uomo:     e tu sei dentro per…? Droga? (pausa) Interessante. (pausa) Io mi chiamo Palmera, sono un consulente finanziario. Nulla di che, per carità, ma… che te lo dico a fare? Conosco un direttore di banca che… se ti interessa… ci sarebbero alcuni lucrosi investimenti da fare. Intendo… immobili, esercizi commerciali, sale bingo… e poi… scommesse! Che te lo dico a fare? Quando usciamo di qua, dopo questa forzata vacanza che, diciamocelo, ci voleva… potremmo cominciare ad operare. Investire insomma. Far fruttare la… frutta! Tipo… scommesse e altro. Tu ti intendi di curling? Sai quello sport sul ghiaccio, che tirano le bocce, pietre e poi con la scopetta… sì…puliscono la pista per farla scivolare meglio? Beh, ce da farci un sacco di soldi!


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